“SulLa Luna tour”: Patty Pravo in concerto a Roma

Patty Pravo Ph Roberta Gioberti

Patty Pravo Ph Roberta Gioberti

Lo scorso 7 luglio la carismatica Patty Pravo, ormai globalmente riconosciuta come una delle icone della musica italiana, ha tenuto un concerto presso l’aula Cavea dell’Auditorium Parco della Musica di Roma, nell’ambito del “SulLa Luna Tour”, un viaggio musicale che la porterà, ancora una volta, su e già per l’Italia fino all’evento conclusivo, previsto per il prossimo 14 settembre a New York. Accompagnata dalla sua band composta da Roberto Procaccini (pianoforte, tastiere, programmazioni), Nicola Costa (chitarra elettrica e acustica), Gabriele Bolognesi (chitarra acustica, fiati, percussioni), Donald Renda (batteria), Edoardo Massimi (chitarre) e Adriano Lo Giudice (basso) l’affascinante artista ha riproposto ai fan le sue alcune delle sue più belle canzoni trasmettendo loro le emozioni di una lunga carriera costellata di incontri leggendari e grandi successi.

Patty Pravo Ph Roberta Gioberti

Patty Pravo Ph Roberta Gioberti

Con una scaletta amarcord, l’ex “ragazza del Piper” ha conquistato la platea con “La bambola”, “Pensiero stupendo”, “Se perdo te”,  “Pazza idea”, il brano ha raggiunto l’autorevole età di 40 anni. Spazio anche per brani come “Parole”, “La luna” (scritta per lei da Vasco Rossi), “Les étrangers” – la meravigliosa canzone frutto della collaborazione con Lucio Dalla – l’omaggio a Lou Reed con “I giardini di Kensington”, “E dimmi che non vuoi morire”, “Un senso”, “Nel giardino dell’amore”, “Unisono”, “Tutt’alpiù”, “Morire tra le viole”, e tanti altri ancora. Nicoletta Strambelli riesce davvero ad emozionare tutti, la carica espressiva della sua voce non conosce confini temporali e spaziali. Ecco che, allora, rispolvera una serie di doni musicali speciali: “Tripoli 69”, donatale da Paolo Conte, “Mercato dei fiori” di De Gregori passando per “Dimmi che non vuoi morire” di Gaetano Curreri fino agli autori contemporanei come Ermal Meta e Giuliano Sangiorgi i cui brani in uscita confermano l’invidiabile versatilità artistica dell’inimitabile Patty.

 Fotogallery a cura di: Roberta Gioberti

Patty Pravo Ph Roberta Gioberti

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Patty Pravo Ph Roberta Gioberti

Patty Pravo Ph Roberta Gioberti

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Patty Pravo Ph Roberta Gioberti

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Patty Pravo Ph Roberta Gioberti

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Patty Pravo Ph Roberta Gioberti

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Intervista a Claudia Casciaro: “Con “Big Italian” muovo il primo passo verso il mio album”

labelbigitalian

L’avevamo conosciuta in una delle edizioni di Amici e ci aveva divertito con la sua personalità frizzante e travolgente. Claudia Casciaro, cantante salentina dalla voce limpida e fresca, da poco laureata in Lingue e letterature straniere, torna sulla scena musicale italiana con “Big Italian”, un singolo tutto nuovo che rappresenta il primo passo verso una nuova importante avventura artistica. Claudia sta, infatti, lavorando al suo primo album di inediti e noi l’abbiamo raggiunta per scoprire, in anteprima, quali sorprese ci attenderanno.

Sei salentina doc, quanta della tua carica frizzantina hai ereditato dal tuo territorio di nascita?

Si salentina doc, nata a Como ma cresciuta a suon di musica e sapori salentini, che mi hanno portato molto probabilmente ad essere quella che sono ora. La mia personalità e il mio carattere vengono dalla voglia di sapere,di conoscere, di fare, di progettare, la dinamicità tipica di un’artista che vuole dire sempre la sua e non vuole sicuramente stare seduta in un angolino a guardare il mondo. Il Salento mi ha dato tanto e continua a darmi tanto. È qui che ho mosso i primi passi nella musica, per strada insieme ai miei amici e a mio padre che mi ha trasmesso l’innata passione per la buona vecchia musica.

Anche ad Amici ti sei fatta notare per la solarità e la limpidezza della tua voce… cosa ti ha lasciato quell’avventura e come hai investito quello che hai imparato  in quel contesto nel periodo successivo?

Beh si, ero un po’ la voce fuori dal coro in quel programma. Ero la pazzerella ma sempre con un grande senso di responsabilità verso la musica. Sono entrata con l’intento di dire la mia e di lasciare un segno artistico non indifferente, il non omologarmi mi ha reso diversa e nel tempo stesso, nel mio piccolo, ho avuto le mie piccole “grandi” soddisfazioni.

Amici è un programma che dall’esterno può sembrar semplice ma in realtà è una continua sfida, con te stessa, con il mondo della musica, e con il mondo televisivo che è a sé stante, una dura lotta che ti lascia un bel segno, e diciamocela tutta, se non si possiede un carattere forte ci si può abbattere ogni momento. Ho avuto la fortuna di farne parte e ringrazierò sempre coloro che hanno creduto nelle mie potenzialità artistiche.

“BIG ITALIAN” è il primo passo verso un nuovo album… ci racconti di questo brano, a cosa si ispira, come è stato arrangiato e di come gli autori Emiliano Palmieri e Anna Muscionico abbiano realizzato un testo in grado di risaltare le tue qualità vocali?

 L’incontro con Anna ed Emiliano è stato uno dei migliori incontri che io abbia fatto nell’ultimo biennio, attraverso i loro testi e la loro musica sono riusciti a far emergere in toto la mia personalità, e a dar luce a mille sfaccettature della mia personalità vocale, anche grazie agli arrangiamenti dal sound elettronico e retrò. Proprio con “Big Italian”, che è il preludio di quello che sarà poi il progetto finale, traspare gran parte della mia ironia e della mia attitudine verso il mondo swing e ciò che ne comprende. Il singolo prende spunto, e in qualche modo “fa il verso”, al grande classico cantato da Charlie Chaplin in Tempi Moderni, “Io cerco la titina”, composto da Lèo Daniderff. Attraverso la mia voce e il mio stile ho cercato di rendere la canzone sagace e frizzante…spero di esserci riuscita!

Cosa puoi anticiparci di questo tuo nuovo progetto discografico? Quali saranno le tematiche che affronterai e i generi musicali con i quali ti stai confrontando? Ci saranno delle collaborazioni?

L’electro swing è un modo tutto nuovo, lo sto esplorando giorno per giorno e lo sto facendo mio a 360  gradi. Io vengo dal blues, un genere che si allontana dal percorso che sto intraprendendo, ma conoscere mondi nuovi e diventarne esperta è un’attitudine che mi appartiene molto. Io ho fame di musica e lo dimostrerò proprio mettendomi in gioco in questo progetto, a cui si accompagneranno sia testi ironici e leggeri che momenti più intensi e travolgenti, sempre con un chiaro richiamo ad un sound retrò. Per il momento non ci sono collaborazioni in vista, ma non nego che mi piacerebbe avere a che fare con altri artisti per un confronto sano e artistico.

Claudia Casciaro (foto tratta dalla Fan page Facebook dell'artista)

Claudia Casciaro (foto tratta dalla Fan page Facebook dell’artista)

Ami molto il blues ed il soul…quali sono i tuoi punti di riferimento e quali, invece, i tuoi ascolti più recenti?

Sì, sono un’amante del buon vecchio rock’n blues, e tra i miei artisti preferiti, che mi hanno ispirato tanto, vi cito Janis Joplin, Etta james, Billie Holiday e James Brown..non avrei spazio sufficiente per poterli citare tutti. Ad ogni modo sono una che ascolta di tutto, dall’hard rock, al punk, all’elettronica. Tutto è musica e tutto insegna.

Quali saranno i prossimi passi del tuo percorso artistico?

Per il momento, insieme ai miei produttori, mi concentrò su questo nuovo singolo, a cui sicuramente seguirà l’uscita del videoclip, e cercherò in qualche modo di far conoscere in lungo e in largo questo nuovo genere che in Italia ancora non è molto popolare, ma lo diventerà .

Hai altre passioni e progetti paralleli in corso?

Amo molto viaggiare, infatti appena posso cerco di ritagliarmi qualche spazio per affrontare nuove avventure. Non a caso mi sono appena laureata in lingue straniere per potermi aiutare meglio nella comunicazione internazionale, inoltre mi ritengo una ragazza molto passionale, quindi tendo a farmi piacere tutto e a rendere tutto passione.

Raffaella Sbrescia

“Guardo il mare”, il nuovo singolo di Enzo Gragnaniello. La recensione

enzo gragnaniello

“Guardo il mare” è il nuovo singolo del noto cantautore napoletano Enzo Gragnaniello. Un canto di bellezza e di dolore, la descrizione di un mondo deturpato da un’umanità alienata ed alienante. Un brano che rappresenta il frutto delle profonde e delicate intuizioni di un animo abituato a riflettere sui mali e sulle preziosità che, da sempre, caratterizzano un territorio peculiare e fin troppo spesso martoriato. Sonorità dolci, tipicamente mediterranee, arricchite dal morbido fascino della chitarra di Gragnaniello, danno vita ad un testo controverso, pensato per mettere in risalto brutture e contraddizioni di un mondo che, invece di sedurci, ci rende tristi e spaesati. La profondità e la maestosa immensità del mare si contrappongono, infatti, ad una realtà distrutta da “chi ha fatto soltanto schifezze”.

Enzo Gragnaniello Ph Luigi Maffettone

Enzo Gragnaniello Ph Luigi Maffettone

Guardare le onde del mare, in eterno circolo, ci aiuta a cercare una speranza  aldilà di un orizzonte ancora in grado di offrirci l’occasione di redimerci  e di ritrovare la nostra essenza più intima. In “Guardo il mare” Gragnaniello non fa sconti a nessuno: condanna e punta il dito senza troppe premesse, i suoi affondi sono lame implacabili che si scagliano contro gli imbroglioni, contro le “cape malate”, contro chi parla solo della crisi e della gente uccisa ma soprattutto contro chi lucra sulle disgrazie che annebbiano i sogni delle nostre caduche anime malandate.

Enzo Gragnaniello Ph Luigi Maffettone

Enzo Gragnaniello Ph Luigi Maffettone

Enzo, dall’alto della sua pluridecennale esperienza artistica, riesce a mettere nero su bianco una perplessità latente, quel “non voglio parlare”, cantato con ferma impenitenza, esprime tutta la voglia di lasciarsi il male alle spalle, lui, che è nato a vico Cerriglio, il vicolo più stretto di tutta Napoli, conosce bene i limiti e le possibilità dell’animo umano e, proprio per questo, ha sentito l’esigenza di esporsi per metterci a nudo di fronte a noi stessi e credere ancora in una redenzione tuttavia possibile.

Raffaella Sbrescia

Pomigliano Jazz in Campania: in arrivo una parata di stelle

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Prenderà il via il prossimo 10 luglio l’attesa XIX edizione del Pomigliano Jazz in Campania, il prestigioso festival ideato e diretto da Onofrio Piccolo che, nel corso di tanti anni, ha offerto al territorio musica di qualità cercando di tutelare e valorizzare il territorio a 360 gradi. Confermata, anche per quest’anno, la versione itinerante che, come di consueto, punterà sulla valorizzazione di luoghi d’interesse storico, turistico e culturale del vesuviano e dell’alto nolano. Organizzato dalla Fondazione Pomigliano Jazz e dal Comune di Pomigliano d’Arco, con il co-finanziamento dell’Assessorato al Turismo della Regione Campania attraverso il POR Campania FESR e il sostegno del MiBACT, dell’Ente Parco Nazionale del Vesuvio e dei comuni di Avella, Capri, Cimitile, Ottaviano, Pollena Trocchia, Roccarainola, Sant’Anastasia, Somma Vesuviana.

George Benson Ph Greg Allen

George Benson Ph Greg Allen

Dal 15 al 20 luglio star internazionali, grandi jazzisti italiani e talenti campani, saranno al centro di location e itinerari da sogno senza trascurare laboratori e spettacoli per bambini, workshop, seminari, mostre e performance artistiche. Il festival prenderà il via il prossimo 10 luglio, presso l’Anfiteatro Romano di Avella con il live di George Benson. “Performing His Greatest Hits Live” sarà il titolo dello show offerto dall’artista che, nel corso della sua lunghissima carriera si è aggiudicato ben 10 Grammy Awards e che ha usato le sue radici jazz come base per un mix coinvolgente di pop e R & B.

Martedì 15 luglio a Villa Cappelli a Pollena Trocchia, il pianista pugliese Mirko Signorile e il producer e dj partenopeo Marco Messina (99 Posse) daranno vita a “Locus Mood”, un progetto speciale che unisce la musica classica, il jazz e i suoni elettronici. Ad arricchire il tutto, le suggestive tessiture degli archi del Vertere String Quartet.

Kenny Garrett Ph Keith Major

Kenny Garrett Ph Keith Major

Mercoledì 16 luglio, presso le Basiliche Paleocristiane di Cimitile, Kenny Garrett, nella sua unica data italiana, presenterà il suo ultimo lavoro discografico intitolato “Pushing the World Away” (nominato ai Grammy come miglior album strumentale dell’anno).

Il 17 luglio, al Palazzo Mediceo di Ottaviano, Michele Campanella e Javier Girotto presenteranno “Musique sans frontieres”, un progetto originale che fonde il jazz con la musica classica, l’improvvisazione con la musica colta, dedicato a due dei massimi esponenti dell’impressionismo musicale francese, Debussy e Ravel.

Venerdì 18 e sabato 19 luglio ci si sposterà al Parco delle Acque di Pomigliano d’Arco dove si terranno 6 concerti in due giorni. Si inizia con “Lifestories” lavoro prodotto dal songwriter Matteo Saggese che mette insieme quattro ottimi musicisti europei di diversa estrazione: il chitarrista scozzese Jim Mullen, il bassista salernitano Dario Deidda, il pianista londinese Julian Oliver Mazzariello e il batterista piemontese Enzo Zirilli. A seguire sarà la volta del grande Tom Harrell che, nel suo unico concerto al sud Italia, presenta “Colors of a Dream”. Con lui sul palco una line up particolare che vede accanto ai membri storici della sua formazione – Wayne Escoffery (sax tenore), Ugonna Okegwo (contrabbasso) e Johnathan Blake (batteria) – anche il sassofonista Jaleel Shaw e la nuova star del jazz Esperanza Spalding, al contrabbasso e alla voce.

Tom Harrel

Tom Harrel

In chiusura, l’anteprima del nuovo lavoro discografico edito da Itinera, “Travelogue” di Enzo Amazio e Rocco Di Maiolo, in quintetto con tre tra i migliori esponenti della fertile scena jazzistica campana, Francesco Nastro, Tommaso Scannapieco e Giuseppe La Pusata. Il giorno seguente si inizierà con le sonorità contemporanee e rarefatte dei Tricatiempo, quintetto guidato dal batterista Stefano Costanzo con Marco Pezzenati al vibrafono, Luigi Di Nunzio al sassofono contralto, Davide Maria Viola al violoncello e Ron Grieco al basso elettrico. Si proseguirà con una all-star band, che vedrà insieme sullo stesso palco quattro leggende del latin jazz: Gonzalo Rubalcaba (pianoforte), Armando Gola (basso), Horacio “El Negro” Hernandez (batteria) e Giovanni Hidalgo (percussioni), per il progetto “Volcan”. Infine, sarà la volta di uno degli artisti di punta della scena italiana: Stefano Di Battista. Il sassofonista romano, accompagnato da Roberto Pistolesi (batteria), Andrea Rea (pianoforte) e Daniele Sorrentino (contrabbasso), presenterà l’ultimo album intitolato “Woman’s Land”. In programma anche il raffinato dj set di Alessio Bertallot.

Volcan Quartet

Volcan Quartet

Domenica 20 luglio il gran finale con il concerto al tramonto (ore 19) del fisarmonicista francese Richard Galliano in una location d’eccezione, il Gran Cono del Vesuvio. Ospite speciale, il sassofonista Marco Zurzolo che dialogherà con Galliano su brani della tradizione napoletana.

Abbiamo raggiunto, inoltre, il direttore artistico del Festival, Onofrio Piccolo per un piccolo approfondimento relativo alle novità in programma per questa ricca edizione.

Il Pomigliano Jazz Festival compie 19 anni… quali sono i presupposti, le novità e le sorprese che ha preparato per il pubblico?

Con questa edizione ci addentriamo nel ventesimo anniversario di questo festival consolidato rafforzando il nostro carattere itinerante. Il Festival è nato a Pomigliano d’Arco ma negli anni si è trasformato e siamo riusciti ad instaurare una forte relazione con il territorio che va dall’Alto Nolano fino al Vesuvio e da tre anni organizziamo concerti anche all’interno di beni culturali con l’idea di valorizzare, non solo la musica e le relative espressioni nazionali ed internazionali, ma anche il patrimonio storico, culturale ed architettonico del nostro territorio. Quest’anno siamo riusciti, con la collaborazione dell’Ente Parco del Vesuvio, a costruire un evento nell’evento. Chiuderemo, infatti, il nostro festival con un particolarissimo concerto acustico che si terrà sul cratere del Vesuvio, una striscia di terra sospesa tra la bocca del vulcano ed il panorama del golfo di Napoli, si tratterà di un evento unico, mai organizzato prima, che lascerà trasparire, simbolicamente, la nostra voglia di dare maggiore visibilità non solo al Festival ma anche al lavoro che stiamo facendo per valorizzare il nostro territorio.

Grandi artisti, grandi location d’eccezione con un occhio puntato alla tutela dell’ambiente e del contesto storico-archeologico…quali iniziative avete messo a punto?

Abbiamo coniugato una serie di significati a quello che è l’elemento centrale della promozione della musica sul nostro territorio per cui ci sarà tutto un programma di visite guidate e di itinerari a cui si potrà prendere parte gratuitamente, prenotandosi sul nostro sito, e che abbracceranno tutta la zona che va dall’Alto Nolano al Monte Somma, passando per Avella e Cimitile. Tutte queste attività sono organizzate seguendo un’ottica di sostenibilità ambientale, attraverso una ricerca finalizzata alla riduzione dell’impatto ambientale. Questo discorso è valido anche per la fase di organizzazione del Festival durante la quale stiamo utilizzando materiali riciclati o comunque ecologici e spingeremo molto anche in direzione della raccolta differenziata. Il tutto segue, dunque, una precisa filosofia del rispetto delle culture, a partire dalla tutela e dalla conservazione dell’ambiente in cui si vive.

Tra tutti i siti scelti, spicca la novità: il Gran Cono del Vesuvio…come è nata questa idea e come sarà strutturata la serata?

Il concerto si terrà al tramonto e nel pieno rispetto del luogo in cui verrà realizzato. I visitatori saranno guidati dalle guide vulcanologiche del Parco Nazionale del Vesuvio e da quota 1000 si salirà a piedi fino a bordo cratere per cui è prevista un’escursione a piedi di circa mezz’ora, o poco più, per conoscere nel dettaglio la ricchezza del territorio circostante. Non ci sarà una vera e propria platea proprio perché l’evento si svolgerà in una zona protetta. L’idea è, quindi, quella di inserirsi in uno scenario già unico che non ha bisogno di null’altro. Personalmente sono stato lì diverse volte, non solo per fare dei sopralluoghi, ed era un’idea su cui stavamo lavorando già da qualche anno e credo che si creerà un’atmosfera assolutamente unica.

Grande attenzione anche ai più piccini con i laboratori creativi, denominati “Ri-tratti sonori”…

Certo, ritengo che un Festival non debba soltanto racchiudere una rassegna di concerti, bensì debba anche dare la possibilità di produrre iniziative, progetti, esperienze. Negli anni abbiamo sì, creato percorsi di avvicinamento al jazz rivolti ad un pubblico adulto ma poi abbiamo pensato di dedicare particolare attenzione anche ai bambini: da anni organizziamo laboratori creativi e, quest’anno, insieme alla Compagnia Teatrale “I Teatrini”, abbiamo coprodotto uno spettacolo itinerante che si terrà all’interno di un altro parco pubblico di Pomigliano, il 18 ed il 19 luglio, presso i Giardini d’Infanzia, dal titolo “Gli alberi di Pinocchio e il Jazz”, uno spettacolo itinerante in cui, oltre agli attori, ci saranno anche dei musicisti che saranno parte integrante dello show. Sarà un modo per far conoscere gli strumenti, la musica, i musicisti, i suoni del jazz anche ai più piccini in un modo anche un pò più divertente, simpatico e giocoso.

Tutti gli eventi in programma sono ad accesso gratuito ad eccezione dei concerti di George Benson (platea 35 euro – gradinata 25 euro), Kenny Garrett (posto unico 15 euro) e Richard Galliano (posto unico 20 euro), in vendita sul circuito TicketOnLine e sul sito Azzurroservice.net.

Per informazioni sulla prevendita tel. 081 5934001.

Info: tel. 081 8032810 – 333 9506712 www.pomiglianojazz.com

Raffaella Sbrescia

Spot Pomigliano Jazz in Campania

Venerdì d’Autore all’Intra Moenia: la musica e le parole di Mimì De Maio a Piazza Bellini

Mimì De Maio @ Venerdì d'autore Ph Luigi Maffettone

Mimì De Maio @ Venerdì d’autore Ph Luigi Maffettone

Viva chi ama la musica! Viva chi vuole raccontare la musica! Con queste parole Mimì De Maio, avvocato, cantautore napoletano, esperto della rete e del digitale ha concluso il suo Venerdì d’autore, il primo incontro della rassegna ideata dalla giornalista musicale Raffaella Sbrescia, in collaborazione con il Caffè Letterario Intra Moenia di Piazza Bellini, sempre più punto di ritrovo e di riferimento per la diffusione della cultura e della musica a Napoli. Un incontro, della durata di un’ora e mezza, in cui Mimì si è messo a nudo raccontando il suo nuovo album intitolato “Tuttinsieme”. Un lavoro discografico importante, prodotto da Alberto Zeppieri e che ha visto anche la collaborazione del poeta Sergio Iodice.

Mimì De Maio @ Venerdì d'autore Ph Luigi Maffettone

Mimì De Maio @ Venerdì d’autore Ph Luigi Maffettone

Registrato tra Italia e Brasile, “Tuttinsieme” è un conglomerato di spunti su cui riflettere, messaggi e input in grado di stimolarci a pensare positivo e a distanziarci da etichette e pregiudizi. Concetti, questi ultimi, su cui l’artista si è soffermato a più riprese. Lui, che in qualità di testimonial Unicef e pioniere dei flashmob in Italia, si occupa da anni, di tematiche delicate, spesso riferite al mondo dei più giovani e, in un contesto come quello di Piazza Bellini, la sua presenza è risultata quanto mai adatta. Ad inaugurare la scaletta “Ufficio in riva al mare”, un testo dell’indimenticabile Bruno Lauzi che, spiega Mimì, offre un’immaginifica visione rappresentativa di un suo sogno ricorrente. Lui, che nel 2009, aveva vinto proprio il premio dedicato all’artista scomparso, ha voluto omaggiarlo così, con la sua voce calda  e verace. Incalzato da un veloce e appassionante botta e risposta con la moderatrice dell’incontro, Mimì ha raccontato al pubblico di quanto egli ami cercare di conciliare gli aspetti della libera professione con la musica e tutta la miriade di progetti in cui è coinvolto. Senza trascurare, inoltre, un dettagliato racconto relativo alla genesi di questo suo bellissimo  disco, quale è “Tuttinsieme”. Il giovane cantautore ha spiegato, infatti, che questo album è aperto ad un’iniziativa open source, attraverso la quale ciascuno di noi può entrare a far parte di una community e rileggere a proprio piacimento i brani dell’album, non solo rifacendoli ex novo, ma anche attraverso un personale commento, frutto della propria sensibilità musicale.

Mimì De Maio @ Venerdì d'autore Ph Luigi Maffttone

Mimì De Maio @ Venerdì d’autore Ph Luigi Maffettone

E’importante sottolineare il fatto che sono davvero tanti gli artisti che hanno preso parte a questo album: da Pino De Maio, padre di Mimì, al cantautore portoghese Alexandre Leao, autore dei testi di Ivete Sangalo e Maria Bethania conosciuto da Mimì su internet, grazie ad un’amica in comune, fino ad arrivare ai talentuosi Carmine Marigliano e Mariano Bellopede di Viaggio in Duo, a Iskra, al fianco di Lucio Dalla per 24 anni, e a Teofilo Chantre, Karin Mensah e la giovane filippina Sadaya.

Mimì De Maio @ Venerdì d'autore Ph Luigi Maffettone

Mimì De Maio @ Venerdì d’autore Ph Luigi Maffettone

Sul calar del sole, Mimì ha poi continuato il Venerdì d’Autore presentando “Non ascoltare uno come me”, un trascinante brano dalle sonorità latine, tra pop e cantautorato, pensato per trasmettere energia, per insegnarci a differenziarci e a credere nel potere dell’amore (l’unica tendenza che non passa mai di moda). Spazio anche alla tradizione musicale italiana con una romantica  ballad come “Ruberò”, rimasta nascosta in un cassetto per tanto tempo, e che rappresenta un’importante occasione per riconsiderare il valore delle parole, anche quelle che fanno male. In  “I consigli fanno male”, Mimì ci offre l’opportunità di tornare a credere in noi stessi e nelle nostre potenzialità mentre in “Don Raffaè”, il capolavoro di Fabrizio De Andrè, il giovane cantautore offre una più precisa interpretazione del testo soffermandosi sull’eterno contrasto tra stato e antistato.

Mimì De Maio @ Venerdì d'autore Ph Luigi Maffettone

Mimì De Maio @ Venerdì d’autore Ph Luigi Maffettone

“Meraviglia” è, invece, il frutto di un dono fatto a Mimì dal giornalista Roberto Gianani, prematuramente scomparso: un piccolo sogno ad ogni aperti in grado di cullarci tra i colori dei nostri stessi desideri più reconditi. L’incontro prosegue poi sulle note di “Samba blues”, un brano, ancora una volta distante da etichette di qualunque genere. Le sorprese, però, non finiscono qui: Mimì racconta al pubblico anche la sua esperienza di scrittore in merito al volume intitolato “Amplifichiamoci. L’individualismo 3.0″, scritto a quattro mani con il prof. Massimo Bartoccioli e attualmente adottato come testo di studio all’ IULM di Milano e all’Università Cattolica e al giornale delle buone notizie “Good Action Post”, un’iniziativa aperta a tutti e improntata su una prospettica aggregazione di energie. Ancora spazio alla musica e a tematiche importanti come l’immigrazione, con l’intenso testo di Ivano Fossati, intitolato “Pane e coraggio” e l’emarginazione sociale con “Antonio è nu barbone”, uno degli inediti inclusi in “Tuttinsieme”, a disco ormai concluso, e che rappresenta uno dei momenti più struggenti e più significativi di questo bellissimo progetto. D’altronde Mimì non è nuovo alle esperienze di formazione ed integrazione sociale, proprio insieme a suo padre Pino, infatti, ha preso parte all’opera musicale “Marialuna”, prodotta da Rai Trade, dedicata alla riabilitazione sociale dei ragazzi del carcere di Nisida. A conclusione di questo speciale incontro d’autore, Mimì si è congedato, infine, con “C’era un pagliaccio”, la storia di una ragazza che, imbattutasi per caso, in una realtà semplice e lontanissima dalla sua frenetica routine, si rende conto che quello che davvero conta è la poesia delle piccole cose che la vita può offrirci; “di giorno, la sera, la notte. Basta solo sognare più forte”, parola di Mimì.

Fotogallery a cura di:  Luigi Maffettone

Mimì De Maio @ Venerdì d'autore Ph Luigi Maffettone

Mimì De Maio @ Venerdì d’autore Ph Luigi Maffettone

Mimì De Maio @ Venerdì d'autore Ph Luigi Maffettone

Mimì De Maio @ Venerdì d’autore Ph Luigi Maffettone

Mimì De Maio @ Venerdì d'autore Ph Luigi Maffettone

Mimì De Maio @ Venerdì d’autore Ph Luigi Maffettone

Mimì De Maio @ Venerdì d'autore Ph Luigi Maffettone

Mimì De Maio @ Venerdì d’autore Ph Luigi Maffettone

 

Mimì De Maio @ Venerdì d'autore Ph Luigi Maffetttone

Mimì De Maio @ Venerdì d’autore Ph Luigi Maffetttone

Mimì De Maio @ Venerdì d'autore Ph Luigi Maffettone

Mimì De Maio @ Venerdì d’autore Ph Luigi Maffettone

 

Video a cura di: Renato Monarca

Intervista a Raiz: “Con la mia musica dimostro che le differenze possono coesistere pacificamente”

Raiz Ph Luigi Maffettone

Raiz Ph Luigi Maffettone

Gennaro Della Volpe, in arte Raiz, è un artista dotato di un’anima musicale variegata e sempre in cerca di contaminazioni. La sua voce scura, calda, intensa, spesso drammatica, ha contribuito a rendere ancora più particolareggiato il repertorio degli Almamegretta, lo storico gruppo di cui fa parte. Autore di svariati progetti musicali, anche da solista, Raiz ha pubblicato, proprio di recente, un interessante progetto discografico insieme al chitarrista Fausto Mesolella, intitolato “Dago Red”. In quest’intervista, l’artista si è messo a nudo raccontando non solo la sua identità musicale ma anche quella umana.

Sei un artista cosmopolita sempre alla ricerca di nuove correnti musicali da cui farti trasportare…Qual è la tua dimensione ideale?

Beh, direi che è proprio quella in cui mi trovo adesso. Mi piace lavorare a diverse cose, contaminare e farmi contaminare. Per questa ragione la mia dimensione è biunivoca, o quantomeno multipla, sia per quanto riguarda la mia identità artistica che personale.

Raiz Ph Luigi Maffettone

Raiz Ph Luigi Maffettone

“Dago Red” è uno dei tuoi progetti più recenti in cui hai lavorato con Fausto Mesolella…in che modo avete trovato l’equilibrio tra le vostre anime artistiche e come è nata questa idea?

L’idea è nata sul palco, in occasione del progetto di Rita Marcotulli, che prevedeva una rivisitazione in chiave jazz di alcuni brani dei Pink Floyd. Io cantavo, Fausto suonava la chitarra e, ad un certo punto, abbiamo fatto un pezzo insieme, “Shine on you Crazy Diamond” e da lì è nata una magia. Ci siamo divertiti a fare questa cosa voce e chitarra e abbiamo preso spunto da questa esperienza per portare in giro un nuovo progetto. Le nostre anime sono, di per sé, piuttosto coordinate, abbiamo un’intesa musicale su cose che pensiamo e sentiamo…abbiamo entrambi una cultura musicale napoletana però siamo cresciuti ascoltando anche tanto altro: rock, reggae, jazz, blues e, crescendo con un orecchio rivolto alla tradizione ed uno aperto al mondo esterno, con questo disco abbiamo cercato di attuare un’operazione particolare: ad esempio abbiamo unito in uno stesso progetto due artisti come George Harrison e Mario Merola, creando un punto in comune tra cose completamente diverse e che, tuttavia, possono andare d’accordo.

Il titolo del disco ha tutta una storia alle sue spalle… ce la racconti?

Sì, il riferimento è ad una raccolta di racconti dello scrittore italoamericano John Fante che, pur essendo vissuto in California, ha sempre mantenuto intatta la propria identità culturale, quindi ci è parsa la testimonianza ideale di quello che siamo noi: esseri portati ad una dimensione artistica plurima. John Fante non ha mai dimenticato il suo essere italiano anche se era nato e cresciuto in America. Questo è un concetto molto importante da sottolineare: in un periodo storico in cui la gente si uccide a vicenda per motivazioni legate all’identità religiosa, vale sempre la pena ricordare che la convivenza pacifica è qualcosa di possibile, noi crediamo molto in questo e cerchiamo di porre la nostra musica come esempio di accettazione delle differenze, affinchè esse dialoghino invece di scontrarsi. Dago Red vuol dire il “vino rosso del terrone”, un’espressione per ricordare quel vino rozzo che fa storcere il naso ai sommelier ma che ha un sapore sincero e onesto.

Raiz Ph Luigi Maffettone

Raiz Ph Luigi Maffettone

Qual è il brano di questo album a cui sei più legato?

Credo sia “Ipocrisia”, la cover del brano di Angela Luce, che abbiamo realizzato in un modo particolarmente ben riuscito. Tra l’altro è l’unico pezzo in italiano però possiede un’identità al 100% napoletana.

Come procede l’avventura musicale con gli Almamegretta?

Il nostro gruppo ha ormai più di vent’anni di storia… siamo consolidati sia dal punto di vista artistico che umano.

Quest’estate parteciperete a tanti festival, tra i tanti, segnaliamo il MessApp Coast Festival, che si terrà dall’ 1 al 3 agosto ad Agropoli. Che tipo di concerto proporrete al pubblico?

Quest’anno portiamo in giro un concerto principalmente incentrato sul dub, ovvero la nostra attitudine, si tratterà di un ritorno a certe cose che facevamo nel passato e riserveremo un certo spazio sia alle canzoni che all’esperienza prettamente musicale. Più in generale, eseguiremo tutti i nostri successi e ci divertiremo molto.

Tu che giri tanto, che idea ti sei fatto delle condizioni della musica live in Italia?

Le grosse produzioni ci hanno rimesso moltissimo perché è difficile portare in giro cose che costano molto, c’è crisi, i promoter non sono disposti a pagare e il pubblico ovviamente ha meno soldi in tasca da spendere. In ogni caso proviamo a cavarcela, noi che militiamo nel contesto underground abbiamo risentito di meno di queste problematiche. Quelle che sono rimaste a casa sono, quindi, le grosse produzioni che non si possono permette di uscire, noi, invece, abbiamo un po’ limato i bordi e non ci possiamo lamentare.

Raiz Ph Luigi Maffettone

Raiz Ph Luigi Maffettone

Sei coinvolto anche nel progetto “Passione Tour”…come vivi questa esperienza?

Questo tour è veramente molto bello, difficile da portare in giro, con tanti costi da affrontare, visto che siamo in tanti… Per questo motivo ci spostiamo sempre in location dove è molto forte l’affezione alla musica napoletana anche se mi sarebbe piaciuto farlo girare molto di più… Sul palco ci sono musicisti fantastici e, nel mio caso specifico, suonare con James Senese, mi ha già ripagato di tutto!

Ci sono altre avventure artistiche in cantiere, magari nelle vesti di attore?

Magari!Sarei molto contento di lavorare in questo campo… A dirla tutta faccio un po’ l’attore anche quando faccio il musicista. Raiz, il personaggio che porto in giro, è una specie di attore, un personaggio ultraromantico, che parla in napoletano, che ha grandi passioni e che ha una presenza molto fisica sul palco. Nel frattempo, per quanto riguarda il futuro in veste di attore, qualcuno mi ha fatto delle proposte e vediamo un po’ che succede…

Raiz Ph Luigi Maffettone

Raiz con Pino Daniele Ph Luigi Maffettone

Come vivi il tuo rapporto con il pubblico e con la città di Napoli?

C’è un rapporto di grande affetto e simbiosi. Nato e vissuto a metà strada da Napoli Nord e Caserta, ho vissuto molto da vicino il territorio, anche per vicende mie personali. La zona tra il centro nord dell’hinterland partenopeo, in direzione Caserta, è quella che soffre di più e, da parte mia, c’è un forte sentimento di radicamento perché anche, se questa terra ti fa soffrire, non riesci mai a staccartene. A questo devo aggiungere che, sia il territorio che il pubblico, mi hanno dato e mi danno, tuttora, tantissimo e, avere la possibilità di essere di una voce che dice qualcosa a nome del territorio mi fa molto piacere.

Raffaella Sbrescia

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Mercoledì Note all’Intra Moenia: on stage Simona Boo e Diego Imparato feat. Luigi Di Nunzio

Simona Boo e Diego Imparato Ph Luigi Maffettone

Simona Boo e Diego Imparato Ph Luigi Maffettone

Con l’arrivo del mese di luglio, i Mercoledì Note del Caffè Letterario Intra Moenia di Piazza Bellini a Napoli si fanno incandescenti. Il primo appuntamento di questa nuova ondata di live estivi ha visto sul palco della veranda fiorita l’irresistibile e suadente voce di Simona Boo, accompagnata da Diego Imparato, ormai sempre più un punto di riferimento all’interno dello scenario musicale partenopeo, e dall’elegante sax di Luigi di Nunzio, nonchè dai talentuosi Roberta Nasti e Paolo Bianconcini.

Simona Boo e Diego Imparato Ph Luigi Maffettone

Simona Boo e Diego Imparato Ph Luigi Maffettone

Mura antiche, sguardi e sorrisi si sono intrecciati, per una sera, al ritmo delle note capoverdiane, che hanno scandito una scaletta piacevole e rilassante. Forti di una sintonia consolidata e dei numerosi live tenuti in altrettante location di tutta la Campania, Simona e Diego, in particolare, hanno offerto un’ampia selezione dei più grandi successi di musica, stile bossanova. Da Caetano Veloso a Toquinho, la limpidezza della voce di Simona ha scalato picchi e scavato fessure nelle corde del basso di Diego e tra i tasti del sax di Luigi ma soprattutto nei cuori degli astanti regalando loro un altro piacevolissimo mercoledì di note.

 Fotogallery a cura di: Luigi Maffettone

Mercoledì Note Ph Luigi Maffettone

Mercoledì Note Ph Luigi Maffettone

Mercoledì Note Ph Luigi Maffettone

Mercoledì Note Ph Luigi Maffettone

Mercoledì Note Ph Luigi Maffettone

Mercoledì Note Ph Luigi Maffettone

Mercoledì Note Ph Luigi Maffettone

Mercoledì Note Ph Luigi Maffettone

 

Mercoledì Note Ph Luigi Maffettone

Mercoledì Note Ph Luigi Maffettone

Mercoledì Note Ph Luigi Maffettone

Mercoledì Note Ph Luigi Maffettone

 

 

Mercoledì Note Ph Luigi Maffettone

Mercoledì Note Ph Luigi Maffettone

Mercoledì Note Ph Luigi Maffettone

Mercoledì Note Ph Luigi Maffettone

 

Mercoledì Note Ph Luigi Maffettone

Mercoledì Note Ph Luigi Maffettone

Mercoledì Note Ph Luigi Maffettone

Mercoledì Note Ph Luigi Maffettone

 

Mercoledì Note Ph Luigi Maffettone

Mercoledì Note Ph Luigi Maffettone

 

Mercoledì Note Ph Luigi Maffettone

Mercoledì Note Ph Luigi Maffettone

 

Mercoledì Note Ph Luigi Maffettone

Mercoledì Note Ph Luigi Maffettone

 

 

 

 

 

Fausto Mesolella e la chitarra: 50 anni d’amore. L’intervista

Fausto Mesolella

Fausto Mesolella

Mezzo secolo a contatto con le sei corde di una chitarra, Fausto Mesolella rappresenta un baluardo della musica napoletana e, più in generale, dello scenario musicale nazionale. Appassionato, verace e aperto al concetto di contaminazione strumentale, Fausto è un musicista creativo e versatile che ha saputo dare un prezioso contributo sia allo storico gruppo degli Avion Travel, riunitisi poco tempo fa, che a numerosissimi artisti della più svariata caratura. In questa intervista, l’artista ci ha parlato dei suoi ultimi progetti discografici facendo il punto sulla sua lunga e stimata carriera.

La chitarra è la fedele compagna della tua vita…dopo tanti anni come vivi il tuo legame con questo strumento?

Il termine compagna di vita per la mia chitarra è davvero molto indicato e, in quanto tale, dovrà esserlo fino alla fine, spero!

Fausto Mesolella Ph Luigi Maffettone

Fausto Mesolella Ph Luigi Maffettone

Questo è un periodo molto intenso per te: da poco hai pubblicato l’album intitolato “Dago Red” con Raiz e sei ritornato a suonare con gli Avion Travel…come ti appresti a vivere queste emozioni musicali?

Il ritorno con gli Avion Travel c’è stato anche per festeggiare quasi trent’anni di attività, c’è un percorso di militanza comune con gli altri musicisti, con cui abbiamo formato il gruppo, ed è una cosa molto romantica. “Dago Red” è, invece, una produzione che guarda al futuro e che attinge linfa vitale dai progetti che mi circondano. Io penso che se un musicista non va a bagnarsi nelle acque di un altro fiume, poi non potrà più navigare nel fiume nel quale vive abitualmente. Quindi è giusto che ci siano queste produzioni, ed è altrettanto giusto guardare avanti ed approfondire la conoscenza con altri musicisti.

Come nasce l’idea di creare un album con delle rivisitazioni fatte da te e da Raiz? Come avete lavorato alla scelta dei brani?

Questo nostro progetto nasce su un altro palco mentre eravamo entrambi ospiti di un concerto dedicato ai Pink Floyd, organizzato da Rita Marcotulli… Io e Raiz abbiamo cominciato il nostro percorso dapprima con una tourneè, durata due anni, e poi siamo arrivati all’idea del disco, sfruttando, quindi, una maturità di palco che abbiamo conquistato durante il periodo precedente. Quando, in seguito, siamo entrati nello studio di registrazione, è stato tutto facile, abbiamo scelto i brani di comune accordo e ci siamo divertiti a suonare e a contaminare i pezzi che facevamo. Abbiamo tutti e due una grande passione per la musica napoletana ed è questa l’essenza centrale del disco. Il tutto si è poi amalgamato ad altre influenze e sonorità appartenenti al nostro curriculum artistico, anche a dimostrazione del fatto che nella musica non devono esistere confini tra generi.

Raiz e Fausto Mesolella

Raiz e Fausto Mesolella

Quali sono le cose più importanti che un musicista del tuo spessore ha imparato in tanti anni di esperienza?

A parte il percorso con gli Avion Travel, gruppo pilastro, che spero potrà avere ancora molto da dire in fatto di musica, sono stato accompagnatore di moltissimi artisti e, proprio per questa ragione, non c’è un’esperienza in particolare che io possa prediligere rispetto ad altre però è chiaro che ho dei ricordi specifici. Su tutti conservo nel cuore l’ultimo incontro con Gabriella Ferri durante la sua ultima esibizione. Inoltre ho avuto la fortuna di spaziare non solo nella musica,  ma anche nella letteratura e nella poesia; l’anno scorso, infatti, ho fatto uno spettacolo con Stefano Benni, uno dei grandi poeti italiani. Queste sono, alla fine, le cose che servono per farti crescere.

Che rapporto hai con la città di Napoli?

Anche se sono casertano devo dire che sono molto amato dall’entourage artistico napoletano ed è stato  facile, per me, fregiarmi della benevolenza degli artisti napoletani e questa è una cosa che mi inorgoglisce molto… Soprattutto in quest’ultimo periodo, visto che ho prestato la mia chitarra all’ultimo disco di M’Barka Ben Taleb “Passion Fruit” nel pezzo intitolato “Nun te scurdà” e sono molto contento di questa cosa. Paradossalmente potrebbe sembrare una cosa un po’ piccola rispetto alla progettualità che mi circonda, invece è un’esperienza che mi ha fatto enormemente piacere perché sono entrato ufficialmente nel parco giochi dei divertimenti, quale è la musica a Napoli.

E con il pubblico come ti rapporti?

Beh, molto bene perché sono un tranquillo. Quello che prediligo, quando sono in pubblico, è il mio concerto di chitarra in versione solo. L’anno prossimo festeggerò i miei 50 anni con la chitarra… ho iniziato quando avevo 12 anni, ne compirò 62 l’anno prossimo e voglio raccontare il mio modo di suonare la chitarra molto semplicemente.

Fausto Mesolella e Peppe Servillo durante l'esibizione degli Avion Travel alla Repubblica delle Idee Ph Luigi Maffettone

Fausto Mesolella e Peppe Servillo durante l’esibizione degli Avion Travel alla Repubblica delle Idee Ph Luigi Maffettone

Al convegno tenutosi presso la Mostra d’Oltremare, intitolato “La musica è un bene comune”, citasti Leo Ferrè dicendo “Dov’è finita la musica? La musica è finita nei cessi dei conservatori…” Una dichiarazione forte e ben distante da quello che ci viene proposto in questo momento storico….

Sì, il mio intervento era una provocazione perché per stabilire un contatto, un’occasione di dialogo a volte è necessario sprofondare. Il titolo era “La musica è un bene comune”: Certo, la musica è un bene comune ma andiamola prima a recuperare nel cesso perché è stato fatto un danno mediatico enorme a quest’arte e ai musicisti stessi, basta guardare la televisione per capire dov’è finita la musica.

Raffaella Sbrescia

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Classifica FIMI: è dei 5 Seconds of Summer l’album più venduto della settimana in Italia

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I “5 Seconds of Summer” scalzano i Dear Jack dalla vetta della classifica FIMI/GFK con il loro omonimo album, seguiti da “X”, il nuovo disco di Ed Sheeran e dai Coldplay che chiudono il podio con “Ghost Stories”. Come accennato in apertura, i Dear Jack sono quarti mentre al quinto posto c’è Deborah Iurato, seguita da Lana Del Rey con “Ultraviolence”. Scende in settima posizione Salmo con “S.A.L.M.O Documentary Combo” mentre i Linkin Park sono ottavi con l’album intitolato “The Hunting Party”. Nono Biagio Antonacci con “L’amore comporta” mentre “Xscape”, l’album postumo di Michael Jackson chiude la top ten.

Lyric video: “Amnesia” – 5 Seconds of Summer

Intervista ai Kutso: “Musica per persone sensibili” in Perpetuo tour

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I Kutso sono un gruppo rock alternative italiano composto da Matteo Gabbianelli (voce), Donatello Giorgi (Chitarra),  Luca Amendola (Basso),  Simone Bravi (Batteria). I Kutso sono molto apprezzati, non solo per la loro forte presenza scenica e per il carisma che caratterizza le loro esibizioni dal vivo, ma anche e soprattutto per i contenuti immeditati dei loro testi. Un controverso equilibrio tra la dimensione esplicitamente crepuscolare delle loro canzoni si alterna a degli arrangiamenti e a delle melodie ritmate e coinvolgenti. A parlarci della dimensione artistica dei Kutso è Matteo Gabbianelli, voce e autore dei testi del gruppo, destinato a lasciare un segno ben riconoscibile all’interno dello scenario musicale italiano.

Di cosa parlano e cosa intendono comunicare i Kutso nel 2014?

Esprimiamo semplicemente quello che abbiamo dentro, le canzoni sono dei pretesti per spurgare la negatività che ci portiamo dentro… Tra l’altro è pur sempre vero che molto spesso si sente il bisogno di scrivere proprio quando c’è qualcosa che non va o si ha la necessità di dover dire qualcosa.

Qual è il contesto in cui fate musica e quale realtà portate nei vostri contenuti artistici?

Io sono il “colpevole” dei testi, compongo sia le armonie che le parole. Quando scrivo delle canzoni parto prima dalla musica, compongo tutto quello che riguarda la parte armonica e poi ci metto su le parole, che, in genere, sono sempre sbeffeggianti e sarcastiche. Mi piace dirmi in faccia le cose così come stanno, anche in maniera diretta ed esplicita, senza giri di parole. Proprio per queste ragioni i nostri testi sono tutti mortiferi, negativi, crepuscolari però questo buio viene redento dalla luce della musica che, invece, è solare e piena di gioia di vivere. La nostra musica, in sintesi, presenta un contrasto netto tra testi assolutamente definitivi e disfattisti, caratterizzati da un ampia natura sarcastica, e una musica dirompente, vorticosa e piena di colpi di scena.

Kutso

Kutso

Cosa vi sta lasciando, a livello personale ed artistico, il “Perpetuo tour”?

Siamo molto contenti di come stanno andando le cose perché stiamo suonando tantissimo. Sono anni che non ci fermiamo mai e, anche adesso che stiamo registrando il prossimo disco, non ci siamo fermati e penso proprio che non ci fermeremo finche la vita ce lo consentirà. Siamo orgogliosi del fatto che riusciamo ad avere sempre più consensi anche se per noi è un po’ più difficile l’aspetto comunicativo: nonostante il nostro seguito sia sempre più numeroso, così come fitti sono gli appuntamenti dal vivo, non siamo ancora supportati dalla stampa di settore e fatichiamo a pubblicizzare quello che ci sta succedendo. Ad ogni modo siamo molto contenti, abbiamo un po’ di cose belle che ci attendono prossimamente.

Come vi siete rapportati al pubblico durante i tantissimi opening che vi hanno visti protagonisti?

Sono state esperienze molto belle! Siamo stati al 1 maggio in Piazza San Giovanni a Roma, dove c’erano 500.000 persone, si è trattato di un momento breve ma molto intenso. Le aperture, più in generale, sono state tutte delle conferme perché, nonostante il fatto che ci fossimo trovato di fronte a pubblici molto eterogenei, abbiamo sempre avuto una risposta positiva. Questo ci ha fatto pensare che la gente abbia sempre capito qual è lo spirito del nostro concerto che noi cerchiamo sempre di trasformare in una festa in cui tutti partecipano con la stessa importanza, in un rapporto orizzontale.

Kutso

Kutso

In “Siamo tutti buoni”, un brano tratto dal vostro album intitolato “Decadendo (Su un materasso sporco) cantate “Intrattengo inconcludenti rapporti d’interesse vago con persone false come me… e cosa ci guadagno? Forfora e gastrite”… E’ forse questa la vostra definizione di decadenza?

 La decadenza, come la intendo io, è un sentimento interiore. Ad ogni modo è un concetto che può sicuramente essere riassunto anche in quella frase… si tratta di un costringersi a essere qualcosa che non si è per poi prendere le briciole di quello che si voleva.

Cosa ha significato per voi girare lo spot anti HIV?

È stata un’esperienza molto importante, che ci ha fatto riflettere. Siamo tutti sostenitori del buon senso e dell’attenzione anche nei confronti del prossimo, questa è, infatti, una cosa che non riguarda solo la propria salute… Tuttavia  è difficile essere ligi al dovere quindi è stata un’esperienza che ci è servita per autobacchettarci.

Che ruolo avete avuto nel progetto intitolato “When I Was an Alien”?

Quella è stata una bella iniziativa organizzata dalla Inconsapevole Records, che ha voluto realizzare una compilation tributo a Kurt Cobain, in occasione dell’anniversario della morte dell’artista e che ci ha chiesto di rifare un brano, neanche troppo famoso, contenuto nell’album “In Utero”, intitolato “Tourette’s”. Abbiamo rivisitato il brano completamente a modo nostro, la versione originale è tutta molto strillata, un pezzo puramente punk, noi, invece, l’abbiamo fatta diventare funk con un cantato lirico ed improbabile, ad opera del nostro chitarrista. Ci piace dissacrare i miti, sbeffeggiare quello che viene ritenuto importante dagli altri.

Il 12 luglio parteciperete all’Hard Rock Live di Roma…sarete la voce fuori dal coro?

Saremo lì con i Negramaro, i The Fratellis, i Velvet e altri gruppi…sarà una bella situazione  e, anche se saremo un po’ un pesce fuor d’acqua, non vediamo l’ora di andarci proprio perché in genere sguazziamo bene in queste cose in cui non c’entriamo niente. La gente non si aspetta il nostro genere e, invece, quando ci ascolta rimane contenta perché pensa di aver visto e ascoltato qualcosa di unico. Alle persone piace essere stupite quindi siamo entusiasmati all’idea di partecipare a questo evento.

Kutso

Kutso

Siete al lavoro su un nuovo album…cosa potete anticiparci a riguardo?

Il titolo che abbiamo scelto per questo nuovo album sarebbe dovuto essere quello del nostro primo disco ed è “Musica per persone sensibili”. Questa scelta rappresenta una precisazione: spesso siamo stati fraintesi e considerati gruppo di musica demenziale, una parola che ci fa venire l’orticaria. Noi non siamo né fan di Elio e Le Storie Tese, né estimatori di Frank Zappa né tantomeno degli Skiantos etc… In ogni caso quando scrivi delle cose, come facciano noi, in maniera così diretta ed esplicita e le abbini ad una musica tutta allegra e zompettante, il risultato può essere esilarante però non è questo quello che ci interessa. Veniamo più dal non sense di Rino Gaetano, dal cinismo di Giorgio Gaber, dal punk nichilista di Iggy Pop… quello è il mondo da cui proveniamo. Ritengo, quindi, che le nostre canzoni non siano qualcosa di superficiale, al contrario sono il frutto di ragionamenti ponderati a lungo. Quando cerco una parola, non lo faccio così per fare o perché suona bene quindi, con questo titolo, volevamo indurre nello spettatore un sentimento ed un approccio diverso alla nostra musica.  Il filo che seguiremo all’interno delle tematiche affrontate seguirà la direzione che abbiamo intrapreso con “Decadendo (Su un materasso sporco), per il resto ci sarà una svolta un po’ più aggressiva, coerente con l’intento di mettere a fuoco quello che avevamo cominciato con il precedente album.

Raffaella Sbrescia

Acquista “Decandendo (Su un materasso sporco) su iTunes

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