Il 9 settembre è uscito “KALEIDOS” (distribuito da Believe Digital), il disco d’inediti del chitarrista, cantante e autore emiliano Niccolò Bossini. Questo nuovo album di inediti arriva a tre anni di distanza dal lavoro precedente ed è caratterizzato da una suddivisione per colori in grado di rivelare le diverse sfaccettature di una stessa anima. In attesa del concerto di presentazione, previsto per il prossimo 17 settembre, con #ACASAMIA2016 – “KALEIDOS” Release Party, presso il Circolo Arci Kaleidos di Poviglio (Reggio Emilia – Via Bologna – inizio concerto: ore 20.30 – per info biglietti: www.boocket.com) abbiamo incontrato Niccolò a Milano.
Intervista
Come mai hai scelto di intitolare questo album “Kaleidos”? Quali sono i colori che hai associato ai brani e in che modo è avvenuta questa suddivisione?
Una volta dato il titolo all’album mi sono messo con dei Pantoni a riascoltarlo. Appena trovavo il colore che secondo me era più adatto lo associavo ai singoli brani. Il primo e l’ultimo brano ovvero “Le nostre canzoni” e “Tutto così perfetto” sono legati al blu notte, sono due pezzi molto importanti.
Raccontaci i dettagli…
Sono entrato in studio ad inizio 2015, avevo tante canzoni, avevo in testa un’idea di suono ma le canzoni erano vecchie, praticamente era come se stessi provando ad infilarmi in un vestito figo che però non mi andava bene, quindi mi son riproposto di fare qualcosa di nuovo. Da lì ho cominciato a scrivere ed è venuto fuori “Le nostre canzoni”. “Tutto così perfetto”, invece, chiude il cerchio come una specie di arrivederci. Sono affezionato a questo brano perché è molto autobiografico. Ci sono tre ritornelli: il primo parla del mio disco iniziale, il secondo è dedicato a Laura (Antonelli), nel terzo c’è un ragazzo ormai cresciuto, ovvero me stesso, che spera che se il futuro non è scritto, potrà essere perfetto.
E gli altri brani?
“La vita è adesso” è gialla, “Il tuo orizzonte” è viola, “Piloti e supereroi” è verde perché richiama una passeggiata nei campi dove andavo a giocare da bambino. Il bianco di “Un altro po’” è quello delle lenzuola in cui sono avvolti due innamorati intenti a far l’amore. Il brano intitolato “Fallo con amore” è marrone, ha un suono molto caldo ed è attraversato da una chitarra elettrica che si differenzia da quelle di sempre. Il disco è pieno di chitarre ma non ci sono più i chitarroni di una volta, ci sono delle Fender Stratocaster che si sentono volare. “Ti hanno parlato di me”, invece, è nero, un brano un po’ incazzato, incentrato sulle incomprensioni, sui detti e non detti. L’azzurro di “Tu mi lasceresti anche morire” è incentrato su tira e molla amorosi tra due persone che si rincorrono tutta la notte fino all’alba.
Un tema a te molto caro è la nostalgia. In che modo ricorre all’interno del tuo percorso?
Forse ero malinconico già da bambino. In genere pensare al passato ti pesa, ti urta e cerchi di evitarlo. Nel mio caso il passato è un grande conforto, mi commuove pensare a certe persone, non ho il pianto facile eppure pensare a certe cose mi fa tremare. Quando abbiamo registrato “Piloti e supereroi”, ho capito che questo è brano più importante del disco e di tutta la mia carriera da solista perché ha un peso specifico maggiore. Ricordo ancora quando una sera parlando con Matteo Tagliavini, chitarrista che suona con me, mi sono reso conto che non ero mai riuscito a comporre una autentica ballad. Tante volte siamo partiti per scrivene una ma poi pian piano si è sempre inserito qualcosa di diverso. Stavolta di mi sono messo con il metronomo a 68 bpm e mi sono messo a scrivere una canzone lenta, è venuta fuori una musica che mi piaceva molto ma che non aveva un testo. In seguito sono andato lì dove giocavo da bambino e guardando l’orizzonte è sgorgato tutto il testo in cui racchiudo i sogni da bambino, quelli che ho realizzato e quelli che ancora non sono riuscito a realizzare. La nostalgia è davvero il filo conduttore della mia vita.
Come sono nati questi arrangiamenti?
Ho ascoltato tante cose nuove, mi sono appassionato al mondo dei Djs, mi ha ispirato “Ghost Stories”, il penultimo album dei Coldplay, ho ascoltato musica africana, ho provato a suonare jazz. Alla fine è venuto fuori un disco variegato, sostanzialmente pop ma che preferisco definire pop alternativo. Non è mainstream, non è indie, non è rock, tocca tutti i generi.
Dopo l’esperienza dei concerti dell’ “A casa tua” tour come ti approccerai ai live questa volta?
Vorrei semplicemente fare delle cose normali, l’ultimo e anno e mezzo è stato un anno di cambiamento importante, la mia aspirazione è fare cose normali, andare a suonare nei locali, vorrei crescere come artista sia dal punto di vista artistico che numerico.
E le attività con Ligabue?
Non ho partecipato alle registrazioni del nuovo album e non sarò ai concerti di Monza. In questo momento sono totalmente dedito a “Kaleidos”, alla normalizzazione del mio percorso musicale e allo sviluppo dell’attività di autore; mi piacerebbe scrivere per qualcun altro. Ho molti brani nel cassetto!
Quando potremo ascoltare questi nuovi brani dal vivo?
Il 17 facciamo un concerto di presentazione a Poviglio, dopodichè spero di andare in tour e scrivere per me e per altri.
Raffaella Sbrescia
Video: La vita è adesso