Rita Marcotulli: Ne ” I Caraviaggianti” il jazz si addolcisce, si veste di seta, scalda e coinvolge.

E’ la first lady del jazz nostrano, la figlia piena di talento ben curato che siamo fieri di avere e che ci riempie di orgoglio e commozione. E’ un monumento della musica internazionale. Eppure nulla si coniuga meglio con Rita Marcotulli del termine “semplicità”.
Oddio, non lo è la sua musica, “semplice”, come ci dimostra l’ambizioso progetto ispirato alle opere di Caravaggio che ha presentato il 20 novembre all’ Auditorium Ennio Morricone di Roma, al cospetto di una platea numerosa ed attenta, e che prende appunto il nome di “ I Caraviaggianti”: un nome dalla sonorità itinerante, come itineranti sono i musicanti. Ma la parola musicante, spesso impropriamente accostata ad un’accezione riduttiva, contiene anche in sé l’essenza dell’aspetto squisitamente figurativo della musica e di chi la esegue. E così, se il Beato Angelico ha i suoi angeli, Caravaggio vanta un ensemble musicale di livello elevatissimo: oltre alla madre del progetto, Mieko Miyazaky (koto e voce), Israel Varela (batteria e voce), Tore Brunborg al sax, Michel Benita al contrabbasso, Marco Decimo al violoncello e l’impareggiabile Michele Rabbia alle percussioni. E, a incorniciare il tutto, la voce di Stefano Benni che con parole sospese tra la narrazione e la poesia, racconta di luci ed ombre, di amori e odi, di turbamenti onirici e contenuti deliri: pennellate verbali che accarezzano le immagini e le note di questo straordinario concerto.
Più che un concerto, una vera e propria esperienza, che nulla deroga alla semplificazione o alla superficialità, e nonostante ciò risulta accessibilissima e coinvolgente.

ph Roberta Gioberti

ph Roberta Gioberti

Le immagini si intrecciano con le note, si scompongono e si ricompongono, prendono vita, ci parlano ben oltre la già più che esaustiva comunicativa del genio che ha rivoluzionato il mondo della pittura e non solo.
Un’esperienza multisensoriale, quindi, che fonde musica, arte e parole, per condurci in un’immersione totale attraverso le note del pianoforte, intrecciate con sonorità jazz, classiche e contemporanee, senza soluzione di continuità: fatto che porta alla nascita di un linguaggio unico, qualcosa che appartiene a Rita e solo a Rita.
Caravaggio è sempre stato considerato il pittore delle tenebre, per quella sua capacità di gestire in maniera così suggestiva il chiaroscuro, e per la peculiarità della sua biografia così avvolta nel torbido, così vicina a quel substrato umano che spesso viene calpestato perché invisibile. Ebbe il coraggio di entrarci dentro al lato oscuro delle persone, di abbracciare la genuina espressione popolana, più che popolare e di vestirla di bellezza, incanto, purezza e dignità. Caravaggio non mise il colore sulla luce, ma al contrario, tirò fuori la luce dalle tenebre tanto in senso pittorico quanto umano, e con la luce il colore, e l’intensità dei sentimenti.
Lo scambio di sguardi tra la Zingara e il bel Giovine de “La buona Ventura”, diventa così intenso e espressivo, mentre corrono vellutate le note del Sax di Brunborg, da farci dimenticare che in realtà si tratta di un sotterfugio: sembra quasi amore, e poi alla fine l’amore, spesso, è un sotterfugio.
Medusa è la rabbia, ma anche tanta umanità per quella figura femminile violata, che ha pagato per tutti lo scotto dell’affronto.
E ancora il fiotto di sangue che sgorga dalla gola di Oloferne nel momento in cui una sdegnata Giuditta affonda la lama, momento reso quasi catartico dall’incessante susseguirsi di note sincopate, e per finire un ritorno all’armonia e all’equilibrio nel rendere omaggio al celebre Canestro, con sottolineature musicali distese e descrittive. Sono solo alcuni dei tratti salienti di un progetto che convince e vince.

Attraverso le note, Rita Marcotulli dipinge con i suoni le atmosfere cariche di contrasto e di emozione delle opere del grande maestro del baroccco.
Ogni brano è un omaggio a un quadro, una luce che illumina un dettaglio, un’ombra che cela un mistero. La musica diventa così un’estensione della pittura, un’interpretazione sonora che ci permette di penetrare più a fondo nell’anima delle opere.

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Ora, sappiamo tutti come il jazz possa essere ostico a volte anche al pubblico più raffinato. Lo sa anche Rita Marcotulli, come ha sottolineato durante il bel concerto che ha tenuto questa estate nel Palazzo dei Priori di Perugia, nell’ambito della rassegna di Umbria Jazz, a cui abbiamo avuto il privilegio di assistere.
Ma l’incanto di questa Donna straripante di talento consiste proprio in questo. Con la sua semplicità, con la capacità che ha non solo di articolare pentagrammi perfetti e suggestivi, ma di farli arrivare sotto forma di musica ed energia al pubblico, quel jazz si addolcisce, si veste di seta, scalda e coinvolge.
E il pubblico, il suo pubblico, la ama proprio per questo.
Grazie Rita.

Roberta Gioberti

Umbria Jazz: L’Arena Santa Giuliana gremita per Lenny Kravitz e il suo show

Attesissimo Lenny Kravitz a Perugia, come del resto attesissimo in Italia, dove ha deciso di dedicare tre date alla presentazione dell’ultimo album “Blue Electric Light”, di recentissima pubblicazione.
E, va detto, non delude le aspettative, la rockstar statunitense, riuscendo a coinvolgere in circa due ore di cori, salti, balli e riprese video come se non ci fosse un domani i 13000 presenti in Arena Santa Giuliana: lo spettacolo sono già loro.
Arena gremitissima, pubblico variegato e di tutte le età, moltissimi stranieri, ma si sa: Umbria Jazz attira tanti turisti da fuori Italia, che colgono l’occasione per ascoltare musica eccellente e godersi la bellezza incantevole dell’Umbria.

Lenny Kravitz @ Umbria Jazz ph Roberta Gioberti

Lenny Kravitz @ Umbria Jazz ph Roberta Gioberti

Non delude da subito rispondendo a un richiamo che è feedback in anticipo. Le luci si spengono, e una marea di telefonini si accendono. Visto dall’alto della gradinata lo spettacolo è a dir poco suggestivo, e va da sé il pensiero: “Perché no?”- Leggendo di Chris Martin che chiede di spegnerli all’Olimpico, a maggior ragione: “perché no?” visto che oramai sono diventati parte imprescindibile delle nostre vite. E se può avere un senso per Bob Dylan, innanzitutto perché Bob Dylan col suo carattere oramai storicizzato, e poi per il genere di musica che propone, ne ha molto meno nella performance di un concerto rock: soprattutto quando il rock è glam. In questo senso la scelta di Kravitz di concedersi interamente al suo pubblico, facendo diventare il cellulare coreografia, è a nostro avviso da profondo inchino. Tanto più che, ripeto, visto dall’alto lo spettacolo è entusiasmante.
E lo diventa ancora di più quando le prime note di “Are you gonna go my way” saturano l’aria tiepida ma non caldissima, in termini meteorologici, dell’arena. Comincia un delirio che continuerà per oltre due ore, senza soluzione di continuità.

Lenny Kravitz @ Umbria Jazz ph Roberta Gioberti

Lenny Kravitz @ Umbria Jazz ph Roberta Gioberti

Ha fatto parlare recentemente di sé, l’icona sexy pop, più per l’incredibile forma fisica e per la “talebana” condotta di vita, che non per la musica, ma tant’è. Che si tratta di musica di altissima qualità ce lo racconta da quel palco. Security annullata dalla scelta, proprio di Kravitz, di eliminare le sedie e dare vita a un vero concerto rock con tutti i crismi: le danze innanzitutto. E’ un professionista, Kravitz, uno che non lascia niente al caso, a cominciare dalla scaletta. Ma questo non gli impedisce di rompere immediatamente ogni barriera e coinvolgere 13000 anime, portandosele tutte sul palco. Si susseguono brani recenti e meno recenti, ma, a giudicare dalla partecipazione canora della quasi totalità dei presenti, in poco più di un mese questo ultimo album devono esserselo ascoltato e riascoltato. Al di là di qualsiasi valutazione di carattere squisitamente tecnico, l’album è piaciuto, e questo ci rallegra. Ci rallegra, perché l’intelligenza va premiata, e Kravitz è sicuramente una rock star intelligente, che però non tralascia di metterci il cuore.
E così, TK421, I’m a Believer, Minister of Rock and Roll si susseguono fino ad arrivare alla fusione fisica.
Stilness of Heart è il brano giusto per immergersi tra il pubblico: ed è amore.
Per scelte di carattere organizzativo, pit fotografico blindato, e squisitamente personali, una schiena provata, e per concerti così ci vuole il fisico, come Kravitz insegna, la postazione di Ritratti è praticamente aerea, e, va detto, mai scelta fu più felice. Vedere quella marea di teste, di mani, di schermi sostenere il ritmo senza mai un piccolo indugio è uno spettacolo immenso nello spettacolo immenso. Due ore intensissime, per le quali ci sentiamo di dire, dal più profondo del cuore: Grazie Lenny.
Nel pomeriggio, al Morlacchi, tutto un altro sound, ma non meno importante: Kenny Barron, vera cariatide del Jazz, votato a Thelonious Monk, in trio con il batterista Savannah Harris e il contrabbassista Kiyoshi Kitagawa, ha dato vita a un live di eccellenza. Anche qui, teatro stracolmo, e, quel che è bello, un pubblico attento e interessato, nonostante l’ascolto fosse tutt’altro che facile.

Lenny Kravitz @ Umbria Jazz ph Roberta Gioberti

Kenny Barron @ Umbria Jazz ph Roberta Gioberti

Standard imprescindibili, come “How deep is the ocean”, e composizioni originali, per amanti del genere, ma anche meno amanti: la musica, quando è ben eseguita, cattura tutti, e l’esibizione del trio è stata ipnotica.

 Umbria Jazz ph Roberta Gioberti

Umbria Jazz ph Roberta Gioberti

Contuinuano le proposte di qualità a Umbria Jazz, a costi accessibili e con un’organizzazione da encomio.
Nei prossimi giorni ne racconteremo ancora.

Roberta Gioberti

De Gregori e Zalone alle Terme di Caracalla. Il report e le foto del concerto

De Gregori e Zalone alle Terme di Caracalla ph Robert Gioberti

De Gregori e Zalone alle Terme di Caracalla ph Robert Gioberti

Alla notizia di un tour De Gregori/Zalone, il primo impatto è stato lo stesso che può generare la proposta, in un menù, di una pasta e vongole condita con scaglie di parmigiano. Il fatto è che non potremo mai dire che è buona o non lo è fino a quando non la assaggiamo. E’ quindi con grande curiosità e con altrettanto circostanziate aspettative che abbiamo accolto questo esperimento, varato alle Terme di Caracalla il 5 giugno scorso.

E forse l’errore è stato nell’aver coltivato aspettative inadeguate.
Due date sold out a Caracalla per presentare il lavoro più originale e anche più discusso della nostrana stagione discografica d’autore, danno l’esatta misura di quanto il pubblico sia curioso di “assaggiare” questa insolita accoppiata di sapori melodici, sapori improbabili da legare: ed è proprio il collante che probabilmente difetta perché in realtà, oltre qualche condivisione di battute, condotta anche molto bene da Zalone, non si è andati.

De Gregori e Zalone alle Terme di Caracalla ph Robert Gioberti

De Gregori e Zalone alle Terme di Caracalla ph Robert Gioberti

Battute alla Zalone, cui il Principe, meravigliando probabilmente i più, fa da spalla: battute a nostro avviso divertenti (se non avessimo apprezzato la comicità spesso incompresa di Zalone non avremmo avuto tanto desiderio di assistere al concerto), ma quell’alchimia che avrebbe potuto creare effetti stupefacenti, almeno al debutto, non è scattata.
Di fatto abbiamo assistito a una carrellata di performamces dell’uno e dell’altro, totalmente scollegate tra loro, a parte un momento davvero molto commovente in cui, sull’incipit, è stato intonato il tema di Pinocchio. Ecco, probabilmente se lo spettacolo si fosse svolto tutto sulla base di quell’imprinting, sarebbe davvero riuscito a segnare una pietra miliare nella storia della canzone italiana d’autore. A De Gregori l’encomio per aver voluto Zalone al suo fianco: un gesto quasi provocatorio verso un certo comparto d’ascolto che si reputa tanto sofisticato da criticare l’iniziativa solo perché, a suo parere, non sufficientemente autoriale. A Zalone quello per aver accettato, a condizione di restare Zalone, di non stravolgere la sua comicità apparentemente così accessibile da sembrare addirittura puerile, a chi non sa leggere tra le righe. Perché, se si ha avuto modo di vedere i suoi film, Zalone di cose ne dice assai e nient’affatto ingenue o puerili e probabilmente questo aspetto Francesco de Gregori lo ha colto, altrimenti un tour non glielo avrebbe mai proposto.
Il Principe a certi particolari connubi non è nuovo: uno tra tutti, il concerto con Baglioni di qualche anno fa, che però, almeno su chi scrive, ha avuto tutt’altro impatto.

De Gregori e Zalone alle Terme di Caracalla ph Robert Gioberti

De Gregori e Zalone alle Terme di Caracalla ph Robert Gioberti

Definire il concerto di Caracalla brutto, no, non è assolutamente veritiero, perché non lo è stato. Del resto, quando sul palcoscenico ci butti La Donna Cannone, o Sempre e per Sempre beh, una standing ovation, giustamente, te la porti a casa.
Però ci saremmo aspettati qualcosa di diverso, un’opportunità sviluppata diversamente, una maggiore integrazione delle due visioni tanto del mondo musicale quanto della compagine sociale, storica e culturale che fa loro da supporto e questa magia, ci duole dirlo, non c’è stata. Si è avuta più la sensazione di uno spettacolo portato avanti a compartimenti stagni, con qualche momento di condivisione.

De Gregori e Zalone alle Terme di Caracalla ph Robert Gioberti

De Gregori e Zalone alle Terme di Caracalla ph Robert Gioberti

Tuttavia bisogna considerare che si tratta di un work in progress, che l’esperimento è audace, che probabilmente le critiche servono anche a questo, per dare loro un senso e non relegarle ad uno sterile esercizio di stile: e che, comunque, tanto divertono i testi di Zalone, quanto commuovono quelli di De Gregori. E’ stato il debutto e, come spesso accade ai debutti, è perfettibile. Ci auguriamo che nel corso della stagione la coppia trovi il giusto affiatamento per riuscire a portare al pubblico, insieme, le stesse emozioni che riesce a far vivere individualmente. Sarà sicuramente così, ma se non fosse, rimarrà sempre e comunque un apprezzabile tentativo.

Roberta Gioberti

la scaletta:

Deborah’s theme (Ennio Morricone) – De Gregori + Zalone + Band

Piano bar (Francesco De Gregori) – De Gregori + Zalone + Band

Il cuoco di Salò (Francesco De Gregori) – De Gregori + Zalone

Storia di Pinocchio (Nino Manfredi) – De Gregori + Zalone

Rimmel (Francesco De Gregori) – De Gregori + Zalone

Alejandro (Checco Zalone) – De Gregori + Zalone

Titanic (Francesco De Gregori) – De Gregori + Zalone

La leva calcistica della classe ‘68 (Francesco De Gregori) – De Gregori + Zalone + Band

Sento il fischio del vapore (Francesco De Gregori – Giovanna Marini) – De Gregori + Band

Il vestito del Violinista (Francesco De Gregori) – De Gregori + Band

I matti (Francesco De Gregori) – De Gregori + Band

Due zingari (Francesco De Gregori) – De Gregori + Band

Numeri da scaricare (Francesco De Gregori) – De Gregori + Band

Giusto o sbagliato (Francesco De Gregori – Checco Zalone) – De Gregori + Zalone + Band

Culu piattu (Checco Zalone) – Zalone + Band

Poco ricco (Checco Zalone) – Zalone + Band

Patriarcato (Checco Zalone) – Zalone + Band

Immigrato (Checco Zalone) – De Gregori + Zalone + Band

La prima Repubblica (Checco Zalone) – De Gregori + Zalone + Band

Pittori della domenica (Paolo Conte) – De Gregori + Zalone + Band

Atlantide (Francesco De Gregori) – De Gregori + Zalone + Band

Gli uomini sessuali (Checco Zalone) – De Gregori + Zalone + Band

Pezzi di vetro (Francesco De Gregori) – De Gregori + Zalone + Band

Buonanotte Fiorellino (Francesco De Gregori) – De Gregori + Zalone + Band

Sempre e per sempre (Francesco De Gregori) – De Gregori + Zalone + Band

Bucchinhu Rigatu (Checco Zalone) – De Gregori + Zalone + Band

Angela (Checco Zalone) – De Gregori + Zalone + Band

Battiato (Checco Zalone) – De Gregori + Zalone + Band

La donna cannone (Francesco De Gregori) – De Gregori + Zalone + Band

“Dal Blues al Jazz, con Andamento Lento”: Tullio De Piscopo scuote gli animi di Roma.

Tullio De Piscopo ph Roberta Gioberti

Tullio De Piscopo ph Roberta Gioberti

Ci sono note che ci hanno commossi quando, per la prima volta nella nostra vita, le abbiamo ascoltate. Sono note che hanno segnato la nostra esistenza, i momenti più significativi nel bene e nel male.
Sono le note che il maestro Tullio de Piscopo ha scelto per cominciare il concerto “Dal Blues al Jazz, con Andamento Lento”, che ha fatto tappa all’Auditorium Parco della Musica di Roma il 25 marzo scorso. “Tu dimmi quando”, quando…fraseggi musicali che una volta nella vita si sono avvicinati a ciascuno di noi, fermando quel preciso attimo, che non avrebbe potuto essere meglio commentato.
Che Pino Daniele sarà in qualche maniera coprotagonista della serata, lo si comprende subito, e ci sarebbe da meravigliarsi se così non fosse: Tullio de Piscopo, quasi 60 anni di fantastica carriera musicale, ha scelto di portare sul palco il binomio cui è sicuramente stato più affettivamente legato nella vita, e gliene siamo grati.
E’ tuttavia necessario fare un tuffo nel passato, per capire il senso profondo del panorama musicale partenopeo di quegli anni, e del suo potenziale esplosivo che coinvolse l’intera penisola, e che ebbe sicuramente come fulcro Pino Daniele.

Tullio De Piscopo ph Roberta Gioberti

Tullio De Piscopo ph Roberta Gioberti

Esisteva un sound, un groove che in quei tempi scuoteva gli animi, e partiva proprio da Napoli, città non estranea di certo alla musicalità, ma con un profondo desiderio, un’esigenza di rinnovamento, di raccontare cose nuove in modo nuovo.
Nacque così il Sound Napoletano, partì underground, mischiando funk, reggae, soul, jazz, e addirittura la disco: un’enorme fucina di invenzione e innovazione. Edoardo Bennato cantava di favole e rock, la Nuova Compagnia di Canto Popolare e i Musicanova reinterpretavano la tradizione, i Napoli Centrale sul sax di James Senese portavano il calore del sole nel jazz, Roberto de Simone approfondiva la storia della musica partenopea di spessore, insomma, Napoli fu un vero vulcano (in tutti i sensi), da cui esplosero note intriganti.
Pino Daniele, già membro dei Napoli Centrale, scelse di mettere su un suo gruppo, e affidò la batteria a Tullio de Piscopo, che sapeva fare del percuotere virtuosismo.
Imparammo così a conoscere questo artista incredibile che confeziona fraseggi con le bacchette, quasi fossero magiche, che trasforma il rumore in musica, che sostiene i concerti con un’energia e una mimica rimaste intatte nel corso degli anni: le stesse che abbiamo avuto l’entusiasmo di ritrovare all’Auditorium il 25 marzo. Non invecchia, Tullio de Piscopo, e non invecchiano i suoi brani, la sua energia, la sua capacità di trascinare nell’ascolto, che si tratti di un saltellante funk, o di un impegnato blues.
E’ Toledo, brano musicale contenuto in “Bella ‘mbriana” a dare inizio alle danze, che saranno realmente danze. Danze del pubblico, che non riesce a trattenere l’immenso desiderio di partecipazione, e danze ritmiche sul palco, per una serata di spessore e nello stesso tempo divertente.
E’ un viaggio musicale attraverso le mille esperienze di Tullio de Piscopo questo concerto, un viaggio dove si intrecciano i generi musicali più disparati: jazz, rock, etno, pop, blues e tanto funky. Le sue collaborazioni sono innumerevoli e di prestigio, basti pensare a Quincy Jones, Lucio Dalla, Franco Battiato, Astor Piazzolla. Una scalata che potremmo definire di successo, ma non sarebbe adeguato: una scalata di qualità, in cui le collaborazioni sono state stimolo di crescita e arricchimento.

Tullio De Piscopo ph Roberta Gioberti

Tullio De Piscopo ph Roberta Gioberti

E così, in questo concerto incredibilmente bello, Tullio si racconta e ci racconta, attraverso aneddoti, scherzi, giochi con il pubblico, serrate rollate di tamburi e momenti di grande commozione: il racconto della genesi del Libertango di Astor Piazzolla, e la sua esecuzione in “andamento lento”, e, ultimo regalo, l’incantevole Canto d’Oriente, e il ricordo dell’ultimo incontro con Pino Daniele.
Due ore di energia travolgente, accompagnato da una band di musicisti di talento, a ripercorrere quasi 60 anni di carriera, farciti di racconti divertenti, aneddoti, storie emozionanti, creando un’atmosfera intima e coinvolgente.
Un concerto da non perdere, l’occasione per cantare, ballare e divertirsi ma anche commuoversi e riflettere con uno degli artisti più poliedrici del nostro panorama musicale, talentuoso e innovativo.

Roberta Gioberti

Marlene Kuntz portano il Catartica tour all’Orion di Roma ed è un’onda di pura energia

Cosa resterà di questi anni ottanta, si chiedeva Raf. Oggi possiamo dire tanta, tantissima buona musica. Così tanta e così buona che gli anni novanta si sono trovati a cercare disperatamente una dimensione musicale che potesse rappresentarli al meglio, senza dover necessariamente scadere nel manierismo. E se all’estero il grunge stava assolvendo al ruolo di manifesto di una crescente necessità di trovare una forma espressiva che raccontasse quegli anni, in Italia quel vuoto doveva essere in qualche modo riempito.

1994, Cuneo: un terremoto scuote il panorama musicale italiano, e non sarà possibile dimenticarlo. In una città così lontana dai centri che per tradizione sfornavano da sempre le novità discografiche d’interesse, prese corpo e scrittura un album dal titolo emblematico: “Catartica”.

Marlene Kuntz ph Roberta Gioberti

Marlene Kuntz ph Roberta Gioberti

Tre ragazzi si affacciavano alla scena musicale e lo facevano con il senso di inquietudine proprio di quegli anni. Il bisogno di ritrovare il sorriso a tutti i costi degli anni ’80 (almeno musicalmente parlando) lasciava la scena al desiderio di tornare a lavorare sulle emozioni e sui sentimenti a livello più profondo, di spezzare catene che, nel lungo periodo si erano trasformate da avvolgenti virgulti in vere e proprie selve oscure e impenetrabili dell’animo umano. Cristiano Godano, Riccardo Tesio, Luca Bergia divennero portavoce di un nuovo movimento musicale che si prefiggeva di rompere con gli schemi sincopati e ritmici degli anni precedenti e fare emergere sonorità aspre, per certi aspetti evocative del prog strettamente inteso, e testi che ne fossero all’altezza.

Sono trascorsi 30 anni, e siamo all’Orion, a Roma, gremito come non mai per celebrare un anniversario davvero speciale. Un pubblico eterogeneo, ma ben intenzionato a stare lì per questo evento e non solo per riempire una serata un poco noiosa, come troppo spesso accade. C’è chi quell’esordio lo ricorda bene, perché può dire “io c’ero” e lo ha guardato in tempi coetanei con la meraviglia di un bambino, gomito a gomito con un pubblico più recente ma non meno affascinato. Si spengono le luci, parte la musica e Cristiano Godano e i suoi compagni irrompono sul palco a far esplodere una carica immediata che travolge ogni anima presente. La scaletta è un viaggio a ritroso nel tempo, un tuffo deciso nelle atmosfere di Catartica. Brani iconici come Musa Distratta e Lieve si alternano a gemme nascoste, regalando al pubblico un’atmosfera ricca di emozioni. La band è in forma smagliante, non li dimostra i suoi anni, Godano ipnotizza con la sua voce graffiante e intensa, è un vortice che travolge, un’onda di pura energia che non lascia scampo.

Marlene Kuntz ph Roberta Gioberti

Marlene Kuntz ph Roberta Gioberti

Un tuffo nel passato che non cede mai alla nostalgia: arrangiamenti inediti donano alla rivisitazione dei brani di Catartica una nuova linfa e una freschezza inaspettata. Due ore di musica intensa, un vortice di potenza che si accompagna ad un’apoteosi di applausi e alla consapevolezza che si sta assistendo a un evento irripetibile. I Marlene Kuntz, come sempre, non sono solo una band, sono un’esperienza, che ha segnato la vita di una generazione e che continua ad emozionare trent’anni dopo come il primo giorno. Un’esperienza che culmina nell’intenso momento di commozione che accompagna il ricordo di Luca Bergia, membro fondatore, recentemente e prematuramente scomparso: la sua presenza aleggia sul palco invisibile ma ben palpabile.

Marlene Kuntz ph Roberta Gioberti

Marlene Kuntz ph Roberta Gioberti

Tutte le date del tour sono sold out, ma la speranza è che i Marlene Kuntz decidano di regalare ai fan un tour estivo, un’ultima occasione per lasciarsi travolgere dall’onda di note senza tempo di questa band che è oramai a pieno titolo entrata di diritto nella leggenda del rock nostrano. No, non è una “festa del cazzo”, citando un loro noto motto, ma una festa che, idealmente, continuerà a risuonare per sempre.

Roberta Gioberti

Life for Gaza:A Napoli il concerto a favore della pace in Palestina e a sostegno dell’attività di Medici senza Frontiere e Palestinian Medical Relief.

La musica, la musica che ci appartiene, da che è tale è veicolo di messaggi di pace. E’ un linguaggio universale capace di unire culture e abbattere barriere e il suo ruolo nella promozione della fratellanza è fondamentale. In un mondo lacerato da conflitti e divisioni, le note assumono un potere dirompente capace di ispirare speranza e solidarietà. Fin da tempi antichi la musica è stata utilizzata come strumento per la nonviolenza e la resistenza pacifica: basti pensare ai canti devozionali indiani utilizzati per mobilitare le masse contro l’oppressione britannica, o a Nelson Mandela, quando cantava con i suoi compagni di cella “Nkosi Sikelel’ iAfrika” trasformando un canto religioso in un inno alla libertà.

Concerto Napoli per la Pace ph Roberto Gioberti

Concerto Napoli per la Pace ph Roberto Gioberti

Napoli, per tradizione, custodisce un’anima vibrante che si esprime attraverso la musica, e non meraviglia che, prima città in Italia, si sia resa protagonista domenica 25 febbraio di un evento che definire commovente è poco.
Più di cento nomi del mondo dello spettacolo, della politica, della letteratura, dell’arte si sono avvicendati sul palco di un Palapartenope gremito fino all’inverosimile per la campagna di raccolta fondi a favore di Gaza, e a sostegno dell’attività di Medici senza Frontiere e Palestinian Medical Relief.
Uno spettacolo musicale, e non solo, della durata di sei ore, un evento solidale che ha tenuto inchiodate più di seimila persone tra note, parole e immagini.
Cento tra personaggi della politica, dello spettacolo, della letteratura, hanno portato il loro contributo: difficile raccontare di tutti, di quanto questo evento abbia coinvolto e abbracciato la causa della pace, e il dictat: “ Non è questo il mondo che vogliamo”, già espresso da Francesco Forni su Facebook alcuni giorni fa.
Quello che invece riteniamo importante sottolineare, è che la musica può molto: più delle parole, più della diplomazia, più della poesia o di qualsiasi forma di letteratura.

Concerto Napoli per la Pace ph Roberto Gioberti

Concerto Napoli per la Pace ph Roberto Gioberti

Napoli è una città che porta addosso ferite importanti: la città più bombardata d’Italia durante la seconda guerra mondiale, con una stima di circa 25.000 morti. Numeri che non si dimenticano.
E, come ha detto Fiorella Mannoia, ospite anche lei della serata, “un’iniziativa del genere poteva partire solo da qui”.
Nell’augurarci che altre città d’Italia prendano spunto dall’iniziativa e si uniscano intorno alla musica per denunciare quanto infame possa essere la guerra, e quanto assurdo il prezzo da pagare in termini di sofferenza umana, ci uniamo all’appello solidale, ricordando che la raccolta fondi è tutt’ora in corso, ed è possibile aderire al link: www.pergaza.it.

Concerto Napoli per la Pace ph Roberto Gioberti

Concerto Napoli per la Pace ph Roberto Gioberti

Ringraziamo tutti gli artisti che hanno dato gratuitamente il loro sostegno, e che andiamo ad elencare di seguito:
Frente Mughero – Alorem – Francesco Forni – Massimo Ferrante – Marzouk Mejiri – Pietro Santangelo Quartet – Carlo Faiello – Ars Nova – Helen Tesfazghi e Afroblue – Enzo Avitabile – Suonno d’Ajere – Lino Cannavacciuolo – E Zezi gruppo operaio – Elisabetta Serio – Enzo Gragnaniello – Ciccio Merolla – Dario Sansone – Fiorella Mannoia – Eugenio Bennato – Franco Ricciardi – 99 Posse – Nicola Caso – Anastasio – Jovine – Giovanni Block – La Maschera – Osanna – Maurizio Capone – Sandro Joyeux – Daniele Sepe e Capitan Capitone.
Gli interventi politici di: Sarah Hamzeh – Medici Senza Frontiere – Luisa Morgantini – Palestinian Medical Relief – Andrea Fabozzi – Mirella Gridas – Luigi de Magistris – Omar – Collettivo Kaos scuola G. Battista Vico
La partecipazione a mezzo letture, interventi e prose di: Gino Rivieccio – Valeria Parrella – Ascanio Celestini – Rosaria de Cicco – Laura Morante – Alessandro Bergonzoni – Patrizio Rispo.
Inoltre, il commovente filmato della premiazione al David di Donatello di un giovanissimo Libero de Rienzo, che già allora dedicò il premio alla Palestina e i provocatori interventi del visual artist Eduardo Castaldo.

Concerto Napoli per la Pace ph Roberto Gioberti

Concerto Napoli per la Pace ph Roberto Gioberti

Infine i sette fotografi che con i loro scatti hanno portato la testimonianza concreta di quanto accade oramai da decenni in Palestina: Isabella Balena – Massimo Berruti – Eduardo Castaldo – Francesco Cito – Simona Ghizzoni – Pietro Masturzo – Alessio Romenzi .
Per quanto riguarda le fotogallery abbiamo scelto di pubblicarne una al giorno, reiterando l’invito ad effettuare una donazione a favore delle organizzazioni mediche già citate: che almeno arrivino i farmaci fondamentali e non si debba più sentire che bambini vengono amputati senza anestesia: bambini vittime di guerre che certo non hanno contribuito a scatenare.
Non è questo il mondo che vogliamo.

Roberta Gioberti

Daniele Silvestri live: trenta concerti a Roma per emozionarsi, divertirsi, sognare, riflettere ed essergli grati.

Il tempo vola, e Daniele Silvestri lo marca a ritmo di musica e versi. L’idea di tenere trenta concerti a Roma in occasione del trentennale di carriera, è sicuramente singolare, e potrebbe sembrare, di primo acchito, partorita da una mente megalomane e autoreferenziale. Ma già dalle prime slides che scorrono sul grande schermo che fa da fondale all’intima scenografia dello spettacolo che il cantautore romano presenta all’Auditorium Parco della Musica di Roma, si capisce che, in realtà, si tratta di ben altro.

Daniele Silvestri @Auditorium Roma ph Roberta Gioberti

Daniele Silvestri @Auditorium Roma ph Roberta Gioberti

E’ un racconto, il racconto di una storia che ne contiene molte altre, come in un gioco di scatole cinesi: un racconto articolato su più puntate, che poco delega all’autoreferenzialità, lasciando molto spazio ai contributi fondamentali di quanti, nel corso di questi anni di carriera, hanno concorso ad arricchirla e a farla crescere, fino a consacrarla ai nostri giorni come quella del più talentuoso e poetico cantautore di seconda generazione.
Uno spettacolo denso di parole: ed  è proprio dalla parola che comincia, Silvestri, da quell’elemento che ci permette di raccontare le storie.
Già, perché le parole non creano le storie, ma le raccontano. Le storie sono lì, nella vita di tutti i giorni, nelle cose che facciamo, nelle persone che incontriamo, nelle esperienze di viaggio, nel consolidarsi di amicizie, nei ricordi di infanzia, nelle gesta della squadra del cuore, nelle collaborazioni artistiche: sono decine, centinaia di storie che, a volte, diventano canzoni.
Le parole Silvestri  le ha ereditate dal padre, la musica per farle vivere dalla madre, e sono rapidissimi gli accenni ai primi anni di vita e al contesto familiare, prima che “L’Uomo intero”, intensa dedica alla figura paterna, si diffonda sulla gremita sala Petrassi, già introdotta allo spettacolo da alcuni minuti di racconto “rappato” alla sua maniera, con quel modo elegante e pieno di fraseggi a volte anche improvvisati cui ci ha abituati nel corso del tempo.
Daniele Silvestri @Auditorium Roma ph Roberta Gioberti

Daniele Silvestri @Auditorium Roma ph Roberta Gioberti

Il concerto sarà lunghissimo, lo sappiamo, ma la cosa non ci preoccupa, perché Silvestri è una garanzia e di sicuro saprà tenere alto il tono e l’attenzione, accompagnandoci attraverso la narrazione di questi trent’anni durante i quali le sue note hanno raccontato anche molto di noi, in percorsi a volte incidenti, altre volte paralleli, accarezzando i nostri stati d’animo con poesia ma anche con molta ironia.  Il percorso musicale si dipana tra le note di Mi Persi, Acrobati, La Mia Casa, Desaparecido, L’uomo col Megafono, Le strade di Francia, tutto sostenuto in maniera magistrale dalla band con cui Silvestri collabora da anni: Piero Monterisi alla batteria, Gianluca Misiti alle tastiere, Jose Ramon Caraballo alle percussioni e alla tromba, Gabriele Lazzarotti al basso, Marco Santoro al fagotto, tromba e cori, Duilio Galioto a tastiere e cori e Daniele Fiaschi alle chitarre.
Un primo atto intenso, che riprende, dopo una decina di minuti di pausa, con l’ospite di turno.  Da Max Gazzé, a Cammariere, a Finaz, a Rodrigo D’Erasmo: trenta ospiti diversi, uno per serata. Per ospitarli, una piccola “rubrica”: Le cose che abbiamo in comune.
Questa sera è il momento di Petra Magoni, e dei suoi virtuosismi vocali che si alternano ai racconti delle esperienze vissute insieme, di quelle parallele e al  ricordo dei mentori condivisi.
Per lei “La doccia”, perfetta in un duetto dai toni graffianti, e l’incantevole “L’Autostrada”, che, a mio avviso, rimane il più bel brano del cantautore romano.
Petra Magoni non è un’ospite “facile”, e Silvestri ne è pienamente all’altezza, assecondandone la gestualità, l’estro vocale e la simpatica impertinenza.
Al pubblico, canti a due voci irripetibili, consumati alla carta in  un momento di altissima performance musicale e teatrale.
Daniele Silvestri e Petra Magoni @Auditorium Roma ph Roberta Gioberti

Daniele Silvestri e Petra Magoni @Auditorium Roma ph Roberta Gioberti

E’ poi la volta di un ospite virtuale, Fulminacci, e del brano scritto a quattro mani “L’uomo allo specchio”: già, perché in questo racconto non manca l’attenzione che Silvestri rivolge ai cantautori di terza generazione, come ha dimostrato al grande pubblico nella collaborazione con Rancore, che è proseguita sui palchi, dopo l’esibizione sanremese di tre anni fa, e che ha riscosso il consenso della critica e della stampa.
Ancora a seguire, il meraviglioso filmato “A Guerra Finita” di Simone Massi, già proposto nel precedente tour e oggetto di un riuscito esperimento, ad accompagnare la conosciutissima “Il mio Nemico”, brano che surriscalda una platea  molto coinvolta, e il commovente omaggio a Gino Strada, alla sua memoria, con “Le Navi”, occasione per lanciare l’appello per Emergency e per la Life Support.  E, da volontaria di Emergency, approfitto di questo spazio per ringraziare di cuore per il sostegno, che va avanti da anni.
Daniele Silvestri @Auditorium Roma ph Roberta Gioberti

Daniele Silvestri @Auditorium Roma ph Roberta Gioberti

Siamo arrivati ai bis, a concludere in leggerezza con “La Paranza” e il finale canonico e catartico di “Testardo” che vede un pubblico travolgente e travolto portarsi sotto palco per i saluti.
30 anni di carriera e più di 180 brani pubblicati:  sicuramente il materiale per 30 concerti c’è. E anche la voglia in qualcuno, sicuramente, di tornare una seconda volta.
Non resta che l’applauso lunghissimo, l’abbraccio del pubblico romano (in realtà molti vengono da fuori),  e il grazie da parte nostra a un ragazzo, oramai uomo, che ci ha fatto emozionare, divertire, sognare, ballare e urlare per 30 anni. Un grazie che parte da Roma e arriva lontano: alle nostre emozioni e alle nostre coscienze.
Roberta Gioberti
Daniele Silvestri @Auditorium Roma ph Roberta Gioberti

Daniele Silvestri @Auditorium Roma ph Roberta Gioberti

Le date del Tour, prodotto da OTR LIVE, che ringraziamo, le trovate di seguito.
Gennaio
18, 19, 20, 21, 26, 27, 30, 31
Febbraio
1, 2, 26, 27, 28
Marzo
1, 2, 3, 8, 9, 10, 11, 13, 14, 15, 27, 28, 29
Aprile
11, 12, 13, 14

Colapesce e Dimartino live all’Alcatraz di Milano: il live report del concerto

Un bagno di folla all’Alcatraz di Milano per Colapesce e Dimartino ha avuto luogo lo scorso 5 dicembre in occasione del loro concerto meneghino. I due cantautori siciliani, reduci dalla pubblicazione dell’album “Lux Eterna Beach”, conquistano il pubblico con un live tirato, muscolare che non si perde in orpelli e lazzi ma va, bensì, dritto al sodo. Massiccia è, difatti, la sostanza testuale, linguistica, filosofica che permea la scaletta del duo che, chiaramente, coglie l’occasione per prendersi la libertà di esprimere al meglio la propria estetica musicale veleggiando dal pop al post rock senza soluzione di continuità. Leggerezza e moralismo s’intersecano divertendo ma anche stordendo il pubblico che si lascia quindi trasportare sulle onde di uno sciabordìo emotivo dolce e succulento.

La scaletta del live è articolata: metafisica e retorica lasciano trasudare fili di inquietudine esistenziale, stralci di ironica derisione intaccano la deriva socio-culturale in cui siamo impantanati da un paio di decenni. L’introspezione lascia spesso spazio al sorriso, a tratti amaro, a tratti squisitamente rilassato.

Surreale pensare che i due successi sanremesi “Musica leggerissima” e “Splash” abbiano spalancato le porte mainstream a due penne affamate di vita e di emozioni che, da anni, regalano perle cantautorali di spessore. La formula vincente ha attecchito tra grandi e piccini ma sono i cultori della bellezza linguistica che apprezzano fino in fondo le molteplici sfaccettature che rendono i testi di Colapesce e Dimartino delle miniere da cui estrarre suggestioni, visioni e rimandi generazionali.

In scaletta trovano posto i brani  dell’ultimo album ma anche quelli tratti da “i Mortali”.  Tra tutti citiamo Luna araba”, “Sesso e architettura”, “Considera” e “Noia mortale, “Ragazzo di destra”, “Rosa e Olindo”, “Il cuore è un malfattore”, L’ultimo giorno”. Ospite a sorpresa sul palco anche Joan Thiele, che propone live il duetto inciso in “Lux Eterna Beach”: “ Forse domani”. Molto significativo l’omaggio a Ivan Graziani grazie al brano “I marinai”, donato dalla famiglia del cantautore a Colapesce e Dimartino che ne hanno recuperato alcune registrazioni vocali. Il brano è stato eseguito dal vivo durante il concerto insieme a Filippo Graziani, figlio di Ivan, che ha illuminato il pubblico con la sua grazia vocale.

“Siamo le cicale, le cicale e anche se non ci piace, continuiamo a cantare pure nel dolore, sotto questo rumore”, cantano Colapesce e Dimartino che, da soli o insieme, si confermano una felice certezza all’interno del panorama musicale italiano.

Raffaella Sbrescia

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Canzoni Per Gli Altri Live: il report del concerto di Federica Abbate alla Santeria Toscana di Milano

Federica Abbate si è esibita sul palco della Santeria Toscana di Milano, in occasione del “Canzoni Per Gli Altri Live”, una speciale data evento, prodotta da Vivo Concerti , in cui la cantautrice ha presentato non solo i brani tratti dal suo omonimo album pubblicato il 22 settembre 2023, ma anche alcuni dei numerosi successi scritti in collaborazione con importanti artisti della scena musicale italiana.

Federica, visibilmente emozionata, ha colto l’occasione di questo suo primo vero concerto per raccontarsi e mettere a nudo tante sue fragilità emotive ma anche per mettere in evidenza lo spirito di resilienza con cui si è misurata in svariate occasioni della sua vita.

Federica Abbate racconta di sè e di quando, da adolescente, era una ragazzina molto sensibile che scriveva canzoni e non riusciva gestire i picchi delle emozioni negative e di quelle positive. La Federica adulta dedica quindi il concerto alla se stessa piccina dicendole che è giusto che queste emozioni trovino una naturale via di espressione e che, una volta che si è finalmente trovato il modo corretto per esprimerle, queste sono destinate a diventare un qualcosa di speciale.

Le canzoni per gli altri racchiudono cose della vita, anche mai dette a nessuno. Le nostre verità attraverso le voci degli altri parlano di noi ed ecco che con questo album e con questo concerto, Federica vede sbocciare il suo sogno e raccogliere i frutti del suo multiplatino lavoro di autrice. “Avere a che fare con i sogni è complesso, racconta Federica, questo album è la risposta alla domanda se volevo fare veramente questo percorso”.

Sembra surreale percepire quanti dubbi si siano instillati nella testa di Federica e quante tortuosità abbia dovuto affrontare proprio lei che, con la sua penna è riuscita a vestire, colorare, illuminare i testi di tanti artisti, anche diversi tra loro, entrandoci in forte empatia, non solo professionale ma anche e soprattutto umana.

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Ne sono una riprova i numerosi featuring che compaiono non solo nel disco ma anche e soprattutto sul palco. Tra tutti citiamo gli ospiti del live: Nashley sulle note di “Sorry” per cantare delle stupide vite d’artista. Shade l’ha accompagnata su “Se non fosse”, Franco 126 per “La cuenta”, Matteo Romano in “Sogni prima di dormire” e a chiudere “Grandine” con Alessandra Amoroso che, tra l’altro, si è resa protagonista di una vera e propria attestazione di stima e gratifica professionale nei confronti di Federica che inevitabilmente, l’ha ringraziata emozionata.

Per il pubblico è stata sicuramente un’occasione unica per scoprire dal vivo la versatilità e il talento cantautorale di Federica Abbate, soprattutto durante il medley piano e voce in cui l’artista si è esibita sulle note di alcune delle numerose hit che negli anni hanno avuto un grande successo: “Due”, scritta per Elodie, “Supereroi” per Mr Rain, “Una volta ancora” cantata da Ana Mena e Fred De Palma e “Niente canzoni d’amore”, cantata da lei stessa con Marracash.

 Il concerto si chiude con una lunga lista di ringraziamenti che Federica si era diligentemente appuntata a margine della scaletta. Alla fine il ringraziamento più importante, la cantautrice deve farlo a se stessa per non aver mai smesso di scrivere, donarsi e donare luce agli interpreti ma soprattutto a chi ama la musica e vibrare di emozioni, senza confini né categorizzazioni. Ad majora Federica, che tu possa spiccare il volo come meriti.

 Raffaella Sbrescia

E ora balla con me: la poliedricità di Elodie irradia di sensuale leggerezza il Mediolanum Forum di Milano

Lo show di Elodie è arrivato al Mediolanum Forum di Milano riempendolo in ogni suo anfratto per due sold out sonori e pregni di significato. Reduce dalla pubblicazione dell’clubtape Red Light dello scorso 6 ottobre, Elodie porta tutta la sua essenza sul palco mettendo a punto ogni minimo dettaglio dei 5 blocchi che compongono una performance matura, complessa, versatile e fortemente improntata a rimarcare la sua potente unicità. Molteplici sono infatti le forme espressive  con cui Elodie si misura sempre con grande coraggio e impegno. La sua tangibile voglia di mettersi in discussione si riversa in variegate modalità ma il minimo comun denominatore è sempre contrassegnato dalla linearità con cui Elodie raggiunge risultati di elevato spessore performativo.

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foto-elodie-forum-20-novembre ph Francesco prandoni

Il suo nuovo live, scandito, tra l’altro, anche da ben quattro cambi d’abito con creazioni custom made di Atelier Versace, dura circa 90 minuti, si apre sulle note “Purple in the sky” e continua con ”Strobo”, “Guaranà”, “Nero Bali”, “Andromeda” attraversando un andirivieni temporale del tutto pensato in funzione dell’efficacia in termini di ingaggio da parte del pubblico astante. In forte risalto anche e soprattutto la libertà con cui Elodie mette in risalto la propria sensualità sancendone un’importanza di rilievo in termini di affermazione identitaria ed espressiva. Elodie trascende i limiti ma soprattutto i pregiudizi, attinge dal suo vissuto a piene mani riuscendo a ritararne i contorni adattandoli ad un contesto glam e patinato in cui 11 danzatori la valorizzano e la incorniciano sotto la supervisione di Irma di Paola e Francesco Cariello.  A dare valore aggiunto al progetto, c’è la collaborazione di Elodie con (RED), organizzazione no-profit fondata nel 2006 da Bono e Bobby Shriver che si avvale dell’aiuto dei personaggi e brand più iconici per creare prodotti ed esperienze al fine di raccogliere fondi per contrastare le crisi sanitarie globali. Ad oggi, (RED) ha generato oltre 750 milioni di dollari per il Fondo Globale, uno dei maggiori finanziatori al mondo della salute globale, aiutando più di 245 milioni di persone. Elodie darà il suo contributo alla causa  donando il 100% dei profitti derivanti dalla vendita della t-shirt (RED) LIGHT per sostenere gli sforzi di (RED) nel portare programmi sanitari salvavita a donne e ragazze nell’Africa subsahariana.

foto-elodie-forum-20-novembre ph  Francesco prandoni

foto-elodie-forum-20-novembre ph Francesco prandoni

Lo spessore culturale cammina perciò a braccetto con ballo, leggerezza e spettacolo. Elodie lascia tutti a bocca aperta con un paio di riuscite incursioni sul palo da pole dance, omaggia Raffaella Carrà con un bel medley rivisitato e infine chiama sul palco l’iconico e, ormai amico, Marco Mengoni, il cui ingresso  on stage viene sancito da un vero e proprio boato del pubblico. Il ritmo è fluido così come la sensazione di brillante leggerezza che accompagna lo scandire della scaletta che non si lascia sfuggire l’occasione di mettere in risalto  le numerose collaborazioni di successo che si sono intervallate negli anni, così come i successi sanremesi. Il dado è tratto Elodie, la prossima sfida all’orizzonte è lo Stadio. Staremo a vedere.

Raffaella Sbrescia

ELODIE SHOW 2023 – 20 NOVEMBRE @MEDIOLANUM FORUM

PURPLE IN THE SKY

DANSE LA VIE

STROBO

GUARANÀ / NERO BALI

OK. RESPIRA

ANDROMEDA

VERTIGINE

AMERICAN WOMAN

PENSARE MALE

A FARI SPENTI

RED LIGHT

GLAMOUR

ELLE

EUPHORIA

ASCENDENTE

LONTANO DA QUI

LA CODA DEL DIAVOLO

MAI PIÙ

BOY BOY BOY

TRIBALE (a far l’amore)

CICLONE

DUE

PAZZA MUSICA con Marco Mengoni

NO STRESS con Marco Mengoni

MARGARITA

BAGNO A MEZZANOTTE

 

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