Metti un martedì sera al Blue Note di Milano con il jazz per immagini del sassofonista Tommaso Starace. Accompagnato da Michele Di Toro al pianoforte, Attilio Zanchi al contrabbasso e Tommy Bradascio alla batteria, l’artista ormai londinese d’adozione, ha presentato al pubblico italiano “Italian Short Stories – Tommaso Starace Quartet plays the photos of Gianni Berengo Gardin”, un originalissimo lavoro strumentale che verrà presto pubblicato dalla nota casa discografica Universal. Ispirato dal suo grande amore per la fotografia in bianco e nero, l’artista ha dedicato il disco ed il concerto al grande fotografo della Magnum Elliott Erwitt, il Cartier Bresson italiano, Berengo Gardin, conosciuto per aver scattato foto iconiche in Italia dagli anni 40 fino ad ora. Attraverso 14 immagini, scelte direttamente dal vasto portfolio di Berengo, Starace ha coinvolto il pubblico all’interno di un percorso audio-visico elegante e raffinato. Frammenti di vite, di storie, di ricordi accompagnati da originali composizioni del quartetto per un’atmosfera unica e completamente avulsa dal contesto circostante. Foto scattate a Palermo, Milano, Venezia, Genova, Siena, Firenze in grado di raccogliere idee, spunti, stimoli, pezzi di vita, di gioia, di amore, di dolore. Sullo sfondo brani dalle forti linee melodiche, caratterizzate da brillanti improvvisazioni : “”Echo’s Naples”, “Recollection”, Motion in stilness” raccontano l’Italia da Nord a Sud con scioglievole delicatezza; gioci armonici ed intersezioni musicali danno voce ad emozioni altrimenti impossibili da raccontare. Non mancano richiami a Debussy e Ravel in “Ravel’s walls” e “The Bubble vender”. Romanticismo e melodramma attraversano, invece, le note di “Let the magic begin”, vorticosa la ballad intitolata “Olivetti’s touch”. Fluida e scalmanata la composizione senza accordi, iconicamente intitolatta “Jamme!”. Immaginifica la bellezza di “Nothing must change” ispirata alle fresche onde del mare di Genova. Irriverente la giocosa “The amused Gispy Girl”. Un viaggio sonoro all’insegna della contaminazione e dell’interazione interculturale per sentirsi cittadini del mondo.
Raffaella Sbrescia