Ricchezza, varietà, scoperta, aggregazione. Il Piano City Milano rinnova ogni anno la sua promessa di bellezza e ogni volta riesce ad alzare sempre di una tacca l’asticella di un programma pensato per rispettare e spesso superare le aspettative.
Tantissimi concerti sono tutt’oggi in corso per le vie di Milano e dintorni, per il programma basta fare una veloce puntatina qui: https://www.pianocitymilano.it/programma
Boosta @ Piano City Milano
Tra i tanti eventi, ho scelto di andare al Volvo StudioMilano per seguire la micro suite proposta da Davide Dileo, meglio noto come Boosta, membro cardine dei Subsonica. Solo nel 2016 usciva “La stanza intelligente”, primo album solista del poliedrico musicista, a due anni di distanza e, a ridosso del nuovissimo progetto discografico dello storico gruppo torinese, Davide sceglie di mostrarsi in una veste intima e per tanti versi diversa da quella che abbiamo imparato a conoscere in questi 20 anni. In 60 minuti di tempo Boosta ha cercato di coniugare e convergere in un unico flusso musicale le sue influenze, il suo metodo compositivo, la sua attitudine sperimentale. Echi di Olafur Arnalds e Radiohead, atmosfere rarefatte, e-bow tra le corde del piano, distorsioni, riverberi e modulatori si sono alternati tra melodie, ora dolci e suadenti, ora ritmate e conturbanti. La propensione naturale di Davide Dileo dirige le sue dita verso una dimensione oscura, intrisa di mistero. L’epitelio delle melodie proposte è ricco di substrati, figli di infinite letture, infiniti viaggi tra le nuvole, centinaia di dj set e concerti. Di tutte le vesti che ci ha mostrato, questa è di gran lunga la migliore. Il privilegio di assistere ad una perfomance one shot sta nel poter fotografare l’anima più intima di un artista e goderne.
Abbiamo imparato a conoscere Davide Dileo aka Boosta nei panni di musicista, compositore, tastierista e fondatore dei Subsonica, ma anche scrittore, DJ e produttore discografico. Lo ritroviamo oggi nei panni di cantautore per “La Stanza Intelligente”, il disco di inediti, in uscita per Sony Music, il 28 ottobre. Questo progetto, pensato per un ascolto reiterato nel tempo, rappresenta una passeggiata fuori dall’astronave madre in cui Boosta si mette a nudo rivelando la sua attitudine alla riflessione, la voglia di mettersi continuamente in gioco, lo sconfinato amore per la musica, la piacevolezza di osare raccontando quelle che sono le fragilità, le scompostezze e i disordini interiori di ciascuno di noi. Ad accompagnarlo in questo viaggio emotivo, un nutrito gruppo di amici: Malika Ayane, Nek, Luca Carboni, Raf, Giuliano Palma, Cosmo, Briga, Marco Mengoni, Enrico Ruggeri e Diodato. “La Stanza intelligente” è, in definitiva, il frutto di una sensibilità non convenzionale.
Intervista
Davide, partiamo da una constatazione: “Non c’è un colore con cui non ti sia sporcato le mani”…
Io faccio quello che posso, sono eccezionalmente imperfetto e mi godo quello che ho, racconto e vivo quello che sono e penso che i “se” servano veramente a poco. La parte più difficile, a 40 anni, è accettarsi per quello che si vale.
Hai più volte definito “La Stanza Intelligente” come un disco onesto, cosa intendi dire?
Penso che tutte le persone abbiano delle zone d’ombra e delle zone che sono più facili da esporre al sole, io ho cercato di raccontare il più possibile l’umanità. Non ci sono sentimenti speciali o situazioni particolari nel racconto se non che ogni racconto è particolare. La vita di ognuno si basa su una sorta di calendario emotivo e questo disco è venuto fuori con grandissima sincerità sotto questo punto di vista. Ho avuto la fortuna ed il privilegio di fare il disco che avevo voglia di fare. Questa cosa mi ha quasi eccitato, non è così scontato trovarsi ancora entusiasti dopo 20 anni di carriera musicale.
Come hai scelto questo titolo così suggestivo?
Il titolo del disco è mutuato è un libro di Weinberger David, pubblicato da Codice. Il concetto alla base della mia scelta è quello di potersi chiudere in un posto al riparo da un mondo arrogante ed invasivo; un modo per ritagliarsi uno spazio, una stanza, per l’appunto, in cui mettere se stessi.
Sei passato dalla tastiera alla voce. Come è cambiato Davide e come è cambiato Boosta?
Sono sempre stato un curioso e ho avuto il privilegio di vivere con la mia passione che mi ha consentito di togliermi diverse soddisfazioni. A 40 anni era doveroso fare un test per verificare a che punto fossi arrivato. Cantare per me non è facile e ho approfittato di questa pausa fisiologica dei Subsonica per ritagliarmi lo spazio ed il tempo di fare una cosa esattamente come volevo io. All’interno di un gruppo con cinque personalità molto forti non è possibile sviluppare molto della propria individualità, ovviamente alcune cose vengono privilegiate rispetto ad altre ed è giusto così.
Come descriveresti questo artwork così particolare?
Ho cercato di fare un disco come si faceva una volta cercando inserirvi qualcosa da ascoltare ma anche da guardare. Insieme ad una mia amica architetto, che ora si occupa di serigrafia, ho costruito questa tavola anatomica che racconta la trasformazione dell’uomo durante un particolare momento di fatica e pesantezza. Il risultato è un lavoro da ascoltare in poltrona, mi piacerebbe trovare così tutti i dischi del mondo, vorrei sempre leggerne la storia, sapere come, dove e da chi è stato registrato etc.
Come hai lavorato alla scrittura dei brani?
“La stanza intelligente” è il primo pezzo che ho scritto, il brano ha rappresentato uno spartiacque quando ho deciso di mettere da parte l’elettronica, una vera e propria stella polare che ha guidato la scrittura del disco. Tutti i brani sono nati durante il periodo di scrittura tranne “La conversazione di noi due” che non ha mai trovato spazio da nessuna parte. Ho voluto lavorarci con Ruggeri, discreto portatore sano di aneddoti e amico fraterno.L’unica cosa che non volevo fare in questo album era usare l’elettronica; sequencer e sintetizzatori ci sono in due o tre punti al massimo. Ho voluto suonare approfittando del fatto che, pur facendolo male, suono un po’ tutti gli strumenti. Il mio è stato un gioco, mi sono messo nel mio piccolo studio e ho fatto l’artigiano; non ho fatto calcoli particolari, ho una visione lucida di quello che sono e non mi ha sorpreso il risultato che ho raggiunto.
Boosta durante la presentazione de “La stanza intelligente”
Come ti sei trovato a lavorare con tanti colleghi?
Così come quando dai una festa e decidi di invitare chi vuoi, così ho voluto fare in questo disco. Sono stato fortunato perché ho avuto l’opportunità di chiamare tanti amici e tutti sono stati assolutamente disponibili a cantare le mie canzoni. Ho fatto anche un po’ da produttore, ho cercato voci che mi piacessero, voci magari lontane dal mio mondo. Per me è stato un bellissimo gioco e valeva la pena farlo con le persone con cui mi diverto.
Un aspetto particolare di questo album è il cantato: ogni ospite si è prestato ad un modo di cantare preciso e anticonvenzionale…
Certo, avendole scritte io, le canzoni hanno inevitabilmente preso un taglio diverso da quello che ci si potrebbe aspettare dai cantanti. Il lavoro di produzione dell’opera consiste proprio in questo; lo stesso avviene quando sei uno scrittore o un pittore, dipende dall’armonia che hai in testa, dal quadro che dipingi, dal testo che racconti…
Video: “1993″ Acoustic version
“Noi” è il pezzo più semplice del disco?
Sì, l’ho scritto su un giro di do. Non ho mai scritto una canzone così semplice e la voce di Malika rappresenta il vero surplus ultra.
La veste sonora in acustico dei nuovi brani con i Gnu Quartet ha portato un valore aggiunto alle canzoni, pensi di portarla in giro, magari nel nuovo tour?
Vediamo come mi sento. Proprio perché non è un disco facile da portare live ci ho pensato in tutti i modi: farlo solo piano e voce, o con una band, nei teatri, nei locali, con un quartetto d’archi, con un’orchestra, coi fiati… Non so bene come strutturerò il da farsi. Sicuramente manterrò la struttura narrativa dell’album: sarà qualcosa simile ad un recital, o a uno storytelling. Comunque qualcosa di unico.
Hai definito il brano con Cosmo un viaggio intergenerazionale. Come è venuto fuori questo abbinamento con lui?
Cosmo mi piace da matti, trovo davvero che sia il cantautore 2.0 italiano. A differenza di altri che hanno preso il linguaggio del cantautore italiano e l’hanno fatto loro, lui ha fatto un passo in più, magari peggiore ma comunque un passo diverso. “Mezzo uomo” è nato proprio dalla prima frase del pezzo: “Un cane vecchio fa vecchi guai”, da lì in poi è venuto il resto.
E Mengoni?
Conosco Marco da tanti anni, gli voglio bene e mi considero un suo fratello maggiore. Sono veramente felice che abbia cantato in questo disco, sono felice di aver scritto un bel pezzo e di averglielo fatto cantare perché quella roba lì la può cantare bene solo uno come lui.
Un risultato particolare è quello del brano insieme a Briga…
Questa è la cosa bella, il nostro è un meraviglioso gioco, è bellissimo decontestualizzare, cambiare le carte in tavola, sorprendere. Quel pezzo lì aveva un bella potenza nel ritornello, lui ha una voce pazzesca, è stato bello vederlo cimentarsi con un tale entusiasmo!
Boosta ph Francesco Prandoni
Cos’altro bolle nel tuo personalissimo pentolone?
Questo avrebbe dovuto essere un disco doppio ma tante persone mi hanno sconsigliato. Ho dovuto togliere una decina di pezzi dalla tracklist. Per ora l’idea è quella di lavorare alla colonna sonora di “1993”. Presto uscirà un nuovo libro e nel frattempo vorrei finalmente conseguire il brevetto di pilota di linea. Cerco di godermi quello che ho, non so quanto durerà, mi auguro di avere a lungo qualcosa da raccontare ma se le circostanze della vita dovessero costringermi a continuare… beh, vi chiedo scusa in anticipo (ride ndr).
Il Boostalk è un modo per aprirti senza filtri con le persone che ti seguono?
Noi artisti non vogliamo che ci vengano rotte le scatole nella vita in generale ma ci piace che la gente sappia un po’ di noi. Funziona un po’ come quando esci, vai in un posto e hai voglia di chiacchierare, anche io ho voglia di chiacchierare, mi diverto e quando ne ho voglia lo faccio molto volentieri.
Cos’è per te il volo?
Il volo è la mia disciplina, le mie arti marziali senza la parte della mazzate. Il volo mi rimette a posto, è il mio manutentore.
Raffaella Sbrescia
La Stanza Intelligente – tracklist:
1. 1993
2. Mezzo uomo (feat. Cosmo)
3. Sulla strada (feat. Nek)
4. La stanza intelligente
5. Santa Kaos (feat. Giuliano Palma)
6. Come la neve (feat. Luca Carboni)
7. Ad altezza uomo (feat. Briga)
8. Noi (feat. Malika Ayane)
9. Il mio compleanno (feat. Raf)
10. La conversazione di noi due (feat. Enrico Ruggeri)
Musica che richiede e che merita tempo. Questa è quella di Davide Dileo aka Boosta, carismatico tastierista dei Subsonica ed artista a tutto tondo. “1993” è il primo capitolo della sua avventura da cantante solista che confluirà nell’album di inediti “La Stanza Intelligente”, in uscita il prossimo 28 ottobre per Sony Music. Entusiastiche le reazioni di fan e critica nei riguardi del bel testo scritto da Stefano Sardo, cantante dei Mambassa e sceneggiatore della serie tv Sky “1992” e “ 1993″: « Il tempo ci ha cambiati un po’, il tempo ci ha cambiati un po’ Una sola cosa non cambia mai La guerra fra di noi», canta Boosta, coadiuvato nei cori da Yendry Fiorentino, tessendo le trame di uno dei pezzi più semplici di un disco che è frutto di un desiderio tanto naturale quanto estemporaneo.
Questo primo step del progetto che coinvolge anche Malika Ayane, Nek, Luca Carboni, Raf, Giuliano Palma, Cosmo, Briga, Enrico Ruggeri, Marco Mengoni e Diodato, racchiude un prezioso momento di raccoglimento con se stessi ma intende offrire anche una altrettanto rara occasione di incrocio tra dimensioni e mondi distanti. Il fatto è reso tangibile dal videoclip girato da Giacomo Triglia tra il Piemonte e la Calabria, ispirato al film “Se mi lasci, ti cancello” in cui Boosta è protagonista in due versioni: Davide che interpreta se stesso nei giorni nostri e lui vent’anni prima, alle prese con il suo grande amore. A dare voce e volto al giovane Boosta è l’attore Andrea Sorrentino, mentre la giovanissima youtuber star Greta Menchi, per la prima volta nelle vesti di attrice, interpreta la sua fidanzata. Questo incrocio tra mondi e generazioni segna, dunque, il primo step di una passeggiata in solitaria fuori dall’astronave madre. Boosta si fa cantante, suona tutti gli strumenti (tranne le batterie), rifugge gli integralismi e si apre al dialogo a viso scoperto; senza filtri, senza maschere, senza limiti. Con queste premesse, ci prenderemo sicuramente del tempo per scoprire cosa bolle in pentola.
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