Esce oggi “FACILE”, il nuovo album da solita di DAVIDE “BOOSTA” DILEO(tastierista e co-fondatore dei Subsonica) per Warner Music Italy.
Il lavoro è completamente strumentale, si compone di 12 composizioni inedite e nasce con la predisposizione ad accompagnare gli stati d’animo perchè figlio delle ispirazioni e delle suggestioni scaturite nei mesi scorsi nel silenzio del Torino Recording Club, lo spazio privato di Boosta tra pianoforti, vecchi registratori a nastro e piccole incursioni di elettronica. Un racconto intimo, che non ha fretta né ansia, di cui lo stesso Boosta ha ampiamente parlato in videoconferenza stampa. Ecco le sue dichiarazioni.
“Facile” si è fatto spazio nel dramma di questa pandemia e ha sancito una presa di coscienza importante. Pensavo che questa parte della mia carriera sarebbe iniziata tra 5 o 10 anni. Si sa che tra un disco e un tour i tempi sono ridotti, invece dopo “Microchip temporale” l’astronave madre dei Subsonica ha messo i motori al minimo e ho preso la palla al balzo per dare il via al progetto che accompagnerà la seconda parte della mia vita.
Quando scrivi canzoni hai la necessità di osservare e di fare riferimento a qualcosa che vedi e che senti. Qui l’esigenza è quella di poter suonare con l’unico fine di fare qualcosa che ti faccia veramente stare bene. Con il passare degli anni cerco di emozionarmi da solo, questo determina uno spostamento di baricentro fondamentale: non vedo l’ora di suonare cose che mi piacerebbe ascoltare. Questo non vuol dire essere presuntuosi, anzi. Sono convinto del fatto che più onesti siamo, più c’è la possibilità di affezionarci per primi a quello che facciamo e di conseguenza che qualcuno possa apprezzarle nella loro essenza. Mi sono stufato di fare cose nell’ottica di piacere agli altri, voglio fare qualcosa di cui essere fiero di proporre. Non si tratta di un esercizio di stile, in mezzo alla scrittura ogni tanto ci sono scintille di magia.
Ognuno di noi ha una relazione binaria con il suono, la musica è facile perché o ti dà qualcosa o non te la dà. La musica è uno strumento di vita, non importa per quale motivo la fai, è importante vedere cosa diventa per le persone che la ascoltano.
Video: Autoritratto
Questo è un disco insicuro e rassicurante al contempo. Il suono è dilatato, le melodie non sono mai forti, mai arroganti. Non è balbuziente ma il tratto è ancora a matita. Ho scritto anche dei pezzi molto definiti, molto simili a canzoni che ho messo da parte mentre compilavo la tracklist con l’intento di lasciare più spazio al suono. Questa è un’ammissione di mancanza di certezze, il riverbero di un contesto difficile in cui non ci sente perfettamente definiti. Mi sento una lastra sottile che potrebbe spezzarsi. Non avevo bisogno di mettere pezzi definiti, non era questo il momento giusto.
Le uniche parole che ho utilizzato le ho messe nei titoli, è stato come mettere la firma sotto il quadro. Per quanto riguarda il progetto grafico, mi sono avvalso di Instagram dove ho avuto modo di scoprire i lavori di Valentina Ciandrini. Mi divertiva molto molto di dare colore a questo lavoro, mi piaceva l’idea di una confezione che fosse anche bella e anche diversa.
Parlando invece del contesto generale, pur essendomi ripromesso di non fare polemica non ce la faccio a dare per scontato che questa sia una classe dirigente all’altezza della situazione. Capisco la difficoltà e i problemi però continuo a non avere la sicurezza e le certezza che le persone ci governano, partendo dal Presidente del Consiglio, passando per il ministro della cultura, abbiano la capacità di spiegazione, di onestà, di fiducia necessarie. Si sente proprio l’odore della politica in confusione.
Se mi chiedete che valore ha il silenzio, vi dico che mi piace stare da solo, che non ho particolare bisogno di compagnia. Il silenzio è uno spazio sacro e fondamentale, ne ho bisogno e mi sento molto a mio agio. Mi piacerebbe diventare come un minimalista del ‘900. Tra tutti mi ispiro a Federico Monpù, ha avuto una vita mediocre, la sua bio dura tre righe però ha scritto una serie di composizioni intense. Di recente mi sono avvicinato al Movimento Fluxus, sono finito in una mostra a Torino in cerca di ispirazione e come per magia all’improvviso ho scoperto una piccola esposizione del compositore Giuseppe Chiari che non conoscevo. In quella saletta c’era il video di una ripresa stretta delle mani che litigavano e che si accarezzavano, era davvero ipnotico. In uno dei 5 spartiti esposti c’ era scritto che la musica è facile, lì ho capito di essere nel posto giusto. Se mi metto a riflettere sui miei ascolti, mi viene spesso da pensare che una canzone come “Avrai” di Baglioni aveva mille accordi ed è difficile da suonare. Ora ho la sensazione che nel continuare a scrivere stia finendo l’inchiostro. Mi fa fatica distinguere quello che ascolto oggi, la grammatica della musica del ‘900 era un tomo, ora sta diventando un Bignami sempre più piccolo, da cui si strappa ogni giorno una pagina. Ritorniamo alla complessità, prendiamoci tempo per andare più a fondo.
Raffaella Sbrescia
La tracklist di “FACILE”:
1.“Fiducia”
2.“Lacrime di San Lorenzo”
3.“Nella nebbia per mano”
4.“Diva”
5.“Sulle dita”
6.“La danza delle api”
7.“Una vecchia mappa”
8.“Nello spazio abbracciati”
9.“Autoritratto”
10.“Amore per le geometrie”
11.“Daimon”
12.“Istruzioni per un abbandono”
Raffaella Sbrescia