“Migranti. Napoli è mille colori”: Marco Zurzolo & band colorano il Mar Mediterraneo con note di pace

"Migranti. Napoli è mille colori" ph Luigi Maffettone

“Migranti. Napoli è mille colori” ph Luigi Maffettone

“Un giorno diverso, una tregua musicale all’insegna della fratellanza e della spensieratezza”, così il noto sassofonista partenopeo Marco Zurzolo introduceva sul suo profilo Facebook l’atteso concerto tenutosi lo scorso 28 settembre all’interno della Mostra d’Oltremare di Napoli, nello spazio antistante l’Arena Flegrea, nell’ambito del Forum Universale delle Culture. L’evento, ad ingresso gratuito, intitolato “Migranti. Napoli è mille colori”, racchiude un gioco di parole immaginifico e di particolare interesse socio-culturale.

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Grazie all’impostazione multiculturale dell’evento, Marco Zurzolo Sax Alto; Piero De Asmundis – Pianoforte; Diego Imparato – Basso; Gianluca Brugnano – Batteria, insieme al Coro delle Voci Bianche Multietnico della Scuola Spazio ZTL, diretto da Manuela Renno, hanno deliziato il pubblico con una scaletta finalizzata alla valorizzazione della  profonda stratificazione che da sempre interessa la cultura partenopea. Colori, influenze, contaminazioni ritmiche e sonore hanno creato una suggestiva atmosfera interculturale senza trascurare le bellissime striature dettate dalle coinvolgenti improvvisazioni di Marco Zurzolo, considerato uno dei più valorosi musicisti partenopei.

"Migranti. Napoli è mille colori" ph Luigi Maffettone

“Migranti. Napoli è mille colori” ph Luigi Maffettone

Una parentesi distesa, un’oasi pacifica e rilassata, popolata di volti e sorrisi, di note e di parole che, nella loro diversità, hanno messo insieme i pezzi di uno stesso puzzle. Ospiti della serata Ibrahim Drabo, Laye Ba e Francesca Zurzolo, artisti scelti per completare un percorso solidale, arricchito dal contributo di numerose associazioni operanti sul territorio campano,  in grado di dimostrare anche ai più scettici che Napoli può ancora essere un centro culturale aggregante.

 Fotogallery a cura di: Luigi Maffettone

"Migranti. Napoli è mille colori" ph Luigi Maffettone

“Migranti. Napoli è mille colori” ph Luigi Maffettone

"Migranti. Napoli è mille colori" ph Luigi Maffettone

“Migranti. Napoli è mille colori” ph Luigi Maffettone

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“Migranti. Napoli è mille colori” ph Luigi Maffettone

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Rockalvi Festival 2014: musica e solidarietà al Parco dei Camaldoli

Rockalvi Festival 2014 ph Luigi Maffettone

Rockalvi Festival 2014 ph Luigi Maffettone

La grinta, l’energia, l’entusiasmo, l’operatività e la solidarietà sono gli ingredienti chiave del Rockalvi Festival. La manifestazione musicale diretta Peppe Guarino, giunta alla VII edizione, si è svolta lo scorso 26 e 27 settembre 2014 nel bellissimo ed imponente Palco dei Camaldoli di Napoli. Dopo aver lasciato la consueta location di Calvizzano, anche grazie alla collaborazione con l’Associazione Sasquatch, il Rockalvi si è proposto al pubblico partenopeo con audacia e determinazione. L’intento principale della manifestazione indipendente è stato quello di lanciare un importante messaggio di solidarietà devolvendo tutti i proventi  all’Associazione Camilla la stella che brilla Onlus. L’ente che, ispirandosi alla storia della piccola Camilla (affetta dalla sindrome di West), si è trasformato in un solido punto di riferimento per tanti bimbi disabili che, giorno dopo giorno, si trovano a dover lottare, non solo contro la malattia, ma anche contro la mancanza di sostegno da parte delle strutture preposte, che dovrebbero garantire loro le necessarie sedute di fisioterapie riabilitative.

Rockalvi Festival 2014 ph Luigi Maffettone

Rockalvi Festival 2014 ph Luigi Maffettone

Sorretto dalle generose sottoscrizioni del pubblico entusiasta, il Festival ha invitato alcuni rappresentanti di spicco dello scenario musicale indipendente italiano, che hanno scelto di ridurre o annullare il proprio cachet, facendosi portavoce di una causa benefica che dal 2008 è stata protagonista di un’ininterrotta gara di solidarietà. Dopo aver riscaldato i motori con la prima serata del 26 settembre, durante la quale si sono esibiti i Bud Spencer Blues Explosion, definiti giocolieri del rock’n’roll, i talentuosi Plastic Made Sofa e gli scatenati partenopei de La Bestia Carenne, la serata di chiusura ha subito ospitato un’ anteprima assoluta: Francesco Di Bella (ex 24 Grana), Alfonso Bruno Fofò, Claudio Domestico (Gnut) e Dario Sansone (Foja) hanno emozionato il pubblico con una formazione inedita, battezzata per l’occasione con il nome di Ballads & Wine; penne, chitarre e sensibilità a confronto per un momento di autentica poesia.

Rockalvi Festival 2014 ph Luigi Maffettone

Rockalvi Festival 2014 ph Luigi Maffettone

L’altro attesissimo ospite della serata è stato il cantautore Riccardo Sinigallia che, ormai da svariati anni, gode del sostegno e dell’ apprezzamento di un pubblico amante delle sue canzoni delicate ed intimiste. In chiusura il giovane cantautore partenopeo Antonio Manco e l’atteso Alex Paterson (direttamente dai mitici The Orb, padrini dell’ambient house). Per i più resistenti spazio anche all’ elettronica con Elem ovvero Marco Messina (99 Posse), Emanuele Errante (Dakota Suite) e Fabrizio Elvetivo (Illàchime Quartet), accompagnati dalla videoartista Loredana Antonelli; una line up eterogenea e di qualità che completa un’iniziativa meritevole di sostegno e plauso, che ha saputo coinvolgere la cittadinanza, pur muovendosi in un contesto socio-politico certamente non facile.

Fotogallery a cura di: Luigi Maffettone

Rockalvi Festival 2014 ph Luigi Maffettone

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Rockalvi Festival 2014 ph Luigi Maffettone

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Rockalvi Festival 2014 ph Luigi Maffettone

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Rockalvi Festival 2014 ph Luigi Maffettone

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“Hanno paura di guardarci dentro”, la recensione del nuovo album de Le Strisce

le strisce

Con “Hanno paura di guardarci dentro” Le Strisce inaugurano una nuova importante fase del proprio percorso musicale intrapreso nel 2008. Insieme all’etichetta indipendente Suonivisioni, Davide Petrella (Voce – Testi); Francesco Zoid Caruso (Basso); Enrico Pizzuti (Chitarre); Andrea Pasqualini (Chitarre); Dario Longobardi (Batteria) hanno realizzato un album in grado di penetrare nelle dinamiche evolutive delle ultime generazioni. Già a partire dall’evocativo titolo, questo disco, composto da ben 14 tracce, racchiude un immediato messaggio di denuncia contro una società geriatrica del tutto indifferente nei riguardi delle esigenze, dei sogni e dei progetti dei più giovani. Sguardi d’insieme, taglienti e diretti, si lasciano cullare da ritmiche incalzanti, chitarre spinte, veloci giri di batteria attraverso parole arrabbiate ed affilate al punto giusto.

Le Strisce

Le Strisce

Forte dei 7 brani, più due hit, scritte insieme a Cesare Cremonini per “Logico”, Davide Petrella si è lasciato andare alla scrittura in maniera più sicura e disinvolta raccontando questi anni che ci hanno messo rabbia addosso.  La traccia di apertura è “Nel disagio”, un brano amaro ed evocativo che, attraverso una potente miscela di suoni e parole arriva dritto al cuore. Accompagnato dal particolare videoclip realizzato da Tiziano Russo, “Nel disagio” ci introduce subito al centro del nucleo semantico di questo album: “Avrebbero dovuto dircelo che non c’è via d’uscita da questa epoca noiosa che ci stringe a sé”, canta Davide, e poi, ancora, “E che non conosciamo il mondo abbastanza da andargli incontro. I giorni non sanno di niente,  i ragazzi bruciano per sempre. Le linee della mano si intrecciano e come corde si spezzano”.

I sogni cancellati e gli anni che non ritornano più indietro sono i demoni descritti in “Fantasmi” mentre la storia di “Andrea” racchiude i tratti essenziali di tante vite simili alla sua, a cavallo tra perdizione e annullamento. “Ci pensi mai” è, in assoluto, il brano in cui Petrella e soci sparano a zero sui grandi mali della nostra società, in cui corruzione e demagogia sono in piazza” e pongono interrogativi diretti e scomodi proprio ai giovani, grandi protagonisti di questo album: “Ci pensi mai se il nostro posto è sempre stato questo”, “hanno paura di guardarci dentro perché non ci troverebbero niente, solo un mare di cazzate e di luci spente, tanto non c’è più chi guarda e chi sente”. L’inno all’”hic et nunc” de “Gli artisti” ed il citazionismo insito in “Comete” cedono il passo all’emotività di “Dentro”, un brano intimo, struggente, immaginifico: “Ogni vita si intreccia con un’altra e si dice basti solo un momento”, una frase veritiera, diretta che, come un colpo al cuore, ci pone di fronte alle nostre egoistiche attitudini socio- culturali.

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Pugni in faccia ci arrivano anche da “Cosa deve fare un giovane d’oggi per poter ridere”. Noi, destinati a non avere certezze, a non avere paura, a non trovare nessuno con la risposta pronta, a non conoscere la verità, siamo una “Beat Generation” assuefatta ad un mondo di buffoni (2012). Un grande caos che, tuttavia, non ci slega dalla vita. Pur avendo speso “troppo tempo a correre ingoiando rabbia e polvere” sogniamo talmente forte da avere per sempre mal di testa.  Bellissimo anche il testo di “Persa”: anche se non c’è strada per correre, se non ci sono più certezze ma solamente dei forse, rimane l’autenticità dei sentimenti, l’ultima risorsa a cui l’uomo può fare riferimento per salvarsi. Le Strisce chiudono questo intenso lavoro discografico con un ultimo eloquente monito, racchiuso in “Non è destino”: “qualunque strada hai da prendere, tu non ti perdere”; parole che, proprio come l’intero album, ci invitano a riflettere sul significato più autentico di ciò che ci circonda e che, una volta in più, lasciano trasparire la naturalezza, l’entusiasmo e la voglia di esprimersi di un gruppo abituato ad usare la musica per dirci qualcosa di utile e sensato.

Raffaella Sbrescia

Video: “Nel disagio”

“Joe Patti’s Experimental Group”, un album elettronico e sperimentale per Franco Battiato

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Franco Battiato torna alle origini con “Joe Patti’s Experimental Group”, un album che prende il nome dallo zio materno del cantautore e che riprende da vicino le sonorità che l’artista aveva proposto al pubblico durante gli anni ’70, proponendosi, di fatto, come antesignano dell’avvento dell’elettronica all’interno dello scenario musicale mondiale. “Joe Patti’s Experimental Group” è un album sperimentale che ben si sposa con la linea visionaria che, da ormai svariati decenni, accompagna e caratterizza i contenuti proposti da Franco Battiato. Per un artista come lui, a cui non interessa rassicurare il pubblico né tantomeno le conferme e le osannazioni, lui che utilizzò il VCS3 sei mesi prima che andasse sul mercato, ancora prima che venisse utilizzato dai Pink Floyd, che utilizzava filtri e oscillatori a proprio piacimento, oggi si propone con questo nuovo lavoro elettronico, in cui Carlo Guaitoli suona pianoforte, tastiere e sintetizzatori, ora cantando, ora vocalizzando, ora declamando in svariate lingue.

Scritto e realizzato insieme a  Pino “Pinaxa” Pischetola, uno dei migliori ingegneri del suono in Italia, da tempi lontani collaboratore di Battiato, coautore del nuovo album, a cui sono affidate la programmazione e le ritmiche computerizzate, “Joe Patti’s Experimental Group” riprende brani registrati tra il 1970 ed il 1972 completandoli attraverso dimensioni arcaiche, assolutamente uniche e peculiari. L’album si apre con “Leoncavallo”, un brano che si ispira a quello che Battiato esegui per la prima volta al Centro Sociale Leoncavallo di Milano nel 1972. Una dimensione liquida, contaminata, innovativa in cui gli echi e riverberi diffusi danno spazio alla voce: “Le pareti del cervello non hanno più finestre”, canta l’artista, penetrando nella realtà delle cose come se avesse la capacità di avvertirne le asperità e le dolcezze. Grazie alla sua andatura controcorrente, lontano da abitudini e preconcetti, Battiato conserva uno sguardo fanciullesco con cui filtrare il senso delle cose. Il suo caleidoscopio di suoni, effetti e rumori lascia emergere in superficie le emozioni: commozione, stupore, godimento, meraviglia  smuovono proprio quelle asfittiche pareti di cervelli anestetizzati dall’omologazione latente.

Franco Battiato

Franco Battiato

Riverberi, echi, incursioni ritmiche, improvvise aperture ed inquietanti ilenzi, pianoforte rarefatto e percussioni violente, insieme a lontane e perturbanti voci liriche, sono gli ingredienti chiave di “Joe Patti’s Experimental Group”. Battiato analizza il fondo dell’ombra in “Le voci si fanno presenze” mentre l’atmosfera rarefatta dell’ “Omaggio a Giordano Bruno”  immerge l’ascolto in un contesto mistico. Il risucchio vorticoso di “Come un branco di lupi” stempera la propria drammaticità nell’aulico fascino di “The Implicate Order”. L’atmosfera è minimale e Battiato dirige il rumore come fosse un’orchestra, cantando in tedesco e poi in arabo con padronanza assoluta. L’ultimo brano è “Propiedad prohibida”, una delle tracce di “Clic” che, qui, viene ripresa con il titolo in italiano “Proprietà proibita” è anche il primo “singolo” estratto da questo lavoro di avanguardia che rappresenta, a tutti gli effetti, la summa del percorso artistico di Battiato.

Tutti gli appuntamenti live di Franco Battiato:

27.10 FOLLONICA Teatro Fonderia Leopolda

28.10 GENOVA Teatro Politeama

29.10 PIACENZA Teatro Politeama

31.10 CESENA Teatro Carisport

01.11 SENIGALLIA Nuovo Teatro La Fenice

03.11 MILANO Teatro Nazionale

04.11 LIVORNO Teatro Goldoni

07.11 TORINO Lingotto Alfa MiTo Club To Club

09.11 TRENTO Auditorium Santa Chiara

10.11 VERONA Teatro Filarmonico

11.11 ROMA Teatro Olimpico

13.11 UDINE Teatro Nuovo Giovanni da Udine

Per acquistare i biglietti su TicketOne, clicca sul banner in alto a destra!

Acquista “Joe Patti’s Experimental Group” su iTunes

Classifica FIMI: FSG, Club Dogo e Slash i più venduti

il padrone della festa

“Il padrone della festa”, l’album che riunisce in un unico super gruppo Niccolò Fabi, Daniele Silvestri e Max Gazzè, conquista subito la vetta della classifica FIMI/GFK degli album più venduti della settimana in Italia. Al secondo posto ci sono i Club Dogo con “Non siamo più quelli Mi Fist” mentre è Slash a chiudere il podio con “World on fire”. Altra new entry al quarto posto: si tratta di “My Everything” di Ariana Grande, seguita dal nuovo album di Franco Battiato “Joe Patti’s Experimental group”. Sesti i Modà con “Gioia. Non è mai abbastanza” mentre alle loro spalle c’è Clementino con “Mea Culpa”. Scivola in ottava posizione Francesco Renga con il suo “Tempo Reale”, seguito da “L’amore comporta” di Biagio Antonacci. Chiude la top ten Ligabue con il pluripremiato “Mondovisione”.

Lady Gaga e Tony Bennett: la strana coppia fa centro con “Cheek to Cheek”

Tony Bennett e Lady Gaga Ph Steven Klein

Tony Bennett e Lady Gaga Ph Steven Klein

Chi l’avrebbe mai detto? Lady Gaga è riuscita a disegnarsi una nuova veste artistica grazie a “Cheek to Cheek”, l’album di standard jazz, realizzato insieme all’ illustre icona della musica mondiale Tony Bennett, in uscita oggi 23 settembre su etichetta Streamline/Columbia/Interscope Records. Un incontro artistico assolutamente insolito che, contro ogni previsione, è riuscito a sorprendere e a convincere non solo i fan ma anche, e soprattutto, la stampa di settore. Una sfida nata dopo il primo incontro tra Tony Bennett e Lady Gaga, avvenuto nel 2011, dopo che entrambi si erano esibiti sul palco del Robin Hood Foundation Gala a New York City. In quell’occasione Bennett chiese a Lagy Gaga di duettare con lui per “Duets II”, disco che Bennett stava iniziando a registrare in quel periodo. Se per Tony questo album rappresenta l’occasione perfetta per festeggiare i suoi 65 anni di carriera, per Lady Gaga, invece, la posta in gioco è molto più alta. Dopo il mezzo passo falso di “ARTPOP”, l’eclettica interprete si è messa in gioco e ha dimostrato di avere le credenziali necessarie per risultare convincente anche in un mondo musicale lontano da quello a cui Stefani Germanotta ci ha abituati.

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Con questo album di grandi classici del Great American Songbook, i due artisti hanno, di fatto, portato una ventata d’aria fresca in un ambiente musicale saturo, purtroppo lontano dal grande fascino del passato e amante di corpi esibiti in maniera grottesca e gratuita. Un lezione di stile indispensabile per il pubblico più giovane che, attraverso la “Mother Monster”, potrà conoscere e avvicinarsi ai brani che hanno fatto la storia della musica mondiale e che, ancora oggi, rappresentano indispensabili punti di riferimento.

Lady Gaga e Tony Bennett

Lady Gaga e Tony Bennett

Privata dei lustrini e dei consueti orpelli, Lady Gaga entra in punta di piedi in un mondo ricercato ed elegante instaurando un ottimo feeling con Tony che, con la sua proverbiale classe, la conduce per mano in un viaggio a ritroso: “Anything Goes,” “It Don’t Mean A Thing (If It Ain’t Got That Swing)”,” “Sophisticated Lady”  “Lush Life” e la title track “Cheek To Cheek” svettano tra le tracce proposte all’ascolto mentre i membri del quartetto di Bennett Mike Renzi, Gray Sargent, Harold Jones e Marshall Wood, insieme al pianista Tom Lanier, intagliano preziose cornici strumentali, completando un lavoro ben riuscito, che vedrà una naturale continuazione sui più prestigiosi palcoscenici del mondo.

 Raffaella Sbrescia

Tracklist Deluxe Version

“Anything Goes”, “Cheek To Cheek”, “Don’t Wait Too Long”, “I Can’t Give You Anything But Love”, “Nature Boy”, “Goody Goody”,  “Ev’ry Time We Say Goodbye”, “Firefly”, “I Won’t Dance”, “They All Laughed”, “Lush Life”, “Sophisticated Lady”, “Let’s Face The Music & Dance”, “But Beautiful”, “It Don’t Mean A Thing (If It Ain’t Got That Swing)”, “On A Clear Day (You Can See Forever)”, “The Lady Is A Tramp”.

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Video: “Anything Goes”

“Una nave in una foresta”, il nuovo album dei Subsonica. La recensione

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Nel corso di 18 lunghi anni, costellati di successi, i Subsonica ne hanno fatta di strada. Oggi, con l’uscita di “Una nave in una foresta”, il settimo album in carriera, la band piemontese approda ad un nuovo stadio di maturità che li pone faccia a faccia con la realtà di un decennio a cui approcciarsi diventa sempre più difficile ed alienante. La foresta in cui si destreggiano Samuel, Boosta, Max, Ninja, Vicio, è un groviglio di stati d’animo in subbuglio, una tempesta di sguardi ora smarriti, ora inquieti, ora euforici, ora sognanti. La fonte primaria delle storie raccontate in “Una nave in una foresta” sono gli uomini comuni e i loro tentativi di ordinaria sopravvivenza. La sottile trama che lega tra loro le dieci tracce comprese nell’album è la forza di volontà, la voglia di reagire, che fa a pugni e lotta a viso scoperto con feroci malinconie e con dinamiche politiche spesso finalizzate a privare l’uomo della propria dignità.

Ad occuparsi della stesura dei testi dei brani sono stati Samuel e Max mentre la ricerca e la costruzione strumentale dei brani ha visto tutti i Subsonica all’opera, al centro di una rinnovata alchimia creativa. Ad inaugurare il disco è la title track “Una nave in una foresta” in cui una serie di lucide e pregnanti allegorie dà forma ai più reconditi pensieri: “Ed a volte ti vedi unico, una nave in una foresta. Altre volte ti senti intrepido…come un fiore in una tempesta ed a volte ti vedi stupido, una lacrima ad una festa, altre volte ti credi libero, un cavallo sopra una giostra, ed a volte ti vedi limpido, il mattino in una finestra, altre volte ti senti arido, come un gesto che resta in tasca”. Versi di una vera e propria poesia che vale la pena di citare se non per intero, almeno in gran parte. Frasi che danno un senso ai nostri corsi e ricorsi mentali mentre il nostro mondo scivola, molto più che lentamente, verso un altro oblìo.

L’unicità della vocalità calda e sensuale di Samuel si sposa alla perfezione con l’incandescente nebulosa strumentale di “Tra le labbra”. Un ritmo coinvolgente, ipnotico riesce ad insinuarsi nella psiche, lanciando nervi e muscoli fuori dal torpore contemplativo delle ombre scure nell’alba di una città che non riconosce i propri figli. Lo stile jungle, ispirato al drum and bass dei Pendulum, racchiude l’essenza strumentale di “Lazzaro”, un brano che trae ispirazione dallo smarrimento generale per rilanciare un indispensabile ed incalzante messaggio di rivalsa e di rinascita sia individuale che collettiva. “Attacca il Panico” rappresenta, invece, un incontro ravvicinato con lo stato di apnea esistenziale, un tuffo in un vespaio di paure mentre il sangue si gela osservando giorni di tenebra assoluta. Il cantato sibilato velocemente da Samuel si allinea con una base line frenetica: “siamo stanchi delle illusioni appiccicate sotto i banchi”, l’amore è un’invenzione che lacera”, “qui nella mente ho il futuro che scivola”, si tratta, dunque, di una full immersion negli inferi più oscuri che trova nuova luce nella dimensione ovattata, a metà strada tra pop e new wave, di “Di Domenica” un focus sulle nostre esistenze che, anche grazie al videoclip girato da Luca Merli, ci consegna un’immagine matura e consapevole di una band in grado di commuoverci e di farci ballare senza soluzione di continuità.

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Il dub sound de “I Cerchi degli alberi” scandisce l’urgenza con cui i Subsonica parlano a più generazioni. Un ritmo ossessivo, a tratti perturbante, racconta un sogno d’amore, tenuto in vita da promesse sgualcite e che si barcamena tra scenari apocalittici.  Un’anima fuori servizio è, invece, la protagonista di “Specchio”, un brano musicalmente vicino al funk, che descrive il restringimento della gioia, del tempo, dello spazio, dei sentimenti e che ci invoglia a recuperare i tratti peculiari delle nostre esistenze sospese nel vuoto. Con un sottotesto legato al delicatissimo tema dell’anoressia, questo brano potrebbe rappresentare uno spunto per nuove inedite iniziative per i Subsonica, tutte ancora da progettare.

Ispirato alla Ritmo Abarth nera parcheggiata nei pressi dello studio di registrazione del gruppo, l’omonimo brano racchiude una sottile vena amarcord che fluisce nell’irrequietudine notturna di “Licantropia”. Un brano perfetto per un club notturno in cui i ricordi si azzannano, si squarciano, si annientano mentre i pensieri affogano in un marasma organico. Lo spiraglio di luce ci viene offerto da “Il Terzo Paradiso”, la traccia che chiude “Una nave in una foresta” e che vede la partecipazione di Michelangelo Pistoletto. Unico ospite di tutto il disco, l’artista, esponente di spicco dell’arte contemporanea in ambito internazionale,  ha raggiunto i Subsonica nella solitaria casa di campagna, ai margini del bosco, in cui l’album è stato scritto, pensato, cercato, costruito, ed ha prestato la sua voce ad una canzone che, ripercorrendo le fasi salienti dell’involuzione umana, ci restituisce ad ogni individuo un ruolo centrale e di grande responsabilità nella costruzione di un “Terzo Paradiso”,  l’opera planetaria di cui siamo tutti autori. Il finale in dissolvenza, dalla bellezza mistica, ci congeda da “Una nave in una foresta”, un lavoro innovativo, originale e assolutamente attuale che, anche dal vivo, saprà offrirci nuove attese suggestioni.

Raffaella Sbrescia

Acquista “Una nave in una foresta” su iTunes

Video: “Di Domenica”

“Pareidolia”, il nuovo album di Marina Rei. La recensione

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Marina Rei torna con un nuovo disco intitolato “Pareidolia”, in uscita il prossimo 30 settembre su etichetta Perenne, con distribuzione Universal. Il fenomeno subcoscienziale, che esprime la tendenza istintiva ad individuare strutture ordinate e forme cognitive familiari in immagini disordinate, dà il titolo a questo nuovo lavoro discografico, il nono per Marina Rei, in cui l’artista rinnova le proprie vesti prestandosi ad una chiave strumentale tendente al rock. Attraverso la collaborazione con Giulio Ragno Favero (One Dimensional Man, Il Teatro degli Orrori), che dura ormai da due anni, il disco di Marina Rei lascia trasparire una particolare cura e ricerca del suono che, seppur prevalentemente rock, offre numerosi spunti sonori.  Si parte dal trittico iniziale composto da “Avessi artigli”, “Ho visto una stella cadere” e dal singolo “Lasciarsi andare”: l’intensa interpretazione di Marina Rei, si fonde e si miscela con vesti sonore dolci e coinvolgenti, lasciando alle parole spazio vitale e potenza immaginifica. Figure retoriche, metafore, struggimento e desiderio s’intrecciano lasciando trasparire una nuova maturità vocale e artistica di Marina che, suonando anche la batteria, riesce ad offrire al pubblico un’immagine completa del suo essere artista a 360 gradi. La dicotomica contrapposizione semantica tra la trama de “Il Sole”, in cui Marina canta di un disperato bisogno d’amore, e “Del tempo perso”, un possibilista messaggio di incoraggiamento è data dal netto contrasto di sonorità tra i due brani.  Struggente e mielosa è “Se solo potessi”, una ballad incentrata sul tema dell’amore incondizionato mentre di tutt’altra fattispecie è la title track “Pareidolia”, in cui Marina Rei duetta con Zona Mc e Off Muziek, inserendosi in un contesto sonoro a metà strada tra l’elettronico ed il rap. Speranza e disincanto si fronteggiano nella trama agrodolce di “Vorrei essere” mentre “Un semplice bacio” rappresenta un vero e proprio inno alla semplicità. La bellezza poetica di “Fragili” si sposa felicemente con un arrangiamento onirico con tendenza dissolvente sul finale mentre la chiusura del disco è affidata a “Annarella” una versione crepuscolare del brano dei CCCP, ulteriore testimonianza della versatilità interpretativa di Marina Rei che, con “Pareidolia”, torna ad emozionare il pubblico con grazia ed eleganza.

Raffaella Sbrescia

Video: “Lasciarsi andare”

Fabrizio Moro in concerto all’Arenile Reload, l’ultima data del tour è all’insegna delle emozioni

Fabrizio Moro @Arenile Reload

Fabrizio Moro @Arenile Reload

Lo scorso 19 settembre Fabrizio Moro ha concluso “L’inizio tour” con un concerto tenutosi presso l’Arenile Reload di Bagnoli. Un’atmosfera intima e raccolta ha accompagnato l’ultimo step di un percorso pieno di soddisfazioni per il cantautore che, nelle sue canzoni, riesce a dedicare spazio sia ai temi politici e alla denuncia sociale che ai sentimenti e all’amore, una scrittura versatile e attenta che, da anni, gli consente di interagire empaticamente anche con un pubblico molto giovane. Accompagnato dalla sua band, l’artista ha ripercorso le tappe salienti della propria discografia senza trascurare i brani tratti dal suo ultimo lavoro “L’inizio”.

Fabrizio Moro @Arenile Reload

Fabrizio Moro @Arenile Reload

Carico e grintoso, Fabrizio si è divertito a coinvolgere il fedelissimo pubblico accorso sottopalco con “L’indiano”, “Fermi con le mani”, “Soluzioni”, “Respiro”, “Io so tutto” dando risposte a domande che fanno paura e fornendo spunti per potersi porre nuovi urgenti interrogativi. “Banale spiegazione”, “L’eternità”, “Non è una canzone” è la triade di canzoni che ha preceduto la parentesi acustica del concerto, dedicata a “Il senso di ogni cosa”, “Eppure mi hai cambiato la vita”, “Sono solo parole”: cuori e voci si sono strette le une alle altre regalando una bella suggestione pacifica e romantica.

Fabrizio Moro @Arenile Reload

Fabrizio Moro @Arenile Reload

Per il rush finale Fabrizio ritorna a parlare alle problematiche sociali con “Sono come sono”, “Da una sola parte”, “Libero”, la celeberrima “Pensa” e  “Parole, rumori e giorni”, canzoni che, attraverso il piglio rock della carica interpretativa di Moro e gli arrangiamenti caratterizzati da lunghe e potenti scariche di chitarra, hanno lasciato una traccia tangibile  ed un importante messaggio di riscatto sia individuale che collettivo.

Raffaella Sbrescia

 

99 Posse & Friends: il racconto della grande festa alla Mostra d’Oltremare

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La Napoli che esiste e che resiste si è riunita alla Mostra d’Oltremare lo scorso 18 settembre in occasione del concertone con cui i 99 Posse  hanno festeggiato il ventesimo (ventunesimo per essere più precisi) di “Curre curre guagliò”, un album che, dopo tanti anni, rivive nuovo lustro musicale e contenutistico, anche grazie alla versione 2.0 realizzata per la speciale occasione. Organizzato nell’ambito del Forum Universale delle Culture, a ridosso della partita Napoli- Sparta Praga, giocata allo Stadio San Paolo, l’evento ha rappresentato l’occasione perfetta per riunire generazioni e cittadini di ogni provenienza nel nome della musica militante. Oggi come ieri  ‘O Zulù (Luca Persico) – voce – Marco Messina – campionatore e Dub Master – JRM (Massimo Jovine) – basso – e Sacha Ricci – tastiere si dedicano anima e corpo alla loro musica di protesta. Da sempre contro le convenzioni e a favore dei diritti del popolo sovrano, i 99 Posse hanno la rara capacità di predicare bene e razzolare ancora meglio. Mixando e remixando le loro canzoni più e meno recenti, il gruppo ha radunato i maggiori esponenti della scena rap ed underground italiana per la gioia dei tantissimi spettatori accorsi sottopalco: Mama Marjas, Jovine, Clementino,Dop One, Francesco Di Bella, Ensi, Geko, J-AX,  Marcello Giannini, Mc Mariotto, Roy Paci, Salvatore Rainone degli Slivovitz, Sangue Mostro,  Banda Bassotti, Bonnot, Caparezza, Claudio Marino sono stati gli speciali ospiti che si sono alternati sul palco allestito all’interno di quella viene oggi definita “Isola delle Passioni”.

99 Posse & Friends @ Mostra d'Oltremare "Curre curre guagliò 2.0 Live" Ph Luigi Maffettone

99 Posse & Friends @ Mostra d’Oltremare “Curre curre guagliò 2.0 Live” Ph Luigi Maffettone

Ad inaugurare la nutrita scaletta “1-2-3-4” con Francesco Di Bella, a seguire “Curre curre guagliò”, il brano-emblema di una lotta che non accenna ad estinguersi e che, anzi, oggi più che mai, si fa incandescente contro uno Stato che avanza pretese e che non tutela i diritti di generazioni allo sbando. “Children ov Babilon”, “Nun cià facc’ cchiù” scuotono dall’interno le migliaia di anime stipate sui gradini dell’Arena Flegrea. Non solo denuncia ma anche autocelebrazione e pogo selvaggio sulle note di “Napulitan” e di “Medley Ragga”, “L’anguilla”, “Penso che non me andrò”. Potente il featuring coi Sangue Mostro in “I Say Yes But I Also Say No” e in “Repressione”, brano tratto dal loro ultimo album.

99 Posse & Friends @ Mostra d'Oltremare "Curre curre guagliò 2.0 Live" Ph Luigi Maffettone

99 Posse & Friends @ Mostra d’Oltremare “Curre curre guagliò 2.0 Live” Ph Luigi Maffettone

A tessere la trama del filo conduttore che lega i 99 Posse anche alla corrente del neapolitan power è l’ospitata, a sorpresa, di Enzo Avitabile. A seguire una carrellata di grandi successi che, grazie ad una nuova linfa e ad una rinnovata valenza ideologica, scaldano il pubblico spingendolo a cantare a squarciagola in uno “Stato d’emergenza”, auspicando una “University of Secondigliano”. Abituati a fare “Ripetutamente” “Tarantelle pè campà”, i giovani napoletani si lasciano conquistare dal groove dei 99 Posse  che, in chiusura, dedicano gli ultimi acclamatissimi bis ad una militanza diretta e senza filtri. Accompagnati sul palco dalla Banda Bassotti, ‘O Zulù e soci si congedano dal caloroso pubblico con “Rigurgito antifascista”, “El Pueblo Unido” e “Bella Ciao”, una triade musicale scelta non a caso per lasciare un messaggio preciso: vivere per resistere, lottare e far valere i propri diritti, fino alla fine, e con tutta la propria anima.

 Raffaella Sbrescia

Fotogallery a cura di: Luigi Maffettone

99 Posse & Friends @ Mostra d'Oltremare "Curre curre guagliò 2.0 Live" Ph Luigi Maffettone

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