Torna Giovani Suoni, il festival dedicato alla musica e alle arti emergenti, giunto all’ottava edizione ed inserito nell’ambito della manifestazione Estate a Napoli 2014, è promosso dall’Assessorato ai Giovani, Creatività e Innovazione del Comune di Napoli, organizzato dall’Associazione Giano Bifronte, e realizzato nell’ambito dei Piani Locali Giovani – Città Metropolitane, promossi e sostenuti dal Dipartimento della Gioventù – Presidenza del Consiglio dei Ministri e dall’Anci – Associazione Nazionale Comuni Italiani. L’evento si svolgerà il 25 e 26 luglio nel cortile del Maschio Angioino e saranno dieci gli artisti che concorreranno per aggiudicarsi il premio del Contest attraverso una battle di freestyle, un inedito campionato di beatmaking, e ovviamente tanti ospiti, italiani e non.
Si partirà il primo giorno alle 19 con “Kick a Verse”, battle rap hosted by Underif, il cui vincitore sarà decretato nel corso della serata. Dalle 21 saliranno sul palco sei dei dieci finalisti del Contest, tra i quali ne sarà selezionato uno che si esibirà anche il giorno dopo, continuando la corsa al premio finale. Dalle 22:30 spazio agli ospiti: i primi ad esibirsi saranno i Funky Pushertz, ironica crew hip hop e funk campana, seguita dai Balsamo, trio composto da Gino Fastidio, Claudio Domestico e Jonathan Maurano, autori di un’inedita reinterpretazione di “Nevermind” dei Nirvana. A chiudere la serata i Sangue Mostro, esponenti di punta del rap campano, in tour con la loro ultima produzione discografica.
Il 26 luglio, alle 19, ci sarà la novità di questa edizione: start con il Campionato Internazionale di Beatmaking “Beatmaking With Attitude”, Hosted By Apoc & Zesta, i partecipanti saranno giudicati, oltre che dal pubblico, dall’ospite internazionale della serata, Elaquent, beatmaker e produttore di Toronto (Canada) dalle sonorità innovative e originali. Si proseguirà, dalle 21, con i finalisti del Contest, di cui sarà proclamato infine il vincitore, per poi lasciare il palco, alle 22:30, ai The Collettivo, tornati da pochi mesi con il disco “Modern By Contract”. Dopo l’esibizione dell’ospite internazionale Elaquent, la serata terminerà con il live dei Foja, reduci dalle candidature al David di Donatello e ai Nastri d’Argento, attualmente in tour promozionale con il nuovo singolo “Da sule nun se vence maje” scritto in collaborazione con Alessandro Siani. In entrambi i giorni, le performance saranno accompagnate da live video a cura di Vj Pixel Funk.
Media partner ufficiale di Giovani Suoni 8, La Radiazza di Gianni Simioli e Radio Marte. Sponsor e partner Assomusica, Casa Lavica, Volumeet, Dipartimento Napoli Arte e Bereshit.
Pozzuoli Jazz Festival- la conferenza stampa di presentazione Ph Luigi Maffettone
La V edizione del Pozzuoli Jazz Festival è stata presentata questa mattina presso il Polo Culturale Palazzo Toledo di Pozzuoli (Via Pietro Ragnisco, 29): locations da sogno e artisti di pregio internazionale saranno gli elementi chiave del programma messo in atto dall’Associazione Jazz & Conversation con il patrocinio morale del Comune di Pozzuoli, dell’AACST di Pozzuoli e del Consolato della Lituania, nonché del contributo dell’Ambasciata di Danimarca e dell’Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili.
Pozzuoli Jazz Festival- la conferenza stampa di presentazione Ph Luigi Maffettone
Come accennato in apertura, la rassegna, unica nel suo genere, si svolgerà nei più suggestivi luoghi dell’area Flegrea: la suggestiva cornice del Rione Terra, i fumi del Vulcano Solfatara, le antiche mura del Tempio di Nettuno ospiteranno, infatti, numerosi artisti: tra i primi appuntamenti annunciati c’è il concerto della formazione jazzistica danese “Soeren Lampe and The Danish Jazz Ambassadors Quintet” featuring. Thomas Fonnesbaek (contrabbasso) e Mathias Heise (Armonica), il live è previsto per il prossimo 20 luglio.
Pozzuoli Jazz Festival- la conferenza stampa di presentazione Ph Luigi Maffettone
Saranno i vapori incandescenti del Vulcano Solfatara ad accogliere le note del piano solo di Danilo Rea, un musicista versatile e padrone del palco che non ha bisogno di presentazioni. Il suo live si terrà il 22 luglio mentre il 25, nella stessa location, toccherà al giovane ed apprezzatissimo pianista Alessandro Lanzoni, in formazione trio, dare prova del suo notevole talento, premiato con il “Top Jazz 2013” , un prestigioso riconoscimento assegnatogli dai più qualificati giornalisti italiani di musica Jazz. Non solo siti storico-culturali ma club e bar della zona, daranno spazio al Pozzuoli Jazz Festival. Saranno quattro, infatti, i live che avranno luogo nei bar flegrei all’interno del format “Mangia sano… Tiratardi e… suona molto Jazz…”. Il 14 luglio, al Gran Caffè Cannavacciuolo di Pozzuoli, ci saranno Giulio Martino (sax tenore) e Alessandro Castiglione (guitar). Il 18 luglio, al Giorgio’s Bar, toccherà al “Musica Dea” di Paolo Palopoli e Valentina Ranalli. Lo stesso giorno, al Carpe Diem di Lucrino, si esibirà la Watermelonband. Ultima serata il 28 luglio, al Gran Caffè Cannavacciuolo, con Carlo Lomanto ed Emilia Zamuner con un omaggio ad Ella & Louis.
Per conoscere tutti i dettagli consultare il sito www.pozzuolijazzfestival.it
Fotogallery a cura di: Luigi Maffettone
Pozzuoli Jazz Festival- la conferenza stampa di presentazione Ph Luigi Maffettone
Pozzuoli Jazz Festival- la conferenza stampa di presentazione Ph Luigi Maffettone
Pozzuoli Jazz Festival- la conferenza stampa di presentazione Ph Luigi Maffettone
Pozzuoli Jazz Festival- la conferenza stampa di presentazione Ph Luigi Maffettone
Dawn Penn, riconosciuta come una delle regine della musica reggae e nativa di Kingston, in Giamaica, è stata la protagonista di uno dei concerti organizzati nell’ambito di “Villa Ada incontra il mondo”, la rassegna che si tiene in uno dei più bei parchi di Roma con l’obiettivo di offrire ai cittadini uno spazio che possa riempire tutti i momenti della giornata, all’insegna della qualità. Cresciuta in una famiglia già completamente immersa nella musica, Dawn Penn ha studiato pianoforte, violino classico e canto, esibendosi anche con sua sorella. Forte di una lunga carriera, iniziata nel lontano 1967, l’artista ha conosciuto anche un periodo di allontanamento dalla musica ma, nonostante ciò, ha saputo riprendersi lo scettro che le apparteneva ottenendo riscontri, riconoscimenti ed attestati di stima a livello globale. La sua forte e magnetica personalità, unita ai contenuti di interesse socio-culturale delle sue canzoni, l’hanno resa gradita e seguitissima ospite dei più importanti Festival musicali, sia in Europa che Oltreoceano, a ulteriore testimonianza della valenza iconica della sua importante figura artistica.
Dopo la grande avventura a The Voice, il talent show che l’ha visto brillare nella squadra di J-Ax, Valerio Jovine è tornato a Napoli con un affollatissimo concerto all’ Arenile Reload, tenutosi lo scorso 12 luglio, all’interno di Drop, la rassegna di concerti che racchiude il meglio della musica italiana ed internazionale. Con una serratissima scaletta, il cantante partenopeo ha conquistato ancora una volta la platea grazie alla sua verve energetica che, nel corso degli anni, gli ha permesso di essere riconosciuto come una delle realtà musicali più apprezzate non solo dal pubblico ma anche dai colleghi. Jovine vanta, infatti, tante collaborazioni importanti, prima delle quali quella con il fratello, JMR dei 99 Posse, gruppo in cui anche lui milita dal 2010.
Jovine Ph Luigi Maffettone
L’atmosfera festosamente reggae del suo live è stata il contesto in cui l’artista ha cantato molte e famose canzoni, prima tra tutte “Napulitan”, manifesto di cosmopolitismo e pacifica fratellanza, scritta in collaborazione con O’ Zulù e che, mai quanto oggi, accomuna i nostri pensieri, le nostre emozioni, le nostre suggestioni.
Jovine Ph Luigi Maffettone
Lo stile innovativo e sovversivo di Jovine rappresenta la valvola di sfogo del fervore, l’entusiasmo e la grinta con Valerio rivisita, crea e manipola testi e arrangiamenti con duttile creatività. Un travolgente “contrabbandiere” di note che, privo di schemi, etichette, pregiudizi, dispensa sorrisi in nome di un’indomita passione.
Si è svolto lo scorso 11 luglio il secondo Venerdì d’Autore, l’incontro musicale ideato dalla giornalista Raffaella Sbrescia in collaborazione con il Caffè Letterario Intra Moenia di Piazza Bellini a Napoli. Protagonista della serata, la cantautrice siciliana Teresa Capuano, in arte Katres che, ad un anno di distanza dalla pubblicazione del suo primo ed apprezzatissimo album intitolato “Farfalla a Valvole”, ha cantato non solo alcuni brani estratti dal disco, di cui è autrice e produttrice artistica, ma anche deliziato i presenti con ben due brani che ascolteremo nel prossimo album, attualmente in lavorazione.
Venerdì d’Autore: Katres Ph Luigi Maffettone
Riconosciuta come una delle penne e delle voci più promettenti d’Italia, Katres ha preso parte a numerosi Premi riservati ai più talentuosi cantautori della penisola, riscuotendo, spesso, non solo l’apprezzamento degli addetti ai lavori, ma anche prestigiosi riconoscimenti. Tra i suoi numerosi pregi, spicca una vocalità calda, morbida, potente e vellutata che, associata alla padronanza strumentale della chitarra e ad una personalità forte e decisa, determina il ritratto perfetto di un artista da tenere assolutamente in considerazione.
Venerdì d’Autore: Katres Ph Luigi Maffettone
L’incontro a tu per tu con Katres si è svolto attraverso un incalzante botta e risposta, tra curiosità legate alle canzoni, agli ascolti, ai trascorsi e alle preferenze artistiche di un artista che ama scrivere di e per le donne. Proprio un percorso al femminile è quello che Katres racconta in “Farfalla a Valvole” ed è forse anche per questo che il primo brano in scaletta, eseguito rigorosamente dal vivo, voce e chitarra, è “Coiffeur”, il primo singolo estratto dall’album che tratta ironicamente dei cambiamenti e dei colpi di testa che, nelle donne, spesso implicano svolte esistenziali in atto.
Venerdì d’Autore: Katres Ph Luigi Maffettone
A seguire “Conto e canto”, un susseguirsi di idee che si confrontano, che si scontrano, si smontano e poi cadono fino ad alleggerirsi come sogni in dissolvenza. Spazio anche al doppio legame di Katres alla Sicilia a e alla Campania: nata e cresciuta tra due grandi vulcani, Teresa racconta se stessa in “Madre Terra”, un brano agrodolce che ben si sposa con la metaforica immagine madre-figlia. Dedicato a Bianca d’Aponte, cantautrice e figura femminile a cui Katres dimostra di essere molto legata, attraverso una costante e fortunata partecipazione al premio musicale a lei dedicato, “Farfalla a valvole” è un album davvero molto ricco di parole, di poesia, di storie. Una di queste è “Via dalla mia vita”, un brano forte, intimo e adatto a rispecchiare lo stato d’animo di tutte quelle donne che, per colpa di un cuore troppo debole, si arrendono ad una vita in compagnia di un uomo che non le ama per davvero.
Venerdì d’Autore: Katres Ph Luigi Maffettone
La musica, respiro del mondo di Katres, rappresenta lo spunto per tornare anche indietro nel tempo, ecco, dunque, spuntare in scaletta “Cu ti lu dissi”, un appassionato canto d’amore in siciliano, frutto della speciale penna di Rosa Balistreri. Piazza Bellini, in costante fermento, cede all’incanto della voce di Katres che, sulle note del brano intitolato “Non ho bisogno”, spicca il volo tra nuvole di leggiadri gorgheggi.
Venerdì d’Autore: Katres Ph Luigi Maffettone
Come accennato in apertura, Teresa omaggia il pubblico del centro storico di Napoli con ben due brani che faranno parte del suo nuovo album, il primo s’intitola “Bla bla bla”: un brano ironico e pungente, incentrato sulla sostanza delle cose che ci circondano, mentre il secondo è “Ormai ho deciso”, una testimonianza caratteriale che non ammette repliche e che rappresenta un’ulteriore prova di maturazione autoriale dell’artista. In concomitanza con l’arrivo dell’estate, Teresa si è anche divertita ad interpretare “Spensierati giorni”, il racconto di un’avventura amorosa di quelle tipicamente estive vissute al mare. In chiusura, ancora un bis, con “Coiffeur”, un brano che, come la voce di Katres, nel cuore e nella testa, resta, resta, resta.
L’anteprima della XIX edizione del Pomigliano Jazz Festivalfa registrare il sold out all’anfiteatro romano di Avella (Av) con il concerto di George Benson. Il cantante e chitarrista originario di Pittsburgh si è esibito per circa due ore con il suo live intitolato “Performing his greatest Hits Live”. Accompagnato sul palco da Michael O’Neill (chitarra), Thom Hall e David Garfield (tastiere), Khari Parker (batteria), Liliana de los Reyes (percussioni) e Stanley Banks (basso), l’artista, in gran forma, ha ripercorso le tappe centrali della sua folgorante carriera artistica, che lo ha visto attivamente partecipe anche delle parabole musicali di altri grandi artisti internazionali. Ampio lo spazio in scaletta riservato ad “Inspiration”, l’ album che il musicista ha recentemente dedicato alla voce vellutata di Nat King Cole.
Intenso, carismatico, carico ed entusiasta George si è lasciato andare a ritmo di musica, sottolineando l’autentico valore della melodia: come inarrestabili dardi, le parole dei suoi indimenticabili successi di sono susseguiti emozionando giovani e meno giovani. Elegante e sofisticato, il sound proposto da George Benson spazia tra groove/funk, ricercate jazz sessions, sprazzi pop e infiltrazioni swing. “Mona Lisa”, “When I Fall In Love”, “Smile” di Charlie Chaplin, “Unforgettable”, ”Just One of Those Things”, “This Masquerade”, ”Give me the Night”, “Breezin’”, “Nothing’s gonna change my love for you”, “On Broadway”, “Turn Your Love Around”, “Feel like making love” attraversano vite e decenni senza mai perdere fascino e smalto artistico. Arricchite da nuovi spunti dei bravissimi musicisti sul palco, questi brani sanno ancora toccare le corde del cuore con classe e pacata armonia.
Per i più giovani è interessante sottolineare il valore epidermico del carisma naturale di un artista, quanto non sia assolutamente necessario muoversi in maniera sguaiata, urlare, spogliarsi e affidarsi agli effetti scenografici per conquistare il pubblico. Quello che davvero conta è la qualità del suono, della voce, del saper far musica, del saper parlare all’anima delle persone, aldilà delle mode e delle ultime tendenze. Affidandosi all’impareggiabile feeling con la sua Ibanez GB10, George Benson ci ha regalato la possibilità di conoscere dal vivo uno stralcio importante della musica che ha fatto la storia, ci ha fatto emozionare pensando ai valori più autentici della vita, ci ha fatto apprezzare ancor di più, se possibile, la magia di poter assistere ad un concerto così speciale in un contesto storico, artistico e culturale antico, particolare e prestigioso come l’anfiteatro di Avella. Una commistione di elementi, quest’ultima, che da anni racchiude l’essenza del Pomigliano Jazz Festival che, dopo il grande successo di questo evento, auspichiamo possa offrirci tante preziose emozioni, tutte da condividere.
I Muiravale Freetown sono un gruppo di origine pontina, Made in Terracina, attivi sulla scena musicale italiana dal 2009. Presenti, a pieno titolo, tra gli alfieri della rinascita del reggae in Italia, i Muiravale hanno un background artistico davvero variegato alle loro spalle ed è anche per questo che nel loro album di debutto, intitolato “Freetown”, essi hanno lasciato convergere una serie di influenze musicali e contenutistiche che hanno contribuito alla genesi di un progetto sempre più apprezzato dal pubblico. Li abbiamo, dunque, raggiunti per approfondire la conoscenza di questo album e della loro interessante realtà.
Il nome del vostro gruppo si ispira ad una località del Mozambico dove il medico missionario terracinese Alfredo Fiorini venne drammaticamente ucciso. In che modo la vostra musica ed i vostri testi intendono onorare la sua missione di altruismo e fratellanza?
Crediamo che la musica sia un mezzo potente per arrivare al prossimo, un mezzo che, sotto certi punti di vista, è anche più diretto delle sole parole, perché è più viscerale ed istintivo. Lo dimostra il fatto che tante volte, anche quando un testo è scritto in una lingua che non conosciamo o è del tutto assente, il significato di una canzone in qualche modo ci arriva lo stesso. Noi semplicemente cerchiamo di sfruttare questa efficacia comunicativa per diffondere i valori che Alfredo ci ha insegnato facendo, nel nostro piccolo, la nostra parte.
Quali sono state le vostre evoluzioni musicali e contenutistiche dal 2009 ad oggi?
Quali e quante siano state le cose a cambiare dal 2009 è difficile dirlo, perché sono state tante e perché spesso sono cambiate senza che ce ne accorgessimo, in modo del tutto spontaneo. Sicuramente oggi c’è un approccio più maturo e consapevole a quello che facciamo e crediamo che questo sia l’unico step evolutivo rilevante, perché ti porta a rispettare di più quello che fai e le persone con cui lo fai. Il resto, che va dallo stare in sala prove allo stare su un palco, viene di conseguenza.
Video: “Unnu Ina Luv”
“ Muiravale Freetown” rappresenta il vostro debutto discografico ufficiale e, in quest’avventura, la produzione artistica di Paolo Baldini ha avuto un ruolo rilevante… ci raccontate come avete vissuto questa importante collaborazione, come avete lavorato ai brani, agli arrangiamenti e quali pensieri hanno scandito la nascita di questo album?
Conoscevamo già Paolo di persona ed avevamo avuto modo di lavorare con lui alla produzione di un EP che peraltro non è mai andato in stampa ma che conteneva “Babylon Revolution”, il nostro primo singolo con video. Sapevamo quindi cosa aspettarci e soprattutto cosa si aspettasse lui da noi. Ci siamo quindi rimboccati le maniche ed in pratica abbiamo buttato le chiavi dello studio di registrazione dopo esserci barricati dentro. Quando ne siamo usciti, avevamo materiale quantitativamente e qualitativamente sufficiente da sottoporre a Paolo. Poi lui ha aggiunto la sua magia alchemica ed è venuto fuori un disco che a noi è piaciuto tantissimo sin da subito. A quel punto speravamo solo di trovare qualcuno a cui piacesse tanto quanto a noi. Fortunatamente così è stato e vedere che gli entusiasti hanno superato di gran lunga gli scettici è stata la soddisfazione più grande!
Quali sono le tematiche principali che affrontate nelle tracce che compongono il disco e quali sono i messaggi che vorreste arrivassero dritti al cuore degli ascoltatori?
Nel disco affrontiamo diversi temi che vanno, con una certa naturalezza, dal serio al faceto. Ci sono invettive piuttosto arrabbiate contro l’attuale classe politica o gli arrampicatori sociali senza scrupoli e poi magari ci sono canzoni sull’amore o sulla speranza che le cose possano andare meglio… l’unica cosa che li accomuna è che sono tutti temi che ci riguardano in prima persona, perché rappresentano una parte integrante del nostro quotidiano. Una quotidianità, la nostra, che ci accomuna tutti ed è probabilmente anche per questo che la gente sta iniziando ad apprezzarci così tanto.
Muiravale
Le sonorità proposte nel disco sono molto eterogenee eppure sembra che tutte seguano un filo conduttore stilistico…è così?
Probabilmente si, nel senso che indipendentemente dal tipo di brano proposto, che può essere un roots lentissimo o un rocksteady a mille all’ora, il “suono Muiravale” è piuttosto netto e riconoscibile. Un suono che spesso e volentieri finisce anche con il discostarsi molto dalle sonorità tipiche del reggae, perché influenzato dal background musicale dei membri della band che, in quasi tutti i casi, hanno iniziato a suonare in levare solo quando sono entrati a far parte del progetto. Quando si ascolta il disco, tutte queste influenze sono fortemente riconoscibili ma restano comunque a fare da sfondo a quello che è un tema centrale che è indiscutibilmente reggae. Questa sorta di paradosso interno crea il filo conduttore in questione. Quindi se ascoltando il disco, un brano vi sembra quasi rap, o quasi r&b, o quasi rock è perché, probabilmente, è così…
Partendo da ottimi presupposti e da diversi riconoscimenti passati, quali sono le vostre aspettative e con quale spirito affrontate questa fase del vostro percorso artistico?
In realtà viviamo molto alla giornata. Il periodo storico non consente una grande pianificazione, specialmente sul lungo termine, quindi estirpiamo il problema alla radice e ci godiamo quello che abbiamo adesso. Proprio ciò che abbiamo adesso è un progetto che ci piace, ci stimola e fortunatamente ci dà anche diverse soddisfazioni. Lavoriamo per crescere e migliorarci ma lo facciamo divertendoci, con l’entusiasmo che è lo stesso di quando abbiamo iniziato. Poi è fisiologico il voler suonare su palchi più grandi, avere budget maggiori per fare i dischi, magari avere l’opportunità di arrivare a vivere facendo solo questo, ma non è un’ossessione. Piuttosto è uno stimolo che ci spinge a migliorarci quotidianamente e a dare sempre il massimo per qualcosa che amiamo visceralmente e che, se non dal punto di vista economico, quanto meno emotivamente ripaga ogni singolo sacrificio fatto.
Avete altri progetti paralleli in corso o altre cose di cui vi occupate?
Si, molti di noi hanno progetti musicali paralleli. E già che se ne parla, ne approfittiamo per salutare la Savioli big band, la Chicken prod. inc. ed i Wogiagia!
Che rapporto avete con Terracina e con il vostro territorio più in generale?
Amiamo la nostra città in maniera viscerale. Perché ci siamo cresciuti, perché abbiamo sempre vissuto qui e perché anche chi di noi non è autoctono, ci si è sentito da subito come a casa. Nei nostri testi c’è tanto di Terracina e della gente che ci vive. Ma come spesso accade quando si ama così tanto qualcosa o qualcuno, si diventa molto poco tolleranti quando si denotano determinati atteggiamenti. Per queste ed altre ragioni andiamo in bestia nel vedere come qualche sciacallo stia facendo di tutto per spolpare questa sua preda inerme, ma ancora di più nel costatare come tutto ciò stia accadendo nella quasi totale indifferenza. “Babylon Revolution”, il nostro primo singolo, è nato proprio da questa rabbia, con l’idea di provare ad aprire gli occhi a chi troppo spesso non vede o preferisce volutamente non farlo.
Quando e dove potremo ascoltarvi dal vivo?
La prossima data è quella del 19 luglio a Roma, e anche se non eseguiremo il nostro solito concerto, avremo l’onore di condividere il palco con Bunny Wailler and the Solomonic Reggaestra. Saremo molto carichi. Se siete in zona vi consigliamo di cuore di non perdere questa occasione. Poi ancora un’estate intensa e il 25 luglio saremo al Castello di Breno, in provincia di Brescia, naturalmente vi invitiamo a venirci a trovare nella magia dei luoghi a noi cari nei due festival più belli e importanti che abbiamo dalla nostre parti. L’Anxur Festival di Terracina il 26 luglio, mentre il 24 agosto spetta a noi chiudere Exotique 2014 – il Festival alla corte della maga Circe che si svolge a San Felice Circeo. Il nostro profilo facebook è comunque il modo migliore per restare in contatto e dove poter anche dialogare oltre che essere sempre aggiornati su tutto.
I 5 Second of Summer si confermano al primo posto della classifica FIMI/GFK degli album più venduti della settimana in Italia con il loro album omonimo. Risalgono in seconda posizione i Colpdplay con “Ghost Stories”, seguiti dai Dear Jack con “Domani è un altro film”. Al quarto posto c’è “X” di Ed Sheeran mentre alle sue spalle c’è la prima ed unica new entry della top ten, si tratta di El Raton con “Rattopsy”. Grande spolvero per Biagio Antonacci, in sesta posizione con “L’Amore comporta”, seguito da Deborah Iurato e da Lana del Rey con l’album “Ultraviolence”. Al nono posto ritroviamo “Xscape”, l’album postumo di Michael Jackson e “Mondovisione” di Ligabue.
Geko Luca Dimauro voce, piano e chitarra e Joseph Di Fraia (Batteria, sequencer, batteria elettronica) sono l’anima ed il cuore del duo denominato L’Essenza del 2. Insieme fin da giovanissimi, i due artisti hanno fuso i propri percorsi in un progetto che, se in un primo momento era incentrato sulla rilettura di note cover, oggi muove i primi decisi passi verso una nuova direzione fatta di emozioni, testi e note inedite. In questo caso specifico vi parleremo del brano intitolato “Nelle Favole”, il secondo singolo tratto dal primo ep del duo “Benedetta Pace”, prodotto per l’etichetta One More Lab, con la supervisione artistica di Maurizio Mariano e Francesco Valente.
“Nelle Favole” segue un filone intimista, velato di affranta malinconia ed inarrestabile speranza. Accompagnato da un dolce e suggestivo videoclip, realizzato sul Monte Soratte con un quartetto d’archi, con il patrocinio del Comune di Ponzano Romano nella valle del Tevere e della Provincia di Roma, il video del brano, girato da Massimiliano Gordiani converge l’eleganza armoniosa dell’arrangiamento con le immagini rupestri ed incontaminate di una location a metà strada tra sogno e magia.
Grande protagonista di questa ballad è l’amore, un amore fatto di sbagli che possiamo ritrovare nelle favole, piccoli peccati veniali da stemperare a suon di note. La consapevolezza di un sentimento che fatica a lasciare gli androni del cuore spesso ci spinge a prendere atto delle nostre paure, ci dà l’occasione di metabolizzare e, nel caso, di affrontarle a viso scoperto, in nome di un paio d’occhi limpidi in cui riconoscersi, ancora una volta.
Alessandro “Fuxs” Fusaro è un versatile cantautore e polistrumentista di Verona. Sin da piccolo inizia gli studi musicali prima del clarinetto e in seguito delle tastiere. Nel corso degli anni si è dedicato anche alla composizione, al canto moderno, all’ arrangiamento e produzione della canzone su molti generi.
Laureandosi in “Popular music” con massimi voti e lode, Alessandro si è guadagnato anche il nominativo di “Dottor Pop”. Autore, compositore e produttore delle proprie canzoni, “Fuxs” ha da poco pubblicato il primo singolo intitolato “Mai le idee chiare”. In questa intervista il giovane artista ha raccontato nel dettaglio le fasi del suo lungo percorso formativo, soffermandosi anche sui numerosi progetti di cui si sta occupando.
Sei diplomato in composizione, musica corale e direzione di coro, strumentazione per banda e clarinetto ma hai anche una laurea di Popular Music e una in Multimedialità e Nuove tecnologie… Ci racconti, nel dettaglio, in che modo ciascuno di questi percorsi di studio ha contribuito ad influenzare e a comporre la tua formazione artistica?
Tutto è cominciato da bambino quando mio padre mi ha portato a frequentare i corsi della banda per lo studio del clarinetto. Da allora è un viaggio che tuttora continua! In seguito, infatti, sono stato ammesso a frequentare il corso di Clarinetto in Conservatorio ma, nel frattempo, avevo cominciato a studiare anche le tastiere e il pianoforte. C’è da dire che io sono sempre stato un ascoltatore accanito di musica pop e, sin dai primi tempi, entravo nelle aule sempre con le cuffiette ascoltando le hit del momento e questo, in un ambiente così accademicamente classico, mi faceva passare un po’ da alieno…Per molti dei Maestri, infatti, quelle erano “solo canzonette” ma io sapevo che non era così e, una volta scoperti i Queen, capii che i due generi apparentemente lontanissimi potevano in realtà convivere benissimo. Decisi allora che tutto ciò che avrei imparato lo avrei “riversato” nel Pop. Nello specifico, con clarinetto e strumentazione per banda, ad esempio, prediligevo suonare gli arrangiamenti dei grandi successi di artisti come gli Abba, i Beatles o Adriano Celentano e capirne il loro svolgimento. Per composizione, invece, mi sono sbizzarrito nella scrittura delle varie forme musicali e nel personalizzarle a modo mio. Musica corale e Direzione di coro, invece, mi sono state utili per la gestione delle voci e capire le tecniche di direzione per ensemble. Con le due lauree, infine, ho approfondito gli aspetti moderni ed elettronici della musica iniziando così a far convivere i vari studi fatti. Tutto ciò ha influito sulla mia identità artistica e mi ha permesso di fare un uso variegato dei diversi linguaggi studiati.
Quanto è importante lo studio e la ricerca quotidiana in un periodo storico in cui la visibilità è data quasi solo dalla televisione?
Penso che, nonostante tutto, lo studio e la ricerca siano fondamentali, è vero che la televisione dà indubbiamente un grosso ritorno in termini di visibilità ma è anche vero che, se non te la sai giocare, svanisce in fretta. Magari senza il supporto televisivo ci vorrà sicuramente più tempo ma, se esso viene impiegato per una crescita artistica, sarà di certo un buon investimento.
Qual è la dimensione musicale che ritieni più affine alla tua personalità?
Penso sia quella del Pop elettronico con contaminazioni rock. In questo modo riesco ad utilizzare le tecniche studiate negli anni e a farne un uso personale da canzone a canzone.
Cosa ti ha spinto a cimentarti con un brano pop come “Mai le idee chiare”? Si tratta di un testo autobiografico?
Tutto è nato dall’idea melodica del ritornello che, ad un certo punto, canticchiavo tra me e me per giorni…Mi sono messo al pianoforte e ho sviluppato la struttura con la volontà di creare qualcosa di ritmicamente accattivante e fresco. Per quanto riguarda il testo, diciamo che ultimamente ho notato un andazzo generale nell’avere idee poco chiare dal punto di vista sentimentale e così ne ho tratto una canzone!
Questa canzone è il preludio ad un intero lavoro discografico?
Sì, ho già un po’ di materiale pronto in forma di demo e sto continuando a scrivere in prospettiva di un album. Per i testi ho anche recentemente cominciato a collaborare con lo scrittore Angelo D’Andrea, proprio per un confronto e arricchimento dei brani da affrontare e creare ex novo.
Riesci a trovare spazi in cui poter mettere a frutto i tuoi studi trasversali?
Sì, anche se, per farlo, bisogna mettersi in gioco in tutte le occasioni che si presentano. Ho avuto di recente, per esempio, il piacere di collaborare con un team di professionisti del ramo del cinema indipendente, Falange Oplita, con cui sto realizzando la colonna sonora orchestrale del loro prossimo film.
Che progetti hai in corso?
Come dicevo sono molto preso nella continua scrittura e produzione di nuove canzoni e di brani per orchestra. Ma collaboro spesso anche come produttore e arrangiatore in progetti non miei o come informatico per la creazione di partiture musicali.
Dove e quando potremo ascoltarti dal vivo?
In questo periodo sto provando molto con la mia band formata da ottimi amici musicisti, anch’essi provenienti dal mondo conservatorio, proprio al fine di interpretare ed eseguire i miei brani originali al meglio e affiancarli con brani cover inerenti al genere. Essendo noi tutti di Verona penso che, non appena pronti, saremo operativi nelle zone del nord Italia limitrofe alla nostra città.
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