Daniele Silvestri incanta Roma con il concerto di chiusura del suo tour. Il live report
La terra sotto i piedi: intervista a Daniele Silvestri. “Torno a sporcarmi le mani per sentirmi giusto”.
Dopo aver conquistato il “Premio della Critica Mia Martini”, il “Premio della Sala Stampa Radio-Tv-Web Lucio Dalla” e il “Premio per il Miglior Testo Sergio Bardotti” al Festival di Sanremo, Daniele Silvestri torna con un nuovo album di inediti intitolato “La terra sotto i piedi”. Il cantautore arriva a 25 anni di carriera come un fiume in piena di contenuti. Dopo la parenti poetica di “Acrobati”, Daniele Silvestri si fa politico, torna a sporcarsi le mani e desiderare di sentirsi giusto. Affronta il nuovo mondo con lucida critica e inguaribile ironia attraverso 14 canzoni racconti di grande impatto evocativo. Daniele accetta la paura, l’imperfezione e mette giù dei testi che parlano chiaro a riguardo. Il tutto si muove attraverso un registro compositivo vario: elettronica, rap e cantautorato convivono in disco fortemente lavorato. Le rifiniture relativa alla post-produzione sono artigianali, c’è lavoro di fino in questo lavoro e, non a caso, diversi sono i super musicisti che vi hanno preso parte. Si va dal sax di James Senese alla chitarra di Niccolò Fabi al violino di Rodrigo D’Erasmo passando per i fiati di Enrico Gabrielli e la batteria di Fabio Rondanini. Sarà prezioso scoprire come tutto questo prenderà vita nel primo tour di Daniele Silvestri nei Palasport che partirà con due date da Roma il 25 e 26 ottobre.
Intervista
“La terra sotto i piedi” da cui nasce questo album è Favignana. Raccontaci questa scelta e i passaggi che hanno segnato la genesi di questo lavoro.
Il disco ha avuto una lunga gestazione e il suo cuore pulsante sta proprio nell’isola di Favignana e non è un caso. Quello è un luogo che amo particolarmente e piaceva l’idea di trasformare una casa in uno studio. Ci sono posti in cui senti che l’organismo reagisce in un modo particolare e dato che in genere voglio che le persone che lavorano con me diano un contributo emotivo, passionale e autentico, ho voluto che ci fossero che condizioni esterne migliori per stimolarle al meglio.
La terra in calcarenite di Favignana nasconde un’infinità di cave scavate dai Fenici, la roccia su cui si poggia ha qualcosa di magico, esoterico. Ci siamo semplicemente nutriti di questa energia in quegli 8 giorni che per me e la mia Magical Myster band resteranno indimenticabili.
Da qui il titolo dell’album…
Il titolo è in parte in contrasto con “Acrobati” in cui parlavo tanto della mia vita. Con questo album mi è tornata la voglia di guardare le cose da vicino, non riesco a non sentire di avere cose da dire. La vita mi ha ripreso con forza, mi ha dato tre schiaffi in faccia e mi ha spinto a cercare cose concrete e a sporcarmi le mani. In una società in cui manca la solidità, in cui ci sentiamo spesso impreparati a vivere questo nuovo mondo, cerco un pensiero etico. Non è nostalgia, è bisogno di sentirsi giusti.
Approfondiamo questo discorso.
C’è poca autorità, poca credibilità e un profondo gap generazionale. Combatto questo rischio credendo nel fatto che le nuove generazioni possano ricercare la concretezza in modo istintivo, anche senza conoscerne il nome. Ci vuole costruzione, ragionamento, impegno. Comincio a intravvedere qualche segnale, anche senza un pensiero preciso dietro e senza una ideologia. Per questo credo che un’inversione di rotta sia ancora possibile.
Come hai vissuto in prima persona questo ultimo periodo?
Alla fine di “Acrobati” ero sicuro di uscire ancora con un disco entro un anno. Avevo molte cose da parte, erano anche robe che consideravo importanti ma all’improvviso mi si sono sgretolate tra le mani. Mi sono preso del tempo per capire cosa stesse succedendo intorno a me. Negli ultimi anni sono cambiate tante cose, c’è stato un ricambio fortissimo anche a livello mainstream con nuove cifre stilistiche. Ci sono nuovi movimenti musicali che prescindono da quelli che li hanno preceduti, mi sono messo ad ascoltare un sacco di roba per quasi un anno. Anche da qui nasce il brano “Blitz Gerontoiatrico”, mi sono messo a studiare la scena trap, anche per cercare di capire i miei figli. Aldilà dell’evidente schiacciamento dei contenuti verso il basso, la cifra non mi dispiace neanche, mi sono divertito a fare il nonno che suggerisce.
E poi c’è la miniera di sorprese: Il principe di Fango.
Mi sono ripromesso di non parlare di questa canzone, preferisco che ognuno trovi il suo significato in questo piccolo scrigno di parole.
In “Complimenti ignoranti” e più in profondità in “Tempi modesti” non ti risparmi nel criticare i social network e i nostri nuovi costumi.
Mi sono divertito a parlare di me e autoinsultarmi. Non demonizzo la tecnologia, ho visto tanti colleghi vivere con il vero e proprio terrore dei social. Da noi questa situazione è più evidente che altrove ma non so dire bene il perché. C’è stata un’epoca molto lunga in cui la voce dei cantautori era di sinistra. Era facile riconoscersi e indossare bandiere e colori. Nel momento in cui tutto questo è crollato e diventato più difficile capire da che parte stare. Tutto è labile, tutti stanno in bilico. Personalmente mi sento facilmente collegabile a iniziative locali, non ho mai smesso di usare la mia testa. Una delle cose di cui sono più orgoglioso è il mio sostegno a Emergency che quest’anno festeggia i 25 anni. Naturalmente prenderò parte ai festeggiamenti indetti da Gino Strada. Tutto questo discorso mi porta a pensare che la tecnologia stia ridisegnando la specie e stara a noi cercare di sfruttare queste connessioni per creare dei movimenti di pensiero e di lotta senza confini.
Cosa provi nello scrivere cose scomode e di rottura?
Il motivo per cui scrivo è parlare di quello che mi fa soffrire i gioire, non so fare altro. Naturalmente certe cose arrivano a un punto di rottura, non è possibile che non si rompa qualcosa. Siamo un paese che sonnecchia da sempre, siamo a un passo dal default e abbiamo cominciato a vedere quanto possa essere facile che accada. Ci sono derive a cui sta arrivando la politica che ci ricordano molto da vicino sentimenti e pensieri poco edificanti di neanche così tanti anni fa. Come si fa a fare un mestiere in cui provi a entrare nelle cose e nei pensieri senza avere un’opinione? Nel mio io più profondo tendo comunque a credere che l’essere umano sia meglio di come sembra in questo momento.
Come nasce la tessitura strumentale di questo tuo nuovo lavoro?
Sono partito con l’idea precisa di fare il contrario di quanto fatto in “Acrobati”. In quel caso volevo rispettare la purezza creativa dei brani, qui invece è tutto fortemente processato. Il mio obiettivo da raggiungere era quello di lasciare che non si sentisse la band, la purezza strumentale arriva insieme all’intervento orchestrale. Le fondamenta sono concrete, l’artificio è nell’uso dell’elettronica, la poesia creativa arriva alla fine con l’orchestra che completa il quadro in modo completo. L’unica persona che vive ogni giorno con me ed è ancora più matto di me è Daniele Tortora, alias il Mafio. Il mio fonico ha dedizione e maniacalità, sa che queste mie idee sono quasi impossibili da realizzare dal vivo. A Sanremo “Argento vivo” che è un’esplosione strumentale, si è potuta fare grazie all’orchestra. In tour sarà diverso, potrò cogliere l’anima e l’essenza dei brani trovando un nuovo modo di farle ascoltare.
A proposito di tour, finalmente arriva la tua prima volta in solo nei Palasport.
Sì, sarà il mio modo per usare nuove armi oltre la band. Troverò nuovi mezzi per ottenere risultati sorprendenti. In questo momento sono nella fase dell’impossibile. Vorrei riempire i palasport in maniera anomala ma non posso ancora svelare nulla perché tutto potrebbe cambiare. Il mio bilancio è positivo a prescindere. Non ho mai dato niente per scontato, non mi sono mai immaginato al centro dei riflettori sul palco. Ho sempre voluto vivere facendo quello che ho fatto fino a oggi. Magari mi manca un po’ il periodo in cui facevo semplicemente il tastierista e suonavo senza responsabilità per vivere l’energia della musica in modo più libero e immediato ma in questo momento mi diverto a fare il mio mestiere e continuerò a farlo al mio meglio.
Raffaella Sbrescia
Argento vivo: Daniele Silvestri scuote le coscienze e si prepara al nuovo album
“Argento vivo” è il brano con cui Daniele Silvestri, cantautore di punta dello scenario musicale italiano ha partecipato al 69 esimo Festival di Sanremo vincendo il premio della critica Mia Martini, il premio della sala stampa Lucio Dalla e il premio per il miglior testo Sergio Bardotti. La sua canzone, cantata con il bravo rapper Rancore e scritta anche insieme a Manuel Agnelli che, nella versione radio edit del brano, squarcia il petto in due, tratta un argomento scomodo, spesso insondabile, quale è quello dell’adolescenza.
“Argento vivo” fa da preludio all’atteso nuovo album dell’artista che, negli anni, ha dimostrato una profonda sensibilità, un affamato spirito di ricerca e una particolare attenzione alla costruzione del testo.
Abbiamo incontrato Daniele Silvestri durante la settimana festivaliera e, ancora una volta, è stata l’occasione per toccare diversi argomenti che ci hanno lasciato numerosi spunti di riflessione.
«Ho letto commenti di ogni genere per Argento vivo, racconta Daniele. Me l’aspettavo ed è giusto. Il brano non vuole avere un lieto fine, si tratta di un tentativo di entrare nella parte più nera di un sedicenne. “Argento vivo” è la fiamma che qualunque adolescente deve avere dentro di sé. Quando pensi che la fiamma possa spegnersi, sei di fronte a un fatto inaccettabile. Volevo che tutti potessero concentrarsi ad ascoltare parole scomode. La batteria è il motore pulsante, il grimaldello che caccia ogni singola parola dentro le orecchie di chi ascolta. Il raggio di sole è affidato a poche note distese in brevi passaggio del brano.
Sul palco ho passato il testimone a Rancore, un artista che ha un’energia che io non ho mai avuto in questa forma. Non sono stanco, soprattutto non lo sono in questo nuovo disco. Ho seguito un intento narrativo, mi sono lasciato guidare da un’ambientazione precisa, ho voglia di immergermi nella realtà e guardare le cose da vicino. In “Acrobati” ero più poetico, volavo più in alto, ero più poeta che politico, ora sono tornato con i piedi per terra e con la voglia di sporcarmi le mani toccando le cose da vicino.
Sono padre di 3 figli adolescenti, ho visto succedere qualcosa, questo è lo schiaffo che voglio dare nel mostrare certe cose. La scuola ha cercato di adeguarsi al mondo che cade con pochi fondi e pochi strumenti. Le istituzioni dovrebbero considerare la scuola in un altro modo, io sono un nostalgico, sono abituato a vedere lo Stato che educa e cresce i suoi figli, sarei un cieco a non vedere come invece vivono i nostri ragazzi. C’è qualcosa di innaturale nello stare fermo e seduto per ore di seguito. Qui vi invito a porvi delle domande, parlo agli adulti della mia generazione che hanno a che fare con i ragazzi, l’obiettivo ultimo è avere qualcosa da offrire e che sblocchi questo meccanismo. Una delle prime cose che dobbiamo imparare a fare da genitori è ascoltare.
Ho scelto di portare il brano in gara con l’idea di dargli vita anche oltre, nella maggior parte dei casi in cui l’ho fatto ho sempre trovato modi diversi per portare avanti la canzone. Lo stesso è accaduto anche alla canzone A bocca chiusa».
Accompagnato da una band di eccezionali musicisti,Daniele calcherà i grandi palchi dei palasport per la prima volta nella storia dei suoi live-tour dopo il memorabile successo in trio con Max Gazzè e Niccolò Fabi nel progetto “Il Padrone della Festa” e dopo lo spettacolare concerto-evento tenuto lo scorso anno con Manuel Agnelli, Samuele Bersani, Carmen Consoli, Max Gazzè, Niccolò Fabi e Diodato, tutti suoi ospiti nelle oltre 3 ore di musica live “Le cose in comune”, che aveva entusiasmato il Forum di Milano.
Le date già in calendario sono: 19 ottobre 2019 Foligno(Pala Paternesi), 25 ottobre 2019 Roma (Palazzo dello Sport), 08 novembre 2019 Padova (Kioene Arena), 09 novembre 2019 Rimini (RDS Stadium), 15 novembre 2019 Bari (Palaflorio), 16 novembre 2019 Napoli(Palapartenope), 22 novembre 2019 Milano(Mediolanum Forum), 23 novembre 2019 Torino (Pala Alpitour).
Radio Popolare festeggia 40 anni di libertà sul palco del Carroponte insieme a Afterhours, Daniele Silvestri e altre 7000 anime
«Quarant’anni dopo, crescere liberi è una necessità, ma rimane soprattutto un nostro desiderio: la nostra grande ambizione», scriveva il direttore di Radio Popolare Milano Michele Migone sul sito della più longeva emittente privata italiana pochi giorni fa. Oggi, all’indomani del grande doppio concerto tenutosi al Carroponte di Sesto San Giovanni e che ha visto sullo stesso palco gli Afterhours e Daniele Silvestri, possiamo tranquillamente affermare che questi intenti troveranno certamente un seguito coerente.
Dopo 40 anni di intensa attività, Radio Popolare si conferma una realtà preziosa, una fucina di idee e di spunti non solo per chi ama essere informato ma anche per chi di informazione vorrebbe occuparsi. La testimonianza tangibile della voglia di nuove sfide da affrontare sta nel constatare l’incredibile successo riscontrato dall’evento a cui abbiamo avuto il piacere di partecipare. Circa 7000 anime hanno preso parte alla grande festa che ha infiammato il Carroponte e l’hanno fatto partecipandovi a cuore aperto e senza riserve.
Se di libertà stiamo parlando, nessuno più degli Afterhours poteva rispondere meglio a questo invito. Manuel Agnelli e compagni sono da sempre baluardo di espressività priva di restrizioni, le loro canzoni arrivano dritte al fulcro dell’anima e la loro performance è stata, ancora una volta, impattante ed ispiratrice. Il loro ultimo lavoro “Folfiri o Folfox” rappresenta proprio questa ritrovata energia, una rinascita ed un lustro che non può passare inosservato.
Il secondo invitato di prestigio, Daniele Silvestri, è uno dei cantautori più creativi e attenti all’uso della parola che ci siano in Italia. Nel suo ultimo disco “Acrobati”, infatti, convergono idee, richiami e riferimenti ma soprattutto messaggi ben chiari e definiti. La sua performance è stata, ora intima e struggente, ora viva e divertente, senza mai rinunciare a spassosi ed irriverenti interventi mirati.
Video: “Heroes” Afterhours + Daniele Silvestri
È stato veramente bello vedere come due personalità forti e spiccate come quelle di Manuel Agnelli e di Daniele Silvestri siano riuscite a convergere su un unico binario, ancora più bello poter godere dei suoni prodotti dalle band al gran completo. Dopo aver trascorso un intero giorno a provare e riprovare insieme i rispettivi brani, i due artisti hanno trovato una speciale alchimia che non è sfuggita a nessuno dei presenti. Tra le canzoni cantante insieme, la più bella è stata “Riprendere Berlino” anche se la conclusiva “Heroes” di Bowie ha inderogabilmente sancito una lucida presa di coscienza: riuscire ad essere liberi, oggi, significa davvero essere una sorta di “eroi”. Lunga vita a Radio Popolare Milano.
Raffaella Sbrescia
Afterhours e Daniele Silvestri sul palco del Carroponte per i 40 anni di Radio Popolare
Radio Popolare, la più grande e importante radio indipendente italiana, chiude i festeggiamenti indetti per il 40 anniversario dalla propria nascita con un doppio concerto imperdibile. Il 10 settembre al Carroponte di Sesto San Giovanni Afterhours e Daniele Silvestri, due delle realtà più prestigiose e amate della musica italiana, da sempre grandi amici di Radio Popolare, che li segue e li ospita sin dai loro esordi, suoneranno sullo stesso palco per una serata unica ed esclusiva. Si tratterà di un vero e proprio doppio concerto, con entrambe le band in formazione completa, con due live di pari durata, per più di tre ore di musica.
Il biglietto del concerto, che servirà a sostenere l’indipendenza di Radio Popolare sarà di 20€: due concerti…al prezzo di uno!
L’appuntamento è per sabato 10 settembre 2016 al Carroponte: il primo concerto inizierà alle 20!
Acrobati: le mirabolanti acrobazie musicali di Daniele Silvestri
Acrobata della penna e dell’inchiostro, Daniele Silvestri pubblica un nuovo album per Sony Music e lo intitola, per l’appunto, “Acrobati”. Ispirandosi alla filosofia di Philippe Petit, l’uomo che una mattina del 1974 camminò – senza rete, né altre protezioni – da una delle due Torri Gemelle all’altra, otto volte avanti e indietro e alla sua idea di «disobbedienza come gesto artistico», il cantautore romano salta sulle parole, le capovolge, le scompone e ricompone spaziando tra i generi con intelligenza, sapienza e ardore. Di acrobazia in acrobazia, diciotto canzoni si sono fatte avanti e si sono tuffate nel disco iniziando ad abitarlo con grazia ed eleganza. Nato lungo l’asse Lecce-Roma-Milano, “Acrobati” è figlio di una manciata di appunti registrati nel telefonino di Silvestri, di suadenti riff catturati in presa diretta e di pregnanti armonie suonate al piano, scritte sull’onda dell’entusiasmo ritrovato grazie al tour del trio Fabi-Silvestri-Gazzè. In questi 74 minuti di musica c’è un piccolo mondo da esplorare e da ascoltare più volte e con calma. Silvestri indaga le tematiche della quotidianità con un piglio molto più poetico e molto meno politico filtrando tutto attraverso i suoi occhi di persona colta e la sua visione del mondo.
Al suo fianco troviamo un gruppo di musicisti “nuovi” con cui l’artista si è divertito a sperimentare presso lo studio POSADA NEGRO, di proprietà di Roy Paci: Daniele Fiaschi (chitarre), Duilio Galioto (tastiere), Fabio Rondanini (batteria) e Gabriele Lazzarotti (basso), affiancati dall’ ingegnere del suono Daniele “Il Mafio” Tortora. A questi se ne sono poi aggiunti altri: Piero Monterisi alla batteria, Gianluca Misiti alle tastiere, Rodrigo D’Erasmo (violino), Adriano Viterbini (chitarra), Jose Ramon Caraballo Armas (percussioni) e Simone Prattico (batteria), e poi altri ancora, straordinari arrangiatori e musicisti come Enrico Gabrielli, lo stesso Roy Paci e Mauro Ottolini (fiati), Sebastiano De Gennaro (percussioni).
A completare la squadra e il disco sono poi arrivati i riuscitissimi featuring di Caparezza, Dellera, Diodato, Funky Pushertz e Diego Mancino, succedutisi nello studio Terminal2 di Gianluca Vaccaro per definire il volto di un album pieno di spunti, di idee, di emozioni: raffinate programmazioni di elettronica (“Acrobati”) lasciano il passo a riff rock (“La mia casa”) e reggatta (“Quali alibi”), ballad intimiste (“Così vicina”) si alternano a momenti funky e crossover (“La guerra del sale”), echi beatlesiani (“Un altro bicchiere”, “Spengo la luce”) convivono con tempi charleston (“L’orologio”) e boogie (“Bio-boogie”), atmosfere swing e jazz (“La verità”, “Pensieri”) fanno il paio con canzoni dalla forte componente teatrale (“Monolocale”, “A dispetto dei pronostici). “Acrobati” rispecchia, in sintesi, un mondo in cui le incertezze sbriciolano la terra che vorremmo calpestare eppure questo “stare in bilico” viene incredibilmente affrontato con leggerezza e ironia. Sarà forse questo il segreto per rendere tutto più fruibile alla ricerca di nuovo orizzonte verso cui indirizzare la nostra rotta esistenziale.
Questa la tracklist completa del disco:
“La mia casa”, “Quali alibi”, “Acrobati“, “Pochi giorni” [feat. Diodato], “Un altro bicchiere” [feat. Dellera], “La mia routine”, “Così vicina“, “La verità“, “Pensieri“, “Monolocale“, “La guerra del sale“ [feat. Caparezza], “A dispetto dei pronostici“, “Come se“, “L’orologio“ [feat. Diego Mancino], “Bio-Boogie“ [feat. Funky Pushertz], “Tuttosport“, “Spengo la luce“ [feat. Dellera], “Alla fine“ [feat. Diodato].
Fabi, Silvestri, Gazzè: “L’amore non esiste” è una ribellione alla statistica. La recensione del brano
“L’amore non esiste” è il titolo del secondo singolo che anticipa “Il padrone della festa” il nuovo album di inediti, disponibile da oggi in pre-order su iTunes, scritto, composto e suonato da Niccolò Fabi, Max Gazze e Daniele Silvestri, uniti in un trio d’eccezione per questo progetto discografico che, ancor prima di venire alla luce, ha già conquistato numerosissimi consensi, anche grazie al successo di “Life is Sweet”, il primo singolo presentato dal supergruppo romano. Accompagnato dal videoclip girato da Davide Marengo, “L’amore non esiste” è un brano intimo e delicato, che si serve di una arrangiamento ovattato e ricercato, per parlare di un sentimento che, seppur inflazionato, riesce ancora a racchiudere la più recondita essenza dell’animo umano.
I tre musicisti hanno incrociato i propri percorsi individuali e la propria sensibilità artistica mettendo nero su bianco concetti profondi, mirati alla ridefinizione del rapporto a due, inteso come qualcosa di molto lontano dalle mode e dal conformismo contemporaneo. L’amore, secondo i tre cantautori, si concretizza in un abbraccio tra anime che sfidano numeri e parole, ansie e guai, affrontano mancanze ed auspicano gioie e serenità. Promesse che vincono sfide, che la letteratura non può o non sa raccontarci, cantano i tre artisti che, come contemporanei menestrelli, riescono a descrivere con grazia e leggerezza, anche i tratti più bui dei nostri pensieri. “L’amore non esiste è un cliché di situazioni tra due che non son buoni ad annusarsi come bestie finché il muro di parole che hanno eretto resterà ancora fra loro a rovinare tutto. L’amore non esiste è l’effetto prorompente di dottrine moraliste sulle voglie della gente è il più comodo rimedio alla paura di non essere capaci a rimanere soli”.
Difetti, limiti e contraddizioni definiscono ciò che non è amore: un assetto societario in conflitto d’interesse, fare i conti e accontentarsi piano piano, un ingorgo della mente di domande mal riposte e di risposte non convinte”. L’incedere per negazioni evidenzia, dunque, con maggiore forza semantica concetti importanti e significativi. “Una ribellione alla statistica” che rinsalda la nostra umanità, sintetizzata in quella magica e sempre più suggestiva immagine di “io e te”.
Raffaella Sbrescia
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Video: “L’amore non esiste”