Ritratti di Sanremo – Le pagelle della quarta serata

Ritratti di Sanremo – Le pagelle della quarta serata

sanremo 2021

sanremo 2021

Giovani

Davide Shorty – Regina

Vintcitore del premio Sala Stampa Lucio Dalla. Stile, groove e personalità lo porteranno lontano Voto: 7

Folcast – Scopriti

Elegante e posato, Folcast è tra i più trasmessi in radio. Voto: 6

Gaudiano – Polvere da sparo

Vincitore del Festival di Sanremo categoria Giovani. Il suo è un riscatto anche personale oltre che professionale. Voto 6,5

WrongOnYou – Lezioni di volo

Si è aggiudicato il premio della critica Mia Martini e con merito. Il suo brano incarna l’essenza del pop. Voto: 7,5

Big

Annalisa – Dieci

La pulizia della sua voce, l’evidenza della sua tecnica, rendono buona la sua perfomance ma il testo rimane debole. Voto: 6-

Aiello – Ora

Se Aiello avesse portato sul palco una canzone catchy, avrebbe riscontrato tutt’altro tipo di supporto. Stavolta invece porta sul palco un dolore, difficile sia da cantare che da ascoltare. Voto: 5

Maneskin – Zitti e buoni

I Maneskin mangiano il palco a bocconi. Presenza scenica, testo irriverente e orchestrazione corposa giocano a fare di una performance sempre avvincente. Voto: 9

Noemi – Glicine

Il brano di Noemi cresce al secondo ascolto. La sua interpretazione è posata ma la voce è potente e graffia quanto basta. Voto: 7,5

Orietta Berti – Quando ti sei innamorato

A dirla tutta Orietta gode di un allure che le regala consensi a prescindere. Il suo bel canto è una gioia per le orecchie. L’attestazione di stima è quanto mai doverosa. Voto: 7

Colapesce & DiMartino – Musica leggerissima

Questa canzone è da cantare a tutta voce in macchina con il volume a palla. Il ritmo è vintage sì, ma proprio per questo è irresistibile e inoltre racconta il nostro oggi in una maniera così delicata da colpire fino in fondo. Voto: 10

Max Gazzè – Il farmacista

Max Gazzè ci sta regalando una serie di omaggi iconografici in modo allegorico e stravagante. Il suo brano è originale e curioso ma l’arrangiamento ripercorre in modo troppo invasivo le precedenti opere dell’artista. Pertanto il risultato non può che risultarne penalizzato. Voto: 5,5

Willie Peyote – Mai dire mai

Il testo è il migliore in assoluto. Sono tre minuti e rotti di invettiva politica, sociale, culturale. Il tutto cantato con compostezza e credibilità Voto: 8

Malika Ayane – Ti piaci così

La verve e la personalità di Malika le regalano credibilità a prescindere. Il testo va ascoltato più volte in quanto in prima battuta può risultare impalpabile e inconsistente. Voto: 5,5
Sette ½

La Rappresentante Di Lista – Amare

Qui si parla di un gruppo capace di reinventarsi a sorpresa ad ogni esibizione. Il denominatore comune è una voce potente e trasversale capace di tenere testa al palco in qualunque contesto. Voto: 7

Madame – Voce

Madame è il casus belli di questo Sanremo. Gli addetti ai lavori ne percepiscono il forte potenziale. I comuni mortali non riescono a capire cosa canta. Il suo testo va assimilato, ci sono almeno tre livelli di lettura. Lei intanto aggiusta il tiro e propone una performance meno perturbante, più eterea e più alla portata del pubblico. Voto: 6,5

Arisa – Potevi fare di più

La voce di Rosalba è una garanzia e non si discute. Il problema qui è che l’artista non riesce a fare il brano veramente suo. Si parla di un amore finito mentre lei è felice e innamorata. Rosalba è una cantante di pancia e di anima e in questo caso, purtroppo, il risultato non può che disattendere le aspettative. Voto: 4,5

Coma_Cose – Fiamme negli occhi

Il tessuto strutturale dei testi dei Coma_Cose sottende sempre un substrato di concettualità e spiritualismo. In questo caso quello che non conquista è la linea melodica del brano che fa sembrare il tutto molto più scialbo di quanto non sia. Peccato. Voto: 6–

Fasma – Parlami

La forma è migliorata ma la sostanza continua a mancare. L’artista è acerbo e lo dimostra sia nel modo di cantare che di affrontare il testo. Voto: 4,5

Lo Stato Sociale – Combat pop

Se non fosse per la caciara sul palco che genera sempre consenso e simpatia, ci accorgeremmo di un testo meno incisivo di quanto vorrebbe essere. Voto: 5

Fedez & Francesca Michielin- Chiamami per nome

Fedez si distende e finalmente canta meglio della prima volta, Francesca continua a capitanare con grazia e intelligenza il duo. Almeno stavolta ci si avvicina alla sufficienza. Voto: 6-

Irama – La genesi del tuo colore

Il testo contiene un messaggio di rinascita importante, l’arrangiamento è curato, moderno e ricco. Voto: 6,5

Extraliscio & Davide Toffolo – Bianca luce nera

Nel concetto di (extra) liscio risiede tutto quello che questo progetto racchiude. L’essenza strumentale è ricca, varia, prende con sé diversi generi e li riformula in modo naturale e in qualche modo fruibile. Il testo però non è all’altezza. Voto: 5,5

Ghemon – Momento perfetto

Quando c’è il groove, quello buono, l’artista è il primo a divertirsi e si vede. Avanti così Voto: 6,5

Francesco Renga – Quando trovo te

Questo non è affatto l’anno di Renga a Sanremo. Nemmeno la doppia esibizione lo aiuta a definire i dettagli di un’ interpretazione sottotono e costellata di errori. Voto: 4

Giò Evan – Arnica

In questo caso insisto nel dire che la canzone va ascoltata a occhi chiusi. Le parole sono giuste e significative. L’interpretazione sul palco, invece, lascia parecchio a desiderare. Voto: 5-

Ermal Meta – Un milione di cose da dirti

L’intima delicatezza con cui Ermal scrive e canta questa canzone è la chiave del suo successo. Quando si è bravi, tutto risulta semplice anche se non lo è. Voto: 7,5

Bugo – E invece si

Bugo è speciale nel suo saper scrivere in modo originale e mai scontato. La sua vocalità è debole, così come la sua interpretazione. Voto: 4,5

Fulminacci – Santa Marinella

Questa è una firma promettente con tante cose valide all’attivo. Anche questo testo è fresco e avvincente. Naturalmente il ragazzo si farà. Voto: 6

Gaia – Cuore amaro

Gaia poteva sfruttare decisamente questa occasione. La sua voce è particolare e ricca, avrebbe potuto incantarci e invece ha scelto un brano debole e un ritmo che non le si addice. Voto: 5

Random – Torno a te

Random sta sbagliando tutto. E’ palese che questa non sia assolutamente la sua comfort zone. Sarebbe interessante capire che tipo di valutazioni siano state fatte alla base. Male male. Voto: 3

Raffaella Sbrescia

 

 

Festival di Sanremo 2019: il pagellone definitivo

Sanremo-2019
Alla fine di un viaggio musicale quanto mai variegato. Ecco le pagelle del Festival di Sanremo edizione numero 69.
Daniele Silvestri  Argento Vivo: Il cantautore si sbilancia nel raccontare una vicenda di ingabbiamento adolescenziale. Sensazioni di oppressione, rabbia disincantata si avvicendano in un brano che mette con le spalle al muro in questo mondo vampiro. Voto 8
Anna Tatangelo Le nostre anime di notte: una classica ballad sanremese, in pieno stile melenso. Intonata, bella da vedere e da sentire ma senza un particolare messaggio da veicolare Voto 6
Ghemon  Rose viola: L’artista esprime la propria arte con un taglio originale, una prospettiva al femminile per mettere in evidenza una vena blues e una voce al velcro. Voto 7
Negrita I ragazzi stanno bene: L’attitudine camaleontica della band di Arezzo è una garanzia di energia. Il sound scandisce una vicenda esistenziale da ascoltare on the road. Voto 5,5
Ultimo  I tuoi particolari: Il giovane cantautore fa leva sull’emotività basica, la storia che racconta è intima ma al tempo stesso è facile potercisi immedesimare. Il ragazzo sa creare empatia. Voto 6
Nek  Mi farò trovare pronto: L’artista disegna un bilancio di chi non riesce a sentirsi all’altezza delle aspettative dell’amore. A sto giro non convince, nulla può nemmeno la manciata di schitarrate interposte qua e là. Voto 4,5
Loredana Bertè  Cosa ti aspetti da me: Gaetano Curreri ha scritto una canzone che non può essere cantata da nessun’altro tranne che da Loredana. Il suo piglio rock, la rabbia e la grinta che riesce a far venire fuori lei, nessuna mai. Voto 8
Francesco Renga  Aspetto che torni: un racconto intimo, un corto circuito emozionale che non mette in particolare risalto Francesco, sempre uguale a se stesso. Voto 5
Mahmood Soldi Il dramma affrontato con ritmo diventa una hit. Voto 8,5
Ex-Otago Solo una canzone: Un brano genuino, fuorviante e complesso da metabolizzare. Voto 6
Il Volo  Musica che resta: Il bel canto, la melodia stantìa che piano piano si insinua nella testa. Perfetto per il gusto latinoamericano Voto 4
Paola Turci: Come sprecare un ottimo testo con una tonalità davvero troppo pretenziosa per lei. La performance lascia l’amaro n bocca . Voto 5
The Zen Circus  L’amore è una dittatura: Un po’ di autentico rock in questo maledetto circo pop. l’anarchia dentro un’emozione. Voto 7.5
Patty Pravo e Briga  Un po’ come la vita Una coppia peggio assortita sarebbe stato difficile trovarla altrove. Il testo è ricco, la resa è pessima. Non c’è intesa, non c’è emozione, non c’è intenzione. Una mera esecuzione capitale. Voto 3
Arisa  Mi sento bene: La svolta di Arisa le garantiva il consenso umanime. Testo e chiave di lettura azzeccati. Pessima la performance nella finale Voto 5
Irama  La ragazza con il cuore di latta: la storia porta avanti un messaggio significativo ma la presenza del coro gospel rende il tutto artificioso e inadatto. Voto 5
Achille Lauro  Rolls Royce L’ignoranza che piace al popolo medio. Necessario opporgli resistenza, almeno fino a quando non arriveranno dei contenuti. Voto 3
Nino D’angelo e Livio Cori  Un’altra luce: l’obiettivo è ridare luce al substrato socio-culturale napoletano e ricucire lo strappo generazionale. Voto 5,5
Federica Carta e Shade  Senza farlo apposta: idoli dei giovanissimi. OK. La canzone è inutile, priva di contenuti, si aggrappa ad una melodia catchy. Voto 3
Simone Cristicchi Abbi cura di me: la felicità è lasciarsi semi alle spalle. Quelli di Simone fioriranno senza dubbio. Ultimo baluardo di poesia Voto 9
Enrico Nigiotti Nonno Hollywood: Una canzone genuina, pura, sentita con il cuore e scritta molto bene. Voto 8
Einar  Parole nuove: Un ragazzo di buona volontà ma il talento è un’altra cosa. Il Festival di Sanremo è stata una bella palestra ma dovrà farsi le ossa. Voto 4
Motta  Dov’è l’Italia: Un pezzo scomodo che racconta la verità in modo urgente e necessario. Voto 8
Raffaella Sbrescia

 

Sanremo 2018- Le pagelle della prima serata

Sanremo 2018- Le pagelle della prima serata

Sanremo 2018- Le pagelle della prima serata

Cosa ci si aspetta da questo 68° Festival di Sanremo? Nel 2018 innovare è impossibile eppure ogni anno prevale la voglia di lasciarsi sorprendere. Purtroppo le aspettative sono state disattese. Quello che salta subito all’occhio è che, al contrario di quanto annunciato, sia stato dato molto più spazio al bieco tentativo (fallito) di intrattenere invece di dare risalto alla musica d’autore.
Una prima puntata infinita e soporifera, mossa a stento da qualche breve slancio, non ha portato quel guizzo di cui aveva bisogno il Festival più amato d’Italia. Per quanto riguarda la conduzione, se non fosse stato per Fiorello, non avremmo potuto annoiarci di più. Certo, ben 11 milioni di spettatori con un 52% di share hanno guardato la kermesse ma, ad occhio e croce, sono poche le cose che funzionano bene. Da segnalare l’elemento più trash: la sigla è la cosa più brutta che avessero mai potuto proporre al pubblico. In ogni caso, visto che in questa sede ci occupiamo di musica, sarà solo e soltanto quello che andremo a valutare.

Pagelle

Annalisa “Il mondo prima di te”: la sua potenza vocale è una garanzia. La svolta sexy la rilancia al grande pubblico. Magari stavolta ci sarà un meritato podio. Voto 7

Ron “Almeno pensami”: portare un brano inedito di Lucio Dalla a Sanremo e già di per sè un regalo. La classe, la raffinatezza, la poesia di un modo di concepire i sentimenti in modo unico e speciale sono invece una risorsa. Voto 6.5

The Kolors “Frida” (Mai mai mai): il testo non dice nulla di utile eppure l’impatto sonoro del brano dei The Kolors è quello più vivo e trascinante. Questo brano farà il botto in radio e, tutto sommato, ci stare anche bene. Voto 6

Max Gazzè “La leggenda di Cristalda e Pizzomunno”: la scelta del signor Gazzè è controcorrente. La bellezza ancestrale di questa fiaba è un balsamo. Una ballata medievale, arricchita dal graditissimo contributo di una (brava) arpista. Poco importa se il brano non sia per niente sanremese, Max Gazzè si trova in un punto della sua carriera in cui può permettersi di osare senza riserve. Voto 8

Ornella Vanoni con Bungaro e Pacifico ” Imparare ad amarsi”: i tre portano in gara il brano più bello del Festival. Un intelligente bilancio esistenziale per ammalati di autocommiserazione. Voto 8,5

Ermal Meta/Fabrizio Moro“Non mi avete fatto niente”: in attesa di conoscere le sorti di questo brano ispirato ai fatti di cronaca che deturpano l’attualità dei nostri giorni. C’è da dire che le voci di Fabrizio ed Ermal non risultano amalgamate. Diversi sono i punti da sistemare. In ogni caso sarebbe un dispiacere vedere eliminate due delle migliori firme del cantautorato italiano Voto 5

Mario Biondi “Rivederti”: Chi ama il jazz e il soul lo sa, in Italia piacciono soprattutto le canzonette. In un contesto come quello sanremese la qualità quasi mai viene premiata come meriterebbe. Non arrabbiarti Mario. Voto 6

Roby Facchinetti/Riccardo Fogli “Il segreto del tempo”: il loro brano è anacronistico in toto e, a dirla tutta, risulta veramente triste e pesante. Voto 3

Lo stato sociale “Una vita in vacanza”: sono furbi, sono intelligenti, la toccano piano su quello che in realtà è il modo di pensare contemporaneo. L’ospitata della vecchina ballerina fa divertire e c’è da ammettere che il loro brano è quello che ha già messo una buona ipoteca sulla vittoria. Voto 9

Noemi: “Non smettere mai di cercarmi”: il graffio, il piglio sicuro e l’energia di Noemi sono un esempio da seguire. Onore al merito. Voto 6

Decibel “Lettera dal duca”: l’ispirazione arriva da un mondo lontano, il cui fascino può essere colto da pochi illuminati. Voto 5

Elio e le Storie Tese “Arrivedorci”: la storia di ragazzi demenziali che volevano cambiato l’universo che li opprimeva giunge al termine. Gli Elii salutano il pubblico stancamente e senza brio. Voto 4

Giovanni Caccamo “Eterno”: ispirato, concentrato e convinto Caccamo. Il suo brano convince perchè è dannatamente romantico Voto 7

Red Canzian: “Ognuno ha il suo racconto”: il sound è rock, il testo è attuale la differenza con gli altri due Pooh è schiacciante. Voto 6

Luca Barbarossa “Passame er sale”: un folk d’autore made in Italy con cui l’artista racconta l’amore, quello che sopravvive alla routine e alla quotidianità. Ben fatto. Voto 8

Diodato e Roy Paci “Adesso”: questa coppia è da rodare un po’ su tutta la linea. Peccato perchè Antonio Diodato scrive e canta grandi cose. Proviamo a capirci di più con un nuovo ascolto Voto 4.5

Nina Zilli “Senza appartenere”: donna sa volare mentre il cielo cade. Il testo è molto buono, c’è da capire chi voglia essere Nina Zilli su un palco. Voto 5

Renzo Rubino “Custodire”: i brani di Renzo sono piccole gemme che sgorgano da un grande cuore colmo di emozione. Voto 6

Enzo Avitabile/Peppe Servillo “Il coraggio di ogni giorno”: due maestri portano una terra difficile sul palco di Sanremo. La quota qualità è salva. Voto 8

Le vibrazioni: “Così sbagliato”: Sarcina è in forma, il sound è impattante. Un ritorno convincente. Voto 6

Primo Maggio Roma: le riflessioni del giorno dopo

Primo Maggio 2017 Roma ph Pixellmusic

Primo Maggio 2017 Roma ph Pixellmusic

Come ci si sente nel giorno del Primo Maggio in Italia? Quali sono i sentimenti e i pensieri che provano a farsi largo nella testa nel giorno in cui appare in maniera tanto, troppo vistosa la condizione di totale incertezza e precariato in cui siamo piombati ormai da anni? Ho provato a chiedermelo tutto il giorno. Ho provato a chiedermelo fin dal momento in cui mi sono alzata alle 5.45 per andare proprio a lavorare e ho continuato a farlo, come faccio ogni giorno, per tutto il giorno. Ad oggi, in Italia, non abbiamo proprio niente da festeggiare, i diritti sono sempre più un miraggio lontano, un ideale perduto. Le tutele dei lavoratori o aspiranti tali sono sempre meno e chi prova a tenerselo stretto un lavoro, è costretto a tenere la bocca chiusa in nome di una quotidianità sempre più priva di qualunque certezza. In un contesto umorale come quello appena descritto, si alternano in Italia manifestazioni, più o meno rilevanti, che vorrebbero ancora comunicarci dei messaggi ed esortarci a credere nel futuro. Tra tutte c’è il famoso “Concertone del Primo Maggio” a Roma che, per l’edizione 2017, ha visto tutto lo staff di iCompany e Massimo Bonelli impegnato a cercare di svecchiare un po’ tutto il programma. L’intenzione era quella di individuare le realtà musicali che nell’ultimo anno sono riuscite a conquistare l’interesse del pubblico attraverso dei contenuti di rilevanza socio-culturale e, sebbene nella pratica ci siano state diverse incongruenze, è importante evidenziare lo sforzo produttivo in un momento storico che invoglia a fare esattamente l’opposto. Sono stati in tanti a spalmare cemento sui cantanti ospiti sul palco di Piazza San Giovanni, altrettanto numerosi coloro che hanno sottolineato che il vero Primo Maggio è quello di Taranto ma la verità è che ormai è diventato troppo facile gettare fango sul prossimo. Certo, sono stati in pochi a spendere parole realmente significative e sensate dall’alto di quel palco: su tutti mi sento di mettere in evidenza il maestro Edoardo Bennato che, nella sua essenza di rocker, ha spiegato in maniera precisa e puntuale, lo stato delle cose nel nostro Paese, anche a dispetto della pubblicità mandata dalla Rai proprio durante la sua esibizione. I più contestati sul web sono stati i ragazzi de Lo Stato Sociale che, a dirla tutta, si sono resi protagonisti di un’esibizione troppo spettacolarizzata, a fronte di diverse imperfezioni tecniche. Deludente anche l’esibizione degli Ex –Otago e Luci della Centrale Elettrica per grossi problemi di intonazione. I riscontri migliori sono stati ottenuti da artisti come Bombino, Motta, Brunori Sas ed Ermal Meta, capaci di farsi strada nel cuore del pubblico solo con la forza delle loro parole. Discorso a parte per Francesco Gabbani, ormai artista dell’anno. Nonostante la sua ferma scelta di non entrare in discorsi politici, la sua “Occidentali’s Karma” ha un testo in grado di fotografare in modo arguto e intelligente il modus vivendi che ci ha portato alla deriva. Apprezzatissimi anche gli Editors, sfumati dalla tv e quindi molto penalizzati i Public Service Broadcasting sul palco romano in chiusura di concerto. Aldilà dei giudizi facili e delle congetture, il ragionamento che rimane da fare a luci spente è capire cosa riescono a lasciarci eventi come questo, cosa riesce a comunicarci la musica, come può aiutarci a trovare un barlume di speranza in un contesto politico, economico e sociale sempre più arido, sterile e incurante degli interessi dei più giovani. L’Italia ha bisogno di un nuovo slancio culturale, di un movimento di rivoluzione che parta proprio da chi, sentendosi sopraffatto dal sistema, ha rinunciato a lottare per i propri diritti e per il proprio futuro.

Raffaella Sbrescia

Primo Maggio 2017 Roma ph Pixellmusic

Primo Maggio 2017 Roma ph Pixellmusic

Primo Maggio 2017 Roma ph Pixellmusic

Primo Maggio 2017 Roma ph PixellmusicPrimo Maggio 2017 Roma ph Pixellmusic

 

Primo Maggio 2017 Roma ph Pixellmusic

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Primo Maggio 2017 Roma ph Pixellmusic

Primo Maggio 2017 Roma ph Pixellmusic

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Primo Maggio 2017 Roma ph Pixellmusic

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Primo Maggio 2017 Roma ph Pixellmusic

Primo Maggio 2017 Roma ph Pixellmusic

Primo Maggio 2017 Roma ph Pixellmusic

 

 

 

 

 

Lorenzo 2015 CC: “Trenta canzoni che scommettono sulle relazioni”

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Un inesauribile serbatoio di energia, un vulcano inquieto, una personalità travolgente: Lorenzo Cherubini Jovanotti presenta “Lorenzo 2015 cc” alle Officine del Volo di Milano sulle due ruote di un motocross. A 48 anni, cantautore, nel senso letterale del termine, Lorenzo scommette su se stesso e sulle relazioni in maniera intrepidantemente coraggiosa. Nato sulla scia del grande entusiasmo creato dal forte successo ottenuto dal tour negli stadi nell’estate 2013, questo nuovo album si compone di ben 30 canzoni che l’artista ha voluto presentare con una serie di divertenti ed efficacissime infografiche.

L’idea del disco:

“Questo album  è il frutto di un lungo viaggio, ogni volta è sempre un’emozione diversa, sempre più forte. Il progetto prende vita dal tour negli stadi dello scorso 2013.Trovarsi di fronte a tutta quella gente per un essere umano non è una esperienza comune. Con le mie infografiche vi rendo partecipi di quelle che sono state le emozioni che mi hanno portato fino ad oggi, come in una sorta di ciclo vitale: sono passato dalla grande euforia, ad un sentimento di benessere sempre più flebile, finendo in uno stato sfiducia, poi sconfinato nel buio cosmico. Il periodo di calo è coinciso con una brutta polmonite, sono stato veramente male poi, una volta guarito, mi sono rimesso in moto, ho coinvolto i miei musicisti di riferimento e ho cominciato a lavorare in maniera febbrile a questo lavoro. Oggi sono euforico, gasato, felice, ho voglia di mettermi in gioco e dare il massimo”.

Il lavoro in studio:

“Con Canova, si sa, il tassametro corre veloce e bisogna fare le cose per bene. Siamo andati nello studio Electric Lady costruito nel 1968 da Hendryx e abbiamo coinvolto numerosi musicisti che frequentano l’ambiente di New York. Quando hai a fianco Marc Ronson, sotto gli U2 che provano e  Katy Perry a registrare una voce,  ti senti contemporaneamente piccolo ed importante, acquisisci una nuova consapevolezza di quello che stai facendo”.

I temi affrontati nell’album:

“Beh, ci sono un po’ tutti: le illusioni, l’amore ( di cui io amo scrivere), il vento, le risate, gli amici, la poesia, l’informazione, l’eros, la pioggia, l’estate, la vita. In Lorenzo 2015 cc ho inserito la dance per ballare, l’amore per sognare, le canzoni estive per celebrare la mitica estate italiana (archetipo dell’infanzia e della giovinezza), le combat songs (quelle che hanno il ruolo di scardinare la realtà e ridergli in faccia), l’Africa , il sud del mondo, il rock (con tante chitarre), il crowner, il funk ( la mia radice), il mio essere cantautore di fatto (aldilà dell’antica valenza ideologica del termine)”.

La scelta dei brani:

“Ho scritto le canzoni di questo album sapendo che erano già state comunicate le date del tour, ho quindi infranto un mio tabù. Ho lavorato sotto pressione, con delle scadenze, eppure non ho rinunciato a nulla. Il vero cambiamento sta nella scrittura piuttosto che nel sound. Ho affrontato un tipo di scrittura narrativa, partendo sempre dal rap e filtrando le mie esperienze vissute in giro per il mondo. Ho scritto tanto e ho tenuto tanti pezzi perché non mi piace tenerli lì nel cassetto. Questo disco è una nuvola, un cloud, da cui piove la musica di cui si ha voglia. Mi piacerebbe sviluppare l’idea di pubblicare un singolo a settimana, creare una sorta di streaming delle emozioni. Sarebbe ambizioso provare a fare un disco di 10 canzoni ma ogni tentativo di riduzione mi portava a degli sbilanciamenti”.

Jovanotti

Jovanotti

La grafica:

“Per la foto della copertina ho scelto una pettorina da motociclista per una doppia motivazione: la protezione non è una dichiarazione di attacco, non mi dichiaro invicibile, anzi mostro la mia fragilità, la vulnerabilità. Mi presento come un supereroe alla portata di tutti, con dei punti deboli. Seguendo questa linea di pensiero ho scelto anche il simbolo del fulmine perché, se da un lato cavalco l’energia, dall’altro sono nel mezzo di una crepa ed è proprio lì che succedono le cose, è lì che si intravvede la luce”.

Le parole chiave:

“In un mondo che impara ad interpretare le implicazioni dei senza, io scelgo la parola CON per scoprire come riuscire a mantenere attiva la nostra vitalità in una situazione di abbondanza”.

Africa:

“C’è l’Africa che conosco, quella che vorrei conoscere, quella che mi piace, quella che sogno. C’è Bombino che porta alle radici del blues. In questo disco c’è più Africa che in passato. Poi Manu Dibango un bambino di 81 anni, un uomo laureato i filosofia che ha precorso i tempi”.

Libertà.
“E’ quanto di più mutevole e granitico. Io ho lavorato intorno al sentimento della libertà. Il disco può avere tanti difetti, alcuni potrei anche enunciarli io, ma resta un disco libero. Istintivo e molto libero”.

Vita.
“Voglio evocarla ogni giorno. Inizialmente il titolo dell’album doveva essere “pieno di vita”, adoro scrivere e cantare canzoni che rendano migliore la giornata.

Rock’n’roll.
“Deve essere istintivo e non iper prodotto, va amato così com’è senza laccature, cerco la sbavatura che faccia divertire”.

Estate.
“Ho scritto “L’estate addosso” per il film che Gabriele Muccino girerà in estate. La sceneggiatura è forte ma io non potevo tenere la canzone ferma in un cassetto, ho pensato che se il brano avesse avuto successo magari ne avrebbe beneficiato anche il film. Con me ha collaborato anche Vasco Brondi,  il mio testo in alcuni punti era un po’ datato e gli ho chiesto di darmi una mano. Il risultato è un mash up comprensivo di alcune sue immagini più pregnanti”.

Zibba.
“Mi ha dato una mano su “Una scintilla”. Lui è uno che sa scrivere”.

Band preferita

“I Beastie Boys, la mia band preferita di sempre. E’ per loro che ho voluto fare questo mestiere”.

L’ombelico del mondo

“E’ Ceppagna, in provincia di Isernia”.

Fallih Ballah

“Un dj arabo immaginario, la mia icona protettrice che mi ricorda de “falli ballà”!”

Be weird

“Non riesco a taggare le cose, sono un inquieto, ho la sindrome di quello che deve saper fare qualcosa. Faccio parte dei nervosi, quelli che sono dentro le crepe”.

Renzi

2L’ho sostenuto in passato e continuo a farlo oggi. Qualcosa ce l’ha dimostrata, compresi limiti ed errori, tuttavia credo ancora che possa rappresentare un’opportunità per il paese. Renzi è un politico puro, trovo pretestuoso confrontarlo con Berlusconi, vediamo cosa saprà fare per il paese”.

Il tour

“Il concerto nello stadio è una festa, in quanto tale includerà tutte le hit. In scaletta metterò non più di cinque canzoni del disco nuovo, soprattutto i singoli. Attualmente stiamo anche pensando a come strutturare la parte pomeridiana pre-concerto: vorrei dare spazio a nuove band interessanti, ci sarà sicuramente un dj set e non escludo qualche flusso di apertura nelle diverse scalette.

Raffaella Sbrescia

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Ecco il calendario DEFINITIVO di “Lorenzo negli stadi 2015”

20 giugno – Ancona – Stadio del Conero

25 , 26 + 27 giugno - Milano – San Siro

30 giugno – Padova – Stadio Euganeo

4 + 5 luglio - Firenze – Stadio Artemio Franchi

8 luglio – Bologna – Stadio Dall’Ara

12 luglio  – Roma – Stadio Olimpico

18 luglio – Messina – Stadio San Filippo

22 luglio – Pescara – Stadio Adriatico

26 luglio – Napoli – Stadio San Paolo

30 luglio – Bari – Arena della Vittoria

Video: “Sabato”

Queen +Adam Lambert live: la leggenda trionfa a Milano

Queen +Adam Lambert live @ Mediolanum Forum Ph Francesco Prandoni

Queen +Adam Lambert live @ Mediolanum Forum Ph Francesco Prandoni

“Grazie per avermi permesso di farlo”, con queste parole Adam Lambert, nuovo frontman dei leggendari Queen, ringrazia con umiltà il pubblico del Forum di Assago a Milano, sold out, per l’unica data italiana del tour europeo del gruppo. Un ringraziamento che sa di consapevolezza, di coraggio, di vittoria. Sì, parliamo di vittoria di una scommessa, quella di Brian May e Roger Taylor che, rinvigoriti da questa nuova avventura live, si sono lanciati in un percorso a ritroso senza mai perdere di vista la centralità del ruolo che l’immenso Freddie Mercury, continuamente ricordato in ogni modo possibile, ancora ricopre all’interno del mondo Queen. Con un palco imponente, un enorme schermo ovale a forma di gigantesca Q,  una passerella in discesa che porta in mezzo alla platea,  i  Queen si rendono  protagonisti di uno show suggestivo ed oltre le righe. Due e ore e mezza di storia, emozione e soprattutto musica dal vivo. Uno spettacolone che il pubblico ripaga con un’ovazione dietro l’altra. Se la parte introduttiva del concerto è segnata dalla verve in stile Broadway di Adam Lambert, l’impatto emotivo più forte arriva con il segmento nostalgico animato da Brian May al centro della scena, accolto da un lunghissimo e sentito applauso. “Siamo molto felici di essere tornati qui da voi… Queen da voi”, dice in italiano. “Volete cantare con me?”, scherza e sdrammatizza il chitarrista che, sulle soglie dei settant’anni, ancora infiamma i cuori di qualsiasi età con il suo inconfondibile tocco. “These are the days of my life” e “A kind of magic” i momenti clou. A seguire una fitta successione di assoli fino al nuovo vigore offerto dalle migliaia di braccia alzate sulle note di “Radio Gaga”.

Queen +Adam Lambert live @ Mediolanum Forum Ph Francesco Prandoni

Queen +Adam Lambert live @ Mediolanum Forum Ph Francesco Prandoni

Davvero molto interessante il confronto generazionale tra Roger Taylor ed il valido figliolo Rufus Tiger entrambi alla batteria. Sorprendente  la quarantenne e cattivissima “Stone Cold Crazy”, sinuosa “Love Of My Life”,  straziante “Days Of Our Lives”.  Avvolgente il fascino epico di “Bohemien Rhapsody”: la prima strofa è di Lambert, la seconda la canta Mercury dallo schermo ovale, in un concerto dell’epoca, la parte operistica, davvero difficile da eseguire, viene sornionamente lasciata nel playback dell’originale ed è comunque un tripudio di emozioni. Col sopraggiungere dei bis, Lambert torna sul palco in uno sfavillante completo leopardato con tanto di corona in testa: “We will rock you” e “We are the champions” chiudono un concerto vissuto a cavallo tra  la celebrazione del passato e la nuova consapevolezza acquisita nel presente. Nel pieno rispetto della tradizione sono le note dell’inno britannico “ God Save The Queen” a chiudere la serata con la sensazione di aver assistito a qualcosa di difficilmente ripetibile.

 Raffaella Sbrescia

SETLIST:

“One vision”
“Stone cold crazy”
Fat bottomed girls”
“In the lap of the gods”
“Seven seas of Rhye”
“Killer queen”
“I want to break free”
“Somebody to love”
“Love of my life”
“’39″
“These are the days of my life”
“A kind of magic”
“Bass solo / drum battle”
“Last horizon”
“Under pressure”
“Save me”
“Who wants to live forever”
“Tie your mother down”
“I want it all”
“Radio Gaga”
“Crazy little thing called love”
“Bohemian rhapsody”
“We will rock you”
“We are the champions”

 

 

Fedez è il nuovo volto della campagna Sisley: “Sono passato dall’essere un “coso dipinto” a modello”

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Carismatico, comunicativo, iconico, il rapper milanese Fedez, all’anagrafe Federico Leonardo Lucia, si conferma sempre più personaggio mediatico dell’anno diventando il nuovo volto della campagna Sisley per la PE 2015. Sisleystories è, infatti, il titolo dell’intervista “visiva” di cui Fedez è protagonista insieme alla fidanzata Giulia Valentina, sexy studentessa di economia in Cattolica. Con le loro vite appassionate e fuori dagli schemi i due giovani sono stati scelti per incarnare ed interpretare il concept del marchio attraverso una serie di domande le cui risposte sono le immagini stesse della campagna. Realizzato a Milano da Factory 27, il progetto porta la firma del fotografo americano Wayne Maser, ritrattista acuto, dallo stile essenziale, amante del bianco & nero. Ricoperto di tattoo, occhi penetranti e labbra carnose, Fedez risponde alle provocazioni delle domande “piccanti” in modo sensuale e spregiudicato, forte della propria individualità ribelle: «Mai nella vita avrei pensato di fare il modello, ha raccontato il rapper alla stampa, invece sono passato dall’essere definito da Gasparri un personaggio esteticamente discutibile a testimonial…tie’ Gasparri!», dice Fedez rispondendo con fare polemico al tweet in cui era stato definito “coso dipinto”. A proposito della scelta di posare per Sisley,  Federico ha aggiunto: «Ho ricevuto tante proposte, ma quella di Sisley era l’unica con un’idea e che non mirava solo allo sfruttamento della mia immagine proponendomi al pubblico come un “figaccione photoshoppato».

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A conferma dello stretto rapporto che sempre più intercorre tra musica e moda, il giudice dell’ultima edizione di X Factor ha confessato di possedere più di 80 paia di sneakers: «Sono un appassionato di street wear, ad X Factor è stata Giulia ad aiutarmi con le scelte degli outfit… allo stesso tempo, però, colleziono sneakers di tutti i tipi». Scarpe ed abiti che forse Fedez sfoggerà anche al prossimo Festival di Sanremo: «Accompagnerò Lorenzo Fragola in qualità di produttore. Mi limiterò a stare dietro le quinte ma sono sicuro che sarà comunque molto divertente. Produrre se stessi è già di per sé difficile, quando lo sei di qualcun altro  è una cosa che ti consuma molto ma che allo stesso tempo ti dà tantissime soddisfazioni».

Raffaella Sbrescia

Video: #fedez4sisley

Dear Jack: “Al Festival di Sanremo meneremo un bel pò, intanto vi presentiamo Domani è un altro film (seconda parte)”

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Tra i favoriti nella categoria big al 65 Festival di Sanremo i Dear Jack, reduci dal grande successo ottenuto grazie alla loro partecipazione alla scorsa edizione di Amici di Maria De Filippi, hanno presentato a Milano il nuovo album – “Domani è un altro film (seconda parte)” che conterrà 17 brani ed uscirà nei negozi il prossimo 12 febbraio. Un appuntamento importante durante il quale la band ha guidato gli addetti ai lavori all’ascolto di 11 dei 17 brani presenti nel nuovo lavoro prodotto da Suraci, registrato in Toscana e missato a Milano. Brani scritti da autori importanti, romantiche ballads contraddistinte da tematiche attuali e da una ritmica dinamica. Chitarre distorte, elettronica, synth e sessions di batteria colorano il sound dei Dear Jack che, attraverso la voce di Alessio Bernabei, si candidano a nuovi beniamini dello scenario pop-rock italiano.

Il primo brano ad essere presentato è l’inedito sanremese “Il mondo esplode tranne noi”: «Il mondo esplode, riferendoci al mondo esterno a noi, creando un caos e un disordine che solo noi giovani possiamo cambiare. Il brano può, però, riferirsi anche al mondo più personale ed intimo di ognuno di noi. L’unico punto in comune tra questi due mondi è l’amore che, sotto ogni sua forma, si presenta come la forza più grande che esista. Musicalmente questo brano ci rispecchia molto, ha un sound molto internazionale, le tipiche chitarre in stile Dear Jack e una melodia che colpisce da subito». L’amore è il tema centrale anche di “Io che amo solo te” dell’indimenticabile Sergio Endrigo, la cover che il gruppo porterà a Sanremo: «Abbiamo dedicato molto tempo alla scelta di questo brano. Abbiamo una grande stima nei confronti di Sergio Endrigo, un autore controverso, demodé, di gran classe. Il testo di questo brano è bellissimo, se fosse uscito oggi, sarebbe stato attualissimo. Anche la figlia di Endrigo, Claudia, ci ha chiamati ed è stata molto felice del fatto che portassimo questo omaggio al padre. Quest’anno, tra l’altro, corre il decimo anniversario dalla morte del cantautore e siamo stati invitati alla festa che sua figlia ha organizzato per l’occasione. Il pezzo è molto lento per cui noi abbiamo tentato di dare una sferzata netta, si tratta di un modo diverso di intendere il rock. Con questi presupposti possiamo dire che i Dear Jack sul palco dell’Ariston quest’anno menano un bel po’».

Dear Jack

Dear Jack

Tra i brani di punta dell’album c’è anche “Eterna”, scritto da Kekko Silvestre dei Modà e che Alessio avrebbe portato a Sanremo se si fosse trovato lo scorso anno con l’obbligo di portare due inediti. Tra un commento e l’altro dei brani contenuti nell’album i Dear Jack lasciano trasparire autentica emozione mentre l’amore è il tema centrale di tutto il lavoro, segno che il romanticismo ed il rock possono sicuramente convivere in maniera prolifica. Se il primo album aveva venduto circa 150mila copie, qui le aspettative sono inevitabilmente più alte: «Questo disco racchiude la sintesi di quello che ci è successo, ci siamo presi tutto il tempo per lavorarci su e questo si sente soprattutto nel suono, spiegano i ragazzi. Per supportare l’uscita dell’album gireremo l’Italia in lungo e in largo con circa 30 instore per incontrare i fan e firmare le copie, terremo qualche concerto estivo poi,  in autunno, arriverà finalmente il vero tour…magari, chissà,  si realizzerà ancheil nostro sogno di suonare nei teatri».

Raffaella Sbrescia

Irit Dekel & Eldad Zitrin Band ammaliano il Blue Note di Milano con “Last of Songs”

Irit Dekel & Eldad Zitrin

Irit Dekel & Eldad Zitrin

Da Israele con classe. Il talentuoso duo composto da Irit Dekel & Eldad Zitrin ammalia il pubblico del Blue Note di Milano. Accompagnati da Adi Hartzvi al contrabbasso ed Elad Cohen Bonen alla batteria, la coppia di artisti si è esibita nello storico club meneghino lo scorso 4 febbraio divertendo, coinvolgendo, emozionando gli spettatori con un collage strumentale a metà strada tra jazz, pop e folk. Il carisma e la poliedricità del tastierista e fisarmonicista Eldad Zitrin si fonde e si amalgama con l’irriverente personalità di Irit Dekel, la cui dolcissima e limpida vocalità racchiude il vero surplus ultra di questa riuscitissima miscela musicale.  Sul palco del Blue Note il duo ha presentato “Last of Songs”, un album composto da dodici cover di brani anni degli anni ’30, ’40 e ’50, scelti ad uno ad uno dai due stessi artisti e cesellati secondo il proprio gusto e la propria pluriennale esperienza artistica. La cura per il dettaglio traspare in ogni singolo elemento: dagli arrangiamenti, alle variazioni, alle interpretazioni per un risultato piacevole ed avvolgente. Al centro della scaletta un variegato repertorio, dedicato all’eterno tema dell’amore, che getta un ponte ideale fra la struggente poesia di Billie Holiday, l’elettronica dei francesi Air e la cultura neorealistica italiana, un mix elegante, raffinato, di grande qualità strumentale ed artistica. Non rimane che scoprire quante orecchie “addormentate” saranno risvegliate da queste suadenti melodie agro-dolci.

Raffaella Sbrescia

La scaletta del concerto:

No more blues

You don’t know what love is

Liber tango

Get happy

Your my thrill

The rose

More than you know

Bye bye love

Skylark

Good morning heartache

Willow weep for me

Guess who I saw today

Bis

More than you know

Video: “No more blues”

#Iosochisono: il tour teatrale degli Afterhours è dedicato all’identità

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Io so chi sono. Con uno spettacolo incentrato sul tema dell’identità gli Afterhours tornano in teatro con uno spettacolo di luci, immagini, suoni, canzoni, suggestioni e parole finalizzate al compimento di un percorso dedicato all’ introspezione, al dialogo e alla riflessione aperta con il pubblico. In scaletta ci saranno i grandi successi del gruppo che, reinterpretati per l’occasione, si alterneranno e si mischieranno a brani di narrativa e poesia contemporanea letti e sonorizzati dalla band, miscelandosi con le realizzazioni video di Graziano Staino. Musica, letteratura, recitazione, sperimentazione si fonderanno in un perfetto bilanciamento delle arti: da Gramsci a Ginsberg a Pasolini i brani di lettura scelti dagli Afterhours catapulteranno il pubblico al centro di un flusso di coscienza a metà strada tra rassicurazione e cambiamento. Nei teatri la line up vedrà, oltre a Manuel Agnelli, Rodrigo D’Erasmo, Xabier Iriondo e Roberto Dell’Era anche Fabio Rondanini (Calibro 35) alla batteria e Stefano Pilia (Massimo Volume) alle chitarre e al contrabbasso, per i fedelissimi della band si tratterà degli ultimi appuntamenti live prima di un lungo stop per la scrittura e la registrazione di materiale inedito.

Le date:

06.02 MILANO, Auditorium del Conservatorio
07.02 BERGAMO, Teatro Creberg
08.02 TORINO, Teatro Colosseo
12.02 UDINE, Teatro Giovanni da Udine
13.02 BOLOGNA, Teatro Manzoni
14.02 SCHIO (VI), Teatro Astra
16.02 NAPOLI, Teatro Augusteo
17.02 CIVITANOVA MARCHE (MC), Teatro Rossini
21.02 CREMONA, Teatro Ponchielli
23.02 VERONA, Teatro Filarmonico
26.02 MESTRE (VE), Teatro Corso
27.02 FIRENZE, Teatro Verdi
28.02 SENIGALLIA (AN), Teatro la Fenice

 

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