Nate Ruess, frontman dei seguitissimi Fun., pubblica “Grand Romantic”. Questo suo primo album da solista nasce dall’esigenza di raccontare un forte cambiamento interiore ed un nuovo approccio all’amore racchiudendo al suo interno un mix tra pop, elettronica e influenze black. Oltre alla collaborazione con il produttore Jeff Bhasker e con il musicista e produttore Emilie Haynie (Lana Del Rey) alle percussioni, questo lavoro vanta la partecipazione di Lykke Li nei cori di “Nothing without love” , di Josh Klinghoffer, chitarrista dei Red Hot Chili Peppers, di Jeff Tweedy dei Wilco in “Take It back” e di Beck in “What This World Is Coming To”. Anche la copertina del disco è il frutto di un’idea precisa che nasce dalla mente della pittrice Teresa Oaxaca, che Nate ha scoperto sul web durante le ricerche per la sua idea di realizzare un ritratto che illustrasse la sua idea di “romanticismo”. Carico ed entusiasta di questa nuova avventura professionale, il cantante ha incontrato la stampa a Milano; ecco quello che ci ha raccontato.
Nate, sei finalmente pronto a liberare il gran romantico che è in te?
Per alcuni anni ho messo da parte le mie emozioni. Non mi piaceva essere vulnerabile, poi, crescendo, mi sono reso conto che molte persone si sentivano esattamente come me e questo mi ha dato coraggio. Grazie alle esperienze della vita ho imparato a lasciarmi andare e ad amare senza troppe aspettative, questo mi ha permesso di poter essere anche romantico.
Cosa racconti in “Nothing without love”?
Ho scritto questo brano per descrivere un sentimento di forte solitudine. Ci sono periodi in cui ti pesa essere single e hai paura di non incontrare la cosiddetta anima gemella, poi, un giorno, come per magia, tutti questi pensieri svaniscono. “Nothing without love” mi ha portato fortuna, perchè adesso sto con una ragazza di cui sono molto innamorato.
Il tuo primo album solista” Grand Romantic” è prodotto e scritto insieme a Jeff Bhasker. Come mai hai scelto lui?
In verità lavoriamo insieme da anni. Jeff ha dato un contributo significativo al successo del singolo “We are young” e dell’album “Some nights”. Coautore e un produttore brillante, Jeff mette tutto se stesso in quello che fa e che ama le canzoni che crea.
Il duetto con Pink nel singolo “Just give me a reason” ti ha portato davvero fortuna…
Lavorare con P!nk, al di là del successo che il brano ha ottenuto, è stato molto gratificante. Lei è un’ artista che si fa condizionare da quel che pensa la gente, è sempre se stessa. Abbiamo scritto il brano ma io mi sarei dovuto limitare al ruolo di co-autore, poi lei mi ha detto: “Voglio che diventi un duetto” ma io non avevo nessuna intenzione di accettare. Poi però con uno stratagemma mi ha fatto entrare in studio a cantare e quando abbiamo ascoltato il risultato mi ha detto che la canzone sarebbe dovuta rimanere così. Ora sono molto contento di aver partecipato anche vocalmente al brano ma al momento non ci sono altre collaborazioni in vista. Adesso sono concentrato sulla mia carriera solista, se ci saranno le condizioni e soprattutto se dovesse uscire fuori una canzone interessante, perchè no, mai dire mai!
Che effetto ti fa a ritrovarti da solo sul palco dopo tanti anni in un gruppo?
Mi piace avere più tempo per me ed essere solo ogni tanto. Da solista ti senti più responsabilizzato e libero di creare la musica che vuoi, senza dover mediare con altre persone.
E i Fun.?
Non ho avuto tempo di parlare molto con loro negli ultimi mesi, sono stato molto impegnato. Penso che qualche membro della band abbia solo ascoltato dei provini quando le canzoni erano ancora solo abbozzate.
Cosa hai provato a duettando con Brian Wilson in “Saturday night”?
Lavorare con Brian è stata l’esperienza migliore della mia vita. Circa 10 anni fa ho letto di tutto su di lui, ho ascoltato in modo ossessivo tutti i suoi album per cercare di carpire i suoi segreti e non avrei mai immaginato che un giorno mi sarei ritrovato a cantare insieme a lui. Quando ci siamo incontrati in studio gli ho chiesto di cantare “God only knows”, una delle mie canzoni preferite; un momento che non dimenticherò mai.
Com’è stato lavorare con Beck per “What This World Is Coming To”?
Ho sempre guardato a lui per la sua capacità di evolversi costantemente e saper fare incursione in diversi generi musicali. Dopo il duetto con P!nk volevo collaborare con qualcuno che avesse una voce più bassa della mia. Prima che vincesse il premio come ‘Album of the year’ ai Grammy di quest’anno aveva accettato di lavorare con me ma poi pensavo che non avrebbe voluto più farlo; invece mi ha chiamato e ci siamo incontrati per registrare in California. Lui ha scritto la parte delle chitarre, io avevo un testo pronto che mi era venuto in mente in doccia, ma gli ho detto che se avesse voluto avrebbe potuto tranquillamente cambiarlo.
Hai dichiarato di essere romantico ma anche cinico: come convivono questi due aspetti?
Il cinismo non mi abbandonerà mai, è forse l’unica cosa che ho davvero, il romanticismo invece è l’unica cosa che voglio.
Qual è la cosa più romantica che hai fatto?
Ho fatto un disco per la mia ragazza!
Raffaella Sbrescia
Video: Nothing without Love”