Brit Awards 2014: i protagonisti e i premi

lorde

Lorde

Si è svolta ieri sera a Londra la cerimonia di consegna dei Brit Awards, i premi che valorizzano i grandi nomi della musica inglese e premiano il successo delle migliori proposte musicali sulla piazza mondiale. Protagonisti della serata sono stati Ellie Goulding, vincitrice del “British Female Solo Artist” e attualmente impegnata in un tour mondiale che la porterà, tra l’altro, in USA, Canada, Messico, Argentina, Nuova Zelanda e Singapore; i Bastille, che si sono aggiudicati il “British Breakthrough Act”, anche grazie al successo del loro album intitolato “Bad Blood”, che sta conquistando il Sud-Est Asiatico, Sam Smith, aggiudicatario nientemeno che del Critics’ Choice,  e gli Arctic Monkeys, eletti migliore Band col Migliore Disco dell’anno e, per questo, vincitori di due Brit Awards. Il grande nome straniero è invece quello della giovanissima Lorde che, a soli 17 anni, dopo aver vinto ben 2 Grammy Awards nelle rispettive categorie “Song of the year” e “Best pop solo perfomance”, è stata eletta miglior artista internazionale con il premio “International Female solo Artist” subito dopo il bel duetto con i Disclosure sulle note dell’ormai celeberrima “Royals”.

Video: “Disclosure, Lorde and AlunaGeorge perform ‘Royals/White Noise’ | BRIT Awards 2014″

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Festival di Sanremo: Renzo Rubino conquista l’Ariston

Onestà, intelligenza, amore, libertà, generosità: queste le parole chiave del testo di Alberto Manzi, omaggiato da Claudio Santamaria in apertura della seconda serata del 64mo Festival di Sanremo. La rivendicazione del possesso del proprio spirito critico e l’invito a cercare nel proprio cuore la voglia riprovare a credere in sé stessi e nel prossimo sono il messaggio migliore che il Festival potesse rivolgere al pubblico in un’era in cui tutto questo rappresenta un miraggio buonista ed anacronistico.

Fabio Fazio e Rufus Wainwright

Fabio Fazio e Rufus Wainwright

Come ribadito più volte questa mattina da Fabio Fazio, in conferenza stampa, la linea orizzontale del Festival intende seguire un percorso incentrato sulla tradizione popolare, ecco dunque spiegate le presenze delle gemelle Kessler e il monologo della signora Franca Valeri. Invece di affidarsi a degli stereotipati filmati in bianco e nero, la direzione artistica del festival ha cercato di omaggiare i 60 anni della Rai lasciando che anche i più giovani potessero conoscere dal vivo un pezzetto della storia del proprio paese. Per quando riguarda la linea verticale seguita dalla super kermesse, la scelta di ospiti di un certo calibro qualitativo rappresenta un inequivocabile punto di forza: pensiamo alla magistrale perfomance di Rufus Wainwright che ha eseguito “Cigarettes And Chocolate Milk”, un brano ricco di pulsioni emotive, e “Across The Universe”, un grande classico dei Beatles.

Fabio Fazio e Claudio Baglioni

Fabio Fazio e Claudio Baglioni

Ad unire generazioni di ieri e di oggi ci ha pensato Claudio Baglioni che, dopo 29 anni, è tornato sul palco dell’Ariston per un meraviglioso medley dei suoi più grandi successi: “Questo piccolo grande amore”, “E tu”, “Strada facendo”, “Avrai”, “Mille giorni di te e di me” e “Con voi”, il brano che dà il titolo al suo nuovo progetto, incentrato sull’idea della musica intesa come energia in grado di  animare il cantiere della ricostruzione e farci ritrovare speranza nel futuro e voglia di ripartire.

Visto che sono stati in tanti a constatare il piccolissimo spazio concesso alle cosiddette nuove proposte, mi piacerebbe iniziare l’analisi delle canzoni in gara partendo proprio dai “giovani” che ieri si sono esibiti poco dopo la mezzanotte ma che, tuttavia, hanno portato a Sanremo dei brani assolutamente interessanti. A passare il turno sono stati Diodato e Zibba, rispettivamente con “Babilonia” e “Senza di te”: si tratta di due canzoni molto belle con due sound diametralmente opposti, l’uno più vicino al pop tradizionale, l’altro più sperimentale, arricchito da interessanti tonalità reggae.

Le altre due giovani proposte, che troveranno comunque spazio durante la finale di sabato sera, sono Bianca, che ha cantato il brano “Saprai”, forse un po’ troppo tradizionalista, e Filippo Graziani che, con “Le cose belle”, ha offerto un ampio saggio della propria energia vocale e carismatica.

Renzo Rubino

Renzo Rubino

Per quanto riguarda i “Big”, invece, niente di particolarmente nuovo sotto il sole. Ad aprire la gara è Francesco Renga che accede alla finale con “Vivendo adesso”, il brano scritto per lui da Elisa Toffoli. Disinvolto e stiloso sul palco, il cantante si mostra sempre uguale a sé stesso. Segue Giuliano Palma: un’interpretazione energica di “Così lontano”, brano firmato da Nina Zilli, porta l’indelebile timbro dell’autrice penalizzando, così, il cantante. La prima donna della serata è Noemi: trucco, parrucco e abito meriterebbero un discorso a parte ma, in questa sede, mi limiterò a dire che sia “Un uomo e un albero” che “Bagnati dal sole”, brano finalista, sono due canzoni davvero molto belle e la consueta carica interpretativa della cantante costituisce un sicuro surplus ultra. Arriviamo, dunque, all’ipotetico vincitore del festival, ovvero Renzo Rubino: giovane, originale, geniale, emozionante. La sua perfomance ha conquistato l’intero teatro, “Ora” e “Per sempre e poi basta” sono due perle, arricchite da un bell’arrangiamento musicale; chiamasi talento. Bella anche la performance di Ron che, seppur privo di originalità, rimane pur sempre un grande cantautore italiano e non sottovaluterei il fatto che si presenterà in finale con un brano inaspettatamente folk quale è “Sing in the rain”. Troppo somigliante alla sua precedente vita con i Tiromancino è stata, invece, la prestazione canora di Riccardo Sinigallia di cui riascolteremo il brano intitolato “Prima di andare via”, già, proprio come quello di Neffa. A chiudere la carrellata dei “campioni” in gara è Francesco Sàrcina: “Nel tuo sorriso” conquista i voti necessari per passare il turno ma le chitarre di “In questa città” meritavano molto di più. Non rimane che riascoltare per bene il tutto questa sera e cogliere eventuali nuove impressioni. Per il resto non sottovaluterei l’omaggio che verrà fatto al maestro Claudio Abbado, in apertura della terza serata, e gli ospiti in programma da Renzo Arbore, volto storico della tv e della musica italiana, all’astronauta Luca Parmitano, al cantautore irlandese Damien Rice, fino all’attesissimo Paolo Nutini.

Raffaella Sbrescia

Festival di Sanremo: la gara entra nel vivo

manifesto sanremoEntra nel vivo la 64ma edizione del Festival di Sanremo: con il commento fatto conferenza stampa poche ore fa dal direttore di Rai 1 Giancarlo Leone, si scopre che gli operai, protagonisti della protesta in apertura della kermesse, sono Antonio Sollazzo, Mario Marsicano, Salvatore Ferrigno e Mariarosaria Pascale. Dipendenti del Consorzio del bacino di Napoli e Caserta, questi uomini hanno cercato, nel modo più mediatico possibile, di trovare un interlocutore della loro disperazione e di quella di tante altre famiglie…apparentemente lo hanno trovato in Fazio che, leggendo la loro lettera di protesta in diretta, ha dato voce ad una piccola rappresentanza di un paese alla deriva. In molti hanno pensato ad una farsa, ad un episodio costruito a tavolino ma non è giusto cercare sempre del marcio ovunque, il punto è capire che l’Italia è anche, e soprattutto, questo. Il monologo di Fazio sulla bellezza si rifaceva ad una bellezza che non ci appartiene più, siamo cinici, siamo opportunisti, siamo disillusi e pronti a puntare il dito. Anche sul web, dove il Festival di Sanremo sta ottenendo un grande successo, con più di 9 milioni di pagine visualizzate, il commento degli utenti non è stato quasi mai positivo.

Leggendo un po’ di rassegna stampa, questa mattina, mi ha colpito leggere che qualcuno ha definito il pubblico italiano molto simile agli spettatori degli antichi giochi romani, che avevano luogo nel Colosseo: il divertimento sta nel guardare affondare gli altri per sentirsi migliori.

Ora, partendo dal presupposto che dopo 64 anni il Festival è, e rimane, l’evento mediatico più seguito del paese un motivo ci sarà, il motivo è che ormai si tratta di un’istituzione e, in quanto tale, è soggetta a critiche ed attacchi. In base a questa constatazione, partiamo subito da quello che più o meno oggettivamente non ha funzionato durante la prima serata della kermesse: in primis la pessima esibizione di Laetitia Casta che, insieme a Fazio nei panni di un esistenzialista francese, ha annoiato veramente tutti tra stonature, coreografie insulse e sguardi melensi. In molti si sono anche lamentati dei soliti siparietti tra i conduttori Fazio e Littizzetto ma, in tutta onestà, se non fosse stato per le incursioni di Luciana, seppur a tratti molto scontate, la puntata sarebbe stata ancor meno coinvolgente.

 Ma arriviamo all’argomento centrale di questa analisi: la musica. Prima di tutto è doveroso sottolineare la grande emozione di Luciano Ligabue che ha omaggiato Fabrizio De Andrè interpretando il brano “Creuza de ma”, accompagnato da Mauro Pagani: un momento davvero intenso, in grado di ripristinare gli animi scombussolati della platea fisica e virtuale. Per quanto riguarda la gara, la prima a cantare è Arisa: abbigliamento sensuale, trasparenze vedo non vedo e una voce cristallina sono le sue carte vincenti e tra i due brani proposti passa “Controvento”. Segue Frankie Hi Rng: Francesco Di Gesù è in ottima forma, secondo i più vagamente “infighito” nel vestire. “Un uomo è vitale se fa respirare”, canta in “Un uomo è vivo”, ma alla fine passa in finale il brano intitolato “Pedala”: un potenziale tormentone. Il bolero firmato da Cristina Donà, interpretato da Antonella Ruggiero, non conquista il pubblico, forse irrigidito dall’eterea classe della storica cantante dei Matia Bazar che, riesce, tuttavia, ad ammaliare i veri intenditori con i suoi inimitabili vocalizzi in “Da lontano”. Al sopraggiungere della tanto conclamata coppia formata da Raphael Gualazzi & The Bloody Bedroots la curiosità raggiunge, forse, il picco massimo: “Tanto ci sei” delude le aspettative con un arrangiamento che sa di tutto e niente mentre “Liberi o no” è un tentativo di sperimentazione musicale, il risultato è, comunque, al di sotto delle aspettative.

Raffaella Carrà

Raffaella Carrà

Il terzo ospite della serata è Raffaella Carrà: icona di un’epoca che non c’è più, eppure attuale nel palese richiamo alla controversa figura della contemporanea Lady Gaga. Elastica, tonica, vitale, a sett’anni la Raffa nazionale riscuote consensi come se non ci fosse un domani e, qualora non bastasse, è stata anche l’unica a lanciare un appello a favore dei due Marò italiani arrestati in India, ormai troppo tempo fa.

Tornando alla gara ci troviamo a commentare la performance di Cristiano De Andrè che, nel brano “Invisibili”, ha cercato di convogliare sentimenti, emozioni e ricordi. Il risultato è stato, per alcuni, molto toccante, per altri un malriuscito tentativo di imitazione del compianto padre. Per me: da riascoltare. La seconda canzone proposta dal cantante, che sarà poi quella a passare in finale, è “Il cielo è vuoto”, i cui archi ricordano molto qualche più famosa melodia dei Coldplay.

La vera rivelazione della serata sono i Perturbazione: freschi, orecchiabili, sfiziosi…in una parola originali. Il gruppo ha riscosso un notevole successo sia con “L’unica”, il brano che ha passato il turno, sia con “L’Italia vista dal bar”: potenziali vincitori del Festival.

Cat Stevens

Cat Stevens

Il momento poesia è affidato da Yussuf Islam (Cat Stevens): “Peace Train”, un accenno a “All you neeed is love” dei Beatles e la celeberrima “Father and Son” lanciano il pubblico dell’Ariston, e penso proprio anche quello da casa, in una spontanea e sentita standing ovation: una preziosa parentesi che ha risollevato le sorti dell’intera serata.

Chiude la carrellata dei big Giusy Ferreri che, a differenza delle aspettative, riesce a ritagliarsi una fetta di consensi con il brano intitolato “Ti porto a cena con me”.

Alla luce di quanto visto e ascoltato, la curiosità  e la speranza di scoprire se qualcuno avrà davvero osato con qualcosa di inatteso crescono di ora in ora. L’appuntamento è per questa sera!

Raffaella Sbrescia

Festival di Sanremo: idillio tra Fazio e Casta. Grande attesa per l’omaggio di Ligabue a De Andrè

Fabio Fazio e Laetitia Casta

Fabio Fazio e Laetitia Casta

Prenderà il via, questa sera, la 64ma edizione del Festival di Sanremo. L’apertura della kermesse sarà affidata a Luciano Ligabue che, dopo l’annuncio a sorpresa di ieri mattina, sarà sul palco del Teatro Ariston per rendere omaggio al grande cantautore  Fabrizio Dè Andre, di cui ricorre proprio oggi l’anniversario della nascita, a 15 anni dalla sua scomparsa. Come già detto, saranno i 7 i “big” ad esibirsi durante la prima serata del Festival. Si tratta di: Arisa, Frankie Hi Nrg, Antonella Ruggiero, Raphael Gualazzi con Bloody Bedroots, Cristiano De Andrè, Perturbazione e Giusy Ferreri. Grande attesa anche per l’omaggio che Laetitia Casta ha presentato, in conferenza stampa, presso la sala Lucio Dalla del Palafiori: si tratterà di uno sketch, che coinvolgerà anche Fabio Fazio e Luciana Littizzetto, studiato con l’intento di omaggiare non solo i 60 anni della Rai Radiotelevisione italiana, ma anche due grandi nomi del cinema italiano quali Monica Vitti e Alberto Sordi, attraverso la rivisitazione della celebre ‘Ma ‘ndo vai…’, del film “Polvere di stelle”. Grande è  l’affiatamento tra l’attrice e top model Laetitia Casta e Fazio il quale ne ha, a più riprese, sottolineato la bellezza, anche interiore. L’attrice sarà, inoltre, tra gli ospiti della prossima puntata del programma tv “Che tempo che fa”, in onda eccezionalmente su Rai1, domenica 23 febbraio, per presentare il suo ultimo film, intitolato “Una donna per amica”.

Presenti in sala stampa anche le signore Latorre e Girone. Le mogli dei due Marò italiani, coinvolti nel caso diplomatico che interessa, ormai da svariato tempo, la politica estera italiana, sono state invitate dal sindaco di Sanremo Zoccarato, proprio nel giorno in cui la Corte Suprema indiana ha deciso di rinviare  nuovamente l’udienza sul caso dei Maro’ a lunedì 24 febbraio alle 14 (le 9,30 in Italia), in segno di rispetto e vicinanza alle famiglie dei due militari in un momento molto delicato.

Nonostante le ripetute domande dei giornalisti riferite all’eventuale irruzione di Beppe Grillo durante la diretta televisiva, il direttore di Rai 1 Giancarlo Leone ha, inoltre, continuato a rassicurare i presenti e a dirsi assolutamente fiducioso sulla corretta condotta del leader del Movimento 5 Stelle. Per quanto riguarda gli ospiti della prima puntata questa sera ci saranno, tra gli altri, Raffaella Carrà e Yusuf Cat Stevens, il quale canterà  tre brani. Secondo indiscrezioni si tratta di “Father and Son”, “Peace Train”  e un inedito.

Raffaella Sbrescia

Greta Manuzi: ” Dedicherò alla musica il 100% delle mie energie”

Cover (2)Greta Manuzi, classe 1990, originaria di Longiano (Forlì-Cesena), è stata una delle voci più amate della scorsa edizione di “Amici” ma la musica ha da sempre fatto parte della sua vita. Dopo l’ep “Solo Rumore”, uscito il 21 maggio 2013, l’artista ha inciso “Ad ogni costo”, un album di inediti, su etichetta Carosello Records, in cui ogni brano racconta un pezzetto della sua vita. Giovane e appassionata, Greta è davvero molto determinata a percorrere la strada del canto e anche, in quest’intervista, l’artista ha lasciato trasparire tutta la sua grinta e la voglia di apprendere il più possibile.

“Ad ogni costo” è il titolo del tuo primo album di inediti, giunto dopo l’Ep “Solo Rumore”. Come nasce questo progetto, quali sono i temi cardine e a cosa s’ispira il titolo? C’è qualcosa che rimanda all’omonimo titolo della canzone di Vasco Rossi?

Il disco ha questo titolo soprattutto per il fatto che fin da piccina volevo “ad ogni costo” far la cantante ed intraprendere questa strada, è anche vero, però, che la canzone, “Ad ogni costo”, cover di “Creep” dei Radiohead, fatta da Vasco Rossi, mi ha aiutato tantissimo durante il mio percorso ad Amici e, più in generale, durante l’evoluzione della mia vita artistica. Per quanto riguarda il tema principale del disco, invece, ho scelto l’amore, seguendo l’idea di parlarne analizzandolo attraverso varie sfaccettature, sicuramente diverse da quelle che conosciamo di solito. Si tratta, inoltre, di un disco parzialmente autobiografico, la prima fase di preparazione mi ha visto, infatti, al centro di una lunga chiacchierata con gli autori, ai quali ho raccontato davvero molto di me, cosa pensavo dell’amore e come sto vivendo la mia gioventù. Tutti i professionisti con cui ho collaborato sono stati veramente molto bravi non solo a rendere questi sentimenti per iscritto, ma anche a fare in modo che potessimo scrivere insieme, facendo un lavoro da zero. Ho avuto anche la fortuna di lavorare con autori di un certo livello come Roberto Casini, storico autore ed ex batterista di Vasco, Luca Chiaravalli, Andrea Bonomo, Gianluigi Fazio per cui questo lavoro mi ha consentito di apprendere davvero molte cose e, tutt’ oggi, sto cercando di assorbire il più possibile.

Come hai vissuto l’anno post “Amici di Maria De Filippi” e quali emozioni hanno scandito quest’ultimo periodo?

Appena ho finito “Amici” mi sono lanciata subito nella promozione del disco “Solo Rumore”, ho girato tutta l’Italia e ho avuto il piacere di fare concerti in tante piazze, poi ci sono stati 3 mesi di fermo, durante i quali mi sono riposata ma ho anche iniziato il lavoro in studio. Avere a che fare con autori e produttori di un certo livello mi ha fatto sentire come se stessi ancora nella scuola di “Amici”; certo erano situazioni diverse ma ho imparato tante cose nuove. Ovviamente sono stata lontana da casa per molto tempo ma questo è quello che voglio fare nella mia vita e voglio farlo utilizzando il 100% delle mie energie, del mio cuore e di tutto l’amore che ho dentro.

In “Ti salverò da me” e in “Le nostre mani” le carezze sono in un caso “armi silenziose”, in un altro “un’arma in grado di distruggere. Come mai questa connotazione negativa?

Come dicevo, il disco è parzialmente autobiografico per cui ho raccontato un pò le esperienze che mi sono capitate come, ad esempio, quella volta in cui ho dovuto allontanare una persona da me perché non ero io la persona giusta per lei. “Le nostre mani” parla, invece, di due persone che fanno fatica ad accettare la fine di una storia d’amore.

greta 2Quanto ti rappresentano questi 10 brani?

Il mio disco deve per forza rappresentarmi in tutto e per tutto perché sennò non riuscirei neanche a cantarlo. Quando canto le cose devo averle vissute veramente altrimenti faccio fatica a trasmetterle alle persone.

Nel brano “amiamoci a metà” canti “meglio bere pioggia che la sete”…si tratta di uno dei tuoi mantra quotidiani?

Beh, direi proprio di sì. Questa canzone ha un tema particolare e ci sono molto affezionata perché si sofferma sulla scarsa importanza data al sentimento dell’amore e la protagonista del brano dichiara di essersi stancata di stare male e decide di dare ironicamente in affitto metà del proprio cuore.

E, ancora, “i giorni a rotoli sono miracoli”?

Tutto quello che ci capita nella vita ha sempre un perché. Tutte le esperienze che viviamo, dalla più negativa alla più positiva, servono sempre a qualcosa. Si tratta di piccoli miracoli che ci aiutano ad affrontare la vita giorno per giorno, per migliorarci e per renderci più forti.

Sei in giro con il tour di promozione del disco, c’è in programma un tour di concerti? Hai già delle idee su come sarà il tuo live?

Certo! Posso sicuramente dire che, partendo dal presupposto che io sono un po’ pazza di mio, si tratterà di un live molto particolare. Avrò anche la fortuna di avere al mio fianco i miei pazzeschi musicisti di sempre, che non ho abbandonato, per cui sarà spettacolare!

Raffaella Sbrescia

Video: “Due come tutti”

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L’intervista a Rita Pavone: 50 anni di carriera e un tour alle porte

Rita Pavone

Rita Pavone

Nel corso della sua cinquantennale carriera, Rita Pavone è riuscita a conquistare svariate generazioni di pubblico attraverso la sua proverbiale grinta e la sua travolgente personalità. Spirito libero ed indomabile, Rita ha costruito la sua vita e la sua carriera pezzo dopo pezzo e con grandi soddisfazioni. Oggi, grazie all’eccezionale riscontro avuto dal suo nuovo doppio studio album “Masters”, Rita Pavone si prepara a tornare sui palchi di tutta Italia con “Live2014”, il tour che la vedrà protagonista di 6 imperdibili concerti: 6 maggio - Milano (Gran Teatro Linear4 Ciak), 13 maggio a Napoli (Teatro Augusteo), 8 maggio – Bologna (Teatro Manzoni), 10 maggio – Ancona (Teatro Muse), 20 maggio – Torino, (Teatro Colosseo), 24 maggio – Padova (Gran Teatro Geox). Per info su location, date e biglietti www.tridentmanagement.it

Chi era Rita Pavone nel 1959 e chi è Rita Pavone oggi? Facendo un parallelo tra il passato ed il presente, cosa è rimasto uguale nel tempo e cosa è cambiato nella Sua persona?

Oggi come allora c’è la stessa grande gioia e voglia di cantare ma, certo, sono cresciuta in questi 50 anni , ho vissuto tante esperienze, sia professionali che umane diverse, ho imparato a gestire sia gli alti che i  bassi della vita, ho visto mezzo mondo, letto moltissimi libri, accresciuto la mia curiosità e la mia voglia di fare sempre qualcosa di nuovo.  Il desiderio di mettermi sempre in gioco è qualcosa che fa parte del mio carattere. Mai stata ingenua, forse neanche a 17 anni,  ma sicuramente ho acquisito maggiore consapevolezza di me stessa, dei miei limiti, come delle mie qualità e ho imparato a  gestire in prima persona la mia carriera e, più in generale, la vita di moglie, madre e donna.

In una recente intervista ha dichiarato  che “Masters” è il disco che voleva fare da ragazza e che ha tenuto nel cassetto per 50 anni. Ci racconta come e quando le è venuta la voglia di rendere questo sogno reale? Quali sono state le fasi di lavorazione del disco e come è avvenuta la costruzione dei brani in italiano?

E’ vero, l’idea l’ho sempre avuta, è nata con i miei esordi . “Masters” è l’album che volevo fare da 50 anni con le canzoni che ascoltavo da ragazzina, prima  ancora di avere successo. Mio padre aveva un amico marinaio che subito dopo la guerra gli portava i dischi americani che in Italia non conosceva nessuno. Sono cresciuta con quelli. Mentre in Italia tutti erano abituati a canzoni come “Buongiorno tristezza” di Claudio Villa, io, già a 12 – 13 anni, avevo il rock addosso e mi piacevano lo swing, il jazz, i grandi autori o interpreti americani come Bobby Darin, Burt Bacharach, Fats Domino, Gene Vincent, Tony Bennett. Loro sono i miei maestri perciò ho intitolato il mio doppio CD “Masters” riferendomi al duplice significato della parola – come “Maestri ispiratori” e come le matrici dei dischi.

Non ho potuto farlo prima perché, da me, i discografici si aspettavano altro. Poi, dopo essermi fermata per qualche anno,  mi sono detta “o adesso o mai più” e, in due anni, mi sono prodotta tutto da sola: scegliendo canzoni che avessero una storia, chiedendo le autorizzazioni alle major americane, trovando un arrangiatore, Enrico Cremonesi, straordinario,  con una versatilità e una eleganza rara, ma  soprattutto capace di avere di suo quel  tipico “ritardo” che nello swing è una dote innata, e poi collaborando per la traduzioni con numeri uno assoluti come Lina Wertmuller, Enrico Ruggeri e Franco Migliacci, perché volevo che le traduzioni  italiane avessero un’anima e potessero essere “moderne”.  Naturalmente ho voluto il meglio anche nella produzione affidando il mixaggio dell’ album al 4 volte Grammy Awards, James “ Bonzai“  Caruso  e masterizzandolo al  Metropolis  Studio  di  Londra  con  John Davis,  che collabora abitualmente con gli U2- The Enemy -Lana Del Rey e i  Led Zeppelin. Quest’ultimi gli hanno regalato proprio quest’anno un Grammy  per il mastering del loro ultimo album . Sono molto contenta del risultato finale e  sono ancora più contenta di come sia stato accolto questo disco sia dal pubblico che dai media.

Circa 9 anni fa lasciò volontariamente le scene per ritirarsi a vita privata. Cosa l’ha spinta a ritornare a fare musica e cosa le è mancato di più in questi anni?

Diciamo che all’inizio non mi mancava proprio nulla, anzi. Finalmente potevo fare tutte quelle cose che fin dai sedici anni  mi erano un po’ mancate … fare il bagno e prendere il sole tranquillamente senza aver paura di perdere la voce, alzarmi al mattino, prendere lo spazzolino e decidere di andare a Londra, stare con gli amici … Ma c’è poco da fare, se uno nasce “cantante”, alla fine il desiderio di tornare a cantare prevale.

Com’è il suo rapporto con i fan?

Straordinario. Sono loro che hanno sempre creduto in me e, giorno dopo giorno, mi hanno sempre sostenuta e spronata a ritornare  sulle scene. E’ un rapporto quasi familiare, continuo e consolidato, contraddistinto da un affetto che sento di dover contraccambiare sempre.

rita 3Sulla sua pagina Facebook Lei è sempre molto presente. Cosa pensa dei social networks e di Internet?

I social e Internet sono una innovazione straordinaria perché consentono di dialogare , di confrontarsi, di condividere  esperienze progressivamente e continuativamente, anche a centinaia, migliaia di chilometri di distanza e la  loro immediatezza è un innegabile  plus valore. Trovo, però, terribile che l’anonimato venga sfruttato, alle volte, per scatenare polemiche o, peggio ancora, insulti e aggressioni verbali che non fanno onore alla nostra razza.  E’ un vero peccato che alcune persone usino il fantastico e meraviglioso dono della parola, del pensiero, della dialettica, per offendere. E’ un insulto prima di tutto al proprio essere uomini.

Nel corso della sua carriera ha venduto più di 50 milioni di dischi. Quali sono stati i momenti chiave del suo percorso artistico?

Sicuramente la vittoria al  Festival degli Sconosciuti di Ariccia nel 1962, che mi consentì non solo di pubblicare il mio primo 45 giri con la RCA (“La partita di pallone”), ma anche di conoscere il mio futuro marito, Teddy Reno: quest’anno festeggeremo insieme con i nostri due figli Alex e Giorgio, 47 anni di matrimonio. E pensare che all’epoca fu un vero scandalo, un matrimonio osteggiato da tutti … Chi l’avrebbe mai detto! Nell’estate del ’63, invece, riuscii a convincere la discografica – che era contraria perché reputava il brano troppo “adulto” per me – di  farmi incidere “Cuore”, in assoluto il brano che amo di più di tutto il mio repertorio e che mi rappresenta. Fondamentali per la mia crescita anche tutti gli show televisivi  da me condotti negli anni sessanta, che mi hanno vista con Morandi,  con Raimondo Vianello, con Gino Bramieri, le Kessler, Mina, e sicuramente a fine ’64 lo sceneggiato televisivo “Il Giornalino di Gianburrasca” con le musiche di Nino Rota arrangiate da Luis Bacalov e i testi e la regia di Lina Wertmuller. Ma anche il cinema, con Giancarlo Giannini, con Totò, con la Masina.  E il teatro anni dopo. Voglio ricordare  nel 1995, con “La dodicesima notte”, diretta da Franco Branciaroli e  nel 1996/’97  “La Strada“ di Fellini con la regia di Filippo Crivelli.  Poi, naturalmente,  le tournée e i viaggi di promozione all’estero a cominciare dagli Stati Uniti, negli anni ’60, dove ho avuto l’onore di essere ospite per ben cinque volte dell’Ed Sullivan Show .

Quali sono state le emozioni più ricorrenti di una vita trascorsa in giro per il mondo con la propria musica?

Innanzitutto la grande opportunità di parlare e di  incontrare persone diverse per storia e per usi e consuetudini,  ma anche la possibilità di ampliare le proprie conoscenze, di soddisfare la mia curiosità innata che poteva sentirsi “stretta” nei confini nazionali.

Lei ha partecipato tante volte al Festival di Sanremo. Ci tornerebbe? Magari in veste di super ospite?

In verità nel corso della mia, ormai più che cinquantennale, carriera,  io, alla gara,  vi ho preso parte solo tre volte : nel ’69 , nel ’70 e nel ’72 . Poi una volta come ospite d’onore nel 1975 insieme ad  Erminio Macario, a seguito del grande successo teatrale  di “Due sul pianerottolo“, una commedia con musiche che, all’epoca, sbancò i botteghini di tutt’Italia. Infine, vi ho partecipato, in un’unica serata, nel 2005, proprio quando diedi l’addio alle scene, quale ospite di Toto Cutugno in un duetto.  Alla luce di tutto questo non si può di certo  considerarmi   habituè  della rassegna  sanremese…

 Tornare in gara? Al momento lo escluderei. Francamente  non è mai stato nelle mie corde partecipare  a competizioni dove le canzoni  vivono  di pochi attimi . Ciò nonostante, essendo Sanremo, ormai da  lungo tempo, l’unica manifestazione  a carattere musicale rimastaci , pur storcendo il naso, quando ho manifestato il desiderio di parteciparvi  per far conoscere un’altra parte di me come artista, ad esempio, quale cantautrice,  non mi è mai stato concesso… Debbo dire che attualmente, con le  modifiche apportate  al regolamento di gara,  secondo le quali non è prevista l’esclusione degli interpreti  la prima sera, si consente che i brani più “ difficili “ possano essere assorbiti dal pubblico in un arco di  ben cinque serate. Ho, invece, dei seri  dubbi  sulla bontà di far scegliere al pubblico, e non all’artista,  quale  tra le due canzoni proposte  sia quella che egli dovrà portare in finale. Mentre trovo bello e utile poter permettere all’ interprete  di proporre le su due anime  – magari  cantando un brano lento prima  e per secondo  uno più grintoso  – penso, invece, che questa scelta  dovrebbe  essere assolutamente  lasciata all’ artista,  la  cui responsabilità è quella  di poter “ correre” con la macchina che ritiene migliore.

Se sbaglia la scelta?  Beh, peggio per lui. Ma almeno avrà giocato tutte  le sue carte credendoci pienamente.

Che opinione ha dei talent show e cosa consiglierebbe ai giovani desiderosi di farsi strada nel mondo della musica?

I talent sono un’ottima occasione per i giovani e hanno rivelato alcuni  interpreti decisamente interessanti come Alessandra Amoroso, Emma, Marco Mengoni, tanto per citarne alcuni. Temo solo che la fama e la notorietà immediata che regalano trasmissioni di questo tipo possano non preparare i giovani ad affrontare eventuali momenti di calo e di crisi che facilmente  si avvicendano durante una carriera. Così come credo che la facilità di immagine che garantiscono i talent  show  (abiti, trucco, look, coreografie, scenografie, luci)  possano finire per bloccare la crescita della personalità e del carattere di questi giovani interpreti. Quello che mi sentirei  quindi di consigliare a questi ragazzi è di cercare di far valere sempre , e sempre di più, la propria personalità e la propria creatività artistica, magari  riflettendo a fondo sulle scelte dei brani che intendono proporre nei loro primi  dischi, perché talvolta, anche se firmati da autori rinomati, possono  rivelarsi  non  rispondenti  alle inclinazioni musicali o vocali dell’artista esordiente . E se si sbaglia il primo passo, sarà difficile riuscire a fare il  secondo.

rita 2A maggio ci sarà il suo nuovo ed attesissimo tour. Solo pochi giorni fa sono state annunciate 4 nuove date. Che tipo di concerto proporrà al suo pubblico?

Trovo giusto regalare al pubblico quello che ha amato di mio in tutti  questi anni, per cui porterò in scena molti brani  del mio repertorio storico, ma  desidero affiancare a questo – per la prima volta  “live” – anche dei brani del mio nuovo album “Masters”. Con Enrico Cremonesi – che curerà  la direzione musicale dello spettacolo –   e una band di professionisti, complice l’atmosfera “intima” dei teatri e una scena minimalista, vorrei rimettere al centro dello spettacolo la musica e le parole per regalare un concerto che possa essere il più possibile vario ed eterogeneo. Non solo un tuffo nel passato. Colgo l’occasione per dire che sono strafelice di venire con il mio  live anche a Napoli, al teatro Augusteo il 13 Maggio. Adoro Napoli  e adoro la sua gente. Ho tantissimi amici laggiù e non vedo l’ora di riabbracciarli.

Per concludere, qual è il suo “pensierino” del 2014?

E’ un momento di grande difficoltà per molte persone e famiglie. Penso a questo e trovo terribilmente ingiusto che la vita non possa  essere da sogno per tutti. Ma l’Italiano è un popolo forte e ce la farà a superare anche questo drammatico momento. Come ce l’ha fatta sempre, del resto . Ci potete giurare! E ve lo dice una che, nata nell’immediato dopoguerra, la vita  se l’è scelta e conquistata con estrema fatica.

Raffaella Sbrescia

Si ringraziano Rita Pavone e Alessandra Indrigo di Goigest per la disponibilità

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