Venerdì d’Autore: Ghita Casadei conquista il pubblico di Napoli

Ghita Casadei @Caffè Letterario Intra Moenia Ph Errico Sarmientos

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Protagonista del Venerdì d’Autore, tenutosi lo scorso 5 settembre al Caffè Letterario Intra Moenia di Piazza Bellini a Napoli, la cantautrice  e musicista romana Ghita Casadei. Dotata di una voce limpida, potente, sofisticata, l’artista ha presentato al pubblico partenopeo il suo album d’esordio, completamente autoprodotto, intitolato “Per quello che sono”. Forte di un percorso artistico iniziato quando aveva soltanto 6 anni, Ghita si è avvicinata alla musica dapprima frequentando l’Accademia Filarmonica Romana per poi virare verso un sentiero musicale cantautorale vicino alla tradizione del primo novecento. Artista versatile e appassionata Ghita partecipa da tempo a numerosi progetti teatrali e musicali che le permettono di essere al centro di numerosi progetti. L’artista è, infatti, vicepresidente e docente di canto moderno presso l’Accademia Romana per la produzione delle arti, collabora dal 2009 con la compagnia dell’Albero di Minerva e fornisce un frequente apporto musicale alle iniziative intraprese dall’Emporio delle Arti. 

Ghita Casadei @Caffè Letterario Intra Moenia Ph Errico Sarmientos

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Laureata in Storia, scienze e tecniche della musica e dello spettacolo, Ghita Casadei è l’emblema della determinazione ed è la prova che, se si è in possesso di tanta buona volontà, si può riuscire a mettere insieme un puzzle personale di tutto rispetto. Durante l’incontro, moderato dalla giornalista musicale Raffaella Sbrescia, la cantautrice si è messa a nudo, raccontandosi a 360 gradi, evidenziando, tra l’altro, la sua continua voglia di mettersi in discussione per imparare e limare alcuni aspetti della propria professionalità. Anche all’interno di “Per quello che sono” sono racchiusi numerosi momenti legati alla sfera più intima della personalità di Ghita ed è interessante notare come attraverso un uso accurato ed approfondito della lingua italiana, l’artista sia riuscita a raccontarsi in maniera sensibile e delicata al contempo. Composto interamente sull’Isola di Procida, uno dei luoghi più amati dalla stessa Ghita, “Per quello che sono” è un album dalla struttura ciclica, caratterizzato da una serie di ritorni e con un occhio di riguardo rivolto al passato.

Ghita Casadei @Caffè Letterario Intra Moenia Ph Errico Sarmientos

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Tra i brani proposti al pubblico di Piazza Bellini citiamo “Mio bel fior”, l’immaginifico “Mani di sabbia”, il fascino sornione de “Il girotondo delle tre”, la cover di “Come Pioveva”, brano del 1918 cantato da Armando Gill Aka Michele Testa, un artista appartenente a quella corrente artistica a cui Ghita si sente particolarmente vicina, sia per quanto riguarda la sua cifra stilistica sia per il discorso relativo ai contenuti. Scritto in un momento di rabbia “La ballata dell’amore” è un brano cantato letteralmente con il cuore in mano. Anche “Nascondersi” è una canzone particolarmente delicata, scandita da pensieri intimi e riflessioni profonde. Drammatica ed appassionata l’interpretazione della bellissima  titletrack “Per quello che sono”. Eseguiti in accordatura aperta “Ascoltando l’alba” e “Non c’è niente di male”, sono due brani non inclusi in “Per quello che sono” ma che rappresentano, a pieno titolo, un momento importante del percorso artistico dell’artista. L’altra cover presente in scaletta è stata “Lo stornello dell’estate”, un falso storico, frutto del genio compositivo del maestro Morricone, che Ghita ha riletto pensando alla inimitabile forza espressiva di indimenticabili interpreti come Gabriella Ferri e Mia Martini. Altro che “Passatista”, Ghita Casadei rappresenta la viva testimonianza di un percorso fitto di esperienze importanti e altamente formative.  Con la sua voce sublime e con la sua istrionica personalità, Ghita Casadei è un artista eccellente di cui sentiremo parlare molto a lungo.

Fotogallery a cura di: Errico Sarmientos

Ghita Casadei @Caffè Letterario Intra Moenia Ph Errico Sarmientos

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Ghita Casadei @Caffè Letterario Intra Moenia Ph Errico Sarmientos

 

 

 

 

 

“Siamo chi siamo”: un Ligabue camaleontico nel video del nuovo singolo

Ligabue (frame tratto dal videoclip di "Siamo chi siamo")

Ligabue (frame tratto dal videoclip di “Siamo chi siamo”)

“Siamo chi siamo”, in rotazione radiofonica dallo scorso 29 agosto, è l’ultimo singolo estratto dal fortunato e premiatissimo album di Luciano Ligabue, intitolato “Mondovisione”. Prima di addentrarci nel merito di questo brano particolarmente significativo, è il caso di soffermarci sul videoclip, realizzato da Riccardo Guernieri, in cui abbiamo avuto l’occasione di scoprire un Ligabue inedito. Seduto dietro una scrivania, il rocker di Correggio offre al pubblico una serie di frame che lo ritraggono in diverse vesti: Luciano passa con disinvoltura da un basco alla Celentano a un boa alla Renato Zero, da una tuta alla Fabri Fibra a una pelliccia alla Lucio Dalla, dalla giacca bianca, simile a quella indossata nel video di “Viva”, al  gilet di qualche anno fa, mentre una serie di espressioni non verbali, tra gestualità e mimica facciale, ci trasmettono l’idea di un artista maturo che può permettersi di fare un bilancio ed invitarci a fare un ragionamento simile anche nei confronti di noi stessi.

Ligabue (frame tratto dal videoclip di "Siamo chi siamo")

Ligabue (frame tratto dal videoclip di “Siamo chi siamo”)

Sullo sfondo, intanto, scorrono le foto di alcune delle più significative frasi trovate sui muri d’Italia, perle di vita vissuta che Luciano ha proposto al pubblico anche nel corso del suo seguitissimo Mondovisione tour 2014: “Diffida dai libri, leggi sui muri”, “Non accettate sogni dagli sconosciuti”, “Attenti, sono ancora vivo”, “Non prendere la vita troppo sul serio tanto non  ne uscirai vivo”, “Non è mai troppo tardi per farsi un’infanzia felice”, “Voi ridete perché io sono diverso, io rido perché siete tutti uguali” sono solo alcune delle frasi più significative proposte nel videoclip. Su tutte svetta “Il sistema non sistema”: un riferimento diretto e immediato alla politica, una critica ma anche uno stimolo a reagire e a smuovere la nostra esistenza, un incentivo alla partecipazione attiva all’interno della società. “Di tutte quelle strade averne presa una, per tutti quegli incroci nessuna indicazione…Di tutte quelle strade trovarsi a farne una, qualcuno ci avrà messi lì…siamo chi siamo”, canta Ligabue, e poi, ancora, “di tutte quelle strade, saperne solo una. Nessuno l’ha già fatta, non la farà nessuno. Per tutti quegli incroci, tirare a testa o croce…qualcuno ci avrà messi lì…”: in queste parole Ligabue è riuscito a rendere, nero su bianco, un profondo senso di smarrimento, l’incertezza, la confusione, l’ignoranza, la paura di mettersi in gioco e rischiare.

Ligabue (frame tratto dal videoclip di "Siamo chi siamo")

Ligabue (frame tratto dal videoclip di “Siamo chi siamo”)

Nonostante tutto, non manca, tuttavia, nel finale della canzone, un messaggio rassicurante: serio e composto, Luciano chiude il brano con una valutazione personale dalla valenza universale: “conosco le certezze dello specchio e il fatto che da quelle non si scappa e ogni giorno mi è più chiaro che quelle rughe sono solo i tentativi che non ho mai fatto”: parole intrise di saggezza che, senza cadere nella saccenza, consentono a Luciano Ligabue di interpretare il pensiero comune facendolo proprio e mettendoci la faccia. Siamo chi siamo e non c’è miglior presupposto per prendere in mano le redini della nostra vita.

Raffaella Sbrescia

Ligabue, intanto, sarà ancora in giro con il Mondovisione Tour – Stadi 2014 in Italia con le date di sabato 6 settembre allo Stadio Nereo Rocco di Trieste, martedì 9 allo Stadio Olimpico di Torino, sabato 13 al Dall’Ara di Bologna e sabato 20 all’Arena Della Vittoria di Bari per poi volare per la prima volta in carriera in America con ben 5 tappe negli Stati Uniti e in Canada.

Acquista “Mondovisione” su iTunes

Video: “Siamo chi siamo”

“Chronos”: le emozioni strumentali di Andrea Carri

CHRONOS

“Time flies, time flies away… But what is time? Time flies… But something can make us eternal… after a harvest, another one comes”, queste le parole che il pianista e compositore italiano, classe 1990, Andrea Carri ha scelto per introdurre il suo quarto lavoro discografico intitolato “Chronos”, che vedrà la luce il prossimo 15 settembre su etichetta Psychonavigation Records. Il progetto, finanziato con una campagna di raccolta fondi su Music Raiser, riesce ad essere subito di forte impatto grazie alla bellissima ed immaginifica cover realizzata da Anna Maria Pia Pettolino: clessidre sospese nel tempo si alternano ad una grossa sveglia,  da cui i numeri sfuggono perdendosi in uno spazio sospeso. Spazio in cui uomini in penombra assistono rapiti al magico fenomeno mentre altri ancora s’incamminano lungo un sentiero fatto di tasti di pianoforte, al cui traguardo troveranno Andrea, pronto a condurli per mano nel suo mondo fatto di note, fin da quando aveva soltanto 6 anni.

Andrea Carri

Andrea Carri

Ben 11 sono i germogli di vita generati da “Chronos”, un album strumentale adatto ad una mistica contemplazione del nostro vivere e ad una disinvolta apertura rivolta al futuro. L’album è scandito da tre fasi: passato, presente e futuro; in ogni intervallo temporale Andrea Carri inserisce brani intimisti e personali, caratterizzati da una maggiore apertura strumentale e da un moderato utilizzo dell’elettronica. Ad inaugurare “Chronos”  è “Past”: piccoli rintocchi e synth in sequenza aprono uno scenario tipico da colonna sonora di un film. “Oggetti dimenticati” è la traccia immediatamente successiva: nel brano le note si rincorrono delicatamente tra loro, scavando e scovando affetti, pensieri assopiti, desideri archiviati dalla routine. Leggiadra e lieve è “La via delle 7 torri”, una composizione enigmatica e ricca di sfumature, perfetta per introdurre gli infiniti spazi proposti da “Present”, il brano composto e arrangiato da Andrea Carri insieme a Frank Perry (lap steel, soundscapes, visions). Synths metallici e sinistri disegnano ineludibili confini di un paesaggio grigio e perturbante. Decisamente diverso il sound de “Le parole che non ti ho mai detto”, uno dei brani più sperimentali di Andrea Carri. L’apertura sentimentale dell’album continua anche in “Points of view”, una composizione attraversata da un mood malinconico e contraddittorio, quasi a voler rispecchiare le bizze di un animo tormentato.  I synth ed il pad di Francesco Mantovani arricchiscono le note di “Future” con un ticchettìo metallico. Il tempo scorre e, man mano che ci si avvicina al finale del disco, il sound si fa sempre più mieloso e rassicurante, come avviene in “Foglio Bianco” ed in “Music is eternity”, in cui è il violoncello di Emanuele Milani a sancire una prolifica fusione di intenti. Un ritmo ciclicamente ossessivo attraversa il nucleo centrale di “Dopo un raccolto ne viene un altro”, il brano conclusivo di “Chronos”, in cui Carri, Milani Carla Chiussi e Roberto Porpora lasciano confluire la summa dei suoni proposti fino ad un attimo prima. La funzione della composizione è quella di sigillare con cura uno scrigno di emozioni che, seppur contrastanti, riescono a rendere in maniera incisiva ed efficace la più intima essenza del nostro fragile animo.

Raffaella Sbrescia

“Di Domenica”: il nuovo singolo dei Subsonica. La recensione

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Avevamo lasciato i Subsonica sulle energetiche e dinamiche note di “Lazzaro”, il primo singolo estratto dal nuovo album di inediti del gruppo torinese, intitolato “Una nave in una foresta”. Li ritroviamo oggi, 5 settembre, con “Di Domenica”, un brano apparentemente distante dai contenuti solitamente proposti dai Subsonica e con un testo destrutturato, essenziale, quasi minimalista eppure incredibilmente efficace. Prima di addentrarci nello specifico di questo nuovo singolo, per capirne l’ampia valenza immaginifica è importante parlare del bellissimo lyric video realizzato dal visionario Donato “miklyeyes” Sansone: piccoli tratti di matite e carboncini creano impercettibili intrecci visivi e metaforici. L’artista compie, infatti, un percorso a ritroso partendo da un’immagine definita per scoprirne l’intima essenza. Piccole figure geometriche si rilevano portatrici di vita, di speranza, di sogni creando una piccola magia in stop motion.

Ad accompagnare il testo della canzone è, invece, un arrangiamento soffice, vellutatamente delicato, una carezza per l’anima in cui ogni strumento svolge un ruolo preciso anche se le piccole e periodiche distorsioni di chitarra regalano un’aura peculiare ad un sound fortemente caratterizzato dall’uso dell’elettronica, come tra l’altro, è tipico dei Subsonica. Il brano, come è facile intuire, già a partire dal titolo, sceglie la domenica come giorno speciale, un momento unico, forse irripetibile, propizio per esorcizzare la paura, l’incertezza, la confusione, la sensazione di rimorso, la frustrazione del peccato. “Nel vuoto del letto dolce di una domenica, sono cambiamenti solo se spaventano, sono sentimenti. Anche se domani sarò un rimorso forse puoi abbandonarti di domenica. Sono cambiamenti solo se spaventano, sono sentimenti tutti i giuramenti oggi che è domenica sono adolescenti”, canta Samuel, con voce calda, sensuale e dolce al contempo. Un mood quasi melenso che forse molti fan dei Subsonica non ameranno ma che, col tempo, impareranno ad apprezzare come già è accaduto con altri brani pubblicati in passato. Un manto ritmico ovattato e coinvolgente, da ascoltare e riascoltare, lecca le ferite, rassicura il cuore incerto, ammorbidisce gli spigoli dei pensieri e delle costanti preoccupazioni che ci attanagliano l’anima.

Molto efficace il messaggio lanciato dal monito scandito a poco più di metà canzone: “Capovolgi il tuo destino, sarò sempre qua, sarò sempre qua/capovolgi il tuo cuscino, di domenica, di domenica”: una dichiarazione d’affetto incondizionato, una spinta a tuffarsi nel futuro, un incoraggiamento a credere in se stessi e nelle proprie capacità. I Subsonica ci regalano ancora una volta un brano ottimista e fiducioso che ci catapulta, più curiosi che mai, verso il full lenght “Una nave in una foresta” in uscita il prossimo 23 settembre, in pre-order da oggi su iTunes e nei principali stores digitali. Disponibili anche altri due brani, sempre tratti dall’imminente album: si tratta della title track “Una nave in una foresta” e de “I cerchi degli alberi”.

Raffaella Sbrescia

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Video: “Di Domenica”

In attesa di scoprire le altre tappe di questo nuovo percorso, ecco le date del tour autunnale dei Subsonica:

31-ott-14 – JESOLO – PALA ARREX
01-nov-14 – PESARO – ADRIATIC ARENA
07-nov-14 – NAPOLI – PALAPARTENOPE

08-nov-14 – BARI – PALAFLORIO
13-nov-14 – TORINO – PALAOLIMPICO
15-nov-14 – VERONA – PALAOLIMPICO
21-nov-14 – ROMA – PALALOTTOMATICA
27-nov-14 – BOLOGNA – UNIPOL ARENA

28-nov-14 – FIRENZE – MANDELA FORUM
29-nov-14 – GENOVA – 105 STADIUM
01-dic-14 – MILANO – MEDIOLANUM FORUM

“Sayonara”: i Club Dogo fanno sul serio con “Non siamo più quelli di Mi Fist”

Club Dogo Feat. Lele Spedicato (frame tratto dal videoclip di "Sayonara"

Club Dogo Feat. Lele Spedicato (frame tratto dal videoclip di “Sayonara”

I Club Dogo presentano “Sayonara”, il terzo singolo estratto da “Non siamo più quelli di Mi Fist”, il nuovo album di inediti che vedrà la luce il prossimo 9 settembre. Dopo “Weekend” e “Fragili” feat. Arisa, il trio non molla la presa e scaglia un brano decisamente più diretto ed aggressivo, che si avvale di un’altra prestigiosa collaborazione. Sono infatti le chitarre di Lele Spedicato dei Negramaro a marchiare il flow del singolo che, accompagnato dal videoclip in pieno Japan –style, girato da Niccolò Celaia Antonio Usbergo, presenta i Club Dogo e lo stesso Lele nella veste di cattivi e spietati criminali. “Sayonara” è la prima delle 14 tracce della scaletta che compone il nuovo lavoro in studio del gruppo. I Club Dogo intendono presentarsi sotto una nuova veste musicale, fortemente influenzata dal contributo di Don Joe e caratterizzata dalla co-presenza di generi musicali diversi. I due singoli che hanno anticipato l’uscita dell’album, “Weekend” e “Fragili” hanno raggiunto entrambi, ed in breve tempo, la vetta della classifica digitale dei singoli Fimi-Gfk e, dati i presupposti, c’è da pensare che, nonostante un vistoso cambiamento di rotta, i Club Dogo godono ancora di un forte riscontro da parte del pubblico.

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Nello specifico di “Sayonara” è interessante sottolineare una scrittura assolutamente cruda, critica, cinica, maschia. Le rime, in qualche caso troppo forzate, riescono, tuttavia, a rendere in maniera incisiva ed efficace la voglia di sparare a zero un po’ su tutto e tutti. Il filone arrivista ed egoistico del super rapper mangiasoldi lascia, dunque, spazio ad un più sottile riferimento alla struttura socio-culturale contemporanea: “Sarò fuori di qua prima che fuori dall’euro, so che te non capisci questa roba ma si sa frate la gente è scema non credeva a Socrate tutta sta gente che è babba del resto in passato a Gesù han preferito Barabba, bravi bravi, dormi, mangi, preghi lavori e caghi, nuovi schiavi”, cantano e scrivono i Club Dogo, senza filtri alcuni. Spazio anche all’autocelebrazione con una strofa che non lascia spazio ad interpretazioni di sorta: “Ho il flow che raddrizza le svastiche, ti rompe, ti spezza, ti apre, astice, check, super sex sulla panca flow crystal meth, Breaking Bad, Salamanca Guè Samarcanda e la cosa più bella è non piacerti adios, au revoir, arrivederci, sayonara. Vita amara i miei fratelli con più polvere che nel Sahara la vita è cara voglio portarmi i soldi nella bara e mandare questi figli di puttana in para e fargli Sayonara” e poi, ancora “Sono troppo boss, troppo grosso, prendo tutto il lusso che posso, scopo con tutte le collane addosso, non perdo un euro di tempo per un infame ci penserà il karma a fargli fare la fame”.

club dogo flyer

Gagliardi e spacconi i Club Dogo si muovono con disinvoltura tra sonorità ibride e metropolitane riuscendo a beneficiare a pieno delle cariche metalliche della chitarra di Lele Spedicato, perfettamente calato nella parte del cattivo. A giudicare dal timbro marcato di “Sayonara” c’è da pensare che nel nuovo album ci sarà molta carne a cuocere  e per i più fedeli al sound dei Club Dogo l’appuntamento da non perdere è l’evento ad ingresso gratuito previsto per il 19 settembre al Fabrique di Milano (via Fantoli, 9 dalle 21:30). Lo speciale evento live, organizzato da Beck’s, li vedrà anticipare sul palco alcuni brani tratti dal nuovo album, insieme ad altre canzoni del loro repertorio.

Raffaella Sbrescia

Il tour ufficiale comincerà il 5 dicembre a Napoli. Queste le altre date confermate:

06/12 ROMA Orion

12/12 TREPUZZI (LE) Livello 11/8

13/12 MODUGNO (BA) Demodì

27/12 SAN BIAGIO DI CALLALTA (TV) Supersonic Music Arena

09/01 FIRENZE Obihall

10/01 NONANTOLA (MO) Vox Club

16/01 VENARIA REALE (TO) Teatro Concordia

28/01 MILANO Alcatraz

Per acquistare i biglietti su Ticketone clicca sul banner in alto a destra.

Acquista “Non siamo più quelli di Mi Fist” su iTunes

Video: “Sayonara”

Dominio incontrastato per i Coldplay nella classifica FIMI

coldplay

I Coldplay continuano a dominare, incontrastati, la classifica FIMI/GFK degli album più venduti della settimana in Italia con “Ghost Stories”, seguiti da Biagio Antonacci con l’album “L’Amore comporta” e da “Domani è un altro film” dei Dear Jack. Al quarto posto c’è Alessandra Amoroso con “Amore Puro” mentre Francesco Renga è quinto con il suo “Tempo Reale”. Sesta Giorgia con “Senza paura”, seguita dai 5 Seconds of Summer e da Ligabue con “Mondovisione”. Al nono posto ritroviamo i Modà con “Gioia non è mai abbastanza” mentre Ed Sheeran chiude la top ten con “X”.

The Shak & Speares presentano “Dramedy”. La recensione del disco

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The Shak & Speares arrivano da Pompei ed il 30 settembre pubblicheranno il loro secondo lavoro discografico intitolato “Dramedy”, su etichetta FreakHouse records con distribuzione fisica e digitale The Orchard/Audioglobe. Più di un anno fa la band “punk-agreste” pubblicava “Gagster”, un album d’esordio che ha portato questi giovani scatenati ad esibirsi in Italia e all’estero. Una lunga tournée, conclusasi a Londra in compagnia di Vic Godard & Paul Cook (Sex Pistols), che li ha ispirati e li ha condotti alla creazione di nuovi contenuti musicali racchiusi in un disco che, già a partire dal titolo, intende rappresentare un prodotto originale. Pur rimanendo concentrati sui temi più strettamente legati all’immediata contemporaneità, the Shak & Speares hanno inteso ammorbidire il tutto con sonorità vive, energiche e travolgenti. “Dramedy” unisce le parole drama e comedy, rendendo per iscritto la fusione di elementi uguali e contrari, vicini nella loro diversità. Composto da nove tracce, l’album si avvale anche della presenza di special guest d’eccezione, stiamo parlando di Vic Godard, il leggendario punk-pioneer inglese. Ad aprire l’energico “Dramedy” è “Subway in Love”: un irresistibile rullante scandisce la vivace marcetta che accompagna un testo orecchiabile. Sornione e scherzoso è il mood di “Sailor’s Promises”, l’inconfondibile la la la sound, easy e contagioso, fa capolino tra scariche di cantato urlato. Sulla stessa linea d’onda è “Dreamland”, anch’esso attraversato da sonorità punk-agresti spiaccicate sulla faccia e nelle orecchie degli ascoltatori. Inevitabile il pogo selvaggio sulle note di “Stuck in a bottle” mentre  il ritmo solare e positivo di “Courtney is dead” si contrappone ad un testo incentrato su una figura piuttosto controversa. Più teso è il clima sonoro proposto in “Criminal Prayer”, subito stemperato dalla anima folk di “Castro street”. Chiude l’album “No Prey, No pay”, un brano caratterizzato da un arrangiamento tiratissimo che lascia l’ascoltatore letteralmente senza fiato. Cinico e spavaldo il testo che finisce col dare spazio ad un bel finale strumentale. “Dramedy” è, pertanto, un album tutto da ballare scatenandosi fino all’ultima goccia di sudore.

Raffaella Sbrescia

 

“In Cile Veritas”, la recensione del nuovo album de Il Cile

IL CILE_cover IN CILE VERITAS

Lorenzo Cilembrini, in arte Il Cile, presenta “In Cile Veritas” (Universal Music), un nuovo album di inediti, giunto dopo il notevole successo ottenuto dall’album d’esordio intitolato “Siamo Morti a Vent’anni”. In questo lavoro il cantautore ha scelto di lasciarsi andare nei meandri di un percorso testuale ed artistico piuttosto distante da quello precedente: «Si dice che il rilassamento dei freni inibitori favorisca l’essere umano a rivelare cose nascoste, pensieri rimasti incastrati in qualche scomparto dell’anima, parole soffocate dalla lucidità della ragione -queste le parole con cui Il Cile, ha introdotto il significato del suo album- Ho scelto il titolo “In Cile Veritas” perché nel mio caso è sempre stata la musica a permettermi di tirare fuori quelle sensazioni, quelle melodie e quelle liriche che per natura tengo chiuse nel mio profondo, troppo spesso attraversato da tempeste e nubi minacciose». Composto da 10 tracce, l’album si apre con “Sapevi di me”, la storia di un amore difficile ed osteggiato. La parte centrale del brano è urlata e sparata in faccia all’ascoltatore, al centro del testo ci sono le emozioni più intime di un giovane uomo, accarezzate dal rumore dei suoi silenzi. Anche “Ascoltando i tuoi passi” racconta le vicende di un giovane che sceglie di camminare sulla strada sterrata, che canta canzoni che non ricorda nessuno e che, sostenuto da una donna forte e combattiva, riesce ad interpretare il rapporto a due come una possibilità di risoluzione dei propri conflitti interiori: “mi hai tenuto per mano anche dentro il mio inferno con il coraggio di una venere che si veste di amianto…”, canta Il Cile, mentre “Liberi di vivere” racchiude la più autentica espressione del disagio di una generazione costretta ad aggrapparsi a sogni ammaccati ed ingombranti. La voce graffiata di Lorenzo Cilembrini accompagna il suono della chitarra raccontando il peso del quotidiano, la fatica del dover maneggiare la speranza, l’abitudine di finire sotto anestesia durante il fine settimana per sentirsi liberi di illudersi . “Liberi di vivere” è, sicuramente, il brano più bello e più profondo di questo album, le parole sono pesanti, vere, autentiche, drammatiche, ineludibili e Il Cile realizza un nitido ritratto di un “presente precario eppure affamato”.

IL CILE Ph Jacopo Lorenzini

IL CILE Ph Jacopo Lorenzini

Decisamente sottotono la trama de “L’amore è un suicidio”, l’arrangiamento rock ed il massiccio utilizzo delle chitarre elettriche non riesce a dare vivacità ad un brano piuttosto banale. Le quotazioni risalgono, impennandosi, in “Parlano di te”: una bellissima ballad che racconta i pensieri sconnessi di un giovane uomo alle prese con un amore viscerale da cui non riesce a sfuggire. La bravura di Lorenzo sta proprio nella scelta oculata, accurata, studiata delle parole che, l’una dopo l’altra, costruiscono montagne di pensieri vivi, veraci, implacabili. Frasi come “il mal di testa mi ricorda che sono vivo” ci raccontano, come un frame cinematografico, l’immagine di un’anima anestetizzata dal dolore e dalla malinconia, da brivido.

IL CILE ph Jacopo Lorenzini

IL CILE ph Jacopo Lorenzini

Diverso è, invece, il discorso legato a “Baron Samedi”, un brano enigmatico, attraversato da frasi apparentemente slegate tra loro e che, ancora una volta, lasciano aperto il filone del mistero. “Sole, cuore, alta gradazione” è il titolo del singolo che ha anticipato l’uscita dell’album. Un arrangiamento solare ed un’ambientazione dinamica celano i mali e i vizi di una tribù che traballa . Il “diavolo del lessico” si perde nella banalità delle rime di “Maryjane” per poi risollevarsi in “Vorrei chiederti”: un labirinto di 30 mq è il giaciglio da cui sgorgano pensieri, sogni, desideri, riflessioni. A chiudere l’album è “Un’altra aurora”: un burattino di carne senza difese si abbandona ad un estremo bisogno d’amore concludendo così l’affannosa ricerca di un porto sicuro da cui attingere energia e certezza in un mondo che non ne offre.

Raffaella Sbrescia

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“V”, la recensione del quinto album dei Maroon 5

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I Maroon 5 presentano “V”, il quinto album della loro carriera, anticipato dal singolo “Maps”, ai vertici delle classifiche radio e digitali di tutto il mondo. Questo nuovo progetto discografico ha visto tornare nel gruppo il tastierista Jesse Carmichael, che aveva lasciato la band nel 2012 durante le registrazioni di “Overexposed”. Si torna quindi alla formazione originale con Adam Levine (voce e leader), James Valentine (chitarra), Mickey Madden (basso), Matt Flynn (batteria e percussioni) e PJ Morton (tastiera) e, per l’appunto, Jesse Carmichael. Registrato a Los Angeles insieme ai produttori Max Martin, Benny Blanco, Ryan Tedder, Shellback e Sam Martin, “V” è composto da 11 brani a cui se ne aggiungono altri 3 nella versione deluxe. L’album si apre con le sonorità catchy e le aperture dance dell’ascoltatissimo “Maps”, incentrato su una storia lontana dall’happy ending, tra rimpianti e domande senza risposta. “Animals” possiede, invece, tutto il fascino di un testo crudo, diretto, animalesco. Profumi, tracce da seguire, l’istinto e la lotta per l’accoppiamento si avvinghiano tra note black e rithm’n’blues; impossibile resistere alla bestia che c’è dentro ognuno di noi. A seguire il nuovo singolo “It was always you”: delay e riverbero si accompagnano ad un suono metallico mentre Levine descrive il risveglio dal torpore dei sensi e la riscoperta dell’amore.  Dolorosa e delicata è la trama di “Unkiss me”, una ballad in cui la band traccia il ritratto della fine di una storia, una fine difficile da accettare eppure necessaria per poter continuare a guardare avanti. Decisamente più ritmata e dance è “Sugar”: sonorità vicine ai dorati anni ’80 danno voce ad una forte richiesta d’amore. Un legame empatico, simbiotico, necessario, ben espresso da parole come: “I don’t wanna be needing your love, I just wanna be deep in your love”. Ancora una ballad con “Leaving California”, una parentesi malinconica, alleggerita da un potente giro di batteria, pensata per raccontare un rapporto che stenta a stare in piedi, un vacillìo emotivo in grado di destabilizzare le percezioni ed i sentimenti.

Maroon 5 Ph Vincent Perrini

Maroon 5 Ph Vincent Perrini

La travolgente gelosia di “In your pocket” ci mostra una nuova faccia di Levine che, furioso, indaga, interroga, aggredisce la sua amata in cerca di segreti da portare alla luce. La rabbia ed il disappunto cedono poi spazio alla sopraffazione in “New love”. Un buon mix and match tra hip hop e r’n’b s’intreccia con un’ inarrestabile sequenza di beat. Il fascino electro degli anni ’80 riemerge in “Coming back for you”, sulla stessa linea d’onda è “Feelings”, un brano annebbiato dalle inebrianti sensazioni selvagge rievocate da un sound travolgente. Il gioiellino dell’album è “My Heart is Open” in cui la voce di Levine si fonde e si intreccia con quella di Gwen Stefani mentre un dolce ed ovattato pianoforte suggella l’idillio artistico: “I know you’re scared, I can feel it/ It’s in the air, I know you feel that too/ But take a chance on me/You won’t regret it, no”, canta Adam, aprendo il cuore al rischio, in un vortice di incertezza e di paura. “Shoot love” è la prima delle tracce deluxe, ancora incentrata sulla ricerca ostinata dell’amore mentre “Sex and candy” regala un tocco decisamente speziato ad un finale discografico fin troppo melenso. A chiudere “V” è “Lost Stars”, un bellissimo brano pregno di poesia e di intense riflessioni aperte ad un tipo di interpretazione di più  ampio respiro socio-culturale: “Please don’t see just a boy caught up in dreams and fantasies. Please see me reaching out for someone I can’t see. Take my hand, let’s see where we wake up Tomorrow. Best laid plans sometimes are just a one night stand. I’ll be damned, Cupid’s demanding back his arrow. So let’s get drunk on our tears” e poi, ancora, “And God, tell us the reason youth is wasted on the young. It’s hunting season and the lambs are on the run. Searching for meaning but are we all lost stars trying to light up the dark?”. Un interrogativo, quest’ultimo, che, ancora una volta, ci pone con le spalle al muro di fronte alla vacuità della nostra essenza terrena. Un album, quello dei Maroon 5, che, pur non essendo particolarmente innovativo dal punto di vista strumentale, possiede una serie di spunti utili per approfondire una serie di tematiche legate alle dinamiche con cui  le relazioni interpersonali contemporanee si snocciolano attraverso prime fasi di approccio animalesco per poi vanificarsi nell’oblìo o sfociare in un’irrefrenabile attaccamento simbiotico.

Raffaella Sbrescia

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Immanuel Casto: l’inarrestabile successo del principe del Porn Groove

Immanuel Casto (immagine tratta dalla pagina Facebook dell'artista)

Immanuel Casto (immagine tratta dalla pagina Facebook dell’artista)

Immanuel Casto, al secolo Manuel Cuni, è il principe del Porn Groove italiano. Originario di Bergamo, il Casto Divo vanta una discografia incentrata su testi dall’esplicito contenuto sessuale. Quello che è interessante sottolineare è l’assoluta eleganza della forma espressiva scelta dall’artista che, tra l’altro, risulta essere molto legato all’uso dell’elettronica, dei synth e dei campionamenti, con sonorità anni ’80. “Voyeur”, Vento di erezioni”, “Deflorato”, “Feel the Pron Groove”, “Adult Music”, “Freak & Chic” sono i titoli che popolano la sua discografia e che non lasciano dubbi all’immaginazione. Immanuel Casto supera i confini del trash per immergersi con assoluta genialità creativa in un territorio semantico fitto di riferimenti espliciti, certo, ma anche caratterizzato da un interessante doppio fondo di rilevante interesse socio-culturale.

Immanuel Casto (immagine tratta dalla pagina Facebook dell'artista)

Immanuel Casto (immagine tratta dalla pagina Facebook dell’artista)

A metà strada tra il sacrilego ed il profano, Immanuel Casto abbraccia il ruolo di profeta in patria, impersonificando il ruolo di ammazza-tabù.  Le massicce dosi di sa­ti­ra presenti nelle raffinate li­ri­che da lui proposte diventano facilmente espressione di una so­cie­tà non sol­tan­to de­pra­vata e priva di spes­so­re mo­ra­le ma anche falsamente bi­got­ta e vacua. Inutile cercare di arginare il successo di Immanuel Casto, in molti hanno cercato di catalogare fret­to­lo­sa­men­te le sue canzoni come stu­pi­dag­gi­ni di carattere demenziale, i progetti musicali di Casto rappresentano, invece, qualcosa di assolutamente originale. Me­lo­die tanto sem­pli­ci, quan­to ef­fi­ca­ci e di rado ba­na­li, si accompagnano ai testi:  “Che Bella La Cap­pel­la”, “Anal Beat” o “50 Bocca/ 100 Amore“ “Escort 25”, “Crash”,  “Bro­ken Girl”, sono solo alcuni dei brani presenti nel vasto repertorio di Casto, utili per capire il passaggio dalla verve ses­sual­men­te espli­ci­ta e dis­sa­cran­te degli esor­di alla poe­ti­ca più al­lu­si­va ed am­mic­can­te degli ultimi tempi.

Immanuel Casto (immagine tratta dalla pagina Facebook dell'artista)

Immanuel Casto (immagine tratta dalla pagina Facebook dell’artista)

Inventore di “Squil­lo”, il vendutissimo gioco di carte da ta­vo­lo, edito da Raven, in­cen­tra­to sullo sfrut­ta­men­to della pro­sti­tu­zio­ne, Immanuel Casto ha effettuato anche un’ espansione intitolata “Bordello d’Oriente”, in cui le Squillo di nazionalità cinese, indiana, vietnamita, mongola,giapponese e thailandese sono manovrate da ogni pappone/giocatore all’interno di un raffinato panorama geopolitico delle terre orientali. Non solo prostitute professioniste e prostitute minorenni, l’artista ha avuto modo di pensare a “Marchettari Sprovveduti”, un’ulteriore espansione del gioco di carte che introdurrà anche il tema della prostituzione maschile e nuove meccaniche per il gioco, che sarà presentato il prossimo autunno al Lucca Comics&Games.

Immanuel Casto (immagine tratta dalla pagina Facebook dell'artista)

Immanuel Casto (immagine tratta dalla pagina Facebook dell’artista)

Acuto uti­liz­za­to­re del web, quale mezzo per espan­de­re po­po­la­ri­tà e co­no­scen­ze con­di­vi­se, Immanuel è emblema della nuova cultura musicale web indipendent, senza trascurare il fatto che i suoi live show sono spesso sold out. Originale, dissacrante, irriverente, sorprendente, Immanuel Casto sarà presto in tour. Ad ottobre 2014 partirà, infatti, il “Sognando Cracovia Tour”, la tournée live, prodotta e organizzata da Freak&Chic e Barley Arts, farà tappa in tutta la penisola e vedrà la cantautrice Romina Falconi, protagonista del palco insieme ad Immanuel Casto. I due artisti saranno accompagnati da una band e dal corpo di ballo delle The Beat Girls e presenteranno sia i propri brani che nuove canzoni a sorpresa per uno show frizzante e coreografico. Queste le prime date confermate: il 4 ottobre al club Off di Modena, l’11 ottobre all’Exenzia Rock Club diPrato, il 29 ottobre all’Alcatraz di Milano, il 30 ottobre al Teatro del Giglio a Lucca, l’8 novembre all’Estragon diBologna, il 14 novembre al club Tipografia di Pescara, il 28 novembre al BlackOut di Roma.

Raffaella Sbrescia

Video: “Sognando Cracovia”

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