Caparezza presenta “Museica”, il manifesto del “capaism”

museicaCaparezza presenta “Museica”, un nuovo lavoro discografico ricco di spunti, riferimenti artistici, musicali e letterari, mixato da Chris Lord-Alge. Diciannove tracce da ascoltare, se necessario più volte, per stare al passo della frenetica ed inconfondibile dialettica di Michele Salvemini che, superati i 40 anni, può permettersi di sperimentare come e quanto vuole. Anche la copertina è molto particolare: Domenico Dell’Osso, creatore della copertina, ha realizzato un lavoro ricco nei colori e nella dinamica visiva, dando un’originale interpretazione alle lunghe chiacchierate con Caparezza, che hanno preceduto il lavoro. Nel suo sesto disco l’artista pugliese si lascia conquistare da suggestioni pittoriche passando da Antonio Ligabue a Dalì, da Van Gogh a Goya fino a Duchamp. Ad introdurci in questa ricca esposizione audiovisiva e l’audioguida di “Canzone all’entrata” in cui Caparezza mette subito le cose in chiaro: “Quest’album che non vedi l’ora di sentire, soprattutto tu che non vedi l’ora di dissentire…amici miei dite cose alla cazzo…”, canta spavaldo il Capa mettendo mani e piedi avanti.

L’album si muove in maniera disinvolta su due fronti diametralmente opposti: da un lato la drammaticità del vivere contemporaneo, dall’altro l’arte. L’intro apocalittica di “Avrai ragione tu” dà il via ad una scarica di botta e risposta senza se e senza ma “viaggio sulla quarantina ma non ho ancora smaltito l’adrenalina”, si sente e si vede, Caparezza si è veramente lasciato ispirare in “Mica Van Gogh” l’artista si lancia in un esilarante parallelo tra un comune mortale del 2014 ed il grande pittore olandese; una lotta tra ideali, usi e costumi tra “olio su tela e olio su muscoli”, il risultato è un umiliante ritratto di una gioventù contemporanea ridotta in cenere. L’intro folk di “Non  me lo posso permettere”, il brano ispirato ai ‘Tre studi di Lucian Freud’, un trittico del pittore irlandese Francis Bacon, dà il via ad un’approfondita digressione tutta incentrata sulla frase più popolare di quest’era di crisi latente. Molto duro, e altrettanto schietto, è il ritratto del pessimo rapporto tra Saturno ed suoi figli in “Figli d’arte”: “mio madre non mi ama, non mi caca, tiene più a voi che a me”, canta Caparezza. La canzone ready made del disco è “Comunque Dada” tra suoni elettronici e neologismi sciapi. Il disco è davvero trascinante, Caparezza ha parole brillanti per tutto e tutti. In “Giotto Beat” denuncia una mancanza di prospettiva e auspica la  ricerca di un “nuovo punto di vista” mentre in “Cover” il cuore del Capa pulsa tra i Velvet Underground, Nirvana, Iron Maiden, Eminem, Depeche Mode e chi più ne ha, più ne metta.

Caparezza

Caparezza

“Canzone a metà” si districa tra la paura del punto fine e quella di un cattivo feedback, l’estro che non c’è e l’ispirazione che manca. Caparezza opera tra note e parole come giocando con un flipper, l’obiettivo, riuscito, è quello di prendersi gioco delle nostre certezze, come canta in “Teste di Modì”. In “Argenti vive” c’è la replica in puro stile rapcore di Filippo Argenti a Dante, che nella Divina Commedia lo aveva confinato tra i dannati dell’Inferno. “Ogni crimine ha un indotto” canta Caparezza in “Compro Horror” mentre “Kitaro”, la cover del cartone animato giapponese (Ge ge ge no Kitaro), denuncia uno stile di vita monotono e arido. Il Quarto Stato di Giuseppe Pellizza Da Volpedo è l’ispirazione per “Troppo Politico”, altra brillante prova creativa. “Appendimi al muro, lascia che la gente ti dipinga come crede” è il messaggio chiave di “Fai da tela”, cantato con Diego Perrone. Fra gli ospiti del disco c’è anche Michael Franti, con un featuring in inglese per il brano intitolato “E’ tardi”, una lucida riflessione sulla volontà di non arrendersi in nessun caso e per nessun motivo. “Museica” si chiude, infine, con “Canzone all’uscita” il manifesto del “capaism”: “se ciò che canto ha preso lascialo appeso sulla parete”, lo faremo di sicuro.

Raffaella Sbrescia

Video: “Non me lo posso permettere”

Intervista ai Fiberglass, un duo retro alternative pop

Hush Cover (2)I Fiberglass sono un duo elecropop con radici ben piantate negli eighties: Liz Martin (Annalisa De Martino,) cantante/polistrumentista/lyricist e Luca Thomas D’Agiout, arrangiatore/compositore specializzato in soundtrack, sono due artisti campani che, insieme, hanno dato alla luce un disco di 9 tracce intitolato “Hush,” un lavoro che riflette la reale entità del loro affollato e caotico background musicale. Abbiamo sentito Annalisa al telefono per capire da quali presupposti è un nato questo invitante mix di alternative rock anni ’90 e moderno synth-pop.

I Fiberglass riuniscono in un unico progetto musicale due entità molto diverse… come avete lavorato all’album “Hush”?

Luca è principalmente un producer ed un arrangiatore bravo a spaziare tra generi molto diversi. Io invece ho militato in diverse formazioni, mi muovo molto in giro, canto, suono la chitarra ed il pianoforte e ultimamente suono in una band più orientata al jazz. Nel nostro album “Hush”, ciascuno ha messo il suo, io ho cantato e ho collaborato anche alla scrittura di alcuni pezzi, soprattutto i testi, mentre Luca, oltre la parte autorale, ha curato tutta la produzione e l’arrangiamento del disco.

Che ci dici dei temi dei testi?

In realtà i testi sono i classici brani da classifica pop europea… ci sono magari dei passaggi più lirici, più poetici, alcuni un po’ onirici, ma più in generale, si tratta di canzoni molto fresche sia per quanto riguarda la musica che i testi.

Liz Martin

Liz Martin

E’ vero che amate definire il vostro genere retro alternative pop?

Sì, questa definizione comprende delle sfaccettature diverse della nostra musica pop (chiarissima sia negli arrangiamenti che nella struttura dei pezzi, nell’armonie e nelle melodie). Tuttavia non si tratta di un pop contemporaneo, ci siamo definiti retro perché ci ispiriamo soprattutto agli anni’ 80 e ’90. Infine siamo alternative perché ci sono delle note alternative in alcuni pezzi… in sintesi siamo un mix di questi tre elementi.

In una recente intervista avete dichiarato “Ascoltiamo, suoniamo, facciamo esperienze e ci rivediamo in studio”… alla luce di questo, cosa avete ascoltato e quali esperienze avete fatto dopo quel fatidico open act del concerto di Tricky durante lo scorso Neapolis Festival?

Noi ascoltiamo musiche di vario tipo, da quando collaboro con Luca mi sono avvicinata di più alla musica orchestrale, alle colonne sonore di film ma, in genere, ascoltiamo anche le hit americane come quelle di Pharrell o cose più alternative… a me in questo periodo piace moltissimo Anna Calvi, la cantautrice inglese. Forse, e non per snobismo, l’unica cosa che ascoltiamo di meno è proprio la musica italiana. Infatti, se qualcuno ascolta la nostra musica si sente subito che essa è di chiara ispirazione esterofila.

Luca Thomas D'Agiout

Luca Thomas D’Agiout

A cosa state lavorando attualmente e quali sono i vostri progetti paralleli?

Luca studia moltissimo da solo e quotidianamente produce musica, a prescindere dal progetto Fiberglass. Il suo mondo abbraccia musiche di ogni tipo spaziando tra moltissimi generi, io invece ogni tanto suono live con un trio molto diverso da Fiberglass, si tratta di un trio jazz e suoniamo principalmente musiche degli anni ’30, il trio si chiama Le jazz hot. Nel nostro repertorio c’è una sorta di schizofrenia, intesa con accezione positiva.

E per quanto riguarda Fiberglass?

Proprio in questo periodo, io e Luca stiamo ultimando un set live che ha richiesto un po’ di tempo per essere organizzato e costruito. Il disco è chiaramente da studio, noi siamo in due ma con l’aiuto della tecnologia abbiamo creato un disco di una band classica, ci sono tutti gli strumenti, tutti suonati da noi ma ovviamente dal vivo la cosa non è fattibile. Abbiamo messo a punto un set acustico con delle drum machines, delle cose un po’ lo fi e penso che a brevissimo comunicheremo qualche data! Per il resto stiamo scrivendo, d’altronde scriviamo sempre perché ci piace e vi sveliamo anche che stiamo lavorando anche ad un secondo disco!

Raffaella Sbrescia

Si ringraziano Annalisa De Martino e Giulio Di Donna per la disponibilità

Video: Baby’s Got

Abbabula: festival di musica e parole d’autore

manifesto Festival Abbabula_B (2)Tra il 7 ed il 13 maggio 2014 avrà luogo la 16 ma edizione di Abbabula, l’unico Festival della Sardegna dedicato alla musica e alle parole d’autore, organizzato dalla cooperativa Le Ragazze Terribili, che opera dal 1988 nel settore della produzione e promozione di eventi culturali, e realizzato grazie al contributo degli Assessorati Regionali dello Spettacolo e del Turismo, dell’Assessorato alle Culture del Comune di Sassari, della Banca di Sassari e della Fondazione Banco di Sardegna.  Dopo l’anteprima tenutasi lo scorso 12 aprile con il concerto di Stefano Bollani, intitolato “Piano Solo”, sarà la volta dei Train To Roots (9 maggio), tra i protagonisti indiscussi della scena reggae italiana, e la storica band dei The Bluebeaters (10 maggio). Il festival chiuderà in bellezza, il 13 maggio, con Caetano Veloso, ambasciatore della musica brasiliana nel mondo, che sarà in Sardegna per una delle tappe del tour mondiale “ABRAÇAÇO Tour 2014”.

Il Festival di Abbabula, da sempre caratterizzato per l’attenzione che dedica alla qualità delle sue proposte, opera anche un accurato lavoro di ricerca mirato alla valorizzazione di  nuovi talenti emergenti. Spazio quindi alle giovani promesse della musica italiana come Tommaso Di Giulio (9 maggio) e Ilaria Porceddu (10 maggio) e a quelle regionali come i cagliaritani Takoma (9 maggio) e ChiaraeFFe (10 maggio) senza trascurare cantautori d’esperienza come Peppe Voltarelli (9 maggio) e l’originale performance del DJset “Balcan Grill” con Dj Pravda e Chef Berna. Ad aprire la sessione di maggio del Festival sarà la produzione “Un artista oggi: deve morire”, pensata e prodotta appositamente per Abbabula dalla scrittore Giuseppe Rizzo e dal cantautore Lorenzo Urciullo in arte Colapesce (8 maggio).

 Tante le iniziative collaterali in programma: si andrà dalle lezioni di cucina per preparare merende naturali, alla mostra mercato di prodotti a km zero organizzata in collaborazione con Campagna Amica, Coldiretti e le Proloco della Provincia di Sassari, fino alla produzione di eventi in sinergia con l’Associazione Florovivaisti di Confcommercio Nord Sardegna e la società AIR (Ambiente in rete), che negli stessi giorni, organizzano in città una grande manifestazione dedicata ai fiori e alle piante e la mostra didattica “Sostenibil.mente”.

Per i piccoli spettatori è stato ideato un cartellone ricco di eventi, con gli spettacoli Filastrocche’n’roll eBiancaneve e un bé di nani, le merende con prodotti biologici e le attività ludiche di sensibilizzazione sui diritti dei più piccoli.

Info:

I biglietti dei concerti al Nuovo Teatro Comunale sono acquistabili presso la cooperativa Le ragazze terribili (via Tempio 65, Sassari) e presso i punti prevendite affiliati al circuito Box Office. Infoline 079 2822015.

 

Intervista a Oscar Latino, un batterista innamorato del canto

Oscar Latino Ph Alessandro Trippodi

Oscar Latino Ph Alessandro Trippodi

Oscar Latino è un cantante e batterista palermitano diplomato all’Università della Musica di Roma. Autore di numerose e fortunate sigle di successo per alcuni importanti villaggi turistici, Oscar si affaccia al panorama pop italiano dapprima con l’ep d’esordio, intitolato “L’Angelo” poi la canzone “Non ti basta” e ora con “Il primo giorno di primavera”, un brano scritto da Filippo Marcheggiani (chitarrista del Banco Del Mutuo Soccorso) e prodotto da Mauro Munzi (batterista dei Dhamm).

Lo abbiamo raggiunto al telefono per conoscere più a fondo le fasi che hanno scandito il suo percorso ed approfondire i retroscena della sua musica.

Il tuo incontro con la musica avviene a Palermo, la città in cui sei nato… come ti sei avvicinato alla batteria e quali sono state le fasi successive del tuo cammino?

Mi sono avvicinato alla batteria perché avevo questa passione fin da piccolino inoltre vengo da una famiglia di clarinettisti. Con l’età mi sono dedicato sempre più alla musica fino ad iscrivermi all’Università della Musica di Roma dove mi sono diplomato studiando per sei anni con specializzazione in musica leggera e funk.

Qual è il tuo stile musicale, quando ti sei avvicinato al canto e quali sono i tuoi ascolti?

Mi sono avvicinato al canto perché, come spesso accade per i musicisti, ci si ritrova a fare da coristi al cantante. Nel mio caso la scintilla è nata proprio in questo modo, poi ho continuato ad andare avanti con delle lezioni private e ho coltivato a fondo questa nuova passione. In seguito ho cominciato a scrivere sigle per importanti villaggi turistici e, anche grazie a questa esperienza, ho conosciuto il mio produttore con cui ho arrangiato tantissime sigle e abbiamo avviato un progetto musicale incentrato sul pop. Per quanto riguarda lo stile vorrei avvicinarmi alla linea guida rappresentata da Gianluca Grignani, una via di mezzo tra il cantautorato italiano e dei suoni un po’ più rock.

Che tipo di musica e quali temi ci sono nel tuo ep d’esordio l’ “Angelo”?

I miei primi testi sono assolutamente semplici, diretti, si riferiscono alla vita quotidiana di tutti i giorni in cui spesso i protagonisti sono teenagers. “L’Angelo”, in particolare, è una canzone che è stata scritta per una persona a cui tengo tantissimo. Gli altri testi dell’ep sono basati sulla vita di coppia. Cosa che spesso si presenta anche in altre mie canzoni.

Quali sono le differenze, sia a livello strumentale che contenutistico, tra “Non ti basta” e “Il primo giorno di primavera”?

“Non ti basta” è nata dall’esigenza di esprimere una tipologia di problematica che spesso coinvolge gli artisti: nella vita di coppia ci si ritrova ad affrontare la vita artistica e la vita di tutti i giorni, lo scontro tra esigenze e stili di vita diversi è inevitabile: da un lato c’è il partner con una vita lineare, tra virgolette normale, dall’altro c’è l’artista che prova a districarsi tra prove, concerti, interviste, tour. Come si vede nel video della canzone, il protagonista scappa via proprio per questo motivo ma alla fine non riesce a resistere e torna a casa perché, aldilà dei problemi, alla fine l’amore risolve tutto.

Cover brano Oscar Latino (2)“Il primo giorno di primavera” non è una canzone riferita alla primavera. Il titolo del brano fa riferimento ad una data in cui due persone si conoscono, affrontano dei problemi insieme ma alla fine non riescono mai ad innamorarsi nonostante una forte attrazione reciproca. Abbiamo da poco finito di girare anche il videoclip del brano. La location è il bellissimo borgo di Corinaldo nelle Marche, un posto già famoso in cui si svolge l’Halloween più importante d’Italia. La protagonista del video sarà Francesca Saturnia, una ragazza molto brava, secondo me la persona più giusta, una bellezza acqua e sapone. Le prime riprese del video, girato da Stefano Cesaroni, sono state realizzate al Teatro Goldoni di Corinaldo: la protagonista arriva il 20 marzo in Teatro per assistere al concerto ma non trova biglietti disponibili, il suo beniamino, intanto, assiste alla scena dietro le quinte, e volendole fare un regalo, le fa recapitare un biglietto il giorno successivo, ovvero il 21 marzo. Lei, felicissima, si prepara, entra in teatro e scopre che non c’è nessuno, mentre sta per andare via, l’artista, ovvero me stesso, entra sul palcoscenico e le dedica questa canzone in modo esclusivo. L’idea, molto semplice e diretta, risponde all’obiettivo di voler trasmettere una stretta vicinanza tra me e i fan.

Oscar Latino ph Marco Marroni

Oscar Latino ph Marco Marroni

Come è avvenuto l’incontro con Filippo Marcheggiani del Banco del Mutuo Soccorso e come avete lavorato insieme?

In qualità di batterista ho collaborato con tanti artisti e musicisti che ho incontrato spesso per turni di registrazioni, collaborazioni, concerti. Questa amicizia, in particolare, dura già da due-tre anni e ci siamo trovati a scrivere delle canzoni. Di questa canzone, in particolare, mi piaceva il fatto che in una specifica data tutto nasce e tutto si conclude. “Non ti basta” è, invece, un brano scritto da Alessio Ventura (cantante dei Dhamm).

“Il primo giorno di primavera” anticipa l’album di prossima uscita…cosa puoi anticiparci di questo lavoro? Di cosa parlerai e cosa vorresti comunicare? Ci saranno testi scritti da te? Collaborazioni?

Scriverò sicuramente un pezzo più lento ma, in linea di massima, la mia strada è quella che ho già tracciato. Stiamo decidendo se rivalutare alcuni brani che ho scritto per un lavoro mai editato e il nuovo disco uscirà tra ottobre e novembre, nel frattempo uscirà un altro singolo a giugno!

 Raffaella Sbrescia

Si ringraziano Oscar Latino e Sara Bricchi per Parole e dintorni per la disponibilità

Alessandra Amoroso: l’ Amore Puro Tour arriva a Napoli ed è sold out

Alessandra Amoroso Ph Luigi Maffettone

Alessandra Amoroso Ph Luigi Maffettone

Alessandra Amoroso è ormai lontana dai tempo di Amici, il suo  Amore Puro tour semina sold out, ultimo, in ordine di tempo, quello al Teatro PalaPartenope di Napoli lo scorso 19 aprile. L’artista ha trascorso una lunga giornata in città tra collegamenti in diretta tv e l’incontro ravvicinato con i suoi affezionatissimi fan che, attraverso un contest ideato ad hoc, hanno potuto assistere al sound check e sommergerla di regali, lettere e soprattutto tanto affetto.

Alessandra Amoroso Ph Luigi Maffettone

Alessandra Amoroso Ph Luigi Maffettone

Una stima infinita che la giovane salentina ha saputo ricambiare offrendo se stessa e le proprie emozioni in un concerto durato circa due ore. L’artista ha dedicato ampio spazio ai brani del suo ultimo disco intitolato “Amore Puro”, realizzato in collaborazione con Tiziano Ferro, uno dei tanti artisti internazionali con cui Alessandra è riuscita ad instaurare un solido rapporto umano e professionale.

Alessandra Amoroso Ph Luigi Maffettone

Alessandra Amoroso Ph Luigi Maffettone

La crescita della Amoroso è tutta da ascoltare ma anche da osservare, da ragazza acerba, Alessandra si è trasformata in una giovane bellissima donna raffinata ed elegante, senza mai dimenticare le proprie origini e le emozioni che, da sempre, rappresentano la sostanza del suo percorso. Sinergico è anche il rapporto con i fan che, fedelmente, seguono ogni suo passo, sempre pronti a sostenerla e a condividere con lei gioie e soddisfazioni.

Alessandra Amoroso con la band Ph Luigi Maffettone

Alessandra Amoroso con la band Ph Luigi Maffettone

L’anima musicale di Alessandra propende verso una direzione soul, la voce potente e calda  è al servizio di ritmiche dolci e sinuose, finalizzate all’evidenziazione di trame e parole spesso dedicate all’analisi dei sentimenti più reconditi.

Alessandra Amoroso Ph Luigi Maffettone

Alessandra Amoroso Ph Luigi Maffettone

Durante il live, idealmente suddiviso in quattro macro fasi, Alessandra ha dato spazio a tutti i più grandi successi della sua carriera passando dai brani contenuti nell’ep degli esordi “Stupida” fino a “Senza Nuvole”, “Il mondo in un secondo” e “Cinque passi in più” trasformando il concerto in una vera e propria festa di abbracci e sorrisi, un altro importante tassello di una carriera destinata a brillare.

Raffaella Sbrescia

Alessandra Amoroso Ph Luigi Maffettone

Alessandra Amoroso Ph Luigi Maffettone

 

Ancora qualche scatto di Luigi Maffettone:

Alessandra Amoroso Ph Luigi Maffettone

Alessandra Amoroso Ph Luigi Maffettone

 

Alessandra Amoroso Ph Luigi Maffettone

Alessandra Amoroso Ph Luigi Maffettone

 

Alessandra Amoroso Ph Luigi Maffettone

Alessandra Amoroso Ph Luigi Maffettone

 

 

Prince torna con la Warner e lancia “The Breakdown”

prince

Prince

Prince resetta le controversie che lo avevano clamorosamente allontanato dalla major discografica Warner Bros siglando un nuovo contratto che determinerà la produzione del suo prossimo album. In occasione del trentesimo anniversario di “Purple Rain”, l’artista realizzerà anche un’edizione deluxe (rimasterizzata in digitale) del fortunato album. Le sorprese, però, non finiscono qui: a poche ore dall’annuncio del nuovo contratto, Mr Rogers Nelson ha presentato anche un brano inedito, intitolato “The Breakdown”. La funk ballad dura 4 minuti e narra di una personalità in lotta con se stessa e con i propri sentimenti, “una delle storie più tristi che abbiate mai sentito” a detta dello stesso Prince che, ovviamente, non ha tralasciato l’inimitabile falsetto, proprio della sua particolarissima vocalità.

Ecco il testo del brano disponibile su Itunes:

“Listen to me closely as the story unfolds

This could be the saddest story ever been told

I used to want the house with the biggest pool

Reminiscing now, I just feel like a fool

U keep breakin me down, down, down

Keep breakin me down down down

Keep breakin me down down down

I used to throw the party every New Year’s Eve

First one intoxicated, last one to leave

Waking up in places that u would never believe

Give me back the time, u can keep the memories

U keep breakin me down, down, down

Keep breakin me down down down

Keep breakin me down down down

Every book I read

Said that I would meet somebody like you

Whenever I was sorry, so sorry for the things I used to do

A journal full of numbers that I used to go through

One, two, three, four, five, six, seven, all behind me now, all because of You

You keep breaking me down…. I don’t wanna…. don’t wanna go down down down…..

You’ve seen every door, every door you can walk through, (in Montreux, “there’s a door you can walk through”)

Where there used to be a wall

I don’t care, come on baby,

As long as You catch me

forever and ever and then some more (in Montreux he said “if there’s a fall”/other times it’s “when I fall”)

The closer we get,

the closer U get,

the closer I get.

I don’t wanna, don’t wanna…..

To the break down”.

The Zen Circus a Napoli, il live report del concerto

The Zen Circus Ph Luigi Maffettone

The Zen Circus Ph Luigi Maffettone

Continuano a gonfie vele gli appuntamenti musicali del Suo.Na la rassegna che sta portando a Napoli alcune delle realtà più interessanti dello scenario musicale italiano. A salire sul palco della Casetta della Musica, in via Barbagallo, sono i toscani The Zen Circus. Andrea Appino, Karim Qqru e Massimiliano “Ufo” Schiavelli giungono in terra partenopea per l’unica data campana del tour che li sta portando sui palchi d’Italia, in occasione della recente pubblicazione del loro ottavo disco di inediti, intitolato “Canzoni contro la natura”.

Giovanni Truppi Ph Luigi Maffettone

Giovanni Truppi Ph Luigi Maffettone

Ad inaugurare la serata la controversa esibizione di Giovanni Truppi che si è cimentato alla conquista del pubblico Zen attraverso le sue canzoni a metà strada tra brillante intimismo e strampalata ironia. “Ti ammazzo”, “Il mondo è come te lo metti in testa”, “La domenica”, “Ti voglio bene Sabino”, “Nessuno”, “19 gennaio” sono i brani che il cantautore ha messo sul ricco piatto della serata, offrendo un breve ma interessante saggio delle proprie velleità letterarie.

The Zen Circus Ph Luigi Maffettone

The Zen Circus Ph Luigi Maffettone

Pochi minuti per riassettare il palco ed ecco un distinto cinguettìo di uccelli fare capolino tra i grovigli di spine sullo sfondo della scenografia: “Ogni uomo è fatto in un modo diverso dico nella sua struttura fisica, è fatto in un modo diverso, ed è fatto in un modo diverso anche nella sua combinazione spirituale. Quindi tutti gli uomini sono a loro modo anormali, tutti gli uomini sono in un certo senso in contrasto con la natura e questo sin dal primo momento con l’atto di civiltà, che è un atto di prepotenza umana sulla natura, è un atto contro natura”. Sono le parole di Giuseppe Ungaretti, intervistato da Pier Paolo Pasolini, ad introdurre l’ingresso del Circo Zen in scena.

The Zen Circus Ph Luigi Maffettone

The Zen Circus Ph Luigi Maffettone

“Canzone contro la Natura” è il primo brano di un concerto ideato seguendo una narrazione espressiva, acuta, rovente e vorticosa. Il disincanto delle precise riflessioni dei Zen Circus si amalgama alla carica espressa da un utilizzo ipnotico ed energico degli strumenti. Il concerto è estremamente tirato non c’è tempo e modo di soffermarsi troppo sui dettagli, quello che balza all’occhio e all’orecchio è una sostanziale visione apocalittica della realtà circostante.

The Zen Circus Ph Luigi Maffettone

Il pubblico dei Zen Circus Ph Luigi Maffettone

“Colombia”, “Gente di merda”, “20 anni”, “Atto secondo” sono i primi colpi in canna sparati dal trio che, passa dai primi successi agli ultimi brani, in minime frazioni di tempo, mentre giovani anime, affamate di emozioni, pogano a più non posso per lasciarsi cullare dal conseguente sfinimento fisico e sensoriale. La performance degli Zen Circus è decisamente fisica muscoli e visi tesi distruggono corde e resilienze attraverso  un  rock politico e popolare al contempo.

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The Zen Circus Ph Luigi Maffettone

“We just wanna live”, “Andati tutti affanculo”, “L’Amorale”, “Vai vai vai” scorrono via tra furore e disillusione, seguiti da “Vecchi senza esperienza”, “No way”, “I qualunquisti” e “Aprirò un bar”. Il momento nazional-popolare/populista è affidato a “Figlio di puttana”. “Ragazzo Eroe” è l’ultimo brano eseguito prima di una breve pausa, allietata dalla trasmissione di un esilarante pezzo del TG Lercio una denuncia rassegnata e ironicamente cinica.

The Zen Circus Ph Luigi Maffettone

The Zen Circus Ph Luigi Maffettone

L’ultima scarica di energia si riversa tra le note di “Mexican Requiem” Postumia”, l’immancabile “Canzone di Natale” e “L’egoista”. Doverosa è la menzione speciale per “Albero di tiglio”: un’ intelligente e severa ballata in cui un albero-dio ci scuote per bene.

The Zen Circus Ph Luigi Maffettone

The Zen Circus Ph Luigi Maffettone

Balli, salti e canti a squarciagola sono la coreografia perfetta per “Viva”, tra i brani più amati del disco “Canzoni contro la natura”. Niente bis per i The Zen Circus, gli ultimi due brani in scaletta sono “Fino a spaccarti due o tre denti” e ”Nati per subire”, l’efficace e schietta conclusione di un concerto adrenalinico, sanguigno e sfiancante.

Raffaella Sbrescia

Loredana Bertè live: la regina del rock conquista Napoli

Loredana Bertè Ph Giovanni Somma

Loredana Bertè Ph Giovanni Somma

Il tornado Loredana Bertè si è abbattuto sul palco del Teatro Acacia di Napoli in occasione della data campana del suo Bandabertè 1974-2004 tour. La ricorrenza  è di quelle speciali, quest’anno ricorre, infatti, il quarantesimo anniversario di carriera della controversa artista, da sempre riconosciuta come uno dei talenti più originali e sovversivi dello scenario musicale italiano. Grande attesa tra il pubblico, che ha entusiasticamente riempito la platea del teatro, testimoniando un invariabile affetto nei riguardi della prolifica Loredana. Alla veneranda età di 63 anni l’artista si è mostrata serena e concentrata, accompagnata da Alberto Linari, Andrea Morelli, Alessandro de Crescenzo, Pier Mingotti, Ivano Zanotti  e Aida Cooper, la Bertè ha cantato moltissimo senza, tuttavia, tralasciare interessanti aneddoti legati alla sua discografia ed un’esplicita polemica mirata al Festival di Sanremo, relativa alla  puntuale mancata consegna del Premio della Critica, intitolato all’indimenticabile e amata sorella Mia Martini.

Loredana BertèAd inaugurare il concerto due videoclip, interpretati dall’attrice Asia Argento, hanno dato vita ai testi di “Io ballo da sola” e “Notti senza luna”. Da sempre interprete delle più intime riflessioni individuali, Loredana ha spesso beneficiato di testi scritti dai più grandi cantautori italiani mantenendo, in ogni caso, sempre intatto il suo riconoscibilissimo stile musicale. Con una voce più graffiata del solito, la Bertè ha proseguito la scaletta con “Re”, “Movie”, “Strade di fuoco”, “Il mare d’inverno” e “I ragazzi di qui”, la canzone ispirata ad una disavventura di Fossati in quel di Harlem. A seguire “Una sera che piove”, “Ragazzo mio”, “Così ti scrivo” e “Mufida”, dedicata al tanto odiato periodo natalizio in cui “le sciure lanciano anatemi sulla città”. Loredana lascia confluire le fitte ed indistruttibili trame della propria anima attraverso la sua voce, ancora pronta ad emozionare ed emozionarsi. Alle sue spalle due grandi schermi riempiti da video e immagini che raccontano la sua vita ma anche quella di Mimì, le memorabili gesta che destarono scalpore ma anche, e soprattutto, immagini oniriche, efficacemente selezionate per costruire un racconto visivo di ciò che è racchiuso nei memorabili testi dell’ampia discografia di Loredana.

berte 2Il concerto non concede pause, la Bertè continua a cantare passando da “Luna” a “Zona Venerdì” fino a “J’adore Venice” e “Angelo Americano”, tratto da “Io”, l’album prodotto da Corrado Rustici. Spazio anche a delle vere e proprie rarità come la versione, cantata interamente in portoghese, del brano del 1985, intitolato “Esquinas”, incisa per l’album “Carioca”. È Aida Cooper ad interpretare la bellissima ed intensa “Dillo alla luna” di Mia Martini. Subito dopo Loredana riprende in mano le redini del concerto mandando il pubblico in visibilio sulle note di “In alto mare”, seguito da “Indocina” e “Ma quale musica leggera”, il singolo scritto per lei da Edoardo Bennato, presente in platea insieme ad Enzo Gragnaniello.

“Fiume Sand Creek” di Fabrizio De Andrè, “Da queste parti stanotte”, scritta sul Mar Baltico, “E la luna bussò”, “Dedicato”, “Non sono una signora”, “Sei bellissima”, la riuscitissima versione di “Ma il cielo è sempre più blu”, in omaggio a Rino Gaetano, “Per i tuoi occhi” , “Ho chiuso con il rock’n roll” sono i grandi successi che scandiscono l’ultima parte di un vero e proprio concerto rock. Gli anni passano ma la grinta e voglia di essere se stessa, sopra e sotto il palco, sono sempre le stesse per Loredana che, forte del proprio sconfinato amore per la musica, sarà ancora in grado di offrirci numerose sorprese.

Raffaella Sbrescia

L’intervista a LoredanaBertè: 

“C’eravamo tanto sbagliati”, il nuovo singolo de Lo Stato Sociale

statosociale_2012“C’eravamo tanto sbagliati” è il nuovissimo bel singolo della band Lo Stato Sociale. La formazione bolognese ha realizzato il brano lasciando ampio margine di importanza e protagonismo ad un testo pungente ed efficace, un grido di protesta verso tutto quello che c’è di sbagliato intorno a noi. Inevitabile il parallelo tra la narrazione di questo brano con quella del celebre brano intitolato “Dedicato” di Ivano Fossati. Entrambe i testi, sono scritti sottoforma di dedicaì. Nel caso de Lo Stato Sociale, però, più che di una dedica, si tratta di una scarica di mitragliatrice: una miriade di frasi tanto vere quanto dolorose, la perfetta fotografia del nostro presente. Il testo è scritto talmente bene che vale la pena citarlo per intero:

Fanculo a chi non ha mai colpa

a chi ha una scusa per tutto

a chi si è fatto da solo

a chi cerca pubblicità

a chi parla bene per moda e pensa male per moda

a chi si innamora solo per secondo

a chi va sempre di corsa e non è ancora arrivato da nessuna parte

ai conformisti da cortile, ai professori di vita

a chi lo dicono i numeri

a chi la crisi è passata

a chi sogna piccolo e si vive come un grande

a chi non crede alle favole ma ti fa sempre una morale

a chi non alza mai la testa se non per annuire

a chi lo vuole il mercato

a chi lo chiede l’Europa

a chi dice all’estero è tutto meglio e lo trovi sempre qui a lamentarsi

a chi non vota mai e ti da sempre un voto

a chi giudica e non viene mai giudicato

a chi rompe i coglioni e non li mette mai sul piatto

a chi odia il successo e non vuole nient’altro davvero

a chi pensa di dover educare la gente perchè la gente gli fa schifo

e questa cosa lo fa sentire bene e soprattutto tra tutta la gente distaccato e superiore

a chi non gioca per davvero

a chi non sa farsi male

a chi non cala le sue carte

a chi trucca la partita

fanculo a chi non ha iniziato niente

e a te dice che è finita.

Lalalala lalalala

Fanculo a chi non sbaglia le amicizie

a chi si fida se lo dice la tv

a chi gode solo lui

a chi soffre solo lui

ma poi non vuole morire solo

a chi crede di conoscerti se ascolta una canzone

a chi per ogni stronzata ti chiede di scrivere una canzone

a chi in pubblico ti insulta e in privato vuole sapere quanto scopi

a chi muore di tempo libero e a chi conta le ore

a chi le ha viste tutte e deve raccontartele assolutamente

a chi vuole scherzare su tutti e si prende sempre sul serio

a chi è per la democrazia del televoto e la rivoluzione del digitale

la libertà di pagare a rate e tutti i tuoi piccoli diritti da schiavo

a chi te lo dice da regista, musicista, attore artista

te lo dice e intanto se lo dice da solo

a chi non sta nè a destra nè a sinistra

che se fosse su una strada finirebbe investito

a chi le cose le fa di mestiere in attesa che qualcuno lo paghi

e dice che tu le fai per l’anima del cazzo e hai pure la colpa che ti pagano

a chi non conosce i chilometri, le facce sfatte, gli alberghi sporchi, i sogni mancati, i treni persi, le ore vuote

a chi non sceglie mai,a chi non rischia mai,a chi non sbaglia mai,a chi non brucia mai,a chi non muore mai

a chi non si perde mai

a chi non ha mai davvero paura

a chi è come sarei diventato io se per un pò di paura in meno avessi scelto di non rischiare mai

fanculo a chi non si lascia cadere

a chi ti chiede una firma che tanto è una formalità

a chi non è mai stato lungimirante e ti dice di guardare lontano

a chi si rifà il sorriso e vince le elezioni

a chi somiglia alla parte di me che odio e non se ne va

a chi va tutto bene, sempre tutto bene, sempre solo bene, fanculo.

Lo sfondo sonoro della canzone, attualmente al primo posto tra i singoli più venduti su iTunes, è un coinvolgente folk rock pieno zeppo di schitarrate e cori ad effetto. Al brano, che anticipa il nuovo album del gruppo, di cui non si conoscono ancora nè il titolo nè la data di uscita, è stato associato anche un bel videoclip, diretto da Guglielmo Trautvetter e realizzato da Studio Croma, in collaborazione con Articolture e Frog’s Film. L’animazione è frutto del lavoro di Giacomo Giuriato, mentre i personaggi di plastilina sono stati ‘creati’ da Matteo Burani per un risultato originale e sorprendente.

Raffaella Sbrescia

Video: C’eravamo tanto sbagliati

Dente chiude il tour a Napoli. Il live report del concerto

Dente Ph Olimpia Simonetti

Dente Ph Olimpia Simonetti

Si è concluso presso il Teatro Acacia di Napoli il tour teatrale di Giuseppe Peveri, in arte Dente. Il cantautore di Fidenza lascia subito cappello, giacca e sciarpino sull’attaccapanni, posto sul palco, per lasciarsi andare ad un concerto confidenziale ed intimo, seguendo il suo stile semplice ma efficace. Con lui i fidati musicisti di sempre: Signor Solo (tastiere multiple ed organi elettrici), Nicola Faimali (basso e contrabbasso), Gambo (batteria) e Effe Punto, nella veste di factotum.

Sullo sfondo una parete rossa ed una piccola porta bianca, la stanza dei sogni di una vita, quelli dolci e malinconici che ti lasciano sempre un po’ di amaro in bocca e nella testa. Ad aprire il concerto è “Chiuso dall’interno”: “il coraggio finisce qui”, canta Giuseppe, mentre il suo fare bohemienne e la sua fisicità tipicamente skinny ci riportano indietro nel tempo, il tempo di quei cantautori che, negli anni ’70, cantavano giornate perdute e amori appassiti. “Al Manakh”, “Casa tua”, “Saldati” sono i primi colpi a salve con cui Dente colpisce i fianchi del pubblico, smuovendone le budella.

Dente Ph Olimpia Simonetti

Dente Ph Olimpia Simonetti

“Chi semina poesie raccoglie dolore”, confessa Giuseppe, mentre “Dxg”, “Un fiore sulla luna” e “Miracoli” sono la triade di canzoni scandite dal dolce fluttuare di lampadine che, come lucciole luminose, rallegrano gli occhi e lo spirito. “Quest’anno l’amore inciampa a primavera, ho visto il diavolo ieri sera pensare che l’ho invitato io, gli ho dato tutto ciò che avevo ha digerito e se ne è andato via”, queste le parole più inquietanti, tratte dal testo di “Incubo”.

A seguire “Invece tu”, “Casa mia” e “A me piace lei”, caratterizzate dai particolarissimi manierismi attitudinali propri dell’artista. “Sicuramente ho visto più di quello che dovevo avendo gli occhi collegati molto bene con il cuore”, canta Dente in “Sinceramente”, il brano scritto per Arisa, fino al sopraggiungere del momento più immediato ed intimo del concerto. Giuseppe rimane da solo sul palco, si accende una sigaretta, aziona un registratore analogico e scava a ritroso nel suo repertorio, coinvolgendo il pubblico in una catartica parentesi ipnotica: Dente è un tutt’uno con la chitarra, accorda e scorda a suo piacimento lo strumento interagendo frequentemente con la platea. “Beato me”, “Solo andata”, “Da Varese a quel paese” (eseguita per due volte per una versione perfetta) sono i brani racchiusi nello spazio della durata di una sigaretta.

Dente Ph Olimpia Simonetti

Dente Ph Olimpia Simonetti

Subito dopo torna sul palco il Signor Solo per una deliziosa “Baby building”. “Ti regalo un anello” sancisce il ritorno sul palco della band, seguito da “Buon appetito”: “sapessi che felicità mi da l’idea di non vederti più”, canta malinconicamente Dente. Il concerto si avvia alla fine, “Le cose che contano”, “La settimana enigmatica”, “Coniugati passeggiare”, “Remedios Maria” (cantata con tanto di cappellino luminoso sulla testa) scandiscono l’ultima parte del concerto; l’atmosfera è distesa e rilassata, c’è voglia di ascoltare, ricordare, sognare.

Dente Ph Olimpia Simonetti

Dente Ph Olimpia Simonetti

Giuseppe si mette al pianoforte per cantare e suonare “Meglio degli dei”, prima dell’uscita di scena. Pochi secondi di attesa e tutti tornano sul palco per concludere il concerto ed il tour in bellezza con la “Cena di addio” e l’immancabile “Vieni a vivere”, il manifesto dell’amore ai giorni nostri.

Raffaella Sbrescia

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