Si è svolto, nella tradizionale Arena Estiva di Villa Ada, domenica 19 luglio il concerto “Serenata per Roma”, curato dall’instancabile Stefano Mannucci e che ha visto coinvolta una nutrita schiera di artisti, romani e non, emergenti ed affermati..
La manifestazione è giunta alla sua terza edizione, ed è stata concepita dalla passione di Stefano Mannucci per la musica tradizionale romanesca, una passione viva ed intensa, come l’amore che lo lega alla città natale, città che sta affrontando un periodo difficile. E così quale miglior modo di farle sentire tutto l’affetto di cui si è capaci se non quello di dedicarle una serenata? Una serenata sotto il cielo stellato, come ad una giovane sposa, una serenata per conquistare o riconquistare i favori di una bella femmina troppo maltrattata, una serenata che vuole essere un augurio di ripresa alla nostra meravigliosa città, che davvero non merita l’insulto quotidiano che le viene rivolto.
Non lo merita Roma, città ospitale per storia, multietnica per secolarità, imperiale per destinazione. Non possiamo nemmeno definirla perla, ma diamante, posto unico e irriproducibile, che nella musica ha riversato nel corso dei secoli tutti i suoi umori più autentici e popolari, tutti i suoi drammi storici e i suoi scanzonati battibecchi popolari, mettendo insieme un quadro armonico a tinte forti e decise, edulcorate qui e là da piccole sfumature di poesia pura, come la “Serenata a ponte” che Giulia Pratelli intona delicatamente dopo l’incipit dedicato ad un artista che romano non era, ma che Roma ha sempre amato come un figlio. Un figlio prematuramente scomparso, Rino Gaetano. E tra “Valzer della Toppa”, “Stornello d’estate”, “Ninna nanna” di Trilussa, “Un tempo piccolo”, “Tirollallero”, “Ciumachella de’ Trestevere”, “Sora Rosa”, la rosa di artisti si è cimentata in un repertorio che da secoli commuove chi a Roma è nato, come chi qui ha trovato un’adozione calda e protettiva.
Non ci si poteva esimere dall’ospitata aella cugineria, i valenti e melodici partenopei , immensamente rappresentati da Enzo Gragnaniello che, scusandosi preventivamente per l’accento, ha intonato alla perfezione un brano di Franco Califano, calzante al suo timbro come un abito di sartoria, “Io bevo e me ‘mbriaco”, accompagnato da un mandolino d’eccezione, di nome Piero Gallo. E questo dopo aver scaldato il pubblico duettando con Dolcenera nell’interpretazione di quella che è a mio avviso una delle più belle canzoni peninsulari di tutti i tempi, “Cu ‘mme”.
Dolcenera ha bissato un successo di Gabriella Ferri, “Sempre”, già proposto in una precedente edizione, interpretandolo con voce graffiante e commossa, e con un’intensità che la cantante trasteverina avrebbe encomiato.
Momento topico della serata l’esibizione degli Ardecore, gruppo oramai ben conosciuto ed affermato a pieno titolo nel panorama musicale indigeno, per aver restituito in una chiave “Rock” alcuni capolavori musicali, come “Sinno’ me moro”, che le generazioni non più giovanissime identificano nella figura di Alida Chelli, prima e inarrivata interprete di un brano che suo padre sembrava aver scritto proprio per Lei.
E così tra una “Vecchia Roma”, e un “Fiore de Gioventù” fa capolino un intenso Zibba a donarci in duetto “Come te posso ama’”, una delle canzoni forse più antiche della tradizione musicale capitolina.
A Zibba una nota di merito speciale, quella di averci regalato, proprio nel giorno della ricorrenza, una personale interpretazione, quasi una rappresentazione, di “San Lorenzo” di De Gregori. La scrivente, figlia di un superstite di quella tragedia, e legata a quella data da un genetliaco che rappresenta una sfida alla crudeltà della guerra, non ha trattenuto le lacrime.
E così, sia fatta anche la gloria delle nuove e nuovissime generazioni. Gianmarco Dottori, il ritrovato e sorridente Francesco Spaggiari, Livia Ferri, Diana Tejera, Frank Head, Flaminio Maphia, Kaligola, Erica Mou, Stag, The Niro, Jacopo Ratini, Filippo Graziani, insomma un affollatissimo palco, per una serata che ci resterà nel cuore. Come nel cuore deve restare una appassionata serenata.
Attendiamo un’edizione autunnale, a tinte calde, per quella che ci auguriamo diventi una piacevole consuetudine a mantenere vivo un repertorio che sarebbe un delitto perdere.
Roberta Gioberti
Photogallery a cura di: Roberta Gioberti