“Ventre della città”, il nuovo singolo di Mario Venuti. La recensione

Mario Venuti Ph Amleto Di Leo

Mario Venuti Ph Amleto Di Leo

Scritto e musicato da Mario Venuti, Francesco Bianconi e Kaballà,“Ventre della città” è il nuovo atteso singolo di  Mario Venuti che anticipa l’uscita de “Il tramonto dell’Occidente”, nuovo album di inediti del cantautore siciliano, la cui uscita è prevista per il 23 settembre (Microclima-Musica & Suoni/Believe Digital).  “Ventre della Città” è un brano delicatamente intenso, in grado di concentrare l’occhio e lo spirito all’interno delle viscere della più intima realtà delle zone degradate e periferiche dei grandi centri urbani. Le “Storie di Corviale, di Quarto Oggiaro, di Scampia, di Librino e Zen sono conficcate come pugnali nel ventre della città…” e, in quanto tali, fanno male, tanto male. Un dolore quotidiano, ineludibile, insopportabile che rende insofferenti, insonni, cattivi e cinici. Un dolore che, in maniera assolutamente transitiva, è in grado di passare dalle esistenze individuali a interi quartieri delle grandi metropoli che, a causa della noncuranza di chi di dovere, trova sempre nuovi spazi in cui diffondersi, diventando endemico. A rendere visivamente l’idea del disagio sociale è il videoclip diretto da Lorenzo Vignolo e girato proprio a Librino, un quartiere periferico a sud ovest della città di Catania, in cui ciascuno dei frame proposti al pubblico diventa proporzionalmente necessario alla diretta comprensione di un testo dedicato alle vite dei quartieri venuti male, quelli in cui nessuno vuole andare, quelli che fanno paura, che fanno orrore, quelli che si vorrebbero dimenticare e che, invece, continuano ad attirare attenzione su di sé in maniera disperata, tragicamente drammatica.

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Mario Venuti si conferma, dunque, un cantautore in grado di scavare a fondo nell’animo umano, senza, tuttavia, rinunciare ad una linea melodica solare, quasi in contrapposizione con l’aspetto più propriamente semantico del testo. In questo caso l’arrangiamento è vivo e ritmato, un ampio utilizzo dell’elettronica ed una serie di riff di chitarra regalano al brano un’allure godibile e molto orecchiabile. “Ci incontreremo le sere d’estate/Sul mare d’asfalto di queste borgate/Non sarà male fermarsi a guardare le nostre ferite, le stelle inventate”, canta Mario, rendendo visivamente le immagini di un mare di sogni infranti lungo muri di cemento e, mentre le stelle vengono coperte dagli ecomostri delle periferie suburbane, non rimane che immaginarle durante le notti insonni in cui si sogna di scappare via lontano. Nonostante un così grigio affresco del nostro mondo periferico, Venuti, Bianconi e Kaballà trovano anche lo spazio per la poesia perché, allorquando non è possibile trovarla nei libri, allora è giusto forzare la mano e carpirla nei più reconditi meandri dell’istinto umano, tra vizi e virtù, mantenendosi in ogni caso lontano dalla corruzione del pensiero borghese senza rinunciare, infine, ad un omaggio a Gianni Celeste, esponente di un genere, quello neomelodico, sempre più forma di espressione dei mali e dei pensieri dei cosiddetti ultimi.

Raffaella Sbrescia

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Video: “Ventre della città”

Classifica FIMI: Coldplay, Antonacci e Dear Jack sul podio

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I Coldplay rimangono stabili al comando della classifica FIMI/GFK degli album più venduti della settimana in Italia con “Ghost Stories”, alle loro spalle risale in seconda posizione Biagio Antonacci con “L’amore comporta”. Chiudono il podio i Dear Jack con “Domani è un altro film”,seguiti da Francesco Renga con “Tempo Reale” e da Alessandra Amoroso con “Amore Puro”. Al sesto posto ritroviamo Giorgia con “Senza Paura” mentre  risalgono in top ten, alla settima posizione, i Modà con “Gioia non è mai abbastanza”. Ottavo Ligabue con “Mondovisione”, seguito da “Racine Carèe” di Stromae. Chiudono la top ten i 5 Second of Summer con l’album omonimo.

“Life In A Motion-Picture Soundtrack”, il debut album dei The Circle. La recensione

life in a motion-picture soundtrack_coverLife In A Motion-Picture Soundtrack” è il titolo del primo album dei torinesi The Circle, la cui uscita è prevista per il prossimo 16 settembre 2014. Prodotto da Omid Jazi (tastierista live dei Verdena) per l’etichetta da lui stesso fondata, la Hot Studio, il disco è opera del cantante e chitarrista dei The Circle Federico Norcia, autore di tutti i brani e Marco Marzolla (batteria, ex membro del gruppo post rock Acid Food). I due studenti di medicina hanno concentrato le proprie energie alla ricerca di suoni e parole che potessero dare un senso alla propria grande passione, sancita anche attraverso l’ incontro con Giuseppe Gamarra (chitarra ritmica), Alessandro Strumia (chitarra solista, anche lui ex Acid Food) e Lorenzo Bevacqua (basso) che, con il loro contributo, hanno completato la line up definitiva del gruppo. Composto da 10 tracce, inizialmente composte nella classica versione chitarra acustica e voce, poi completamente stravolte con ricchi arrangiamenti tecnici e stilistici, l’album è caratterizzato da una linea melodica moderata e orecchiabile, incentrata su sonorità a metà strada tra brit pop e post-rock. Le suggestioni eteree dell’ “Intro” trovano una naturale continuazione nel ritmo sostenuto di “The End”. Forti delay sulle chitarre accompagnano il riverbero della voce di Federico Norcia lungo le note del primo singolo estratto dal disco, intitolato “Green Like Soul (Part I)” mentre tracce di isolamento esistenziale emergono dalla trame sonore di “Cold in the desert”. “My nerves are burning”, canta Norcia, in “Roll it over”, un brano fresco ed energetico, seguito da “Cherry Tree” e “Blues Shoes”, tra i meno incisivi dell’album. A ridare grinta e peculiarità al progetto è “Green Like Soul (Part II)”, immaginata e sviluppata come seconda parte del primo singolo ed arricchita da un interessante giro di batteria, dal carattere deciso e coinvolgente.  Molto romantica è, invece, la trama di “Troubled”, un invito a vivere la scoperta del mondo in coppia. A chiudere “Life In A Motion-Picture Soundtrack” è la bellissima “Outro”, una piccola parentesi strumentale in cui il risveglio dal sogno è accompagnato da una sottile e fredda pioggia autunnale mentre l’incanto onirico vive ancora attraverso i dolci e delicati tasti di un pianoforte.

Raffaella Sbrescia

Limes, la recensione di “Slowflash”

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 I triestini Limes presentano “Slowflash”, il primo album ufficiale, in uscita il prossimo 30 settembre, giunto dopo una prima interessante fase artistica che li ha visti inserirsi con determinazione e caparbietà all’interno di prestigiosi contesti musicali; su tutti ricordiamo l’Heineken Jammin Festival. Limes, termine derivante dal latino, significa “confini” e implica la ferma intenzione del gruppo composto da Mauro Mercandel (voce, chitarra), Piero Metullio (basso), Matteo Bologna (percussioni) di operare un’approfondita ricerca sia ritmica che contenutistica. Composto da 11 tracce, di cui due strumentali, “Slowflash” racchiude un’estemporanea immersione nel mondo giovanile, attraverso liriche e tematiche variabili: introspezione, insicurezze, rabbia e speranza fluiscono senza barriere regalandoci un genuino affresco di quello che avviene, oggi, nella mente delle nuove generazioni. Registrato e mixato da Abba Zabba al Palo Alto Studio di Trieste e masterizzato da Abba Zabba e Gabriel Ogrin presso Jork Studios, Slovenia, “Slowflash”  mescola le influenze derivanti dal rock più viscerale ed energico, alle più dolci melodie del pop. Ad inaugurare la tracklist è Plume I”, un’ovattata intro strumentale, arricchita da una buona dose di elettronica. “Hunting Party” è, forse, il brano più ottimista del disco: “C mon is a new day on a cloudy morning, c mon all the others are scared and running, i want face the hunter”, un pezzo grintoso, insomma, reso anche più melodico e catchy dal chorus finale e da un coinvolgente giro di batteria. “Tunng” racchiude, invece, un’attenta riflessione sul velocissimo flusso degli eventi. Sonorità vicine tra loro e delicate, al contempo, accompagnano un testo ipnotico. “Pressure variation”  offre all’ascoltatore una serie di piccoli flashback mirati. Suoni e sensazioni si fondono in un melting pot di visioni metropolitane. L’intenso pessimismo ed il gretto nichilismo di “The Fall” rendono visivamente l’immagine del fallimento umano: “I ve seen the world pass through, i can’t cover my skin blood and soul stop hiding from myself” e poi, ancora, “the ground is not too far”, cantano i Limes, accompagnati da una melodia non altrettanto incisiva. La profonda incertezza ed il perturbante senso di disorientamento  costituiscono il nucleo semantico di “Path of Mind”. A seguire i suggestivi frame metaforici di “Wood” regalano una nuova sferzata di freschezza all’ascolto, nuovamente coinvolto nelle beghe mentali di “Noise’s Room”, una vera e propria descrizione di un incubo: “I not still satisfied, I am not ready yet, I can’t feel a thing from my head to my toe, I want to be somewhere else, I want to take a break”, stemperata dal flusso sognante e disinvolto di “White”. La fitta ricerca di nuovi punti di vista e nuovi percorsi da intraprendere si conclude con i ritmi alternanti di “Ascent” e soprattutto con “Plume II”, una psichedelica conclusione strumentale, addolcita da un bella sequenza al pianoforte e che decreta un ottimo nuovo passo artistico per i Limes, di cui sentiremo molto parlare.

Raffaella Sbrescia

“My Everything”, la recensione del nuovo album di Ariana Grande

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Dopo aver conquistato e mantenuto per settimane i vertici delle classifiche di tutto il mondo con il singolo “Problem”, la nuova stella del pop, Ariana Grande pubblica “My Everything”. L’album, già n.1 su iTunes Italia, uscirà nei negozi tradizionali il prossimo 16 settembre e ha già fatto palare molto di sé, grazie ai potentissimi singoli che lo hanno anticipato. Composto da 12 tracce nell’edizione standard e da 15 in quella deluxe, “My Everything” è un lavoro complesso, in cui Ariana si è lanciata in numerose ed importanti collaborazioni, su tutte la coproduzione di Max Martin, nome che si nasconde dietro a numerosi successi da classifica e che, con il suo team, ha prodotto ben 5 brani del disco. La giovanissima artista, appena ventunenne, unisce alla sua potente voce da soprano, un innato carisma ed una forte carica sensuale. In attesa che il nuovo singolo “Bang Bang”, realizzato insieme a Nicki Minaj e a Jessie J,  in radio dal prossimo 29 agosto, conquisti le emittenti radiofoniche italiane, addentriamoci all’interno di questo lavoro, che pare essere in possesso di tutti i requisiti per catapultare Ariana nell’olimpo dei big.

Ariana Grande Ph Jones Crow

Ariana Grande Ph Jones Crow

Ad aprire la tracklist è una morbida e breve intro davvero adatta a scaldare l’atmosfera e a propiziare l’ascolto. Allegra e frizzante  è, invece, “Problem” (Feat. Iggy Azalea): un’irresistibile hit che unisce il ritmo beat urban con un classico ritornello pop-friendly creando una miscela ballabile ed energetica, fortificata dal rap di Iggy Azalea. Le sonorità virano verso orizzonti più vicine alla dance in “One Last Time” mentre “Why Try”, prodotta da Ryan Tedder, unitamente a Benny Blanco, rappresenta una midtempo in grado di valorizzare la vocalità di Ariana, senza, tuttavia, risultare abbastanza incisiva. “Break Free” (Feat. Zedd) sta letteralmente spopolando in America; un concentrato di energia. “Best Mistake” (Feat. Big Sean) rappresenta, invece, l’occasione di lasciarsi coccolare da un flow ovattato e soffice, così come lo è la voce di Ariana che, più volte accostata a quella di Mariah Carey, riesce a rendere originale il proprio tocco artistico, grazie ad una personalità forte e determinata. Sonorità r’n’b accarezzano “Be My Baby” (Feat. Cashmere Cat) mentre “Break Your Heart Right Back” (Feat. Childish Gambino) ci catapulta al centro degli anni ’90 omaggiando Diana Ross. Bello e più delicato il tono “Love Me Harder”, in duetto con The Weekend, che, insieme a “A Little Bit Of Your Heart” racchiude i momenti più intimi del disco. Il ritorno alla vitalità avviene con “Hands On Me” (Feat. A$AP Ferg), seguito dalla titletrack “My Everything”, altra pop-ballad inserita nel progetto. Come già accennato in apertura “Band Bang”, rappresenta, invece, uno dei brani più radiofonici del disco ed è la prima delle bonus tracks, a cui si aggiungono “Only 1” e “You Don’t Know Me”, che nulla aggiungono a questo interessante lavoro discografico in grado di inserirsi in uno scenario musicale apparentemente saturo ma ancora in grado di premiare voci belle e potenti come quelle di Ariana.

Raffaella Sbrescia

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Video: “Problem”

Noa e Mira Awad live: messaggi di pace al Negro Festival di Pertosa

Noa @Negro Festival Ph Anna Vilardi

Noa @Negro Festival Ph Anna Vilardi

Dal cuore delle Grotte di Pertosa-Auletta, nel salernitano, si è levato un messaggio di pace per il Medioriente. Sul palco della seconda giornata del Negro Festival, incentrato sulla valorizzazione delle “terre di mezzo”, intese come luoghi d’incontro tra culture diverse, dove parole come confine, bandiera, patria e appartenenza vengono scardinate da intrecci artistici e musicali, due grandi protagoniste dello scenario musicale internazionale: Noa, celebre cantante israeliana e Mira Awad, nata nel Rameh villaggio della Galilea. Le due artiste sono stata anche omaggiate con un gioiello, creato come  simbolo e auspicio di fratellanza, per dare  ”un segnale tangibile della validità e dell’importanza della donna araba nella società”, in un luogo simbolico, le Grotte, fatto di millenni di storia e silenzio, che ora parlano al mondo per chiedere il silenzio della Pace, al posto del fragore delle bombe.

Noa & Mira Awad @Negro Festival Ph Anna Vilardi

Noa & Mira Awad @Negro Festival Ph Anna Vilardi

Tornata di recente sulla scena discografica (dopo quattro anni di lavorazione al fianco di Gil Dor, da sempre suo chitarrista e direttore musicale) Noa ha, da poco, dato alla luce un nuovo album intitolato “Love Medicine”, al quale ha preso parte anche Pat Metheny, il celebre chitarrista che, per l’occasione, ha scritto per lei il brano “Eternity in beauty”. Fra i  brani che l’artista ha proposto al pubblico di Pertosa ci sono “Little star”,  in cui l’artista israeliana affronta per la prima volta l’argomento della Shoah, l’intensa ballata intitolata “Shalom”, la felice “Happy song”, scritta da da Bobby McFerrin. A seguire “Pokeach” il brano che ha visto Noa  impegnata alle percussioni.

Noa @ Negro Festival Ph Anna Vilardi

Noa @ Negro Festival Ph Anna Vilardi

 Concentrata e travolgente l’artista ha snocciolato, ad una ad una, le perle contenute in  “Love medicine”, definito una medicina per il cuore e per l’anima. Il momento clou del concerto è racchiuso nel duetto tra Noa e Mira che, insieme, hanno cantato“Will you dance”, seguita da una canzone della Awad, “A word” e dalla toccante “There must be another way”.  Nei bis l’immancabile omaggio di Noa alla musica italiana con alcuni brani della tradizione napoletana come “Era de maggio” e “Santa Lucia luntana” e “Alla Fierra” fino all’irrinunciabile “Beautiful that way”, che è valsa all’artista una meritatissima standing ovation.

Fotogallery a cura di: Anna Vilardi

Noa @ Negro Festival Ph Anna Vilardi

Noa @ Negro Festival Ph Anna Vilardi

Noa @ Negro Festival Ph Anna Vilardi

Noa @ Negro Festival Ph Anna Vilardi

Noa @ Negro Festival Ph Anna Vilardi

Noa @ Negro Festival Ph Anna Vilardi

Noa @ Negro Festival Ph Anna Vilardi

Noa @ Negro Festival Ph Anna Vilardi

Noa @ Negro Festival Ph Anna Vilardi

Noa @ Negro Festival Ph Anna Vilardi

Noa @ Negro Festival Ph Anna Vilardi

Noa @ Negro Festival Ph Anna Vilardi

Noa @ Negro Festival Ph Anna Vilardi

Noa @ Negro Festival Ph Anna Vilardi

Noa @ Negro Festival Ph Anna Vilardi

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Mira Awad @ Negro Festival Ph Anna Vilardi

Mira Awad @ Negro Festival Ph Anna Vilardi

Mira Awad @ Negro Festival Ph Anna Vilardi

Mira Awad @ Negro Festival Ph Anna Vilardi

Noa & Mira Awad @ Negro Festival Ph Anna Vilardi

Noa & Mira Awad @ Negro Festival Ph Anna Vilardi

Noa & Mira Awad @ Negro Festival Ph Anna Vilardi

Noa & Mira Awad @ Negro Festival Ph Anna Vilardi

Noa & Mira Awad @ Negro Festival Ph Anna Vilardi

Noa & Mira Awad @ Negro Festival Ph Anna Vilardi

 

Noa & Mira Awad @ Negro Festival Ph Anna Vilardi

Noa & Mira Awad @ Negro Festival Ph Anna Vilardi

 

 

Noa & Mira Awad @ Negro Festival Ph Anna Vilardi

Noa & Mira Awad @ Negro Festival Ph Anna Vilardi

 

Noa @ Negro Festival Ph Anna Vilardi

Noa @ Negro Festival Ph Anna Vilardi

 

Noa @ Negro Festival Ph Anna Vilardi

Noa @ Negro Festival Ph Anna Vilardi

Noa @ Negro Festival Ph Anna Vilardi

Noa @ Negro Festival Ph Anna Vilardi

Noa @ Negro Festival Ph Anna Vilardi

Noa @ Negro Festival Ph Anna Vilardi

 

Noa @ Negro Festival Ph Anna Vilardi

Noa @ Negro Festival Ph Anna Vilardi

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Noa @ Negro Festival Ph Anna Vilardi

Noa @ Negro Festival Ph Anna Vilardi

Noa @ Negro Festival Ph Anna Vilardi

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Muntagninjazz 2014: musica, arte e natura in Abruzzo

Camillocromo Orchestra @ Muntagninjazz Ph Roberta Gioberti

Camillocromo Orchestra @ Muntagninjazz Ph Roberta Gioberti

Grande successo per l’ottava edizione del Muntagninjazz Festival, la manifestazione culturale presieduta dall’omonima Associazione che, anche quest’anno ha offerto al pubblico un cartellone qualitativamente valido ed eterogeneo. Partner ufficiali della manifestazione le Pro Loco territoriali, Bper, Camera di Commercio e Fondazione Carispaq, insieme ad altri numerosi sostenitori della rassegna, così descritta dal presidente dell’Associazione Muntagninjazz Colasante: «La musica diventa veicolo di incontro, collaborazione e coesione per cittadine e paesi del comprensorio e soprattutto di promozione del nostro territorio, valorizzandone le risorse ambientali, per attrarre turismo. Il festival è nato ad Introdacqua, ma già dalla sua seconda edizione ha coinvolto altri paesi del centro Abruzzo ed è stata una scelta giusta, perché attraverso la musica sono tanti i messaggi che possiamo trasmettere, con un’offerta di concerti sempre più ampia e varia». In effetti sono tanti i  comuni che sono stati interessati dai concerti del Muntagninjazz: Anversa degli Abruzzi, Barrea, Bugnara, Campo di Giove, Introdacqua, Pratola Peligna, Prezza, Roccaraso e Villalago, tutte micro-aree con caratteristiche geografiche e culturali differenti.Un microcosmo naturale in cui calarsi lasciandosi conquistare dal fascino della natura e dalla bontà dei prodotti tipici locali senza trascurare un occhio di particolare riguardo alle più interessanti realtà del panorama jazzistico nazionale ed internazionale.

Fabrizio Bosso @Muntagninjazz Ph Roberta Gioberti

Fabrizio Bosso @Muntagnjazz Ph Roberta Gioberti

Sono stati davvero tanti e prestigiosi gli artisti che si sono esibiti nell’ambito del Festival conclusosi lo scorso 20 agosto, dopo ben 19 appuntamenti con musica dal vivo. Stiamo parlando delle Blue Dolls ed il Gnu quartet, al centro di un inedito incontro tra lo swing ed il più trasgressivo e divertente quartetto d’archi e flauto, del tango jazz, amatissimo genere introdotto dal celeberrimo musicista argentino Astor Piazzolla, protagonista della serata con il Tangojazz quintet. Grande successo anche per l’unica data abruzzese del “Welcome to my Hell Tour” di Raphael Gualazzi, durante la quale il giovane e talentuoso cantautore di Urbino ha divertito il pubblico con un concerto dinamico, alternando atmosfere suggestive a momenti di energia intensa e irresistibile, accompagnato da nove musicisti e tre coriste.

Natalio Luis Mangalavite @Muntagninjazz Ph Roberta Gioberti

Natalio Luis Mangalavite @Muntagninjazz Ph Roberta Gioberti

E poi, ancora  Daniele Sepe e Art ensemble of Soccavo, Servillo, Girotto e Mangalavite, Rosario Bonaccorso Travel notes quartet e Fabrizio Bosso, con orchestra diretta dal maestro Stefano Fonzi, la Camillocromo beat band e le contaminazioni dei Takadum box. L’ensemble nato nel 2007 è giunto al successo con l’album “Takadrom, suoni al confine” uscito nella primavera del 2013. A completare il vasto e ricchissimo programma, infine, una serie di escursioni organizzate nei più reconditi anfratti del territorio abruzzese.

Fotogallery a cura di: Roberta Gioberti

Flamenco Tango Neapolis @Muntagninjazz Ph Roberta Gioberti

Flamenco Tango Neapolis @Muntagninjazz Ph Roberta Gioberti

Flamenco Tango Neapolis @Muntagninjazz Ph Roberta Gioberti

Flamenco Tango Neapolis @Muntagninjazz Ph Roberta Gioberti

Flamenco Tango Neapolis @ Muntagninjazz Ph Roberta Gioberti

Flamenco Tango Neapolis @ Muntagninjazz Ph Roberta Gioberti

Camillocromo Orchestra @ Muntagninjazz Ph Roberta Gioberti

Camillocromo Orchestra @ Muntagninjazz Ph Roberta Gioberti

Lavinia Mancusi - Takadum Orchestra @ Muntagninjazz Ph Roberta Gioberti

Lavinia Mancusi – Takadum Orchestra @ Muntagninjazz Ph Roberta Gioberti

Gabriele Gagliarini - Takadum Orchestra @ Muntagninjazz Ph Roberta Gioberti

Gabriele Gagliarini – Takadum Orchestra @ Muntagninjazz Ph Roberta Gioberti

Takadum Orchestra @ Muntagninjazz Ph Roberta Gioberti

Takadum Orchestra @ Muntagninjazz Ph Roberta Gioberti

Takadum Orchestra @ Muntagninjazz Ph Roberta Gioberti

Takadum Orchestra @ Muntagninjazz Ph Roberta Gioberti

Natalio Luis Mangalavite @Muntagninjazz Ph Roberta Gioberti

Natalio Luis Mangalavite e  Peppe Servillo @Muntagninjazz Ph Roberta Gioberti

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Fiorella Mannoia in concerto a Procida: note ed emozioni d’amare

Fiorella Mannoia @Sagra del Mare - Procida Ph Anna Vilardi

Fiorella Mannoia @Sagra del Mare – Procida Ph Anna Vilardi

Ospite attesissima della Sagra del Mare di Procida, la splendida ed amatissima Fiorella Mannoia ha incantato il pubblico dell’isola situata nel Golfo di Napoli con un concerto gratuito di circa due ore, tenutosi lo scorso 22 agosto 2014. Gremita di famiglie, ragazzi e persone adulte, piazza Marina Grande ha accolto l’artista con vivacità e calore, lasciandosi trasportare dal repertorio coinvolgente ed emozionante della cantante romana. Sempre attenta alle più delicate tematiche civili e sociali, Fiorella  Mannoia si è lasciata trasportare dal fascino del particolare contesto isolano e, attraverso i più noti brani del suo vasto repertorio, l’artista ha ripercorso i 40 anni di carriera che l’hanno portata nell’olimpo dei più grandi artisti italiani.  La sua inconfondibile chioma, gli occhi cristallini e la sua voce sofisticata hanno conquistato, nel corso degli anni, le più autorevoli penne cantautoriali italiane lasciando alla Mannoia la capacità di cucirsi storie ed emozioni sulla pelle e nell’anima per poterle, a sua volta, condividere con un pubblico trasversale ed affezionatissimo.

Fiorella Mannoia @ Sagra del Mare - Procida Ph Anna Vilardi

Fiorella Mannoia @ Sagra del Mare – Procida Ph Anna Vilardi

“Apprezzate la bellezza e la tipicità della vostra isola, difendetela dagli affaristi, conservatene le tipicità e le tradizioni, valorizzate la vostra cultura marinara, coltivate la cultura dell’accoglienza”, questo il monito che l’artista ha voluto lanciare alla volta del pubblico accorso al suo concerto, con l’intento di trasmettere un messaggio di speranza e fiducia in un domani sempre più incerto, anche e soprattutto per realtà piccole e peculiari come quelle isolane.

Fiorella Mannoia @ Sagra del Mare - Procida Ph Anna Vilardi

Fiorella Mannoia @ Sagra del Mare – Procida Ph Anna Vilardi

Tra i brani più apprezzati: “Sally”, Ho imparato a sognare”, “Il cielo d’Irlanda”, “Caffè nero bollente”, “Come si cambia” e tutti i più famosi cavalli di battaglia fino all’immancabile omaggio al grande ed indimenticabile amico Lucio Dalla che Fiorella ha recentemente omaggiato con uno splendido album tributo, intitolato “A te”. Uno speciale incantesimo di note che, nemmeno i disagi provocati dai disservizi dei mezzi di trasporto marittimo, sono riusciti a spezzare.

 Fotogallery a cura di: Anna Vilardi

Fiorella Mannoia @ Sagra del Mare - Procida Ph Anna Vilardi

Fiorella Mannoia @ Sagra del Mare – Procida Ph Anna Vilardi

Fiorella Mannoia @ Sagra del Mare - Procida Ph Anna Vilardi

Fiorella Mannoia @ Sagra del Mare – Procida Ph Anna Vilardi

Fiorella Mannoia @ Sagra del Mare - Procida Ph Anna Vilardi

Fiorella Mannoia @ Sagra del Mare – Procida Ph Anna Vilardi

Fiorella Mannoia @ Sagra del Mare - Procida Ph Anna Vilardi

Fiorella Mannoia @ Sagra del Mare – Procida Ph Anna Vilardi

Fiorella Mannoia @ Sagra del Mare - Procida Ph Anna Vilardi

Fiorella Mannoia @ Sagra del Mare – Procida Ph Anna Vilardi

Fiorella Mannoia @ Sagra del Mare - Procida Ph Anna Vilardi

Fiorella Mannoia @ Sagra del Mare – Procida Ph Anna Vilardi

Fiorella Mannoia @ Sagra del Mare - Procida Ph Anna Vilardi

Fiorella Mannoia @ Sagra del Mare – Procida Ph Anna Vilardi

Fiorella Mannoia @ Sagra del Mare - Procida Ph Anna Vilardi

Fiorella Mannoia @ Sagra del Mare – Procida Ph Anna Vilardi

Fiorella Mannoia @ Sagra del Mare - Procida Ph Anna Vilardi

Fiorella Mannoia @ Sagra del Mare – Procida Ph Anna Vilardi

Fiorella Mannoia @ Sagra del Mare - Procida Ph Anna Vilardi

Fiorella Mannoia @ Sagra del Mare – Procida Ph Anna Vilardi

Fiorella Mannoia @ Sagra del Mare - Procida Ph Anna Vilardi

Fiorella Mannoia @ Sagra del Mare – Procida Ph Anna Vilardi

 

Fabi, Silvestri, Gazzè: “L’amore non esiste” è una ribellione alla statistica. La recensione del brano

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“L’amore non esiste” è il titolo del secondo singolo che anticipa “Il padrone della festa” il nuovo album di inediti, disponibile da oggi in pre-order su iTunes,  scritto, composto e suonato da Niccolò Fabi, Max Gazze e Daniele Silvestri, uniti in un trio d’eccezione per questo progetto discografico che, ancor prima di venire alla luce, ha già conquistato numerosissimi consensi, anche grazie al successo di “Life is Sweet”, il primo singolo presentato dal supergruppo romano. Accompagnato dal videoclip girato da Davide Marengo, “L’amore non esiste” è un brano intimo e delicato, che si serve di una arrangiamento ovattato e ricercato, per parlare di un sentimento che, seppur inflazionato, riesce ancora a racchiudere la più recondita essenza dell’animo umano.

Fabi-Silvestri-Gazzè in uno stamp tratto dal video di "L'amore non esiste"

Fabi-Silvestri-Gazzè in uno stamp tratto dal video di “L’amore non esiste”

I tre musicisti hanno incrociato i propri percorsi individuali e la propria sensibilità artistica mettendo nero su bianco concetti profondi,  mirati alla ridefinizione del rapporto a due, inteso come qualcosa di molto lontano dalle mode e dal conformismo contemporaneo. L’amore, secondo i tre cantautori, si concretizza in un abbraccio tra anime che sfidano  numeri e parole, ansie e guai, affrontano mancanze ed auspicano gioie e serenità. Promesse che vincono sfide, che la letteratura non può o non sa raccontarci, cantano i tre artisti che, come contemporanei menestrelli, riescono a descrivere con grazia e leggerezza, anche i tratti più bui dei nostri pensieri. “L’amore non esiste è un cliché di situazioni tra due che non son buoni ad annusarsi come bestie finché il muro di parole che hanno eretto resterà ancora fra loro a rovinare tutto. L’amore non esiste è l’effetto prorompente di dottrine moraliste sulle voglie della gente è il più comodo rimedio alla paura di non essere capaci a rimanere soli”.

Fabi-Silvestri-Gazze

Difetti, limiti e contraddizioni definiscono ciò che non è amore: un assetto societario in conflitto d’interesse, fare i conti e accontentarsi piano piano, un ingorgo della mente di domande mal riposte e di risposte non convinte”. L’incedere per negazioni evidenzia, dunque, con maggiore forza semantica concetti importanti e significativi. “Una ribellione alla statistica” che rinsalda la nostra umanità, sintetizzata in quella magica e sempre più suggestiva immagine di “io e te”.

Raffaella Sbrescia

Acquista “Il padrone della Festa” su iTunes

Video: “L’amore non esiste”

Piccola Patria tour: Marco Guazzone & Stag con Maria Roveran in concerto ad Avellino. Il live report dell’evento e l’intervista ai protagonisti

Marco Guazzone & Stag Feat. Maria Roveran @ Laceno d'Oro Ph Errico Sarmientos

Marco Guazzone & Stag Feat. Maria Roveran @ Laceno d’Oro Ph Errico Sarmientos

Si è concluso lo scorso 20 agosto il “Piccola Patria tour”, l’avventura musicale che ha determinato un interessante ed apprezzatissimo sodalizio artistico tra Maria Roveran, attrice e cantante, protagonista del film “Piccola Patria”, girato dal regista Alessandro Rossetto e presentato durante la 70ma edizione del Festival del cinema di Venezia, nelle sale italiane dallo scorso aprile 2014, e gli Stag (Marco Guazzone, voce e tastiere, Stefano Costantini, tromba e synth, Edoardo Cicchinelli, basso, e Josuè Manuri, batteria) una solida ed originale realtà musicale romana, sempre più legata al mondo del cinema. Ospiti del Laceno d’Oro, dapprima Rassegna e poi Festival del Cinema neorealista di caratura internazionale, gli artisti si sono esibiti in concerto nel cortile dell’ex Carcere Borbonico di Avellino subito dopo la proiezione del film con l’obiettivo di veicolare il difficile messaggio contenuto nella pellicola ambientata nel profondo nord-est italiano. Cinema d’autore, cantautorato, denuncia e riflessione socio-culturale sono gli elementi coinvolti in un interessante progetto che ha preso vita attraverso un lungo tour che ha coinvolto i 5 giovani artisti in un’avventura on the road.

Marco Guazzone & Stag Feat. Maria Roveran @ Laceno d'Oro Ph Errico Sarmientos

Marco Guazzone & Stag Feat. Maria Roveran @ Laceno d’Oro Ph Errico Sarmientos

Dapprima l’incontro sotto i riflettori del Festival del Cinema di Venezia, poi la convivenza in camper, i concerti in giro per l’Italia e non solo, la scoperta di se stessi, nonché l’arricchimento e lo scambio reciproco sia dal punto di vista umano che musicale. Questo e molto altro si è visto durante l’ultimo emozionante concerto di questo appassionante viaggio artistico. Senza una scaletta prefissata e con parecchi stravolgimenti negli arrangiamenti dei rispettivi brani, gli Stag e Maria Roveran hanno inaugurato il live campano con “If I Needed You” di  Townes Van Zandt, seguita dalle suggestioni de “Il Principe Davide” e da “Piova Grigia”, scritta dalla giovane attrice e rivista con una splendida intro cantata a cappella, in duo con Marco Guazzone. Molto particolare anche la rivisitazione della title track “Piccola Patria”, le cui sfumature drammatiche sono subito state alleggerite da “Guasto”, uno dei brani più noti degli Stag. Assolutamente coinvolgente l’omaggio strumentale al grande compositore Ennio Morricone, scelto per introdurre “Atlas of Thoughts”, il brano che ha dato il nome al primo album di inediti degli Stag. Ancora un brano in veneto “Assime star” per raccontare il pathos ed il tormento di anime in pena, al centro di conflittualità collettive ed individuali, prontamente sdrammatizzate da “Sabato simpatico”  e da “Ringo Fire”, la cover di Johnny Cash rivisitata e arricchita dall’energetica perfomance di Maria Roveran, scalza e scatenata come non mai sul palco. “Joska la rossa” è il brano di ispirazione popolare e di tradizione alpina che gli Stag e Maria hanno stravolto e fatto proprio. A concludere il live, davvero molto apprezzato dal pubblico entusiasta,  è stata “Les Paul”, brano di punta degli Stag, che si sono concessi anche un richiesto e graditissimo bis sulle note di “Just Can’t Get Enough” dei Depeche Mode concludendo un live di grande qualità.

Raffaella Sbrescia

Abbiamo colto l’occasione della conclusione del Piccola Patria Tour per intervistare Maria Roveran e Marco Guazzone e scoprire le loro reciproche impressioni in riferimento a questo lungo ed intenso percorso artistico.

Maria, come è avvenuto il tuo incontro con gli Stag?

Maria Roveran: “Con Marco e gli Stag mi sono trovata subito in sintonia. La nostra chimica musicale è nata durante la Mostra del cinema di Venezia, durante la quale lui e gli Stag dovevano eseguire le colonne sonore dei film in concorso, io avevo scritto quella di “Piccola Patria”, per cui la sera prima della presentazione del film mi hanno contattato dalla redazione di Radio Hollywood Party per duettare con Marco e gli Stag. Conoscevo i ragazzi soltanto di fama, gli ho mandato i file e loro, tra mille cose, sono riusciti ad ascoltarli molto in fretta…il giorno successivo eravamo lì in diretta radio e, sebbene io fossi veramente tesa, ci trovammo subito in sintonia sulle note di “Assime star”, il brano più rabbioso della tracklist che, nel tempo, è molto cambiata perché la musica da film è un po’ più difficile da proporre al pubblico. Abbiamo combinato la mia rabbia alla melodia degli Stag ed è nata una nostra formula musicale”.

“Piccola Patria” ha messo in luce il tuo talento vocale…ci racconti come hai affrontato le prime fasi di questo percorso e cosa ti ha ispirato per la scrittura dei testi?

Mentre giravo il film sono entrata in connessione con le parti più intime e viscerali della mia anima. Solitamente il nord-est è dipinto tutto come un mondo di rose e fiori ma, in verità, ci sono un po’ di realtà familiari e territoriali difficili. Per 3 anni ho cercato di eliminare completamente il dialetto veneto dal mio parlato perché, come è noto, al centro sperimentale un attore deve resettare cadenze e inflessioni dialettali. Poi alla prima esperienza cinematografica mi dissero di tornare completamente al dialetto e per me è stato piuttosto spiazzante. Ovviamente l’ho fatto ed è stato un bel ritorno alle origini. Le immagini fluivano molto bene con quello che recitavo quindi la sera tornavo in hotel e le parole venivano fuori da sé. Posso sicuramente dire che c’è stata una sorta di maturazione del personaggio attraverso la musica, fatta proprio mentre giravamo il film anche se non è stato affatto facile. Siamo stati 3 mesi insieme e quando rientravo alla sera mi rilassavo cantando. Quando il regista mi ha sentito, il giorno successivo mi ha chiesto di cantare davanti alle persone ed io non ce l’ho fatta, sono scoppiata a piangere, hanno dovuto fermare il girato e mi sono dispiaciuta tantissimo. Anche al centro sperimentale facevo lezioni di canto, era una cosa che mi piaceva molto ma ogni volta che toccava a me mi tremavano le gambe e, durante alcune canzoni, mi succede ancora. Devo ringraziare davvero molto Alessandro Rossetto perché è stato lui a stimolarmi in questo senso e a dirmi che quando canto, mi succede qualcosa di interessante. Ho accettato la sfida che mi ha proposto e, seppur pian piano e a singhiozzo, gli ho fatto ascoltare quello che avevo scritto e mi sono decisa a cantare. Questa esperienza bellissima, inaspettata e potente mi ha aiutato anche nella recitazione perché reputo le due forme d’arte come vasi comunicanti.

Hai intenzione di continuare la tua avventura di cantautrice?

Sì! Due settimane fa è uscito il mio primo cd intitolato “AlleProfondeOriginiDelleRugheProfonde”, in cui ho incluso sia i brani contenuti in “Piccola Patria” che dei brani in italiano… Un’altra canzone sarà pubblicata, invece, in un altro film a cui ho preso parte e che sarà presentato prossimamente, non posso ancora dire dove…

Marco, quali sono, invece, le vostre impressioni rispetto al tour che si è appena concluso e come avete affrontato l’integrazione di Maria all’interno del gruppo?

Marco Guazzone: “Durante la scorsa edizione del Festival del Cinema di Venezia eravamo nel cast di Radio Hollywood Party e salutavamo tutti gli ospiti che prendevano parte alla trasmissione con uno stacchetto musicale. Spesso andavamo a vederci i film, anche per studiarci cose nuove, quando una  sera ci dissero che sarebbe venuta in programma l’attrice di un film, che era anche cantante, noi ci ascoltammo i brani senza aver avuto il tempo di studiarli. Maria venne mezz’ora prima in trasmissione, quel giorno c’era davvero chiunque… provammo i pezzi una sola volta, li suonammo in diretta e andò così bene che il produttore del film ed il regista Alessandro Rossetto ebbero l’ idea di mettere su un tour per portare la colonna sonora in giro per l’Italia dal vivo. Abbiamo, quindi, realizzato vari scambi, intrecci e rivisitazioni di brani alla scoperta del Veneto. L’esperienza più bella e più intensa è stata proprio quella on the road, mentre eravamo tutti insieme nel camper. Abbiamo conosciuto Maria in una certa veste, mentre era nel pieno della presentazione del film al Festival di Venezia, però quando poi ci siamo rivisti a Roma per le prove in sala,  lei è venuta con la tuta e con un canovaccio in testa, abbiamo cominciato a capire la sua concezione di musica, intesa come qualcosa di autentico, senza bisogno di orpelli e lustrini. Ci siamo divertiti ad entrare ognuno nel mondo dell’altro, contaminandoci”.

Come procede la lavorazione del nuovo album degli Stag?

Stavolta faremo una cosa sicuramente diversa… stiamo lavorando con un nuovo produttore che è Paolo Buonvino (che ha già lavorato con Battiato, Mannoia, Negramaro, Jovanotti e tantissimi altri artisti). Siamo arrivati da lui con 24 pezzi, con l’intenzione di fare un mega disco doppio ma, in realtà, ci siamo allontanati molto dalla nostra idea iniziale. Visto che la fruizione della musica è completamente cambiata, quasi non c’è nemmeno più l’mp3 di iTunes  ed è tutto su Spotify e, dato che si perderà la concezione del possesso della musica, stiamo pensando al disco come una sorta di punto di arrivo del nostro progetto e sarà tutto nuovo anche per noi. Paolo è un produttore che viene dalla musica da film e ci sta aiutando a creare l’atmosfera che vorremmo mantenere e approfondire.

 Raffaella Sbrescia

 Fotogallery a cura di: Errico Sarmientos

Marco Guazzone & Stag Feat. Maria Roveran @ Laceno d'Oro Ph Errico Sarmientos

Marco Guazzone & Stag Feat. Maria Roveran @ Laceno d’Oro Ph Errico Sarmientos

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Marco Guazzone & Stag Feat. Maria Roveran @ Laceno d’Oro Ph Errico Sarmientos

Marco Guazzone & Stag Feat. Maria Roveran @ Laceno d'Oro Ph Errico Sarmientos

Marco Guazzone & Stag Feat. Maria Roveran @ Laceno d’Oro Ph Errico Sarmientos

Marco Guazzone & Stag Feat. Maria Roveran @ Laceno d'Oro Ph Errico Sarmientos

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Marco Guazzone & Stag Feat. Maria Roveran @ Laceno d'Oro Ph Errico Sarmientos

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Marco Guazzone & Stag Feat. Maria Roveran @ Laceno d’Oro Ph Errico Sarmientos

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Marco Guazzone & Stag Feat. Maria Roveran @ Laceno d’Oro Ph Errico Sarmientos

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Marco Guazzone & Stag Feat. Maria Roveran @ Laceno d'Oro Ph Errico Sarmientos

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Marco Guazzone & Stag Feat. Maria Roveran @ Laceno d’Oro Ph Errico Sarmientos

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