Sergio Cammariere incanta Milano con elegante immediatezza. Il report del concerto al Teatro Manzoni

 

SERGIO CAMMARIERE ph. Alessio Pizzicannella

SERGIO CAMMARIERE ph. Alessio Pizzicannella

Eravamo stati al concerto di Sergio Cammariere lo scorso 26 gennaio al Teatro Dal Verme di Milano e, memori delle forti emozioni regalateci dal cantautore, siamo tornati ad ascoltarlo dal vivo lo scorso 29 settembre al Teatro Manzoni, nell’ambito della rassegna Expo a Teatro. Accompagnato da una formazione inedita composta dagli ottimi Amedeo Ariano alla batteria, Francesco Puglisi al contrabbasso, Bruno Marcozzi alle percussioni ed il celebre sassofonista Javier Girotto, Cammariere ha incanalato subito pensieri ed energie in un cammino costellato di suggestioni ed ispirazioni estemporanee. Affiancando eleganza e ricercatezza ad immediatezza e semplicità, l’artista ha subito saputo creare un’atmosfera intima e raccolta. Partendo dall’intenso e struggente “Tema di Malerba”, la storia di un ergastolano come la raccontano nel loro romanzo Carmelo Sardo e Giuseppe Grassonelli, il cantautore di Crotone delinea i tratti principali di un cammino indirizzato verso un tipo di emozione decisamente più sedimentata e quindi più difficile da carpire. Un tipo di coinvolgimento  sensoriale che scava sotto la superficie e che, proprio per questa ragione, raggiunge un livello di intensità che supera aspettative e convenzioni. Concedendo ampio spazio ai brani del primo album “Dalla pace del mare lontano”, Cammariere ripercorre in lungo e in largo i tratti salienti del suo percorso da globetrotter della tastiera. I plus del concerto sono i numerosi e graditissimi preludi ed interludi strumentali improvvisati a più riprese suscitando un’immediata ed entusiasta risposta da parte del pubblico.

“Ormai considero Milano come una città vicina al mio cuore e ai miei sentimenti – spiega il cantautore –  Questo sarà un concerto vibrante e ricco di emozioni, le stesse che proveremo noi tutti su questo palco e che speriamo di trasmettere a tutti voi”. E così è stato tra storie che tranciano il cuore e altre che ne curano le ferite con ammirevole maestria. L’amore raccontato in lungo e in largo è la chiave di volta per entrare nelle viscere di un repertorio vasto come quello di Cammariere, capace di trovare anche lo spazio e l’entusiasmo di eseguire qualche brano a richiesta per un’ indimenticabile parentesi piano e voce: “Sul sentiero”, “Vita d’artista”, “E mi troverai” sono i frutti di questo particolare momento del concerto. Il picco del coinvolgimento emotivo arriva sulle note di “Tutto quello che un uomo”, brano particolarmente significativo per Cammariere che, infatti, non perde occasione per sottolinearlo chiedendo al pubblico di cantarne una strofa tutti insieme. Il risultato è da pelle d’oca, il minimo se consideriamo l’eccelsa qualità strumentale e l’intensa forza espressiva di canzoni che sono vere e proprie poesie.

Raffaella Sbrescia

Mika in concerto a Milano: incanto e magia in un Heaven di emozioni

Mika live @ Mediolanum Forum ph Francesco Prandoni

Mika live @ Mediolanum Forum ph Francesco Prandoni

Magia, spensieratezza, allegria e a “little bit of love”. Il quarto concerto italiano di Mika al Mediolanum Forum di Assago (Milano), nell’ambito del No Place in Heaven Tour, è la celebrazione dei sentimenti. Divo senza divismi, Mika è diverso da tutti gli altri, non cerca trucchi, non si affida alla tecnologia, crea una fiaba in cui i protagonisti sono gli outsiders con i loro piccoli difetti da mettere in  bella mostra. Genuino, disinvolto, scatenato Mika entra nel cuore del pubblico con immediatezza e lucida efficacia. Lo show è un tripudio di colori e sonorità pop ma non rinuncia all’autenticità del lavoro artigianale ed è così che nell’arco di due ore Mika ci porta alla scoperta della sua personalità con una nuova consapevolezza di sé e della sua arte. Anche la scenografia è la materializzazione di un sogno, si tratta si un paesaggio urbano stilizzato in colori pastello che rispecchia l’animo multiforme di Mika e che esclude l’impatto tecnologico a favore di un coinvolgimento emotivo più intenso.

L’artista sale sul palco intorno alle 21.00 cantando “No place in Heaven” quasi celandosi dietro un impermeabile ed un grosso cappello, appoggiandosi ad una roulotte che si rivelerà essere un palco nel palco . Un inizio in sordina, quasi enigmatico. L’energia cresce e si sviluppa in maniera lenta, inesorabile, quasi viscerale: la scenografia si arricchisce e si espande insieme ai ritmi e i toni dei brani e delle gag con cui Mika coinvolge il pubblico creando un’onda emotiva impattante. “Stasera mi sento un po’ a casa mia – spiega l’artista di origine libanese – Sapete cosa facciamo quando siamo a casa mia? Cantiamo!” E via, su e già per il palco senza fermarsi mai, senza risparmiare sorrisi e sudore. Big Girl (You Are Beautiful), Good Wif, Grace Kelly, Boum Boum Boum, Talk About You, Good Guys, Origin Of Lov, Relax, Take It Easy. Mika spazia con disinvoltura tra le hits che l’hanno reso celebre in tutto il mondo e i brani del suo ultimo album di inediti in cui racconta davvero molto di sé.

Mika live @ Mediolanum Forum ph Francesco Prandoni

Mika live @ Mediolanum Forum ph Francesco Prandoni

Il climax del concerto è racchiuso in “Underwater”, un momento di emozione tanto autentica quanto inaspettata. Con il sorriso di un bambino ed uno sguardo ricolmo di commozione, Mika guarda estasiato il gioco di luci creato dagli smartphones degli spettatori: “Non ci sono mai state tante stelle a Milano, scherza, Facciamo gli scemi tutti insieme, senza orgoglio e senza vergona”, esortando il pubblico a lasciarsi andare dirigendo una spettacolare coreografia di luci e di voci. Costantemente al di sotto di un glitteratissimo mappamondo-mirrorball, Mika riesce a far ballare anche i più abbottonati “senza pensare alle conseguenze, perché a Milano mi sento a casa, e a casa non ci sono conseguenze”.

Mika live @ Mediolanum Forum ph Francesco Prandoni

Mika live @ Mediolanum Forum ph Francesco Prandoni

Di grande impatto anche il duetto con Chiara Galiazzo sulle note di “Stardust”, senza dimenticare la super triade composta da Happy Ending, We Are Golden, Love Today. Con l’animo leggero e lo sguardo disteso, Mika si avvia al finale dello show con grinta: “Prima di andare via, facciamo un po’ di rumore”, e così sia. I bis chiudono la festa pop con Last party ed inedite rime in italiano, frutto di una traduzione maccheronica di “Lollipop”, cantata ancora in duetto con Chiara Galiazzo e che, nonostante la leggerezza della  melodia,  nasconde un messaggio malinconico: “L’amore ti deluderà”, canta Mika, mostrando fino all’’ultimo istante ogni singola sfumatura della sua anima così colorata e altrettanto stimolante.

Raffaella Sbrescia

La scaletta del concerto

No Place in Heaven
Big Girl (You Are Beautiful)
Good Wife
Grace Kelly
Boum Boum Boum
Talk About You
Good Guys
Origin Of Love
Relax, Take It Easy
L’amour fait ce qu’il veut
Staring at the Sun (Tant que j’ai le soleil)
Promiseland
Underwater
Elle Me Dit
Happy Ending
Stardust (con Chiara Galiazzo)
We Are Golden
Love Today

Encore
Last Party
Lollipop  (con Chiara Galiazzo)

 

Intervista a Matthew Lee. L’eclettico performer porta il suo “D’altri tempi” sul palco dell’Estathè Market Sound

D'altri tempi_cover album

Lollipop 50s torna all’Estathé Market Sound in una domenica a tutto vintage per salutare quest’estate indimenticabile a suon di swing e rock and roll!
Sul palco del village ci sarà il travolgente Matthew Lee performer, pianista e cantante innamorato del rock’n'roll, che ha fatto propri gli insegnamenti dei grandi maestri del genere. Un vero talento, che, nonostante la giovane età, ha già sulle spalle circa 1000 concerti suonando in tutta Europa: Italia, Belgio, Inghilterra, Francia, Svizzera, Slovenia, Olanda, Germania, e si è inoltre esibito negli Stati Uniti ed in Africa. In quest’intervista Matthew Lee ci parla di “D’altri tempi” (Carosello Records). L’album, realizzato con l’intervento di autori e produttori sia italiani che internazionali come Luca Chiaravalli, Claudio Guidetti, Mousse T e Chris, racchiude 12 tracce (6 in italiano e 6 in inglese), tutte legate da un inconfondibile ritmo rock’n’roll rivisitato in chiave moderna.

Matthew, qual è il mood che attraversa  l’album?

Questo è il mio primo “vero” lavoro discografico.  Fin dal principio ho curato ogni canzone ed ogni dettaglio insieme ad alcuni dei più importanti produttori italiani ed internazionali. Il disco è stato registrato in tre paesi diversi (Italia, Inghilterra e Germania), ed è un lavoro in cui ho racchiuso tutti i lati della mia personalità: da quella rock’n’roll a quello più blues, fino al mio lato più romantico. Quello che mi ha dato maggiore soddisfazione è stato entrare in studi di registrazione veri e lavorare con eccezionali professionisti.

“E’ tempo d’altri tempi” è il tuo manifesto artistico?

Ho vissuto diversi anni suonando dal vivo il rock’n roll, il blues, lo swing, indie hop, boogie- woogie, tutti generi che son tornati in voga da poco tempo. Ho sempre guardato a questi ritmi con molto interesse per cui, quando mi hanno proposto di lavorare al disco, ho pensato di scrivere sulla base di quanto avevo fatto fino a quel momento. Tutto il disco è interamente pensato per il live, la cosa che mi interessa di più in assoluto.

Matthew Lee

Matthew Lee

Con più di 1000 concerti alle spalle, come affronti oggi il palco?

Con passione e spensieratezza. Nella mia vita ho girato davvero tanto. In tempi non sospetti caricavo video su Internet e sfruttavo  la visibilità del mio canale su Youtube. Mi hanno contattato spesso dall’Inghilterra, poi mi hanno chiamato in Olanda, in ,  fino ad arrivare in America (New York, Ohio) e persino in Africa (Tunisia e Capo Verde). Le cose sono andate sempre meglio anche se le mie idee vengono sviluppate dal mio ottimo management che lavora alacremente.

Come hai concepito l’arrangiamento de “L’isola che non c’è”, così distante da quello originale di Bennato?

Questo brano mi è sempre piaciuto molto; credo sia uno dei capolavori della musica italiana in generale. La prima cosa che ho fatto quando ho iniziato a lavorare a questo album è stato proprio riarrangiare questo brano con il mio stile ed è stato un processo davvero molto naturale.

Quale versione preferisci tra quella in italiano e quella in inglese?

Le due versioni hanno due storie. Quella italiana è quella che ho inventato, l’altra è giunta poco prima della chiusura del disco perché Bennato, dopo aver ascoltato la registrazione della versione in italiano, mi ha chiesto  di farne una in inglese con un testo fornito da lui stesso. L’ho realizzata subito, lui l’ha ascoltata, gli è piaciuta e l’abbiamo inserita. Visto che mi piacciono tutte e due, nei concerti ne faccio una ma la divido in due.

Cosa ci dici di “Così Celeste” di Zucchero?

In questo caso ci ho lavorato molto di più perché la canzone nasceva come un’autentica ballata. Ci ho dovuto ragionare molto ma per fortuna anche questa è piaciuta molto all’autore.

“Can I take a bit” è un pezzo molto energico.

In questo caso abbiamo fatto un lavorone. Siamo andati in Germania, ad Hannover, nello gigantesco studio di Mousse T, abbiamo ragionato pur senza avere un’idea ma alla fine è stata un’esperienza super.

Quanto c’è di te in “Place that I call home”?

Ho scritto questa canzone in Inghilterra durante una session prima delle registrazioni del disco. Di  solito vivo con la valigia già pronta ma, per quanto mi piaccia stare in giro, la vita vera è un’altra cosa. Quando sei in tour sei sempre di corsa, dormi in orari strani ed è sempre bello tornare nella mia Pesaro.

Come affronti questa vita così frenetica?

Non saprei, è talmente divertente che a volte non mi soffermo a pensare. Mi appaga fare  il musicista, si tratta di una passione che sono riuscito a trasformare miracolosamente in lavoro che non definirei neanche tale. Alla fine sono una persona abbastanza quadrata per cui cerco di bilanciare le cose.

Matthew Lee_foto d'altri tempi 3

Che aspettative hai per questo album?

Sono contentissimo. Mi piace portarlo in giro perché ci abbiamo messo il cuore e tutta la passione possibile. Non ho paura, c’è tanto di me qui dentro ed è una bella sensazione.

Come ti rapporti con chi ti segue da tempo?

Cerco di parlarci, di essere partecipe e di tenermi in contatto il più possibile. Mi piacerebbe organizzare un bel raduno- incontro con tutti loro.

Raffaella Sbrescia

Campovolo 2015: Ligabue, trecentomila mani e 41 canzoni per la “festa delle feste”

Ligabue live @ Campovolo (scatto pubblicato sulla pagina Facebook dell'artista)

Ligabue live @ Campovolo (scatto pubblicato sulla pagina Facebook dell’artista)

“Ricordo che prima di fare il cantante pensavo che 25 anni nella musica fossero un’infinità.  Ad esempio: i Beatles hanno fatto i Beatles per 10 anni. Vivendoli, però, mi sono veramente volati, credo che sia stato per l’intensità con cui li ho vissuti. Ovviamente non è stato tutto rose e fiori. Quando ho avuto i momenti più duri e, credetemi, ce ne sono stati più di quanti voi non pensiate, io ho sempre potuto sapere una cosa: che potevo contare su di voi e questa è stata una costante di questi 25 anni. È per questo motivo che se la Pennetta, dopo aver vinto i Master ha deciso di ritrarsi, io dopo il mio Campovolo non decido di ritirarmi perché, e ci tengo che lo sappiate, se io posso contare su di voi, fino a quel momento voi potrete contare su di me”. Con queste intense parole intrise di profonda emozione e gratitudine, Luciano Ligabue ha chiuso la grande festa di Campovolo, il suo concerto più lungo di sempre ( 3 ore e 30) con cui ha scelto di festeggiare i suoi primi 25 anni di carriera. I numeri sono tutti da record: 70 metri di palco, 780 metri quadri di un unico megaschermo concavo (il più grande mai realizzato in Italia), un impianto luci megagalattico, 2.000.000 di watt uscenti dalle casse posizionate in tutta l’area concerto, 3 band in altrettanti set ma soprattutto 150.000 fan accorsi da ogni parte d’Italia per un incasso finale di 7,5 milioni e mezzo di euro.

Ligabue live @ Campovolo (scatto pubblicato sulla pagina Facebook dell'artista)

Ligabue live @ Campovolo (scatto pubblicato sulla pagina Facebook dell’artista)

Alle 20.30 in punto una radio gracchia e si sintonizza su una stazione che trasmette le note di “Balliamo sul mondo”. Le lancette tornano magicamente al 1990: il “giorno dei giorni” di Ligabue, può finalmente avere inizio con l’esecuzione live per intero, e in rigoroso ordine di scaletta originale, del disco d’esordio intitolato “Ligabue”. Accompagnato dai ClanDestino, la band dell’epoca composta da Gigi Cavalli Cocchi, Luciano Ghezzi, Max Cottafavi e Giovanni Marani, Ligabue canta con vibrante emozione, occhi fieri e petto gonfio di felicità. L’attenzione ai dettagli e alla memoria storica è l’elemento che fa davvero la differenza. La perla di questa prima trance di concerto è “Piccola stella senza cielo”, proposta esattamente come nei live di allora con le citazioni di “Riders on the storm”, “Knockin’ on heaven’s door”, “See me feel me”, “Because the night” e “Gloria”, arricchita col sax di Emiliano Vernizzi, presente anche in “Sogni di rock and roll”. Magica anche “Non è tempo per noi”, per la prima volta arrangiata nella stessa versione del  disco, in cui la parte di banjo viene affidata ad Anchise Bolchi che interverrà anche col violino in “Angelo della nebbia”. Spazio anche per canzoni “poco fortunate” come “Radio Radianti”. Protagonista  del secondo set live, eseguito anch’esso per intero,  è “Buon compleanno Elvis”. Stavolta ad accompagnare Ligabue, oltre a Pellati ci sono Antonio “Rigo” Righetti, Mel Previte e Fede Poggipollini, altresì noti con il nome de La Banda, i musicisti dell’album dei record ( 1.500.000 copie vendute). Ospiti del set: Max Lugli all’armonica e Pippo Guarnera all’organo Hammond. Sullo sfondo, i contributi spaziano tra passato e presente, tra regia live e immagini d’epoca. Liga è attento a tutto e gioca spesso a cambiarsi d’abito specificando: “Vorrei chiarire che non sto per diventare un fotomodello, per chi non se ne fosse accorto sono semplicemente andato a ripescare alcuni capi originali dei miei videoclip dell’epoca”.  Emozionante anche il brindisi con il suo storico manager Claudio Maioli. Veramente indimenticabile la celebre “Certe notti” anche se non mancano di fascino grandi successi come “Quella che non sei”, “Viva!” e “Hai un momento, Dio?”. In scaletta anche “La forza della banda”, “Non dovete badare al cantante”, “Un figlio di nome Elvis”,  ”Il cielo è vuoto o il cielo è pieno” e una commovente versione di “Leggero”.

Ligabue live @ Campovolo (scatto pubblicato sulla pagina Facebook dell'artista)

Ligabue live @ Campovolo (scatto pubblicato sulla pagina Facebook dell’artista)

Per l’ultimo e attesissimo set, con relativa a scaletta a sorpresa,  Liga arriva sul palco con Il Gruppo: Michael Urbano, Davide Pezzin, Fede Poggipollini, Niccolò Bossini e Luciano Luisi. Luciano rovista tra la sua discografia e infiamma il pubblico infilando una hit dopo l’altra con Giro del mondo : “C’è sempre una canzone”, “Il meglio deve ancora venire”, la prima esecuzione dal vivo di “A modo tuo”, apprezzatissima da Elisa presente tra il pubblico insieme a tanti amici e colleghi del rocker di Correggio, “Non ho che te”, “Sono qui per l’amore”, “Urlando contro il cielo”, “Ho perso le parole”, “Si viene e si va”, “Il muro del suono”. Menzione speciale per “Buonanotte all’Italia”, intensa versione proposta con la proiezione delle foto di alcuni illustri personaggi che hanno segnato la storia del nostro Paese, alternati a persone care nella vita personale e musicale di Luciano. Le ultime perle in scaletta sono “A che ora è la fine del mondo”, “Tra palco e realtà”,  l’intensa “Il giorno di dolore che uno ha” (per buttare fuori tutto in 5 minuti) e la definitiva “Con la scusa del Rock and Roll”. A chiudere la festa, un incredibile spettacolo pirotecnico per illuminare a giorno la notte ricolma di stelle di Campovolo. Ancora una volta Luciano Ligabue ha alzato l’asticella per regalarci e regalarsi un pezzetto di storia da custodire nel cuore.

Raffaella Sbrescia

La festa di note di Goran Bregović chiude il Pomigliano Jazz in Campania

Goran Bregovic @ Pomigliano Jazz in Campania ph Luigi Maffettone

Goran Bregovic @ Pomigliano Jazz in Campania ph Luigi Maffettone

Si chiude all’insegna dell’interculturalità l’edizione 2015 del Pomigliano Jazz in Campania. Con il concerto di  Goran Bregović e la sua “Wedding and Funeral Orchestra”, composta da cinque fiati, due coriste e un percussionista cantante,  l’anfiteatro romano di Avella, in provincia di Avellino, si è trasformato in un festoso catino di emozioni. Il celebre musicista e compositore bosniaco durante la serata ha presentato il suo ultimo progetto discografico dal titolo “If you don’t go crazy, you are not normal” ovvero “chi non diventa pazzo non è normale”. Presenti in scaletta anche alcuni brani tratti dagli album “Alkohol” e “Champagne for Gypsies”, oltre che i memorabili successi della soundtrack di “Underground” come “Mesecina” e “Kalashnikov”. La performance è stata intensa e trascinante al punto da far ballare proprio tutti, anche i più restii delle prime file. Grazie alla sua speciale formula sperimentale Goran Bregović  fonde jazz, tanghi e ritmi folk slavi, suggestioni e polifonie di ieri e di oggi impossibili da etichettare e tutte da assaporare fino all’ultima nota.

Photogallery a cura di: Luigi Maffettone e Anna Vilardi

Goran Bregovic @ Pomigliano Jazz in Campania ph Luigi Maffettone

Goran Bregovic @ Pomigliano Jazz in Campania ph Luigi Maffettone

Goran Bregovic @ Pomigliano Jazz in Campania ph Luigi Maffettone

Goran Bregovic @ Pomigliano Jazz in Campania ph Luigi Maffettone

Goran Bregovic @ Pomigliano Jazz in Campania ph Luigi Maffettone

Goran Bregovic @ Pomigliano Jazz in Campania ph Luigi Maffettone

Goran Bregovic @ Pomigliano Jazz in Campania ph Luigi Maffettone

Goran Bregovic @ Pomigliano Jazz in Campania ph Luigi Maffettone

Goran Bregovic @ Pomigliano Jazz in Campania ph Luigi Maffettone

Goran Bregovic @ Pomigliano Jazz in Campania ph Luigi Maffettone

Goran Bregovic @ Pomigliano Jazz in Campania ph Luigi Maffettone

Goran Bregovic @ Pomigliano Jazz in Campania ph Luigi Maffettone

Goran Bregovic @ Pomigliano Jazz in Campania ph Luigi Maffettone

Goran Bregovic @ Pomigliano Jazz in Campania ph Luigi Maffettone

Goran Bregovic @ Pomigliano Jazz in Campania ph Luigi Maffettone

Goran Bregovic @ Pomigliano Jazz in Campania ph Luigi Maffettone

Goran Bregovic @ Pomigliano Jazz in Campania ph Luigi Maffettone

Goran Bregovic @ Pomigliano Jazz in Campania ph Luigi Maffettone

Goran Bregovic @ Pomigliano Jazz in Campania ph Luigi Maffettone

Goran Bregovic @ Pomigliano Jazz in Campania ph Luigi Maffettone

Goran Bregovic @ Pomigliano Jazz in Campania ph Luigi Maffettone

Goran Bregovic @ Pomigliano Jazz in Campania ph Luigi Maffettone

Goran Bregovic @ Pomigliano Jazz in Campania ph Luigi Maffettone

Goran Bregovic @ Pomigliano Jazz in Campania ph Luigi Maffettone

Goran Bregovic @ Pomigliano Jazz in Campania ph Anna Vilardi

Goran Bregovic @ Pomigliano Jazz in Campania ph Anna Vilardi

Goran Bregovic @ Pomigliano Jazz in Campania ph Anna Vilardi

Goran Bregovic @ Pomigliano Jazz in Campania ph Anna Vilardi

Goran Bregovic @ Pomigliano Jazz in Campania ph Anna Vilardi

Goran Bregovic @ Pomigliano Jazz in Campania ph Anna Vilardi

Goran Bregovic @ Pomigliano Jazz in Campania ph Anna Vilardi

Goran Bregovic @ Pomigliano Jazz in Campania ph Anna Vilardi

Goran Bregovic @ Pomigliano Jazz in Campania ph Anna Vilardi

Goran Bregovic @ Pomigliano Jazz in Campania ph Anna Vilardi

Goran Bregovic @ Pomigliano Jazz in Campania ph Anna Vilardi

Goran Bregovic @ Pomigliano Jazz in Campania ph Anna Vilardi

Goran Bregovic @ Pomigliano Jazz in Campania ph Anna Vilardi

Goran Bregovic @ Pomigliano Jazz in Campania ph Anna Vilardi

 

 

 

 

 

 

 

Roy Paci & Aretuska in concerto all’Arenile di Bagnoli. Le foto

Roy Paci & Aretuska live @ Arenile ph Luigi Maffettone

Roy Paci & Aretuska live @ Arenile ph Luigi Maffettone

La nuova stagione di eventi e concerti all’Arenile di Bagnoli, il noto complesso partenopeo completamente ristrutturato e modernizzato, inizia con l’atteso live di Roy Paci & Aretuska. Il trombettista e cantautore siciliano è ritornato a Napoli con la sua band confermando ancora una volta il forte legame musicale con questa terra: «Un certo panorama musicale partenopeo – 99 Posse, Almamegretta, Enzo Avitabile, Napoli Centrale, solo per citarne alcuni – fa parte della mia storia, del mio percorso. Napoli rimane per me la capitale mediterranea della musica, crocevia di contaminazioni, un patrimonio per tutta l’Italia». Queste le parole con cui Roy aveva annunciato il concerto che, in effetti, è stata una vera e propria festa all’insegna della condivisione e della leggerezza.

Photogallery a cura di: Luigi Maffettone

Roy Paci & Aretuska live @ Arenile ph Luigi Maffettone

Roy Paci & Aretuska live @ Arenile ph Luigi Maffettone

Roy Paci & Aretuska live @ Arenile ph Luigi Maffettone

Roy Paci & Aretuska live @ Arenile ph Luigi Maffettone

Roy Paci & Aretuska live @ Arenile ph Luigi Maffettone

Roy Paci & Aretuska live @ Arenile ph Luigi Maffettone

Roy Paci & Aretuska live @ Arenile ph Luigi Maffettone

Roy Paci & Aretuska live @ Arenile ph Luigi Maffettone

Roy Paci & Aretuska live @ Arenile ph Luigi Maffettone

Roy Paci & Aretuska live @ Arenile ph Luigi Maffettone

Roy Paci & Aretuska live @ Arenile ph Luigi Maffettone

Roy Paci & Aretuska live @ Arenile ph Luigi Maffettone

Roy Paci & Aretuska live @ Arenile ph Luigi Maffettone

Roy Paci & Aretuska live @ Arenile ph Luigi Maffettone

Roy Paci & Aretuska live @ Arenile ph Luigi Maffettone

Roy Paci & Aretuska live @ Arenile ph Luigi Maffettone

Roy Paci & Aretuska live @ Arenile ph Luigi Maffettone

Roy Paci & Aretuska live @ Arenile ph Luigi Maffettone

Roy Paci & Aretuska live @ Arenile ph Luigi Maffettone

Roy Paci & Aretuska live @ Arenile ph Luigi Maffettone

Roy Paci & Aretuska live @ Arenile ph Luigi Maffettone

Roy Paci & Aretuska live @ Arenile ph Luigi Maffettone

Roy Paci & Aretuska live @ Arenile ph Luigi Maffettone

Roy Paci & Aretuska live @ Arenile ph Luigi Maffettone

Roy Paci & Aretuska live @ Arenile ph Luigi Maffettone

Roy Paci & Aretuska live @ Arenile ph Luigi Maffettone

Roy Paci & Aretuska live @ Arenile ph Luigi Maffettone

Roy Paci & Aretuska live @ Arenile ph Luigi Maffettone

Roy Paci & Aretuska live @ Arenile ph Luigi Maffettone

Roy Paci & Aretuska live @ Arenile ph Luigi Maffettone

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La festa di J Ax al CarroPonte: un sold out per festeggiare “Il bello d’esser brutti”, l’album della riscossa

J Ax @ PhotoCirasa

J Ax @ PhotoCirasa

“Sono felicissimo. Questa è l’ultima data del tour che mi ha dato più soddisfazioni in assoluto. Vedo gente che era qui anche al CarroPonte di tre anni fa, prima della tv e di tutto il resto”. Con queste parole J-Ax ringrazia il numerosissimo pubblico accorso all’ex-Breda, sempre più punto di riferimento per la musica italiana. L’unica data milanese del tour estivo del cantautore rap ha consacrato l’inarrestabile successo de “Il Bello d’Essere Brutti Summer Tour”, affiancato dal clamoroso successo  riscontrato dall’ultimo album di inediti di J-Ax. Dopo il doppio platino, 7 mesi di permanenza in classifica FIMI e quasi 52 milioni di visualizzazioni su Youtube con il tormentone estivo “Maria Salvador”, Alessandro Aleotti si gode la sua riscossa e la dedica interamente al suo pubblico.  Ad aprire il concerto, caratterizzato da una scaletta composta da sole hits, sono Caneda e Weedo. Poco dopo l’Accademia delle Teste Dure fa il suo ingresso sul palco e J Ax parte subito con una triade di fuoco: Spirale Ovale, La tangenziale, Domani Smetto. L’umore è alle stelle e la cosa si evince anche dalla voce dell’artista. Bellissima, anche dal vivo, L’uomo col cappello oltre a Gente che spera e l’esilarante title track Il bello d’esser brutti. Ax, visibilmente emozionato, non perde occasione per ringraziare al pubblico e sottolineare la sua stessa sorpresa di fronte a tanto affetto: “Spero di trovare le parole giuste per raccontarvi le emozioni che mi ha regalato questa riscossa, per dirvi cosa siete stati capaci di farmi fare, per spiegarvi cosa significa per me essere ancora musicalmente rilevante”.

J- Ax LIVE @ CarroPonte (uno scatto tratto dalla pagina Facebook dell'artista)

J- Ax LIVE @ CarroPonte (uno scatto tratto dalla pagina Facebook dell’artista)

L’artista alterna i brani del nuovo disco con le pietre miliari del proprio repertorio come l’intenso brano Non è un film. Momento divertimento con Weedo  sul palco per  The Pub song, grande sorpresa per l’imprevista ospitata dei Club Dogo al gran completo per eseguire dal vivo Old Skull. Non mancano parole di sincero affetto anche per Fedez, presente sul palco per cantare Bimbiminkia: “Fedez è un fratello che ha rischiato tutto insieme a me creando Newtopia”, spiega J Ax. Grande entusiasmo anche per Nina Zilli, che dopo aver eseguito Uno Di Quei Giorni , è stata ringraziata da J Ax per aver creduto in lui. Lampi di fuoco e pole dance per il gran finale con la hit dell’Estate Maria salvador, cantata ovviamente insieme a Il Cile. Grazie a esperienza, immediatezza, tecnica e personalità J Ax ormai è una star.

 Raffaella Sbrescia

La scaletta

Spirale Ovale
La Tangenziale
Domani Smetto
Sono di moda
Più Stile
L’Uomo col Cappello
Gente che Spera
Caramelle
Il Bello d’Esser Brutti
Non E’ un Film
Medley Debby
Meglio Prima
Decadance
Immorale
Sopra la Media
The Pub Song (feat. Weedo)
Hai Rotto il Catso
Miss & Mr. Hyde
Medley Giusy
Old Skull (feat. Club Dogo)
Bimbiminkia (feat. Fedez)
Ribelle e Basta
Piccoli per Sempre
Uno di quei Giorni (feat. Nina Zilli)
Intro
Rap and Roll
Maria Salvador (feat. Il Cile e Giada Accorti Pole Dance)
Outro

 

 

Coinquilini: Dimartino e Colapesce incantano il pubblico del CarroPonte

Antonio Di Martino

Antonio Di Martino

“Per un po’ di tempo abbiamo rischiato di dover dividere un appartamento. Non è successo, ma abbiamo pensato che sarebbe stato comunque carino abitare il palco”. Con queste parole Colapesce e Di Martino, due dei più interessanti cantautori attualmente presenti all’interno dello scenario musicale italiano, hanno introdotto lo speciale concerto tenutosi lo scorso 9 settembre sul palco del CarroPonte di Sesto San Giovanni. “Conquilini” è, infatti,  il titolo di questo live in cui i due artisti siciliani hanno condiviso note, spazi ed emozioni. Entrambi protagonisti, con le rispettive band, di due set distinti, i due hanno infine dato vita ad un finale collettivo all’insegna della creatività e della fratellanza artistica. Ad inaugurare il concerto è il set di Antonio Di Martino che, pur attingendo dai capisaldi della canzone d’autore, è contraddistinto da una scrittura moderna e ricercatissima. “Sarebbe bello non asciarsi mai ma abbandonarsi ogni tanto è utile”, canta Antonio, proseguendo il suo live con brani evocativi ed immaginifici che mordono il cuore e attanagliano la mente. Con le canzoni tratte dall’ultimo album di inediti “Un paese ci vuole”, Di Martino parla di una condizione umana in estinzione, uno status mentis che pian piano sta scomparendo ma risulta ancora necessario per vivere in modo autentico. “Come Una Guerra La Primavera”, “Niente Da Dichiarare”, “L’Isola Che C’è”, “Le Montagne”, “Calendari”, “Maledetto Autunno”,  “Cercasi Anima” e “Non Siamo Gli Alberi” dimostrano le ottime qualità di Antonio Di Martino sia dal punto di vista musicale che autorale.

Colapesce ph Laura Lo Faro

Colapesce ph Laura Lo Faro

Non è da meno il bravissimo Lorenzo Urciullo, in arte Colapesce, il cui tour accompagna l’uscita invernale dell’album “Egomostro”. Grazie alle sonorità assortite e arricchite da una sezione ritmica più marcata e da un buon contributo elettronico, gli arrangiamenti creano un vibrante tappeto per parole che toccano l’anima da vicino. Con il suo morbido cantato, dai chiari rimandi battistiani, Colapesce incentra i suoi testi sul mondo interiore e questa introspezione appare come una vera e propria sublimazione del vissuto personale. Le code di riff che scandiscono la fine di alcuni brani scuotono di tanto in tanto un’atmosfera sognante. “Entra pure”, “Egomostro”, “Sottocoperta”, Un giorno di festa”, “Brezsny”, “Reale”, “L’altra guancia”, Satellite”, “Maledetti italiani”, “Restiamo in casa” e “Bogotà” sono le canzoni che Colapesce ha scelto per emozionare il pubblico del CarroPonte. Gran finale con il rientro di Antonio Di Martino sul palco per concludere al meglio un concerto come non se ne sentivano da un pò di tempo con “Ormai siamo troppo giovani”,  ”Da cielo a cielo”, “Le foglie appese”, “Stati di grazia”,  ”Copperfield”.

Raffaella Sbrescia

John De Leo in concerto al CarroPonte: “La mia musica è immaginazione ed evita approdi consolatori e telefonati”

John De Leo ph Elisa Caldana

John De Leo ph Elisa Caldana

Unicità, talento, sperimentazione sono le parole in cui è racchiusa l’essenza di John De Leo, una delle voci più particolari della scena musicale italiana. Il poliedrico musicista-cantante-compositore-autore è da ascriversi a pieno titolo in quella scia di grandi pionieri della strumentazione e della sperimentazione della voce. L’artista sarà questa sera sul palco del CarroPonte (Sesto San Giovanni) per presentare “Il Grande Abarasse”, il disco che segna il ritorno di De Leo sulle scene a sette anni di distanza dal suo ultimo progetto discografico,  un concept album ambientato in un ipotetico condominio all’interno del quale ogni brano corrisponde ad uno dei suoi appartamenti.

Intervista

Nel 2014 pubblicavi “Il Grande Abarasse”, un lavoro che ha richiesto molto impegno ed una lunga gestazione. Qual è il percorso che questo album ha compiuto fino ad oggi?

Se parliamo di viaggio, posso dire che “Il Grande Abarasse” ha percorso quanto meno l’Italia. Siamo inaspettatamente riusciti, io e i ragazzi della banda, piuttosto cospicua, a portarlo in giro in diversi concerti. Dico inaspettatamente perché questi ultimi tempi  di crisi consigliano di ridurre sempre di più le formazioni e i relativi costi. Come antidoto a questa crisi, ho pensato di premere l’acceleratore in senso opposto, soprattutto riflettendo su esigenze musicali che implicavano un numero importante di musicisti.

Come è stato possibile portare avanti questo tipo di discorso live così complesso e chi ti accompagna in questa avventura?

In effetti sono tutti musicisti molto bravi, in tutto siamo nove e siamo anche affiatati aldilà delle scene. Ho sempre pensato che dovesse essere necessario poter condividere qualcos’altro aldilà del lavoro; forse sono invecchiato però ho bisogno anche di una certa tranquillità dal punto di vista umano.

La scelta di una band numerosa in qualche modo vuole rendere merito ad un lavoro che ha richiesto uno  sforzo creativo importante?

Senz’altro. Questa formazione vorrebbe restituire il suono del cd, in cui ha collaborato un’orchestra vera e propria composta da una trentina di elementi. L’occasione è stata possibile grazie al contributo di Arci che ha supportato tutta l’operazione sia dal punto di vista economico  che promozionale. Per restituire quella massa sonora, tutti gli arrangiamenti e tutti i contrappunti che sono stati pensati,  ho scelto di portare più persone in tour, riducendo comunque il tutto all’osso con una piccola rappresentanza delle varie sezioni.

Per quanto riguarda il Ghost album, cosa hai pensato per valorizzarlo?

Sono lieto del riferimento a questo lavoro. Ai tempi della presentazione credetti che con questo album nascosto, che si può sentire dopo le tracce ufficiali, avrei potuto spaventare i giornalisti. Questo è il mio lato più sperimentale, limito la mia vocalità, che forse fino ad oggi è stata anche la mia fortuna, proprio per misurarmi con quella che forse è la mia passione parallela ed identica all’aspetto vocale che è, per l’appunto, la musica. Più che cantanti io ascolto soprattutto composizioni strumentali.

Quali?

Ascolto molti compositori di musica classica del ‘900. Di certo non mi metto minimamente a confronto però posso dire che rappresentano un grandissimo stimolo per me. Cito Musorgskij, un compositore che trovo ancora geniale perchè tende non spettacolarizzare una musica comunque densa di esplosione.

A proposito di questo, tempo fa hai dichiarato: “Non canto quello che la gente si aspetta, il rispetto per il pubblico non sta nell’accontentarlo”. Un punto di vista in netta controtendenza con l’attualità…

Questo non è solo il mio motto, è il mio credo. Credo di aver parafrasato il discorso del pittore Baziotes che in altri termini ha detto qualcosa di simile. Da ascoltatore, mi piace essere sorpreso da quello che ascolto ed essere traghettato dove non prevedevo sarei finito. La mia musica va verso questa direzione: evita approdi consolatori e telefonati.

Infatti uno degli obiettivi che si pone la tua musica è proprio quello di innescare domande…

Mi metto sempre nei panni dell’ascoltatore, essendo io stesso tale, nonché un grande appassionato di musica. Mi piace poter ricreare l’opera che sto ascoltando e fantasticare in modo arbitrario e personale rispetto alle volontà del compositore. Quando il compositore dà l’opportunità di fare questo esercizio in modo naturale per me la composizione è perfetta.

È vero che molte idee che dovevano confluire in questo album compiute o quasi?

Nonostante siano passati sette anni dall’ultima pubblicazione, di cui quattro sono stati necessari per il compimento di questo album, tante idee sono rimaste fuori mentre altre cose che ho pubblicato le vedo ancora come incompiute. Menomale che c’è qualcuno che dice basta ed evita che si esca  direttamente con un disco postumo (ride ndr). Altre idee incompiute, o che non sono confluite qui, serviranno certamente  per un prossimo album perché “Il mercato vuole che si sia sempre presenti con dei prodotti nuovi”.

John De Leo ph Elisa Caldana

John De Leo ph Elisa Caldana

Per quanto riguarda la dimensione live, come presenteresti un tuo concerto? Per esempio quello che terrai questa sera al CarroPonte di Sesto San Giovanni (Mi)?

Al CarroPonte si cercherà di portare a casa il concerto nel senso che non siamo in un teatro e lo dico anche felicemente.  Sarà bello misurarci con un pubblico diverso da quello che ci si aspetta in teatro. Di contro la scaletta sarà più misurata verso l’impatto anche se non tradirò me stesso e cercherò di immettere tra i brani più facilmente ascoltabili, anche delle inserzioni astruse.

La tua è anche arte estemporanea…

Sì, ci sono diversi momenti di improvvisazione, cerco di condensare alcuni aspetti di due linguaggi come quello del jazz e della psichedelia nel rock. Apro delle parentesi  improvvisate sempre nuove che cambiano in base alla location e al pubblico che, in questo senso, ha in mano le redini del concerto.

Tutto parte dell’amore per il dettaglio?

Senz’altro. Spesso l’idea narrativa nasce proprio da un dettaglio, altre volte la canzone stessa parla di un dettaglio. Quello che mi indigna è che la cultura è pregna dei linguaggi modificati dalla crisi del mercato.  Per quel che mi riguarda cerco di non mortificarmi, non posso e non ci riesco, in virtù  dell’amore delle cose che ascolto, aldilà delle mie. Non so posso suonare o raccontare qualcosa il cui fine sia semplicemente quello di accattivare qualcuno.

Raffaella Sbrescia

 

Carmen Consoli in concerto al CarroPonte, rock d’autore al femminile

Carmen Consoli live @ Carroponte ph Francesco Prandoni

Carmen Consoli live @ Carroponte ph Francesco Prandoni

Carmen Consoli sale sul palco del CarroPonte di Sesto San Giovanni con un power trio tutto al femminile, completato da Luciana Luccini al basso e Fiamma Cardani alla batteria. Grazia ed eleganza sono i plus che accompagnano la voce potente e voluttuosa di Carmen che, dopo 20 anni di carriera, continua a fare scuola con le sue canzoni che profumano di autenticità. La cantautrice apre il concerto con una portentosa interpretazione di “Casta diva”, eseguita a luci ancora spente. Subito dopo è la volta di “Geisha”, “Mio zio”, “Sentivo l’odore”,  “L’abitudine di tornare”, “Ottobre”, “La signora del quinto piano”, canzoni, queste ultime, che toccano temi importanti in punta di piedi ma che, attraverso la travolgente potenza delle taglienti chitarre di Carmen, acquisiscono una forza vorticosa a cui è difficile resistere. Forte, sicura, autorevole, la Consoli si muove con sicurezza stemperando la proverbiale timidezza a suon di travolgenti riff.  “Matilde odiava i gatti”, “Per Niente Stanca”, “Fino all’ultimo”, “Sintonia imperfetta, “AAA cercasi” testimoniano l’irriverenza della sua penna  schietta ed immediata.

Carmen Consoli live @ Carroponte ph Francesco Prandoni

Carmen Consoli live @ Carroponte ph Francesco Prandoni

Il concerto non conosce pause “Esercito silente”, “Fiori d’arancio”, “Contessa miseria”, “Venere”  scivolano via tutte d’un botto fino alla lunga parentesi noise irrorata di rivide, sporche e maschie distorsioni. Energia e malinconia viaggiano su binari destinati ad incontrarsi, Carmen fonde situazioni agli antipodi restituendo loro un significato specifico e personale in cui è comunque possibile rispecchiarsi. Per il gran finale l’artista sceglie “Oceani deserti” e grandi classici come “Parole di Burro”, “Confusa e felice”, “Quello che sento”, “L’ultimo bacio”. Nel buio di Milano l’aria è già fredda, l’estate è alle spalle ma il cuore è pieno di riconoscenza e caldo per l’emozione. Grazie Carmen.

Raffaella Sbrescia

 

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