“Pino Daniele. Il tempo resterà”, un film per un ritratto inedito e appassionante dell’artista

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Suonare per vivere, suonare per essere libero, suonare per dare voce ad un sentimento. Questo era ed è Pino Daniele. Questo è quanto traspare in «Pino Daniele. Il tempo resterà», il docufilm di Giorgio Verdelli che sarà presentato in anteprima l 19/03 al Teatro San Carlo di Napoli e che sarà nei cinema italiani per soli tre giorni i prossimi 20, 21 e 22 marzo. Lui che non voleva essere niente se non se stesso, lui che è riuscito a trovare il codice per entrare nel portale del tempo, lui che è riuscito a riunire le mille facce e le mille anime di Napoli, è il protagonista di un lavoro certosino di ricerca tra materiali di archivio dagli esordi fino all’ultimo tour, stralci di interviste registrate tra il 1978 ed il 2014 e filmati inediti. Tanti anche i contributi di artisti che hanno lavorato con lui a partire dalla super band di “Vai mo’”, composta da James Senese, Tullio De Piscopo, Joe Amuroso, Rino Zurzolo e Tony Esposito fin da quella prima telefonata che proprio Pino Daniele fece a Senese: «Gli piaceva la mia band, Napoli Centrale, si presentò da me che sembrava un indiano e questo già mi pareva promettente – spiega Senese nel docufilm. Gli dissi: “A noi manca un bassista”. E lui: “Ma io suono la chitarra”. Io: “Accattate ‘o basso e vieni a suonare con noi”». Belli anche i video delle esibizioni con Eric Clapton a Pat Metheny. Emozionante la dedica rap di Clementino dai tetti di Napoli, affettuosi i commenti di Renzo Arbore, Massimo Ranieri, Stefano Bollani, Ezio Bosso, Jovanotti, Giuliano Sangiorgi e Vasco Rossi e tanti altri artisti. Al centro della pellicola, la musica di Pino, quella musica che ha cambiato la canzone napoletana sdoganando l’uso del dialetto, rendendo il linguaggio popolare colto e raffinato, unendo melodia e ritmo, mandolini e blues, tracciando, infine, una linea immaginaria di collegamento fraterno tra il mediterraneo e l’America. Tra le rarità da non perdere c’è la scena in cui Pino Daniele che, a casa di Massimo Troisi, gli fa ascoltare per la prima volta un breve accenno di «Quando», la canzone che fu poi scelta per la colonna sonora del film “Pensavo fosse amore… invece era un calesse”. Lui che ci metteva il cuore nelle cose che scriveva, così lo ha consumato – dice Alessandro Siani nel docufilm. A noi piace invece pensare che Pino non fu, è. Ricordiamolo dunque con le bellissime parole del suo storico concerto del 19 settembre 1981 in piazza del Plebiscito: «Io esisto grazie a voi, ciao guagliù».

Raffaella Sbrescia

Il trailer:

RAI2 presenta UNICI: Le quattro giornate di Vasco

Vasco

L’evento live dell’anno “Le quattro giornate di Vasco” racchiude i quattro concerti che l’artista ha eseguito allo stadio Olimpico di Roma, con ben 220 mila persone presenti. Vasco Rossi ripercorre 40 anni di carriera in un unico grande spettacolo da show man, in onda martedì 30 agosto alle 21.25 su Rai2.

Vasco, ai microfoni di Giorgio Verdelli, racconta il fortunato poker olimpico che ha radunato una comunità di fedelissimi, di “anime simili”, come lui stesso definisce i suoi fans. Un popolo che lo ha sempre seguito, condividendo emozioni, passioni e sentimenti: “Con loro ho un discorso diretto, racconto le cose che sento veramente, confesso delle debolezze, delle cose che ho e loro se le ritrovano dentro perché le hanno già – continua Vasco – io racconto quello che racconterebbero loro se avessero lo stesso strumento che ho io ,che è  quello di scrivere canzoni. Una persona sola o 50 mila. Canto sempre come se cantassi per un’anima sola, l’anima umana…quella che hanno tutti”.

Nella lunga intervista, l’artista ripercorre una carriera costellata da molti avvenimenti, da provocazioni e trasgressioni, ma anche dalla professionalità e dalla dedizione di chi la musica la fa per mestiere, come racconta lui stesso parlando della band che lo segue da tanti anni: “Ci consideravano dei balordi, ma qui c’è gente che ha speso una vita per suonare la chitarra in quel modo lì’”.

Una carriera, quella di Vasco, piena di cambiamenti, in cui passato e futuro si uniscono e si fondono insieme, dove ricordi e suggestioni si mescolano e si amalgamano nelle sue confessioni: “quella canzone l’avrei voluta scriver io” citando il celebre brano “Je So’ Pazzo” dell’amico Pino Daniele.

Vasco Rossi e Giorgio Verdelli

Vasco Rossi e Giorgio Verdelli

Un flusso di coscienza che passa anche attraverso il ricordo di un altro amico, Marco Pannella, a cui più volte, dal palco, dedica un pensiero. Non solo: immagini esclusive si arricchiscono di molte ed eccellenti testimonianze, da Milena Gabanelli che parla di Vasco come di un amico e lo va a sentire “per ascoltare qualcosa che ti assomiglia” a Vinicio Capossela che invidia la sintesi dei suoi testi, passando a Samuele Bersani, fan di Vasco da sempre, emozionato di incontrare il rocker esattamente 23 anni dopo, di fronte alle telecamere di “Unici”. E ancora Roberto Giacobbo, che nello stile di Voyager fa un divertente excursus sul pubblico di Vasco, e infine Paolo Fresu, che ne analizza le melodie e suona il tema di “Ogni Volta”.

Lo speciale conduce anche in un fuori programma, ovvero nel backstage, dove si svolgono tutti i preparativi del concerto davanti e dietro il palco, mostrando il lavoro dello staff e lo smontaggio alla fine dell’evento, e soprattutto il vero protagonista dei quattro concerti: il pubblico, formato da spettatori eccellenti come Gaetano Curreri, suo grande amico, autore, nonché leader degli Stadio, la cantante Emma, e l’attrice Ilenia Pastorelli.
In un crescendo di musica e momenti inediti “Unici” è il ritratto di Vasco Rossi e del suo popolo, dove rivivono le canzoni più celebri come Sally, Albachiara, Vita Spericolata, Come Vorrei, Quante Volte, Rewind da cantare, ancora, insieme.

“Il Blues della chitarra sola”, che “racconta la verità, parla di te e non mente mai”.