Cosa fai questa notte tour: gli Ex-Otago al meglio della loro forma a Milano
Ex-Otago: “Solo una canzone” a Sanremo. Tante emozioni in più in “Corochinato”. Videointervista
Dopo due anni costellati di successi e riconoscimenti, gli Ex-Otago tornano in scena in grande stile. Sarà il palco del Festival di Sanremo e dare inizio ad un nuovo capitolo della carriera della band made in Genova. Il gruppo è in gara con il brano intitolato “Solo una canzone”, apripista del nuovo progetto discografico intitolato “Corochinato” (aperitivo tipico genovese dal 1886. La bevanda del dopolavoro, quella delle persone comuni tanto care gli Ex Otago che, dopo aver pubblicato 6 album, restano fedeli a se stessi e alla loro ben definita identità artistica e umana.
Ribelli, adulti, impegnati contro i luoghi comuni, gli Ex-Otago presentano un lavoro emotivamente intenso, più notturno e ispirato dall’amore raccontato nella sua quotidianità.
In attesa di vederli sul palco, vi ricordiamo l’appuntamento con il “Cosa fai questa notte tour” in partenza il prossimo 30 marzo.
Qui la video- intervista a cura di Raffaella Sbrescia
Ex – Otago: “Stramarassi vi sorprenderà così come ha sorpreso noi”. Intervista
“StraMarassi” è un’evoluzione di Marassi, un po’ come mettere il 70 o la Malossi sul cinquantino. Stramarassi è Marassi più ricco e vario”. Così i genovesi Ex-Otago presentano la nuova versione deluxe del fortunato album “Marassi”. Nato dopo la prima collaborazione con Jake La Furia per il singolo “Gli Occhi della Luna”, il progetto continua a compiere passi in avanti. Sarà, infatti, in radio dal 7 Aprile il nuovo singolo “Ci vuole molto coraggio” feat. Caparezza, uno dei tanti featuring che arricchiscono “Stramarassi”.
Intervista
“Stramarassi” si presenta come qualcosa che è tutt’altro che un repack del vostro ultimo progetto. Nuovi linguaggi integrano e modificano i contenuti del l’album originario. Da dove arriva questa idea?
In effetti è proprio così, le collaborazioni presenti nel disco sono tutte autentiche e questo si percepisce. Proprio per questo motivo, il progetto ha un peso specifico molto importante rispetto al disco originario.
Qual è stato l’apporto nell’uso di diversi linguaggi? L’avvicinamento al rap apre nuovi spiragli nella vostra scrittura?
I linguaggi pop e rap non sono poi così distanti anzi sono spesso molto complementari, forse è una cosa un po’ italiana pensarli come distanti, in America ci sono continuamente interazioni tra artisti pop e rap. L’idea che accomuna il nostro “Marassi” al linguaggio del rap è la voglia di voler raccontare la contemporaneità attraverso un’urgenza espressiva.
Come è venuta fuori una rosa di collaborazioni tanto variegata?
Jake La Furia ci ha offerto il pretesto giusto per iniziare questa cosa. Fu lui a contattarci dicendoci che gli piaceva molto “Marassi” e che avrebbe voluto fare qualcosa con noi. Dopo il featuring in “Occhi della luna” abbiamo gettato sul tavolo un mazzo di carte con i possibili artisti con cui avremmo voluto collaborare e che stimiamo; tutto è avvenuto in modo molto naturale.
Poi ci sono i remix… ci sarà la possibilità che vengano riproposti anche dal vivo?
Sì, lavoreremo affinchè gli artisti possano intervenire nei nostri live. Per quanto riguarda i remix, abbiamo avuto un sacco di buone sensazioni, ne suoneremo qualcuno a palla per tutta l’estate.
Il tour sta andando benissimo, qual è stata la risposta del pubblico finora?
Abbiamo lavorato duro per arrivare fino a questo punto, il successo di questo tour è stata una piacevolissima conferma per noi, il pubblico vive il concerto con partecipazione assoluta e noi amiamo cibarci dell’inesauribile energia delle prime file.
Come si svolte una vostra giornata tipo mentre siete in tour?
Ci si sveglia tendenzialmente annebbiati e con un filo di mal di testa, si va a fare colazione con scarso entusiasmo, ci si ringalluzzisce se la coazione è buona e si guardano gli hashtag sui social per guardare foto, video e commenti relativi al live della sera precedente. Successivamente si fa l’itinerario della giornata, si cerca una buona trattoria a pranzo (cercando di evitare gli autogrill), poi si parte e si viaggia in furgone, si arriva nel posto, si fa il soundcheck (un momento sempre molto emozionante) e abbiamo sempre un pallone in furgone con cui improvvisiamo dei palleggi nei parcheggi dei locali. Tendenzialmente ce la viviamo sempre come se fossimo 7-8 amici che vanno a farsi un bel giro senza mai trascurare tutti gli aspetti professionali del caso.
E in studio?
Lì c’è bisogno di tempo e concentrazione. Bisogna stare lì a suonare, riascoltare, criticarsi, avere la lucidità, il coraggio e la bravura di capire cosa è venuto bene e cosa invece no. Quando abbiamo scritto l’ultimo disco eravamo in una casetta a Marassi, andavamo lì ogni mattina, qualcuno portava la focaccia e il caffè ed eravamo lì tutti insieme a lavorare.
In questi ultimi periodi avete avuto il tempo di mettere da parte qualche bozza per dei nuovi brani?
Finora no però siamo pronti a scrivere qualcosa di nuovo perché ne abbiamo voglia e perché qualche idea comincia a bollire in pentola. Probabilmente scriveremo in furgone, in qualche albergo o nei backstage di qualche Festival estivo dove andremo a suonare.
Quali sono le cose a cui pensare più spesso? Ci stupiamo sempre di tutto questo successo che stiamo avendo, ci domandiamo sempre cosa succederà dopo, come andrà il prossimo disco e se avremo le spalle abbastanza larghe; insomma i contrasti non mancano!
Raffaella Sbrescia
Tra le varie collaborazioni sono presenti: Eugenio Finardi su “I giovani d’oggi”, Caparezza su “Ci vuole molto Coraggio”,Dardust su “Cinghiali Incazzati”, Willie Peyote su “La Nostra Pelle”, Mecna su “Stai tranquillo”, Marianne Mirage su “Mare”, Levante su “Quando sono con te”, España Circo Este su “Non molto lontano” e Bianco su “Sognavo di Fare l’Indiano”.
Ad arricchire ulteriormente il contenuto, sono presenti i remix di: Mare (Lemandorle remix), Gli Occhi Della Luna (Keaton remix), Quando Sono Con Te (Godblesscomputers remix), Cinghiali Incazzati (c.o.c.c.o detox remix), Non Molto Lontano (Herald Clawe Yakitori remix), Sognavo di fare l’Indiano (Cowboy Remix).
Video: Ci vuole molto coraggio
“Marassi”: il pop trasversale degli Ex-Otago a servizio della periferia. Intervista
“Marassi” è il nuovo album in studio della band genovese Ex-Otago composta da Maurizio Carucci, Simone Bertuccini, Olmo Martellacci e Francesco Bacci. Prodotto e arrangiato dalla band e da Matteo Cantaluppi, il disco è stato anticipato dai singoli “Cinghiali Incazzati”, “I Giovani d’Oggi”, “Quando sono con te” e, prendendo spunto da una Genova post moderna, quella rimasta fuori dai classici cantautorali, racconta del nostro presente. “Marassi” diventa quindi una sorta di non luogo, un riferimento da cui partire per realizzare un ritratto generale ed estemporaneo di tutti quei luoghi che scandiscono la vita quotidiana di tanti di noi. Un luogo di partenza e di ritrovo, lo specchio dei nostri giorni e delle relative contraddizioni.
Intervista
Come nasce “Marassi” e come ci avete lavorato?
Volevamo scrivere un disco molto contemporaneo. Ci siamo ispirati a ciò che abbiamo visto e che caratterizza la nostra quotidianità. “Marassi” è quindi un disco legato a quello che accade. Per quanto riguarda i suoni, ci siamo divertiti a giocare con le tastiere, in questo lavoro siamo ancora noi con delle nuove sfumature che speriamo possano cambiare sempre. Abbiamo ascoltato tanta musica, sono tanti e diversi gli ascolti che ci hanno influenzato: abbiamo spaziato da Mark Ronson agli Stadio. Crediamo che sia arrivato il momento di infrangere certe barriere, tra indie e mainstream e il fatto di stare a parlarne qui in Universal, è un segno tangibile di questo percorso e vorremmo che fosse così anche per altre realtà musicali italiane.
In “Marassi” parlate della Genova lontana dai vicoli, quella di cui non parla nessuno…
Narriamo del sentimento di rivalsa dei “luoghi – non luoghi”. Niente meglio di un quartiere come ce ne sono mille può raccontare la vita che scorre nel quotidiano. Il nostro è un punto di osservazione privilegiato, ci sono tutti quegli elementi che si sono sedimentati nella nostra memoria e di cui non si parla mai.
Come è avvenuta la registrazione dell’album?
La realizzazione è avvenuta proprio a Marassi, lì dove c’è la nostra casa Otago, in cui abbiamo registrato tutti i provini del disco. Era naturale che il clima trasparisse, siamo stati affiancati da Matteo Cantaluppi, colui che è riuscito a guidarci nella maniera ottimale nel realizzare quello che avevamo in mente. Matteo ha trovato la quadra delle cose; quando siamo arrivati da lui il disco era molto più elettronico e meno fruibile.
Qual è il brano più rappresentativo del disco?
Sicuramente “Cinghiali incazzati” perché parla di tutte le maschere che ci portiamo addosso e con cui spesso fatichiamo a convivere. “Marassi” è uno specchio del presente.
Che rapporto avete con “Genova”?
Il nostro desiderio è che possa nascere una scena trasversale. Abbiamo constatato che, quanto più si scava, più si trova gente che ha voglia di fare per cui vorremmo che si creasse un movimento di cui fare parte. Genova mette insieme davvero tante cose e gli Ex Otago sono figli di questa identità che implica l’essere tutto ed il contrario di tutto.
Nei vostri testi la pragmaticità sfida il sogno…
In effetti c’è sempre una nota molto concreta nei nostri testi. Cerchiamo di mettere da parte quella vena intellettuale fine a se stessa. Credo sia vero che che le mani aguzzano la mente per cui se si riuscisse ad unire la concretezza e l’ambizione, si potrebbero fare grandi cose. Per fare questo serve coraggio, proprio l’esatto contrario di quello che ci viene consigliato.
Che rapporto avete con il calcio?
Non siamo malati di calcio ma a Genova l’argomento in questione ti arriva anche quando sei distratto.
Video: Quando sono con te
Come funziona la genesi delle vostre canzoni?
Il testo è la nostra componente principale e ci facciamo molto affidamento. Le nostre canzoni nascono da immagini, stati d’animo e sensazioni. Più in generale, raccontiamo le cose che ci circondano per poi finire a parlare di noi stessi.
“I giovani d’oggi non contano un cazzo”?
C’è sempre stata una dicotomia tra sistemi. La verità è questo è un loop che si ripete.
“La nostra pelle” è un brano molto personale…
Scrivo di quello che vivo trovandomi spesso faccia a faccia con me stesso. Mi sono reso conto che nel bene e nel male sono una persona che ama molto di sé, tutto sta nel trovare un equilibrio con le parti di te che non ti piacciono. La canzone ha il grande pregio di essere liberatoria, ti dà l’opportunità di viverti.
Stesso discorso per il brano “Stai tranquillo”?
Sono inquieto e cerco di gestirmi questa inquietudine.
“Mare” è il brano più onirico…
Questo è un episodio cantautorale, una cartolina che ci porta indietro nel tempo. Un grande contenitore non solo poetico ma anche esistenziale.
Secondo voi come mai tanti artisti si stanno dedicando allo scenario periferico urbano?
Ci vuole onestà e coraggio per accettare il posto da cui si viene. C’è bisogno di riaffermare l’autenticità a fronte della standardizzazione imperante. La periferia è lì dove la gente si arrangia, è quel posto dove nasce e cresce la maggior parte di noi.
Come saranno i nuovi live?
Abbiamo tanto da studiare, le nostre tastiere erano ormai compagne di vita, ora stiamo cambiando strumenti per cui anche i brani vecchi saranno riarrangiati. Ci sarà un vero e proprio restyling!
Raffaella Sbrescia
Ascolta l’album qui: