Lo Zio Rock Omar Pedrini questa sera chiuderà il tour “Dai Timoria a Londra” al Druso di Ranica (inizio ore 22; ingresso 10 euro). Il concerto sarà ulteriormente arricchito da diversi ospiti a sorpresa. Tra gli altri Domenico Fiore, la “ragazza rock” Ambra Marie e il rapper Dargen D’Amico. Ecco cosa ci ha raccontato Omar durante una piacevolissima chiacchierata al telefono.
Oggi si conclude il tour. Qual è il bilancio finale?
La cosa fondamentale da dire è che non mi aspettavo assolutamente un sostegno così forte da parte del pubblico. Anche se il disco “Che ci vado a fare a Londra” ha riscosso subito un grande riscontro sia in radio, sia in termini di vendite, sono comunque sorpreso dai risultati. La cosa più bella è aver ritrovato i vecchi fan dei Timoria. Sono riuscito a riunire diverse generazioni in un solo concerto, è stato bellissimo vedere i vecchi fan, ormai quarantenni e con i figli piccoli al seguito, insieme al pubblico nuovo che magari mi ha scoperto con l’ultimo album.
Un’avventura live arrivata dopo un periodo molto difficile…
Sì, voglio ricordare questa cosa per dare uno stimolo a chi soffre e a chi sta male. Quando sono stato male e mi sono dovuto operare subendo un intervento molto pericoloso e delicato, ero sul palco per la trentottesima data di un tour che mi stava dando tantissime soddisfazioni. Dopo tutto il faticoso iter che è ne è conseguito, ho ricominciato direttamente dalla trentanovesima data, ovvero dal punto esatto in cui il destino mi ha fatto smettere. Oggi siamo alla cinquantaduesima data e, vista l’occasione importante, ho deciso di invitare un po’ di amici. Ci saranno ospiti, poeti, attori, musicisti perché mi piace mescolare e contaminare le arti. La festa sarà aperta dagli Spleen, un gruppo che sto producendo io e di cui sono molto contento, erano 15 anni che non producevo dei gruppi e questo segna un mio ritorno alla produzione.
La tua natura artistica viene costantemente contaminata anche dal forte legame che hai con il territorio?
Certo! In passato ho fatto anche un programma televisivo per due anni su Gambero Rosso; si chiamava Gamberock, giravo l’Italia e facevo conoscere al pubblico non solo le eccellenze enogastronomiche ma anche quelle umane come possono esserlo poeti, pittori, cantanti, intellettuali. L’esperienza si è ripetuta anche in versione radio con il programma “Contromano” su Rai Isoradio e mi ha addirittura fatto vincere il premio Cuffie d’Oro.
Lo rifaresti?
Sì ma adesso però non ho tempo. Ho accantonato un po’ tutto in nome della musica. Ho mantenuto solo la docenza in Cattolica, dove ormai insegno da 12 anni e la collaborazione con Sky Arte, dove ogni tanto realizzo delle interviste a rockstar straniere.
Che rapporto hai con i tuoi allievi?
Mi emoziono sempre a sentirli, gli lascio il cuore ogni anno. Loro non lo sanno ma anche uno zio come me, che comincia ad avere una certa età, impara sempre qualcosa. Adoro i giovani di oggi, sono delle bombe. Tutte le generazioni hanno il vizio di credere di poter plasmare i propri figli invece no: ogni generazione ha le sue bellezze e le sue bruttezze e merita di fare il proprio percorso liberamente.
È vero che la musica è tua moglie e le altre arti sono le tue amanti?
Assolutamente! La musica è un amore che mi mancava. Il teatro, il cinema, l’insegnamento, la radio, la tv, la poesia sono le mie amanti, la musica è mia moglie. Quando mi chiama la moglie non mi pesa affatto abbandonare tutto il resto. Siccome il mondo della musica è tornato a cercarmi, mi ci voglio dedicare h 24/24. In futuro ricomincerò a fare radio, tv e teatro.
Com’è nato il duetto con gli Stil Novo?
Sono un gruppo di amici, spesso presenti ai miei concerti. Ci siamo conosciuti poi un giorno mi hanno invitato in studio, ho sentito che sono bravi, ho visto che hanno dei testi intelligenti e impegnati, così come lo è “La guerra è un mestiere” e mi sono divertito a duettare con loro; gli ho detto che è un po’ la “Generale” di De Gregori fatta con lo stesso sarcasmo. Gli faccio il mio in bocca al lupo!
Cosa ci dici del nuovo album?
Il nuovo progetto rappresenterà la chiusura della parentesi londinese. Dopo quattro anni le canzoni sono già quasi tutte pronte, c’è un’influenza british, un sound vicino agli anni’70, che rispetta l’attuale trend londinese, e non mancherà la psichedelia. Ci saranno anche delle collaborazioni e penso che usciremo ad aprile. Ovviamente ci sarà anche il pezzo realizzato insieme a Noel Gallagher, s’intitolerà “Oh Cecilia” e sarà forse uno degli episodi più importanti dell’album.
Raffaella Sbrescia
Video: Che ci vado a fare a Londra?