Kaligola, all’anagrafe Gabriele Rosciglione, ha 17 anni e frequenta il quarto anno del liceo scientifico. Dopo il grande successo di “Ego Sum Kaligola”, il pubblico italiano l’ha apprezzato durante l’ultima edizione del Festival di Sanremo con “Oltre il giardino”il brano contenuto nell’omonimo album d’esordio del giovane rapper. L’album contiene 11 canzoni scritte e composte dallo stesso Kaligola e vede la collaborazione, per gli arrangiamenti e la produzione, di Enrico Solazzo e Dario Rosciglione. In questa intervista proviamo ad approfondire la conoscenza di questo giovane davvero promettente.
Gabriele cosa c’è “Oltre il giardino”?
“Oltre il giardino”, ci sono le verità che non vogliamo conoscere. La vita degli altri, che stentiamo a capire. Viviamo in un mondo fatto di superficie, e a volte non conosciamo nemmeno le cose importanti per la nostra vita.
Il protagonista del tuo brano sanremese è un uomo che vive il dolore ai margini della società, da cosa hai tratto ispirazione per questa storia?
E’ un uomo che si è in un certo senso autoemarginato. Ciò che prima aveva un senso per lui, non lo ha più, dopo aver perso suo figlio. L’ispirazione mi è arrivata incontrando spesso un uomo sull’autobus che mi porta a scuola: sorrideva sempre, aveva l’aria trasandata, sembrava vivere su un altro pianeta.
Cosa racconti nelle 11 canzoni contenute nel tuo album d’esordio?
E’ un progetto di cui vado orgoglioso. Ho curato quasi ogni aspetto, anche quello grafico. Ci sono varie influenze musicali, come il funk, la musica classica e il soul. Ci sono temi ironici, underground e sociali. Si tratta di una sorta di narrazione, di piccoli film (amo molto il cinema), che raccontano il mio aspetto giocoso (una canzone l’ho sviluppata partendo da alcuni scioglilingua) infine c’è anche il mio punto di vista sul mondo. Per fare una sintesi, c’è il rifiuto dell’omologazione, il desiderio di essere sincero con me stesso senza seguire troppo le mode e le frasi già fatte.
Cosa è cambiato da “Ego Sum Kaligola”?
Qualcosa è cambiato, nel frattempo ho fatto l’esperienza incredibile di Sanremo. Ma per il resto sono sempre io: Gabriele, o se volete, Kaligola.
Kaligola ph Giorgio Amendola
Sei appassionato di cinema e poesia… quali sono i tuoi poeti e registi preferiti?
Tra i registi amo Spielberg, Kubrik e Hitchcock. Tra i poeti, sembrerà strano, metto in cima Pascoli per i suoi versi onomatopeici, molto musicali.
I tuoi ascolti più frequenti?
Ascolto molta musica hip hop americana anni Novanta ma anche musica funk e soul.
Alla luce del fatto che sei così maturo e ricco di interessi per la tua età, come vivi l’approccio con i tuoi coetanei?
E’ un rapporto normalissimo! Ho l’impressione che ci siano molti luoghi comuni su noi giovani…io ne conosco tanti anche molto più bravi di me, con belle passioni e sane aspirazioni. Ho compagni di scuola che sono delle eccellenze in latino e in matematica, delle belle teste pensanti. Il fatto è che spesso noi giovani restiamo inascoltati.
Hai già pensato a dove potrai esibirti dal vivo?
Stiamo organizzando qualcosa, magari per quest’estate (prima viene la scuola)!
Che sogni custodisci nel tuo cassetto?
Mi piacerebbe un giorno fare dei concerti negli stadi!
Elegante, grintosa, matura. Stiamo parlando di Annalisa Scarrone che, forte di un’ottima partecipazione all’ultima edizione del Festival di Sanremo 2015, presenta il suo nuovo album intitolato “Splende”, un lavoro discografico che rivela molto della personalità della giovane artista e che, finalmente, mette in luce anche la sua vena di autrice. Nelle 10 tracce, più la cover di “Ti sento” dei Matia Bazar, Annalisa intreccia i fili di un percorso individuale evolutivo in cui Kekko Silvestre (Produttore artistico) e Diego Calvetti (Arrangiatore), hanno ricoperto un ruolo importante. La forza impattante ed i forti messaggi contenuti in “Splende” racchiudono anche l’essenza dell’ intenso confronto fra Annalisa e alcuni fra i migliori autori italiani come: Campedelli, Cecere, Angiuli, Francesco Sighieri, Consortini, Morettini, Angelosanti, Esposito, Giulia Anania, Dario Faini e naturalmente Silvestre e Calvetti. Nel futuro della cantautrice di Savona c’è il tour di “Splende” con due anteprime al Teatro Nuovo di Milano (1 aprile) e al Parco della Musica di Roma (3 aprile). A conferma di un talento artistico a tutto tondo, a fine anno ci sarà anche il debutto di Annalisa come attrice nel film di Maurizio Casagrande “Babbo Natale non viene da Nord”.
L’intervista:
“Splende” è un album che mette in luce la tua vena di autrice, coinvolge anche tante altre penne importanti e vede Kekko Silvestre dei Modà nella veste di produttore artistico, come ci hai lavorato su?
Ho iniziato a lavorare a questo progetto due anni fa, partendo proprio dalla scrittura, da sola. Alla fine di quel periodo avevo messo insieme un po’ di cose, poi in autunno sono partite lavorazioni diverse e parallele. Ho portato quelle canzoni qui in Warner e ho iniziato a lavorarle con altri autori e mettendo insieme un sacco di brani, parallelamente ho fatto ascoltare tutto a Kekko, alla luce della grande sintonia che ha sempre contraddistinto il nostro rapporto d’amicizia. Al momento dell’ascolto, gli si accesa una scintilla e mi ha indirizzato verso una direzione piuttosto che un’altra . Nel frattempo io ho continuato a scrivere e a mettere insieme delle cose e anche lui ha composto due pezzi per me, ovvero “Una finestra tra le stelle” e “Sento solo il presente”; alla fine, visto che aveva partecipato a tutto il progetto, è diventato il produttore artistico del disco.
Il contenuto del primo brano intitolato “Vincerò” è davvero forte. Potremmo interpretarlo come un simbolo di rinascita personale?
Questa canzone va ascoltata rigorosamente ad alto volume. Dalle parole contenute nel testo emerge la volontà di rialzarsi ma soprattutto il coraggio di prendere delle decisioni che possono sembrare delle sconfitte per poi rivelarsi l’inizio di una vittoria. Proprio quando ti guardi allo specchio e sai che c’è qualcosa in te che non va bene e fai finta di niente, è lì che scatta il promemoria di avere il coraggio di affrontare quella difficoltà.
Sei molto legata a “Un bacio prima di morire”, perché?
Sembrerà assurdo ma, quando l’abbiamo scritto, questo pezzo era molto movimentato, un po’ sulla tipologia di “Splende” , eppure qualcosa non quadrava. Una notte io e Calvetti ci siamo messi a rifare le strofe perché non funzionavano. L’arrangiamento voce e pianoforte ci ha spiazzato, siamo finiti a piangere sulle note di quella che è poi diventata una ballatona struggente in cui ci sono tante mie emozioni e che mi travolge emotivamente.
Arriviamo alla performance sanremese, sei soddisfatta di come è andata?
Mi sono piaciuta, sono contenta anche di come ho interpretato “Ti sento”. Ero molto emozionata e si vede, infatti quando mi sono vista mi veniva anche un po’ da ridere, soprattutto quando al momento dell’acuto finale, a cui pensavo dall’inizio, mi hanno fatto un primo piano allucinante (ride ndr).
“Una finestra tra le stelle” è stata scelta da Samantha Cristoforetti per la sveglia mattutina ed è stata definita “un inno alla condivisione e al contatto umano”. In un contesto alienante come quello in cui ci troviamo come si posiziona la tua canzone?
Sono onorata del fatto che Samantha abbia scelto la mia canzone, è stata una cosa che mi ha svoltato la giornata quando l’ho scoperto e la ringrazio tanto. Per quanto riguarda il discorso condivisione, ognuno ha il suo modo di condividersi e lo fa con i mezzi che ritiene opportuni. Quello che volevo fare io con questa canzone era raccontare e condividermi con il mio pubblico come dice il testo stesso: “Disegno una finestra tra le stesse da dividere col cielo, da dividere con me”. C’è voglia di aprire questa finestra e mostrarsi ed è anche un invito agli ascoltatori perché lo facciano anche loro dall’altra parte della finestra in un affaccio reciproco. In un discorso più ampio, invece, spesso ci si accanisce contro i social network ma io credo che questi strumenti potrebbero anche diventare un mezzo utile per chi ha difficoltà ad esprimersi a parole. Lo dico perché quando avevo 15 anni, non parlavo ma scrivevo tantissimo. Quando ero in classe e volevo dire qualcosa, non parlando, scrivevo bigliettini a tutti. Alla luce di questo esempio, ritengo sia inutile imputarsi in modo anacronistico su questo discorso, bisogna sapere trovare un giusto compromesso.
Annalisa
“Posizione Fetale” ha davvero dato il via all’intero progetto?
Sì, questo è stato il primo pezzo che ho scritto, il più vecchio, presente nel primo gruppo di brani a cui ho lavorato con altri autori. Quando l’ho fatto ascoltare a Kekko è impazzito, è stato il pezzo che mi ha fatto dire: “Bene, adesso ne scrivi altri 10 così”.
Ci sono diversi fotogrammi che richiamano il mare o comunque la tua terra di Savona, raccontaci il tuo legame viscerale con il mare…
Ho acquisito la consapevolezza che quello è il mio posto, questa cosa mi fa star bene soprattutto quando sono lontana. Senza togliere nulla ai posti in cui ho vissuto, come per esempio Roma, città in cui torno spesso sia per lavoro che per piacere, la casa di Savona è il mio mondo.
“Se potessi” si distanzia un po’ di più dal resto dell’album…anche in questo caso c’è una penna che si appoggia alla melodia che è quella di Giulia Anania. Com’è nata questa collaborazione con lei e come hai interpretato queste parole così intense?
È nata da me. Desideravo tanto che ci fosse un pezzo co-scritto con Giulia e sono partita da una sua poesia. I suoi versi vincolati ad una melodia perdono, è più giusto che la melodia sia al servizio dei suoi versi. Inizialmente lei mi ha mandato delle cose, poi da questa meravigliosa poesia, insieme ad altri due autori, abbiamo incastrato le cose, abbiamo individuato le parti che potevano essere strofa, ritornello e poi le abbiamo musicate. Abbiamo creato melodia, armonia sulle parole ed è stato un metodo vincente. Con Giulia ho parlato tanto, abbiamo trascorso meravigliose giornate a Roma anche per capire in che direzione andare. Lei ha individuato il mio forte legame con il mare e questa voglia di affrontare le cose a muso duro, senza compromessi. Il concetto alla base del brano è lasciarsi travolgere dalle cose, anche quelle negative. Se rimani sospeso a metà, se hai paura di un’emozione, finisci per non vivere.
Come stai vivendo questo Post-Sanremo, quali impressioni ti ha dato l’instore tour?
Sono molto contenta, sto incontrando davvero tante persone. Una cosa che mi rende veramente entusiasta è che il pubblico è diventato variegato: ci sono ancora tante ragazze che conosco e che sono cresciute con me ma ci sono anche tanti uomini adulti, tante mamme accompagnate dai loro bambini. Questo Festival è stato veramente importantissimo…. Dovrebbe essere un Festival di Sanremo al mese!
Come procedono i preparativi per le anteprime del tour?
Appena finisco di dedicarmi alle tante attività post sanremesi sarò in studio con la band per organizzare lo spettacolo. L’ 1 aprile al Teatro Nuovo di Milano ed il 3 aprile all’Auditorium della Musica di Roma ci saranno le due anteprime del tour. Vorrei fare una cosa semplice, nella scaletta ci sarà tutto il disco più le hits del mio repertorio. Per quanto riguarda l’aspetto visuale dello show vorrei che fosse tutto congruente, magari riprendere i colori della copertina come oro, nero, blu…insomma vorrei fare una cosa che abbia senso ma senza troppi orpelli, sarà già bellissimo essere in un teatro!
Si chiude il sipario: la sessantacinquesima edizione del Festival di Sanremo è stata vinta da Il Volo, il trio di tenori si aggiudica il leone d’Oro con “Grande Amore” testimoniando, di fatto, l’immobilismo Made in Italy. Nessuno si sognerebbe mai di mettere in dubbio la potenza e la bravura dei tre giovani artisti ma è altrettanto innegabile il fatto che la banalità del testo e la posologia geriatrica del mood insito nell’arrangiamento non siano esattamente nel target del nuovo millennio. Per fortuna al secondo posto si piazza un grintosissimo Nek con la sua “Fatti avanti amore”, un brano dotato un sound internazionale, decisamente orecchiabile e che sentiremo a lungo in tutte le radio. Filippo Neviani si aggiudica anche il premio per il migliore arrangiamento ed il premio della sala stampa web radio e tv. Chiude il podio la raffinatissima Malika Ayane con “Adesso e qui (Nostalgico presente)”; a conferma della sua indiscutibile classe interpretativa anche il premio della critica Mia Martini.
Carlo Conti e Will Smith
Addentrandoci in un discorso che esula dalla gara ormai conclusa, tracciamo un bilancio globale relativo all’ultima attesa serata della kermesse: ottima l’intro con la leggendaria PFM, spettacolari le coreografie del musical Romeo e Giulietta, grande delusione per l’esibizione di Gianna Nannini, rea di aver sbagliato per due volte l’attacco del ritornello di “Sei nell’anima”. Semplice ma di grande effetto la performance della super star Ed Sheeran, dolcezza e commozione per la coppia siciliana, invitata a festeggiare ben 65 anni di matrimonio sul palco del Festival. Davvero convincente il monologo di Giorgio Panariello e la sua fedelissima imitazione di Renato Zero. Fuochi d’artificio chiaramente riservati alla fase finale: Will Smith, in grande spolvero, ammalia la platea con il suo carisma intonando anche un paio di strofe dell’eterna “Volare”. Bellissima anche l’esibizione di Enrico Ruggeri, uno dei più bravi artisti italiani, che ha presentato il suo commovente brano “Tre signori”, dedicato a Gaber, Jannacci e Faletti. Qualche nota stonata guasta gli ultimi attimi del Festival come i problemi tecnici nella grafica della classifica finale (Nek dato per nono al posto di Nina Zilli) e le tre inutili letterine che Emma, Arisa e Rocìo hanno dedicato a Carlo Conti, sempre più proiettato verso l’edizione del prossimo anno. A questo punto ci auguriamo che nella rosa della prossima edizione ci possa essere più spazio per la musica indipendente e per le tantissime interessanti realtà che popolano il nostro tessuto musicale e che, soprattutto, non si parli soltanto di amore ma anche della vita reale.
Raffaella Sbrescia
Video: “Grande Amore” – La canzone vincitrice del Festival di Sanremo
Mancano poche ore alla finalissima del 65mo Festival di Sanremo e i giochi sono quasi fatti. Lo scorso 13 febbraio il giovane e raffinato cantautore Giovanni Caccamo si è aggiudicato non solo il primo posto nella sezione Nuove Proposte ma anche il premio della critica Mia Martini ed il premio della stampa radio-tv e web. Con la sua “Ritornerò da te” il pupillo di Caterina Caselli si conferma asso piglia tutto, senza dimenticare che è anche uno dei co-autori del bellissimo brano di Malika Ayane intitolato “Adesso e qui (Nostalgico presente)”. Lunga, lunghissima la quarta puntata di un Festival che continua a raccogliere consensi confermandosi campione di ascolti. La conduzione di Carlo Conti rimane per lo più invariabile, convincono sempre più Arisa, originale ed imprevedibile, ed Emma che, malgrado le innumerevoli critiche ricevute, si conferma una vera forza della natura. Anche le canzoni in gara acquisiscono nuove sfumature grazie al rinnovato ascolto e se Nek straconvince e coinvolge il pubblico con la sua “Fatti avanti amore”, Marco Masini e Malika rientrano a pieno titolo tra i papabili vincitori insieme agli acclamatissimi ragazzi de Il Volo a cui il pubblico ha riservato almeno una standing ovation a serata.
Non superano lo scoglio dell’eliminazione Anna Tatangelo, l’eroico Raf, la malinconica Lara Fabian e l’improbabile duo Biggio- Mandelli. Il testo più amato rimane “Io sono una finestra” portato in gara da Grazia Di Michele e Mauro Coruzzi, un brano intenso, delicato, intimo. Sospesi in un limbo i Dear Jack, Irene Grandi, Nesli, Grignani, Britti, Moreno e Fragola. Screditata all’unanimità Bianca Atzei, in grande crescita artistica Annalisa e Chiara. Per quanto riguarda i super ospiti: scandente la perfomance a sorpresa di Gabriele Cirilli, decisamente migliore quella della sempre brava Virginia Raffaele nei panni di Ornella Vanoni, simpatica l’intervista al ct della nazionale italiana Antonio Conte, coinvolgente l’esibizione del francese The Avener, globalmente malvista quella di Giovanni Allevi. Per concludere, non rimane che scoprire quali saranno gli ultimi colpi in canna che Carlo Conti si è riservato in vista della finalissima, c’è da scommettere che ce ne sarà per tutti i gusti.
Anche per la terza serata dedicata alle cover, il Festival di Sanremo targato Carlo Conti si conferma campione di ascolti raccogliendo l’attenzione di oltre 10 milioni di telespettatori. Davvero ben riuscita la scelta di presentare le nuove proposte in apertura: il talentuoso Giovanni Caccamo batte la raffinata Serena Brancale mente l’intensa Amara ha la meglio sull’acerba Rakele. Divide il pubblico l’esibizione di Federico Paciotti ( ex Gazosa) con la versione elettrorock di “E lucevan le stelle” di Puccini. Una commistione di generi, epoche e colori che ha fatto storcere il naso a tanti e che, in effetti, è apparsa davvero molto forzata. La gara delle cover ha purtroppo deluso molte aspettative, tanti sono gli artisti caduti impietosamente sia per la mancata intonazione che per la scelta azzardata dell’arrangiamento. Un mare magnum di scelte a caso, in alcuni casi persino sacrileghe. Si parte da “Rose rosse” (Massimo Ranieri) con Raf che, seppur parzialmente giustificato perché afflitto da una brutta bronchite, è stato protagonista di una pessima performance. Irene Grandi colora il proprio Festival con una bella versione di “Se perdo te” (Patty Pravo) mentre Moreno banalizza un po’ troppo “Una carezza in un pugno” ( Celentano) con un arrangiamento non in linea con il brano. Elegante e sofisticata l’interpretazione di Anna Tatangelo di “Dio come ti amo”, uno dei brani più difficili di Modugno.
Sorprendente, femminile e coinvolgente Chiara con una personalissima rivisitazione de “Il volto della vita” di Caterina Caselli. Senza infamia e senza lode Neslie in “Mare mare” (Luca Carboni). Grintoso, convincente, veracemente sul pezzo Nek che si aggiudica, meritatamente, il premio di migliore cover con un ottimo restyling di “Se telefonando” (Mina). Non convincono del tutto i Dear Jack con “Io che amo solo te” di Endrigo, troppe schitarrate su un pezzo meritevole di tutt’altro tipo di poesia. Veramente pessima l’esibizione di Grazia di Michele e Platinette sulle note di “Alghero”, il grande successo di Giuni Russo”, il siparietto alla Thelma & Louise non riesce a sdrammatizzare la totale mancanza di intonazione e sintonia vocale tra i due, da dimenticare. Oltraggiosa anche Bianca Atzei che ha osato mettere mani e voce su “Ciao amore ciao” dell’indimenticabile Luigi Tenco, incommentabile. Tante stonature anche per Alex Britti in “Io mi fermo qui” dei Dik Dik, purtroppo il canto è tallone d’achille del bravo musicista romano. Anonimo Lorenzo Fragola in “Una città per cantare” di Ron, il giovane si limita ad eseguire il proprio compitino senza aggiungere nulla di interessante. Intensa e potente l’interpretazione de Il Volo di “Ancora” (Luciano De Crescenzo), veramente audace e coinvolgente Annalisa che strega il pubblico con una spettacolare versione di “Ti sento” (Matia Bazar).
Non convince, invece, Lara Fabian forse troppo ripetitiva e malinconica in “Sto male” (Ornella Vanoni). Tormento e pathos scandiscono anche la cover di Gianluca Grignani che ha scelto “Vedrai vedrai” di Tenco ma, letta in un’ottica interpretativa, la sua scelta risulta vincente. Ammaliante, raffinata, padrona del palco, delle parole e delle note è Malika Ayane, perfetta interprete di “Vivere”, un complesso brano dell’iconico Vasco Rossi. Chiude il giro delle cover il bellissimo e sentito omaggio di Marco Masini all’amico Francesco Nuti sulle note di “Sarà per te”.
Per quanto riguarda le ospitate, davvero molto bello il medley offerto dagli Spandau Ballet, attesissimi in Italia anche per il concerto di Marzo, grande dispiacere per il problema tecnico che ha danneggiato l’esibizione dei bravissimi Saint Motel sulle note del loro successo “My Type”, emozione e incertezza per la “diretta” del collegamento con l’astronauta Samantha Cristoforetti, sincere risate con gli irriverenti Luca e Paolo ma soprattutto con Arisa che, reduce da un piccolo infortunio, ha divertito il pubblico con un inaspettato e spassosissimo siparietto. Decisamente oltre le righe Massimo Ferrero (viperetta), il presidente della Sampdoria è apparso davvero su di giri sul palco dell’Ariston: incontenibile. Il sipario cala oltre l’una di notte, la stanchezza è palpabile ma Conti ma può dire di esserla cavata anche stavolta.
Pronti, via! Luci, lustrini, gossip, orde di giornalisti, addetti ai lavori, curiosi, fans sono accorsi, come ogni anno, nella cittadina di Sanremo per celebrare l’attesa 65ma edizione del Festival della Canzone Italiana. Definito, a più riprese, il festival della Restaurazione, il festival senza polemiche, Sanremo rimane un’istituzione irrinunciabile, un elemento imprescindibile del folklore italiano, il termometro dei vip e nip made in Italy. Al timone del carrozzone quest’anno c’è Carlo Conti che, dall’alto della propria lunga esperienza radiofonica, ha selezionato 20 artisti pronti a sfidarsi in una gara che non farà a meno di eliminazioni e colpi di scena. A coadiuvare Conti nella conduzione della kermesse ci saranno Arisa ed Emma, due grandi protagoniste dello scenario musicale italiano, che saremo curiosi di conoscere in altre inedite vesti e la bella ed affascinante Rocio Munoz Morales. In un clima apparentemente più rilassato e privo di polemiche legate al mondo della politica emergono, tuttavia, ad ondate, lievi eppure fluenti, echi di rimandi ad argomentazioni morali altrettanto delicate. Vista la sede, poco in linea con certi contenuti, sarà meglio concentrarsi sullo show: per la prima serata in programma, i colpi in canna saranno parecchi: la reunion Al Bano-Romina, il superospite Tiziano Ferro, gli amatissimi Imagine Dragons ed il popolare comico Alessandro Siani. Per quanto riguarda la gara i big a scendere in pista questa sera saranno: Annalisa, Malika Ayane, Alex Britti, Chira, Dear Jack, Grazie Di Michele e Mauro Coruzzi, Lara Fabian, Gianluca Grignani, Nek e Neslie. Non rimane che mettersi comodi e gustarsi lo show in attesa di scoprire e commentare insieme ogni singolo dettaglio.
Tra i favoriti nella categoria big al 65 Festival di Sanremo i Dear Jack, reduci dal grande successo ottenuto grazie alla loro partecipazione alla scorsa edizione di Amici di Maria De Filippi, hanno presentato a Milano il nuovo album – “Domani è un altro film (seconda parte)” che conterrà 17 brani ed uscirà nei negozi il prossimo 12 febbraio. Un appuntamento importante durante il quale la band ha guidato gli addetti ai lavori all’ascolto di 11 dei 17 brani presenti nel nuovo lavoro prodotto da Suraci, registrato in Toscana e missato a Milano. Brani scritti da autori importanti, romantiche ballads contraddistinte da tematiche attuali e da una ritmica dinamica. Chitarre distorte, elettronica, synth e sessions di batteria colorano il sound dei Dear Jack che, attraverso la voce di Alessio Bernabei, si candidano a nuovi beniamini dello scenario pop-rock italiano.
Il primo brano ad essere presentato è l’inedito sanremese “Il mondo esplode tranne noi”:«Il mondo esplode, riferendoci al mondo esterno a noi, creando un caos e un disordine che solo noi giovani possiamo cambiare. Il brano può, però, riferirsi anche al mondo più personale ed intimo di ognuno di noi. L’unico punto in comune tra questi due mondi è l’amore che, sotto ogni sua forma, si presenta come la forza più grande che esista. Musicalmente questo brano ci rispecchia molto, ha un sound molto internazionale, le tipiche chitarre in stile Dear Jack e una melodia che colpisce da subito». L’amore è il tema centrale anche di “Io che amo solo te” dell’indimenticabile Sergio Endrigo, la cover che il gruppo porterà a Sanremo: «Abbiamo dedicato molto tempo alla scelta di questo brano. Abbiamo una grande stima nei confronti di Sergio Endrigo, un autore controverso, demodé, di gran classe. Il testo di questo brano è bellissimo, se fosse uscito oggi, sarebbe stato attualissimo. Anche la figlia di Endrigo, Claudia, ci ha chiamati ed è stata molto felice del fatto che portassimo questo omaggio al padre. Quest’anno, tra l’altro, corre il decimo anniversario dalla morte del cantautore e siamo stati invitati alla festa che sua figlia ha organizzato per l’occasione. Il pezzo è molto lento per cui noi abbiamo tentato di dare una sferzata netta, si tratta di un modo diverso di intendere il rock. Con questi presupposti possiamo dire che i Dear Jack sul palco dell’Ariston quest’anno menano un bel po’».
Dear Jack
Tra i brani di punta dell’album c’è anche “Eterna”, scritto da Kekko Silvestre dei Modà e che Alessio avrebbe portato a Sanremo se si fosse trovato lo scorso anno con l’obbligo di portare due inediti. Tra un commento e l’altro dei brani contenuti nell’album i Dear Jack lasciano trasparire autentica emozione mentre l’amore è il tema centrale di tutto il lavoro, segno che il romanticismo ed il rock possono sicuramente convivere in maniera prolifica. Se il primo album aveva venduto circa 150mila copie, qui le aspettative sono inevitabilmente più alte: «Questo disco racchiude la sintesi di quello che ci è successo, ci siamo presi tutto il tempo per lavorarci su e questo si sente soprattutto nel suono, spiegano i ragazzi. Per supportare l’uscita dell’album gireremo l’Italia in lungo e in largo con circa 30 instore per incontrare i fan e firmare le copie, terremo qualche concerto estivo poi, in autunno, arriverà finalmente il vero tour…magari, chissà, si realizzerà ancheil nostro sogno di suonare nei teatri».
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