Il ritorno di Briga: “Cantare non è un business semestrale e non è per tutti”. Intervista

Briga

Briga

Ritratti di Note ha incontrato Briga durante la tappa campana degli Instore di presentazione del nuovo album “Che cosa ci siamo fatti”, un concept-album ispirato dal suo secondo romanzo “Novocaina”. Un disco nel quale si parla d’amore, di insicurezze, delle difficoltà relazionali delle nuove generazioni, e che segna un cambiamento importante per questo giovane e talentuoso artista, cambiamento già palpabile nella scelta del suono, che dà preponderanza alle chitarre e regala al tutto un tocco British. Un album sincero e coerente che mostra un Briga nuovo, che a noi piace molto.

Mattia, “Che cosa ci siamo fatti” è un album che si ispira al tuo romanzo, ma in realtà, all’interno ci sei tu a 360 gradi, i libri che hai letto, la musica che hai ascoltato, i viaggi che hai fatto. Questo è un disco da ascoltare ma anche molto da “leggere”…

Sì, è un disco, come le mie cose solite, da leggere tra le righe, perché ci sono tante storie su di me, tanto quotidiano, tanto di quello che ho vissuto io, che mi sono lasciato alle spalle e anche tanto di quello che ho da vivere, in relazione alle prospettive, alle ambizioni, ai sogni che ho. E’ un disco di cui sono molto orgoglioso, perché rispecchia in pieno il carattere e la persona che sono, uno che va controcorrente. E’ un disco molto “anti” rispetto ai tempi che corrono, va controtendenza; me ne sono un po’ fregato delle dinamiche del marketing, e di ciò che il mercato musicale impone agli artisti. Io credo che debbano essere sempre gli artisti ad imporre qualcosa; del resto c’è chi nasce per “seguire” e chi per “osare”…

In questo disco si parla molto di errori. La parola “errore” viene anche citata più volte. Gli errori sono i nostri primi maestri di vita…

Gli errori fanno parte della vita. Forse dirò una banalità, ma gli errori servono davvero per migliorare e migliorarsi, quindi ben vengano. Nel singolo “Che cosa ci siamo fatti” dico “Di errori potrei non farne più e ognuno dei miei comunque sei tu”… Io guardo sempre con un grande sorriso a tutti gli enormi errori che ho fatto perché sono stati gli errori giusti nei momenti giusti. Ho sicuramente bruciato molte tappe, ma di sicuro tutti questi errori, tutti questi passaggi a vuoto sono stati simpatici. Io guardo sempre con grande ironia al passato; Forse ho un po’ di preoccupazione per quelli che farò perché già so quali errori commetterò, ma questo è un altro discorso…

Mattia in questo disco si parla anche di mancanze, di quelle che lasciano “un buco nello stomaco”. C’è una canzone che mi ha toccato nel profondo, e immagino che anche tu ne sia legato ,“Ciao Papà”.

“Ciao Papà” è una canzone molto nostalgica, che parla di una mancanza, sebbene non sia la mancanza di mio padre, perché fortunatamente lo ho ancora con me, ma visti gli strumenti che ho, carta e penna, rivoluzionari per i tempi che corrono, perché non dedicare una canzone ad un genitore?… Penso sia una delle cose più belle che ho fatto. In questo brano parlo di mancanza della normalità, della voglia di tornare indietro nel tempo con una maturità diversa. Alla soglia dei trent’anni, mi guardo indietro e riapprezzo i piccoli e meravigliosi gesti che ho ricevuto nella mia vita da parte delle persone che amo e che mi vogliono bene, che ci sono state e ci saranno sempre per me. Voglia e ritorno alla normalità. Faccio parte di una generazione che in qualche modo ha dovuto sempre “uscire dalle righe”, sballarsi un po’ per sentirsi viva, mentre adesso invece ripenso a quando da piccolo andavo a vedere la partita con papà o a quando lui mi comprava la coca cola, mentre camminavamo per il Lungotevere. Una cosa meravigliosa che mi rimarrà per sempre dentro, e un giorno vorrò fare la stessa cosa con mio figlio.

Video: Che cosa ci siamo fatti

Mattia c’è una canzone che amo in questo disco e che si intitola “Stringiti a me”. C’è anche molta Napoli in questo pezzo, perché hanno collaborato con te il Maestro Enzo Campagnoli e Fabio Massimo Colasanti, ex chitarrista di Pino Daniele…

Sì vero… penso che Napoli e Roma siano le città che hanno fatto un po’ la storia della canzone italiana e secondo il mio punto di vista sono le uniche due città che hanno sfondato nel mondo della musica nazionale con una loro identità. E’ chiaro che ogni regione ha la sua identità musicale, ma le uniche scuole musicali e cantautorali che hanno fatto da pioniere sono state quella napoletana e quella romana. Essendo io un melodico, c’è sempre un po’ di Napoli, oltre che Roma, nelle mie canzoni. Con il Maestro Campagnoli c’è un legame molto forte perché è stato il mio maestro di canto ad Amici, quindi quando posso, gli chiedo sempre di collaborare alle mie produzioni. Per me è un grande onore e lui è uno di quei musicisti che alza il livello delle mie canzoni.

Proprio in “Stringiti a me”, canzone d’amore, dici una grande verità: “Quante decisioni provvisorie disegnano le storie”. Spesso succede proprio così…

Sì, perché noi ci creiamo delle aspettative ed in base a quelle ci facciamo dei film. E continuo dicendo “Sopra i muri di un quartiere, da scoprire ancora…”. Quando uno scrive una cosa su un muro è perché vuole lasciare un segno e dire anche questa è un po’ casa mia. A proposito di quartieri, Io conosco molto bene il mio, ma per alcune strade e vicoli del centro di Roma ancora mi perdo. Questa è una cosa bellissima e lascia intuire anche perché mi piaccia così tanto Roma e perché ne sia così legato, perché è una città tutta da scoprire, sebbene non stia attraversando un periodo facile; il livello affettivo però è una cosa che riesce ad andare oltre i problemi e la realtà delle cose.

Questo è un album molto coerente dal punto di vista dei suoni. C’è una forte presenza delle chitarre. Molto bello anche il giro finale in “Mi viene da ridere/Trastevere…

Sì, io ho la fortuna di avere una band meravigliosa, siamo tutti amici, tutti professionisti e tutti under 30. Siamo molto legati e questo è importante; per un lavoro delicato come quello del musicista, prima di tutto vengono i rapporti umani e, oltre ad Enzo Campagnoli e Fabio Massimo Colasanti, che sono musicisti fondamentali ma occasionali nelle mie produzioni, ci sono i miei musicisti di sempre, Nico D’Angiò il bassista, Giuseppe Taccini, che è un polistrumentista e si occupa soprattutto della fase di mix and mastering, e del recording dei miei dischi; Danilo Menna il batterista e Fabrizio Dottori, il sassofonista. Poi c’è Mario Romano, che a detta di tutti gli addetti ai lavori, a livello europeo, è il miglior chitarrista under 30. Potendo godere di un chitarrista del genere, che è anche un mio grande amico da anni, non posso non utilizzare queste sue grandi doti e il fatto che sia un chitarrista formidabile. La preponderanza della chitarra, che tra l’altro è uno strumento che amo moltissimo, è dovuta proprio alla sua presenza. Tra l’altro Mario Romano ha composto la musica di “Sei di mattina”, la mia canzone più famosa…

Citiamo anche Boosta dei Subsonica. Il suo sound è particolarmente evidente nel brano “Overlay”…

Boosta è stato un musicista importante per la produzione di questo album, si sente sicuramente il suo tocco e lo ringrazio per avermi regalato pezzi di grande spessore. E’ un cultore della musica ed un musicista con il quale ho legato molto all’interno della Nazionale Cantanti. Ci tengo a dire che con la Nazionale Cantanti non facciamo solo partite di calcio, ma c’è tutto un mondo dietro che va oltre la partita che facciamo in tv. E questo è importante. Siamo amici, facciamo spogliatoio e molti di noi collaborano anche musicalmente. E’ un’associazione di cui vado molto orgoglioso e speriamo di fare sempre più del bene.

Prendo spunto dall’ultima traccia di quest’album “Volevo essere per te”, per chiederti… in questo momento della propria vita cosa vuole essere Briga per se stesso e per la musica?…

Io vorrei tornare ad essere come quei cantautori degli Anni 70, che stanno nell’aria, di cui si percepisce l’anima ma che non si vedono e non si toccano. Questa è un’idea un po’ anacronistica per tempi come questi che invece richiedono sempre di più l’apparire, la presenza dell’artista. Prendiamo ad esempio gli instore; oggi se non fai gli instore rischi magari di non vendere nemmeno un disco. C’è questa cosa di farsi firmare l’album e di fare la foto per invogliare il pubblico a comprare l’album. Non voglio essere frainteso, non che io non ami il rapporto con il pubblico perché è una delle cose che mi rende più orgoglioso, ma mi piacerebbe che tornasse questa versione e visione dell’artista come se fosse qualcosa di astratto. Ti dico una cosa, io a Roma abito nello stesso quartiere di De Gregori, ma lo avrò visto massimo due volte nella mia vita, mentre tornava a casa con la spesa. Ecco io vorrei vivere in una dimensione in cui l’artista fosse quasi una forma di “super partes”, che sta nell’aria, e di cui si percepisce solo l’essenza e il punto di vista. Questo mi auguro di essere per il pubblico, poi nei rapporti personali, spero di essere capito, ed è quello che ho cercato di esprimere nel disco. Io in quest’album inizio subito con la mia voce, senza intro, senza musica, dicendo “Se ti sbranassero gli squali” e così via, come per dire hai comprato il disco, hai speso dei soldi e adesso mi ascolti dalla prima all’ultima traccia. Hai fatto questa scelta e adesso mi devi stare a sentire… Spero che il musicista ritorni a non essere un lavoro possibile a tutti, come la società sta cercando di far succedere adesso. Sembra che fare il cantante e comunicare sia possibile a tutti, in realtà non lo è. Spero che questo lavoro torni ad avere la stessa importanza di una volta. Oggi non è così. E’ puro business semestrale, non c’è niente di valore, niente di etico e non mi piace la piega che sta prendendo…

Giuliana Galasso

“Che cosa ci siamo fatti – Tracklist
Se ti sbranassero gli squali
Che cosa ci siamo fatti
Ciao Papà
Negli occhi tuoi
Mi viene da ridere/Trastevere
Dopo di noi nemmeno il cielo
Overlay
Stringiti a me
Mi sento strano
Ti piace ancora, qui?
Volevo essere per te

 

Briga presenta “Talento”, un album pensato per sorprendere l’ascoltatore. Intervista

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Mattia Briga torna in pista con “Talento” a due anni di distanza da “Neveragain”. Il nuovo album di inediti dell’artista esce oggi per Sony Music Italy, sia in versione standard che deluxe, comprensiva di 4 tracce in più ed un ricco booklet. “Talento” è un album pensato per sorprendere l’ascoltatore. In questo progetto Briga ha lavorato senza porsi limiti ed il risultato supera di gran lunga le aspettative. L’aspetto più importante è legato alla produzione artistica: la lavorazione dei suoni è strutturata e versatile, ci sono numerosi passaggi di genere ricchi di echi, riferimenti e commistioni. Presenti anche diversi brani di stampo propriamente cantautorale in grado di lasciar affiorare la trasversalità vocale di Briga. Metriche precise, melodie accattivanti, testi d’autore ma anche tante collaborazioni importanti, frutto di reciproca stima e condiviso amore per la musica.

Intervista.

Cosa rappresenta per te l’uscita di questo disco?

Non è facile scrollarsi di dosso l’etichetta dell’ex talent. Con questo album ci tengo molto a mettere in evidenza le mie capacità artistiche. In questi due anni si è parlato troppo della mia personalità e troppo poco della mia trasversalità musicale. Questo lavoro mi rende molto orgoglioso della mia carriera da musicista, vengo dalla scena rap italiana, ho lavorato con un’etichetta indipendente con cui continuo la mia avventura professionale; è bello vedere una comune crescita di intenti.

Quali sono i punti forti di questo lavoro?

Ho potuto fare un disco con dei mostri sacri della canzone italiana. Ho lavorato con Tagagi e Ketra per i primi due singoli estratti dall’album, ho collaborato con Massimo Colasanti, ci sono diversi brani con un quartetto d’archi ed il primo violino dell’orchestra di Morricone. Ho inciso dei brani con tanti artisti come Gianluca Grignani, Lorenzo Fragola, Clementino, Mostro, Gemitaiz, Alessio Bernabei.

Perché definisci questo disco come quello della maturazione?

Perché ci ho lavorato con un intento preciso: fare in modo che il pubblico non schippasse nemmeno una canzone. La tracklist si apre con una traccia punk-rock, si prosegue con un sound molto più estivo con “Baciami”, poi un brano più rap con Gemitaiz, mio amico di sempre. Si va avanti con una ninna nanna d’amore introspettiva come può essere “Diazepam”, echi brit-pop con “Ti viene facile”. In questo album ho voluto lasciare molto spazio alla composizione strumentale e questo è un fatto molto particolare.

Approfondiamo la questione…

Nel mondo rap, chi scrive sente la necessità di riempire la base con moltissime parole. Ho voluto ricercare la sintesi, ispirandomi all’universo cantautorale degli anni ’70. “Bambi” e “Mily” sono le mie prime due produzioni musicali, le ho composte io chitarra e voce concentrandomi sul fatto che bastano poche frasi per esprimere un concetto nel modo giusto. L’arte lascia il beneficio del dubbio e la libera interpretazione, penso che sia giusto che l’ascoltatore possa leggere le parole e la musica nel modo che ritiene migliore. Per farvi capire meglio di cosa sto parlando, vi porto l’esempio di Antonello Venditti che nel brano “Quando verrà Natale” canta sempre la stessa frase con un’enfasi diversa per trasmettere all’ascoltatore un messaggio sempre diverso; ecco io trovo che questa sia una cosa molto bella e ci sto lavorando anche io.

L’idea di un packaging così curato è tua?

Sono abituato ad avere un rapporto molto diretto con il mio staff, metto parola praticamente su tutto. Fermo restando che la sostanza resta la musica, trovo che una grafica impattante possa essere d’aiuto affinchè la gente ne sia attratta fin da subito.

Briga ph nima-benati

Briga ph nima-benati

Cosa rappresenta e cosa cancella questo disco?

Non nutro rancore verso il passato. Guardo avanti ma non mi è piaciuto che sia parlato così poco della mia musica. Ho cantato in 4 lingue, ho rielaborato un brano di Tiziano Ferro, il quale mi ha telefonato per chiedermi se poteva inciderlo, sarò nel disco solista di Boosta, ho collaborato con Gigi D’Alessio e Venditti. Trovo che sia giusto attaccare quando si sbaglia ma è altrettanto giusto rendere giustizia a chi la merita. Questo disco mi rende felice perché si basa tutto sulla stima artistica. I featuring me li sono conquistati, questa è tutta farina del mio sacco e del mio staff, sono felice di essermi potuto confrontare con musicisti importanti.

“Talento” è tutto fuorchè un disco rap…

Tante cose vengono mistificare per quello che non sono. Non ho mai studiato da musicista, questo è un viaggio tutto nuovo, un processo evolutivo dettato dal desiderio di migliorarsi, un’asticella sempre più altra che pongo a me stesso. Spero di migliorarmi sempre più sia come essere umano che come artista, non condivido le etichette che mi appiccano, non per essere polemico ma perché non servono.

Quanto ti è costata in termini emotivi la ricerca della sintesi?

In realtà niente in termini di sacrificio, si tratta di un percorso che va avanti da anni, prima non sarebbe stato giusto e non mi sarebbe andato bene. Ero più piccolo, ero meno tutto. Lavoro tutti i giorni per potermi confermare ma soprattutto per poter sorprendere il pubblico. Ascolto veramente molte cose: dalla samba a Manu Chao, molta elettronica, Pino Daniele, canzoni napoletane, Battisti, mi piace ascoltare musica senza filtri né preconcetti. Lavoro per essere completo, da ragazzino compravo i dischi per esserne sorpreso.

Cosa è per il talento?

Il mio talento nasce dalla confusione, dal caos, da lì si sviluppa questo grande casino che rappresenta il mio talento; qualcosa con cui mi sono cacciato nei guai e da cui mi sono tirato fuori. Avrei potuto intraprendere la carriera universitaria che poi ho stoppato per  realizzare i miei sogni, ho preferito camminare da solo piuttosto che essere guidato, ho sbagliato tanto e tante volte ma mi sono sempre ripreso; questo e stato il più grande allenamento della mia vita.

La collaborazione di cui conservi il migliore ricordo?

Sicuramente “Rimani qui” con Fragola. Quel giorno avevo solo due ore di tempo per registrare il brano in studio, ero ospite al Coca Cola Summer Festival  a Roma e le tempistiche televisive mi hanno portato via più di otto ore. Quando sono tornato in sala, ho ritrovato Lorenzo insieme al mio fonico, mi ha detto che non voleva fare una cosa sommaria, ha voluto cantare la seconda strofa e ha voluto partecipare alla produzione musicale del brano; il risultato mi è piaciuto moltissimo. Questa cosa testimonia il fatto che ci vedo lungo con le persone, prima viene l’uomo e poi l’artista. Conoscersi implica fatica, siamo abituati ad etichettare ma alla fine quello che conta è lavorare divertendosi.

Chi c’è dietro le etichette?

Sono consapevole del fatto che ognuno può dire quello che vuole. Accetto le critiche personali, quelle musicali. Dietro le etichette c’è tutto quello che non è stato capito e che richiede fatica. Siamo improntati verso la svolta economica ma dietro questa impostazione di default c’è la superficialità e la mancanza di volontà nel voler comprendere il pensiero di una persona.

Briga

Briga

Uno dei brani più interessanti del disco è “Fuoco Amico”, in cui duetti con Mostro e Clementino lasciando convergere tre diverse scuole rap. Come ci hai lavorato?

In genere mentre faccio delle cose ne penso già altre. Con Mostro non avevo ancora avuto l’opportunità di fare qualcosa. Ho chiamato Clementino per coinvolgerlo in questo brano e si è mostrato subito disponibile. In quel periodo lui era a Lecce, abbiamo fatto i salti mortali ma alla fine ci siamo riusciti alla grande. Ho inserito questo brano nella versione deluxe del disco per poter offrire davvero qualcosa in più. Stesso discorso anche per “Per adesso sono inverno”, un brano interessante che potevo tranquillamente scegliere come singolo e che ho preventivamente denominato “Demo” in vista di un nuovo arrangiamento live.

Quali sono state le regole produttive che hai seguito per realizzare questo disco?

Qualunque cosa in questo disco tranne “Eo – Eo” è roba nuova per me. In ogni canzone c’è un pensiero dietro. La mia passione nasce dal cuore e dall’istinto. Il talento non si può innestare o comprare. Ho scelto due singoli estivi per fare breccia nel cuore del pubblico ma anche le cose semplici bisogna saperle fare.

Quali sono gli artisti a cui ti ispiri?

Ce ne sono alcuni che ho sempre ascoltato come De Gregori, Battisti, Grignani. Poi mi piacciono Cremonini, Subsonica (lo stile compositivo di Samuel e Boosta) e poi ci sono i Verdena che hanno un’iconografia veramente unica; ogni volta che li ascolto mi comunicano sempre qualcosa di diverso.

Rifaresti “Amici”?

Certo, senza dubbio. Il programma mi ha dato la possibilità di essere notato da Sony, di fare sold out con il mio tour, di vendere un quasi doppio disco di platino, di essere notato e stimato da tanti illustri colleghi. All’epoca ho fatto una scelta azzardata, venivo dal rap romano con “Neveragain” praticamente in uscita. A pochi giorni dalla pubblicazione ho fermato tutto, mi sono preso tanta merda addosso, avevo canzoni che avrebbero comunque spaccato in ambito underground ma ho comunque voluto farmi carico di un rischio. Si dice che “chi non risica, non rosica”, no?

Cosa ti aspetti dal pubblico?

Questo album ha dei connotati importanti a livello musicale, probabilmente non sarà disco di platino ma va bene; posso anche vendere meno ma la gente deve capire il lavoro che è stato fatto e che ci sono stati dei passi in avanti. Il pubblico dei talent è ballerino, sta nella tua bravura fare in modo che queste persone possano continuare a seguirti. Certo, qualcuno l’ho perso ma non sarà mai tanto importante come le persone che sono riuscito a mantenere al mio fianco. La cosa difficile è condurre per mano le stesse persone che due anni fa guardavano il talent e che ora stanno crescendo con la mia musica. In ogni caso non ho paura di fare quello che voglio, faccio la musica che decido di fare io, la mia missione è trainare le persone verso le mie scelte artistiche; non posso vivere con la paura di fare qualcosa che non piaccia al pubblico. Vivo con l’entusiasmo verso l’ignoto e con la predisposizione all’avventura; la mia unità di misura è il brivido.

 

Never Again tour: la nuova avventura live di Briga parte da Napoli

Briga live - Never Again Tour

Briga live – Never Again Tour ph Luigi Maffettone

 

Il “Never Again” tour, la nuova avventura live di Briga, inizia dalla Casa della Musica di Napoli e, a giudicare dalla numerosa e calorosa vicinanza del pubblico accorso all’evento, lo fa sotto i migliori auspici. Briga, all’anagrafe Mattia Bellegrandi non è solo il chiacchieratissimo finalista dell’ultima edizione di Amici, è un cantante che ha già avuto modo di interagire con la musica ed i relativi circuiti. Ecco perchè, ad oggi, il suo concerto risulta una piacevole esperienza di ascolto.

Setlist

Never Again

L’amore è qua

Le stesse molecole

La nuova stella di Broadway

Esistendo

Binario 3

Naufragio

Nessuna è più bella di te

Benvenuta

Campione di sogni

Talento de barrio

Solo Drums

In rotta per perdere

Non più una bugia

Tu

Napul è

Bis

Sei di mattina

Dicembre Roma

Photogallery a cura di: Luigi Maffettone

Briga live - Never Again Tour ph Luigi Maffettone

Briga live – Never Again Tour ph Luigi Maffettone

Briga live - Never Again Tour ph Luigi Maffettone

Briga live – Never Again Tour ph Luigi Maffettone

Briga live - Never Again Tour ph Luigi Maffettone

Briga live – Never Again Tour ph Luigi Maffettone

Briga live - Never Again Tour ph Luigi Maffettone

Briga live – Never Again Tour ph Luigi Maffettone

Briga live - Never Again Tour ph Luigi Maffettone

Briga live – Never Again Tour ph Luigi Maffettone

Briga live - Never Again Tour ph Luigi Maffettone

Briga live – Never Again Tour ph Luigi Maffettone

Briga live - Never Again Tour ph Luigi Maffettone

Briga live – Never Again Tour ph Luigi Maffettone

Briga live - Never Again Tour ph Luigi Maffettone

Briga live – Never Again Tour ph Luigi Maffettone

Briga live - Never Again Tour ph Luigi Maffettone

Briga live – Never Again Tour ph Luigi Maffettone

Briga live - Never Again Tour ph Luigi Maffettone

Briga live – Never Again Tour ph Luigi Maffettone