Tutti a #LezionidiRock! Il Teatro Parenti di Milano si è eccezionalmente trasformato in aula studio in occasione del nuovissimo ciclo incontri tenuti dai super prof di Repubblica, Ernesto Assante e Gino Castaldo, i critici musicali più famosi del web. Al centro del primo affollatissimo appuntamento, la controversa figura dell’eterno ed immortale Bob Dylan, geniale precursore di idee e correnti musicali ad ampio raggio. A più di 50 anni dalla pubblicazione del suo primo disco, la lucidità con cui Dylan è stato in grado di raccontare il suo tempo non smette di rapire e conquistare un pubblico transgenerazionale. Nato per sorprendere, destabilizzare, sconvolgere se stesso e gli altri, Dylan diede letteralmente il via all’evoluzione della musica. Carismatici, attenti ed appassionati, oggi come allora, Ernesto e Gino hanno accompagnato il pubblico lungo il percorso umano ed artistico di Bob partendo dai suoi inizi di folksinger, passando per la fase beat, fino all’evoluzione rock.
Dalla banale e paradossale efficacia di “Blowing in the wind” al cambiamento epocale introdotto da “The Times They Are A Changin’” , il brano in cui Bob racconta le nuove esigenze del mondo. Particolarmente attento lo sguardo di Assante e Castaldo sulle costruzioni testuali inedite di Dylan, sul suo essere un punk ante-litteram, sulla sua capacità di sfuggire alle etichette per poter cambiare in qualsiasi momento le carte in tavola. Particolare l’enfasi posta sulla rilevanza del brano “Mr Tambourine Man” e sul ruolo della città di Newport all’interno dello scenario della musica folk negli anni ’60. Con la pazzesca ondata di successo dei Beatles, anche Dylan trova il modo per inserirsi in un contesto completamente assoggettato ai Fab4. Con il primo tour in Inghilterra, Bob trova il modo per dare un significato ad ogni minimo gesto. L’apice di questo complesso percorso evolutivo avviene nel 1965, l’anno in cui Dylan pubblica “Highway 61 Revisited”: l’album definitivo.
Ad introdurre questo masterpiece è il destabilizzante colpo di rullante di “Like a rolling stone”, il brano della discordia, il racconto del crollo sociale, della perdita delle certezze. La teatralizzazione della nascita del rock si compie con la prima esibizione, in formazione elettrica, di Bob Dylan a Newport. La “mecca” del folk viene violata proprio da uno dei suoi miti di riferimento: è l’apocalisse. Il pubblico fischia, Dylan piange: è nato il rock, “non un genere bensì un modo di fare le cose”, spiega Castaldo. La parte conclusiva dell’incontro è interamente concentrata su “Highway 61 Revisited”: un omaggio alla cultura americana, alla strada per eccellenza, al collegamento tra nord e sud, all’asfalto che trasuda blues da ogni centimetro, al simbolo che testimonia un preciso modo di essere, un album che fa da apripista ad un cambiamento che non ammetterà ripensamenti e che, ad oggi, rappresenta la pietra miliare di una svolta senza pari.
Raffaella Sbrescia