Continuano a gonfie vele gli appuntamenti musicali del Suo.Na la rassegna che sta portando a Napoli alcune delle realtà più interessanti dello scenario musicale italiano. A salire sul palco della Casetta della Musica, in via Barbagallo, sono i toscani The Zen Circus. Andrea Appino, Karim Qqru e Massimiliano “Ufo” Schiavelli giungono in terra partenopea per l’unica data campana del tour che li sta portando sui palchi d’Italia, in occasione della recente pubblicazione del loro ottavo disco di inediti, intitolato “Canzoni contro la natura”.
Giovanni Truppi Ph Luigi Maffettone
Ad inaugurare la serata la controversa esibizione di Giovanni Truppi che si è cimentato alla conquista del pubblico Zen attraverso le sue canzoni a metà strada tra brillante intimismo e strampalata ironia. “Ti ammazzo”, “Il mondo è come te lo metti in testa”, “La domenica”, “Ti voglio bene Sabino”, “Nessuno”, “19 gennaio” sono i brani che il cantautore ha messo sul ricco piatto della serata, offrendo un breve ma interessante saggio delle proprie velleità letterarie.
The Zen Circus Ph Luigi Maffettone
Pochi minuti per riassettare il palco ed ecco un distinto cinguettìo di uccelli fare capolino tra i grovigli di spine sullo sfondo della scenografia: “Ogni uomo è fatto in un modo diverso dico nella sua struttura fisica, è fatto in un modo diverso, ed è fatto in un modo diverso anche nella sua combinazione spirituale. Quindi tutti gli uomini sono a loro modo anormali, tutti gli uomini sono in un certo senso in contrasto con la natura e questo sin dal primo momento con l’atto di civiltà, che è un atto di prepotenza umana sulla natura, è un atto contro natura”. Sono le parole di Giuseppe Ungaretti, intervistato da Pier Paolo Pasolini, ad introdurre l’ingresso del Circo Zen in scena.
The Zen Circus Ph Luigi Maffettone
“Canzone contro la Natura” è il primo brano di un concerto ideato seguendo una narrazione espressiva, acuta, rovente e vorticosa. Il disincanto delle precise riflessioni dei Zen Circus si amalgama alla carica espressa da un utilizzo ipnotico ed energico degli strumenti. Il concerto è estremamente tirato non c’è tempo e modo di soffermarsi troppo sui dettagli, quello che balza all’occhio e all’orecchio è una sostanziale visione apocalittica della realtà circostante.
Il pubblico dei Zen Circus Ph Luigi Maffettone
“Colombia”, “Gente di merda”, “20 anni”, “Atto secondo” sono i primi colpi in canna sparati dal trio che, passa dai primi successi agli ultimi brani, in minime frazioni di tempo, mentre giovani anime, affamate di emozioni, pogano a più non posso per lasciarsi cullare dal conseguente sfinimento fisico e sensoriale. La performance degli Zen Circus è decisamente fisica muscoli e visi tesi distruggono corde e resilienze attraverso un rock politico e popolare al contempo.
The Zen Circus Ph Luigi Maffettone
“We just wanna live”, “Andati tutti affanculo”, “L’Amorale”, “Vai vai vai” scorrono via tra furore e disillusione, seguiti da “Vecchi senza esperienza”, “No way”, “I qualunquisti” e “Aprirò un bar”. Il momento nazional-popolare/populista è affidato a “Figlio di puttana”. “Ragazzo Eroe” è l’ultimo brano eseguito prima di una breve pausa, allietata dalla trasmissione di un esilarante pezzo del TG Lercio una denuncia rassegnata e ironicamente cinica.
The Zen Circus Ph Luigi Maffettone
L’ultima scarica di energia si riversa tra le note di “Mexican Requiem” Postumia”, l’immancabile “Canzone di Natale” e “L’egoista”. Doverosa è la menzione speciale per “Albero di tiglio”: un’ intelligente e severa ballata in cui un albero-dio ci scuote per bene.
The Zen Circus Ph Luigi Maffettone
Balli, salti e canti a squarciagola sono la coreografia perfetta per “Viva”, tra i brani più amati del disco “Canzoni contro la natura”. Niente bis per i The Zen Circus, gli ultimi due brani in scaletta sono “Fino a spaccarti due o tre denti” e ”Nati per subire”, l’efficace e schietta conclusione di un concerto adrenalinico, sanguigno e sfiancante.
Il tornado Loredana Bertè si è abbattuto sul palco del Teatro Acacia di Napoli in occasione della data campana del suo Bandabertè 1974-2004tour. La ricorrenza è di quelle speciali, quest’anno ricorre, infatti, il quarantesimo anniversario di carriera della controversa artista, da sempre riconosciuta come uno dei talenti più originali e sovversivi dello scenario musicale italiano. Grande attesa tra il pubblico, che ha entusiasticamente riempito la platea del teatro, testimoniando un invariabile affetto nei riguardi della prolifica Loredana. Alla veneranda età di 63 anni l’artista si è mostrata serena e concentrata, accompagnata da Alberto Linari, Andrea Morelli, Alessandro de Crescenzo, Pier Mingotti, Ivano Zanotti e Aida Cooper, la Bertè ha cantato moltissimo senza, tuttavia, tralasciare interessanti aneddoti legati alla sua discografia ed un’esplicita polemica mirata al Festival di Sanremo, relativa alla puntuale mancata consegna del Premio della Critica, intitolato all’indimenticabile e amata sorella Mia Martini.
Ad inaugurare il concerto due videoclip, interpretati dall’attrice Asia Argento, hanno dato vita ai testi di “Io ballo da sola” e “Notti senza luna”. Da sempre interprete delle più intime riflessioni individuali, Loredana ha spesso beneficiato di testi scritti dai più grandi cantautori italiani mantenendo, in ogni caso, sempre intatto il suo riconoscibilissimo stile musicale. Con una voce più graffiata del solito, la Bertè ha proseguito la scaletta con “Re”, “Movie”, “Strade di fuoco”, “Il mare d’inverno” e “I ragazzi di qui”, la canzone ispirata ad una disavventura di Fossati in quel di Harlem. A seguire “Una sera che piove”, “Ragazzo mio”, “Così ti scrivo” e “Mufida”, dedicata al tanto odiato periodo natalizio in cui “le sciure lanciano anatemi sulla città”. Loredana lascia confluire le fitte ed indistruttibili trame della propria anima attraverso la sua voce, ancora pronta ad emozionare ed emozionarsi. Alle sue spalle due grandi schermi riempiti da video e immagini che raccontano la sua vita ma anche quella di Mimì, le memorabili gesta che destarono scalpore ma anche, e soprattutto, immagini oniriche, efficacemente selezionate per costruire un racconto visivo di ciò che è racchiuso nei memorabili testi dell’ampia discografia di Loredana.
Il concerto non concede pause, la Bertè continua a cantare passando da “Luna” a “Zona Venerdì” fino a “J’adore Venice” e “Angelo Americano”, tratto da “Io”, l’album prodotto da Corrado Rustici. Spazio anche a delle vere e proprie rarità come la versione, cantata interamente in portoghese, del brano del 1985, intitolato “Esquinas”, incisa per l’album “Carioca”. È Aida Cooper ad interpretare la bellissima ed intensa “Dillo alla luna” di Mia Martini. Subito dopo Loredana riprende in mano le redini del concerto mandando il pubblico in visibilio sulle note di “In alto mare”, seguito da “Indocina” e “Ma quale musica leggera”, il singolo scritto per lei da Edoardo Bennato, presente in platea insieme ad Enzo Gragnaniello.
“Fiume Sand Creek” di Fabrizio De Andrè, “Da queste parti stanotte”, scritta sul Mar Baltico, “E la luna bussò”, “Dedicato”, “Non sono una signora”, “Sei bellissima”, la riuscitissima versione di “Ma il cielo è sempre più blu”, in omaggio a Rino Gaetano, “Per i tuoi occhi” , “Ho chiuso con il rock’n roll” sono i grandi successi che scandiscono l’ultima parte di un vero e proprio concerto rock. Gli anni passano ma la grinta e voglia di essere se stessa, sopra e sotto il palco, sono sempre le stesse per Loredana che, forte del proprio sconfinato amore per la musica, sarà ancora in grado di offrirci numerose sorprese.
“C’eravamo tanto sbagliati” è il nuovissimo bel singolo della band Lo Stato Sociale. La formazione bolognese ha realizzato il brano lasciando ampio margine di importanza e protagonismo ad un testo pungente ed efficace, un grido di protesta verso tutto quello che c’è di sbagliato intorno a noi. Inevitabile il parallelo tra la narrazione di questo brano con quella del celebre brano intitolato “Dedicato” di Ivano Fossati. Entrambe i testi, sono scritti sottoforma di dedicaì. Nel caso de Lo Stato Sociale, però, più che di una dedica, si tratta di una scarica di mitragliatrice: una miriade di frasi tanto vere quanto dolorose, la perfetta fotografia del nostro presente. Il testo è scritto talmente bene che vale la pena citarlo per intero:
“Fanculo a chi non ha mai colpa
a chi ha una scusa per tutto
a chi si è fatto da solo
a chi cerca pubblicità
a chi parla bene per moda e pensa male per moda
a chi si innamora solo per secondo
a chi va sempre di corsa e non è ancora arrivato da nessuna parte
ai conformisti da cortile, ai professori di vita
a chi lo dicono i numeri
a chi la crisi è passata
a chi sogna piccolo e si vive come un grande
a chi non crede alle favole ma ti fa sempre una morale
a chi non alza mai la testa se non per annuire
a chi lo vuole il mercato
a chi lo chiede l’Europa
a chi dice all’estero è tutto meglio e lo trovi sempre qui a lamentarsi
a chi non vota mai e ti da sempre un voto
a chi giudica e non viene mai giudicato
a chi rompe i coglioni e non li mette mai sul piatto
a chi odia il successo e non vuole nient’altro davvero
a chi pensa di dover educare la gente perchè la gente gli fa schifo
e questa cosa lo fa sentire bene e soprattutto tra tutta la gente distaccato e superiore
a chi non gioca per davvero
a chi non sa farsi male
a chi non cala le sue carte
a chi trucca la partita
fanculo a chi non ha iniziato niente
e a te dice che è finita.
Lalalala lalalala
Fanculo a chi non sbaglia le amicizie
a chi si fida se lo dice la tv
a chi gode solo lui
a chi soffre solo lui
ma poi non vuole morire solo
a chi crede di conoscerti se ascolta una canzone
a chi per ogni stronzata ti chiede di scrivere una canzone
a chi in pubblico ti insulta e in privato vuole sapere quanto scopi
a chi muore di tempo libero e a chi conta le ore
a chi le ha viste tutte e deve raccontartele assolutamente
a chi vuole scherzare su tutti e si prende sempre sul serio
a chi è per la democrazia del televoto e la rivoluzione del digitale
la libertà di pagare a rate e tutti i tuoi piccoli diritti da schiavo
a chi te lo dice da regista, musicista, attore artista
te lo dice e intanto se lo dice da solo
a chi non sta nè a destra nè a sinistra
che se fosse su una strada finirebbe investito
a chi le cose le fa di mestiere in attesa che qualcuno lo paghi
e dice che tu le fai per l’anima del cazzo e hai pure la colpa che ti pagano
a chi non conosce i chilometri, le facce sfatte, gli alberghi sporchi, i sogni mancati, i treni persi, le ore vuote
a chi non sceglie mai,a chi non rischia mai,a chi non sbaglia mai,a chi non brucia mai,a chi non muore mai
a chi non si perde mai
a chi non ha mai davvero paura
a chi è come sarei diventato io se per un pò di paura in meno avessi scelto di non rischiare mai
fanculo a chi non si lascia cadere
a chi ti chiede una firma che tanto è una formalità
a chi non è mai stato lungimirante e ti dice di guardare lontano
a chi si rifà il sorriso e vince le elezioni
a chi somiglia alla parte di me che odio e non se ne va
a chi va tutto bene, sempre tutto bene, sempre solo bene, fanculo.”
Lo sfondo sonoro della canzone, attualmente al primo posto tra i singoli più venduti su iTunes, è un coinvolgente folk rock pieno zeppo di schitarrate e cori ad effetto. Al brano, che anticipa il nuovo album del gruppo, di cui non si conoscono ancora nè il titolo nè la data di uscita, è stato associato anche un bel videoclip, diretto da Guglielmo Trautvetter e realizzato da Studio Croma, in collaborazione con Articolture e Frog’s Film. L’animazione è frutto del lavoro di Giacomo Giuriato, mentre i personaggi di plastilina sono stati ‘creati’ da Matteo Burani per un risultato originale e sorprendente.
“Pagine” è il titolo del nuovo singolo di Francesco Sàrcina, tratto dall’album “Io”. Il videoclip del brano è firmato da Marianna Schivardi ed è ispirato al film “I Sogni Segreti di Walter Mitty”. Ambientazioni urban fanno da sfondo ad un testo malinconico ed intimista, accompagnato da un arrangiamento leggero, a tratti onirico.
“A volte sembra troppo difficile descrivere le proprie emozioni con parole che si perdono nell’etere” – canta Sàrcina – in un limbo di riflessioni sospese tra passato e futuro. L’obiettivo della canzone è offrire nuovi modi per affrontare le pagine della nostra vita, compresi i momenti più dolorosi, soprattutto quelli che sembrano non essere in grado di offrirci una valida via d’uscita. “Oggi sembra proprio impossibile scrivere per raccontare sogni che descrivono ciò che in me è più semplice e non c’è soluzione tranne che vivere questa giornata immobile”, cita la seconda parte della canzone, che si conclude in maniera nichilista senza, tuttavia, abbandonare una sottile apertura possibilista: “Non c’è niente che può fermare la mia voglia di vivere anche se siamo polvere tra l’inutile e folle esistenza che guarirà. Anche se siamo pagine tra l’inutile e folle esistenza che mai guarirà”.
“Dalla a me (io sicuramente non la spreco)” è il titolo del nuovo singolo di Mario Riso che anticipa l’uscita del terzo disco R3ZOPHONIC, prevista a maggio. Autore del brano è, per l’appunto, Mario Riso, conosciuto come batterista rock e creatore del progetto Rezophonic, l’iniziativa che dal 2006 riunisce numerosi artisti della scena musicale alternativa italiana e che sostiene il progetto idrico di AMREF Italia (Fondazione Africana per la medicina e la ricerca) con lo scopo di realizzare pozzi d’acqua nel Kajiado, una delle regioni più aride dell’Est Africa per “Offrire da bere a chi ha veramente sete”.
Mario Riso
Il video è frutto di un intenso e complesso lavoro di relazioni all’interno del mondo musicale, dello spettacolo e dello sport italiano. Diversi sono, infatti, i personaggi noti che hanno preso parte al videoclip prestando volto e voce alle strofe del brano incentrato su un tema molto delicato quale è quello dello spreco. Parole e musica convergono in un unico messaggio: “non sprecare ciò di cui disponi”. Troppo spesso ci si ritrova a circondarsi di cose superflue e ancora più spesso si diventa inconsapevolmente generatori di spreco e di danni per gli esseri umani di domani. L’obiettivo di Mario Riso è stato, quindi, quello di sfruttare lo sconfinato potere della musica coinvolgendo personaggi influenti per ricordare quanto sia stupido sprecare: Diego Abatantuono, Pippo Baudo, Alessandro Borghese, Caparezza, Fabio Caressa, Claudio Cecchetto, Giobbe Covatta, Ilaria D’Amico, Nino Frassica, Marco Materazzi, Ringo, Nicola Savino, Cristina Scabbia, Rocco Siffredi e Javier Zanetti hanno partecipato con energia ed entusiasmo al progetto, che ha visto anche la speciale partecipazione di Vera Spadini (ambasciatrice di Rezophonic nel mondo dello sport) e Icio De Romedis (consigliere di Amref e responsabile della Icio Onlus).
Le strofe del brano sono interpretate da Daniele “Danti”Lazzarin dei Two Fingerz (autore insieme a Mario del brano), KG Man, Jake La Furia (dei Club Dogo), Piotta e Shade. Alla batteria Mario Riso, al basso Giuseppe Fiori, alle chitarre Giovanni Frigo, Gianluca Battaglion e Oliviero “Olly” Riva, il produttore di R3zophonic, e Federico Malandrino (elettronica).
Video: “Dalla a me (io sicuramente non la spreco)”
Loredana Bertè è tornata a ruggire! Dopo quarant’anni di carriera vissuti tra grandi successi e altrettante sofferenze, l’artista punta tutto su se stessa scegliendo il palco come sua vera casa. Autenticamente fedele al suo indomabile spirito, Loredana sta infiammando il suo nutrito pubblico con il “Bandabertè 1974 – 2014 Tour”: l’occasione perfetta per lasciarsi trasportare dal graffio inimitabile della sua voce e apprezzare tanti pezzi storici del suo ampio repertorio. In questa breve intervista le abbiamo chiesto come sta vivendo questa speciale fase del suo percorso artistico.
Il prossimo 17 aprile sarà sul palco del Teatro Acacia, in occasione della data partenopea del suo tour… com’è il suo rapporto con questa città? C’è qualche ricordo o qualche aneddoto che le andrebbe di raccontare?
Ho mille ricordi di questa città, mi piace molto Napoli. Per fortuna il lavoro mi ci porta spesso. Recentemente sono venuta per delle produzioni Rai ed è sempre bello svegliarsi la mattina con il Golfo di Napoli davanti agli occhi. Ti entra dentro al cuore.
In una recente intervista al Corriere della Sera ha dichiarato di “riuscire a graffiare più di prima”… cosa significa per lei cantare?
Cantare è tutto, mi fa sentire viva. Una valvola di sfogo. Il palco è la mia casa, lì rido e piango e sono davvero me stessa. Per farmi smettere, infatti, devono buttarmi giù.
Loredana Bertè anni ’80
La sua vita è stata piena di incontri, amicizie e sofferenze… chi è Loredana oggi e quali sono le sue prospettive artistiche?
Io sono io, autentica e fedele a me stessa. Sono quello che ho visto, quello che ho fatto. Ho avuto una carriera più fortunata della vita privata e allora ho imparato a vivere giorno dopo giorno, non penso più al futuro.
Loredana Bertè anni 2000
Pioniera di avanguardie musicali, lei è stata tra i primi ad integrare l’utilizzo del loop nei suoi brani… quali erano e quali sono, oggi, i presupposti su cui si incentra la sua ricerca musicale?
Ascolto e amo i Beatles, Aretha Franklin, David Bowie, Nina Simone e non ascolto solo rock. Quello che mi piace lo faccio mio, lo elaboro e lo riverso nella mia musica. Adesso stiamo lavorando ad un progetto, ma non posso anticipare niente. Top secret.
Loredana Bertè oggi
Sul palco canterà tante canzoni del suo vasto e illustre repertorio, cosa ha provato nello scegliere ed organizzare la scaletta?
Ho pensato a questi miei “primi” quarant’anni e ho scelto brani che raccontano la mia storia. E’ un concerto costellato di perle rare, di canzoni che non canto da tempo e che voglio regalare al pubblico che mi segue da sempre. Non ci sono brani che amo più di altri, le canzoni sono come tutte come figli.
Come sta andando questo tour e cosa le sta lasciando a livello personale?
Rivedo luoghi e incontro amici che non vedevo da tempo. Mi sento da sempre cittadina del mondo e il tour è il massimo per chi ama cantare e viaggiare. Mi fa stare bene, sono serena.
Cristina D’Avena rappresenta una vera e propria icona nell’immaginario comune. Interprete di tantissime sigle dei cartoni animati che hanno segnato la crescita e l’infanzia di ciascuno di noi, Cristina è, ancora oggi, uno dei personaggi pubblici più amati dal pubblico italiano e non solo. Nel corso di 30 anni di carriera, l’artista bolognese è riuscita a mantenere intatta la sua proverbiale solarità che contraddistingue anche la sua peculiare vocalità. Impegnatissima tra le date del nuovo tour, programmi radio e tv, Cristina D’Avena si è lanciata anche nel mondo della moda con un progetto tutto suo. Per saperne di più l’abbiamo raggiunta al telefono per una breve intervista.
Da oltre 30 anni sei la regina incontrastata delle sigle tv… la tua voce è l’antidoto alla tristezza?
Penso proprio di sì! Il cartone animato, o la sigla dello stesso, rappresentano qualcosa che, mentre canticchiamo, ci fa bene, ci fa sorridere e gioire… secondo me è una bella pillola del buon umore!
È da poco ricominciato il tuo tour in giro con i Gem Boy come è nata questa collaborazione così particolare?
Si tratta di un incontro artistico arrivato in maniera molto casuale, loro mi conoscevano molto bene perché avevano iniziato proprio con le mie canzoni, cambiandone il testo, spesso in maniera un po’ dissacrante. Io, d’altro canto, li conoscevo perché loro avevano scritto la canzone “Ammazza Cristina” e poi perché sono anche originari di Bologna come me. I Gem Boy avevano questo sogno di farmi collaborare con loro ma all’inizio dissi di no perché non mi sembrava il caso. Poi, però, si è creato improvvisamente un buon feeling: mia sorella stava preparando gli ultimi concerti per il Roxy Bar di Red Ronnie e mi propose di cantare con loro, fu lei a convincermi a parlare con il cantante Carletto (Carlo Sagradini) e provare a costruire una scaletta insieme. In seguito ci siamo incontrati, abbiamo fatto un po’ di prove e ci sono piaciute. Quindi abbiamo fatto il concerto al Roxy Bar e si è rivelato davvero un gran successo! C’erano davvero tantissime persone, da lì è nato questo amore folle e abbiamo continuato la nostra collaborazione…
Sabato 12 aprile, invece, sarai la guest star assoluta all’Arenile Reload di Napoli… quali sorprese riserverai al tuo fedele pubblico?
Questa volta sarò da sola sul palcoscenico dell’Arenile, canterò ovviamente le canzoni e le sigle che tutti amano: partirò dalla canzone dei Puffi, Kiss Me Licia, Mila e Shiro ma ovviamente darò spazio a tantissime altre pietre miliari del mio repertorio…chiaramente farò un’accurata selezione della scaletta, ormai le mie canzoni sono arrivate quasi a 800!!!
Da poco hai pubblicato la seconda parte di “Cristina D’avena 30 e poi…” cosa racchiude questo progetto?
La prima parte di “Cristina D’avena 30 e poi…” è un progetto completamente musicale con 3 cd di sigle di cartoni animati, la seconda parte, invece, è un Dvd con 50 filmati ed un cd, comprensivo di canzoni inedite o mai pubblicate. C’è anche un libro fotografico con tutte le foto più importanti della mia carriera, scatti storici con i miei collaboratori, con i miei primissimi maestri, alcune foto con la mia famiglia, che amo alla follia… Si tratta di un libro fotografico che mi rappresenta a tutto tondo, un regalo che ho fatto innanzitutto a me stessa e che racchiude la mia vita, ovviamente lo dedico a tutti i fan che condividono con me un grande amore per la musica.
Recentemente hai debuttato anche nel mondo del fashion con la linea di scarpe “My Heart Shoes”… qual è il tuo ruolo all’interno di questa avventura e che rapporto hai con la moda?
Ho aperto uno store da pochissimo, adoro le scarpe, in particolare le sneakers. Un giorno ridendo e scherzando feci un disegno di una scarpa, poi ho incontrato i responsabili di un’azienda artigianale completamente italiana che hanno sposato la mia voglia di creatività innata e, insieme, abbiamo realizzato i primissimi modelli, 5 da uomo e 5 da donna, di questa nuova linea che s’intitola “My Heart Shoes” ovvero le scarpe del cuore, con il mio logo ed un altro piccolo simbolo che mi rappresenta e che in pratica è la sigla del mio nome in giapponese. I colori predominanti sono quelli che piacciono a me: l’oro, l’argento, il bronzo, il nero… I materiali utilizzati sono di prima qualità ed è tutto realizzato a mano 100% Made in Italy. Per noi che abbiamo così tanto bisogno di far ripartire la nostra economia, si tratta di un valido progetto e sono stata ben contenta e ben fiera di partecipare a questa iniziativa!
Che tipo di musica ti piace ascoltare?
Partiamo dal presupposto che mi piace tantissimo la musica in generale, a parte la musica rock, che non rientra nei miei ascolti più frequenti. Adoro la musica pop italiana di Tiziano Ferro, quella di Jovanotti, che amo alla follia, ma mi piace spaziare: passo da David Guetta e Bob Sinclair alla musica celtica fino ai canti gregoriani. Sono un po’ particolare nei miei ascolti e non trascuro gli emergenti, che hanno da proporre tante nuove idee, ed è giusto che anche loro possano offrirci la loro creatività!
Che ne pensi di un genere musicale come il rap?
Beh mi piace moltissimo! Sono molto contenta che pian piano si stia conquistando un bel posticino nel nostro panorama musicale. Mi piace molto Fabri Fibra ma anche i più giovani, ad esempio ho ascoltato Moreno e l’ho trovato molto bravo, questo tipo di musica esercita una buona energia dentro di noi, i testi raccontano spesso cose forti che fanno riflettere ed è giusto ascoltarli.
Raffaella Sbrescia
Si ringraziano Cristina e Clarissa D’Avena per la disponibilità
I Karbonio14 sono quattro artisti emiliani: Valerio Carboni (voce, chitarre e pianoforte), Cesare Barbi (batteria), Luca Zannoni (tastiere) e Matteo Verrini (basso). Il loro mondo musicale rievoca e rielabora i suoni tipici della scena moderna inglese. Lo scorso 28 marzo il gruppo ha pubblicato “Fa che sia per sempre”, il nuovo singolo tratto dal disco d’esordio del gruppo, intitolato “Tra le luci bianche”. A parlarci del gruppo, dei temi del disco e dei suoi progetti paralleli è Valerio Carboni, compositore, musicista, cantante e autore per vari gruppi e progetti.
Nel brano “Fa che sia per sempre” canti “io ci sono ma non posso farcela da solo”… quanto conta la reciprocità dei sentimenti in una storia e cosa intende comunicare questa canzone?
Più andiamo avanti in questo mondo cosmopolita, più sappiamo tutto di tutti, eppure allo stesso tempo ci chiudiamo nel nostro egocentrismo. Siamo sempre più egoisti ma, in realtà, per avere una vita serena e felice bisogna essere in più persone, è bello condividere la propria esistenza, le proprie paure e le proprie emozioni. In questo caso il brano parla di un rapporto a due e del fatidico momento in cui bisogna decidere di lavorare insieme per cementare e reinvestire quello che si è costruito insieme. Il concetto della canzone è darsi all’altro.
Come è nata l’idea del video che accompagna il singolo?
Visto che la canzone dice che non ce la si può fare da soli, ho prestato il labiale ad altri personaggi che si portano il telefonino alla bocca… in questo modo sembra che siano gli altri a cantare la nostra canzone. Ci sono arrivati tantissimi video anche da nostri fan che vivono a Singapore! Sono stati i nostri fan ed i nostri amici ad aiutarci nella realizzazione di questo video e, in questo senso, la cosa ha allargato il significato della canzone, che si riferisce principalmente ad un rapporto a due, ma può essere anche universale.
Raccontaci l’essenza del sound dei Karbonio 14, come è iniziato e come si è evoluto il percorso artistico del gruppo?
Siamo in quattro e siamo partiti come band tributo ai Coldplay soprattutto per un discorso legato al sound british e alle ambientazioni sonore con suoni apparentemente imprecisi, sporchi, graffiati. Oltre che suonare insieme, ci piace fare le cose insieme, uscire e divertirci quindi abbiamo provato a creare una canzone e abbiamo visto che anche il processo creativo andava molto bene. All’interno del nostro progetto sappiamo crearci i nostri spazi e abbiamo visto che riusciamo a fare qualcosa di buono…
“Tra le luci bianche” è un album molto ricco e completo, il tema ricorrente è una dicotomia di un’entità in due parti… Quali sono le parti in contrasto tra loro e quale prevale tra le due?
Al centro di tutto c’è il rapporto tra il sè ed un’altra persona ma il discorso può ovviamente essere riferito anche al rapporto che ciascuno di noi ha con se stesso.
Il brano intitolato “Ti verrò a cercare” entrerà a far parte della compilation del concorso ideato da Materiali Musicali?
Abbiamo partecipato a questo concorso per caso, abbiamo scelto un brano che non abbiamo fatto ascoltare molto quindi è stato anche un modo per metterci alla prova su qualcosa che non aveva ancora ricevuto un responso, alla fine abbiamo avuto questa menzione e parteciperemo alla premiazione finale con nostra soddisfazione. Noi facciamo le nostre cose divertendoci, io faccio il musicista da tanti anni e vedo molte persone con grandi ambizioni il che, per carità, è un fatto molto giusto però bisogna anche divertirsi durante il percorso che si fa. Avere una band che fa pezzi propri, in questo contesto, non è affatto semplice eppure noi ci divertiamo ancora e, pian piano, speriamo di mettere su un tassello alla volta.
“Ho bisogno di godere nel sentirmi un po’ colpevole” è la frase più forte di “Come follia”, come nasce questo testo?
Questo è il primo pezzo che abbiamo composto, il testo narra di un uomo che comincia a guardarsi dentro e ad analizzare i propri problemi. Alla fine siamo tutti un po’ colpevoli di qualcosa e a volte è anche bello trasgredire sapendo che poi si può tornare alla normalità. Tutti facciamo qualcosa di colpevole tutti i giorni… nel testo canto “dubito delle parole che sono scritte in arabo ma poi mi guardo dentro e mi viene il vomito…”; questa frase racchiude un’ammissione e implica, ancora una volta, il desiderio di darsi agli altri.
In “Catene” avete collaborato con Mistachic con un risultato molto originale… come si è innescata questa sintonia artistica?
Questo brano si discostava un po’ dalle altre canzoni presenti in “Tra le luci bianche”… All’epoca non riuscivamo a trovare la chiave dell’arrangiamento e abbiamo deciso, insieme alla nostra etichetta discografica Molto Recording di Modena, di provare a chiamare un dj per un arrangiamento. Mistachic ha lavorato per due settimane al brano ed era perfetto, si tratta di un sound che ci appartiene un po’ meno ma che ci piace molto inoltre Andrea Mazzali è un nostro amico ed è stato bello avere il suo contributo. La musica per me è liberta totale.
In “Pioggia” c’è anche la penna di Carlo Rizioli… Le parole del testo sono cadenzate e scandiscono l’evoluzione di un sentimento. Qual è il tuo commento ad una canzone così intima?
Si tratta di un brano che avevo scritto insieme al mio amico e collega Carlo Rizioli (autore di fama internazionale che ha scritto per Ramazzotti, Stadio, Emma Marrone …) uscivo da una storia importante e ci siamo trovati a scrivere questo pezzo di getto insieme, si tratta di un brano che sento particolarmente e che più mi rappresenta all’interno del disco perché è ispirato alla mia vita. Qui c’è la storia di due persone che non stanno più insieme ma che vivono ancora nella stessa città, il rapporto è finito ma ci sono ancora tutti gli strascichi da metabolizzare. Io mi ritengo fortunato perché attraverso la musica riesco a confinare le emozioni in un testo inteso un po’ come la fotografia di quel momento.
Karbonio14 Ph Studio Pagliani
Come mai “One step to madness” è in inglese?
Anche qui è accaduto tutto in modo molto naturale, il pezzo è nato in finto inglese poi abbiamo avuto delle difficoltà e ci siamo fatti aiutare da Marco Ligabue che ci ha scritto un bel testo, ci è piaciuto e l’abbiamo inserito nell’album come ghost track. La canzone è piaciuta molto a due dj Alex Barattini e Max Baffa di Radio 105 che hanno fatto un remix del brano e l’hanno messo in radio. A volte ci si fa tanti problemi ma fare le cose con tranquillità può portare anche a interessanti sviluppi!
Siete al lavoro su nuovi brani?
Ovviamente sì, abbiamo in cantiere due pezzi molto forti… Vogliamo capire quale tra i due potrebbe sposare meglio lo spirito della stagione imminente…
Hai tante collaborazioni all’attivo… tra tutte citiamo quelle con Aldo, Giovanni e Giacomo, Arturo Brachetti, Angela Finocchiaro, Antonella Lo Coco. Come riesci a reinventare ogni volta te stesso e la tua musica e come cambia il tuo approccio in base al ruolo che ricopri (compositore, cantante, musicista…)?
In realtà io sento un forte istinto creativo, tiro giù musiche e parole; alcune mi vengono alla Karbonio 14, altre sono per Antonella, collaboro con lei da ormai 10 anni e avevamo anche un altro gruppo insieme. Per Aldo Giovanni e Giacomo ho scritto le musiche del loro ultimo spettacolo teatrale, intitolato “Ammutta Muddica”. Anche in quel caso bisogna lavorare tanto, le idee non sempre vengono però è sempre una questione di dove veicolare l’input creativo. Per il film di Angela Finocchiaro “Ci vuole un gran fisico” mi son ritrovato a scrivere 60 brani, anche cose piccolissime e di pochi secondi… La cosa migliore sarebbe girare il mondo e osservare le cose, la creatività si vede in ogni cosa: in un cibo, in un odore….l’ideale è cercare di trasformare quello che si osserva in musica. Questo lavoro è un po’ strano, a volte sembra che non stai facendo niente ma in realtà non stacchi mai davvero la spina perché ogni momento può essere utile per scrivere e comporre.
Ci sono altri progetti paralleli al gruppo in programma?
Sto lavorando a dei pezzi nuovi con Antonella Lo Coco e sto collaborando anche con un altro artista ma per il momento è top secret!
Raffaella Sbrescia
Video: “Fa che sia per sempre”
Si ringraziano Valerio Carboni e Alessandra Bosi di Parole e Dintorni per la disponibilità
Un fotogramma tratto dal nuovo video di Marco Mengoni
“Tornerò all’origine” cantava Marco Mengoni ne “#L’Essenziale” e così ha fatto anche nel videoclip de “#Lavalledeire”, il nuovo singolo estratto dal fortunatissimo album “#Prontoacorrere”, scritto per lui da Cesare Cremonini. Il video, nato proprio da un’ idea di Mengoni e girato da Gaetano Morbioli per Run Multimedia, contiene delle immagini inedite che riprendono alcuni dei momenti più belli e più significativi dell’infanzia dell’artista. Trasmesso in anteprima da Sky Uno, il video ha subito assunto una fortissima valenza emotiva per i tantissimi fan di Marco, che hanno interpretato questo gesto come una dedica alla loro costante presenza e come intento di totale condivisione di idee, ricordi, sogni, speranze.
Marco Mengoni da bambino in un fotogramma tratto dal video de “#Lavalledeire”
Nelle immagini di questo video Marco stabilisce un’intima connessione tra la quotidianità del passato e quella del presente all’insegna della semplicità: niente corone, niente palazzi, niente regine, solo sorrisi e affetti sinceri su cui contare per proseguire dritti per la propria strada. Il suo presente contiene il passato e viceversa, l’arrangiamento magico e onirico del brano si accompagna a delle immagini che, nella loro autenticità, racchiudono un mondo fatto soprattutto di emozioni veraci. Marco ha voluto mostrare la sua essenza spogliandosi degli orpelli che fin troppo spesso finiscono per infangare l’idea che abbiamo della parola arte. Arte è riuscire a rimanere se stessi pur seguendo un percorso ben preciso. Mengoni ha dunque lasciato che il “fanciullino” Pascoliano venisse fuori, si è messo a nudo davanti a tutti e lo ha fatto proprio in un’epoca in cui si ha tanta difficoltà a mostrarsi per quello che si è davvero. Nell’era dei social addicted si ha paura di essere fraintesi, di apparire fragili e vulnerabili ma Marco Mengoni ha saputo fare di tutto questo un punto di forza attingendo energia dalle sue radici. Se nel disco Marco canta “e non mi importa se tu non ci sei…” sul palco, durante il tour, l’artista ha spesso modificato il testo della canzone cantando con gli occhi velati di emozione “Anzi, mi importa se tu, tu ci sei”, un appello a cui sanno sempre rispondere con puntualità i fedelissimi fan dell’artista che, come membri di una grande famiglia, di minuto in minuto postano sui canali social di Marco commoventi dediche e testimonianze di profondo ed incondizionato affetto. Marco è il re delle emozioni perché in tutto quello che fa mette sempre il cuore davanti.
Si è tenuto lo scorso 25 marzo presso il Teatro PalaPartenope di Napoli il primo dei tre concerti partenopei di Gigi D’Alessio. Il cantante ha proposto una scaletta molto corposa, comprensiva di tanti suoi successi del passato e di brani estratti dal 19mo album di inediti intitolato “Ora”, piazzatosi in vetta alla classifica Billboard World Music Chart a fine febbraio.
Sul palcoscenico con l’artista partenopeo ci sono anche Carmine Napolitano alla batteria, Roberto D’Aquino al basso, Maurizio Fiordiliso e Pippo Seno alle chitarre, Roberto della Vecchia al piano, Checco D’Alessio alle tastiere e Arnaldo Vacca alle percussioni.
Prima o poi Quanti amori Cosa te ne fai di un altro uomo Chiaro Cronaca D’Amore Primo Appuntamento Una notte al telefono Dove sei Non riattaccare Il cammino dell’età Prova a richiamarmi amore Un nuovo bacio Non dirgli mai Annarè Tu che ne sai Sei importante Le mani Giorni Occhi nuovi Vita Notti di lune storte Como suena el corazon Mon Amour Te voglio bene ancora Apri le braccia Liberi da noi Oj nenna ne Quel che resta del mio amore Canterò di te Il falco e la rondine Si turnasse a nascere L’amore che non c’è Insieme a lei Nessuno te lo ha detto mai Ora
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