Fausto Mesolella e la chitarra: 50 anni d’amore. L’intervista

Fausto Mesolella

Fausto Mesolella

Mezzo secolo a contatto con le sei corde di una chitarra, Fausto Mesolella rappresenta un baluardo della musica napoletana e, più in generale, dello scenario musicale nazionale. Appassionato, verace e aperto al concetto di contaminazione strumentale, Fausto è un musicista creativo e versatile che ha saputo dare un prezioso contributo sia allo storico gruppo degli Avion Travel, riunitisi poco tempo fa, che a numerosissimi artisti della più svariata caratura. In questa intervista, l’artista ci ha parlato dei suoi ultimi progetti discografici facendo il punto sulla sua lunga e stimata carriera.

La chitarra è la fedele compagna della tua vita…dopo tanti anni come vivi il tuo legame con questo strumento?

Il termine compagna di vita per la mia chitarra è davvero molto indicato e, in quanto tale, dovrà esserlo fino alla fine, spero!

Fausto Mesolella Ph Luigi Maffettone

Fausto Mesolella Ph Luigi Maffettone

Questo è un periodo molto intenso per te: da poco hai pubblicato l’album intitolato “Dago Red” con Raiz e sei ritornato a suonare con gli Avion Travel…come ti appresti a vivere queste emozioni musicali?

Il ritorno con gli Avion Travel c’è stato anche per festeggiare quasi trent’anni di attività, c’è un percorso di militanza comune con gli altri musicisti, con cui abbiamo formato il gruppo, ed è una cosa molto romantica. “Dago Red” è, invece, una produzione che guarda al futuro e che attinge linfa vitale dai progetti che mi circondano. Io penso che se un musicista non va a bagnarsi nelle acque di un altro fiume, poi non potrà più navigare nel fiume nel quale vive abitualmente. Quindi è giusto che ci siano queste produzioni, ed è altrettanto giusto guardare avanti ed approfondire la conoscenza con altri musicisti.

Come nasce l’idea di creare un album con delle rivisitazioni fatte da te e da Raiz? Come avete lavorato alla scelta dei brani?

Questo nostro progetto nasce su un altro palco mentre eravamo entrambi ospiti di un concerto dedicato ai Pink Floyd, organizzato da Rita Marcotulli… Io e Raiz abbiamo cominciato il nostro percorso dapprima con una tourneè, durata due anni, e poi siamo arrivati all’idea del disco, sfruttando, quindi, una maturità di palco che abbiamo conquistato durante il periodo precedente. Quando, in seguito, siamo entrati nello studio di registrazione, è stato tutto facile, abbiamo scelto i brani di comune accordo e ci siamo divertiti a suonare e a contaminare i pezzi che facevamo. Abbiamo tutti e due una grande passione per la musica napoletana ed è questa l’essenza centrale del disco. Il tutto si è poi amalgamato ad altre influenze e sonorità appartenenti al nostro curriculum artistico, anche a dimostrazione del fatto che nella musica non devono esistere confini tra generi.

Raiz e Fausto Mesolella

Raiz e Fausto Mesolella

Quali sono le cose più importanti che un musicista del tuo spessore ha imparato in tanti anni di esperienza?

A parte il percorso con gli Avion Travel, gruppo pilastro, che spero potrà avere ancora molto da dire in fatto di musica, sono stato accompagnatore di moltissimi artisti e, proprio per questa ragione, non c’è un’esperienza in particolare che io possa prediligere rispetto ad altre però è chiaro che ho dei ricordi specifici. Su tutti conservo nel cuore l’ultimo incontro con Gabriella Ferri durante la sua ultima esibizione. Inoltre ho avuto la fortuna di spaziare non solo nella musica,  ma anche nella letteratura e nella poesia; l’anno scorso, infatti, ho fatto uno spettacolo con Stefano Benni, uno dei grandi poeti italiani. Queste sono, alla fine, le cose che servono per farti crescere.

Che rapporto hai con la città di Napoli?

Anche se sono casertano devo dire che sono molto amato dall’entourage artistico napoletano ed è stato  facile, per me, fregiarmi della benevolenza degli artisti napoletani e questa è una cosa che mi inorgoglisce molto… Soprattutto in quest’ultimo periodo, visto che ho prestato la mia chitarra all’ultimo disco di M’Barka Ben Taleb “Passion Fruit” nel pezzo intitolato “Nun te scurdà” e sono molto contento di questa cosa. Paradossalmente potrebbe sembrare una cosa un po’ piccola rispetto alla progettualità che mi circonda, invece è un’esperienza che mi ha fatto enormemente piacere perché sono entrato ufficialmente nel parco giochi dei divertimenti, quale è la musica a Napoli.

E con il pubblico come ti rapporti?

Beh, molto bene perché sono un tranquillo. Quello che prediligo, quando sono in pubblico, è il mio concerto di chitarra in versione solo. L’anno prossimo festeggerò i miei 50 anni con la chitarra… ho iniziato quando avevo 12 anni, ne compirò 62 l’anno prossimo e voglio raccontare il mio modo di suonare la chitarra molto semplicemente.

Fausto Mesolella e Peppe Servillo durante l'esibizione degli Avion Travel alla Repubblica delle Idee Ph Luigi Maffettone

Fausto Mesolella e Peppe Servillo durante l’esibizione degli Avion Travel alla Repubblica delle Idee Ph Luigi Maffettone

Al convegno tenutosi presso la Mostra d’Oltremare, intitolato “La musica è un bene comune”, citasti Leo Ferrè dicendo “Dov’è finita la musica? La musica è finita nei cessi dei conservatori…” Una dichiarazione forte e ben distante da quello che ci viene proposto in questo momento storico….

Sì, il mio intervento era una provocazione perché per stabilire un contatto, un’occasione di dialogo a volte è necessario sprofondare. Il titolo era “La musica è un bene comune”: Certo, la musica è un bene comune ma andiamola prima a recuperare nel cesso perché è stato fatto un danno mediatico enorme a quest’arte e ai musicisti stessi, basta guardare la televisione per capire dov’è finita la musica.

Raffaella Sbrescia

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“On the way”, Alberto Pizzo in concerto. Il live report

Alberto Pizzo

Alberto Pizzo

Avevamo già avuto modo di ascoltare le dolci note di Alberto Pizzo, in occasione della pubblicazione di “On the Way”, il secondo album del pianista napoletano, classe 1980, che ha avuto il coraggio funambolico di inserire in uno stesso progetto le sue radici mediterranee e l’innovazione jazzistica made in Usa. Dopo una serie di incredibili esperienze vissute proprio a New York e numerose collaborazioni di grande prestigio artistico, Alberto è tornato a Napoli, sul palco del Teatro Diana, per rimettersi alla prova e dimostrare a tutti i frutti di un percorso degno di una favola. Attento, emozionato, concentrato, in abiti casual, Alberto Pizzo si è subito calato sui tasti bianchi e neri del pianoforte, senza fronzoli, senza preamboli, senza salamelecchi. Ad accompagnare le sue note, solo uno monitor colorato, monocromatico, utilissimo per associare le suggestioni sonore alle visioni della mente.

Alberto Pizzo

Alberto Pizzo

Il veicolo tra l’arte espressa da Alberto e il pubblico sono le sue dita che, veloci, velocissime, inarrestabili corrono su e giù senza sosta e senza soluzione di continuità. La scaletta è serrata: sonate romantiche e melodrammatiche si alternano a sensuali incursioni jazz senza trascurare delle irresistibili parentesi latin mood: si va da “Paris” brano ispirato alle magie cinematografiche di Woody Allen, a “Mediterraneo”, una composizione scritta sulle coste a strapiombo del Cilento, proprio a ridosso delle brillanti e sinuose onde di un mare che conquista e uccide, a proprio piacimento, i suoi stessi figli. Profumano di agrumi e d’amore, invece, le note di Alberto Pizzo che, in “Chopininha” immagina Chopin in Brasile, per un risultato artistico di chiara identificazione cosmopolita. Davvero coinvolgente è, inoltre, la rivisitazione della colonna sonora di “Nuovo cinema Paradiso” ma anche di grandi ed intoccabili grandi classici come “Era de Maggio” e “Passione”, rivisti con travolgente personalità. Spazio anche agli inediti come “Gocce di vita”, la delicatissima “Nostalgia” from “Eternity” e la perturbante bellezza “My Milonga”. L’ eccellente performance di Alberto Pizzo si conclude con un trittico di grandi classici spaziando dalla cinematografia alla poesia d’autore all’insegna della contaminazione e della condivisione; concetti, questi ultimi, che, a Napoli, trovano sempre un riscontro entusiasta e, che, siamo sicuri troveranno un’ottima risposta anche altrove nel corso questo viaggio “On the way”.

Raffaella Sbrescia

Intervista a Franco Ricciardi: “Canto la periferia della gente per bene”

Franco Ricciardi (Foto pagina Facebook dell'artista)

Franco Ricciardi (Foto pagina Facebook dell’artista)

Franco Ricciardi è un artista presente sulla scena partenopea da oltre un ventennio. Amante della ricerca musicale e, sempre aperto alla sperimentazione, l’artista si è aggiudicato il David di Donatello 2014 per il brano “A Verità”, colonna sonora del film “Song’ e Napule” dei Manetti Bros. Reduce dalla pubblicazione dell’album intitolato “Figli e Figliastri”, ricco di prestigiose collaborazioni e svariati featuring, Franco Ricciardi si sta preparando ad un lungo tour che lo porterà in giro per tutta Italia. La sua missione? Cantare la periferia della gente per bene.

La musica per te è qualcosa di epidermico… Quali sogni, speranze, problemi canti nelle tue canzoni?

Nelle mie canzoni canto quello che vedo, quello che ascolto e cerco di dare voce a chi non ce l’ha. In effetti lo dico sempre, per me la musica è un fatto epidermico, capace di arrivare al cuore aldilà di qualsiasi ostacolo possibile e di accompagnarci in ogni momento della nostra vita.

La periferia è, da sempre, il tuo punto di riferimento, il tuo cordone ombelicale…Cosa significa nascere e muovere i propri passi in un contesto che viene abitualmente additato da tutti?

Significa avere più forza, combattere con più sacrificio, significa fare la fatica due volte: la prima volta per imparare, la seconda per far capire alla gente che hai imparato. Alla fine però, quando riesci nel tuo intento, sei doppiamente soddisfatto.

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Quali sono i punti fermi e i caposaldi del tuo “Cuore Nero”?

Il mio punto fermo è il credo nella libertà d’espressione. La musica non può essere vincolata da un produttore o dal discografico di turno. L’arte è libertà e io ho voluto mettere su la mia etichetta “Cuore Nero” per essere libero di esprimere tutto quello che ritengo giusto per me.

Nell’album “Figli e figliastri” hai ulteriormente esteso la tua ricerca musicale attraverso una serie di featuring e collaborazioni importanti, ce ne parli nel dettaglio?

In “Figli e Figliastri” ci sono varie collaborazioni perché sono del parere che chi ama la musica la condivide con gli altri. Mi fa piacere ospitare nel mio disco, sia persone napoletane che non… Ci sono anche tanti giovani come Ivan Granatino in “Luna Park”, quest’anno ho scelto anche Enzo Dong, un ragazzo del rione Don Guanella, che ha del talento, e mi ha fatto piacere duettare con lui in un mio pezzo old school qual è “Prumesse mancate”. Un altro ospite speciale è stato Clementino, Lucariello, uno dei primi rapper napoletani poi ci sono Gue Pequeno eRocco Hunt.  I featuring partono sempre da una stima reciproca, il risultato, dunque, è sempre naturale.

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Come hai vissuto l’emozione della vittoria del David di Donatello per il brano “A Verità”, contenuto anche nel film “Song’ e Napule” dei Manetti Bros?

Ho vissuto tutto con molta tranquillità, semplicemente perché non credevo assolutamente di poter vincere. Mi sono goduto tantissimo la nomination, perché per me quella era la vera vittoria. Essere stato selezionato, per me che partivo da Scampia, era già qualcosa di incredibile e mai mi sarei aspettato di vincere l’Oscar italiano. Mentre ero lì, i miei amici che hanno condiviso il pezzo, ovvero Rosario Castagnola, Sarah Tartuffo e Nelson mi chiedevano a ripetizione di preparare qualcosa da dire in caso di vittoria, io, invece, controbattevo loro che non era nemmeno lontanamente ipotizzabile e che una nostra vittoria sarebbe stata una cosa da pazzi. In gara c’erano dei film che avevano produzioni incredibili e fino all’ultimo non ci ho mai creduto… Poi, quando ho sentito Caparezza nominare il titolo del mio brano, mi sono letteralmente gelato! La sorpresa inaspettata è sicuramente la più bella cosa, senza la preoccupazione di dover sperare in qualcosa e con la consapevolezza di vivere con tranquillità una sconfitta che si era già messa in conto. Quello che non mi piace è arrivare alle cose con affanno.

Nel brano canti “Arraggia ca saglie e nun fa sunnà”… Tu cosa sogni?

Il mio sogno è quello di sognare sempre perché sognando si coltiva la speranza. Vivo giorno per giorno, mi do degli obiettivi che cerco di vivermi in piena serenità. La musica ha proprio bisogno di questo, di serenità da divulgare anche agli ascoltatori. Se sei “arraggiato” la gente avverte questa tua rabbia…

Un tuo concetto molto importante è “Canto la Scampia della gente per bene…”

Certo! Soprattutto in questo periodo pieno di fiction, libri e quant’altro che non esaltano la parte per bene di questa zona così martoriata. Io abito proprio a pochi passi da Scampia, l’ho vista nascere, l’ho vista venire su negli ’70 e credo, anzi sono fermamente convinto, che la maggioranza delle persone che ci vivono sono brava gente. Forse a qualcuno fa comodo far credere che la parte brutta di questa popolazione sia molta di più di quanto sia in realtà…da parte mia vedo con i miei occhi e tocco con le mie mani tante brave persone.

Sei molto attento e disponibile con tante giovani leve dello scenario rap e hip hop nazionale, come mai? Cosa ti spinge ad aiutare questi ragazzi?

Le nuove generazioni sono il nostro futuro, guardare loro è guardare il nostro domani. Io in genere amo il nuovo ed è per questo che amo le nuove generazioni. Sono sempre contento di dare loro una possibilità, nel mio piccolo, e, in genere, lo faccio sempre.

Hai altri progetti, anche non musicali, in corso o in programma?

Sto per iniziare il “Figli e Figliastri” tour mentre da ottobre saremo in giro per l’Italia, e oltre, con uno spettacolo teatrale intitolato sempre “Figli e Figlastri”, che, ovviamente, subirà svariati ritocchi perché non sarà come lo show che portiamo in piazza, sarà più raccolto con delle piccole prefazioni a quello che canterò. Sarà una nuova esperienza visto che come spettacolo teatrale ho fatto solo il Musical però, in quel caso, ero con altre persone. Per il resto andrò a trovare un bel po’ di amici sul palco. Mi hanno anche chiamato per tenere un concerto all’interno del carcere di Poggioreale, credo che canterò anche nelle carceri minorili per cercare di portare un messaggio positivo a queste persone e far capire loro che ci sono tante strade e alternative da scegliere per vivere una vita onesta, fatta di sacrifici.

Che rapporto hai con il tuo pubblico e com’è strutturato il tuo concerto?

Io ed il mio pubblico siamo ormai una famiglia, grazie anche alla rete e ai social network siamo sempre in contatto. Con molti di loro mi vedo e mi incontro anche tutti i giorni, ormai sono 20 anni che faccio musica e li conosco un po’ tutti, alcuni sono proprio dei miei amici, persone che mi danno dei consigli. A me, poi, piace molto ascoltarli, dal più piccolo al più grande e adoro avere il loro parere, di cui spesso faccio tesoro.

Raffaella Sbrescia

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Video: “A Verità”

Intervista ai Kutso: “Musica per persone sensibili” in Perpetuo tour

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I Kutso sono un gruppo rock alternative italiano composto da Matteo Gabbianelli (voce), Donatello Giorgi (Chitarra),  Luca Amendola (Basso),  Simone Bravi (Batteria). I Kutso sono molto apprezzati, non solo per la loro forte presenza scenica e per il carisma che caratterizza le loro esibizioni dal vivo, ma anche e soprattutto per i contenuti immeditati dei loro testi. Un controverso equilibrio tra la dimensione esplicitamente crepuscolare delle loro canzoni si alterna a degli arrangiamenti e a delle melodie ritmate e coinvolgenti. A parlarci della dimensione artistica dei Kutso è Matteo Gabbianelli, voce e autore dei testi del gruppo, destinato a lasciare un segno ben riconoscibile all’interno dello scenario musicale italiano.

Di cosa parlano e cosa intendono comunicare i Kutso nel 2014?

Esprimiamo semplicemente quello che abbiamo dentro, le canzoni sono dei pretesti per spurgare la negatività che ci portiamo dentro… Tra l’altro è pur sempre vero che molto spesso si sente il bisogno di scrivere proprio quando c’è qualcosa che non va o si ha la necessità di dover dire qualcosa.

Qual è il contesto in cui fate musica e quale realtà portate nei vostri contenuti artistici?

Io sono il “colpevole” dei testi, compongo sia le armonie che le parole. Quando scrivo delle canzoni parto prima dalla musica, compongo tutto quello che riguarda la parte armonica e poi ci metto su le parole, che, in genere, sono sempre sbeffeggianti e sarcastiche. Mi piace dirmi in faccia le cose così come stanno, anche in maniera diretta ed esplicita, senza giri di parole. Proprio per queste ragioni i nostri testi sono tutti mortiferi, negativi, crepuscolari però questo buio viene redento dalla luce della musica che, invece, è solare e piena di gioia di vivere. La nostra musica, in sintesi, presenta un contrasto netto tra testi assolutamente definitivi e disfattisti, caratterizzati da un ampia natura sarcastica, e una musica dirompente, vorticosa e piena di colpi di scena.

Kutso

Kutso

Cosa vi sta lasciando, a livello personale ed artistico, il “Perpetuo tour”?

Siamo molto contenti di come stanno andando le cose perché stiamo suonando tantissimo. Sono anni che non ci fermiamo mai e, anche adesso che stiamo registrando il prossimo disco, non ci siamo fermati e penso proprio che non ci fermeremo finche la vita ce lo consentirà. Siamo orgogliosi del fatto che riusciamo ad avere sempre più consensi anche se per noi è un po’ più difficile l’aspetto comunicativo: nonostante il nostro seguito sia sempre più numeroso, così come fitti sono gli appuntamenti dal vivo, non siamo ancora supportati dalla stampa di settore e fatichiamo a pubblicizzare quello che ci sta succedendo. Ad ogni modo siamo molto contenti, abbiamo un po’ di cose belle che ci attendono prossimamente.

Come vi siete rapportati al pubblico durante i tantissimi opening che vi hanno visti protagonisti?

Sono state esperienze molto belle! Siamo stati al 1 maggio in Piazza San Giovanni a Roma, dove c’erano 500.000 persone, si è trattato di un momento breve ma molto intenso. Le aperture, più in generale, sono state tutte delle conferme perché, nonostante il fatto che ci fossimo trovato di fronte a pubblici molto eterogenei, abbiamo sempre avuto una risposta positiva. Questo ci ha fatto pensare che la gente abbia sempre capito qual è lo spirito del nostro concerto che noi cerchiamo sempre di trasformare in una festa in cui tutti partecipano con la stessa importanza, in un rapporto orizzontale.

Kutso

Kutso

In “Siamo tutti buoni”, un brano tratto dal vostro album intitolato “Decadendo (Su un materasso sporco) cantate “Intrattengo inconcludenti rapporti d’interesse vago con persone false come me… e cosa ci guadagno? Forfora e gastrite”… E’ forse questa la vostra definizione di decadenza?

 La decadenza, come la intendo io, è un sentimento interiore. Ad ogni modo è un concetto che può sicuramente essere riassunto anche in quella frase… si tratta di un costringersi a essere qualcosa che non si è per poi prendere le briciole di quello che si voleva.

Cosa ha significato per voi girare lo spot anti HIV?

È stata un’esperienza molto importante, che ci ha fatto riflettere. Siamo tutti sostenitori del buon senso e dell’attenzione anche nei confronti del prossimo, questa è, infatti, una cosa che non riguarda solo la propria salute… Tuttavia  è difficile essere ligi al dovere quindi è stata un’esperienza che ci è servita per autobacchettarci.

Che ruolo avete avuto nel progetto intitolato “When I Was an Alien”?

Quella è stata una bella iniziativa organizzata dalla Inconsapevole Records, che ha voluto realizzare una compilation tributo a Kurt Cobain, in occasione dell’anniversario della morte dell’artista e che ci ha chiesto di rifare un brano, neanche troppo famoso, contenuto nell’album “In Utero”, intitolato “Tourette’s”. Abbiamo rivisitato il brano completamente a modo nostro, la versione originale è tutta molto strillata, un pezzo puramente punk, noi, invece, l’abbiamo fatta diventare funk con un cantato lirico ed improbabile, ad opera del nostro chitarrista. Ci piace dissacrare i miti, sbeffeggiare quello che viene ritenuto importante dagli altri.

Il 12 luglio parteciperete all’Hard Rock Live di Roma…sarete la voce fuori dal coro?

Saremo lì con i Negramaro, i The Fratellis, i Velvet e altri gruppi…sarà una bella situazione  e, anche se saremo un po’ un pesce fuor d’acqua, non vediamo l’ora di andarci proprio perché in genere sguazziamo bene in queste cose in cui non c’entriamo niente. La gente non si aspetta il nostro genere e, invece, quando ci ascolta rimane contenta perché pensa di aver visto e ascoltato qualcosa di unico. Alle persone piace essere stupite quindi siamo entusiasmati all’idea di partecipare a questo evento.

Kutso

Kutso

Siete al lavoro su un nuovo album…cosa potete anticiparci a riguardo?

Il titolo che abbiamo scelto per questo nuovo album sarebbe dovuto essere quello del nostro primo disco ed è “Musica per persone sensibili”. Questa scelta rappresenta una precisazione: spesso siamo stati fraintesi e considerati gruppo di musica demenziale, una parola che ci fa venire l’orticaria. Noi non siamo né fan di Elio e Le Storie Tese, né estimatori di Frank Zappa né tantomeno degli Skiantos etc… In ogni caso quando scrivi delle cose, come facciano noi, in maniera così diretta ed esplicita e le abbini ad una musica tutta allegra e zompettante, il risultato può essere esilarante però non è questo quello che ci interessa. Veniamo più dal non sense di Rino Gaetano, dal cinismo di Giorgio Gaber, dal punk nichilista di Iggy Pop… quello è il mondo da cui proveniamo. Ritengo, quindi, che le nostre canzoni non siano qualcosa di superficiale, al contrario sono il frutto di ragionamenti ponderati a lungo. Quando cerco una parola, non lo faccio così per fare o perché suona bene quindi, con questo titolo, volevamo indurre nello spettatore un sentimento ed un approccio diverso alla nostra musica.  Il filo che seguiremo all’interno delle tematiche affrontate seguirà la direzione che abbiamo intrapreso con “Decadendo (Su un materasso sporco), per il resto ci sarà una svolta un po’ più aggressiva, coerente con l’intento di mettere a fuoco quello che avevamo cominciato con il precedente album.

Raffaella Sbrescia

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Gipsy Trio in concerto: emozioni gitane al Castel Sant’Elmo

Gipsy Trio Ph Luigi Maffettone

Gipsy Trio Ph Luigi Maffettone

Lo scorso 27 giugno, la sempre splendida location del Castel Sant’Elmo a Napoli ha ospitato il concerto del Gipsy Trio. Sul palco grandi chitarristi come Stochelo Rosenberg e Salvatore Russo accompagnatati dal contrabbassista Renato Gattone. Ad organizzare l’evento il New Around Midnight Jazz Club che, grazie a questo speciale evento, ha offerto al pubblico l’occasione di apprezzare le particolarissime velleità del musicista di origini olandesi Stochelo Rosenberg, riconosciuto tra i massimi interpreti del gipsy jazz. In scaletta brani come  “Django’s tiger” e” Tears” di Django Reinhardt, principale interprete di questo genere musicale  che, alla fine dei suoi numerosi viaggi, si stabilì con la propria carovana a Parigi. Passando dal manouche al jazz swing, senza dimenticare apprezzabilissime spruzzate folk, Stochelo e colleghi si sono divertiti ad eseguire anche classici del jazz come “Caravan”, eseguito per la prima volta da Duke Ellington e “For Sefora”, una delle più note composizioni dello stesso Rosenberg.

Gipsy Trio Ph Luigi Maffettone

Gipsy Trio Ph Luigi Maffettone

Da sottolineare anche l’apertura del concerto di Carlo Lomanto, docente di Canto Jazz al Conservatorio di Cosenza e al Conservatorio di Napoli. Grazie al suo innovativo Guitass Project l’artista si è esibito con un particolare strumento, una chitarra/basso creata per lui dalla GNG, cimentandosi nell’interpretazione di grandi classici del Jazz e del Blues come “Hallucination”, “But Beautiful”, “Every Day I Have the Blues” e “Come together” dei Beatles, alcuni dei quali contenuti nel suo ultimo album intitolato “Dreams”.

Gipsy Trio Ph Luigi Maffettone

Gipsy Trio Ph Luigi Maffettone

Spazio anche alle tematiche sociali con il Flashmob organizzato dagli infermieri della neonata Associazione ‘Codice Rosa’ e laureandi in Infermieristica e Infermieristica Pediatrica che, con questa iniziativa, hanno inteso lanciare un messaggio contro la violenza sulle donne.

Fotogallery a cura di: Luigi Maffettone

Gipsy Trio Ph Luigi Maffettone

Gipsy Trio Ph Luigi Maffettone

Gipsy Trio Ph Luigi Maffettone

Gipsy Trio Ph Luigi Maffettone

Gipsy Trio Ph Luigi Maffettone

Gipsy Trio Ph Luigi Maffettone

Gipsy Trio Ph Luigi Maffettone

Gipsy Trio Ph Luigi Maffettone

 

Gipsy Trio Ph Luigi Maffettone

Gipsy Trio Ph Luigi Maffettone

 

Gipsy Trio Ph Luigi Maffettone

Gipsy Trio Ph Luigi Maffettone

Gipsy Trio Ph Luigi Maffettone

Gipsy Trio Ph Luigi Maffettone

Gipsy Trio Ph Luigi Maffettone

Gipsy Trio Ph Luigi Maffettone

Gipsy Trio Ph Luigi Maffettone

Carlo Lomanto Ph Luigi Maffettone

Gipsy Trio Ph Luigi Maffettone

Carlo Lomanto Ph Luigi Maffettone

Gipsy Trio Ph Luigi Maffettone

Carlo Lomanto Ph Luigi Maffettone

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Summer live Tones: Alberto Bruno e Ornella Falco raccontano come si porta il jazz a Napoli

summer live tones

L’Associazione Culturale “Live Tones – Napoli Party rappresenta lo sbocco naturale dell’impegno e degli sforzi di due persone in particolare: Alberto Bruno, Direttore Artistico delle omonime rassegne targate Live Tones e grande conoscitore dello scenario jazz internazionale, e di Ornella Falco, direttrice organizzativa, storica dell’arte operante all’interno della Sovrintendenza Archeologica  presso il Ministero dei Beni Culturali, da sempre attiva nell’organizzazione di mostre d’Arte Contemporanea e grande amante della musica jazz. Punto di riferimento nella promozione e nella divulgazione della cultura nella città di Napoli, Live Tones Napoli Party  torna a proporsi come grande aggregatore sociale attraverso la terza edizione della rassegna estiva patrocinata dall’Assessorato Cultura e Turismo del Comune di Napoli. Abbiamo, dunque, incontrato Alberto Bruno ed Ornella Falco per conoscere quali saranno le sorprese in serbo per il pubblico e per capire a fondo quali siano le condizioni e le prospettive della musica jazz a Napoli.

Qual è la storia del Live Tones e quali sono state le fasi della crescita e dello sviluppo di questa realtà?

Alberto: La rassegna del Live Tones nasce dopo un’esperienza pregressa di direzioni artistiche in varie locations. Ho iniziato, circa 14 anni fa con la direzione artistica di un teatro sito nell’area 17 della Mostra d’Oltremare. In quell’occasione fui chiamato da un amico che, conoscendo la mia passione sfegatata per il jazz e sapendo che io ero molto ben inserito nel settore, perché seguivo già da tanto vari festival diventando amico di grandi musicisti, mi fece questa proposta. Per me fu una gioia, i primi a suonare furono Javier Girotto con gli Aires tango poi ci furono Danilo Rea e Roberto Gatto in duo e poi, ancora, venne Sergio Cammeriere con Fabrizio Bosso e così via….Questa rassegna si teneva il martedì in una struttura affittata dai circensi; il fatto singolare era il palco a forma di pedana circolare, un contesto in cui i musicisti erano contenti di trovarsi. Da lì continuai con altre direzioni artistiche, l’avventura successiva si tenne al Marabù, dove, per 4 anni, ho portato i più grandi jazzisti italiani ed internazionali.

Nel frattempo ci sono state anche altre collaborazioni, ero direttore organizzativo di altri spazi, anche di una certa importanza: ho organizzato concerti al Teatro Augusteo, al Madre, al San Carlo, fino ad arrivare al momento cruciale della scelta di prendere il Live Tones, un locale che rispecchiasse la mia idea di jazz vissuto nel Club, memore delle serate passate anni prima all’Otto Jazz Club, il Club storico di Napoli… Ho, quindi, rilevato questo locale, aiutato dalla valida Ornella Falco per creare un punto di riferimento del jazz a Napoli e vivere questa musica dal vivo con un’atmosfera magica. Purtroppo ci sono riuscito solo in parte perché dopo due anni e mezzo ho dovuto chiudere il locale però ho comunque mantenuto in vita l’Associazione Culturale per poter continuare a portare avanti il mio discorso, ovvero accomunare i grandi nomi con i musicisti emergenti. Una delle cose che ho sempre sostenuto è che, per fare il grande jazz non c’è bisogno del grande nome, ci sono tantissimi artisti che sono bravi tanto quanto i grandi nomi e che portano avanti il jazz in modo egregio. Per questo motivo, una volta chiuso il locale, abbiamo continuato le rassegne…Una di queste è stata quella che si è svolta all’Auditorium Salvo d’Acquisto e adesso continuiamo con quella di Summer Live Tones, un’iniziativa che portiamo avanti già da tre anni e che rappresenta la versione estiva del Live Tones Club.

Alberto Bruno Ph Luigi Maffettone

Alberto Bruno Ph Luigi Maffettone

Questa è la terza edizione estiva della rassegna jazz… artisti di calibro internazionale si alterneranno a nuove leve del jazz che segnano il futuro, per qualità progettuale e tecnica, di questo genere musicale.

Alberto: Quest’anno continuiamo con il preciso intento di portare avanti l’idea di alternare grandi nomi e giovani emergenti. Ci sarà il gruppo di Luigi Masciari con Enrico Zanisi (fender rhodes), Cristiano Arcelli (sax), Daniele Mencarelli (basso), Alessandro Paternesi (batteria) dei giovani ormai più che promettenti. Poi ci sarà la M.A.D Orchestra, dei ragazzi che ci hanno sempre sponsorizzato, venendo a farci da supporto e che questa volta ho voluto fortemente sul palco. Ho, inoltre, la fortuna di conoscere ed essere amico di tanti musicisti e quindi, trascendendo dal discorso puramente artistico, mi fa piacere chiamare gli amici. Il primo in assoluto è Danilo Rea, cosiddetto fratellone, che già due anni fa, ha tenuto un concerto in trio proponendo un progetto sui Beatles. Quest’anno, invece, ho voluto Danilo in un piano solo, la dimensione espressiva ideale per un musicista. La magia del jazz sta nel fatto che ogni sera c’è una musica diversa, ogni sera ci sono delle note in grado di rispecchiare uno stato d’animo. Ho ascoltato decine e decine di concerti di Danilo Rea e mi sono sempre emozionato, con due note Danilo ti arriva direttamente al cuore. Altro amico fraterno è Roberto Gatto che, questa volta, si propone con il progetto del Perfect Trio con Alfonso Santimone (piano e Fender Rhodes) e Pierpaolo Ranieri (basso elettrico), due giovani e validissimi musicisti carichi di energia. A chiudere la rassegna, il 30 luglio, sarà Fabrizio Bosso con un progetto che ho ascoltato durante l’edizione di Umbria Jazz Winter e che vedrà Alberto Marsico all’ Organo Hammond e Alessandro Minetto alla batteria. Sono rimasto molto colpito da questo progetto, nonché dalla bravura di Fabrizio Bosso che, coadiuvato da questi due bravi musicisti, riesce sempre a sbalordire. Abbiamo, poi, voluto inserire qualcosa che potesse rispecchiare qualche altra sfumatura della musica jazz, stiamo parlando di Riccardo Arrighini che, dopo aver rivisitato Puccini, Chopin, Vivaldi, verrà in trio con Mirco Capecchi (contrabbasso) e Vladimiro Carboni (batteria) proponendo un progetto molto interessante, intitolato “Beethoven in Blu”. Colgo l’occasione per specificare anche che le scelte della nostra produzione artistica si concretizzano attraverso dei concerti che si basano sulla scelta di progetti e non sono jam sessions.

Alberto Bruno Ph Luigi Maffettone

Alberto Bruno Ph Luigi Maffettone

Non solo musica ma anche, e soprattutto, arte. Quali saranno le location scelte per questa edizione e con quali presupposti presentate questa rassegna al pubblico?

Ornella: La musica è una di quelle forme artistiche che ognuno di noi vive forse con più frequenza rispetto a una scultura o ad un dipinto. Anche quando avevamo il locale, durante le nostre rassegne invernali, ai concerti abbinavamo una mostra d’arte, mostre fotografiche, presentazioni di libri. In effetti Live Tones Napoli Party è un’Associazione Culturale, il cui scopo primario è la conoscenza, la divulgazione e la promozione della musica e del genere jazzistico in particolare, senza escludere, tuttavia, la dimensione artistica. In questo specifico caso,  si è creata una fortunata casualità: il Comune di Napoli portava alcune location sulla piazza, seppur con molta sofferenza, per farle conoscere ancora di più agli indigeni. Molto spesso sono, infatti, proprio i napoletani stessi ad essere esclusi dalla conoscenza del proprio territorio, quindi ci è sembrato un buon connubio unire la conoscenza musicale con quella delle strutture che caratterizzano la nostra città. Se l’anno scorso, ad esempio, abbiamo usufruito del Maschio Angioino (di cui disporremo anche quest’anno) e della struttura del Pan che, pur non essendo un edificio monumentale, rappresenta un palazzo artistico di particolare rilevanza nel contesto partenopeo, quest’anno, per delle scelte non volute, siamo stati fortunati nel poter scegliere come seconda sede il convento di San Domenico Maggiore e, più precisamente, lo spazio che viene gestito dall’Associazione Pietrasanta. Il connubio è, dunque, voluto: se da un lato c’è una direzione artistica musicale, dall’altro c’è una direzione artistica interessata all’arte pura che, in qualsiasi modo, cerca di non escludere le arti materiali e strutturali.

Ornella Falco

Ornella Falco

Quali difficoltà affrontate, giorno dopo giorno, per portare musica di qualità a Napoli? Questo spazio intende fare luce sugli innumerevoli sforzi quotidiani che organizzatori, promoters locali e addetti ai lavori fanno per portare luce e lustro sulle realtà musicali che ci circondano…

Alberto: Le difficoltà per chi, come noi, opera con le proprie forze sono notevoli. Purtroppo c’è una discriminazione per quanto riguarda i vari sovvenzionamenti che vengono dati in giro. Basterebbe darne un po’ a tutti per fare in modo che le cose funzionassero meglio. Purtroppo siamo, invece, costretti a patire e a fare riferimento soltanto alle nostre potenzialità, nonostante un discorso culturale di una certa importanza qui a Napoli. Tutto quello che realizziamo è il frutto di grandi sforzi e, quasi sempre, non riusciamo neanche a coprire le spese. Andiamo avanti per lo spirito della passione perché veramente crediamo in queste iniziative e nella bellezza della musica jazz, per cui cerchiamo di portare avanti questi progetti con tutte le nostre forze. Ad ogni modo, lo ribadisco, basterebbe una piccolissima parte dei fondi che vengono stanziati per poterci far andare avanti con tranquillità e fare delle cose ancora più interessanti. A volte ci aspetteremmo un aiuto in più, anche da qualche sponsor privato, ma, anche in quel caso, è come se non ci fosse un interesse a voler divulgare cultura. Per una città che, per secoli, è stata la culla della cultura, il disinteresse generale riflette la generale tendenza nel preferire un’attesa di ore per mangiare una pizza piuttosto che andare a sentire un concerto jazz.

Alberto Bruno Ph Luigi Maffettone

Alberto Bruno Ph Luigi Maffettone

Come sono le prospettive per la musica dal vivo e quella jazz in particolar modo?

Alberto: Non sono assolutamente rosee, è facile per chi ha i fondi fare i grandi Festival e chiamare i grandi nomi mentre per noi, che operiamo con le nostre forze, diventa veramente difficoltoso e, come noi, ci sono tante associazioni culturali che cercano di portare avanti certi discorsi e che faticano tanto.

Ornella: Questo avviene anche perché non c’è risposta da parte di un pubblico, troppo spesso disattento e non educato all’ascolto. Che sia musica di spessore o di livello mediocre, il pubblico non ha interesse ad assistere ad un concerto in un Club dove il silenzio per un concerto jazz è primario mentre, invece, è abituato ad andare nelle enoteche dove si fa anche musica ma, in quel contesto, non si ascolta musica, si tratta di bere, mangiare con intrattenimento musicale; una grandissima offesa per chi è sul palco, per i musicisti che sudano e per tutti gli anni di studio durante i quali essi hanno combattuto sia economicamente, per portare avanti i propri studi, sia moralmente, per far conoscere la propria musica. Allo stesso tempo il pubblico non è abituato nemmeno ad osservare e ancora più spesso, siamo costretti a fare i grandi nomi, sia in ambito musicale che artistico, perché il pubblico è abituato a frequentare certi posti soltanto per poter dire: “Io, c’ero”. Se dobbiamo vendere le arti attraverso il nome, questa città andrà sempre più verso la mancanza di cultura ed il presenzialismo.

Raffaella Sbrescia

“I Quattro Canti di Palermo”, Mimmo Cuticchio e Ambrogio Sparagna incantano Villa Adriana

I Quattro Canti di Palermo Ph Roberta Gioberti

I Quattro Canti di Palermo Ph Roberta Gioberti

All’interno della bellissima e suggestiva Area Archeologica di Villa Adriana di Tivoli, nell’ambito del Festival Internazionale promosso dalla Regione Lazio-Assessorato alla Cultura e alle Politiche Giovanili e promosso dalla Fondazione Musica per Roma, in collaborazione con il MiBACT- Direzione Regionale Beni Culturali e Paesaggistici del Lazio e il Comune di Tivoli, lo scorso 27 giugno si è tenuta la prima assoluta dello spettacolo intitolato  “I Quattro Canti di Palermo”. Il progetto originale di Mimmo Cuticchio e Ambrogio Sparagna, con l’Orchestra Popolare Italiana dell’Auditorium Parco della Musica, racchiude in un’unica dimensione il racconto, il canto e la musica con l’intento di lasciare addentrare il pubblico nel mondo di Giuseppe Pitrè.

Figura eccezionale di medico, scienziato e studioso di tradizioni popolari, Pitrè ha raccolto un vastissimo patrimonio di storie, usi e costumi del popolo siciliano e, ne “I Quattro Canti di Palermo”, Mimmo Cuticchio e Ambrogio Sparagna hanno unito le proprie risorse artistiche per farsi ambasciatori della cultura popolare nel mondo. Ad accompagnare i due eclettici artisti in questo appassionante viaggio nel cuore della madre terra: Eleonora Bordonaro (voce), Fabia Salvucci (voce), Cristiano Califano (chitarra), Antonello Di Matteo (clarinetto, zampogna),  Diego Micheli (contrabbasso), Erasmo Treglia (ghironda, torototela, ciaramella),  Arnaldo Vacca (percussioni) e il Coro Popolare diretto da Anna Rita Colaianni. Visione, sogno, emozione ed interpretazione rappresentano, dunque, il miracoloso frutto di questa potente miscela fatta di cunti, canti e composizioni strumentali dal fascino senza tempo.

Raffaella Sbrescia

Fotogallery a cura di: Roberta Gioberti

 

I Quattro Canti di Palermo Ph Roberta Gioberti

I Quattro Canti di Palermo Ph Roberta Gioberti

 

I Quattro Canti di Palermo Ph Roberta Gioberti

I Quattro Canti di Palermo Ph Roberta Gioberti

I Quattro Canti di Palermo Ph Roberta Gioberti

I Quattro Canti di Palermo Ph Roberta Gioberti

I Quattro Canti di Palermo Ph Roberta Gioberti

I Quattro Canti di Palermo Ph Roberta Gioberti

I Quattro Canti di Palermo Ph Roberta Gioberti

I Quattro Canti di Palermo Ph Roberta Gioberti

I Quattro Canti di Palermo Ph Roberta Gioberti

I Quattro Canti di Palermo Ph Roberta Gioberti

I Quattro Canti di Palermo Ph Roberta Gioberti

I Quattro Canti di Palermo Ph Roberta Gioberti

I Quattro Canti di Palermo Ph Roberta Gioberti

I Quattro Canti di Palermo Ph Roberta Gioberti

I Quattro Canti di Palermo Ph Roberta Gioberti

I Quattro Canti di Palermo Ph Roberta Gioberti

I Quattro Canti di Palermo Ph Roberta Gioberti

I Quattro Canti di Palermo Ph Roberta Gioberti

 

I Quattro Canti di Palermo Ph Roberta Gioberti

I Quattro Canti di Palermo Ph Roberta Gioberti

I Quattro Canti di Palermo Ph Roberta Gioberti

I Quattro Canti di Palermo Ph Roberta Gioberti

I Quattro Canti di Palermo Ph Roberta Gioberti

I Quattro Canti di Palermo Ph Roberta Gioberti

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Intervista ai Boom Da Bash: “Siamo pronti per il #Mammalacapu Summer Tour”

Boom da bash

Boom Da Bash

Ad un anno dalla pubblicazione di “Superheroes” (Soulmatical), l’ultimo disco della band (entrato nella top10 della classifica generale dei dischi più venduti di iTunes e in prima posizione della classifica degli album reggae) e dopo 50 concerti in 10 mesi in tutta Italia, i Boom Da Bash tornano live con il tour estivo “#Mammalacapu Summer Tour2014”. “L’importante” feat. Otto Ohm è, invece, il nuovo singolo del gruppo composto da Blazon, fondatore della band, attuale deejay e produttore del quartetto, i due cantanti Biggie Bash e Payà, Mr. Ketra, talentuoso beatmaker abruzzese. Il brano è attualmente in rotazione radiofonica ed è al primo posto della classifica Reggae dei brani più scaricati di iTunes, oltre ai brani del loro repertorio. Il brano, prodotto da Soulmatical e distribuito da Self  si candida a diventare un tormentone estivo e, abbiamo raggiunto i Boom Da Bash per farci raccontare come si stanno preparando ad un’estate da vivere in tour.

Quali sono i generi, i riferimenti e le tematiche che compongono il sound dei Boom Da Bash?

Musicalmente il nostro sound è ricco di influenze che vanno dall’elettronica all’hip hop, dal soul al raggamuffin più classico, dovute al fatto arriviamo da diversi panorami musicali. I testi e le argomentazioni trattate sono molto conscious, la musica reggae è un mezzo di comunicazione potentissimo nato per far sorridere ma allo stesso tempo denunciare e riflettere. Non ci piace, tuttavia, definirci politicamente impegnati, piuttosto socialmente attivi.

Il vostro percorso dura dal 2002… quali sono stati i passaggi chiave che hanno scandito la vostra storia fino ad oggi?

Ci sono stati molti momenti bellissimi ma su tutti ci sono: la vittoria dell’Mtv New Generation durante gli Mtv Days a Torino ed il nostro Tour negli States con i Negrita ed i Subsonica.

Cosa vi ha lasciato l’Hitweek Festival del 2012 e l’esperienza negli States?

Un bilancio sicuramente positivissimo direi. Abbiamo avuto un feedback davvero grandioso dalla nostra fanbase che è cresciuta sempre di più, siamo stati nella top ten di Itunes tra i più venduti in Italia, abbiamo anche fatto un tour che ha toccato tutta la penisola registrando numerosi sold out. “Superheroes” è stato,  senz’altro, un disco che ci ha regalato davvero tante piccole soddisfazioni.

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Con il singolo intitolato “L’importante”, avere realizzato il remake di “Amore al terzo piano” degli Otto Ohm… come è avvenuto questo incontro artistico e in che modo avete rielaborato questo pezzo? E per quanto riguarda il video girato da Luca Tartaglia… quanto vi siete divertiti a realizzarlo?

Tutto è nato da un incontro casuale con Bove, voce degli Otto Ohm, durante un nostro live a Roma poco meno di un anno fa. Le loro canzoni ci hanno accompagnato per un lungo periodo della nostra giovinezza ed abbiamo subito deciso di collaborare alla realizzazione di un pezzo. La decisione di riarrangiare “Amore al terzo piano” è stata dettata dal fatto che è una hit senza tempo per noi, uno di quei pezzi che ti senti ancora addosso dopo anni. Avere la possibilità di lavorarci su è stato un sogno che si realizzava. Ci siamo divertiti tantissimo a girare il video e credo che l’armonia che c’era sul set si  sia palesata poi nel risultato finale. Luca è prima di tutto un amico e lavorare con gli amici allevia sempre il peso della fatica che stai facendo.

Siete in partenza con il #MAMMALACAPU tour… che tipo di concerto sarà il vostro e come vi rapportate con il vostro pubblico ogni volta?

Il nuovo spettacolo avrà, in primis, una nuova veste “estetica”, un allestimento palco completamente nuovo ed ovviamente una parte live ricca di sorprese ed interamente rivisitata ed arricchita.  L’approccio con i nostri fan è molto intimo. Rispondiamo sempre in prima persona alle questioni che i ragazzi ci pongono, parliamo con loro, li ascoltiamo. Questo ci permette di capire sempre nel migliore dei modi quello che realmente pensano di noi e della nostra musica.

Avete già scritto nuovi brani? Ci sono nuove pubblicazioni in programma in un futuro prossimo?

Chi segue Boom da Bash sa che siamo perennemente in attività di produzione. Al momento lavoriamo ad un ambizioso progetto per il nuovo singolo invernale. Ovviamente abbiamo già iniziato a lavorare sul nuovo disco di Boom da bash che vedrà la luce non prima del 2015.

Boom  Da Bash ( uno scatto dalla pagina facebook del gruppo)

Boom Da Bash ( uno scatto dalla pagina facebook del gruppo)

Quali altri progetti paralleli avete in corso e quali sono le vostre passioni, oltre alla musica?

Non abbiamo altri progetti paralleli, purtroppo, perchè lavoriamo 24h su 24 per Boom da Bash dato che siamo musicisti indipendenti. Tuttavia, abbiamo molti interessi oltre al nostro lavoro, primo su tutti il mondo del tatuaggio, come , tra l’altro, si può notare guardando le nostre foto. Frequentiamo le convention e abbiamo molti amici tatuatori, il tatuaggio è un’arte senza tempo che ci affascina da sempre.

 Raffaella Sbrescia

Acquista L’Importante su iTunes

Video: “L’importante”

Le date del tour:

28 giugno Roma Vintage Village di Roma

3 luglio a Carovigno (Brindisi)

4 luglio a Perugia

12 luglio al Parco Gondar di Gallipoli (Lecce)

4 agosto alla Sagra dellu purpu di Melendugno (Lecce)

9 agosto a Nebrodi Art Fest di Castell’Umberto (Messina)

11 agosto a Gallipoli (Lecce)

13 agosto al Mamanera Reggae Boom Beach a San Foca (Lecce)

17 agosto a Castro (Lecce)

30 agosto al Magnolia di Milano

6 settembre all’Aeclanum Beer Fest di Mirabella Eclano (Avellino).

Intervista ad Alessandra Amoroso: “Wonder Woman 2014″ si prepara al tour estivo

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Dopo il grande successo del concerto tenutosi all’Arena di Verona lo scorso 19 maggio e i tanti sold out che hanno accompagnato la prima parte dell’Amore Puro Tour, Alessandra Amoroso tornerà live a luglio con delle date programmate in alcune delle location all’aperto più suggestive d’Italia. Anche per questi nuovi appuntamenti, Alessandra ha scelto di presentare al pubblico l’imponente impianto scenico dello spettacolo invernale; creativi giochi di luce accompagneranno, infatti, la scaletta pensata dall’artista per ripercorrere non solo i brani del nuovo album “Amore Puro” ma anche i successi storici. In attesa della prima data estiva, prevista il 17 luglio presso i Giardini della Reggia di Caserta, abbiamo raggiunto Alessandra Amoroso al telefono per farci raccontare come sta vivendo questo periodo particolarmente significativo per la sua carriera.

Il 17 luglio alla Reggia di Caserta inizierà il tour estivo… Dopo i sold out ed il grande successo delle date invernali con quali presupposti affronti la seconda parte di quest’avventura live e come ti stai preparando?

Intanto tocchiamo ferro! Vorrei attuare delle modifiche molto piccole però dobbiamo valutare se c’è il tempo necessario per realizzarle…ad ogni modo si tratterà proprio di piccoli dettagli, ho voglia di riproporre ancora le cose che ho portato in giro nei mesi scorsi. Ancora non mi sto preparando ma naturalmente ho in programma di farlo: esercizi vocali e tanta palestra faranno parte delle mie prossime giornate perché voglio essere in forma per il mio pubblico.

Alessandra Amoroso Ph Luigi Maffettone

Alessandra Amoroso Ph Luigi Maffettone

Ti aspettano tante location di grande prestigio culturale e storico… che rapporto hai con l’arte e con i monumenti in generale? Riesci a trovare il tempo di visitarli?

In verità non ho il tempo di visitarli, ad essere sincera…Sono fortunata ad avere nella mia agenda dei posti bellissimi e prestigiosi e cercherò di approfittare di queste occasioni per visitarli, per il resto non ho tanto tempo per girare!

“Bellezza, incanto e nostalgia” sarà il tuo nuovo singolo, che, tra l’altro, hai presentato in anteprima lo scorso 25 giugno sul palco del Coca Cola Summer Festival … ci racconti come sarà il videoclip che accompagnerà questa canzone?

Quando ho ascoltato questo brano mi sono sentita a casa, non solo le parole, ma anche il riff di chitarra, mi hanno riportato alle notti estive di San Lorenzo e Ferragosto e ho quindi voluto ripercorrere quello che faceva Alessandra prima di iniziare questo percorso, quello che ho cercato di fare fino a qualche anno fa. Nel video ho riunito tutti i miei amici veri, non ci sono comparse e ho condiviso con loro questo grande momento. Magari tra 20 anni andrò a rivedere il video e ci saremo tutti e sarà davvero molto emozionante.

Alessandra Amoroso Ph Luigi Maffettone

Alessandra Amoroso Ph Luigi Maffettone

Una delle cose che più ti emoziona è vedere crescere il tuo pubblico insieme a te… come coltivi il tuo rapporto con la “big family”?

Il nostro è un rapporto sempre vivo, io amo i miei fans, sono molto riconoscente a tutti per quello che fanno per me. Tutte le mie gioie, tutto quello che vivo, dedico tutto a loro. Se io sono qui dopo 6 anni è solo grazie al loro impegno, al loro amore e ai loro sacrifici.

Hai anche conquistato il Wonder Woman Award, dedicato alla miglior cantante donna degli ultimi dodici mesi, all’ultima edizione degli Mtv Awards 2014…

Sì!! La mia band anche realizzato una piccola caricatura, in cui c’ero io con questo corpo da eroina, che mi ha fatto fare un sacco di risate e, visto che mi ha divertito un sacco, l’ho anche postata su Instagram… Ovviamente non so quanto io possa essere una Wonder Woman però mi fa piacere di aver vinto questo titolo!

Sei amata e stimata da tanti colleghi….Fiorella Mannoia, in particolare, dimostra un grande affetto nei tuoi riguardi…che tipo di rapporto vi lega?

Abbiamo un rapporto molto sereno… la prima volta che l’ho incontrata mi sembrava di essere di fronte ad una zia, ad un’amica, ad una persona che può stare tranquillamente nella vita di tutti. Fiorella è davvero molto alla mano con tutti, aldilà del rapporto che ci può essere tra artista e artista. Nel mio caso specifico, lei mi ha sempre trattato come una normale ragazza come tutte le altre, questa cosa mi ha colpito perché poi da lì riconosci veramente il grande artista e io penso che lei sia assolutamente tale.

Alessandra Amoroso Ph Luigi Maffettone

Alessandra Amoroso Ph Luigi Maffettone

Che significato ha per te un canto così speciale e profondo come il gospel?

Si tratta di un canto diverso da quello che faccio io… Quando canto un brano gospel, in quell’ istante il mio pubblico è formato da una sola persona e cantare per il Signore ha un valore che non posso spiegare a parole… è un’emozione unica.

Pensi che i tempi siano maturi per cimentarti anche nel ruolo di autrice dei tuoi testi?

Mi piacerebbe addentrarmi in questo mondo ma credo di non essere ancora pronta, per fare determinate cose bisogna avere davvero molto tempo a disposizione… soprattutto per una come me che non si è mai addentrata più di tanto in questo ambito. Io nasco come interprete e, per scrivere, c’è bisogno di determinate attitudini. Ad ogni modo “nisciuno nasce imparato” quindi potrei anche imparare e divertirmi a scrivere. Quando ho scritto “Da casa mia”, insieme a Tiziano Ferro, ho sentito una sensazione diversa, in quel caso non cantavo più le emozioni degli altri, cantavo le mie emozioni e questo rende il momento in cui le canto insieme al pubblico ancora più unico e speciale. In sintesi sì, mi piacerebbe scrivere, ho voglia di crescere, ho voglia di imparare, devo avere tempo, mettermi a tavolino, capire come si fa e magari essere aiutata in questo.

Raffaella Sbrescia

Acquista “Amore Puro” su iTunes

Le date del tour:

 17 luglio Caserta (La Reggia)

20 luglio Campione d’Italia (CO) (Piazza Maestri Campionesi)

22 luglio Brescia (Piazza della Loggia)

16 agosto Melpignano (LE) (Piazza ex Convento degli Agostiniani)

19 agosto Diamante (CS) (Anfiteatro)

21 agosto Catanzaro (Arena Magna Grecia)

23 agosto Palermo (Teatro di Verdura)

24 agosto Taormina (ME) (Teatro Antico).

Qui i dettagli per l’evento relativo alla data di Caserta

Le prevendite sono aperte su ticketone.it e su go2.it

Per acquistare i biglietti su Ticketone clicca sul banner in alto a destra!

Video: “Bellezza, incanto e nostalgia”

Vasco Live Kom 014: una festa heavy metal allo Stadio Olimpico di Roma

Vasco Rossi ( Ph pagina Facebook dell'artista)

Vasco Rossi ( Ph pagina Facebook dell’artista)

Vasco il KOM(andante) Rossi torna allo Stadio Olimpico di Roma con ben 3 appuntamenti. Con i tre concerti romani ‘014,  per  Vasco saranno 16 volte a Roma. Dopo il grande successo dello scorso 25 giugno, il rocker è atteso dal pubblico anche per le repliche di questa sera e per il prossimo 30 giugno per una festa incentrata sul concetto chiave del cambiamento, quale è stata quella di ieri sera. Con i capelli rasati, con il solito look da duro e con una ritrovata forma fisica,  Vasco Rossi ha conquistato ancora una volta il suo adrenalinico pubblico con un concerto tiratissimo ed energico, una grande “festa laica di comunione e liberazione”, come si è divertito a definire lui stesso il suo live. Una scenografia imponente e una lunga passerella a forma di “V” hanno proiettato il Kom praticamente al centro del parterre,  per la gioia dei fan del prato che hanno potuto godere di un incontro ravvicinato con un artista che, a distanza di tanti anni, rappresenta ancora un baluardo del rock italiano.

Vasco Rossi (locandina tour)

Vasco Rossi (locandina tour)

Entrando nello specifico del concerto, la novità più importante riguarda il sound decisamente heavy oriented, una virata strumentale forse dettata da un importante cambiamento all’interno della band: accanto agli storici Stef Burns, alla chitarra, e Claudio Golinelli (Il Gallo), al basso, la sezione ritmica si completa con due new entries, si tratta di Vince Pastano alla chitarra e di Will Hunt degli Evanescence alla batteria. Tutti gli altri sono volti ormai noti: Alberto Rocchetti alle tastiere, Frank Nemola alla tromba, Andrea Innesto (Cucchia) al sax e cori e Clara Moroni ai cori.

Vasco Rossi

Vasco Rossi

Con una scaletta di 27 brani, il concerto è durato all’incirca due ore e mezza. In apertura  “Gli spari sopra”, “La strega”, “Sballi ravvicinati del 3° tipo “, “Asilo republic” in un medley con “Delusa” poi “Cambia-menti” e “Dannate nuvole”. L’intenzione di Vasco è, dunque, quella di improntare questo suo nuovo live sull’evoluzione del suo percorso musicale. Il concerto è una battaglia a colpi di riff che non ammette pause: “C’è chi dice no”, “Stupendo”, “Un senso”, “Rewind”, “Vivere non è facile”, “Muoviti”, “Come stai” precedono “Manifesto futurista della nuova umanità” e “Liberi liberi”. Nei bis lo spazio è dedicato alle grandi e immancabili hit come “Sally”, “Siamo solo noi”, “Senza parole” e “Vita spericolata”. Imprescindibile, irrinunciabile per i fan di Vasco la poesia  di “Albachiara”. Il concerto si chiude così, col cuore gonfio di emozione e, allo stesso tempo, spompato dalla carica energetica che Vasco riesce sempre a regalare.

Raffaella Sbrescia

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