Dei tre spettacoli live che Cristiano De Andrè ha dedicato al repertorio di suo padre Fabrizio, questo è quello più bello per una semplice ragione: la piena consapevolezza delle intenzioni e dei mezzi. Cristiano ha assemblato una scaletta che gli calza a pennello, ha voluto mettere in evidenza l’attualità di canzoni senza tempo con l’obiettivo di stimolare l’anima, quella che tendiamo a lasciare chiusa a chiave in un cassette per proteggerci da questi mala tempora. Quello di “De Andrè canta De Andrè” è un progetto che Cristiano sposa ogni cinque anni intervallandolo con progetti individuali. Il prossimo dicembre tutti questi progetti dedicati alle opere parterne saranno racchiusi in una confezione cofanetto comprensiva dei due dischi datati 2009 e 2010. Un’opera nell’opera è andata in scena la scorsa sera sul palco del Teatro Nazionale di Milano: Cristiano De Andrè ha riportato in scena brani noti e meno noti del celebre Faber arricchendoli con il proprio contributo musicale. Esteticamente belli e tecnicamente curati i nuovi arrangiamenti con cui il cantante ha voluto vestire i cimeli dell’indimenticabile cantautore genovese.
Impegnato nella realizzazione di un suo album di inediti atteso per il 2018, il cantautore genovese, classe 1962, ha proposto diverse chicche in scaletta, tra tutte citiamo: “Canzone per l’estate”, brano che Fabrizio compose con De Gregori celebrando l’incontro della sua lirica con l’ermetismo degregoriano. Bella anche la nuova versione di “Una storia sbagliata” dedicata a Pierpaolo Pasolini. E poi, ancora, “La Guerra di Piero”, “Via Del Campo”, “Amore che vieni, amore che vai”, “Il bombarolo”. “Questa tourneè è come una sorta di medicina per l’anima, in questo tour racconto tanti aneddoti del passato mescolando poesia e musica. Molti giovanissimi si stanno avvicinando alle canzoni di mio padre e questo passaggio di testimone generazionale è la cosa più bella e più concreta che io possa fare. Spero di riuscire a portare queste canzoni anche in Europa e Oltreoceano”, aveva raccontato Cristiano De Andrè durante la conferenza stampa di presentazione del tour e, in effetti, così è. “Non ci sono canzoni di mio padre che non voglio fare, ho solo scelto i brani che si adattassero meglio a questo tipo di sound. Il prossimo progetto riprenderà le canzoni d’amore che ancora non ho avuto modo di prendere in considerazione. Gli arrangiamenti avranno una veste più classica e ci sarà la presenza di un’orchestra. All’inizio di questo percorso avevo molta paura, temevo che mi sarebbero arrivare sassate da ogni dove invece non è successo e questo mi spinge a lavorare ancora più alacremente per fare al meglio questo lavoro di recupero”, ha spiegato Cristiano De Andrè. “Il mio approccio è quello di rispetto e autocritica. Affronto grandi opere, mi metto di fronte a qualcosa di davvero alto e cerco di farlo da diverse angolazioni. Sono stato attento a non lasciare nulla al caso anche se ogni volta mi scopro sorpreso nel trovare sempre qualcosa di nuovo in queste canzoni. Trovo cose che non avevo capito o qualcosa nascosto tra le righe. Oggi capisco davvero con quanta meticolosità scrivesse mio padre”.
Comunque, recupero filologico a parte, Cristiano De Andrè è stato capace di interpretare con coerenza e rispetto le canzoni del padre ma senza essere reverenziale, da bravo polistrumentista allievo di Mauro Pagani, il cantautore ha conquistato il pubblico con l’uso di diversi strumenti spingendosi fin quasi nel territorio della world music. Bravi anche i suoi musicisti, ai quali è stato lasciato ampio spazio con lunghi e appassionati momenti di solo.
Raffaella Sbrescia