“Eez-Eh”, il nuovo singolo dei Kasabian. La recensione

eeh eh“Eez-Eh” (“Easy”) è il primo trascinante singolo estratto da “48:13”, il nuovo album dei Kasabian, in uscita il prossimo 10 giugno. Il brano si apre subito con un beat irresistibile. Pura potenza elettronica per quella che si presenta a tutti gli effetti come una hit da dancefloor. Dopo decine di messaggi criptici, postati da Sergio Pizzorno e Tom Weighan sui canali social del gruppo, la rete già impazza sulle note di un brano che, come l’album, intende rispecchiare la ferma volontà dei Kasabian di mettersi a nudo.  La coinvolgente orecchiabilità del suono si associa ad un cantato distorto, a tratti ipnotico, di Weighan e ad una miriade di suoni sintetici che distraggono inevitabilmente l’ascolto di un testo niente male:

“Eez eh, I’ll make you mad. If you want to, I take you out. I got a feeling that I’m gonna keep you up oh. Gonna keep you up all night. Tired of taking orders, Coping with disorders, Running out of power, Tired of taking orders, Coping with disorders, Running out of power. Horsemeat in the burgers, People commit murders. Everyone’s on bugle We’re being watched by Google”.

Facile, easy, diretto e immediato, il testo evidenzia subito una stanchezza generale, una stanchezza insita nell’animo di gente che usualmente prende ordini per abitudine e sfiancamento. La constatazione che viviamo sotto il vigile controllo dei motori di ricerca, che siamo carne da macellare e indicizzare nel bel mezzo di un polverone mediatico, subdolo e nebuloso. In attesa di capire se e come potremo districarci da questo inghippo esistenziale, balliamoci su..

Raffaella Sbrescia

Video: “Ehz-eh”

Zero Assoluto, la recensione del singolo “Adesso basta”

zero assoluto“Adesso basta” è il nuovo singolo degli Zero Assoluto. A tre mesi dall’uscita del brano intitolato “All’improvviso”, Thomas De Gasperi e Matteo Maffucci  hanno deciso di seguire una logica un po’ diversa dal mercato, che brucia tutto e subito, dedicando un certo periodo ad ogni canzone che andrà a comporre il nuovo album di inediti di cui non è ancora nota la data di pubblicazione. Tempo per capire, per sedimentare, metabolizzare, affezionarsi a melodie e parole. “Adesso basta” si riveste subito di un fascino inconsueto, frutto della collaborazione con Alex Neri e Marco Baroni dei Planet Funk. Il  brano gode di un appeal fresco e dinamico. L’intro ritmata determina subito un meccanismo di diffusione mainstream attraverso un dichiarato richiamo alla musica elettronica /dance.

Per quanto riguarda la parte testuale saltano subito all’occhio un paio di incongruenze poste all’interno del ritornello: si passa da un discorso legato alla società contemporanea, al fotogramma di un rapporto a due, senza lasciar passare un filo conduttore tra i due temi in apparente contrasto tra loro: “Ma adesso basta scendiamo tutti quanti in piazza e riaccendiamoci la testa era rimasta alla finestra un po’ distratta pensa sei solo tu la mia speranza e la mia uscita di emergenza se questa corda non si spezza ci costerà un extra”. In realtà il collegamento tra la crisi sociale e i sentimenti esiste eccome, si tratta di una catena, in cui ogni singolo anello, coagula i delicati e fragili equilibri si cui si fondano le esistenze di anime sempre più precarie. Il sentimento diventa un’uscita d’emergenza da una società che non offre spazi ma solo effimeri sfizi.

Il videoclip del brano porta, anche stavolta, la firma del regista Cosimo Alemà, a conferma di un sodalizio artistico collaudato e durevole nel tempo. Il video, realizzato sotto un tunnel di circa cinquecento metri e costruito nelle vicinanze della nuova Fiera di Roma, presenta un unico piano sequenza in cui gli Zero Assoluto seguono la telecamera mentre, sullo sfondo, entrano in scena diversi personaggi il cui ruolo rispecchia, in maniera ironica ma fedele, quello dei “saltimbanchi” che fin troppo spesso ci girano attorno.

Raffaella Sbrescia

Video: “Adesso basta”

Rai1: “Speciale Tg1″ lavoro, musica e parole

specialeLavoro, musica e parole. Questi gli elementi centrali dello “Speciale TG1″, andato in onda su Rai1 domenica 27 aprile alle 23.20.
“L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”, cita l’Articolo 1 della Costituzione italiana, rimandando al concetto che il lavoro sia insito nella connotazione del nostro sistema statale. Nel bel mezzo di giorni difficili, nell’epoca degli “Sconfitti 2.0”, il lavoro non è più un diritto, è un sogno, una necessità, un punto di arrivo. Qui non si tratta di vivere per lavorare ma di lavorare per poter vivere. Lo speciale, davvero ben fatto, intraprende un percorso di approfondimento che parte dai primi anni ’50 fino ad arrivare ad oggi. Il canto acquisisce di volta in volta un significato diverso passando dall’espressione della fatica, all’incitamento della ribellione alla denuncia di una protesta.

Pierfrancesco Favino in Pane e Libertà

Pierfrancesco Favino in Pane e Libertà

Ogni fase storica è intervallata dalla magistrale interpretazione di Pierfrancesco Favino nel film “Pane e libertà”, in cui l’attore interpreta il celeberrimo sindacalista italiano Giuseppe Di Vittorio. Si tratta di stralci di discorsi intensi, reali, concreti, motivati da un profondo spirito solidale. Sebbene non sia questa la sede più adatta per approfondire il discorso, è inevitabile sottolineare che oggi sia sempre più raro individuare dei personaggi di spicco in grado di rivolgere un concreto aiuto a milioni di persone in continuo affanno. Ritornando a “Lavoro, musica e parole”, lo speciale propone i brani che hanno segnato l’epopea della musica legata al lavoro sottolineando come la musica popolare italiana si sia di volta in volta adeguata ai temi proposti dal cantautorato più impegnato sul fronte politico e sociale. Si va da “Contessa” dei Modena City Ramblers a “Proposta” dei Giganti, passando per “Io vado in banca” de I Gufi e “Ma che bella giornata” di Ugolino fino a “Chi non lavora non fa l’amore” di Adriano Celentano, contestato da Franco Trincale con il brano, autoprodotto, “Risposta a Celentano”, “La filanda” di Milva a “L’operaio della FIAT (la 1100)” di Rino Gaetano.

Scioperi, sindacati, ridimensionamenti sono al centro dell’epoca post-bellica, l’italiano medio ridiscute le proprie priorità, lascia la terra, emigra in un altrove che lo abbaglia e lo alletta. Luigi Tenco precorre i tempi con “Ciao amore ciao”: in tre minuti scarsi, il cantautore canta gioie e dolori di cuori legati con lo spago, lo stesso con cui hanno impacchettato la loro valigia di cartone. Rare immagini degli archivi Rai, note e parole attraversano il cuore e la mente come lame, l’Italia, come sempre, è in ritardo; il mondo corre veloce, la musica corre veloce, il rock, il punk, il grunge e noi? Fermi. E le donne? Invisibili.

Molto significativo è l’inserimento nello speciale di “Vincenzina e la fabbrica”, il bellissimo brano frutto dell’indimenticabile genio di Enzo Jannacci. E poi, ancora, “Andare, camminare, lavorare” di Piero Ciampi, “Il tic” di Giorgio Gaber, “Amara terra mia” di Domenico Modugno, “Maria nella bottega del falegname” di Fabrizio De Andrè.

Lontani dai folksinger americani, i cantautori italiani descrivono le emozioni e i tentativi di evoluzione di un popolo che, nel 2014, si ritrova a vivere una difficile situazione di stallo sociale, economico ed emotivo. Lo speciale si conclude con “Eroe (Storia di Luigi delle Bicocche)” un brano di Caparezza in cui ogni strofa è un doloroso pugno allo stomaco. Il testo meriterebbe una citazione completa ma una parte, nello specifico, può offrire una fedele idea di quello che racchiude la canzone:

“Stipendio dimezzato o vengo licenziato.A qualunque età io sono già fuori mercato, fossi un ex SS novantatreenne lavorerei nello studio del mio avvocato invece torno a casa distrutto la sera, bocca impastata come calcestruzzo in una betoniera.

Io sono al verde vado in bianco ed il mio conto è in rosso
quindi posso rimanere fedele alla mia bandiera
su, vai, a vedere nella galera, quanti precari, sono passati a malaffari
quando t’affami, ti fai, nemici vari, se non ti chiami Savoia, scorda i domiciliari,
finisci nelle mani di strozzini, ti cibi, di ciò che trovi se ti ostini a frugare cestini
..ne’ l’Uomo ragno ne’ Rocky, ne’ Rambo ne affini
farebbero ciò che faccio per i miei bambini, io sono un eroe”.
Lo speciale si conclude con le esilaranti battute tratte dal programma “Convenscion”, perchè
pur sopportando una condizione di precariato perenne alla fine “l’importante è ca nisciun ci fa fess”.

Raffaella Sbrescia

Video: “Eroe”

A New Horizon, la recensione dell’album “Penrose”

Copertina - A New Horizon - Penrose (2)“Penrose” è il secondo album full-lenght dei napoletani A New Horizon, la band alternative rock composta da Giancarlo Gallinoro (voci e chitarre), Alvaro d’Apollonio (chitarre) e Yulan Morra (basso). Prodotto da Antonio Filippelli, l’album si contraddistingue per un utilizzo più evidente e ben calibrato dell’elettronica:  suoni campionati, synths e pads costituiscono, infatti, la base portante dei brani, a cui si aggiunge un’articolata sezione ritmica, impreziosita dal featuring con Jacopo Volpe (Vanilla Sky, We Love Drums). I testi, di cui esiste anche la versione inglese per  5 dei 10 brani di “Penrose”, contenuta nell’ep dal titolo “Now or Never”,  ruotano attorno a pochi ma fondamentali temi: sogni e aspirazioni fanno i conti con una lucida presa di coscienza, auspicando una rivalsa possibile.

A New Horizon

A New Horizon

Il disco si apre con “Adesso So”: preferisco rischiare che pian piano sparire, canta Gallinoro, mentre la riuscita formula tra elettronica e delay sulle chitarre costituisce il fascino di “Più che esistere”. Lontano dall’abitudine che logora, che consuma pian piano idee e anima, c’è l’istinto, la voglia innata di reagire, di farsi sentire, di riuscire a costruire se stessi per non limitarsi semplicemente a sopravvivere. “Vorrei”, il primo singolo del disco, è un brano fortemente autobiografico, seguito da “Non è più tempo per noi”: come fai a credere che il tuo sia vivere? Una domanda complessa, a cui sarebbe altrettanto complesso rispondere. Molto interessante è l’arrangiamento di “Qui per te”, arricchito da archi e chitarre slapback dei ritornelli. Nonostante il disorientamento su cui è imperniato il testo di “Leggera”, il finale del brano è assolutamente in linea con l’ottimismo generale del disco che, tra l’altro, irradia anche le parole di “Continuerò a camminare”, il brano urban dubstep dell’album. “Io ci sarò” presenta il testo più distante dagli altri, sebbene l’effluvio elettronico rimanga una costante anche in questo caso. Molto intensa è  “Solo Un Gioco”, una ballad in cui il grande protagonista è il pianoforte: Sono qui ancora in piedi fino a che c’è da resistere, parole profonde e coinvolgenti che ci introducono alle note spensierate di “Un Giorno Sereno”, un brano dal mood leggero che chiude il disco con un tocco di ottimismo che non guasta. Gli A New Horizon sanno bene cosa vogliono e, pian piano, si stanno costruendo un proprio spazio, senza strafare. Aldilà dei riconoscimenti, la band lavora alacremente sulla costruzione melodica e strumentale dei propri pezzi e i risultati sono tangibili.

 Raffaella Sbrescia

Video: “Vorrei”

Ascolta “Penrose” in streaming:

 

 

“Apolide”, il nuovo album di Eusebio Martinelli. La recensione

apolide“Apolide” è il termine che racchiude il titolo e lo spirito del nuovo album di Eusebio Martinelli, il virtuoso trombettista che, con l’inseparabile Gipsy Abarth Orkestar, diverte e conquista grazie a nuovi gustosi elementi: sonorità, collaborazioni, testi e sfumature nuove assorbono e fanno propria l’anima artistica di Martinelli che, restando fedele al proprio background, approfondisce e sviscera il suo mondo privo di confini e limitazioni. “Apolide” è, infatti, un viaggio coinvolgente e sfrenato, trainato dalle vele di un veliero fatto di inchiostro nero, pieno di note cosmopolite. Il folk si sposa alla trascinante baldanza della tradizione balcanica e tzigana, trovando inedite vie espressive attraverso il virtuosismo dei numerosi musicisti che hanno preso parte a questo meritevole  progetto.

eusebio martinelliLa prima traccia dell’album è la title track “Apolide”: un ritmo serrato ed incalzante vitalizza suoni e colori di una non dimensione. “Danze sulla polvere” è la prima delle tre tracce  cantate, la bellezza che inebria le idee rompe le catene imbevute di ego e vanità. Siamo fatti di polvere, meglio ricordarlo ballandoci su. “Surus” è un brano mistico, ispirato dal nome del valoroso elefante di Annibale che, a capo dell’esercito Cartaginese, valicò le Alpi. “Surus” si riveste di ipnotico fascino grazie al seducente theremin del polistrumentista Vincenzo Vasi che, come Martinelli, vanta una durevole collaborazione con Vinicio Capossela. Il brano più intenso del disco è “Grecale”: il canto di Amira Sehtl si sposa al violino tzigano di suo figlio Mario Sehtl, creando un’immagine  solenne e festosa al contempo. Musica e pensieri si lasciano accarezzare da una brezza di emozioni provenienti da  Nord-Est. “Oleao” rappresenta, invece, il brano caciarone. L’originale reinterpretazione delle melodie tratte dagli storici film di Alberto Sordi riesce a disegnare un sorriso sul volto. “Le cantine di San Giglio” è il titolo di una canzone ispirata ad una ricorrenza che, più di una festa, rappresenta l’occasione di un viaggio cullato da un timoniere speciale, la “Cicala”, il celebre vino dell’isola, in grado di animare amori e melodie. Libero sfogo alla creatività di Martinelli in “Sinfonia 5”: orchestra e solisti si alternano tra ritmi gitani e le inflessioni più tipicamente mediterranee fino a convergere in un travolgente crescendo finale. A chiudere il disco è il remix realizzato da Dj Tagadà di “Gazpacho”, brano tratto dal precedente omonimo album di Martinelli. Un balkan beat  perfetto per concludere una festa di note.

Raffaella Sbrescia

Emis Killa live a Napoli, il live report del concerto

Emis Killa Ph Luigi Maffettone

Emis Killa Ph Luigi Maffettone

Il noto rapper milanese Emis Killa, all’anagrafe Emiliano Rudolf Giambelli, classe 1989, è stato in concerto alla Casa della Musica di Napoli lo scorso 24 aprile, recuperando la data del 4 aprile, che non ebbe luogo a causa di un improvviso malore dell’artista. Come sempre calorosissimo, il pubblico ha risposto con grande affetto alla venuta del proprio beniamino che, nonostante la giovane età, ha già avuto occasione di farsi apprezzare dai colleghi e dalla stampa specializzata grazie alla scrittura di testi pregni di contenuto intimistico, decisamente diversi da quelli che ci hanno abituato ad ascoltare gli ormai numerosi rapper in circolazione nell’ultimo periodo in Italia.

Emis Killa Ph Luigi Maffettone

Emis Killa Ph Luigi Maffettone

In scaletta molti brani tratti da “Mercurio”, l’ultimo disco di inediti uscito lo scorso ottobre 2013, certificato disco D’oro. Sempre molto presente anche sulla scena mediatica, soprattutto su Mtv e Radio Deejay, Emis Killa sta offrendo al pubblico una reale opportunità di reciproca conoscenza attraverso questo “Mercurio tour”, un live che ripercorre idealmente i passi di una carriera che l’ha visto al centro di importanti riconoscimenti. Passando dall’autoironico “Il Peggiore” a “Il King”, “Esseri umano”, “Soli” (Assieme), “Cashwoman”, “L’erba cattiva”, “Sulla luna” a “MB45″, il brano dedicato a Mario Balotelli a “Straight Raydah”, “Neve e fango”, “Testa vuota” o “Blocco Boyz”, il brano con il testo più provocatorio e ironico fino alla title track “Mercurio”, Emis Killa è riuscito a divertire e a divertirsi senza dimenticare di tenersi il contatto, non solo con il proprio mondo ma anche e soprattutto con il pubblico, pronto a seguire ogni suo minimo passo.

Raffaella Sbrescia

Fotogallery Ph Luigi Maffettone

Emis Killa Ph Luigi Maffettone

Emis Killa Ph Luigi Maffettone

Emis Killa Ph Luigi Maffettone

Emis Killa Ph Luigi Maffettone

Emis Killa Ph Luigi Maffettone

Emis Killa Ph Luigi Maffettone

Emis Killa Ph Luigi Maffettone

Emis Killa Ph Luigi Maffettone

Emis Killa Ph Luigi Maffettone

Emis Killa Ph Luigi Maffettone

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Emis Killa Ph Luigi Maffettone

Emis Killa Ph Luigi Maffettone

Emis Killa Ph Luigi Maffettone

 

 

 

Fabi, Silvestri, Gazzè: “Life is Sweet” riaccende la speranza

life is sweet“Life is Sweet” è il titolo del primo singolo tratto dall’album di inediti, in arrivo a settembre, che riunisce in un unico progetto discografico tre dei più noti cantautori della scuola romana. Stiamo parlando di Niccolò Fabi, Daniele Silvestri e Max Gazzè che, dopo un’intensa e fortunata attività artistica individuale, hanno deciso di rimettersi in gioco sperimentando nuove forme di espressione testuale e strumentale attraverso un percorso collettivo. Il primo risultato è questa canzone che, nel giorno di pubblicazione, ovvero il 25 Aprile, in cui ricorre la Celebrazione della liberazione dell’Italia dal nazi-fascismo, contiene già un preciso messaggio tutt’altro che trascurabile. Niente è lasciato al caso in “Life is Sweet”, il titolo è un invito a tenere vivo lo spirito di fiducia e ottimismo nella vita, il testo, scandito da strofe intense e pregne di sostanza testuale, è coronato da un ritornello davvero speciale: “Da qui passeranno tutti o non passerà nessuno con le scarpe nelle mani, in fila ad uno ad uno. Da qui passeranno tutti fino a quando c’è qualcuno perché l’ultimo che passa vale come il primo”: un inno all’uguaglianza, un monito alla riflessione, un omaggio alla fratellanza.

fabi silvestri gazzè 2

Fabi Silvestri Gazzè

“Passo il tempo fra intervalli di vento e terra rossa cambiando, cambiando, cambiando prospettive cerco di capire il verso giusto, il giusto slancio per ripartire”, così si apre il brano che, parola dopo parola, costruisce l’iperbole del nostro essere, del nostro sentire, del nostro sperare. “Tutti insieme siamo tanti, siamo distanti, siamo fragili macchine che non sanno andare più avanti. Siamo vicini ma completamente fermi, siamo i famosi istanti divenuti eterni”, la perfetta denuncia di un gretto immobilismo morale. “La paura arresta, ci tempesta, la cura c’è ma l’aria non è più la stessa”, cantano i tre artisti con infinita classe ed altrettanta consistenza. “Continuare è non soltanto la mia scelta ma la sola rivolta possibile senza dimenticare che dopo pochi chilometri ci dovremo di nuovo fermare”: Fabi, Silvestri Gazzè compongono una miscela vincente in grado di lasciarci il tempo, la voglia e la gradevolezza di riflettere sullo stato delle cose senza trascurare la leggerezza che, tante volte, ci risulta necessaria per metabolizzare i nostri problemi e le relative possibili risoluzioni. Come accennato in precedenza, nulla è lasciato al caso in questo progetto: anche nel lyric video del brano parola ed iconografia sono legate a doppio filo attraverso una precisa scelta di colori che richiamano lotte, rivolte, conquiste e pace. Un richiamo ancestrale che vive attraverso il bianco della pace, il rosso della libertà conquistata, il verde della terra, il blu del cielo e dei corsi d’acqua, la stella dell’unità e dell’ottimismo, in nome di un “posto da raggiungere, a prescindere dal tempo”.

Raffaella Sbrescia

Video: “Life is Sweet”

 

“Vetulonia/Dakar”, l’ep d’esordio di Lucio Corsi

corsi cover“Vetulonia/Dakar” è il titolo dell’ep d’esordio di Lucio Corsi. Il cantautore diciannovenne si affaccia alla vita e alla musica con innocente spensieratezza, le 5 canzoni che compongono questo suo primo lavoro sono scritte di getto e hanno ancora il profumo dei prati della Maremma e i colori dei cieli della Toscana, la terra dove note e parole hanno visto la luce. Fresco e curioso, il sound di Lucio Corsi abbraccia il country ed il folk e le loro sonorità allegre e gaudenti per dare vitalità ai suoi testi popolati da personaggi e bestiole di svariata tipologia. Si parte da “Dinosauri”, l’inno all’amore per la terra, passando per “Soren”, un brano che scorre veloce come il pensiero, attraverso immaginifiche similitudini con la breve vita delle farfalle. Sono ancora degli insetti i protagonisti de “ Le Api”, il primo singolo tratto dall’ep, che verrà suonato per la prima volta dal vivo il prossimo 7 giugno, durante il MIAMI Festival 2014.

Lucio Corsi

Lucio Corsi

Lucio, disteso su un prato, si gode l’unico vero tramonto del giorno, lasciando la mente libera di vagare tutt’intorno, velocemente, certo, ma non più di un treno regionale. “Cocomero” è, sicuramente, il brano con il testo più bizzarro e allo stesso tempo più consapevole. L’ep si chiude con “Canzone per me”, tra occhi che non si vedono e mani che non si toccano, per una delicata ma intensa descrizione di due anime lontane. Ad accompagnare il tutto, una chitarra acustica, una cassa e qualche percussione; musica minimal in evoluzione.

Raffaella Sbrescia

Video: “Soren”

 

Intervista a Riky Anelli: “La musica è approfondimento, scoperta e sogno”

Riky Anelli Ph Tania Alineri

Riky Anelli Ph Tania Alineri

Riky Anelli è un cantautore e polistrumentista bergamasco. Da sempre attivo sui palcoscenici italiani ed esteri, l’artista è anche docente all’Accademia Musicale di Treviglio nonchè fervente sostenitore di Amnesty International. “Svuota tutto” è il titolo del singolo con cui Riky Anelli ha vinto al Premio De Andrè 2013 la targa Repubblica.it, assegnata dai lettori del sito. Abbiamo colto l’occasione per porgli alcune domande finalizzate alla scoperta e all’approfondimento del suo mondo fatto di note e parole.

Nella sua biografia si legge che lei è un cantautore e polistrumentista, quali sono esattamente gli strumenti che suona e che tipo di cantautorato è quello che lei propone al pubblico?

Principalmente sono un chitarrista, acustico, elettrico e classico. Suono il basso, il pianoforte, l’ukulele, il banjo e adoro utilizzare l’armonica in diversi pezzi. Il mio è un cantautorato da vecchia scuola, di matrice napoletana, romana e genovese, inserito in una realtà attuale. Spero sia creativo e fresco al punto giusto.

Qual è il suo background culturale, musicale e artistico?

Vengo dal blues. Ho studiato musica e arte, scrivo da che ne ho memoria, poesie e canzoni. De André mi ha cambiato la vita, Dalì me l’ha resa comprensibile, Bennato mi ha dato coraggio, Neruda la voglia di mettermi a nudo, De Gregori ha acceso la mia sensibilità, Man Ray ha schiaffeggiato la mia vergogna iniziale, Dylan…beh Dylan ha fatto tutto il resto. A loro devo molto.

Lo scorso 16 aprile ha pubblicato il singolo intitolato “Svuota tutto”… ci racconta di cosa parla questo brano e come ha realizzato l’arrangiamento così articolato del pezzo?

In auto, sulla strada per arrivare al locale, un continuo alternarsi di cartelloni pubblicitari, svendite totali, “Fuori tutto”, “Svuota tutto”, “Svendo tutto”. Ho pensato subito all’Italia in vendita a poco prezzo, a questa paradossale differenza tra chi ozia su barche super costose e chi non ha lavoro, a questo paese così ricco di meraviglie, di cultura, di storia e al suo degrado moderno, molto spesso (parlo di quello artistico) “taciuto”. Per quanto riguarda l’arrangiamento di “Svuota Tutto” ho creato la sessione ritmica con strumenti che amo definire “rurali”; un barattolo di tabacco, una sedia, un pannello fonoassorbente dello studio, il pavimento stesso, basso, basso tuba. Ho lavorato a loop, nella stessa maniera che uso dal vivo quando suono da solo. Per le melodie un fantastico mellotron, violino e…le mie chitarre. Un mixaggio paziente e ben sperimentato fatto dal mio manager, compagno di viaggio ed amico Francesco Matano che ha usato reverberi vecchissimi e molto asciutti.

Nel videoclip legato al singolo e realizzato a budget zero, compare un Pinocchio cresciuto e “poco onorevole”… come mai questa scelta?

Il Pinocchio collodiano rivisitato da Marco Pedrazzetti nei suoi spettacoli mi ha sempre fatto impazzire, con lui mi sono studiato questa figura, un bugiardino che ti guarda come se il party al quale sei stato invitato sia una prassi ma…la festa è finta e il suo palazzo è un disegno. In fondo siamo abituati agli onorevoli poco onorevoli, non è critica, è un dato di fatto, penso sia evidente ormai per tutti anche per i benpensanti. Budget zero, assolutamente! Invito i giovani musicisti a non lasciarsi prendere dallo sconforto e dalla mancanza di cachet ai concerti. Basta un’idea interessante, credendoci fino in fondo.

Riky Anelli Ph Tania Alineri

Riky Anelli Ph Tania Alineri

Lei è anche partner di Amnesty International, a quali iniziative ha preso parte per rendere concreto il suo appoggio?

Sono partner di Amnesty da un po’, Giorgio Moranda di Amnesty Bergamo è una di quelle persone che credono moltissimo e con entusiasmo in ciò che fanno, con una sensibilità rara e un impegno unico. Ai miei concerti è possibile firmare e sostenere attivamente Amnesty International. Noi lo diciamo sempre, anche una sola firma in più fa molto. La campagna che, in questo periodo sostengo nei miei live, si intitola “Ricordati che devi rispondere”. Si chiede alle istituzioni italiane di adoperarsi per la tutela dei diritti umani sulla base di un’agenda in dieci punti. Contro la violenza sulle donne, trasparenza delle forze di polizia e l’introduzione del reato di tortura, contro la pena di morte, diritti lgbti, diritti dei rom, diritti degli immigrati, condizioni dignitose nelle carceri, controllo sul commercio delle armi, diritti umani nelle aziende multinazionali, creare un’istituzione indipendente per la tutela dei diritti.

Cosa significa per lei essere docente all’Accademia Musicale di Treviglio? Ci racconta com’è insegnare musica al giorno d’oggi?

Essere docente è una grossa responsabilità, soprattutto perché il mio scopo didattico non è solo teorico e tecnico. Per quanto la tecnica e la teoria siano fondamentali, il mio approccio con gli studenti è molto artistico. Credo che la musica sia anche approfondimento, scoperta e sogno. Riuscire a far accendere ad uno studente il lume dello stupore verso una composizione a lui sconosciuta non ha prezzo. Insegnare musica al giorno d’oggi non è molto semplice, ci vuole pazienza e testardaggine. Su internet si impara tutto volendo, i talent ci insegnano che molti ragazzi possono avere i 15 minuti di popolarità già predetti da Warhol. Io credo fermamente nella figura dell’insegnante vecchio stile, quello che il palco lo vive e lo calpesta prima di insegnarlo, che non usa scorciatoie e che ti illustra quali sono i punti meno dolorosi dove “sbattere la testa”. Perché “sbattere la testa” ogni tanto è necessario.

La sua attività concertistica è sempre molto fitta di appuntamenti, che tipo di concerto deve aspettarsi il suo pubblico?

Sicuramente un concerto diverso tutte le volte. Non faccio mai la scaletta, sul palco si respira libertà e c’è un buon profumo. Il concetto di palco pieno con tanti musicisti mi piace e diverte molto, consideri che per dieci anni ho suonato in giro da one man band, quindi da solo, ora ho proprio bisogno di fare ciò che mi piace in buona compagnia. Sono molto pignolo e puntiglioso con i miei musicisti, su tutti gli aspetti del live. E’ necessario perché così facendo riescono a seguirmi in tutte le mie improvvisazioni. Siamo una carovana zigana in continuo movimento. Ogni concerto sembra una festa, in effetti lo è.

Chi sono i The Good Samaritans che l’accompagnano dal vivo?

Sono polistrumentisti e fantasisti come me, detta così sembra una squadra caotica ma al momento giusto tutto va in ordine e si fila via lisci, forse c’è un po’ di magia…o fortuna(ride). Ecco i miei compagni di viaggio: Francesco Matano alla chitarra elettrica, lap steel, cajon;  Matteo Casirati al violino, mandolino, banjo, ukulele e bouzouki; Francesco Puccianti al basso e contrabbasso; Michele Torresani alla batteria e percussioni varie; Francesco Esposito alla fisarmonica, piano e organo. Aggiungerò presto una corista.

Sta lavorando anche a dei nuovi brani?

In verità ho già finito di registrare l’intero album che include “Svuota Tutto” e il prossimo singolo, un disco di dodici tracce che uscirà il prossimo autunno. Sono fortunatamente molto produttivo per quanto riguarda la scrittura, oltre all’ispirazione ho un  mio metodo, mi applico con devozione e pazienza. Sono un osservatore, scruto tutto ciò che mi sta intorno, invento le mie storie e alcune le riporto. Amo la descrizione. Leggo tanto e scrivo tanto ma…rigorosamente quando nessuno se ne accorge, quando nessuno mi vede, di notte, in pausa, di mattina e nei posti più assurdi. E’ una mia formula da sempre e ho bisogno resti tale. Mi piacerebbe poter far uscire un disco all’anno, un sogno. Ho già una trentina di brani da interiorizzare per il disco dell’anno prossimo.

Che progetti ci sono in cantiere?

Sicuramente tanti live, canzoni e spero soddisfazioni.

Raffaella Sbrescia

Si ringraziano Riky Anelli e Martina Roncoroni per Parole e dintorni per la disponibilità

Video: “Svuota tutto” 

Alcova, “Il sole nudo” è un album per imparare a riflettere

cover Alcova“Il sole nudo” è il secondo disco degli Alcova, il gruppo alt-rock di origine milanese composto da Francesco Ghezzi (voce), Gianmarco Bassi (chitarra), Marco Fusco (basso), Folkert Beukers (batteria). Questo nuovo lavoro, pubblicato lo scorso 25 marzo, nasce con una forte identità sia sonora che strumentale: il sound è potente e incalzante: al punk si uniscono elementi new wave e tracce di gothic, conferendo austerità e rigore ad un disco che non vuole e non può scherzare. Le nove tracce che compongono “Il sole nudo”, rappresentano, infatti, una critica decisa e precisa auspicando l’opportunità di ricominciare a riflettere con cognizione di causa e non in base alle mode correnti.

Al centro del disco c’è un forte malessere, espresso attraverso parole urlate, cantate, sussurrate, sputate. Ad aprire l’album è “Damasco”, il brano incentrato sul dramma della guerra in Siria: tra trattati  farlocchi e la più incivile delle barbarie, “le mani che tremano come giovani rami scossi dal vento” restano inermi “nel giorno squarciato dagli spazi nella caduta dell’umanità”: un’immagine truculenta, tragica, in grado di scuotere le coscienze e attirare attenzione per cercare di capire cosa sta realmente accadendo.

Alcova

Alcova

Anche il brano “Adelheid” è ambientato in tempo di guerra, la protagonista è una giovane adolescente divisa tra “notti di luci esplose e giorni battezzati nel silenzio”. “Il sapore della sconfitta” è il tema del brano intitolato “Cannibali”, il cui testo è dedicato alla denuncia contro l’uccisione e la tortura degli animali a fini di divertimento. La title track “Il sole nudo” è, forse, l’unica parentesi incentrata sull’amore, inteso come entità autonoma e dotata di vita propria. Subito dopo le tenebre calano nuovamente sulla musica degli Alcova, “L’Alba verrà” è un brano importante che prova a descrivere un lutto senza parole di una padre che ha perso suo figlio in guerra ma che, nonostante il dolore e la devastazione, tuttavia, riesce ancora ad avere speranza nel domani. Davvero intenso è il testo di “Scintille”, una canzone dedicata ai movimenti di protesta, a chi ha sete di vendetta e tempesta, stanco di infinite sofferenze e soprusi. Un canto universale: “voi siete come foglie al vento, noi invece siamo come gli sterpi, bruciamo come scintille alimentate dai venti, il vento caldo d’Oriente sfiora i nostri visi piangenti si unisce alla nostra voce di vendetta e tempesta”.

“Come fai a non vedere che ci stanno derubando della nostra consapevolezza?” denunciano gli Alcova in “Risvegli” mentre “Occhi neri” offre un’immediata istantanea del turismo vorace e famelico di gente che, imperterrita, continua a fare visita a posti deturpati dalla violenza, dalla povertà e dall’indifferenza generale. Infine c’è “Marilyn”, il ritratto di una classe politica inetta che svende il nostro futuro e la nostra dignità. “Strateghi dell’angoscia e divinità di cartapesta” si ergono a gerarchi della macchina del consenso, nutrendo il popolo di paure. Parole che, come fendenti lame, colpiscono duro creando una rara occasione per imparare a riflettere su noi stessi e sul mondo che ci circonda.

Raffaella Sbrescia

Video: “Cannibali”

I ricavati di questo brano andranno interamente alla Onlus Ulmino (www.ulmino.it) per animali in difficoltà

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