Festival Internazionale del ’700 Musicale Napoletano: tutti gli eventi in programma

700La Regione Campania si prepara ad accogliere il Festival Internazionale del ’700 Musicale Napoletano, in programma a Napoli dal 17 al 26 aprile 2014. Una manifestazione di grande portata culturale che si muoverà tra musica classica e popolare, antiche melodie, opera buffa senza tralasciare frequenti incursioni nella musica popolare e contemporanea. Quest’anno il Festival è inserito nel programma del “Forum Universale delle Culture” ed ha avuto il finanziamento dell’assessorato al Turismo e ai Beni Culturali della Regione Campania, nell’ambito dell’attuazione del POR Campania FESR 2007-2013. Nato da un’idea di Enzo Amato, presidente dell’Associazione “Domenico Scarlatti”, il Festival rappresenta un percorso incentrato sulla possibilità di offrire al pubblico una formula comprensiva di cultura, musica, arte e storia. Oltre che a Palazzo Reale, i dieci appuntamenti in programma avranno luogo nel Maschio Angioino, al Museo Archeologico e nella Chiesa di San Francesco delle Monache.

jommelli granularTra gli eventi in programma segnaliamo in particolare “Jommelli Granular” di Girolamo De Simone: il concerto avrà luogo sabato 19 aprile 2014 alle 20,30 presso il Complesso Monumentale di San Francesco delle Monache. Il concerto si aprirà con la prima assoluta delle “Laudes del tempo nuovo” di Girolamo De Simone, per baritono e pianoforte: una attualizzazione, nell’ottica della musica di frontiera, di antiche melodie medievali, grazie all’apporto del baritono Vincenzo Maiello. Come è noto, la Lauda nacque in seno alle Confraternite mariane, ed è intimamente legata al momento della Passione di Cristo e alla figura di Maria ai piedi della Croce. Il focus del concerto sarà un aggiornamento della ‘consonanza’ di Jommelli, attraverso la sintesi additiva granulare: “Per realizzare Jommelli Granular – dichiara Girolamo De Simone – ho centrifugato con il computer centinaia di frammenti registrati con uno strumento antichissimo, il clavicordo. Ho poi realizzato tre movimenti, come nelle più classiche delle Sinfonie, usando il mio MAC. Dalla forma d’onda ho tratto una partitura ‘visiva’, sulla quale innesto nuovamente, dal vivo, il suono del clavicordo, reso tuttavia ‘elettrico’ con l’uso di filtri. Il brano si conclude con l’innesto di un altro strumento a me caro, un piccolo MOOG a due oscillatori. Il risultato finale, che per la prima volta presenterò a Napoli, è poetico e straniante: una variazione sulle consonanze usate dal grande compositore Niccoò Jommelli, nel trecentesimo anniversario dalla nascita”.  L’ omaggio a Jommelli continuerà attraverso una prima assoluta firmata dal compositore e multistrumentista Max Fuschetto, in performance live con oboe, sax e l’apporto dell’elettronica.

 Ingresso libero fino ad esaurimento posti. Contatti: 3387907394

Programma Festival:

  • Giovedì 17 aprile nella Cappella Palatina Palazzo Reale, alle ore 17:00, il Quartetto Gagliano – formato da Carlo Dumont e Carlo Coppola ai  violini, Paolo Di Lorenzo alla viola e Raffaele Sorrentino al violoncello – eseguirà le Sette Parole di Cristo sulla  Croce. Brano generalmente attribuito ad Haydn, dalle ultime ricerche condotte da Enzo Amato risulta presente nel fondo di Bonn delle musiche di Andrea Luchesi.
  • Venerdì 18 aprile nella Sala dei Baroni del Maschio Angioino, alle ore 17:00, l’Orchestra da Camera di Napoli diretta da Enzo Amato, eseguirà, avvalendosi delle splendide voci del soprano Bernadette Siano e del contralto Patrizia Porzio, l’insuperabile Stabat Mater di Giovan Battista Pergolesi che vedrà la partecipazione della danzatrice Maria Carla Pennino.
  • Sabato 19 aprile presso il Centro Culturale Domus Ars in Via Santa Chiara 10 già Chiesa di San Francesco delle Monache, alle ore 20:30, Girolamo De Simone proporrà in prima esecuzione assoluta una sua composizione inedita dedicata al trecentesimo anniversario della nascita del grande musicista aversano Niccolò Jommelli: Resurrection Jommelli Granular, alternandosi al pianoforte, al clavicordo e all’elettronica. Special guests: il polistrumentista e compositore Max Fuschetto e il baritono Vincenzo Maiello.
  • Domenica 20 aprile Concerto di Pasqua presso la Cappella Palatina di Palazzo Reale, alle ore 11:00. Vede la partecipazione del leggendario flautista Maxence Larrieu considerato tra i maggiori esponenti al mondo di questo strumento. In questa occasione, l’Orchestra da Camera di Napoli diretta da Enzo Amato, proporrà il Concerto per violino e Orchestra d’archi di Giovan Battista Pergolesi con il violinista Carlo Dumont, una Ciaccona per Orchestra di Niccolò Jommelli, Il Concerto per due flauti e Orchestra di Domenico Cimarosa. Ad affiancare Maxence Larrieu il flautista Carlo De Matola. In conclusione concerto per flauto ed archi sempre del Pergolesi.
  • Lunedì 21 aprile presso il Centro Culturale Domus Ars in Via Santa Chiara 10, alle ore 20:30, gradito ritorno del grande chitarrista partenopeo Edoardo Catemario proveniente da Mosca ed in partenza per una tournée in Messico. Sarà eseguito un concerto per chitarra tutto dedicato alla musica barocca napoletana, con musiche di Domenico Scarlatti e Giovan Battista Pergolesi.
  • Martedì 22 aprile nella Sala della Loggia del Maschio Angioino, alle ore 17:00, esibizione di un insolito trio: Triade eccedente, formato da tre virtuosi strumentali Luca Signorini al Violoncello, Bruno Persico al pianoforte e Enrico del Gaudio alla batteria. Il concerto prevede un excursus nelle Sinfonie parigine di Domenico Scarlatti filtrate dallo stile improvvisato del Jazz.
  • Mercoledì 23 aprile presso il Centro Culturale Domus Ars in Via Santa Chiara 10, alle ore 20:30, Opera Buffa: Morano e Rosicca Intermezzo comico di Francesco Feo dall’opera “Siface re di Numidia” Teatro San Bartolomeo 13 maggio 1723. La ripropone l’Ensemble Barocco “Le Musiche da Camera” diretto da Egidio Mastrominico e formato da Federico Valerio, Roberto Roggia, ai violini, Fernando Ciaramella alla viola, Ottavio Gaudiano al contrabasso, Leonardo Massa al violoncello,  Debora Capitanio al clavicembalo, con la partecipazione del mezzosoprano Rosa Montano che interpreterà Rosicca e del baritono Giusto D’Auria nella parte di Morano. La Regia storica, le scene ed i costumi sono di Franz Prestieri.
  • Venerdì 25 aprile nella splendida cornice della Sala del Toro Farnese del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, alle ore 17:00, il Quartetto ATOM formato da Eleonora Amato violino, Sonia Tramonto violino, Mattia Mennona viola, Nazarena Ottaiano violoncello, per l’occasione accompagnati dal maestro al cembalo Domenico Sodano, proporrà in prima esecuzione Sonate a due violini e basso continuo di Niccolò Jommelli oltre ad altre musiche di Domenico Scarlatti e di Nicola Logroscino definito alla sua epoca il Re dell’Opera Buffa.
  • Sabato 26 aprile il Festival chiuderà con due appuntamenti. Il primo coinvolgerà parte del centro antico di Napoli. Alle ore 17:00, presso la Sala del Toro Farnese del Museo Nazionale, da un’idea di Ileana Parascandolo, il gruppo vocale e strumentale Dimensione Polifonica diretto da Biagio Terracciano, si esibirà nello spettacolo Le danze alla corte di Re Ferdinando in costumi settecenteschi. Al Termine, i danzatori, il pubblico ed i passanti, accompagnati dal piccolo Mozart e da un Pulcinella nero interpretato da Gennaro Patrone, percorreranno via Costantinopoli e scenderanno fino a via Santa Chiara, dove alle ore 20:30, ci sarà il secondo appuntamento. Presso il Centro Culturale Domus Ars in Via Santa Chiara 10 avrà luogo infatti l’evento musicale Mozart alla Corte di Pulcinella scritto e diretto da Carlo Faiello, con interpreti d’eccezione: Giovanni Mauriello, Mario Brancaccio, Patrizia Spinosi, Matteo Mauriello, Elisabetta D’Acunzo, Antonio Faiello, Erminia Parisi e Lorenzo Traverso nei panni del Piccolo Mozart. Le scenografie e le istallazioni scenografiche sono di Bruno De Luca e Antonio Genovese, le sculture sono di Bruno De Luca, la scenotecnica è curata da Salvatore Savino e Paolo Catino, l’architettura scenica è di Luigi Vaccaro.

Le visite guidate:

Le guide aspetteranno gli interessati nei seguenti punti:

  • Palazzo Reale ingresso principale Giovedì 17 Aprile ore 9,30
  • Maschio Angioino ingresso principale Martedì 22 Aprile ore 9,30 Chiesa di San Francesco delle Monache Via Santa Chiara n. 10 Mercoledì 23 Aprile ore 9,30
  • Museo Archeologico Nazionale ingresso principale Sabato 26 Aprile ore 9,30.

Per informazioni e prenotazioni dei concerti e delle visite guidate: Centro di Cultura Domus Ars Via Santa Chiara 10 telefono +39 0813425603, email infoeventi@domusars.it.

Maggiori informazioni su www.festivaldel700napoletano.it.

 

Calibro 35: i “traditori di tutti” sul palco del Duel Beat di Napoli

A New Horizon Ph Luigi Maffettone

A New Horizon Ph Luigi Maffettone

Ogni concerto, una sorpresa… la rassegna Suo.Na, organizzata da Ufficio K, in collaborazione con Bulbartworks e Wasabee, continua a mietere successi: lo scorso 3 aprile è toccato agli scatenati Calibro 35 infiammare il pubblico del Duel Beat di Napoli. Ad aprire il concerto A new horizon. Il gruppo napoletano, eccezionalmente in formazione acustica, ha presentato al pubblico alcuni dei brani inediti contenuti in “Penrose”, l’album di inediti pubblicato poco più di un mese fa. In scaletta “Non è più tempo per noi”, “Più che esistere”, “Radioactive” ( Imagine Dragons), “We just go”, tratto dal precedente album “Go back”, “Vorrei”, “Biblical” (Biffy Clyro) e “Leggera”. Subito dopo il palco si è riempito dell’energia dei Calibro 35.  

Massimo Martellotta alle chitarre e ai lapsteel, Enrico Gabrielli agli organi e ai fiati, Fabio Rondanini alla batteria, Luca Cavina al basso e Tommaso Colliva alla regia sono stati in grado di costruire un vero e proprio marchio di fabbrica. Band di culto dedita a riproporre le più interessanti rivisitazioni delle colonne sonore dei film polizieschi, che hanno decretato la fortuna del cinema italiano anni 70, i Calibro 35 hanno subito imposto un mood molto speciale alla serata.

Calibro 35 Ph Luigi Maffettone A partire da un rock vintage, a tratti prog o jazzato, i Calibro si sono resi protagonisti di una performance scenica e sonora degna delle più rinomate piazze musicali europee. A proposito di Europa, il gruppo è reduce da una massica trasferta oltreconfine che li ha visti al centro di numerosi palcoscenici di elevata connotazione avanguardistica. Criminali, uomini del potere, malavitosi, pericolosi gangsters sono i protagonisti delle composizioni strumentali dei Calibro 35 che, dall’alto del loro repertorio intriso di prestigiosi riferimenti a famose colonne sonore, hanno concesso ampio spazio ai brani originali del loro ultimo lavoro discografico intitolato “Traditori di tutti”, i cui brani si ispirano al romanzo omonimo di Giorgio Scerbanenco.

Calibro 35 Ph Luigi Maffettone

Calibro 35 Ph Luigi Maffettone

Attraverso un continuo saliscendi sonoro, che attinge da personalità estremamente eterogenee e tutte molto forti, i Calibro 35 riescono a trasmettere la propria essenza attraverso un virile scuotimento fisico dello strumento. Il fascino della loro performance riesce a coinvolgere il pubblico rendendo fruibile e fascinosa l’essenza di una musica cruda, truce e sanguinolenta. Non c’è spazio per metabolizzazioni, cucchiaiate di riff e martellanti percussioni vanno giù insieme a dolci sessioni di sax e flauto traverso. Il risultato è un’originale visione estetica del suono, avvincente!

Raffaella Sbrescia

 

Snap live, Arenile Reload in love with 90′s

Thea Austine e Turbo B

Thea Austine e Turbo B

Continua la stagione musicale dell’Arenile Reload di Napoli che, lo scorso 29 marzo, ha ospitato sul proprio palcoscenico gli Snap. Si è trattato di un vero e proprio tuffo indietro nel tempo quando, agli albori degli anni ’90, i produttori Luca Anzillotti e Michael Münzing diedero vita all’ambizioso progetto che scalò le classifiche di tutta Europa, grazie alla fortunata miscela di due generi molto diversi tra loro come l’Hip Hop e l’Eurodance.

La carica esplosiva e la carica aggressiva dei due performer Thea Austine e Turbo B sono gli indiscussi elementi chiave che hanno arricchito e completato un repertorio non vastissimo.

Turbo B

Turbo B

Tra i brani più apprezzati dal pubblico naturalmente “The Power” e “ Rhythm is a dancer” eppure gli Snap sono stati in grado di rivisitare i loro stessi brani integrandoli con le più svariate contaminazioni, passando, tra le altre canzoni, dalla contemporanea “Get Lucky” dei Daft Punk alla molto meno recente “The Rythm of the night” di Corona.

Thea Austine

Thea Austine

Techno, acidhouse, drum’n bass convergono nel calderone dance degli Snap che, con “Ooops Up”, “Cult of Snap!”, “Mary Had a Little Boy”, “Welcome to Tomorrow” provarono ad essere i precursori della dance, un movimento musicale che, nonostante gli alti e bassi, è riuscito a mantenere intatto un fascino senza tempo. Dopo il concerto degli Snap, la serata è proseguita con gli interventi in consolle del trio di dj composto da Marco Corvino, Roberto Biccari e Claudio Cerchietto per una notte incurante delle lancette dell’orologio.

Raffaella Sbrescia

Video: “SNAP live, NOI ARE IN LOVE WITH 90′S”

Enrico Rava e Andrea Pozza ci mostrano “certi angoli segreti” del jazz

Enrico Rava 3

Enrico Rava e Andrea Pozza Ph. Luigi Maffettone

Si è tenuto lo scorso 29 marzo, presso l’Auditorium Salvo D’Acquisto di Napoli, il terzo ed ultimo concerto previsto dalla rassegna  “I Colori del Jazz”, prodotta dal Live Tones. Protagonisti del palcoscenico il celeberrimo Enrico Rava alla tromba e Andrea Pozza al pianoforte, due veri e propri fuoriclasse che, insieme, hanno conquistato l’affollata platea partenopea.

Partendo dal presupposto che si sta parlando di musicisti di fama internazionale, straordinariamente preparati dal punto di vista accademico, l’aspetto che, più di altri, rimane impresso è sicuramente quello legato alle speciali doti interpretative con cui i due artisti sono riusciti a trasformare toni e significati di ciascun brano. Risulterebbe superfluo sottolineare gli innumerevoli successi ed il consenso mondiale che Enrico Rava ha saputo conquistarsi nel corso di una carriera a dir poco stellare perché, anche chi  non ascolta jazz abitualmente e non conosce il grande repertorio da cui egli è solito attingere materiali e ispirazioni, sa rendersi perfettamente conto che il suono della sua tromba è un richiamo ancestrale alla bellezza.

Enrico Rava e Andrea Pozza Ph. Luigi Maffettone

Enrico Rava e Andrea Pozza Ph. Luigi Maffettone

Rava e Pozza hanno spaziato tra  melodie e brani tratti dalla miglior tradizione jazzistica, dagli standards più antichi, tratti dal repertorio di Miles Davis e Chet Baker, a qualche incursione nella musica brasiliana di Jobim fino a brani composti dallo stesso Rava; il tutto elaborato in maniera originale ed estemporanea. Il tocco delle dita di Enrico Rava assume la fisicità di una ritualità inquieta, pronta a stravolgere suoni e pensieri. Elegante e consapevole, l’andatura del suo suono rappresenta un monito algido e austero in grado di trasformarsi, da un momento all’altro, lasciando che le increspature strumentali di Andrea Pozza s’intersechino come temibili cavalloni all’interno della melodia.

Enrico Rava Ph. Luigi Maffettone

Enrico Rava Ph. Luigi Maffettone

Enrico e Andrea hanno saputo lasciarsi andare ad un giocoso scambio di intro e out, prima sulle note di uno standard americano, poi su volteggi di “Certi angoli segreti”. Il brano di Rava rappresenta una ricerca strumentale verace e vorace in cui il pianoforte rimane coinvolto in un’affannoso gioco amoroso; un continuo rincorrersi e ritrovarsi dedicato a Nino Rota.

 Andrea Pozza Ph. Luigi Maffettone

Andrea Pozza Ph. Luigi Maffettone

Sulle note di “Retrato em braco e Preto”, Rava e Pozza ripercorrono la costruzione del suono, segmento per segmento, niente è lasciato al caso eppure una grossa percentuale di quello che abbiamo sentito è soprattutto frutto della personalità dei musicisti in questione. Questa è, forse, una delle caratteristiche più affascinanti del jazz: si passa da un’energia frizzante, “malupina” e beffarda alla cupa drammaticità  di un soffio finale nella tromba. Il lirismo e le infinite capacità improvvisative di Rava trovano terreno fertile nella padronanza che Andrea Pozza ha del pianoforte, insieme viaggiano nel tempo e tra i generi musicali, vanno da “Cheek to Cheek” alla bossanova e in questo viaggio c’è tanto spazio anche per il pubblico che, su invito di Rava, si lascia coinvolgere in una corale esperienza di compartecipazione che, insieme all’ultimo bis, ha segnato la conclusione di una serata davvero speciale.

Raffaella Sbrescia

Perturbazione live a Napoli tra fiumi di note e sudore

Perturbazione live@ Duel Beat

Perturbazione live@ Duel Beat

La macchina sforna note del Suo.Na continua a mietere successi. Ultimo, in ordine di tempo, il concerto dei Perturbazione, tenutosi lo scorso 27 marzo presso la Sala 1 del Duel Beat di Agnano. La band made in Rivoli, provincia di Torino, è approdata a Napoli, caricata a molla, per una serata fatta di canzoni cantate a squarciagola e di fiumi di sudore. Ad inaugurare l’evento il sofisticato djset di Irene Ferrara, regina della movida partenopea, e i Borderline che hanno eseguito brani inediti, voce e chitarra, per dare spazio a urlate riflessioni esistenziali. Cinque brani che lasciano intendere l’esistenza di una gioventù ancora attenta a ciò che smuove il mondo che ci circonda… da approfondire.

Alle 23.30 salgono sul palco i beniamini della serata: Tommaso Cerasuolo (voce), Gigi Giancursi (chitarra), Elena Diana (violoncello), Cristiano Lo Mele (chitarra), Rossano Antonio Lo Mele (batteria), Alex Baracco (basso) si lasciano subito travolgere dal gran calore con cui il pubblico di Napoli li accoglie. L’elettronica la fa da padrona in “Musica X”, primo brano in scaletta, seguito da “Se mi scrivi” e dalla fresca e coinvolgente “Diversi dal resto”. I Perturbazione rappresentano uno dei frutti migliori che il sottobosco della musica italiana ci propone, ascoltarli dal vivo è una gioia per gli occhi e per le orecchie.

Allegra è anche “Buongiorno Buonafortuna”, un po’ meno il testo de “Il senso della vite”: “Col senso della vite vai incontro a frustrazioni, non trovi il verso giusto  è come scrivere canzoni”, cantano i Perturbazione, che hanno un’idea molto chiara di cosa significhino le parole sacrificio e passione. La musica della band piemontese è fresca, è carica, è, in una parola, bella. I testi riescono ad offrire una chiave di lettura diversa della quotidianità e questo rappresenta un importante punto a favore dei Perturbazione che non si risparmiano nemmeno per un momento.

Perturbazione live

Perturbazione live

La scaletta continua sulle note del brano sanremese “L’Italia vista dal bar”: “questi siamo noi, poeti, santi ed avventori e mediamente eroi”, dice il testo della canzone, dipingendo un fedele ritratto del popolo italiano. “Se l’amore è un gioco quali regole ti dai?” , questo il leit motiv di “Battiti per minuto”, uno dei brani più apprezzati dal pubblico, seguito dal ritmo travolgente di “Questa è Sparta” e dall’arrangiamento romantico di “Baci vietati”. “Mondo tempesta” lascia che l’elegante ed irrinunciabile fascino del violoncello di Elena Diana  regali un’aura speciale al brano. “Non è la fatica è lo spreco che mi fa imbestialire, non è la fatica è lo spreco”, canta Tommaso in “Del nostro tempo rubato”. Lo spettacolo non conosce intervalli, i Perturbazione proseguono implacabili con la loro super scaletta. Subito dopo “La vita davanti” arriva “L’Unica”, il brano che ha riscosso un grande successo durante l’ultima edizione del Festival di Sanremo e che ha letteralmente fatto scatenare tutti i presenti. Al sopraggiungere dei bis c’è spazio per “Chiticapisce”,  l’intima magia di “Agosto” e “Nel mio scrigno” per non lasciare niente in sospeso in un  live di ineccepibile qualità.

Raffaella Sbrescia

I ritratti di… Roberto Panucci. L’intervista al fotografo delle emozioni sottopalco

Roberto Panucci

Roberto Panucci Ph. Fabrizio Caperchi

Roberto Panucci è uno dei fotografi professionisti più stimati d’Italia. La sua carriera, iniziata quando era ancora adolescente, lo ha visto protagonista di un percorso professionale estremamente variegato: dalla tradizionale camera oscura, Roberto è passato alla fotoriproduzione e alle arti grafiche conferendo un ulteriore aspetto di completezza alle sue competenze. Da tantissimi anni Roberto opera, con successo, nel mondo della fotografia musicale. Fotografo ufficiale di Pino Daniele e del concertone del Primo Maggio a Roma, Roberto collabora con alcuni dei più prestigiosi magazine specializzati in campo musicale. Sono centinaia i concerti che Panucci fotografa ogni anno attraverso la preziosa lente dei suoi super obiettivi ed è proprio per queste ragioni che l’abbiamo incontrato per conoscere i segreti, le problematiche e le soddisfazioni di un “ritrattista di note” come lui.

Roberto hai trascorso trent’anni e più dietro un obiettivo…Su cosa si orienta la tua ricerca visiva e come cambia in base al contesto in cui ti trovi ad operare?

Molte volte ti lasci trasportare dal momento, questo dipende anche dalla situazione e dal lavoro che stai facendo. In genere il lavoro durante i concerti è molto più difficile da gestire perché spesso abbiamo a disposizione solo uno, due o tre pezzi e, in un tempo minimo, devi riuscire a portare qualcosa di buono a casa. La cosa che sicuramente viene più naturale è lasciarsi trasportare, rapire da quello che succede di fronte a  te. Ognuno possiede, dentro di sé, il proprio modo di vede le cose ma, quando sei sottopalco, devi cercare di lasciare da parte i tuoi pensieri e gli eventuali problemi che attanagliano la mente. Il tuo compito è dedicarti anima e corpo a quello che succede sul palco.

Marco Mengoni Ph. Roberto Panucci

Marco Mengoni Ph. Roberto Panucci

Spesso le tue foto costituiscono un filo che unisce l’artista e lo spettatore, ti capita di pensare all’importanza che riveste il tuo ruolo?

Certo, ci penso spesso! Si tratta di un grande onore per me perché è una cosa bellissima. Secondo me riuscire a rendere anche un  solo decimo di quello che vedo e trasmettere alle persone che vedranno le mie foto i momenti e le emozioni, che ho il privilegio di poter vivere, spesso a pochi metri o addirittura  a una manciata di centimetri di distanza dagli artisti, è un dono molto prezioso. Magari alcuni di questi artisti sono degli idoli per tante persone mentre per noi, addetti ai lavori, non lo sono ed è molto importante cercare di lasciare da parte proprio questo. Molte volte capita, infatti, di fotografare qualcuno che non ci piace artisticamente ma, nonostante ciò, dobbiamo pensare di dover dare la possibilità alle persone di vedere qualcosa attraverso i nostri occhi. Gli strumenti di questo lavoro sono ovviamente le attrezzature che, insieme all’esperienza e all’intuito,  costituiscono le risorse fondamentali per riuscire nel nostro compito. Molte volte le persone ci scrivono, ci arrivano dei messaggi davvero emozionanti ed è in questi momenti che ci si rende conto del fatto che esiste una linea che collega l’artista che sta sul palco, noi che lo fotografiamo e le persone che, attraverso i nostri scatti, rivivono o si interfacciano con le loro emozioni.

Quanto e come cambia l’approccio tecnico e l’attrezzatura necessaria a seconda delle location in cui dovrai scattare le tue foto?

Ovviamente l’attrezzatura è cambiata negli anni e si è adattata anche ai cambiamenti del mio ruolo. Attualmente ho tre corpi macchina: una Nikon D3s, una D3 e una  D700, che ormai uso per le emergenze, poi ho una serie di ottiche professionali della Nikon: 14-24,  24-70, E 70-200, della serie Nano Crystal in f.2.8 fisso che, a qualsiasi distanza focale, mantiene nello zoom il diaframma minimo sempre a 2.8. Poi ho anche un duplicatore Nikon 2x ed è quello che sta sempre in borsa; se so che saremo molto lontani dal palco, uso quello perchè è  un ottimo compromesso tra qualità e luminosità e la perdita focale è veramente quasi impercettibile. Infine ho il 400 F  2.8 della Nikon, un gioiello che uso solamente quando mi trovo ad una notevole distanza dal palco. Per esempio artisti come  Madonna, Sting, Bruce Springsteen danno forti limitazioni di spazio mettendoci a 40-50 metri di distanza e questo obiettivo è l’ideale, anche se ha bisogno di un monopiede in grado di  reggere un peso fino ai 12 chili perché,  tra macchinetta, obiettivo e duplicatore arriviamo già a oltre 7 chili.

Giuliano Sangiorgi Ph. Roberto Panucci

Giuliano Sangiorgi Ph. Roberto Panucci

Cosa pensi del fatto che sempre più spesso ci siano sedicenti fotografi sottopalco?

Per risponderti a questo serve una piccola riflessione.

Questo è sicuramente un periodo particolare. Il dietro le quinte non è assolutamente conosciuto. Per andare avanti in questo mondo bisogna essere scaltri e flessibili. Spesso, infatti, mi chiedono cose un po’ particolari: ad esempio, in occasione del prossimo concertone del Primo maggio a Roma,  mi hanno chiesto, in qualità di fotografo ufficiale della manifestazione, di scattare e pubblicare delle foto in diretta;  con me ci sarà uno staff a darmi una mano e in pochi minuti manderemo gli scatti alla redazione del Primo Maggio che, a sua volta, posterà le foto sui social networks. Questa, che può sembrare una stupidaggine, implica l’utilizzo di un computer importante che normalmente  è un Mac che ha dei costi non indifferenti, a cui bisogna aggiungere tutto il resto, pulizie e manutenzione delle macchinette e degli obbiettivi… e son sempre cifre non indifferenti… a questa, e ad altre cose, non ci pensa mai nessuno e il professionismo si è un po’ perso. Quando faccio corsi e, oppure, vado in Sicilia, come socio Onorario di Castelbuono Arte&Immagine, partecipo a piccoli stage. Si tratta di chiacchierate poco tecniche, senza presunzione. Spesso, però, nascono dei discorsi che ruotano proprio intorno all’idea di poter frequentare la pazzesca  zona sottopalco. Alla fine di tutto questo ti devo dire che purtroppo il 90% dei ragazzi che si avvicinano a questo mondo chiede l’accredito per incontrare o vedere da vicino il proprio artista preferito. Questo è accettabilissimo però, spesso, non capiscono che più della metà dei fotografi svolge questa attività come un lavoro serio per riviste importanti e non per stare a cantare e a ballare. Molte volte questi personaggi ci sono d’impiccio perché non c’è tempo da perdere, facciamo un po’ per uno e ci dividiamo i punti strategici. Con Ligabue, ad esempio, il palco è alto almeno 2 metri ed è dotato di un impianto particolare, comprensivo di una terrazza in cui lavorano i cameraman e il fotografo ufficiale dell’artista. Ovviamente si tratta di cercare di beccarlo tra gli spazi vuoti e spesso abbiamo solo 7 minuti a disposizione. Proprio in questi casi ci si rende conto di quanto sia importante riuscire a svolgere comunque un buon lavoro in totale collaborazione tra tutti… ma senza cantanti e ballerini sottopalco.

Pino Daniele Ph. Roberto Panucci

Pino Daniele Ph. Roberto Panucci

Qual è la tua condizione ideale di lavoro?

Ovviamente quando sei fotografo ufficiale di un evento o di un artista hai a disposizione tutto il tempo e lo spazio che vuoi. Posso salire sul palco, come mi succede con Pino Daniele, con cui lavoro da due anni, posso muovermi tra i musicisti, sbuco nascosto dalle batterie e dagli amplificatori trovando angoli di visione che altrimenti è quasi impossibile avere, si tratta di un  premio alla fiducia da parte della produzione ed è proprio in questi casi che mi sento  in un angolo di paradiso.

Normalmente l’ideale è trovare un pit tranquillo in cui nessuno ci ronza intorno, in cui tutti abbiamo facilità di visione con un palco non troppo alto, senza troppi monitor. Esempio: al Rock in Roma il palco è altissimo, si tratta di almeno 2 metri, 2 metri e 10, le visioni sono molto frammentarie e non è facile lavorare per nessuno. Quando, invece, i palchi sono più comodi, riusciamo ad ottenere dei risultati davvero ottimi.

Skin Ph. Roberto Panucci

Skin Ph. Roberto Panucci

Ci parli della tua mostra personale “Dentro la musica?

La mostra è andata molto bene, è piaciuta  davvero molto sia al pubblico che alla critica specializzata. Stavolta non l’ho prodotta io bensì un locale romano, si tratta del LӧKoo, un’associazione culturale con belle idee, il loro ufficio stampa è una mia collaboratrice per cui si è trattato di un lavoro collettivo. La mostra è stata presa in considerazione anche dal Lanificio 159, sempre a Roma, e verrà riproposta probabilmente a maggio. Si tratterà di un evento con qualche ospite musicale importante che si esibirà dal vivo. Questo progetto mi ha regalato tante soddisfazioni, si tratta di un grande riconoscimento che mi riempie di emozione. Sono cose di cui non mi vanto e che non mi piace sbandierare, spero solo che quello che faccio venga riconosciuto e che passi prima di tutto l’emozione.

Dave Gahan Ph. Roberto Panucci

Dave Gahan Ph. Roberto Panucci

Qual è lo scatto migliore che hai realizzato e quello che vorresti realizzare?

Normalmente si dice che lo scatto che vorrei realizzare è quello che verrà. Questo è vero perché, in fin dei conti, quando fai 200 concerti l’anno per non cadere nella routine, cerchi un modo per andare avanti senza farti del male, artisticamente parlando. Devo ammettere di aver avuto dei momenti magici come, ad esempio, la foto in cui Robert Smith sembra avere un’aureola attorno alla testa o quella in cui, durante il Neapolis, riuscii a beccare uno sguardo incredibile di Skunk Anansie: lei saltava sul palco, ad un certo punto scomparve, il palco era molto basso, io mi guardai attorno e me la ritrovai a gattonare, correndo verso di me, a quel punto ho alzato la macchinetta più vicina che avevo e scattai tre scatti al volo, in manuale, ed è venuto fuori uno sguardo intenso a circa 2 metri da me, dritto dentro la macchinetta. In quell’occasione ho avuto un brivido perché poi subito dopo è scomparsa. Sono cose che ti rimangono dentro ed è bello riuscire ad avere questo tipo di scambio umano. Ci sono artisti freddi, quasi teatrali, che fanno le stesse cose, altre volte, invece, nasce anche un dialogo fatto di sguardi e di sorrisi tra noi che siamo sotto palco e loro che ci sono sopra e questo ci fa sentire considerati, al centro di uno scambio emotivo.

Qual è uno degli episodi più recenti che ti è rimasto nel cuore?

Lo scorso 7 marzo Craig David ha fatto un’esibizione dal vivo per Radio Rai 2 di cui non sapeva nessuno. C’eravamo io, lui ed il suo manager. Craig mi ha salutato subito, mi ha chiesto come mi chiamavo, ho potuto fotografarlo ad  metro e mezzo di distanza dalla consolle e queste foto hanno fatto grossi giri in soli due giorni. Dico questo non per vantarmi ma per sottolineare che sono molto contento del cammino che quelle emozioni sono riuscite a fare. Trovo giusto dire anche che 30 anni fa tutto questo non sarebbe stato possibile e che l’importante è non montarsi la testa e rendersi sempre conto delle cose che ci circondano. Ai giovani dico, invece, di farsi rispettare un po’ di più, di non limitarsi alla gloria dettata dai social. Bisogna avere il coraggio di farsi rispettare con educazione e di far comprendere il valore del  proprio lavoro.

Si ringrazia Roberto Panucci per la disponibilità

Raffaella Sbrescia

I Nobraino inaugurano il Suo.Na con un concerto memorabile

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Foto di: Manuela Zingone (ManovHella Zingoide)

Apertura col botto per la rassegna musicale Suo.Na, il ritmo delle cose belle”., organizzata da Ufficio K, in collaborazione con Wasabee e Bulbartworks.  Lo scorso 14 marzo si è tenuto, infatti, il concerto dei Nobraino, presso la Casetta della Musica in Via Barbagallo a Napoli, e si è trattato di un evento letteralmente spettacolare.

Con l’open act affidato ai talentuosi The George Frevis Band, i presupposti per una serata di buona musica si erano già intravisti tra testi consistenti ed un irresistibile tocco folk, rigorosamente acustico. Sette brani per scaldarsi dopo la lunga attesa al freddo di fine inverno fino al momento catartico:  Lorenzo Kruger e soci invadono il palco tra l’entusiasmo generale. Il colpo d’occhio è senza dubbio notevole:  gli artisti indossano  tutti coloratissimi abiti vintage, gli abbinamenti lasciano subito trasparire delle personalità molto forti e soprattutto libere da vincoli e pronte alla sperimentazione. Le impressioni iniziali trovano conferma nella carica elettrica di arrangiamenti strumentali assolutamente eterogenei e nella spettacolare teatralità che caratterizza movimenti, sguardi e utilizzo degli strumenti. Questa tipologia di interazione col pubblico ha scatenato una reazione di catalizzazione nello spettatore che, coinvolto in una sorta di girone infernale, non ha potuto esimersi dal prendere attivamente parte ad una vera e propria festa. A prescindere da sesso, età e preferenze musicali, un live dei Nobraino rappresenta un’esperienza molto interessante, soprattutto grazie ai canali di dialogo che il gruppo romagnolo riesce a stabilire attraverso le più svariate forme espressive. Ogni singolo strumento, oggetto, filo presente sul palco viene letteralmente consumato dagli artisti, che se ne servono per tessere le fila di una ragnatela di note che non lascia scampo. Rimandi, citazioni, cover e grandi successi del proprio repertorio sono il pane quotidiano dei Nobraino che s’impossessano di quello che trovano infarcendolo con un ingrediente speciale: una massiccia dose di ironia, che tutto distrugge e tutto dissacra, senza mai perdere di vista la salvaguardia dei valori più importanti.

Il mattatore della serata è, manco a dirlo, Lorenzo Kruger, cantante, attore, poeta e saltimbanco: i suoi occhi, le sue mani, le sue gambe non si fermano nemmeno per un attimo, per ogni canzone in scaletta ha un cappello diverso da indossare, emozioni da comunicare. Tenendosi appeso ad una corda canta proteso sul pubblico, scende dal palco per pogare con i fans più scatenati, canta nella cornetta di un telefono, in un autoparlante, sulla cima di uno scaletto, fuori alla Casetta della Musica, mentre la band continua a suonare all’interno, rasa i capelli di un fan a zero, mentre intanto continua a cantare facendo incazzare anche la signora del bar per essere salito sul suo bancone cantando un’irresistibile versione rock de “l’Italiano” di Toto Cutugno. Ma partiamo dall’inizio: la scaletta comincia con la triade composta da “Il muro di Berlino”, “Un’altra ancora”, “Sotto al letto” per poi continuare con “Lo scrittore”: “Ti scrivo ettolitri di endecasillabi, pensarti tutta quanta è quel che un uomo vuole, e a furia di desiderarti, di descrivere le parti del tuo corpo m’hai ridotto a uno scrittore”, canta Lorenzo,  mentre “Esca viva” e una double version de “Il bigamionista”, eseguita anche in acustico dai 2 Fornai, surriscaldano il pubblico. A seguire “Jacques Pèvert”, “Endorfine” e due interessanti reinterpretazioni di due canzoni di De Andrè come “La ballata di Michè” e “Hotel Supramonte”: la vocalità molto cavernosa e virile di Kruger riprende molto da vicino quella dello scomparso cantautore genovese ed il risultato di questo esperimento risulta molto piacevole.

nobrainoLa scaletta dei Nobraino è ferratissima: il gruppo esegue “Luce”, seguito da un irriverente medley strumentale. Subito dopo si torna a fare sul serio con “Via Zamboni”, “Il Semaforo” e la riuscitissima cover di “Clandestino”, il noto brano di Manu Chao, ovviamente rivisitato e corretto in chiave rock. Ironia spaccona quella di “Bella Polkona” e de “Il record del mondo”, richiami al sesso sfrontato e libero in “Tradimentunz”, divertimento spartano è quello della già citata “L’Italiano” di Cutugno e di “Bademeister”. Dopo  la rasatura a zero di un fan, eseguita sulle note del bel testo contro la guerra di “Mangiabandiere” arriva il momento del rush finale: “”Film muto”, la cover di “Via con me” di Paolo Conte”, “Bifolco” e “Signori della Corte” completano il viaggio all’interno della  particolarissima discografia dei Nobraino, senza contare la poesia dell’immagine di Lorenzo Kruger che canta le ultime due canzoni in cima ad uno scaletto: “Alla luce dei fatti di cui sono a conoscenza posso dire con certezza di non essere più pazzo di un cavallo, al limite più bello, ammessa dimostrabile la pazzia dell’animale già citato da me considerato spesso metro di misura per mentali inefficienze… umane deficienze. All’epoca dei fatti ero un grande sognatore della razza che la vita la vivono col cuore, descrivevo con disprezzo la società del capitale e l’amarezza del sudore, il puzzo del sudore”, canta Lorenzo, dipingendo la cornice perfetta di una serata da ricordare.

 Raffaella Sbrescia

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Ravello Festival: l’edizione 2014 dedicata ai sud del mondo

61-61-ravello-festival-ravelloSi è svolta questa mattina, a Roma, la conferenza stampa del Ravello Festival, che conferma di essere una delle manifestazioni musicali più prestigiose e longeve d’Italia. L’edizione 2014  si svolgerà dal 21 giugno al 20 settembre e avrà un  cartellone davvero molto variegato con oltre cinquanta eventi di artisti italiani e internazionali che, come ogni anno, richiamano appassionati da tutto il mondo nella splendida cittadina di Ravello, nel cuore della costiera amalfitana.

Il tavolo di presidenza  - ph Pino Izzo

Il tavolo di presidenza – ph Pino Izzo

Musica sinfonica e da camera, pop e  jazz, danza, mostre di arti visive e gli “incontri di parola”avranno come filo conduttore il tema “Sud”, scelto seguendo l’ottica di costituire una sinergia tra linguaggi diversi.

Pino Daniele

Pino Daniele

L’inaugurazione del festival vedrà un omaggio di Danilo Rea e Isa Danieli nei riguardi di  Eduardo De Filippo, nel trentennale della morte dell’artista ma saranno tanti gli appuntamenti che si ispireranno ai sud del mondo: lo spettacolo che Luis Bacalov e Michele Placido proporranno in agosto; di Sudafrica, parlerà, invece, lo struggente “Memorie di una schiava”, con Pamela Villoresi e Baba Sissoko. Al Sud rimandano, ancora, il concerto della violinista jazz Regina Carter (“Southern Comfort”), lo studio su Pergolesi in jazz condotto da Maria Pia de Vito, il concerto di Southside Johnny, storico partner di Bruce Springsteen. E al migliore Sud di casa nostra si rifà, naturalmente, Pino Daniele, per la prima volta a Ravello, in versione acustica e con la voglia di ricordare, a vent’anni dalla morte, l’amico Massimo Troisi, senza dimenticare il concerto di chiusura con l’Orchestra del Teatro di San Carlo e Juraj Valcuha. Ogni fine settimana il Festival presenterà, inoltre, un’orchestra sinfonica prestigiosa: la London Symphony Orchestra, la Orchestre National de France , l’Orchestra Sinfonica di Lucerna  e poi ancora l’Orchestra cinese di Qingdao e la Filarmonica Nazionale Armena. L’Italia sarà rappresentata, oltre che dall’Orchestra del Teatro San Carlo, dalla Filarmonica del Regio di Torino, dall’Orchestra del Teatro Carlo Felice di Genova e dalla OGI di Fiesole.

Hevia

Hevia

Sul palco del Ravello Festival ci saranno anche tante star del mondo pop e jazz come Dulce Pontes, Chick Corea con Stanley Clarke, l’israeliano Asaf Avidan, Hevia, Burt Bacharach, la caboverdiana Mayra Andrade, l’americana Chrysta Bell e il compositore francese di colonne sonore Alexandre Desplat. Inoltre ci saranno concerti di Michel Camilo, Jean Luc Ponty, del Kronos Quartet, di Regina Carter, Sergio Cammariere in formazione Quintet, Fabrizio Bosso, diretto da Peppe Vessichio e le giovani Giulia Mazzoni, Ylenia Lucisano e Parisse.

Ravello Festival offrirà anche una serie di grandi mostre di arti visive. Tony Cragg, così come Mimmo Paladino nel 2013, farà di Villa Rufolo e della terrazza Niemeyer un museo a cielo aperto. Con Rai Radio1 saranno definiti vari incontri con personaggi del mondo della musica, con la Fondazione Il Campiello, invece, l’incontro con i cinque finalisti del Premio, e con Città della Scienza, infine, una serie di conferenze sul tema dei Sud.

Per il 2014, la collaborazione con Mimmo Paladino ha reso possibile anche il coinvolgimento di Wang Guangyi, l’ illustratore cinese diventato celebre  in tutto il mondo con il suo ciclo “Great Criticism”, citato esplicitamente nel poster ideato per Ravello. A Wang Guangyi, la Fondazione Ravello ha anche chiesto di presentare, nell’ambito del Festival, un intero ciclo di illustrazioni dedicate al mondo della musica, ed il Maestro sta lavorando per portare a termine il progetto, che rappresenterebbe una novità assoluta di richiamo internazionale.

Infine l’evento, denominato “Villa Rufolo mille anni di magia”, inserito nel più ampio “Progetto Ravello”, messo in campo per valorizzare il bene monumentale e l’identità territoriale:  7 “quadri multimediali”, della durata di circa 30 minuti, saranno dedicati alla storia del monumento e dei personaggi che hanno animato la prestigiosa location. L’inaugurazione è prevista per venerdì 21 marzo alle ore 20.00. “Villa Rufolo mille anni di magia” sarà replicato ogni sera, per quaranta giorni. Biglietto unico 5€. In occasione della giornata inaugurale, l’ingresso sarà libero.

Per il programma e info www.ravellofestival.com.

Box Office 089 858422.

Erica Mou: un incantesimo di note a Scafati

Erica Mou

Erica Mou

“In questa giungla di abitudini per andare avanti sposto i rami, ma mi tornano in faccia…” cantava Erica Mou, lo scorso 8 marzo, incantando il pubblico del Circolo Culturale Tenax di Scafati. Armata del suo viso angelico, della sua voce vellutata e cristallina, nonché della sua fida chitarra, Erica Musci si è ritagliata un prezioso spazio di un sabato sera qualunque, lasciando che la potenza evocativa delle proprie parole s’infiltrasse tra le membrane delle persone accorse ad ascoltarla. Bando a luci, fronzoli, fili e scalette, Erica si è messa a nudo porgendo la propria arte a tutti quelli che avevano il desiderio di conoscerne un po’. “Mettiti la maschera”, “Non dormo mai”, “Fili”, “Giungla” hanno svelato gli strati di un’anima sensibile, curiosa, espandibile: viva.

Il pubblico del circolo culturale Tenax di Scafati

Il pubblico del Circolo Culturale Tenax di Scafati

Canzone dopo canzone le barriere sono cadute, il binomio artista-pubblico si è trasformato in un coagulo di emozioni, grazie alla voglia di ricordi, di illusioni, di sogni. In una sala semi-buia, tra occhiate fugaci e sorsate di birra,  “La neve sul mare”, “Domenica”, “Vorrei dirti un sacco di cose adesso” sono ovattati batuffoli con cui coccolare le ferite dello spirito, fotografie di gesti piccoli, eppure essenziali, per ricordarci chi siamo e cosa sogniamo. Erica ha ripercorso il proprio repertorio, tra gemme antiche e nuove come “Contro le onde”, la title track del suo ultimo album, il successo sanremese “Nella vasca da bagno del tempo” e la immaginifica “Oltre”: “oltre le apparenze, oltre le stupide credenze, oltre le lotte, oltre stanotte, portami, portami, portami, portami”, canta Erica, dando anima e respiro ad un’intensa richiesta d’amore.

Erica Mou

Erica Mou

A seguire il dittico femminile “Mentre mi baci” e Infiltrazioni”, il saliscendi sonoro de “Il Ritmo”, le intime confessioni di “E mi”, i desideri de “Il genio” e la potenza onirica di “Romanzo storico”. Gocce di sogni e di tempo scorrono inesorabilmente nel calderone di birra e chiacchiere delle terrazze circostanti, fino al sopraggiungere dei bis: “Epica”, “Sera d’acqua” (eseguita dal vivo dopo 4 anni), un accenno di “Que sera sera” e la bellissima “Dove cadono i fulmini” sono gli ultimi ingredienti della magica pozione di Erica che è riuscita, ancora una volta, a compiere il suo incantesimo di note.

Raffaella Sbrescia

Laura Pausini ©"The Theater at Madison Square Garden"

Laura Pausini: grande successo al The Theater at Madison Square Garden

Laura Pausini ©"The Theater at Madison Square Garden"

Laura Pausini ©”The Theater at Madison Square Garden”

Grande successo per il concerto che Laura Pausini ha tenuto lo scorso 6 marzo al  Theater@Madison Square Garden di New York.  L’artista ha festeggiato alla grande i suoi vent’anni di carriera, invitando sul palco con lei artisti internazionali, suoi colleghi e amici come Biagio Antonacci, che ha duettato con lei sulle note di “Viveme”Ivete Sangalo,  che ha accompagnato Laura in un’inedita versione italo/portoghese de “Le cose che vivi”,  i ragazzi de Il Volo, i quali  hanno unito le loro straordinarie voci a quella di Laura sulle note di “In assenza di te”.  Grandi emozioni per Laura, che ha duettato anche con l’amico Miguel Bosé in “Te Amaré” e l’icona della musica latina, Gloria Estefan sulle dolci note di “Sonrie” (Smile)  

Laura Pausini ©"The Theater at Madison Square Garden"

Laura Pausini ©”The Theater at Madison Square Garden”

Si è dunque trattato di un  vero e proprio concerto-evento in cui, oltre ai duetti eccezionali, Laura, ha ripercorso la sua storia attraverso alcuni dei suoi brani più famosi, riarrangiati in una nuova veste, senza tralasciare i suoi successi più recenti.

The Greatest Hits Tour. Le date:

  •  Toronto (9 marzo)
  • Arena di Verona (2 e 3 maggio)
  •  Teatro Antico di Taormina (10 e 11 maggio)
  •   Melbourne (12 giugno)
  •  Sydney (14 giugno)
  • Mosca (21 giugno)
  • San Pietroburgo (25 giugno)
  • Los Angeles (3 ottobre)
  • Las Vegas (4 ottobre).
Laura Pausini e Biagio Antonacci ©"The Theater at Madison Square Garden"

Laura Pausini e Biagio Antonacci ©”The Theater at Madison Square Garden”

 

Laura Pausini e Miguel Bosè ©"The Theater at Madison Square Garden"

Laura Pausini e Miguel Bosè ©”The Theater at Madison Square Garden”

 

Laura Pausini e Ivete Sangalo ©"The Theater at Madison Square Garden"

Laura Pausini e Ivete Sangalo ©”The Theater at Madison Square Garden”

 

Laura Pausini e Gloria Estefan ©"The Theater at Madison Square Garden"

Laura Pausini e Gloria Estefan ©”The Theater at Madison Square Garden”

 

Laura Pausini e i ragazzi de Il Volo ©"The Theater at Madison Square Garden"

Laura Pausini e i ragazzi de Il Volo ©”The Theater at Madison Square Garden”

 

 

 

 

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