Elisa, una voce di seta per gli abissi del cuore

Elisa Ph Luigi Maffettone

Elisa Ph Luigi Maffettone

Elisa Toffoli è una delle cantautrici italiane più apprezzate per la sua vocalità trasparente, limpida e preziosa, per la sua incredibile sensibilità e per la capacità di sapersi reinventare nel corso del tempo. Cresciuta a Monfalcone e proveniente da una famiglia di origini miste, Elisa ha da sempre sentito molto forte dentro di sé il desiderio di lasciarsi andare alla sperimentazione, alle contaminazioni, alla diversità musicale, contenutistica e culturale. Sulla scia dello speciale “Canzone”, andato in onda lo scorso 15 maggio su Rai Uno, cogliamo l’occasione per realizzare il profilo artistico di una donna piena di risorse, sempre pronta a mettersi alla prova.

Elisa Ph Luigi Maffettone

Elisa Ph Luigi Maffettone

L’ esordio discografico di Elisa è in lingua inglese, una lingua che nel corso degli anni ha saputo regalarle tantissime soddisfazioni e che le ha consentito di tessere le parole in frasi dal fascino senza tempo. Il primo disco è “Pipes & Flowers” e risale al 1997. Prodotto per l’etichetta Sugar Music di Caterina Caselli, questo lavoro viene subito accolto dal pubblico e dalla critica con grande entusiasmo. Il sound solare del primo lavoro lascia il posto ad uno più viscerale ed intimista, enfatizzato dalla ricerca di sonorità elettroniche grazie alle quali Elisa sperimenta la propria voce in modi nuovi e imprevisti, si tratta di “Asile’s World”, pubblicato nel 2000. L’anno successivo è quello della svolta: Elisa compie il grande passo e comincia a scrivere in italiano; una fase di pulizia, di sottrazione, di esposizione.

Elisa Ph Luigi Maffettone

Elisa Ph Luigi Maffettone

L’artista affronta se stessa e dopo una lunga fase di isolamento creativo, Elisa è un bocciolo pronto a fiorire: “Luce (Tramonti A Nord Est)” è il primo singolo in italiano, presentato proprio durante la 51esima edizione del Festival di Sanremo e lì, accompagnata dal quartetto d’archi dei Solis String Quartet, l’artista vince il Festival inaugurando, così, una nuova felice fase professionale. Nel  terzo album, “Then Comes The Sun” Elisa abbandona gli arrangiamenti di matrice elettronica perché, come lei stessa ha spiegato, il metodo sta proprio nel non avere un metodo. Nella musica, alla lunga la formula uccide la creatività, annulla la novità, distrugge la magia. “Lotus” è il quarto album artistico di Elisa che, intanto, matura, cresce, si evolve e produce risultati importanti, senza trascurare fondamentali amicizie in ambito culturale, musicale ed artistico. Tra queste spicca la sintonia professionale con il produttore Glen Ballard. Il frutto di questo importante sodalizio è racchiuso nell’album intitolato “Peal Days”, che viene dato alle stampe nel 2004.

Elisa Ph Luigi Maffettone

Elisa Ph Luigi Maffettone

Anche nello scenario musicale italiano Elisa è benvoluta da tantissimi colleghi, su tutti Luciano Ligabue con cui la Toffoli incide il brano “Gli Ostacoli Del Cuore”, seguito da “Eppure Sentire”, con musiche del compositore Paolo Buonvino. Forte del grosso successo che il singolo “Dancing” riscuote in America, Elisa trova il successo anche oltreoceano e nel 2008 l’artista si esibisce negli Stati Uniti al Joe’s Pub di New York City. Con la nascita della primogenita Emma Cecile Rigonat  ed il sesto album, intitolato “Heart”, da lei prodotto assieme al compagno e chitarrista Andrea Rigonat, Elisa trova il modo di cambiare ancora la propria musica; dopo il successo del duetto con Giuliano Sangiorgi sulle note di “Ti Vorrei Sollevare”, Elisa torna alla scrittura con il settimo album pubblicato nel 2010 e intitolato “Ivy”; qui l’artista prende ispirazione dal fascino mai scontato della natura.

Elisa Ph Luigi Maffettone

Elisa Ph Luigi Maffettone

Sempre presente anche nell’ambito di iniziative musicali a sfondo benefico, Elisa riesce ad inanellare una serie di importanti traguardi tra cui spicca la pubblicazione del singolo “Ancora Qui”, composto con la collaborazione del Maestro Ennio Morricone e scelto dal regista Quentin Tarantino per la colonna sonora del film “Django Unchained”. Una serie di grandissimi successi che, tuttavia, non riusciranno mai a scalfire la personalità semplice e con i piedi ben piantati per terra di Elisa.

Elisa Ph Luigi Maffettone

Elisa Ph Luigi Maffettone

Con la nascita del secondogenito  Sebastian Rigonat e la pubblicazione del nuovo album di inediti “L’Anima Vola”, Elisa si mette completamente a nudo lasciando che il mondo scopra nuovi elementi della sua personalità così ricca e multisfaccettata. Dopo aver interpretato “Ecco che”, il singolo scritto da Giuliano Sangiorgi per la colonna sonora del film di Giovanni Veronesi “L’Ultima Ruota Del Carro” Elisa si è poi concessa un tour teatrale, di cui seguiranno, a breve, le date estive. Un’avventura live molto ben strutturata, come sempre incentrata sull’idea della musica come immagine e sul concetto ricorrente di “riscatto”, inteso nel senso più completo del termine. In totale connessione artistica e spirituale con il proprio pubblico, Elisa è ormai una star ma, per tutti noi, sarà “in ogni posto, in ogni caso, quella di sempre”.

 Raffaella Sbrescia

Date estive:

17/07/2014 - 21:00  Lucca Summer Festival – Lucca
19/07/2014 - 21:00  Collisioni Festival – Novello
25/07/2014 - 21:00 Anfiteatro Camerini – Piazzola sul Brenta
27/09/2014 - 21:00 Arena di Verona – Verona
Video: “Un filo di seta negli abissi”

“L’Equazione”, l’ironia cantautorale di Antonio Maggio

antonio maggio“L’Equazione” è il titolo del nuovo album di Antonio Maggio. L’artista salentino arriva a questo secondo lavoro discografico (Universal Music) con le idee chiare e con la voglia di divertire e divertirsi senza, tuttavia, perdere i punti di riferimento basilari. Presente in ogni fase della produzione del disco, Antonio si lascia andare ad una serie di sonorità che, pur richiamando la tradizione della musica italiana, si aprono ad uno sperimentale utilizzo dell’elettronica con risultati, spesso, curiosi. Forte del proprio carisma caratteriale, Antonio riesce a fare in modo che la propria originalità traspaia con una certa frequenza tra le strofe di questi 11 brani nuovi di zecca. Sarcasmo e ironia sono i marchi di fabbrica della penna di Antonio che, seppur burlescamente, riesce a mantenere una riverente attenzione verso l’uso del linguaggio e delle parole.

maggio 2Il disco si apre con “Lo sai che lo so”: catene di rime con la vocale “e” si intrecciano in una fitta trama di intelligenti autocritiche nazional-popolari. La titletrack “L’Equazione” si destreggia tra il tempo degli schemi, “il tempo dei tanti in cui già parlano in troppi” e “il tempo dei matti in cui ci perdono in troppi”; un’equazione la cui soluzione è, paradossalmente, molto semplice: basta affidarla ai bambini, l’eterno tesoro del mondo. “Nell’Etere” è la ballad del disco: “Arrotolo a fatica il mio sintetico coraggio”, coraggio di parlare, di pensare, di sognare, di agire in un presente in costante degrado. “Un posto fisso lo han trovato solamente le paure/Ci è rimasto solamente il cielo senza più una stanza”, canta Antonio, rivelando un’anima fragile e consapevole al contempo. In “Stanco”, l’artista di Squinzano duetta con il rapper Clementino, il testo è dissacrante e sarcastico al punto giusto; il brano su cui puntare per l’estate. “Genesi (Mal D’amore)” è un monito estemporaneo a vivere “hic et nunc” ma in questo disco c’è anche spazio per una storia ispirata al reale disagio e isolamento di “Pirindiffi”, lo sfortunato compaesano morto suicida sui binari del treno. L’irriverente filastrocca di “Santo lunedì” concede il sacrosanto diritto di replica ad un’insana cronaca mentre il pianismo nevrotico della brillante “La canzone della mosca” offre un esaustivo saggio della vena creativa di Antonio Maggio, il quale si concede anche degli omaggi di un certo prestigio. Si tratta di “Pompe funebri da Lucrezia”, un dissacrante divertissement con evidente richiamo a “Bocca di Rosa” di Fabrizio De Andrè e l’omaggio in dialetto salentino a Domenico Modugno con un’irresistibile versione, in presa diretta, de  ”La donna riccia”.

Raffaella Sbrescia

Video: “L’Equazione”

“Al Monte”, il viaggio dantesco di Alessandro Mannarino

Mannarino_al_monte_b (2)“Al Monte” (Leave srl/Universal Music) è il titolo del terzo atteso disco del cantautore romano Alessandro Mannarino. Sono 9 le canzoni che compongono questo album che si presenta  ricco, ricco di idee, di messaggi, di note, di fascino, insomma ricco da ogni punto di vista. Presentando il disco come una sorta di viaggio dantesco, Mannarino lascia per un attimo l’istinto da parte per dedicarsi ad un racconto concettuale in grado di immetterci sul sentiero di un percorso musicale e spirituale. Un cammino di ricerca, di indagine interiore che possa aiutarci a trovare qualche risposta convincente ad una miriade di domande. Alessandro sceglie di cantare in un modo diverso dal solito, sceglie di parlare di cose importanti in modo pacato, contornando testi, parole e personaggi con una splendide cornice strumentale, perlopiù acustica. Il fascino dell’ambientazione folk, così veracemente autentico, si arricchisce di notevoli fiati, in grado di conquistare l’animo nel profondo. La voce delicatamente roca di Alessandro è un sensuale ed irresistibile richiamo all’ascolto. Intensamente carnale ed antropologicamente godereccia, la vocalità del cantautore si presta in maniera egregia al racconto di questo viaggio che, come un antico pellegrinaggio medievale, parte da una situazione esistenziale oscura per ritrovare, metaforicamente, la migliore chiave interpretativa della vita. Le canzoni di “Al Monte” non sono d’evasione, sono i capitoli di una ricerca in cui vari personaggi si susseguono: il  militare, il carcerato, l’imperatore, la signorina sono uomini e donne che affrontano le sovrastrutture concettuali e sociali per svelare le regole del nostro vivere sociale, in nome dell’amore e della libertà di essere.

Alessandro Mannarino Ph Simone Cecchetti

Alessandro Mannarino Ph Simone Cecchetti

Parole per immagini, metafore, similitudini disegnano i tratti di un mondo che ha perso la lucidità di analisi, la nobiltà d’animo e l’eleganza del saper vivere con onestà. Lo sguardo antropologico di Mannarino è subito acuto in “Malamor”, il protagonista del testo è un uomo che porta la divisa: “l’uomo si fa bestia quando non riceve amore”, canta Mannarino, tra giorni sempre vuoti e sempre uguali. L’ironia del cantautore, spietata e pungente, trova il naturale seguito in “Deija”, una nuova divinità che spinge l’uomo in un fossato, che ride delle lacrime di un coro onirico e travolgente e che rimane indifferente alle strazianti urla di un uomo che si chiede il perché dei mali del mondo nonostante il fatto che nasciamo tutti uguali. “Cambiano i governi ma non cambiano gli schiavi”, scrive e canta Mannarino, nel singolo intitolato “Animali” mentre noi, pesci del mare,  cerchiamo di districarci tra la luce delle stelle e da quella delle lampare, da cui è il nonno dello stesso Mannarino a metterci in guardia. Tra le carte dei tarocchi mannariniani spunta anche il cardinale de “L’Impero”, autore di leggi che lasciano segni indelebili e dolorosi sulla pelle di ciascuno di noi. Il viaggio prosegue e, lungo il cammino di questo “Grand Tour”, c’è spazio anche per la dura vita di un carcerato, uccello migratore di palude, mostro in una cella mentre nell’armadio ci sono le divise dei secondini assassini. In un tripudio di percussioni e fiati, “Gente” è, invece, il luogo metaforico in cui i cuori diventano croci. “Forse basta questa lacrima d’amore / a riempire un gran deserto e farci il mare” si domanda Mannarino in “Signorina”, la risposta è piuttosto difficile da trovare; servono attenzione, riflessione e conseguente azione. Il viaggio sta per concludersi, arriviamo “Al Monte”, un brano che racchiude l’evoluzione dell’uomo e la promessa del viaggio verso la vita, quella vera. Il disco si conclude con “Le stelle”, voce, piano e contrabbasso conferiscono un tocco lunare e sofisticato ad un brano che rappresenta l’ideale punto di arrivo di un percorso di crescita individuale: “faccio finta che tutto va bene perché conviene, a volte mi riduco come un animale per non pensare dove va a finire il profumo delle stelle che da qui non si sente”. Il messaggio è chiaro: la vita sa essere davvero dura, forse anche troppo, eppure non possiamo smettere di provare e riprovare, fino alla fine dei nostri giorni.

Raffaella Sbrescia

Alessandro Mannarino – Al Monte Tour 2014

3 luglio VILLAFRANCA, Castello Scaligero di Villafranca (data zero)
6 luglio TOLENTINO, piazza della Libertà
20 luglio ROMA, Foro Italico – Il Centrale Live
14 luglio GENOVA, Porto Antico – Arena del mare, GoaBoa Festival
15 luglio MILANO, Ippodromo, Alfa Romeo City Sound
16 luglio GRUGLIASCO (TO), Le Gru
30 luglio MARINA DI PIETRASANTA, Teatro La Versiliana
10 agosto PESCARA, Teatro D’Annunzio
13 agosto LECCE, piazza Libertini
14 agosto LOCOROTONDO, Cantina Sociale, Locus Festival

Intervista a Ylenia Lucisano: “Vi racconto il mio Piccolo Universo”

Ylenia Lucisano Ph Angela Caterisano

Ylenia Lucisano Ph Angela Caterisano

Ylenia Lucisano è una giovane cantautrice di origini calabresi. Abbiamo già avuto modo di imparare ad apprezzare la raffinatezza della sua voce in “Quando non c’eri”. Oggi Ylenia aggiunge un nuovo importante tassello all’interno del proprio percorso artistico con il disco d’esordio intitolato “Piccolo Universo”. Composto da dieci brani, di cui due a firma di autori (e cantautori) di rilievo come Pacifico e Daniele Ronda, e uno con la collaborazione della pianista Giulia Mazzoni, questo album offre un interessante e variegato spaccato della personalità di Ylenia. Candidata tra gli artisti selezionati per il “Music Awards – Next Generation 2.0”, fino al  28 Maggio, Ylenia Lucisano rientra gli emergenti più apprezzati nel panorama musicale italiano.

Con “Piccolo Universo” coroni il sogno di pubblicare il tuo primo album. Cosa racconta di te e della tua visione musicale questo disco?

“Piccolo Universo” racchiude tutti i passaggi di questi ultimi anni, in cui ho fatto il possibile per la realizzazione del disco. Per quanto riguarda i contenuti di questo lavoro, posso sicuramente dire che si tratta di un album spontaneo, i testi sono diretti come me e ho colto questa opportunità per passare attraverso vari generi musicali. Si va dalla musica dalla musica pop cantautorale al folk, senza tralasciare vari riferimenti elettronici. Non mi sono voluta soffermare su un solo genere, anche perché, trattandosi del mio primo disco, non volevo autolimitarmi e ho voluto sperimentare per capire quale fosse la direzione musicale migliore da prendere e per farmi conoscere dal pubblico a 360 gradi.

Ylenia Lucisano Ph Angela Caterisano

Ylenia Lucisano Ph Angela Caterisano

La title track “Piccolo Universo” è scritta da Pacifico. Com’è avvenuto questo incontro artistico e qual è il tuo commento ad un brano tanto intenso?

Si tratta di una canzone che parla di un aspetto molto importante dell’amore, ovvero la fiducia. Il messaggio è un invito a lasciarsi andare e a vivere il rapporto vivendo l’attimo. Sono molto contenta della collaborazione con Pacifico, che non aveva mai scritto per artisti emergenti, questa cosa che mi rende portatrice di una certa responsabilità e mi fa proprio piacere.

“A mot e luna”, “Jett u Sal”, “Movt Movt”rappresentano le tue origini calabresi e un aspetto molto importante della tua personalità. Quanto conta per te la tradizione e come cambia il tuo approccio al canto durante brani come questi?

Quando canto in dialetto mi sembra di tornare un po’ bambina. Avendo lasciato la Calabria da ormai sei anni, anche se solo fisicamente, questo è anche un modo per ricordare e non perdere mai  modi di dire e tradizioni. Sicuramente in questi brani c’è una carica emotiva diversa anche per queste ragioni. Naturalmente questo è anche un modo per omaggiare e ringraziare la mia terra per avermi trasmesso la passione per la musica.

Ylenia Lucisano Ph Angela Caterisano

Ylenia Lucisano Ph Angela Caterisano

In “Riscoprirmi” il cantautore Daniele Ronda ti affida il delicato compito di dare voce ad un tabù tutto femminile, qual è l’autoerotismo. Come interpreti il testo e qual è, più in generale, il senso di questa canzone?

Sicuramente il brano non si riferisce ad un discorso legato alla carnalità, d’altro canto il tema del brano si rifà all’autoerotismo come ad un modo per riscoprire noi stesse, per conoscerci e per dare spazio a degli aspetti reconditi della nostra personalità.

Ti senti sposa della musica, come canti in “Marylin Monroe”?

Il finale del brano, in questo senso, vuole intendere un’altra cosa: per me l’attesa di cui si parla nel testo è l’attesa di una sposa davanti all’altare… Visto che io non ho una visione del matrimonio tradizionale ma sogno, bensì, di sposarmi a Las Vegas e travestirmi da Marylin Monroe, un pensiero che ho sin da quando ero piccola, mi piacerebbe trovare un’anima gemella che condivida questo mio pensiero bizzarro. Dato che, inoltre, in questo periodo della mia vita non penso al matrimonio, ho paragonato questa attesa a quella prima dell’esibizione sul palcoscenico.In ogni caso lo spirito del brano è assolutamente libero alle più svariate interpretazioni.

Lo specchio è un nemico o un compagno per te?

Beh, tutt’e due…Dipende da come ci si sente! A volte lo specchio può aiutare a risollevarci in un momento critico o a guardarci in modo diverso. Nel brano, quest’oggetto è pensato più come un amico, qualcosa in cui ci riflettiamo senza falsità.

Ci parli de “Il silenzio della neve”?

Ho scritto questo brano un po’ di tempo fa pensando a una persona con cui adesso non ho più rapporti. Il testo parla di persone molto speciali che, anche se lontane, ci lasciano comunque un segno. Proprio queste persone restano attraverso profumi, sensazioni, colori e suoni che ritroviamo durante il giorno.

Ylenia Lucisano Ph Angela Caterisano

Ylenia Lucisano Ph Angela Caterisano

Quali suggestioni hanno ispirato te e Giulia Mazzoni per la costruzione di un brano così intenso come “Un angelo senza nome”?

Il brano è stato scritto un bel po’ di tempo fa e lo tenevo chiuso nel cassetto… mi è venuto spontaneo scriverlo quando, da lontano, avevo visto delle persone che operavano in un contesto molto difficile. Solo in un secondo momento l’ho fatto ascoltare a Giulia, lei si è emozionata e le ho chiesto di un’interpretazione strumentale che desse rilevanza ad un testo molto delicato, che non necessitava di un arrangiamento invasivo. Il risultato è stato molto naturale e spontaneo, abbiamo registrato tutto con un solo take.

Il prossimo 11 luglio parteciperai al Ravello Festival… Quali sono i tuoi pensieri e le tue aspettative a riguardo?

Intanto mi sto preparando ai concerti che terrò nel prossimo periodo… le date saranno ovviamente comunicate sui miei canali ufficiali. Mi esibirò in trio: voce, chitarra classica e percussioni; ho pensato ad una formazione elegante e sintetica, grazie al fatto che i brani si prestano a degli arrangiamenti abbastanza semplici. Poi ci sarà ovviamente la data di Ravello, un Festival a cui prenderanno parte artisti di tutto il mondo e io, in quanto artista emergente, dovrò dimostrare ad un pubblico esigente che ho qualcosa da dire a livello artistico…proprio per questo mi sto preparando nel miglior modo possibile.

Raffaella Sbrescia

Si ringraziano Ylenia Lucisano e Alessadra Bosi di Parole e dintorni per la disponibilità

Video: “Movt Movt”

Sagi Rei live @ Casa della Musica, la fotogallery del concerto

Lo scorso 10 maggio il cantautore israeliano Sagi Rei, noto per la fortuna e riuscita rivisitazione in chiave acustica di alcuni dei più grandi successi della musica dance anni’90, ha tenuto un concerto presso la Casa della Musica Federico II di Napoli. Ad inaugurare il live, la raffinata pianista e cantautrice parmense Roberta Di Mario, reduce dalla pubblicazione del nuovissimo album intitolato “Lo stato delle cose”.

Fotogallery e tracklist a cura di: Luigi Maffettone

Sagi Rei Ph Luigi Maffettone

Sagi Rei Ph Luigi Maffettone

Sagi Rei Ph Luigi Maffettone

Sagi Rei Ph Luigi Maffettone

 Ph Luigi Maffettone

Ph Luigi Maffettone

 Ph Luigi Maffettone

Ph Luigi Maffettone

Sagi Rei Ph Luigi Maffettone

Sagi Rei Ph Luigi Maffettone

Sagi Rei Ph Luigi Maffettone

Sagi Rei Ph Luigi Maffettone

Ph Luigi Maffettone

Ph Luigi Maffettone

Sagi Rei Ph Luigi Maffettone

Sagi Rei Ph Luigi Maffettone

 Ph Luigi Maffettone

Ph Luigi Maffettone

Sagi Rei Ph Luigi Maffettone

Sagi Rei Ph Luigi Maffettone

 

Roberta di Mario Ph Luigi Maffettone

Roberta di Mario Ph Luigi Maffettone

 

Tracklist:

  • Duel
  • Smalltown Boy
  • Old and wise
  • Freed from Desire
  • Shout
  • Cherish
  • Rhytm is a dancer
  • Missing
  • Sweet Dreams
  • Baby Boy
  • Show me love
  • What is love
  • Your loving arms
  • Don’t you want me
  • Maniac
  • L’amour toujour
  • Human Nature

 

Intervista a Roberta Di Mario: “La musica è un contenitore di colori”

custodia_statodellecose (2)Roberta Di Mario è una compositrice, autrice, pianista, cantautrice, producer parmense che, forte di un’espressione musicale poliedrica e senza confini, ha pubblicato lo scorso 28 marzo l’album intitolato “Lo stato delle cose”. Il progetto racchiude due percorsi artistici distinti eppure appartenenti ad una sola anima: “Songs” e “Walk on the Piano Side”, il primo con tracce cantate, il secondo solo con brani strumentali. Vincitrice del premio “Sisme” – migliore interpretazione al Festival di Musica popolare e Canzone d’Autore  – Musicultura 2012, finalista al Premio Bindi 2012 e vincitrice del Premio Varigotti Festival 2012, Roberta ha risposto alle nostre domande svelando una sensibilità raffinata e particolarmente attenta anche alle più impercettibili sfumature dell’animo animo.

Il tuo repertorio passa dal pianismo contemporaneo al jazz, dallo swing al pop cantato… Quali sono le idee che ti ispirano, i passaggi che determinano i cambiamenti stilistici e le suggestioni che intendi comunicare attraverso la tua musica?

Mi sono diplomata in pianoforte per cui tutto è partito da un mondo classico. In un secondo momento sono passata alle colonne sonore e ai musical avvicinandomi allo swing e al jazz ascoltando e assorbendo sonorità un po’ diverse. Non ho fatto uno studio jazz, mi sono avvalsa della mia predisposizione personale per poter trasmettere al pubblico il mio mondo interiore. Sia nella musica che nel testo metto i miei sentimenti e i miei mondi musicali senza incanalarmi in un genere specifico.

Da dove nasce l’idea di convergere “Songs” e “Walk on the Piano Side” in un unico progetto?

Ho voluto unire le mie due anime: cioè quella del pianismo e della canzone anche perché credo che all’interno del panorama italiano una cosa così sia abbastanza originale.  Ho voluto fortemente unire questi due  know how insieme perché sono parte di me, l’uno non esiste senza l’altro. Nel mio disco precedente c’erano 10 tracce, di cui 8 canzoni e 2 testi di piano perché già allora volevo unire due progetti artistici che fanno parte di uno stesso cuore.

“Qual è “Lo stato delle cose” oggi?

Per me lo stato delle cose è scrivere, suonare e cantare ed esprimermi attraverso musica pura. Queste sono faccende di alta acrobazia, eccitanti e pericolose al contempo, mettono in evidenza chi sei davvero, la tua parte più intima che è quella più vera e più profonda. Lo stato delle cose è, quindi, raccontare chi sono io oggi, con tutta la trasparenza e la fedeltà possibile. Combatto affinchè la qualità della mia musica possa fare la differenza, anche se non distinguo musica di serie a e di serie b, tutta la musica bella, rimane tale e merita di essere ascoltata.

In che modo la direzione artistica di Piero Cantarelli ha influito nella creazione del disco?

Piero ha dato una svolta al mio percorso artistico. Lui viene da un mondo fortissimo, che è quello dei cantautori come Ivano Fossati. Da un lato mi ha scosso per cercare dentro di me il coraggio e la  sincerità, dall’altro questi arrangiamenti classici e contemporanei al contempo, hanno vestito le canzoni in un modo molto attuale ed elegante. Piero ha una grandissima sensibilità musicale, anche lui viene dal mondo del pianoforte e ci siamo trovati non solo vocalmente ma anche sul piano strumentale.

Roberta di Mario

Roberta di Mario

C’è un brano, tra quelli cantati, a cui sei più legata?

Senz’altro sono legatissima a “Lo Stato delle cose”, che è anche la title track del disco, perché c’è un contrasto tra un suono violento ed una sonorità più dolce e intima. Questo brano racchiude il senso dello stato delle cose attuale, in cui si alternano momenti fortemente violenti e drammatici a momenti molto sereni. Poi c’è “Il Mercante di sogni”, il brano musicalmente più bello, più coinvolgente, che rimanda tanto alle immagini. Per me è come se fosse una colonna sonora, infatti tra i miei sogni nel cassetto c’è  quello di scrivere colonne sonore perché la caratteristica della mia musica è quella di rimandare tantissimo alle immagini.

“Hands” ha musicato la Mostra Internazionale del Maestro Botero…cosa racconta questa composizione?

Il titolo di “Hands” è nato mentre mi guardavo le mani che volavano sulla tastiera. Dopo poco ho scoperto che il Maestro Botero ebbe un incidente nel 1979  in cui perse suo figlio e l’ultima falange del mignolo della mano destra, ciò lo spinse a scolpire più volte enormi mani. Per me è stato come se si chiudesse un piccolo cerchio, ho capito che la melodia del brano si legava alla creatività del maestro ma anche al suo percorso personale.

Qual è, secondo te, il lato luminoso delle cose di cui parli ne “Il pensiero magico”?

Il lato luminoso delle cose è essere positivi verso la vita. L’aspetto positivo di ogni cosa, di ogni incontro, nel bene e nel male. “Il pensiero magico” è la catarsi di un percorso all’interno del disco: trasforma un punto di domanda nella più bella fantasia.

Come ti senti ad aprire i concerti di Roby Facchinetti e Sagi Rei. Quali sono le tue prospettive in proposito?

Si tratta di bellissime lezioni artistiche. Roby Facchinetti resta uno dei cantanti che ha fatto la storia della musica italiana e continua a farlo. Adesso ha iniziato questa nuova avventura da solista e da lui potrò imparare il modo di porsi sul palco e tanti segreti professionali, poi, ovviamente, il suo pubblico sarà anche il mio pubblico e potrò far conoscere il mio progetto. Lo stesso avverrà con Sagi Rei, anche se si tratta di un artista più giovane, ma che ha il suo background ed un pubblico diverso. Questi quattro appuntamenti sono un po’ l’ anteprima  del mio tour e serviranno per vedere la reazione di un pubblico nuovo e trasversale verso la mia musica. Aprirò e chiuderò i concerti con 5 brani, di cui l’ultimo sarà sempre un pezzo strumentale.

Raffaella Sbrescia

Si ringraziano Roberta di Mario e Clarissa D’Avena per la disponibilità

Gnut in concerto: una scorta di poesia

Gnut

Gnut

Il Suo.Na, la rassegna di concerti organizzata da Ufficio K, in collaborazione con Bulbartworks e Wasabee,  giunge al termine. L’ultimo appuntamento musicale della stagione invernale ha avuto luogo lo scorso 9 maggio presso la Sala 3 del Duel Beat di Agnano. Protagonista del palcoscenico il folk singer napoletano dall’anima nomade Claudio Domestico, in arte Gnut. Accompagnato da musicisti esperti nonchè amici fraterni come Piero Battiniello (basso), Marco Capano (batteria), Luca Carocci (chitarra acustica), Daniele Mr Coffee Rossi (tastiere e loop) e Mattia Boschi (violoncello), Gnut riesce subito a conquistare la platea del freaky friday attraverso la sua verve di chansonnier distante da qualsiasi limitazione spazio- temporale.

Gnut

Gnut

Il concerto, primo appuntamento del nuovo tour dell’artista, si apre con i brani pubblicati in “Prenditi quello che meriti”, il terzo e ultimo album del cantautore. Le parole del singolo “Non è tardi”, infondono coraggio e forza prima di immergersi nelle torbide e, tuttavia, dolci acque di “Fiume lento”. Ipnoticamente affascinante la ritmicità semantica e strumentale di “Prenditi quello che meriti”: Prenditi quello che meriti e dona a chi merita quello che puoi, canta Claudio, mentre sorrisi e sguardi complici, sopra e sotto il palco, diffondono una sottile trama di energia positiva nei cuori di persone desiderose di vita e di emozioni. Assolutamente toccante, sia dal vivo che nel cd, è “Solo una carezza”, la storia che, in poco più di due minuti, racconta il dramma della violenza e la speranza della rinascita individuale. In “Foglie di Dagdad” Gnut racconta di un’intima connessione con gli spazi e i ritmi naturali così come avviene in “Estate in Dagdad”: profumi, parole, odori, spazi e sapori si rincorrono in un giocoso andirivieni di ricordi. In “Dimmi cosa resta” il frutto di un forte scontro padre-figlio si trasforma in un verace flusso di coscienza che trova la sua naturale conclusione in “Ora che sei”.

Gnut e Dario Sansone

Gnut e Dario Sansone

Gnut, dall’alto della sua gracile figura, si fa forte del retrogusto selvaggio della propria vocalità diventando il rappresentante ideale di una vita trascorsa perennemente in giro, seguendo il flusso delle note e della passione per la musica. Il manifesto di una gavetta fatta con amore e dedizione è “Torno”, la descrizione di un migliaio, un milione di ritorni, cantata ad occhi chiusi e a cuore aperto. Dal folk ci si sposta ad un più complesso blues che trova i primi sprazzi espressivi in “Universi” e che si riproporrà, poco dopo, in “Gospel 1840” un brano dedicato sia alla madre terra che alla madre fisiologica. Il tutto accade non prima di aver ascoltato la magica rivisitazione di “Passione” di Libero Bovio, un brano in cui Claudio è capace di riversare tutto l’amore che è in grado provare… il risultato è magico, ipnotico, incantatore.

Gnut e la band

Gnut e la band

Nella seconda parte del concerto c’è spazio per la disillusione di “Credevo Male”, alternata a “L’importante è ca staje buono”, primo singolo dei Tarall & Wine, che Claudio ha cantato proprio insieme a Dario Sansone (Foja), ospite della serata. L’ultima trance del concerto assume, se possibile, una piega strumentale ancora più interessante: gli ultimi brani in scaletta: “Esistere”, “Solo con me”, “Delirio” e “Controvento” si rivestono di un movimento musicale vorticoso e libero da vincoli. Corpi, voci e note trascendono la malinconia narrata nei testi delle canzoni regalandoci, ancora una volta, una preziosa dose di poesia.

Raffaella Sbrescia

Ron, “America” : la recensione del singolo e del video

IMG_9841_LOW_Ron (2)Rosalino Cellamare, in arte Ron, presenta “America”, il nuovo singolo tratto da “Un abbraccio unico”, l’ultimo album di inediti arrivato a 5 anni di distanza dal precedente. Il noto cantautore è ritornato per dirci qualcosa di nuovo ma sempre assolutamente autentico, restando fedele al suo percorso fitto di canzoni destinate a rimanere a lungo nella nostra memoria e nel nostro cuore. La storia di “America” è un po’ diversa dal solito, il brano è, infatti, un inedito scritto da Lucio Dalla apposta per Ron.

A svelare il prezioso aneddoto è lo stesso Rosalino: «Era il 1992 e le cose andavano molto bene per me. Ma io non ero soddisfatto. Vivevo sempre con la sensazione che mancasse qualcosa, quel premio da vincere, quella trasmissione tv dove andare, quel palco prestigioso da riempire. Lucio non sopportava più quella mia insoddisfazione, il mio perenne malessere e come faceva spesso per farmi capire le cose, anziché spiegarmele davanti ad un bicchiere di vino, scrisse le parole di America. Su di me, su quel mio modo di non godermi il successo. Voleva spronarmi a vivere la vita. Lui che era così goloso di vita. Il messaggio arrivò chiaro».

Non poteva utilizzare altre parole Ron per raccontare l’essenza che si nasconde dietro parole piene di amore e di incoraggiamento che, a distanza di tanto tempo, sono assolutamente in grado di offrire una chiave di lettura utile a tanti, troppi uomini che, in un momento storico tanto difficile come quello che viviamo, hanno bisogno di ripescare in fondo alla propria anima non solo l’amor proprio ma anche, e soprattutto, un sentimento di compenetrazione con il mondo circostante. Si tratta di un processo difficile, spesso succube di un sistema sociale alienato ed alienante, sempre più privo di valori autentici a cui fare riferimento. Eppure il potere della musica è proprio quello di stimolare il processo naturale di rinascita individuale e, in questo, Ron è sempre stato bravo. Il videoclip del brano, diretto dal giovane regista vicentino Marco Donazzan, è stato girato nel Teatro Cagnoni di Vigevano, sede della scuola di musica di Ron intitolata “Una città per cantare”, un luogo che traspira cultura e vita quella di cui l’immenso Lucio Dalla era così profondamente innamorato.

Raffaella Sbrescia

“Un’altra ancora”, il nuovo singolo dei Nobraino

NOBRAINO 2Il fascino dei Nobraino continua a mietere vittime. “Un’altra ancora” è, infatti, il nuovo singolo della scatenata band indie rock. Tratto dall’album “L’ultimo dei Nobraino”, il brano si avvale di un testo brillantemente dissacrante, una canzone d’amore al contrario in grado di svelare un’anima allergica alla quotidianità di un rapporto a due. Il protagonista del brano è uno spirito vagabondo abituato a trotterellare di fiore in fiore per carpirne ogni più piccolo segreto prima che esso inevitabilmente sfiorisca. “Ora che ti parlo senza farti cadere, Ora che ho capito con chi faccio l’amore, Io con te potrei Dormire….  Ora che ho capito tutto quanto di te, ora che mi piace tutto quanto di te, puoi andartene per la tua strada io troverò un’altra ancora tutta da scoprire così … Io troverò un fiore ancora tutto da fiorire”; lo spiazzante testo si accompagna alla consolidata forma canzone a metà strada tra cantautorato impegnato e ironico folk-rock che, forte di un rodaggio di oltre un migliaio di concerti, rappresenta un inespugnabile marchio di fabbrica per i Nobraino. Lorenzo Kruger e soci sono lontanissimi da qualsivoglia etichetta o schema pre-impostato, il loro repertorio è in grado di variare in lungo e in largo senza mai perdere la credibilità artistica che fa di questo gruppo una delle realtà più interessanti dello scenario musicale italiano.

 Raffaella Sbrescia

Queste le prossime date del tour:

 11/05/2014         Pisa, Aspettando Metarock

21/05/2014         Padova, Cerebration Fest

 22/05/2014         Parma, Ex Carcere San Francesco

24/05/2014         Rimini, Velvet

 30/05/2014        Bologna, Biografilm Festival

31/05/2014         Segrate (Mi), Magnolia

07/06/2014         Castiglione del Lago (Pg), La Darsena Live Music

11/06/2014         Bergamo, Festa delle Cooperative

14/06/2014         Senigallia (An), Mamamia

21/06/2014         Sassocorvaro (Pu), Indietamo Festival

 26/06/2014         Monteprandone (Ap), Festa della Birra

27/06/2014         Bucine (Ar), Nostop Festival

28/06/2014         Jelsi (Cb), Piazza Valiante

04/07/2014         Ome (Bs), Somenfest

Video: “Un’ altra ancora”

“Logico” di Cesare Cremonini, un album ad occhi socchiusi

cover album LOGICO (3)Un disco ad occhi socchiusi, questo è “Logico”, il sesto album di inediti di Cesare Cremonini. Sempre più esponente del cantautorato moderno, l’artista bolognese è riuscito a superare l’ostico passaggio generazionale che, all’interno del frammentato contesto musicale italiano, è sempre stato molto complesso. Facendo incetta di quel che in 34 anni di vita è riuscito a capire ed apprendere, Cesare è diventato un uomo, pur sempre affamato di idee. Consapevole dello stretto legame tra la Logica che si nasconde dietro la fase compositiva di un testo o di un brano strumentale, Cremonini ha colto la sostanza del termine derivante dal greco λόγος che indica pensiero, ragionamento, riflessione, razionalità e ne ha fatto il punto cardinale da cui lasciar passare domande, spesso destinare a rimanere senza risposta. Spinto dall’istinto viscerale di far provare qualcosa alla gente, Cesare si è dedicato alla costruzione di un album incentrato sulla scoperta, sul racconto, sulla riflessione. Scartavetrando la patina iniziale, il cantautore prova a portarci per mano nel nucleo di una serie di storie che, una dopo l’altra, compongono il puzzle della vita. Ogni singolo arrangiamento è stato realizzato con cura e con quella lentezza che ancora in pochi riescono a permettersi nell’era del tutto e subito. Forte del contributo di Davide Petrella de Le Strisce in fase di scrittura, Cesare ha voluto aprirsi anche ad altri generi musicali come l’elettronica o la dance, affidandosi alla tecnologia così come alla strumentazione della vecchia scuola. Lontano da vincoli e limiti, “Logico” si presenta come un disco impossibile da catalogare, un’oasi di parole e suoni tutti da ascoltare.

Cesare Cremonini

Cesare Cremonini

Ad inaugurare le tracce dell’album sono i 34 secondi di “Intro blu”: un richiamo apocalittico, ancestrale, primitivo ed inquietante, una camera oscura in cui denudarsi da pregiudizi e preconcetti, il corridoio che dà l’accesso al cuore. “Greygoose” è un divertissement, un marchio di fabbrica, simbolo della personalità ironica e sorniona quale è quella di Cesare Cremonini. Abbiamo già avuto modo di innamorarci perdutamente dell’esuberanza strumentale e semantica di Logico #1”, il manifesto di questo album in cui l’amore abbraccia il punto interrogativo, un punto di domanda sempre più invadente che continua a farsi strada, giorno dopo giorno, tra gli umani del post tutto.

“Ci si trasforma quando si è innamorati e a me fa un po’ paura questa cosa”, ha spiegato Cremonini in conferenza stampa, e, in effetti, è vero: l’amore  plasma l’anima, un dato di fatto che o si accetta o si rifugge. “Io e Anna” scava l’anima di due individui consumati dalla vita. Il testo offre l’occasione per riflettere e rimodulare esigenze e priorità.

A metà strada tra citazionismo filmico ed immaginifica costruzione letteraria “John Wayne” s’ispira all’esperienza cinematografica che ha visto Cremonini al centro de “Il cuore grande delle ragazze”di Pupi Avati. “Nella vita non ci sono red carpet”, canta l’artista bolognese che in “Fare e disfare” mette nero su bianco i desideri di un “solitario mai solo”, di un selvaggio innamorato della musica. “Vecchiare non è intelligente”, scrive Cesare in “Vent’anni per sempre”, una traccia italo-inglese che profuma di avventura e di groove veloce e allegro.

“Un barbone ricco di sogni e di fumo” è il protagonista di “Quando sarò milionario”, il brano che Cesare ha dedicato a suo padre, presente nella sua vita in modo “distante ma coerente”. L’arrangiamento del brano è tra i più complessi del disco, aperture strumentali si aprono alla tradizione cantautorale lasciandosi avvolgere da influenze folk per un risultato fuori dal comune. “Se c’era una volta l’amore (ho dovuto ammazzarlo)” si rifà al libro di Efraim Medina Reyes e, anche in questo caso, affronta antiche paure e debolezze del Cremonini di qualche anno fa. Il tema della separazione tra due persone che si amano crea irrimediabilmente una faglia impossibile da rimarginare ma il tempo si rivela, ancora una volta, il rimedio naturale più efficace per tamponare l’emorragia di dolore. “C’è una ragione per essere, per vivere ma non sappiamo più scegliere, non sappiamo decidere nemmeno cosa difendere e da che”, Cesare Cremonini è nudo, non ci sono barriere, muri o cinte di protezione: domande su domande si susseguono come una scarica di colpi di mitragliatrice, prontamente cicatrizzate dal bellissimo finale strumentale del brano. Visioni, fotografie, frammenti di vita, sentimenti e disillusioni fanno capolino anche tra le parole di “Cuore di cane”: il protagonista è un uomo che finalmente conosce l’amore ma la sua lei è la moglie di un altro. Cuore e cane sono due termini che fanno a cazzotti, che si respingono attraendosi in un coagulo di emotività selvaggia, rude, ribelle. “Logico” di nome e di fatto, il disco si conclude con “Cos’hai nella testa”. La testa, il luogo più indecifrabile e illogico dell’essere umano, il luogo che racchiude la coscienza, che determina il nostro stare al mondo. Note, suoni e colori costruiscono quella che è  la valvola di sfogo dell’album, il manifesto dell’inquietudine umana da prendere con scioglievole leggerezza.

 Raffaella Sbrescia

Le date di “LOGICO TOUR 2014”:

 

28 ottobre                 Mediolanum Forum- Assago (Mi)

31 ottobre                 Rimini-105 Stadium

2 novembre             Conegliano (Tv)- Zoppas Arena

6 novembre             Bologna-Unipol Arena

9 novembre             Bari-Palaflorio

11 novembre           Roma-Palalottomatica

14 novembre           Napoli- Palapartenope

16 novembre           Acireale- Palasport

18 novembre           Perugia-Palaevangelisti

19 novembre           Firenze-MandelaForum

21 novembre           Mantova-Palabam

22 novembre           Torino-Palaolimpico

25 novembre           Trento-Palatrento

27 novembre           Padova-Gran Teatro Geox

Cesare Cremonini

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