“Graphic Novel is Dead”, Davide Toffolo si racconta al Napoli Comicon

Davide Toffolo

Davide Toffolo

Lo scorso 2 maggio il Napoli – Comicon, Salone Internazionale del Fumetto, ha ospitato nella sala Cartoona Italia Davide Toffolo, tra i maggiori autori italiani di graphic novel e membro del gruppo rock Tre Allegri ragazzi morti. L’artista ha introdotto la sua opera, pubblicata lo scorso 15 gennaio per Rizzoli Lizard, mettendo a frutto le proprie abilità di entertainer sfruttando la sua proverbiale verve comica. Al centro del suo lungo intervento la propria identità: uguale fra gli uguali, Davide si è trasformato in Eltofo, il cantante yeti che, prima di disegnare se stesso e capire il mondo, ha cercato di scoprirlo.

Davide Toffolo All’interno dello speciale set unplugged organizzato per l’occasione, Toffolo ha offerto al pubblico alcuni dei maggiori successi del repertorio dei  Tre Allegri ragazzi morti: “La tatuata bella”, “La mia vita senza te”, “Puoi dirlo a tutti”, “Alle anime perse”, “Il mondo prima”, “La faccia della luna”, “Sono morto” e “Occhi bassi” nel finale a sorpresa. Autore libero e spregiudicato, Davide Toffolo si è persino cimentato in una partita a tennis con la Wii. Perfettamente a proprio agio, l’artista si è poi dedicato ad un significativo racconto fotografico della propria esistenza e del mondo a lui circostante tra individui descritti come alieni, gli ecomostri di Taranto, le brutture architettoniche di Pordenone e provincia, il tutto distrincandosi tra i quadri e gli animali morti conservati in freezer, le tavole dei suoi lavori esposte sul muro di casa e i piccoli dettagli della propria vita, fino alla concretizzazione del suo percorso artistico e la mutazione in Eltofo. Un percorso costruito per tasselli, anche microscopici, mirati alla definizione di un individuo completo.

Davide Toffolo All’interno di “Graphic Novel is Dead” ci sono anche altri personaggi chiave come Andy Kaufman, oracolo personale di Eltofo, e Pepito, la sua “spalla comica”, un piccolo pappagallo domestico, che lo accompagna nel suo viaggio interiore e in un passato talvolta doloroso e che offrirà alla fine del racconto un divertente colpo di scena.
Il lavoro ha visto anche la collaborazione della fotografa Cecilia Ibanez, che lo ha seguito nell’ultimo tour negli stadi con Jovanotti e al Comicon di Napoli. Il colore e la supervisione del lavoro sono a cura di Alessandro Baronciani, il risultato è un’autobiografia assolutamente non definitiva perché, come disse il leggendario Joe Strummer “Il Futuro non è scritto”.

Raffaella Sbrescia

 

 

Marta Sui Tubi e Franco Battiato firmano “Salva Gente”. La recensione del singolo

marta sui tubi salva genteI Marta Sui Tubi e Franco Battiato firmano “Salva Gente”, una canzone che, già attraverso il titolo, intende svolgere una funzione salvifica o quanto meno creare i presupposti per una riflessione più attenta su noi stessi e sugli altri. La collaborazione arriva in occasione dell’uscita del nuovo album dei Marta sui Tubi, intitolato “Best of Salva Gente”, in uscita il prossimo 27 maggio. L’album racchiuderà una raccolta dei brani più famosi della band che celebra i 10 anni di carriera. Sul fronte strumentale, il nuovo singolo presenta un coagulo particolarmente riuscito e gradevole tra le sonorità rock dei Marta sui Tubi e quelle più elettro-oniriche di Battiato. Per quanto riguarda la composizione testuale del brano è importante evidenziare la presenza di strofe pregne di accostamenti semanticamente efficaci. Partendo dalla cruda osservazione degli atteggiamenti umani, gli artisti coinvolti in questo progetto si lanciano in una serie di messaggi mirati alla stimolazione dello spirito critico del genere umano. “C’è gente talmente povera che non ha nient’altro che il denaro e pensa che la statura morale di una persona equivale al suo capitale”: niente di più triste e vero al contempo.

“C’è gente che vuole tutto quello che gli passa sotto il naso perché non sa cosa vuole”: altra innegabile verità; meglio tutto e subito che prendersi la responsabilità di imparare a capire cosa ci circonda e di conseguenza scegliere. Scegliere di sbagliare: il più grande spauracchio degli “Sconfitti 2.0”. “C’è gente così comica ma si prende un po’ troppo sul serio e non troverà la verità nemmeno se gliela mettono in mano”: un pizzico di sano disprezzo nei riguardi di coloro che ridicolizzano se stessi senza amor proprio e senza pudore è quando mai doveroso.

Il ritornello del brano cita: “Quando comincerai a vedere il mondo in un modo diverso il mondo comincerà a cambiare”, ecco la chiave per la svolta dell’uomo: guardare il mondo in un modo diverso, guardare il mondo senza pensare continuamente al passato, guardare il mondo cercando di immaginarlo in una maniera completamente nuova, inedita…in una parola: diversa. Tra individui che non si sorprendono, che non ci sorprendono e che rimangono immobili tra i “frangiflutti del destino” è necessario riscoprire la possibilità di rinascere ogni giorno per salvare gli altri e salvarci a nostra volta.

Raffaella Sbrescia

Audio “Salva Gente”

 

“Flow”, la musica per sogni di Mizio Vilardi

mizio vilardi“Flow” è il primo singolo del cantautore e chitarrista molfettese, classe 1988, Mizio Vilardi. Il suo è un pop d’autore contaminato dai suoni del mondo. Musica,  voce e testi testimoniano concretamente un’attitudine musicale cosmopolita e multi sfaccettata. Questo primo brano autoprodotto, realizzato in collaborazione con Claudia De Candia, alias Cloud, vede anche la presenza di Alex Grasso al contrabbasso, piano e programming e di Gabriella Cipriani al violino.

Mizio Vilardi-FLOW(cover)RID (2)La texture strumentale di “Flow” si muove lungo le trame costruite dalla chitarra acustica, districandosi tra archi e suoni elettronici. Il ritmo è scandito dagli arpeggi e dalle parole che scivolano, fluide, in un libero flusso della coscienza in divenire. Le note segnano i contorni del brano, approfondendo e raccontando gli interstizi creati dall’incontro tra italiano ed inglese. Influenze culturali ed innato istinto emotivo caratterizzano questa dolce ballad che emoziona e coinvolge, non rimane che sperare in un immediato seguito di quanto proposto.

 Raffaella Sbrescia

Concerto Primo Maggio Roma: il cast definitivo e le storie

primo maggioAccordi e disaccordi delle nostre radici, della nostra memoria e del nostro domani”. Sarà questo il tema artistico dell’edizione 2014 del concerto del Primo maggio, che si terrà in Piazza San Giovanni a Roma. Condotto dal regista e attore Edoardo Leo, la giornalista e scrttrice Francesca Barra e Dario Vergassola, l’evento sarà trasmesso in diretta tv su Rai 3 dalle 15 alle 19 e dalle 20 alle 24. Si tratterà di un omaggio alla storia del nostro Paese attraverso la musica di grandi artisti e la voce di importanti ospiti tra cui Aldo Cazzullo, Carlo Petrini, Giancarlo De Cataldo, Federica Sciarelli e Gildo Claps, Max Paiella, Nino Frassica (che sarà protagonista anche di un set musicale), Gherardo Colombo, Maurizio Maggiani, Paola Minaccioni, Livia Travia e Paolo Tumolo, Marzia Ercolani. Gli ospiti saranno accompagnati dai solisti Mimmo Epifani, Alfredo Verdini, Giuliano Gabriele, Lucia Cremonesi, Fabrizio Bosso, Francesco Loccisano, Attilio di Giovanni per raccontare delle storie speciali.

Sul palco tanti rappresentanti della musica italiana: Clementino, Bandabardò, Piero Pelù, Rocco Hunt, Riccardo Sinigallia, Tiromancino, Modena City Ramblers, Stefano Di Battista e 50 sax del Conservatorio di Santa Cecilia, Velvet, Orchestraccia con Sabrina Impacciatore, Agricantus, Statuto, L’Orange, Francesco Di Bella, Taranproject con Daniele Ronda, Perturbazione, Brunori Sas, Enrico Capuano, P- Funking, Levante, Alberto Bertoli, Piotta, Kachupa, Crifiu. Per il contest 1MFESTIVAL, nato in difesa e a sostegno delle musica dal vivo con l’utilizzo della rete, sul palco anche i finalisti Bastian Contrario, Kutso e Disco Sock.

 Di seguito tutte le storie che troveranno spazio nel corso della lunga maratona musicale e che, come accennato sopra, saranno interpretate dai numerosi ospiti invitati:

Il combattente

Lo scrittore Giancarlo De Cataldo racconterà la funambolica evasione dal carcere di Sandro Pertini durante la guerra. Sarà accompagnato dai mandolini di Mimmo Epifani e Giuseppe Grassi che suoneranno un brano ispirato alla colonna sonora del film “Il mandolino del Capitan Corelli”. Il ritratto di Pertini prenderà forma dalle mani della sand-artist Silvia Emme che lo rappresenterà con la sabbia.

Freedom

Gherardo Colombo in “Freedom… Imparare la libertà” con Sara Colombo, Dj Neelo e Cosimo Damiano Damato e performance live di Tommaso Piotta. In scena Gherardo Colombo ci ricorda il professor John Keating de “L’attimo fuggente”, racconta la libertà con la stessa passione e guitto poetico di Robin Williams. Colombo si rivolge al suo “Todd”, un giovane ragazzo disincantato (Cosimo Damiano Damato) che cerca di capire il valore della libertà in un mondo di “diritti negati”. A scandire lo spettacolo la performance live del rapper Piotta. Colombo racconta anche la bellezza e la poesia della Costituzione che in scena assume le sembianze di una giovane ragazza (Sara Colombo) regalandoci pagine di grande poesia civile.

Livia Travia e Paolo Tumolo

Livia e Paolo si sono conosciuti sul posto di lavoro. Un grande hotel romano dove Paolo ha messo la sua esperienza di cameriere di sala al servizio della tirocinante Livia. Da lì è nata un’amicizia, un’amicizia che ha superato con naturalezza gli ostacoli delle diversità. (Da questa esperienza è nato anche il programma televisivo Hotel 6 Stelle)

Ritorno al lavoro

Edoardo Leo e Francesca Barra raccontano la storia di Marcello e di tanti lavoratori in mobilità come lui che grazie ai corsi di formazione finanziati da Fondimpresa hanno trovato un nuovo posto di lavoro. La storia è tratta dal libro“Dal Fondo in poi. Storie di rinascita in tempo di crisi”. Fondimpresa, il Fondo per la formazione continua di Confindustria Cgil Cisl e Uil, ha finanziato finora l’aggiornamento e la riqualificazione di 3 milioni di lavoratori sui temi essenziali per il lavoro: dall’innovazione tecnologica alla sicurezza. Alcune iniziative sono state dedicate ai lavoratori in mobilità: la storia di Marcello è la storia di altre 8mila persone rimaste senza lavoro che hanno trovato, nella formazione mirata, una nuova possibilità di futuro. Il racconto sarà accompagnato dalle percussioni di Alfredo Verdini (hang drum) che suonerà una sincronizzazione ritmica ispirata a “Koyaanisqatsi” di Philip Glass. Il “ritorno al lavoro” prenderà forma visivamente dalle mani della sand-artist Silvia Emme.

Sono qui per mio padre

“Sono qui per mio padre”, suggestiva rievocazione di un primo maggio di 50 anni fa, scritta e letta dall’autore, Maurizio Maggiani. Un Primo Maggio dove lui bambino con il vestito buono viene preso per mano dal padre e portato in un corteo dei lavoratori come “Un re e il suo principino”. Il testo è un inedito e verrà accompagnato dall’organetto di Giuliano Gabriele e la viola di Lucia Cremonesi che suoneranno “L’Inno dei lavoratori” scritto nel 1886 da Filippo Turati. La sand-artist Silvia Emme rappresenterà con la sabbia questo Primo Maggio di tanti anni fa.

Elisa Claps

La giornalista Federica Sciarelli intervista Gildo Claps, il fratello della giovane Elisa scomparsa a Potenza, la sua città natale, il 12 settembre 1993 a soli sedici anni. Per sedici anni ne sono state perse le tracce finché il suo cadavere è stato rinvenuto nel sottotetto di una chiesa del capoluogo lucano il 17 marzo 2010. L’omicidio di Elisa Claps è un fatto di cronaca nera che ha interessato e continua a interessare opinione pubblica e media, divenendo uno dei casi simbolo del femminicidio. A raccontare sul palco del Primo Maggio la storia di Elisa il fratello Gildo che ne tiene viva la memoria. Il volto di Elisa Claps verrà rappresentato dalla sand-artist Silvia Emme che con la sabbia ne realizzerà il ritratto. Seguirà l’esibizione musicale del gruppo di Potenza Musicamanovella.

L’avventura di due sposi

“L’avventura di due sposi” racconto di Italio Calvino, tratto dalla raccolta “Gli amori difficili”. Due sposi, operai con inconciliabili turni in fabbrica, si incontrano solo per brevi momenti. Lettura di Edoardo Leo e Paola Minaccioni, accompagnata da Fabrizio Bosso alla tromba.

I due sindaci

Max Paiella porterà in piazza “i due sindaci” e canterà “I want to break free” (Rivoglio la DC) dei Queen, accompagnato da Attilio Di Giovanni alla tastiera.

Eroine

Il giornalista Aldo Cazzullo ricorderà le eroine partigiane che hanno lottato e perso la vita per la nostra libertà. La chitarra battente di Francesco Loccisano farò da sottofondo al racconto e la sand-artist Silvia Emme rappresenterà con la sabbia questo momento importante della nostra storia.

10.000 orti in Africa

Giornalista, scrittore, gastronomo, fondatore e presidente di Slow Food, Carlo Petrini sarà ospite del Concertone per raccontare il progetto della Fondazione Slow Food per i 10.000 in Africa. Realizzarli significa garantire alle comunità locali cibo fresco e sano, ma anche formare una rete di leader consapevoli del valore della propria terra e della propria cultura. In conclusione i Kachupa suoneranno “Siamo tutti africani” che è l’inno ufficiale di “Terra Madre 2014”.

Omaggio a Alda Merini

L’attrice Marzia Ercolani e il chitarrista Stefano Scarfone intrecceranno voci, suoni e melodie per omaggiare la grande poetessa Alda Merini portando sul palco un estratto del loro spettacolo tratto dal suo libro “L’altra verità: diario di una diversa”. La sand-artist Silvia Emme concluderà la performance scrivendo sulla sabbia “Anche la follia merita i suoi applausi”.

Nino Frassica

Nino Frassica leggerà la poesia di Ignazio Butitta che ricorda un primo maggio di tanti anni fa, il primo maggio del 1947, quando nella vallata di Portella della Ginestra vennero uccise undici persone. Il suo racconto verrà  accompagnato dal chitarrista Tony Canto.

Omaggio a Gabriel García Márquez

Edoardo Leo userà le parole di uno dei più grandi maestri del racconto, Gabriel Garcia Marquez, per sottolineare quanta forza può avere una storia. Ricorderà lo scrittore appena scomparso leggendo un suo racconto e Maurizio Filardo lo accompagnerà con la chitarra.

Alberto Bertoli

Alberto Bertoli tiene accesa la memoria del padre mettendo in contatto le loro canzoni, figlie a loro volta di un unico percorso che passa per le terre dell’Emilia e l’inquinamento e il terremoto che l’hanno colpita. Alberto canterà sul palco del Primo Maggio con le sue parole e con quelle di suo padre Pierangelo Bertoli.

Si rinnova anche quest’anno la collaborazione tra Radio2  e il Concertone del Primo Maggio:

Radio2 sarà la radio ufficiale dell’evento e sarà presente in Piazza San Giovanni con una diretta che inizierà alle 16:00 e terminerà a mezzanotte dell’1 maggio. Alla conduzione radiofonica e al commento della maratona musicale si alterneranno Lorenzo Scoles, Pier Ferrantini, Carolina Di Domenico, Massimo Cervelli, Nicoletta Simeone, Filippo Solibello e Marco Ardemagni.

Non mancheranno interventi dal backstage con interviste ai protagonisti della giornata. Radio2 Speciale Primo Maggio è a cura di Roberto Buttinelli e Rupert Bottaro.

Rai1: “Speciale Tg1″ lavoro, musica e parole

specialeLavoro, musica e parole. Questi gli elementi centrali dello “Speciale TG1″, andato in onda su Rai1 domenica 27 aprile alle 23.20.
“L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”, cita l’Articolo 1 della Costituzione italiana, rimandando al concetto che il lavoro sia insito nella connotazione del nostro sistema statale. Nel bel mezzo di giorni difficili, nell’epoca degli “Sconfitti 2.0”, il lavoro non è più un diritto, è un sogno, una necessità, un punto di arrivo. Qui non si tratta di vivere per lavorare ma di lavorare per poter vivere. Lo speciale, davvero ben fatto, intraprende un percorso di approfondimento che parte dai primi anni ’50 fino ad arrivare ad oggi. Il canto acquisisce di volta in volta un significato diverso passando dall’espressione della fatica, all’incitamento della ribellione alla denuncia di una protesta.

Pierfrancesco Favino in Pane e Libertà

Pierfrancesco Favino in Pane e Libertà

Ogni fase storica è intervallata dalla magistrale interpretazione di Pierfrancesco Favino nel film “Pane e libertà”, in cui l’attore interpreta il celeberrimo sindacalista italiano Giuseppe Di Vittorio. Si tratta di stralci di discorsi intensi, reali, concreti, motivati da un profondo spirito solidale. Sebbene non sia questa la sede più adatta per approfondire il discorso, è inevitabile sottolineare che oggi sia sempre più raro individuare dei personaggi di spicco in grado di rivolgere un concreto aiuto a milioni di persone in continuo affanno. Ritornando a “Lavoro, musica e parole”, lo speciale propone i brani che hanno segnato l’epopea della musica legata al lavoro sottolineando come la musica popolare italiana si sia di volta in volta adeguata ai temi proposti dal cantautorato più impegnato sul fronte politico e sociale. Si va da “Contessa” dei Modena City Ramblers a “Proposta” dei Giganti, passando per “Io vado in banca” de I Gufi e “Ma che bella giornata” di Ugolino fino a “Chi non lavora non fa l’amore” di Adriano Celentano, contestato da Franco Trincale con il brano, autoprodotto, “Risposta a Celentano”, “La filanda” di Milva a “L’operaio della FIAT (la 1100)” di Rino Gaetano.

Scioperi, sindacati, ridimensionamenti sono al centro dell’epoca post-bellica, l’italiano medio ridiscute le proprie priorità, lascia la terra, emigra in un altrove che lo abbaglia e lo alletta. Luigi Tenco precorre i tempi con “Ciao amore ciao”: in tre minuti scarsi, il cantautore canta gioie e dolori di cuori legati con lo spago, lo stesso con cui hanno impacchettato la loro valigia di cartone. Rare immagini degli archivi Rai, note e parole attraversano il cuore e la mente come lame, l’Italia, come sempre, è in ritardo; il mondo corre veloce, la musica corre veloce, il rock, il punk, il grunge e noi? Fermi. E le donne? Invisibili.

Molto significativo è l’inserimento nello speciale di “Vincenzina e la fabbrica”, il bellissimo brano frutto dell’indimenticabile genio di Enzo Jannacci. E poi, ancora, “Andare, camminare, lavorare” di Piero Ciampi, “Il tic” di Giorgio Gaber, “Amara terra mia” di Domenico Modugno, “Maria nella bottega del falegname” di Fabrizio De Andrè.

Lontani dai folksinger americani, i cantautori italiani descrivono le emozioni e i tentativi di evoluzione di un popolo che, nel 2014, si ritrova a vivere una difficile situazione di stallo sociale, economico ed emotivo. Lo speciale si conclude con “Eroe (Storia di Luigi delle Bicocche)” un brano di Caparezza in cui ogni strofa è un doloroso pugno allo stomaco. Il testo meriterebbe una citazione completa ma una parte, nello specifico, può offrire una fedele idea di quello che racchiude la canzone:

“Stipendio dimezzato o vengo licenziato.A qualunque età io sono già fuori mercato, fossi un ex SS novantatreenne lavorerei nello studio del mio avvocato invece torno a casa distrutto la sera, bocca impastata come calcestruzzo in una betoniera.

Io sono al verde vado in bianco ed il mio conto è in rosso
quindi posso rimanere fedele alla mia bandiera
su, vai, a vedere nella galera, quanti precari, sono passati a malaffari
quando t’affami, ti fai, nemici vari, se non ti chiami Savoia, scorda i domiciliari,
finisci nelle mani di strozzini, ti cibi, di ciò che trovi se ti ostini a frugare cestini
..ne’ l’Uomo ragno ne’ Rocky, ne’ Rambo ne affini
farebbero ciò che faccio per i miei bambini, io sono un eroe”.
Lo speciale si conclude con le esilaranti battute tratte dal programma “Convenscion”, perchè
pur sopportando una condizione di precariato perenne alla fine “l’importante è ca nisciun ci fa fess”.

Raffaella Sbrescia

Video: “Eroe”

Fabi, Silvestri, Gazzè: “Life is Sweet” riaccende la speranza

life is sweet“Life is Sweet” è il titolo del primo singolo tratto dall’album di inediti, in arrivo a settembre, che riunisce in un unico progetto discografico tre dei più noti cantautori della scuola romana. Stiamo parlando di Niccolò Fabi, Daniele Silvestri e Max Gazzè che, dopo un’intensa e fortunata attività artistica individuale, hanno deciso di rimettersi in gioco sperimentando nuove forme di espressione testuale e strumentale attraverso un percorso collettivo. Il primo risultato è questa canzone che, nel giorno di pubblicazione, ovvero il 25 Aprile, in cui ricorre la Celebrazione della liberazione dell’Italia dal nazi-fascismo, contiene già un preciso messaggio tutt’altro che trascurabile. Niente è lasciato al caso in “Life is Sweet”, il titolo è un invito a tenere vivo lo spirito di fiducia e ottimismo nella vita, il testo, scandito da strofe intense e pregne di sostanza testuale, è coronato da un ritornello davvero speciale: “Da qui passeranno tutti o non passerà nessuno con le scarpe nelle mani, in fila ad uno ad uno. Da qui passeranno tutti fino a quando c’è qualcuno perché l’ultimo che passa vale come il primo”: un inno all’uguaglianza, un monito alla riflessione, un omaggio alla fratellanza.

fabi silvestri gazzè 2

Fabi Silvestri Gazzè

“Passo il tempo fra intervalli di vento e terra rossa cambiando, cambiando, cambiando prospettive cerco di capire il verso giusto, il giusto slancio per ripartire”, così si apre il brano che, parola dopo parola, costruisce l’iperbole del nostro essere, del nostro sentire, del nostro sperare. “Tutti insieme siamo tanti, siamo distanti, siamo fragili macchine che non sanno andare più avanti. Siamo vicini ma completamente fermi, siamo i famosi istanti divenuti eterni”, la perfetta denuncia di un gretto immobilismo morale. “La paura arresta, ci tempesta, la cura c’è ma l’aria non è più la stessa”, cantano i tre artisti con infinita classe ed altrettanta consistenza. “Continuare è non soltanto la mia scelta ma la sola rivolta possibile senza dimenticare che dopo pochi chilometri ci dovremo di nuovo fermare”: Fabi, Silvestri Gazzè compongono una miscela vincente in grado di lasciarci il tempo, la voglia e la gradevolezza di riflettere sullo stato delle cose senza trascurare la leggerezza che, tante volte, ci risulta necessaria per metabolizzare i nostri problemi e le relative possibili risoluzioni. Come accennato in precedenza, nulla è lasciato al caso in questo progetto: anche nel lyric video del brano parola ed iconografia sono legate a doppio filo attraverso una precisa scelta di colori che richiamano lotte, rivolte, conquiste e pace. Un richiamo ancestrale che vive attraverso il bianco della pace, il rosso della libertà conquistata, il verde della terra, il blu del cielo e dei corsi d’acqua, la stella dell’unità e dell’ottimismo, in nome di un “posto da raggiungere, a prescindere dal tempo”.

Raffaella Sbrescia

Video: “Life is Sweet”

 

“Vetulonia/Dakar”, l’ep d’esordio di Lucio Corsi

corsi cover“Vetulonia/Dakar” è il titolo dell’ep d’esordio di Lucio Corsi. Il cantautore diciannovenne si affaccia alla vita e alla musica con innocente spensieratezza, le 5 canzoni che compongono questo suo primo lavoro sono scritte di getto e hanno ancora il profumo dei prati della Maremma e i colori dei cieli della Toscana, la terra dove note e parole hanno visto la luce. Fresco e curioso, il sound di Lucio Corsi abbraccia il country ed il folk e le loro sonorità allegre e gaudenti per dare vitalità ai suoi testi popolati da personaggi e bestiole di svariata tipologia. Si parte da “Dinosauri”, l’inno all’amore per la terra, passando per “Soren”, un brano che scorre veloce come il pensiero, attraverso immaginifiche similitudini con la breve vita delle farfalle. Sono ancora degli insetti i protagonisti de “ Le Api”, il primo singolo tratto dall’ep, che verrà suonato per la prima volta dal vivo il prossimo 7 giugno, durante il MIAMI Festival 2014.

Lucio Corsi

Lucio Corsi

Lucio, disteso su un prato, si gode l’unico vero tramonto del giorno, lasciando la mente libera di vagare tutt’intorno, velocemente, certo, ma non più di un treno regionale. “Cocomero” è, sicuramente, il brano con il testo più bizzarro e allo stesso tempo più consapevole. L’ep si chiude con “Canzone per me”, tra occhi che non si vedono e mani che non si toccano, per una delicata ma intensa descrizione di due anime lontane. Ad accompagnare il tutto, una chitarra acustica, una cassa e qualche percussione; musica minimal in evoluzione.

Raffaella Sbrescia

Video: “Soren”

 

Intervista a Riky Anelli: “La musica è approfondimento, scoperta e sogno”

Riky Anelli Ph Tania Alineri

Riky Anelli Ph Tania Alineri

Riky Anelli è un cantautore e polistrumentista bergamasco. Da sempre attivo sui palcoscenici italiani ed esteri, l’artista è anche docente all’Accademia Musicale di Treviglio nonchè fervente sostenitore di Amnesty International. “Svuota tutto” è il titolo del singolo con cui Riky Anelli ha vinto al Premio De Andrè 2013 la targa Repubblica.it, assegnata dai lettori del sito. Abbiamo colto l’occasione per porgli alcune domande finalizzate alla scoperta e all’approfondimento del suo mondo fatto di note e parole.

Nella sua biografia si legge che lei è un cantautore e polistrumentista, quali sono esattamente gli strumenti che suona e che tipo di cantautorato è quello che lei propone al pubblico?

Principalmente sono un chitarrista, acustico, elettrico e classico. Suono il basso, il pianoforte, l’ukulele, il banjo e adoro utilizzare l’armonica in diversi pezzi. Il mio è un cantautorato da vecchia scuola, di matrice napoletana, romana e genovese, inserito in una realtà attuale. Spero sia creativo e fresco al punto giusto.

Qual è il suo background culturale, musicale e artistico?

Vengo dal blues. Ho studiato musica e arte, scrivo da che ne ho memoria, poesie e canzoni. De André mi ha cambiato la vita, Dalì me l’ha resa comprensibile, Bennato mi ha dato coraggio, Neruda la voglia di mettermi a nudo, De Gregori ha acceso la mia sensibilità, Man Ray ha schiaffeggiato la mia vergogna iniziale, Dylan…beh Dylan ha fatto tutto il resto. A loro devo molto.

Lo scorso 16 aprile ha pubblicato il singolo intitolato “Svuota tutto”… ci racconta di cosa parla questo brano e come ha realizzato l’arrangiamento così articolato del pezzo?

In auto, sulla strada per arrivare al locale, un continuo alternarsi di cartelloni pubblicitari, svendite totali, “Fuori tutto”, “Svuota tutto”, “Svendo tutto”. Ho pensato subito all’Italia in vendita a poco prezzo, a questa paradossale differenza tra chi ozia su barche super costose e chi non ha lavoro, a questo paese così ricco di meraviglie, di cultura, di storia e al suo degrado moderno, molto spesso (parlo di quello artistico) “taciuto”. Per quanto riguarda l’arrangiamento di “Svuota Tutto” ho creato la sessione ritmica con strumenti che amo definire “rurali”; un barattolo di tabacco, una sedia, un pannello fonoassorbente dello studio, il pavimento stesso, basso, basso tuba. Ho lavorato a loop, nella stessa maniera che uso dal vivo quando suono da solo. Per le melodie un fantastico mellotron, violino e…le mie chitarre. Un mixaggio paziente e ben sperimentato fatto dal mio manager, compagno di viaggio ed amico Francesco Matano che ha usato reverberi vecchissimi e molto asciutti.

Nel videoclip legato al singolo e realizzato a budget zero, compare un Pinocchio cresciuto e “poco onorevole”… come mai questa scelta?

Il Pinocchio collodiano rivisitato da Marco Pedrazzetti nei suoi spettacoli mi ha sempre fatto impazzire, con lui mi sono studiato questa figura, un bugiardino che ti guarda come se il party al quale sei stato invitato sia una prassi ma…la festa è finta e il suo palazzo è un disegno. In fondo siamo abituati agli onorevoli poco onorevoli, non è critica, è un dato di fatto, penso sia evidente ormai per tutti anche per i benpensanti. Budget zero, assolutamente! Invito i giovani musicisti a non lasciarsi prendere dallo sconforto e dalla mancanza di cachet ai concerti. Basta un’idea interessante, credendoci fino in fondo.

Riky Anelli Ph Tania Alineri

Riky Anelli Ph Tania Alineri

Lei è anche partner di Amnesty International, a quali iniziative ha preso parte per rendere concreto il suo appoggio?

Sono partner di Amnesty da un po’, Giorgio Moranda di Amnesty Bergamo è una di quelle persone che credono moltissimo e con entusiasmo in ciò che fanno, con una sensibilità rara e un impegno unico. Ai miei concerti è possibile firmare e sostenere attivamente Amnesty International. Noi lo diciamo sempre, anche una sola firma in più fa molto. La campagna che, in questo periodo sostengo nei miei live, si intitola “Ricordati che devi rispondere”. Si chiede alle istituzioni italiane di adoperarsi per la tutela dei diritti umani sulla base di un’agenda in dieci punti. Contro la violenza sulle donne, trasparenza delle forze di polizia e l’introduzione del reato di tortura, contro la pena di morte, diritti lgbti, diritti dei rom, diritti degli immigrati, condizioni dignitose nelle carceri, controllo sul commercio delle armi, diritti umani nelle aziende multinazionali, creare un’istituzione indipendente per la tutela dei diritti.

Cosa significa per lei essere docente all’Accademia Musicale di Treviglio? Ci racconta com’è insegnare musica al giorno d’oggi?

Essere docente è una grossa responsabilità, soprattutto perché il mio scopo didattico non è solo teorico e tecnico. Per quanto la tecnica e la teoria siano fondamentali, il mio approccio con gli studenti è molto artistico. Credo che la musica sia anche approfondimento, scoperta e sogno. Riuscire a far accendere ad uno studente il lume dello stupore verso una composizione a lui sconosciuta non ha prezzo. Insegnare musica al giorno d’oggi non è molto semplice, ci vuole pazienza e testardaggine. Su internet si impara tutto volendo, i talent ci insegnano che molti ragazzi possono avere i 15 minuti di popolarità già predetti da Warhol. Io credo fermamente nella figura dell’insegnante vecchio stile, quello che il palco lo vive e lo calpesta prima di insegnarlo, che non usa scorciatoie e che ti illustra quali sono i punti meno dolorosi dove “sbattere la testa”. Perché “sbattere la testa” ogni tanto è necessario.

La sua attività concertistica è sempre molto fitta di appuntamenti, che tipo di concerto deve aspettarsi il suo pubblico?

Sicuramente un concerto diverso tutte le volte. Non faccio mai la scaletta, sul palco si respira libertà e c’è un buon profumo. Il concetto di palco pieno con tanti musicisti mi piace e diverte molto, consideri che per dieci anni ho suonato in giro da one man band, quindi da solo, ora ho proprio bisogno di fare ciò che mi piace in buona compagnia. Sono molto pignolo e puntiglioso con i miei musicisti, su tutti gli aspetti del live. E’ necessario perché così facendo riescono a seguirmi in tutte le mie improvvisazioni. Siamo una carovana zigana in continuo movimento. Ogni concerto sembra una festa, in effetti lo è.

Chi sono i The Good Samaritans che l’accompagnano dal vivo?

Sono polistrumentisti e fantasisti come me, detta così sembra una squadra caotica ma al momento giusto tutto va in ordine e si fila via lisci, forse c’è un po’ di magia…o fortuna(ride). Ecco i miei compagni di viaggio: Francesco Matano alla chitarra elettrica, lap steel, cajon;  Matteo Casirati al violino, mandolino, banjo, ukulele e bouzouki; Francesco Puccianti al basso e contrabbasso; Michele Torresani alla batteria e percussioni varie; Francesco Esposito alla fisarmonica, piano e organo. Aggiungerò presto una corista.

Sta lavorando anche a dei nuovi brani?

In verità ho già finito di registrare l’intero album che include “Svuota Tutto” e il prossimo singolo, un disco di dodici tracce che uscirà il prossimo autunno. Sono fortunatamente molto produttivo per quanto riguarda la scrittura, oltre all’ispirazione ho un  mio metodo, mi applico con devozione e pazienza. Sono un osservatore, scruto tutto ciò che mi sta intorno, invento le mie storie e alcune le riporto. Amo la descrizione. Leggo tanto e scrivo tanto ma…rigorosamente quando nessuno se ne accorge, quando nessuno mi vede, di notte, in pausa, di mattina e nei posti più assurdi. E’ una mia formula da sempre e ho bisogno resti tale. Mi piacerebbe poter far uscire un disco all’anno, un sogno. Ho già una trentina di brani da interiorizzare per il disco dell’anno prossimo.

Che progetti ci sono in cantiere?

Sicuramente tanti live, canzoni e spero soddisfazioni.

Raffaella Sbrescia

Si ringraziano Riky Anelli e Martina Roncoroni per Parole e dintorni per la disponibilità

Video: “Svuota tutto” 

Caparezza presenta “Museica”, il manifesto del “capaism”

museicaCaparezza presenta “Museica”, un nuovo lavoro discografico ricco di spunti, riferimenti artistici, musicali e letterari, mixato da Chris Lord-Alge. Diciannove tracce da ascoltare, se necessario più volte, per stare al passo della frenetica ed inconfondibile dialettica di Michele Salvemini che, superati i 40 anni, può permettersi di sperimentare come e quanto vuole. Anche la copertina è molto particolare: Domenico Dell’Osso, creatore della copertina, ha realizzato un lavoro ricco nei colori e nella dinamica visiva, dando un’originale interpretazione alle lunghe chiacchierate con Caparezza, che hanno preceduto il lavoro. Nel suo sesto disco l’artista pugliese si lascia conquistare da suggestioni pittoriche passando da Antonio Ligabue a Dalì, da Van Gogh a Goya fino a Duchamp. Ad introdurci in questa ricca esposizione audiovisiva e l’audioguida di “Canzone all’entrata” in cui Caparezza mette subito le cose in chiaro: “Quest’album che non vedi l’ora di sentire, soprattutto tu che non vedi l’ora di dissentire…amici miei dite cose alla cazzo…”, canta spavaldo il Capa mettendo mani e piedi avanti.

L’album si muove in maniera disinvolta su due fronti diametralmente opposti: da un lato la drammaticità del vivere contemporaneo, dall’altro l’arte. L’intro apocalittica di “Avrai ragione tu” dà il via ad una scarica di botta e risposta senza se e senza ma “viaggio sulla quarantina ma non ho ancora smaltito l’adrenalina”, si sente e si vede, Caparezza si è veramente lasciato ispirare in “Mica Van Gogh” l’artista si lancia in un esilarante parallelo tra un comune mortale del 2014 ed il grande pittore olandese; una lotta tra ideali, usi e costumi tra “olio su tela e olio su muscoli”, il risultato è un umiliante ritratto di una gioventù contemporanea ridotta in cenere. L’intro folk di “Non  me lo posso permettere”, il brano ispirato ai ‘Tre studi di Lucian Freud’, un trittico del pittore irlandese Francis Bacon, dà il via ad un’approfondita digressione tutta incentrata sulla frase più popolare di quest’era di crisi latente. Molto duro, e altrettanto schietto, è il ritratto del pessimo rapporto tra Saturno ed suoi figli in “Figli d’arte”: “mio madre non mi ama, non mi caca, tiene più a voi che a me”, canta Caparezza. La canzone ready made del disco è “Comunque Dada” tra suoni elettronici e neologismi sciapi. Il disco è davvero trascinante, Caparezza ha parole brillanti per tutto e tutti. In “Giotto Beat” denuncia una mancanza di prospettiva e auspica la  ricerca di un “nuovo punto di vista” mentre in “Cover” il cuore del Capa pulsa tra i Velvet Underground, Nirvana, Iron Maiden, Eminem, Depeche Mode e chi più ne ha, più ne metta.

Caparezza

Caparezza

“Canzone a metà” si districa tra la paura del punto fine e quella di un cattivo feedback, l’estro che non c’è e l’ispirazione che manca. Caparezza opera tra note e parole come giocando con un flipper, l’obiettivo, riuscito, è quello di prendersi gioco delle nostre certezze, come canta in “Teste di Modì”. In “Argenti vive” c’è la replica in puro stile rapcore di Filippo Argenti a Dante, che nella Divina Commedia lo aveva confinato tra i dannati dell’Inferno. “Ogni crimine ha un indotto” canta Caparezza in “Compro Horror” mentre “Kitaro”, la cover del cartone animato giapponese (Ge ge ge no Kitaro), denuncia uno stile di vita monotono e arido. Il Quarto Stato di Giuseppe Pellizza Da Volpedo è l’ispirazione per “Troppo Politico”, altra brillante prova creativa. “Appendimi al muro, lascia che la gente ti dipinga come crede” è il messaggio chiave di “Fai da tela”, cantato con Diego Perrone. Fra gli ospiti del disco c’è anche Michael Franti, con un featuring in inglese per il brano intitolato “E’ tardi”, una lucida riflessione sulla volontà di non arrendersi in nessun caso e per nessun motivo. “Museica” si chiude, infine, con “Canzone all’uscita” il manifesto del “capaism”: “se ciò che canto ha preso lascialo appeso sulla parete”, lo faremo di sicuro.

Raffaella Sbrescia

Video: “Non me lo posso permettere”

“Indagine su un sentimento”, l’amore secondo i Tiromancino

Indagine-su-un-sentimento-cd-cover“Indagine su un sentimento” è il nuovo concept album dei Tiromancino. Federico e Francesco Zampaglione mettono a nudo il proprio animo e le proprie ispirazioni musicali in un decimo album scritto con l’urgenza di approfondire ed analizzare un sentimento tanto eterno quanto prodigo di infinite suggestioni quale è l’amore. Anticipato dal bellissimo singolo intitolato “Liberi” (reso ulteriormente amabile grazie alle animazioni di Marco Pavone), questo disco guarda negli occhi e scava a fondo nell’anima: “l’amore non finirà se è anche/ancora libertà”, canta Federico il quale, in “Immagini che lasciano il segno”, racconta, senza remora alcuna, tutto il suo sconfinato amore per la figlia Linda, protagonista, tra l’altro, del videoclip del brano, una dolce manifestazione del migliore pop d’autore: “hai trasformato tutto il resto in uno sfondo”…: non c’è altro da aggiungere. “Fuggevoli presenze” è, invece, il riuscitissimo esperimento funk del disco. Un esercizio di stile anni Settanta seguito da “Nessuna Razionalità”, nato dall’affezionato ricordo di un artista molto amato da Federico Zampaglione quale era Franco Califano.

Indagine-su-un-sentimento-b-side-coverA seguire c’è “Mai saputo il tuo nome”, la rilettura del brano “I Never Knew Your Name” dei Madness che narra la storia di un colpo di fulmine destinato a naufragare. Molto intenso è il duetto con Pierpaolo Capovilla del Teatro degli orrori sulle note di “In una notte di marzo” tra “lividi che non si cancellano nè svaniscono con gli anni”, alleviati dalla poesia del suono di una tromba. Il fischio country che introduce “La nostra realtà” si accompagna all’acutezza del guitar solo proposto nel finale. “Ciò che esprimi con gli occhi può avere più forza di mille parole… voglio solo respirare ogni istante della vita che ho…”  canta Federico in “Una nuova stagione” mentre il sound indie-elettronico, marchio di fabbrica di Francesco, riesce a fare tutto il resto. La title track “Indagine su un sentimento” smuove i sensi nel bel mezzo dell’imprevedibilità del destino “sarà l’amore a scegliere per te”, proprio come accadrà a “Re Lear”, il protagonista del brano che chiude il disco: il  tragico fotogramma di un uomo inaridito dalla vita terrena.

Raffaella Sbrescia

Video: “Immagini che lasciano il segno”

Previous Posts Next Posts