Invitato in qualità di superospite internazionale al Festival di Sanremo nella serata del 12 febbraio, l’artista colombiano J Balvin ha portato sul palco del teatro Ariston “Ginza”, la hit con cui il nuovo reuccio del reggaaeton ha già il primo posto della classifica di iTunes e di Shazam. Vincitore di un Latin Grammy, tre Billboard Awards, tre Premios Lo Nuestro, un Kids Choice Awards Colombia e un Latin American Music Awards con lo scorso album intitolato “La Familia”, il cantante è candidato a ben 8 Nomination ai prossimi Billboard Latin Music Award e tra poche settimane concluderà le sessioni di registrazioni del nuovo disco che non ha ancora un titolo. A sverlarci l’indiscrezione è lo stesso artista,, che abbiamo avuto modo di incontrare il giorno successo alla sua esibizione sanremese: «Ho sempre seguito il Festival di Sanremo da casa, in Colombia, mi sono sentito a mio agio e mi sono divertito molto. Questa occasione mi ha dato modo di svelare il mio volto al pubblico e spero che questa partecipazione possa rappresentare la migliore porta d’ingresso per entrare nel cuore del vostro paese», ha spiegato. «Faccio musica reggaeton, un genere che sta diventando famoso in tutto il mondo perché usa un linguaggio in grado di trascinare le masse e che sta subendo anche una variazione di significato; il raggaeton è una musica che parla di sogni che si avverano, di positività e di energia, ha aggiunto, e anche chi non ne capisce il senso può sentirne le forti vibrazioni». Dopo aver collaborato con popstar di rilievo mondiale come Ariana Grande e Justin Bieber, J Balvin è sempre più determinato nel volersi ritagliare un posto importante all’interno della scena musicale mondiale: «Lavorare con loro è stato fantastico, mi ha colpito il fatto che ci siamo confrontati spesso», ha concluso il cantante latino, la cui missione principale rimane quella di introdurre il reggaeton all’interno del mondo mainstream».
Con 11 milioni 223 mila spettatori ed uno share del 52.52 per cento, il 66 mo Festival di Sanremo è il più visto degli ultimi 11 anni ed il più seguito sui social. L’attesa finalissima della kermesse conclude la settimana più surreale dell’anno. Ad inaugurare la serata è l’esibizione di Francesco Gabbani che con “Amen” si è aggiudicato la vittoria della categoria “Giovani Proposte”. Il ripescaggio riporta Irene Fornaciari in gara con “Blu”. Scandito dalla conduzione sobria, veloce e assertiva di Carlo Conti, confermato alla direzione artistica anche per il prossimo anno, il Festival è stato vinto dagli Stadio, un gruppo che ha alle spalle una lunga storia e che ha portato sul palco dell’Ariston un brano con un contenuto importante e che, tra l’altr,o si è aggiudicato il premio della sala stampa radio-tv-web “Lucio Dalla”- sezione campioni e il “Premio Giancarlo Bigazzi” per la migliore musica. Il loro percorso all’interno del Festival ha incontrato il punto di svolta con la vittoria della serata dedicata alle cover con il brano “La sera dei miracoli”.
Durante la conferenza stampa post Festival, Gaetano Curreri ha dichiarato: «Abbiamo sempre guardato un pò indietro per proiettarci in avanti, ce l’ha insegnato Roberto Roversi. Non pensavamo assolutamente di vincere il Festival. C’è anche un pubblico giovane che ci segue e vede in noi una band che suona bene. Oggi è la festa degli innamorati, noi siamo innamorati della musica, per noi la musica è tutto. In questi giorni, ha aggiunto, pensavo al primo Sanremo. Avendo fatto un solo disco, ci accusarono di essere giunti al Festival grazie a Lucio Dalla ma non era così, lui era il primo che censurava le cose che non andavano bene. Abbiamo sempre cercato di portare avanti la nostra carriera pensando alla buona qualità della nostra musica. Sanremo ha un appeal unico, è difficile dirgli di no, soprattutto quando hai una bella canzone. Ci siamo convinti e abbiamo fatto bene a venirci, abbiamo vinto un premio che ci meritiamo davvero, da domani torneremo a fare concerti , siamo una band on the road».
Francesca Michielin
Seconda classificata la rivelazione Francesca Michielin: la sua canzone “Nessun grado di separazione” l’ha portata al Festival dopo la pubblicazione di “di20”, un disco che mette in luce un’artista giovanissima eppure consapevole, in grado di mettere per iscritto suggestioni, idee, messaggi chiari e definiti. In seguito alla decisione degli Stadio di non partecipare all’Eurovisio Song Contest, la giovane artista parteciperà alla prossima edizione dell’Eurovision Song Contest: «Mi sento portatrice di un messaggio, mi sentivo in uno stato di grande condivisione con il pubblico, mi sono stimata come cantautrice, a vent’anni si è all’inizio di tutto, non sei neanche ancora nato; il Festival è un’esperienza di grande crescita e il mio sogno sarebbe quello di andare all’Eurovision Contest».
Giovanni Caccamo -Deborah Iurato
A chiudere il podio sono Giovanni Caccamo e Deborah Iurato, un duetto particolare che, attraverso le parole di Giuliano Sangiorgi in “Via da qui”, rielabora l’importanza della parola scusa: «Fare musica non è un lavoro ma una vocazione. L’Italia ha un suo suono, una sua tradizione, la sua identità, il suo cantautorato e il Festival è ancora il posto giusto per dare il giusto risalto a tutto questo», ha dichiarato Caccamo.
Tra gli altri riconoscimenti ricordiamo il Premio della critica “Mia Martini” sezione campioni assegnato a Patty Pravo con “Cieli immensi”, il Premio Sergio Bardotti per il miglior testo va, invece, ad “Amen”.
Grande delusione per l’attesa ospitata di Cristina D’Avena, indiscussa regina delle sigle dei cartoni animati che hanno accompagnato la crescita delle ultime generazioni di italiani. Il suo intervento è stato un breve medley di brevi strofe di alcune delle più famose sigle del suo repertorio. Il dubbio è che Conti non abbia voluto puntare su di lei al 100%. Diverso il discorso relativo al momento dedicato a Renato Zero: l’artista torna sul palco del Festival cantando Favola Mia, Più su Amico, Nei giardini che nessuno sa, Cercami, Il cielo, I migliori anni, Triangolo, Mi vendo, presenta in anteprima il nuovo singolo tratto dal nuovo album di inediti in uscita il prossimo 8 aprile, intitolato “Gli anni miei raccontano” e si ritaglia il tempo per toccare una serie di tematiche di rilevanza socio-culturale cercando di veicolare chiari messaggi mirati alla sollecitazione della riflessione individuale: «La musica non è una velleità, è un impegno anche sociale, culturale, vorrei che questa dottrina venga insegnata nelle scuole, tra i bambini».
Elio e Le Storie Tese
Passiamo alle menzioni di merito: la canzone e le performances di Elio e Le Storie Tese dimostrano che si può ancora pensare di fare buona musica senza doversi necessariamente prendersi troppo sul serio. La loro genialità risiede nella continua ricerca sperimentale e nella voglia di mettersi in gioco anche dopo 30 anni di storia. Plauso anche al coraggio con cui Patty Pravo ha scelto di festeggiare i propri 50 anni di carriera partecipando alla gara come una qualsiasi concorrente. Particolarmente meritevole il brano di Rocco Hunt “Wake Up Wagliò”: un’istantanea della nostra società fotografata con lucida intelligenza attorniata da un groove sornione. Concludiamo questa panoramica di approfondimento con le parole scelte da Carlo Conti per introdurre il Festival di Sanremo che verrà: «Spero di allargare sempre più questa forbice, quest’anno c’erano colori che lo scorso anno non c’erano. Mi auguro di portare a Sanremo sempre buona musica e belle canzoni che piacciano a molti». Con questo auspicio rinnoviamo l’appuntamento al prossimo anno con la promessa che continueremo sempre e solo a concentrarci sulla musica, intesa come inesauribile fonte di emozione.
La giovane cantautrice Chiara Dello Iacovo si aggiudica, con il brano “Introverso”, il premio della Sala Stampa Radio-TV-Web “Lucio Dalla” per la Sezione Nuove Proposte del 66° Festival di Sanremo. Dopo aver ricevuto il “Premio AFI 2016” per gli importanti successi artistici raggiunti in quest’ultimo anno, Chiara Dello Iacovo si è aggiudicata anche la vittoria del “Premio Assomusica – Migliore esibizione live – Categoria Sanremo Giovani 2016”, conferito dall’ Associazione Italiana degli Organizzatori e Produttori di Spettacoli Musicali dal Vivo. Da 12 febbraio, è disponibile nei negozi tradizionali, in digital download e su tutte le piattaforme streaming “Appena Sveglia” (Rusty Records/Believe Digital), il disco d’esordio della giovane cantautrice astigiana prodotto da Davide Maggioni, realizzato per gran parte in presa diretta, senza editing e con una post produzione molto essenziale, che mette in evidenza la verità di Chiara e della sua musica.
Intervista
Raccontaci di “Introverso”, il brano che hai portato al Festival di Sanremo
“Introverso” è l’ultimo arrivato all’interno dell’album “Appena sveglia”. L’ho scritto durante l’ultima settimana del programma The Voice ed è ancora vivo in me il ricordo dell’entusiasmo con cui l’ho portato a termine. Certe volte ci sono canzoni che scrivi e che ti lasciano un po’ perplesso, poi ce ne sono altre che ti lasciano con la certezza che al loro interno vi sia qualcosa in più. Di questo brano mi è piaciuto tutto fin da subito; si tratta dello sfogo di un periodo di frustrazione che si è perpetuato per mesi. La riflessione che racchiude il fulcro del brano nasce dalla presa di coscienza del non dover ostentare quello che si sa di essere. Introverso nasce come una canzone frustrata sebbene abbia una musicalità fresca l’arrangiamento l’ha resa ancora più orecchiabile ed accattivante. Ho avuto diversi diverbi con il produttore perché ritenevo che l’arrangiamento fosse troppo leggero e che potesse far passare in secondo piano il testo che, per me, rappresenta la parte più importante della canzone. Con il senno di poi ho capito che aveva ragione lui, il rischio era quello di pubblicare una canzone supponente , con questo mix abbiamo raggiunto un buon equilibrio.
Coraggiosa la scelta di portare una canzone lontana dallo stereotipo sanremese…
Sono felicissima di questo. Il Festival ti dà una visibilità che forse nessun altro contesto ti permette di avere. Mi ero ripromessa che, qualora fossi riuscita ad andarci, non lo avrei fatto con un classico brano sanremese ed è andata esattamente così. In verità io parlo sempre d’amore in maniera molto discreta e velata , questa è l’unica canzone a non avere questa caratteristica.
Cosa troveremo in “Appena sveglia”?
Considero quest’album come una carta d’identità. Tra i 16 e i 19 anni ho attraversato fasi musicali diverse muovendomi sempre tra il pop d’autore ed una dimensione quello più specificamente cantautorale. Le matrici sono di origine disparata eppure abbiamo trovato una coerenza tra tutte,
A che punto sono i tuoi studi in Conservatorio?
In realtà ho dato il quinto anno da privatista. Dopo aver superato questo scoglio mi sono decisa a continuare perché ho capito che lo studio riesce a darmi equilibrio anche nei momenti di forte instabilità.
Quale compositore preferisci?
Ho avuto un trauma mentre preparavo il quinto anno di pianoforte: odiavo profondamente Bach, non lo capivo, lo trovavo freddo, troppo razionale. Adesso, invece è uno di quelli che amo suonare maggiormente.
Lavori da tempo con Rusty Records. Come ti trovi con loro?
Esattamente come all’interno di una famiglia. Mi lasciano tantissima libertà, tant’è che mi sono occupata persino delle grafiche del cd, i video li scrivo io con la mia videomaker, ho un altissimo margine di azione ed è bello che una casa discografica come la Rusty dia tutto questo spazio ad un emergente.
Hai cominciato a pensare al tour?
Certo! Visto che si tratterà del mio primo tour avremo tante misure da prendere, non potremo strafare però vorrei inserirvi un pizzico di teatralità e di follia che lo renda qualcosa di più di un semplice concerto, che lo renda quasi un racconto. Questa è una cosa che di solito noto quando vado a vedere i concerti degli altri quindi vorrei metterlo in pratica anche per me stessa.
Sei nel pieno della tua evoluzione identitaria: come vivi questo momento?
Spero di portarmi dietro questo processo di costruzione per tutta la vita. Finche si è curiosi e si ha voglia di apprendere cose nuove si cresce, spesso mi faccio prendere dall’ansia pensando a tutte le cose che non imparerò mai durante per pigrizia o per questioni di memoria, limitata per natura.
Questa la tracklist del disco “Appena sveglia”: “Introverso”, “Vento”, “La mia Città”, “Donna”, “Scatola di Sole”, “Soldatino”, “1° Maggio”, “Genova”, “Il Signor Buio” e “La rivolta dei numeri”.
Chiara Dello Iacovo presenterà l’album in un instore tour. Queste le prime date confermate: il 15 febbraio alla Mondadori di Imperia (ore 15.00) e a La Feltrinelli diGenova (ore 18.00), il 16 febbraio a La Feltrinelli di Milano, il 17 febbraio a La Feltrinelli di Torino, il 18 febbraio a La Feltrinelli di Roma, il 19 febbraio alla Mondadori di Firenze, il 20 febbraio alla Mondadori di Perugia, il 21 febbraio alla Mondadori di Matera, il 22 febbraio a La Feltrinelli di Napoli, il 23 febbraio a La Feltrinelli diBari, il 24 febbraio alla Mondadori di Taranto, il 25 febbraio alla Mondadori di Lecce, il 26 febbraio alla Mondadori di Vercelli, il 27 febbraio alla Mondadori diAlessandria, il 2 marzo a La Feltrinelli di Bologna e il 4 marzo a La Feltrinelli di Verona.
Francesco Gabbani – Vincitore categoria “Nuove Proposte”
Con 300mila spettatori in più rispetto alla quarta puntata dello scorso anno, il penultimo appuntamento con il Festival di Sanremo 2016 conquista 10 milioni 164 mila spettatori con uno share del 47.81 per cento testimoniando un tangibile e costante successo in termini di ascolti. La diretta, durata ben 4 ore, è iniziata con la sfida tra i finalisti della categoria Giovani: Mahmood, Gabbani, Chiara Dello Iacovo, Ermal Meta portano sul palco i loro sogni e la loro freschezza. Ascoltarli è un piacere, speriamo che possa esserlo anche ascoltare i rispettivi album. Ad aggiudicarsi la vittoria finale della categoria “Nuove proposte” è Francesco Gabbani con “Amen” mentre Chiara Dello Iacovo vince il premio della critica con “Introverso”. Sul palco anche Miele con “Mentre di parlo”, la cantautrice è stata invitata ad esibirsi da Carlo Conti dopo le problematiche tecniche occorse durante il processo di votazione in sala stampa.
Elisa
La lunga diretta prosegue con le esibizioni di tutti i 20 big in gara, man mano che gli ascolti si ripetono è facile cogliere nuove sfaccettature, pregi e punti deboli sia dei brani che dei relativi interpreti. Alla luce di quanto ascoltato ieri sera, le migliori performances risultato essere quelle di Annalisa (Diluvio Universale), Arisa (Guardando il cielo), Stadio (Un giorno mi dirai), Rocco Hunt ( Wake Up). Deludono i Bluvertigo (protagonisti di uno straordinario tribute show dedicato a David Bowie nella Lounge di Casa Sanremo), inconsistente anche la prova dei Dear Jack (Mezzo respiro) e di Lorenzo Fragola (Infinite volte). Il flusso della serata, sobrio e leggiadro, scorre via senza particolari intoppi, la super ospite della serata è Elisa: il suo medley mette in risalto l’aulica eleganza di una voce in grado di emozionare sempre, che sia in italiano o in inglese. Nelle vesti di black angel, Elisa incanta la platea e gli schermi dei telespettatori con “Luce”, L’anima vola”, Gli ostacoli del cuore” e l’ultimo singolo “No Hero”. Il barometro del trash viene equamente bilanciato dalle performances di J. Balvin e Lost Frequencies. Sottotono l’intervento di Enrico Brignano, poco entusiasmante anche la gag con Alessandro Gassmann e Rocco Papaleo. Non rimane dunque che attendere la finalissima di stasera per scoprire quali saranno le cartucce che Carlo Conti ha deciso di sparare alla fine.
Dolcenera è al Festival di Sanremo con il brano intitolato “Ora o mai più”, una canzone concettuale che la cantautrice salentina porta sul palco in maniera sofisticata, intima e raffinata. La cantante è intervenuta in conferenza stampa all’interno della Sala Lucio Dalla. Ecco le dichiarazioni:
Come reagisci alla zona rossa?
Mi hanno dato la notizia mentre ero al Dopofestival, mi sono sentita come una mamma che viene legata mentre intanto le picchiano il figlio. Questa sensazione me la posto dietro cercando di sdrammatizzare. Ora o mai più è il frutto di un flusso creativo unico, parole e musica sono arrivate insieme, diversamente da quanto avviene di solito. Il testo racchiude il messaggio di una donna che legge all’interno della propria anima individuando lo status del proprio percorso individuale all’interno di un rapporto di coppia.
Il brano potrebbe essere interpretato come una seconda puntata di “Ci vediamo a casa”?
Credo nell’evoluzione personale, una cosa per me fondamentale. Non bisogna rimanere uguali a se stessi. In quanto ascoltatrice pretendo che all’interno del percorso di un cantautore ci sia sempre un’evoluzione.
La canzone potrebbe essere emblematica di una tua nuova fase di scrittura?
Si è trattato di un attimo, chissà cosa succederà dopo! Penso che non sia il caso di fossilizzarsi in un unico modulo fortunato. Ogni volta mi rimetto in gioco, mi metto in vetrina domandandomi chi sarà a darmi il primo schiaffo. In questo mestiere alcuni discografici ti vincolano, eppure io ho sempre fatto quello che volevo.
La scelta di una cover come “Amore disperato” rispecchia la tua voglia di rivalsa e di rivincita?
Carlo Conti mi ha chiesto di fare una canzone non lenta: grazie alle mie due anime, di cui una fa di me la reginetta della cassa in quattro, mi ha suggerito questo pezzo di Nada. All’inizio ho storto un pò il muso ma non perché non mi piacesse, si tratta di un pezzo dotato di un’identità punk, uno stile che non si avvicina molto al mio. Per come ragiono io realizzare una cover è come spogliare un pezzo e strappargli il cuore dandogli un altro flusso sanguigno. Alla fine il brano è diventato electro dance con un piglio nuovo dato dall’introduzione di una parentesi dubstep; qualcosa a cui non siamo abituati. Si tratta di un pezzo spensierato che ho interpretato come tale, al posto di un’esplosione c’è un risucchio, un effetto speciale che coglie l’ascoltatore di sorpresa.
Che rapporto hai con il pianoforte?
Il piano è il mio linguaggio di partenza, condiziona il mio modo di sentire. Suonare il piano in “Ora o mai più” mi permette di distaccarmi dalla latente ansia sanremese.
La freschezza di una ventenne, la saggezza di una persona curiosa e appassionata, la bravura di un artista che studia per acquisire conoscenze sempre più approfondite. Stiamo parlando di Francesca Michielin che con “di20are”, ritorna sul mercato discografico con i successi dell’album “di20″, uscito lo scorso 23 ottobre, includendo il brano “Nessun grado di separazione”, in gara alla 66ma edizione del Festival di Sanremo e scritta dalla cantautrice insieme a Cheope e a Federica Abbate.
Intervista
Francesca, prendendo spunto dal brano che porti al Festival di Sanremo, quali sono le sei persone che ti hanno permesso di diventare quella che sei oggi?
Sicuramente la mia casa discografica Sony, che mi ha supportato dall’ inizio, il mio management Martà Donà, con cui lavoro molto bene, poi c’è Elisa con cui ho realizzato il mio primo disco; la sua è stata una scuola d’arte, l’esperienza in studio con lei è stata fondamentale. Proseguendo cito Michele Canova: insieme abbiamo fatto una grande ricerca di suoni. A questo proposito mi sento di dire che l’artista deve concentrarsi sul proprio suono e creare un proprio stile riconoscibile. Sono molto legata anche a Giorgia, lo sono fin da quando io e lei lo potessimo sapere, sono nata il 25 febbraio del 1995 proprio mentre lei vinceva il Festival di Sanremo con “Come saprei”. A prescindere da questo l’ho sempre seguita, mi piace tantissimo! Ieri sera mi ha persino scritto un messaggio di sostegno dicendo che tifa per me. Uno spazio lo merita sicuramente la mia famiglia: senza la famiglia non si va da nessuna parte.
Nel 2012 hai duettato con Chiara Civello. Come sei cambiata rispetto a 4 anni fa?
Ieri sera sul palco dell’Ariston ho raccontato la mia crescita. Con la Civello fu solo un duetto, un gioco divertente; oggi mi sento più consapevole e questa cosa la canto anche nel mio brano. Esco dalle mie insicurezze.
Come concili la vita da cantante e da studente? Lo studio ha influenzato a livello contenutistico quello che fai oggi?
Sono una perfezionista. Quando ho fatto X Factor ero al terzo anno del liceo, ho studiato di notte, ho fatto parecchia fatica, è stata una battaglia ma sono felice di averla portata avanti. Ora studio composizione al Conservatorio e contestualmente studio alla Cà Foscari. Chiaramente non riuscirò a finire il corso di laurea in tempo ma sì, mi piace studiare e quello che studio ispira quello che scrivo. La cultura in generale aiuta a difendersi.
Che sensazione si prova a sfidare i tuoi giudici di X Factor?
Più che al centro di una sfida, mi sento onorata e divertita. Elio, Arisa, Morgan si comportano da zii, mi coccolano tanto e questa dimensione familiare mi piace molto.
Com’è il tuo rapporto con i fan attraverso i social?
Grazie ai social networks l’artista è sceso dal piedistallo. I miei fan sono coinvolti insieme a me in questo percorso, mi piace leggere i loro commenti, sapere cosa pensano, serve sempre un diretto contatto.
Raccontaci dell’esperienza live con “Nice to meet you”…
Questo tour è stata la mia palestra, attraverso gli strumenti che suono sono riuscita a creare una dimensione intima con il pubblico. Tutto questo mi ha aiutato a gestire lo stress, l’ansia, il fiato ed è stato molto gratificante.
Se non partecipassi in gara, guarderesti il Festival?
Il Festival è nel Dna italiano, gli vuoi bene a prescindere perché è dentro di te. Personalmente lo seguo da sempre, mi piace. Conti ha fatto una scelta bella, quest’anno c’è di tutto: ci sono io che a vent’anni “esco dalla scatola” e c’è Patty Pravo che festeggia 50 anni di carriera.
Come definiresti “di20are”?
Si tratta della sintesi e del racconto di un viaggio che si porta dietro un bagaglio di esperienze iniziato con l’ “Amore Esiste” e che si proietta con entusiasmo nel futuro.
“La musica è una fortuna che condividiamo”. Con le parole del Maestro Ezio Bosso, atteso ospite al Festival di Sanremo, introduciamo il commento alla seconda serata della kermesse targata Rai Uno. La magia, la disarmante semplicità e l’enorme bravura del pianista e compositore, racchiudono l’essenza di un miracolo chiamato arte, un momento che, rivestendosi di autorevolezza, ha ammutolito la parola con l’intento di risvegliare i sensi e l’amore per il bello autentico. Ad inaugurare la serata, la doppia sfida tra i giovani: alla fresca disinvoltura pop di Chiara Dello Iacovo si è opposta la grinta sperimentale di Cecile mentre alla cascata di parole cantate da Irama abbiamo visto contrapporsi l’elegante piglio melodico di Ermal Meta. Il risultato ha premiato “Introverso” di Chiara e “”Odio le favole” di Ermal, già noto songwriter nostrano. Irriverente la performance delle musiciste classiche Salut Salon che, attraverso un vincente mix di talento, ironia e fascino, hanno divertito il pubblico con “Quattro stagioni” di Vivaldi e “Les Deux Guitares”. La prima ad esibirsi tra i big in gara è Dolcenera: la cantautrice salentina tira fuori dal cassetto “Ora o mai più” (Le cose cambiano) e sceglie di cantarlo al pianoforte per una performance sofisticata e di grande spessore artistico. Grande attesa per il ritorno celebrativo dell’iconica Patty Pravo sul palco di Sanremo: al suo nono Festival, l’artista interpreta “Cieli Immensi” di Fortunato Zampaglione, la standing ovation per lei è quantomeno doverosa. Folkloristica e verace la performance di Clementino che porta sul palco un brano dedicato a chi è lontano da casa, intitolato, per l’appunto “Quando sono lontano”.
Eros Ramazzotti
Il momento amarcord sopraggiunge con il bellissimo medley di Eros Ramazzotti: “Terra promessa”, “Adesso tu”, “Più bella cosa non c’è” e la più recente “Rosa nata ieri” sono i brani che ci siamo ritrovati a cantare a squarciagola in virtù della loro radicata appartenenza al nostro knowhow culturale. Si ritorna alla gara con “Finalmente piove”, la ballad scritta da Fabrizio Moro che Valerio Scanu porta all’Ariston vestendola con il proprio stile; da riascoltare per capirne il potenziale. Convincente “Nessun grado di separazione”, il brano che riporta la freschezza di Francesca Michielin all’attenzione nazional popolare. Alessio Bernabei inaugura il suo percorso da solista con “Noi siamo infinito”, un brano caratterizzato da un arrangiamento intriso di riferimenti dance ed EDM. Esilarante l’ennesimo colpo di genio di Elio e le Storie Tese: “Vincere l’odio” è una canzone fatta di canzoni, un’installazione artistica, una scultura di parole concepita oltre il tempo e lo spazio contingente per imparare a prenderci meno sul serio.
Ellie Goulding
A seguire la raffinata e stilosa Ellie Goulding, super ospite della serata in oggetto, ha scelto di esibirsi sulle note della super hit “Love me like you do” ed il nuovo singolo “Army”, entrambi tratti dall’album “Delirium”. La competizione sanremese rientra nel vivo con “Sogni e nostalgia”, il brano agrodolce, profumato di ottimismo, con cui Neffa si appresta a conquistare le radio e le docce italiane. Sobria, semplice e d’effetto la chiacchierata attraverso cui Carlo Conti ci ha presentato la celeberrima e meravigliosa Nicole Kidman.
Nicole Kidman
Uno degli ultimi campioni ad esibirsi è Annalisa e, a giudicare da quanto visto e ascoltato, abbiamo motivo di credere che nessuno più di lei meriti di vincere questo Festival. La sua canzone “Il diluvio universale” è frutto di lunghe sessioni in studio e la bellissima ed elegantissima cantautrice riesce ad interpretarla con enfasi, fascino e credibilità. L’electro pop degli Zero Assoluto è tutto da ballare, il testo dice sinceramente poco ma il prodotto è di sicuro fascino radiofonico. La menzione di merito spetta a Virginia Raffaele che riesce a divertire il pubblico anche nei panni della leggendaria ballerina classica Carla Fracci. A chiudere la lunga serata è Nino Frassica che sceglie di portare sul palco di Sanremo “A mare, si gioca”, un racconto intenso e suggestivo concepito per riportare l’attenzione su un tema di assoluta importanza su cui è sempre necessario tornare quale è il dramma dei migranti.
Sarà sul palco del Festival di Sanremo con il brano intitolato “Mentre ti parlo”. Lei è Miele, all’anagrafe Manuela Paruzzo, una cantautrice autentica e raffinata che, dopo essersi aggiudicata la vittoria di Area Sanremo, si appresta a farsi conoscere dal grande pubblico e a pubblicare il suo primo lavoro discografico intitolato “Occhi”. Abbiamo avuto modo di scambiare due chiacchiere con lei per scoprire il suo percorso artistico, capire la sua concezione della musica e curiosare tra le nuove bellissime canzoni che presto potremo ascoltare tutti.
Intervista
Ciao Miele, come ti senti al centro di queste settimane catartiche?
Sono piuttosto emozionata, a breve arriverà quel giorno ma ancora non riesco ad immaginarlo. Mentre facevo le prime prove con l’orchestra c’è stato un primo impatto non indifferente, non mi sembrava reale…
Quali sono stati gli accorgimenti e le modifiche all’arrangiamento del brano?
Il cambiamento più importante è stato aggiungere gli archi. La vivo come una bellissima occasione per impreziosire il brano. Non capita spesso che ci sia la possibilità di avere un’orchestra a disposizione! Quando il Maestro Massimo Zanotti ha dato il via alle prove e ha iniziato a far suonare soltanto gli archi, per quanto avessi già ascoltato la versione radiofonica del brano, sentire l’orchestra mentre suonava alcune parti del mio brano è stata veramente una forte emozione. Sono assolutamente soddisfatta!
Un surplus ultra per un brano che rappresenta molto di e per te…
Questo è il primo brano che ho scritto e lo considero un po’ come emblema di emancipazione. Non c’è nessuna menata da donna e da femminista. La canzone parla della definizione della propria personalità, un’evoluzione che spesso parte da una rottura; in questo caso quella con mio padre. Ad ogni modo non vorrei che l’attenzione si catalizzasse su quell’episodio, piuttosto vorrei che questo fosse considerato come un brano che vuole rispondere a delle domande, che in questo caso sono: chi sono e dove vado.
Sfuggi all’imposizione del modello perfetto ed esalti il concetto di imperfezione?
La mia attività di cantautrice è iniziata quando ho avuto il coraggio di scrivere in questo brano: “Troverai i miei occhi, magari meno storti”. Il mio punto debole è sempre stato lo sguardo, ho sempre avuto paura di guardare o di essere guardata mentre guardavo. Pian piano questo conflitto si è evoluto, mi sono affezionata ai miei occhi, non li cambierei, sono il mio orgoglio, il mio punto di forza. Sono felice di avere questo sguardo e del mio modo di essere anche quando mi vergogno.
A questo proposito ci racconti del tuo album che s’intitolerà proprio “Occhi”?
L’amore e il rispetto per se stessi, l’emancipazione dai condizionamenti, qualsiasi essi siano, è un argomento che mi appartiene da sempre, al punto tale che è diventato il filo conduttore di tutto il disco. Il lavoro racconta diversi lati di me che vengono scoperti attraverso la voce, attraverso i silenzi che ci sono nelle varie canzoni e attraverso la scelta dei brani. All’interno del disco, oltre al brano presentato a Sanremo, ci saranno altri sei brani: tre portano la mia firma insieme a quella di Andrea Rodini, uno è una cover, si tratta di “Grande figlio di puttana”, una canzone scritta a quattro mani da Dalla e gli Stadio, che ho sempre ascoltato da piccola e che mi diverte tanto cantare. Gli ultimi due brani scelti per il disco portano, invece, la firma di due autori ancora poco conosciuti al pubblico ma che amo e che mi hanno fatto un bellissimo regalo. “Questa strada” è un brano di Gina Fabiani, cantautrice romana dall’incredibile forza espressiva, un onore per me poterla cantare. “Gli occhi per vedere”, infine, è un brano di Eugenio Sournia, autore e leader della band Siberia, che ho avuto la fortuna di incontrare proprio durante il percorso delle selezioni per Sanremo Giovani. Un altro brano speciale è “Parole al vento”, scritto da me e Andrea Rodini, abbiamo deciso di tenere due brani piano e voce perché non hanno bisogno di un vestito stratificato, sono forti nella loro essenzialità.
Miele
A proposito del lavoro fatto con Andrea Rodini, come lavori con lui in fase di scrittura e che rapporto avete?
Non riesco a definire il suo lavoro e a dargli un ruolo preciso nella mia vita, è stato il mio insegnante ma mi sta anche accompagnando in quest’avventura dedicando tantissima cura a vari aspetti del disco. È iniziato tutto quattro anni fa, mi ero iscritta al suo corso di interpretazione e scrittura e mi ha subito conquistato il suo modo di vedere la musica. Andrea mi ha fatto diventare curiosa, mi ha fatto venire voglia di andare a cercare dietro gli angoli, di spaziare. Successivamente abbiamo iniziato il percorso della scrittura, all’inizio non riuscivo a scrivere, lui cercava di darmi degli input, poi sono riuscita. Riesco a lavorare bene con lui perché abbiamo la stessa linea di pensiero, mi sono sempre sentita rispettata, compresa, mi è capitato quasi sempre di essere d’accordo con le sue idee e il suo modo di riordinare i pensieri perché mi piace il suo gusto.
Hai fatto qualche scoperta musicale che ti ha segnato in qualche modo?
Non conoscevo Nick Cave, Andrea mi ha fatto scoprire questo artista. Recentemente ho visto al cinema anche un documentario che parlava di questo artista e mi ha veramente colpita. Quando vedo che un artista ha fatto della musica il suo stile di vita mi viene fame di andare a casa e scoprire ancora più cose. Sono rimasta incuriosita da una frase in particolare: “A volte tormento mia moglie per continuare a scrivere, gioco con lei tormentandola perché ho bisogno di scrivere del materiale nuovo” . Questa cosa mi ha un po’ spaventata ma allo stesso tempo mi ha colpito il fatto che egli abbia guardato tutta la propria vita con un’attenzione diversa affinchè potesse raccontarla in una canzone.
Molti addetti ai lavori ti vedono come un cantautrice raffinata, elegante, in controtendenza rispetto ai modelli che ci vengono imposti a tamburo battente dalle major americane. Come spieghi la tua esigenza di stare a contatto fisico con chi ti ascolta, nelle vesti di musicista di strada?
Si tratta di un rapporto con il pubblico completamente diverso da quello che poi puoi ottenere stando su un palco. Certo, anche il palco di un teatro sa essere intimo, soprattutto con una luce scura e soffusa e un pubblico che sia lì ad ascoltare in rapito silenzio. Allo stesso tempo, però, quello che succede in strada non succede da nessun’altra parte. Lì avviene un tipo di interazione diretta , sei allo stesso livello e alla stessa altezza del pubblico; non esiste un palco, la gente che passa e che va di fretta, quando si ferma dedica cinque minuti del proprio tempo sia a te che a se stessa. Questa verità mi ha conquistata, a volte mi capita di stare in strada, di chiudere gli occhi per poi riaprirli e vedere che ci sono lì trenta persone. La strada rappresenta per me la vita, la gente sono le persone con cui ti devi rapportare, solo lì si creano situazioni autentiche che rendono la musica una cosa vera, quotidiana.
Clementino live @ Casa della Musica – Napoli ph Luigi Maffettone
Soltanto poche ore fa, Carlo Conti, direttore artistico del 66° Festival di Sanremo ha annunciato Clementino come uno dei prossimi 20 concorrenti in gara nella categoria Big con il brano intitolato “Quando sono lontano”. Riconosciuto come uno dei rapper di punta dello scenario musicale italiano, l’artista aveva rivelato al pubblico della Casa della Musica “Federico I” (c/o Teatro Palapartenope) di Napoli di aver scritto un inedito ad hoc per la kermesse più amata dagli italiani proprio durante il concerto tenuto lo scorso 11 dicembre all’interno del palazzetto partenopeo. Insieme ad ospiti e amici di lungo corso quali Fabri Fibra, Rocco Hunt, Luche, N’to’, Clementino si è esibito cantando tutti i più grandi successi della sua carriera senza dimenticare un doveroso omaggio al grande bluesman Pino Daniele, celebre sostenitore della scena musicale underground napoletana. Iena White sta costruendo il suo puzzle artistico con cura, tenacia e grinta. I risultati parlano da soli, non rimane che goderci la trascinante forza delle sue canzoni.
Setlist
Lo strano caso di Iena White
Cos cos cos
Strade superstar
Oracolo del Sud
Toxico
Voce anima
Con Ntò: Ghiacciai – Se ne cade la città
La luce
Con Luchè E cumpagne mie – Il mio successo
Tritolo
Luna
Con Rocco Hunt: Giungla – Capocannonieri
Pianoforte a vela
Sotto le stelle
Fumo
El Senior
Con Fibra: Boom – Chimica Brother
Dedicato a Pino Daniele / Da che parte stai?
Bis
O’Viento
Con M.V. :Messaggeri del Vesuvio pt.2
Photogallery a cura di: Luigi Maffettone
Clementino live @ Casa della Musica – Napoli ph Luigi Maffettone
Clementino live @ Casa della Musica – Napoli ph Luigi Maffettone
Clementino live @ Casa della Musica – Napoli ph Luigi Maffettone
Clementino live @ Casa della Musica – Napoli ph Luigi Maffettone
Clementino live @ Casa della Musica – Napoli ph Luigi Maffettone
Clementino live @ Casa della Musica – Napoli ph Luigi Maffettone
Clementino live @ Casa della Musica – Napoli ph Luigi Maffettone
Clementino live @ Casa della Musica – Napoli ph Luigi Maffettone
Clementino live @ Casa della Musica – Napoli ph Luigi Maffettone
Clementino live @ Casa della Musica – Napoli ph Luigi Maffettone
Clementino live @ Casa della Musica – Napoli ph Luigi Maffettone
Kaligola, all’anagrafe Gabriele Rosciglione, ha 17 anni e frequenta il quarto anno del liceo scientifico. Dopo il grande successo di “Ego Sum Kaligola”, il pubblico italiano l’ha apprezzato durante l’ultima edizione del Festival di Sanremo con “Oltre il giardino”il brano contenuto nell’omonimo album d’esordio del giovane rapper. L’album contiene 11 canzoni scritte e composte dallo stesso Kaligola e vede la collaborazione, per gli arrangiamenti e la produzione, di Enrico Solazzo e Dario Rosciglione. In questa intervista proviamo ad approfondire la conoscenza di questo giovane davvero promettente.
Gabriele cosa c’è “Oltre il giardino”?
“Oltre il giardino”, ci sono le verità che non vogliamo conoscere. La vita degli altri, che stentiamo a capire. Viviamo in un mondo fatto di superficie, e a volte non conosciamo nemmeno le cose importanti per la nostra vita.
Il protagonista del tuo brano sanremese è un uomo che vive il dolore ai margini della società, da cosa hai tratto ispirazione per questa storia?
E’ un uomo che si è in un certo senso autoemarginato. Ciò che prima aveva un senso per lui, non lo ha più, dopo aver perso suo figlio. L’ispirazione mi è arrivata incontrando spesso un uomo sull’autobus che mi porta a scuola: sorrideva sempre, aveva l’aria trasandata, sembrava vivere su un altro pianeta.
Cosa racconti nelle 11 canzoni contenute nel tuo album d’esordio?
E’ un progetto di cui vado orgoglioso. Ho curato quasi ogni aspetto, anche quello grafico. Ci sono varie influenze musicali, come il funk, la musica classica e il soul. Ci sono temi ironici, underground e sociali. Si tratta di una sorta di narrazione, di piccoli film (amo molto il cinema), che raccontano il mio aspetto giocoso (una canzone l’ho sviluppata partendo da alcuni scioglilingua) infine c’è anche il mio punto di vista sul mondo. Per fare una sintesi, c’è il rifiuto dell’omologazione, il desiderio di essere sincero con me stesso senza seguire troppo le mode e le frasi già fatte.
Cosa è cambiato da “Ego Sum Kaligola”?
Qualcosa è cambiato, nel frattempo ho fatto l’esperienza incredibile di Sanremo. Ma per il resto sono sempre io: Gabriele, o se volete, Kaligola.
Kaligola ph Giorgio Amendola
Sei appassionato di cinema e poesia… quali sono i tuoi poeti e registi preferiti?
Tra i registi amo Spielberg, Kubrik e Hitchcock. Tra i poeti, sembrerà strano, metto in cima Pascoli per i suoi versi onomatopeici, molto musicali.
I tuoi ascolti più frequenti?
Ascolto molta musica hip hop americana anni Novanta ma anche musica funk e soul.
Alla luce del fatto che sei così maturo e ricco di interessi per la tua età, come vivi l’approccio con i tuoi coetanei?
E’ un rapporto normalissimo! Ho l’impressione che ci siano molti luoghi comuni su noi giovani…io ne conosco tanti anche molto più bravi di me, con belle passioni e sane aspirazioni. Ho compagni di scuola che sono delle eccellenze in latino e in matematica, delle belle teste pensanti. Il fatto è che spesso noi giovani restiamo inascoltati.
Hai già pensato a dove potrai esibirti dal vivo?
Stiamo organizzando qualcosa, magari per quest’estate (prima viene la scuola)!
Che sogni custodisci nel tuo cassetto?
Mi piacerebbe un giorno fare dei concerti negli stadi!
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