Paolo Belli e la sua Big Band trasformano il Blue Note di Milano in una vera e propria taverna da ballo. Mai visto un pubblico così scatenato, pronto a cantare e stare al gioco dell’artista sul palco. Al piano superiore del noto “tempio del jazz” qualcuno si è anche messo a ballare, incurante degli sguardi increduli dei vicini di tavolo. Potere di Paolo Belli che, con un doppio sold out, spazza via i primi freddi dell’autunno milanese con il suo adrenalinico show che profuma di swing. Costruendo una scaletta borderline tra i classici della musica italiana e le sue hits, Paolo Belli, di bianco vestito, ha ripercorso i primi 25 anni di una carriera che l’ha portato in giro per il mondo insieme ai suoi bravi e fidati musicisti: Mauro Parma (batteria), Enzo Proietti (piano e hammond), Gaetano Puzzutiello (contrabasso e basso), Peppe Stefanelli (percussioni), Paolo Varoli (chitarre e banjo), Pierluigi Bastioli (trombone e basso tuba), Nicola Bertoncin (tromba), Daniele Bocchini (trombone), Gabriele Costantini (sax contralto e tenore), Davide Ghidoni (tromba), Marco Postacchini (flauto, sax Baritono e tenore). Una band molto affiatata, capace di spaziare tra generi anche molto distanti tra loro ma anche di lasciarsi coinvolgere in simpatiche gags.
Uno show leggero e frizzante, a tratti dissacrante. Belli lo sa, il Blue Note è sempre il Blue Note, lui stesso si sorprende, a più riprese, della calda risposta del pubblico e proprio non resiste dal ribadire la propria gratitudine per l’entusiasmo dimostrato. Ce la mette tutta Paolo spaziando tra “Ladri di Biciclette”, “Dr Jazz e Mr Funk”, “Sotto questo sole”, “Hey signorina Mambo!”, “Ci baciamo tutta la notte”, “Azzurro”, “Tu vuò fa l’americano”, “O’ Sarracino”, “Caravan Petrol”. Con il sopraggiungere dei bis accade l’impensabile: Belli omaggia Enzo Jannacci, “il suo più grande maestro”, cantando “Parlare con i limoni”. Le lacrime di emozione tra il pubblico sgorgano senza che ce ne si possa rendere conto in tempo. Un colpo dritto al cuore, un affondo nell’angolino più nascosto dell’anima. Il baricentro delle emozioni ritrova l’equilibrio con una multiforme versione di “Ho voglia di ballare con te”, la fortunata sigla del noto programma Rai “Ballando con le stelle”. Passando dalla salsa cubana al tango arrivando fino ad un esilarante sirtaki, Paolo Belli e la sua Big Band si mettono in gioco senza filtri e il pubblico, divertito, dimostra di apprezzare attardandosi ad aspettare l’artista, anche dopo lo show, per un amichevole saluto. Un sabato sera festaiolo anche per il Blue Note.
Dopo il sold out al Teatro Bellini di Napoli“Passione live” fa il bis in quel di Partenope con una nuova data prevista per martedì 29 dicembre al Palapartenope. Il nuovo appuntamento rappresenta la tangibile conferma del grande successo del nuovo tour nato da una costola del famoso film di John Turturro, con la direzione artistica di Federico Vacalebre. “Passione live” è, in sintesi, un grande concerto-spettacolo portato sul palco dall’energia vorticosa del sax di James Senese & Napoli Centrale, il groove di Raiz & Almamegretta, il timbro graffiante di Pietra Montecorvino, la sensualità orientale di M’Barka Ben Taleb, il raffinato operatic-pop di Gennaro Cosmo Parlato, la world music verace degli Spakkaneapolis 55 e la superband diretta da Gigi De Rienzo, che ha suonato, in differenti periodi, con Napoli Centrale, con Eugenio Bennato e Carlo D’Angiò in Musicanova, con Pino Daniele e tanti altri grandi della Musica.
Mauro Ermanno Giovanardi festeggia la vittoria della Targa Tenco per il miglior disco dell’anno con uno straordinario concerto sul palco del Blue Note di Milano. A quattro anni dall’ultimo album di inediti “Io Confesso” e a due da “Sinfonico Honolulu”, l’artista torna in scena per presentare “Il mio stile”, l’album che mutua il suo titolo dall’unica cover presente nel disco, “Il tuo stile” di Leo Ferrè. Nelle vesti di “crooner che canta canzoni d’autore del terzo millennio”, Mauro Ermanno Giovanardi lavora artigianalmente sulla parola e sull’ idea di scrivere canzoni d’autore seguendo un immaginario musicale ispirato allo stile cantautorale classico italiano. L’ex La Crus si esprime in maniera efficace e diretta e lo fa aprendosi al pubblico attraverso una vocalità viscerale ed una potente intensità. E’ il suo stile. Giovanardi mette in scena un pop elegante, senza l’uso dell’elettronica, distaccandosi dal modus operandi imperante senza tuttavia rinunciare all’apporto di straordinari musicisti come Paolo Milanesi alla tromba, Alessandro Gabini al basso, Marco Carusino alle chitarre e lo storico Leziero Rescigno alla batteria. Notevole anche la potente e cristallina voce di Barbara Cavaleri.
Il concerto inizia con un manifesto intimista quale è “Sono come mi vedi”, si continua con “Se c’è un Dio”, brano in cui Giovanardi si perde completamente dinnanzi alla bellezza di un Dio-donna. “Tre volte” è un testo che sprigiona amore da ogni parola. Giovanardi si muove tra presente e passato, canta i brani tratti dall’ultimo album ma scava a piene mani anche nel repertorio dei La Crus con “L’uomo che non hai”, ad esempio. «Non mi era mai successo di ricevere un brano scritto e pensato per me», racconta Mauro Ermanno, introducendo “Anche senza parlare”, il bellissimo brano che porta la firma di Gianmaria Testa, con lui sul palco per un duetto magico. L’emozione è palpabile e il concerto non conosce pause: “Su una lama”, “Quando suono”, Nera signora” e poi “Aspetta un attimo”, un travolgente paso doble con una bella scarica di batteria. Il richiamo amarcord si fa più vivo con “Se perdo anche te” di Gianni Morandi, si continua con “Più notte di così” di Luca Guidi, vincitore di un premio al Rock Contest 2013, “Come ogni volta,” dal repertorio dei La Crus, fino alla sublime “Nel centro di Milano”, la canzone più profonda dell’intero disco, cantata in duetto con la straordinaria Rachele Bastreghi (Baustelle). “Io confesso”, “Il tuo stile”, storica cover di Leo Ferrè in cui Giovanardi si esalta, “Storia d’amore” di Adriano Celentano scaldano a fuoco lento il pubblico, estasiato. Per i bis, Mauro Ermanno sceglie “A cuore nudo”, “Un garofano nero” e, per chiudere all’insegna dell’autentica poesia, “Un giorno dopo l’altro” di Luigi Tenco, cantata ancora con Gianmaria Testa, per ribadire che la speranza è la nostra più bella abitudine.
Alvaro Soler live @ Magazzini Generali -Milano ph Chiara Cosalanti
Il tormentone estivo “El Mismo Sol” l’ha lanciato in cima a tutte le classifiche. Ora Alvaro Solver, il cosmopolita cantautore spagnolo che avevamo incontrato la scorsa primavera a Milano, è tornato nel capoluogo lombardo, per il primo concerto italiano del suo tour europeo, sul palco dei Magazzini Generali. In scaletta tutti i brani contenuti in “Eterno Agosto”, l’album d’esordio registrato tra Berlino e Barcellona (Universal Music), in cui il giovane artista ha riversato le proprie esperienze personali presentandole al pubblico con la sua band e sonorità leggere. Lo stesso Alvaro, divertito ed emozionato al contempo, ha presentato ad una ad una le sue canzoni: “Nella canzone “Lucia” dico a mia sorella (Paola, ndr) che deve stare attenta ai ragazzi; sta diventando una donna e io che sono il fratello grande devo proteggerla! Nella canzone “Tengo Un Sientimento” si parla del divertirsi con gli amici, c’è un verso molto divertente che ripete i numeri 4, 7 e 20: 4 amici mi portano al bar, 7 volte uno shot di gin e 20 ragioni per festeggiare. Altre canzoni parlano di relazioni d’amore che ho avuto e di rotture sentimentali”.
Alvaro Soler live @ Magazzini Generali -Milano ph Chiara Cosalanti
Alvaro ci tiene a colloquiare con il pubblico, ma, a dirla tutta, non sempre ci riesce, perché sovrastato dalle urla del pubblico ( in gran parte di sesso femminile). Degno di particolare menzione “El Camino”, un testo che racchiude la filosofia di vita di Alvaro Soler: tutto ciò che accade, accade per una ragione. “Spero che quando ascolteranno il disco, le persone potranno staccare la spina da tutto e rilassarsi”, ci disse Alvaro durante l’intervista di qualche mese fa, e a giudicare dai volti distesi e dai sorrisi visti a fine concerto, possiamo dire che il suo obiettivo è stato raggiunto. Non rimane che attendere se il tempo potrà darci occasione di scoprire se il successo di Alvaro Solver è destinato a consolidarsi o a disperdersi.
Il grande pubblico si accorge, finalmente, del grandissimo valore artistico di Maliya Ayane. L’occasione è data dal nuovissimo Naïf Tour, l’avventura live con cui l’artista salirà sui palchi dei teatri italiani con le canzoni del suo ultimo bellissimo album di inediti e i più grandi successi della sua discografia. La seconda delle due date al Teatro Nazionale di Milano è ancora più emozionante della prima: «Stasera vi siete beccati tutta l’emozione e l’ansia che mi ero tenuta dentro ieri, grazie per averla trasformata in qualcosa di unico e meraviglioso», spiega Malika, ringraziando il pubblico a fine concerto, tra scrosci di applausi festanti e una meritata standing ovation. Definiamo meritato cotanto entusiasmo perché Malika Ayane si è messa in gioco senza risparmiarsi, il concept di questo nuovo live è davvero molto elaborato: l’artista balla, affronta svariati cambi d’abito, gioca, interagisce con la band e con il pubblico ma soprattutto canta reinterpretando le sue stesse canzoni in un modo completamente nuovo, diverso e, se possibile, ancora più intenso, grazie ad una formazione strumentale sorprendentemente ricca e competente. Nell’oscurità del teatro Malika Ayane fa il suo ingresso tra il pubblico cantando “Blu”, accompagnata da un corpo di ballo composto da quattro ballerini e ricoperta da uno spettacolare mantello che le conferisce un’aria sognante e fiabesca; un vero e proprio oggetto di scena con cui i ballerini giocano con Malika, pronta a lasciarsi andare in una sorta di metamorfosi ovidiana che, alla fine, la lascerà libera di incantare tutti con la sua potentissima voce.
Malika Ayane live – Teatro Nazionale – Milano ph Gaetano De Maio
“Tre cose”, “Tempesta”, “Medusa”, “Lentissimo”, “Ansia da felicità”, “Dimenti.ca domani”, “Ricomincio da qui”, “Cose che ho capito di me”, la dolce “Mars” e “Thoughts and Clouds”, scandiscono con dolce raffinatezza la prima parte della scaletta. Per la scelta dei brani successivi Malika s’inventa un modo simpatico e creativo per coinvolgere il pubblico introducendo sul palco un tabellone contenente i suoi più famosi singoli, il cui funzionamento è scandito dal colpo di un martello gigante. Il marchingegno, dal gusto Naïf e dal fascino vintage, diverte il pubblico e dà a Malika la possibilità di abbassare le barriere ed interagire con la platea in maniera efficace ed immediata. Si inizia con “Foglie”, il bellissimo brano scritto da Giuliano Sangiorgi, si continua con “Satisfied”, con Demetrio Albertini ospite e beniamino dell’artista, il gioco continua con “E se poi”, canzone ulteriormente impreziosita da un ottimo arrangiamento, poi è la volta della celebre “Feeling better” in salsa latina. Sorprendente la versione di “Controvento”, interamente accompagnata dal suono dello xilofono. Il gioco si conclude con una divertente interpretazione coreografica di “Cos’hai messo nel caffè”, “La prima cosa bella” e “Sospesa”, brano a cui Malika è davvero molto affezionata.
Malika Ayane live – Teatro Nazionale – Milano ph Gaetano De Maio
Per l’ultima parte del concerto l’artista si concede ancora un cambio d’abito, paillettes nere e sinuose trasparenze per coreografie in stile musical. “Non detto”, “Chiedimi se” ed una straordinaria “Senza fare sul serio” sono gli ultimi brani in scaletta prima dei bis: “Adesso e qui (Nostalgico presente) e la sublime “Niente”, brano che Malika sceglie di regalare al pubblico anche senza averlo provato. L’interpretazione, intima e sofferta,nella suggestiv penombra del teatro, ci restituisce, infine, l’immagine di un’anima delicata votata alla magia di un sogno chiamato musica.
Raffaella Sbrescia
Di seguito il calendario aggiornato del “Naif tour 2015”: 16 ottobre Bergamo (Teatro Creberg), 17 ottobre Mantova (Palabam), 19 ottobre Bologna (Teatro Europauditorium), 20 ottobre Genova (Teatro Politeama), 21 ottobre Brescia (Palabanco), 26 ottobre Torino (Teatro Colosseo),28 ottobre Firenze (Teatro Verdi), 29 ottobre Assisi - PG (Teatro Lyrick), 3 novembre Roma (Auditorium Conciliazione), 4 novembre Cosenza (Teatro Rendano), 7 novembre Vicenza (Teatro Comunale), 8 novembre Parma (Teatro Regio), 10 novembre Napoli (Teatro Augusteo), 11 novembre Pescara (Teatro Massimo), 12 novembre Senigallia – AN (Teatro La Fenice), 15 novembre Trento (Auditorium Santa Chiara), 16 novembre Udine (Teatro Nuovo), 23 novembre Lecce (Teatro Politeama Greco),24 novembre Bari (Teatro Team), 26 novembre Reggio Calabria (Teatro Cilea), 27 novembre Catania (Teatro Metropolitan), 28 novembre Palermo (Teatro Golden), 30 novembre Milano (Barclays Teatro Nazionale), 3 dicembre Lugano (Palazzo dei Congressi), 8 dicembre Cagliari (Teatro Lirico), 9 dicembre Sassari (Teatro Comunale), 11 dicembre Sanremo - IM(Teatro Ariston).
Lorenzo Fragola live (un momento del concerto di Napoli) Ph Luigi Maffettone
Ci siamo. Lorenzo Fragola arriva al famigerato faccia a faccia col pubblico con la prima avventura live. Forte del travolgente successo del singolo multiplatino #Fuoric’èilsole, il giovane cantautore catanese è salito sul palco dell’Alcatraz di Milano per la data meneghina di 1995 – Il tour. La girandola di avvenimenti importanti che l’hanno portato dal gradino più alto di X Factor, alla platea del Festival di Sanremo fino ai piccoli club d’Italia ha rimpinguato il palmares di fans e detrattori ma Fragola sta dimostrando di avere una personalità più spiccata del previsto. Dalle sue scelte artistiche si evince immediatezza e voglia di osare sia misurandosi con gli “intoccabili” della musica leggera italiana sia con le hits internazionali. Il suo repertorio, certo, non offre molta materia prima, Lorenzo per primo cerca di riempire i vuoti interagendo spesso con un pubblico quasi esclusivamente femminile creando un’armoniosa alchimia. Il concerto inizia sotto i migliori auspici con una versione a capella di ‘Che cosa sono le nuvole’ di Modugno-Pasolini, presentato durante la scorsa edizione di X-Factor.
Lorenzo Fragola live (un momento del concerto di Napoli) Ph Luigi Maffettone
La scaletta prosegue all’insegna del mix and match: Lorenzo sceglie il meglio del proprio repertorio e dei suoi cavalli di battaglia regalando ad ogni brano una veste sonora piuttosto buona, soprattutto se sul palco con lui ci sono professionisti come Osvaldo Di Dio e Phil Mer. Pubblico in delirio per il tormentone estivo # Fuori c’è il sole ma anche per il successo sanremese “Siamo Uguali” e la hit “The Rest”. Da “Homeland” a “Close the eyes” e “Distante” fino alle cover di “Freedom”, il clamoroso successo di Pharrel Williams, “Take me to church” di Hozier e l’inaspettata “E penso a te” di Lucio Battisti, la prova live di Fragola non è ammaliante eppure alcuni margini di miglioramento ci sono e si riferiscono alla buona resa vocale e alla bella scelta degli arrrangiamenti. I testi, certo, non raccontano niente di particolarmente importante ma di questo ne è consapevole lo stesso Fragola. Diamogli il tempo di crescere, maturare, imparare e lasciarsi andare. Il pop nostrano, si sa, si muove con tempi e modalità avulse dalle dinamiche internazionali. Per queste ragioni, a Lorenzo Fragola riconosciamo i meriti da teen star e restiamo in attesa di scoprire quali saranno i prossimi passi di un ragazzo che dimostra di avere tanta voglia di mettersi in gioco.
Raffaella Sbrescia
Photogallery a cura di Luigi Maffettone ( gli scatti risalgono al concerto di Lorenzo Fragola tenutosi alla Casa della Musica di Napoli lo scorso 3/10/2015)
Lorenzo Fragola live (un momento del concerto di Napoli) Ph Luigi Maffettone
Lorenzo Fragola live (un momento del concerto di Napoli) Ph Luigi Maffettone
Lorenzo Fragola live (un momento del concerto di Napoli) Ph Luigi Maffettone
Lorenzo Fragola live (un momento del concerto di Napoli) Ph Luigi Maffettone
Lorenzo Fragola live (un momento del concerto di Napoli) Ph Luigi Maffettone
Lorenzo Fragola live (un momento del concerto di Napoli) Ph Luigi Maffettone
Io sto con Erri – The Monk – Roma ph Roberta Gioberti
La solidarietà è un valore imprescindibile perché un torto fatto ad un altro è un torto fatto a noi. Un diritto negato ad un altro è un diritto negato a noi. E così l’8 ottobre al Monk di Roma si è stretto intorno ad Erri de Luca, spontaneamente e in tempi brevissimi, un gran numero di artisti pronto a dare voce e musica alle parole: parole libere. Libere di esprimere, di rappresentare, di far riflettere. Ed anche di indurre ad azioni, come è giusto che la parola faccia.
La vicenda giudiziaria di Erri è nota a tutti. L’aver pronunciato il verbo “sabotare” a sostegno delle rimostranze dei NO TAV potrebbe costargli otto mesi di reclusione. Solerti ed adempienti i giudici di Torino che hanno esposto la loro sentenza agli occhi di una nazione che in passato ha assistito al rogo della bandiera, tanto per dirne una, senza che venisse preso alcun provvedimento.
Ora, l’adempimento delle proprie funzioni è sacrosanto, per carità, ma, laddove non sia contestualizzato, rischia di sconfinare nel ridicolo.
Come ridicolo è il tentativo di mettere il bavaglio alle parole. Le parole devono poter volare, vibrare, incitare, emozionare, commuovere…..come la musica. E lo fanno, non sono entità fisiche che si possono rinchiudere, ma appendici mentali tanto evanescenti quanto efficaci, però, se arrivano a incutere tanto timore.
E tanta, tantissima musica ha accompagnato e sostenuto lo scrittore napoletano giovedì sera al Monk.
Io sto con Erri – The Monk – Roma ph Roberta Gioberti
La serata fortemente voluta da Francesco Fiore della Med Free Orkestra, in collaborazione con Massimo Bonelli ed il suo staff, ha visto alternarsi sul palco tantissimi musicisti in una serratissima kermesse musicale, all’insegna sì del divertimento ma anche della riflessione: perché le parole, anche quando esprimono dissenso, non possono essere processate. Le parole nascono libere e libere vogliamo che restino.
Roberta Gioberti
Setlist
Apertura: web radio Valerio Mirabella
Erri de Luca
Tetes De Bois
Lavinia Mancusi e Gabriele Gagliarini
Zy Project
Mammoth
Med feat. Di Battista e Nicolai
De Vito e Marcotulli
Leo Folgori
Edoardo De Angelis
Jado Guenzi
Orchestra di Piazza Vittorio
Pino Marino
Diodato (feat. Roy Paci)
Francesco Forni e Ilaria Graziano (feat. Roy Paci)
Fabrizio Bosso
Kutso
Leo Pari
Sara Jane Ceccarelli
Med feat. Piotta
Med Free Orchestra
Photogallery a cura di: Roberta Gioberti
Io sto con Erri – The Monk – Roma ph Roberta Gioberti
Io sto con Erri – The Monk – Roma ph Roberta Gioberti
Io sto con Erri – The Monk – Roma ph Roberta Gioberti
Io sto con Erri – The Monk – Roma ph Roberta Gioberti
Io sto con Erri – The Monk – Roma ph Roberta Gioberti
Io sto con Erri – The Monk – Roma ph Roberta Gioberti
Io sto con Erri – The Monk – Roma ph Roberta Gioberti
Io sto con Erri – The Monk – Roma ph Roberta Gioberti
Io sto con Erri – The Monk – Roma ph Roberta Gioberti
Io sto con Erri – The Monk – Roma ph Roberta Gioberti
Io sto con Erri – The Monk – Roma ph Roberta Gioberti
Una serata speciale quella al Teatro Nazionale di Milano con l’atteso concerto di Toquinho, brasiliano di San Paolo, italiano di origine e di cognome (Pecci), popolare ed amatissimo dal pubblico italiano già a partire dagli Anni ‘70, quando girava l’Europa e il mondo in concerto con il poeta e maestro Vinicius de Moraes. Il primo dei due concerti organizzati nell’ambito di Expo a Teatro (il secondo questa sera con Alex Britti) ha rappresentato l’occasione perfetta per ripercorrere i tratti salienti della lunga e prestigiosa carriera del chitarrista e compositore ma anche per conoscere gli aneddoti più curiosi, sconosciuti ai più. Voce, chitarra e nessuna scenografia per una scaletta incentrata sul meglio dello storico canzoniere popolare brasiliano, con un occhio di riguardo in più per la bossa nova. Un repertorio, quello di Toquinho, in grado di spaziare in maniera sempre fresca e coinvolgente tra tematiche anche controverse. Quella di Toquinho è la storia di una vita vissuta all’insegna della musica, già a partire dagli esordi, anni difficili e significativi in cui la musica ha svolto un ruolo fondamentale per veicolare concetti, idee e ovviamente sentimenti. Un’epoca cruciale anche per Toquinho che, insieme a colleghi illustri come Geraldo Cunha, Chico Buarque e numerosi altri, ha fatto conoscere il suono delle note brasiliane a tutto il mondo.
Ornella Vanoni
Sul palco del teatro meneghino, l’artista ha scelto di mettersi a nudo e raccontarsi senza remore, emozionando i fan di vecchio corso ma soprattutto incuriosendo i più giovani spettatori presenti in platea. La passione, il pathos, l’enfasi, la genuinità autentica del suo modo di suonare e di interagire con il pubblico hanno dimostrato che si può ancora essere se stessi nonostante tanti anni di carriera ed un successo mondiale da gestire. La compagna perfetta per questa spassosa lezione di storia della musica è stata l’immensa Ornella Vanoni, icona della musica italiana, protagonista di una performance esilarante e poetica al contempo. Ospite di Toquinho per rievocare quello straordinario album del ’76 intitolato “La voglia la pazzia l’incoscienza l’allegria”, registrato proprio con Vinicius, Toquinho e la collaborazione di Sergio Bardotti, grande autore e paroliere innamorato del Brasile, Ornella si è divertita a ricordare le sessioni di registrazione del disco, le tavolate con Toquinho e le emozioni di Vinicious senza risparmiarsi un attimo. Esilaranti le battute sopra le righe, i balletti a piedi nudi e le deliziose improvvisazioni, compreso il divertente brano inventato al momento, incentrato sul motto “Todo bem” e sull’incrollabile positività tipica dell’animo brasiliano. “Tristezza per favore vai via”, cantano Toquinho e Ornella, ed è inevitabile uscire dal teatro con il sorriso sulle labbra e il cuore più leggero.
Un’esperienza totalizzante, che raccoglie i pensieri, i sensi, i muscoli. Tutto questo è un live di Sascha Ring, aka Apparat, il dj e compositore tedesco noto per le sue creazioni sonore fuori dagli schemi. La consacrazione definitiva, sancita dagli eccellenti riscontri ottenuti dalle musiche originali per “Il giovane favoloso”, il film del regista napoletano Mario Martone sulla vita di Giacomo Leopardi, candidato a ben 14 David di Donatello, lo ha riportato in Italia con “Soundtracks live”. Un concerto che ha toccato diverse città italiane e che lo scorso 3 ottobre è arrivato anche al Fabrique di Milano. Bar chiusi e telefonini rigorosamente spenti per una performance autorevole, seria, che non ammette distrazioni. Ogni minimo dettaglio è necessario e sufficiente affinchè lo spettatore non perda nemmeno una nota dii flussi sonori costruiti con cura artigianale e dal fascino ancestrale. Affiancato dalle creazioni visive dei Transforma Visuals, il gruppo di artisti che ormai da tempo firma le creazioni visive pensate per entrare nel fulcro embrionale degli ambienti sonori di Apparat, l’artista tedesco fonde abilità e ingegno, progresso e tecnologia ma anche visione creativa e suggestione estemporanea.
Apparat live ph Luigi Maffettone
Il merito più importante di Apparat e degli eccezionali musicisti che lo accompagnano sul palco è quello di riuscire a far confluire tutti questi elementi all’interno di creazioni sonore, vere e proprie opere d’arte, in grado di offrire un’ininterrotta serie di emozioni ed interpretazioni. Echi, richiami, prismi di colori, arcobaleni di suoni sono costruiti, cercati e condivisi con l’intento, assolutamente riuscito, di creare un incantesimo sonoro di una bellezza tanto intensa quanto indescrivibile.
Apparat live ph Luigi Maffettone
Apparat coniuga tradizione e sperimentazione attraverso imprevedibili innesti di suoni e di note. Un viaggio continuo che, pur non conoscendo pause, riesce a spostare di volta in volta il baricentro interpretativo di ogni singolo spettatore che, in questo modo, diventa parte integrante di un universo quantistico carico di energia. Una tensione viva, palpabile, fruibile in grado di creare un contesto magico in cui la musica di Apparat rappresenta un irresistibile richiamo al sublime fascino di una bellezza eterea e perturbante al contempo.
Dal 1 al 3 ottobre musica e cinema saranno i protagonisti del Karel Music Expo 2015 di Cagliari. La nona edizione del festival ospiterà un ampio ventaglio di generi musicali e stili cinematografici per una tre giorni dedicata anche alla valorizzazione del territorio. Tra i protagonisti della kermesse ci sarà Giuliano Dottori, un cantautore capace di scrivere testi tanto autentici ed espressivi quando semplici nella loro inusualità e che, oltre la valorizzazione della propria arte, ha imparato a sviluppare e produrre anche quella altrui. In attesa di ascoltarlo dal vivo, ecco cosa ci ha raccontato.
Dopo la pubblicazione dei due volumi de “L’arte della guerra”, chi è oggi Giuliano Dottori?
Un musicista un po’ più consapevole di ciò che sta facendo.
In cosa si differenziano e in cosa, invece, si compensano i due volumi?
Sono due facce della stessa medaglia. Anche con la grafica abbiamo giocato molto su questo aspetto. Una bambina che diventa donna, bianco e nero, nero e bianco, un pettirosso (morto) che prima è nelle mani di una bambina e poi vola nel vestito della donna. È un ciclo, è un disco unico che finisce con le parole “non c’è più” e comincia con le parole “quando tornerai a casa”. È un viaggio che ha una partenza e un ritorno, ma non nello stesso luogo. È come un cerchio che non si chiude perfettamente, perché dopo un viaggio si è sempre un po’ diversi da quando si è partiti.
Come lavori alla costruzione di testi tanto semplici quanto suggestivi?
Di solito parto da una suggestione, una frase, una parola, un’immagine. Questa prima suggestione è fondamentale: se nasce insieme a una melodia o un’atmosfera musicale precisa, ci lavoro, sennò la lascio sui miei taccuini in attesa che arrivi qualcos’altro a smuovermi. Ho imparato a non avere fretta, ad aspettare.
In che modo la città di Milano continua ad essere fonte di ispirazione per te?
Milano è una città. Una città vera, in evoluzione, viva. Mi fa incazzare e mi fa gioire. Ora siamo in un momento di grande orgoglio, c’è un sacco di gente in giro, tanti turisti (non siamo così abituati ad averne), tante infrastrutture finalmente completate che hanno risolto alcuni antichi problemi di viabilità. Ciò che vedo soprattutto è finalmente una visione lungimirante, un voler pensare al futuro e non solo a far quadrare i conti e a rattoppare le buche delle strade. Mancherà moltissimo Pisapia. Ma i milanesi hanno la memoria corta, come tutti gli italiani.
Stai definendo le date del tour invernale. Che tipo di concerto è il tuo? Sarai ancora in formazione con un quartetto elettrico?
Sì, continuerò a suonare in quartetto, anche se a distanza di quattro anni dal Casa tour comincio ad avere di nuovo voglia di fare qualche concerto in solo.
Perché “Siamo tutti degli eroi”?
Perché – come è giusto riconoscere le enormi conquiste sociali ed economiche fatte dai nostri genitori – credo sia doveroso cominciare ad essere meno dimessi e più orgogliosi di ciò che la mia generazione sta facendo. Perché ci siamo relazionati con un cambio epocale (globalizzazione, internet, precariato, un ventennio politico all’insegna del malaffare e della menzogna), eppure siamo qui, ci siamo reinventati, paghiamo le pensioni ai nostri vecchi e cerchiamo continuamente di essere creativi e vivi.
Come è stato lavorare al videoclip di “Fiorire” con DIMARTINO?
Credo che Antonio mi odierà a lungo per questo… sveglia alle 6, quattro ore truccati da cadaveri sotto una pioggia battente ad aspettare di essere convocati per le riprese. Io sono stato un’ora con la faccia nella sabbia bagnata e fredda. Per rendere più credibile la scena mi hanno trascinato per le braccia in mezzo a una sorta di pozza paludosa piena di insetti. Ecco. Questo è quanto.
Conosci la realtà del Karel Music Expo? Come vivi il fatto che suonerai lì?
Ci suonai qualche anno fa con gli Amor Fou e sono felicissimo di tornarci. Un bellissimo festival, con un cast molto coerente e (a che mi ricordo) delle location davvero belle. Da direttore artistico di festival (Musica Distesa) sono sempre felice di conoscere altre situazioni.
Quali sono le attività del Jacuzi studio?
Nasce come mio studio personale e negli anni ho scoperto l’arte della produzione e devo dire che fare il produttore – per lo meno in questo momento – è la cosa che mi diverte e soddisfa di più. Sono passati da me i Riva, Alia, David Ragghianti, Aria su Marte, ora sto lavorando coi Les Enfants. Mi piace lavorare sulle canzoni degli altri, sia perché credo sia un grande arricchimento per me, sia perché credo di aver raggiunto un buon equilibrio nel lavoro artistico.
Quali sono i tratti che caratterizzano il tuo approccio alla musica?
Cerco di essere autentico nei testi e musicalmente non scontato.
Sei un fervido sostenitore del crowdfunding. Cosa ha significato per te questo tipo di raccolta fondi e come ne spiegheresti l’utilità a chi ancora non lo conosce?
È il modo migliore per bypassare la discografia e poter stringere una sorta di patto di fedeltà con l’ascoltatore. La smaterializzazione della musica ha causato i disastri che già conosciamo. La domanda che tutti si fanno è: perché dovrei pagare 1 dollaro una canzone che posso avere gratis? Non c’è una sola buona ragione per pagare quel dollaro ormai. La cosa mi disturba, certo, ma ora è così e fine. Come dicono i saggi “no solution no problem”. La cosa che mi disturba è che la gente spende 60 euro per andare allo stadio o 1 euro per un pacchetto di cicche. O al supermercato prende il vino da 3 euro facendo del male innanzi tutto a se stesso. Discorso complesso. A cosa serve il crowdfunding? A dire: “ragazzi, se amate la mia musica dobbiamo tornare a come si faceva vent’anni fa, perché i dischi costano molti soldi”. Questo è il patto di fedeltà. Aiutate gli artisti che amate o sennò avremo solo platinum collection di Vasco e dischi dei talent. Oddio, è già quasi così in effetti.
Colgo l’occasione per chiederti di parlarci anche di MusicRaiser…
Ho usato Musicraiser più volte, mi sembra una piattaforma davvero ottima e non a caso è un servizio creato da un musicista che sa bene come funzionano le cose nel mondo della musica.
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