JARABE DE PALO torna sulle scene musicali: il 17 marzo è disponibile 50 PALOS (in uscita in Italia per Carosello Records), un nuovo progetto discografico che celebra i 50 anni di Pau Donés,leader e fondatore del gruppo, e i 20 anni di carriera della band. Un DOPPIO ALBUM contenente i pezzi più celebri degli Jarabe De Palo come La Flaca, Bonito e Depende, reinterpretati in una nuova veste piano, archi e voce. I nuovi arrangiamenti nascono dalla voglia di mostrare i brani nella loro essenza, per lasciare spazio alle sottigliezze e all’immaginazione, per presentarle al pubblico nel lorostato più puro.
Nell’album sono presenti importanti collaborazioni con KEKKO SILVESTRE dei MODÁ, FRANCESCO RENGA, NOEMI e LORENZO JOVANOTTI legato a Pau da una lunga amicizia.
Gli Jarabe De Palo sono pronti a suonare dal vivo nel “50 PALOS” TOUR, una serie di concerti nei teatri di tutto il mondo: dagli USAall’Europa passando per Messico, Argentina, Perù, Cile, Uruguay, Ecuador, Colombia, Venezuela, Porto Rico e Repubblica Dominicana.
A luglio e agosto anche in Italia.
In uscita a fine aprile 2017 anche l’autobiografia 50 PALOS di Pau Donés, pubblicata in Italia per De Agostini
Pau Donés, membro e cantante del gruppo Jarabe de Palo, è nato a Barcellona 50 anni fa. La storia personale di ognuno viene caratterizzata dalle avventure e disavventure che ci si trova ad affrontare nella vita. Si può anche dire che, per citare Jarabe de Palo, “nella vita si impara dalle bastonate”. Nella vita di Donés, come nella vita di tutti, di avventure e disavventure ce ne sono state molte. A differenza di altri però, nella sua vita molte di queste vicende hanno preso la forma di canzoni, così, canzone dopo canzone, la storia dei Jarabe de Palo è stata scritta.
“Sarà bellissimo fare parte della gente/senza appartenere a niente mai”. Da queste parole tratte dal brano “Costruire per distruggere” (Vololibero Edizioni) degli Afterhours prende il titolola biografia dedicata alla vita di Manuel Agnelli, frontman della band milanese, scritta da Federico Guglielmi, giornalista, scrittore e critico musicale. Non si tratta della classica biografia in cui il giornalista si accorda con il musicista di riferimento. Si tratta, altresì, di un testo da cui emerge un profilo preciso e la dettagliata analisi di un percorso artistico importante per la musica italiana. “Avevo la fortuna di possedere materiale raccolto in 17 anni, per cui ho pensato che sarebbe stato più interessante offrire un’immagine lunga tutti questi anni”, racconta Federico Guglielmi, cercando di spiegare il metodo con cui ha tracciato il profilo di un artista contro corrente, provocatore, il cui scopo principale è sempre stato quello di far nascere dei dubbi nella testa di qualcuno. Un artista unico che nel corso degli anni è cambiato moltissimo ma che ha saputo preservare un’invidiabile voglia di fare e un sano menefreghismo nel farsi condizionare. La storia di Manuel Agnelli si intreccia inevitabilmente con quella degli Afterhours, ma non solo. Dal primo demo dell’87 a oggi, il musicista/autore milanese è comunque sempre stato il leader indiscusso della band rock più blasonata d’Italia ma in questo libro si parla anche di tutte le esperienze parallele (artistiche, organizzative, produttive e discografiche) che fanno parte del percorso del protagonista. Il materiale d’epoca non è stato manipolato, ci sono chicche, conversazioni radiofoniche che erano andate perdute nell’etere e che ora si possono leggere per la prima volta su carta. Una sorta di documentario in cui la voce fuoricampo racconta i fatti mentre sullo schermo scorrono immagini, luoghi, concerti. E intanto per gli Afterhours ancora una volta diversi, che cosa si prospetta?
«Andranno avanti perché dopo le defezioni ho trovato nuovi interlocutori molto validi. Sì, sono il mio progetto e non c’è un disco dove io non sia protagonista, che non sia in qualche misura “manuelcentrico”, che non corrisponda a una mia visione, ma non c’è nemmeno un disco degli Afterhours un cui tutti gli altri non siano stati importanti. In alcuni più e in altri meno: in Padania molto di più e in Hai paura del buio?”, aldilà delle leggende, meno. Il tour teatrale con la band allestita alla fine del 201 si è svolto in un clima stupendo e io volgio fortemente lavorare ancora con quella formazione ma l’uscita di qualsiasi cosa dipenderà solo dal valore della musica che riusciremo a produrre. Invece io, in prima persona, voglio fare tutto quello che mi passerà per la testa. Vedremo come le due cose si concilieranno» (risposta tratta da pag.118 di “Manuel Agnelli – Senza appartenere a niente mai”).
Immanuel Casto, all’anagrafe Manuel Cuni, torna in scena con un nuovo album inediti, il quarto per esser precisi, intitolato “The Pink Album”, pubblicato il 25 settembre 2015 per Freak&Chic/ Artist First. Composto da undici brani, il disco rappresenta un’evoluzione musicale, ma soprattutto contenutistica, per l’artista ormai riconosciuto come re indiscusso del porn groove. Sonorità dance e synth pop sono le note che scandiscono testi intrisi di ironia ma anche di coraggio. Pronto e sagace nel riconoscere le tematiche più in vista nel nostro quotidiano, Immanuel rivela una forte sensibilità, associata a prontezza di spirito e genuina irriverenza contro gli schemi dettati dall’ ipocrisia Made in Italy. Abbiamo incontrato l’artista all’interno dello Studio Know How di Milano, il più grande sexy shop gay friendly d’Europa; ecco quello che ci ha raccontato.
Partiamo dai forti rinnovamenti testuali e sonori contenuti in “The Pink Album”.
Questo è un disco diverso dai miei precedenti. La sfida era creare qualcosa di nuovo rimanendo fedele a me stesso, ho voluto costruire su quello che è avevo fatto in precedenza. C’è stata un’evoluzione musicale, mi sono avvicinato a suoni più materici, più acustici. Ho sempre amato l’elettronica e la disco anni ’80 ma sentivo la voglia di qualcosa di un po’ più concreto, che si distaccasse dal pop più patinato e bidimensionale. Tutto questo si sente in brani come “Uomini veri”, “Male al cubo” e soprattutto in “Deepthroat Revolution”, il cui arrangiamento è, a mio parere, uno dei più belli che abbia mai fatto. Per quanto riguarda i contenuti, è paradossale dire che questo è il mio disco più coraggioso perché parla poco di sesso.
In che senso?
Di solito sono i contenuti forti richiedono molto più coraggio perché tuttora sono difficili da veicolare, soprattutto attraverso i media convenzionali. In questo lavoro mi sono esposto tanto, soprattutto emotivamente. Certo, non è una cosa che non abbia mai matto in precedenza ma , di solito, i brani più intimi li mettevo sempre in fondo al disco quasi per non guastare l’ascolto a chi si voleva divertire con brani goliardici, divertenti, provocatori. In questo caso, invece, ho voluto che brani ironici e sbarazzini si compenetrassero con altri più significativi.
L’esempio tangibile potrebbe essere “Uomini veri”?
Esatto. Questa è una canzone di Joe Jackson. Il tema del brano è abbastanza vicino a quello di “Da grande sarai fr**io” anche se, a differenza di quest’ultimo brano, in cui sono rimasto molto più fedele al mio stile politicamente scorretto, estremamente ironico e sfacciato, nel caso di “Uomini veri” sono molto più serio e canto con il cuore in mano.
Come vivi il fatto che la tua musica e la tua immagine riscontrano pareri anche molto discordanti tra loro?
Sicuramente è la prova che ci sono dei contenuti presenti, questo è ciò che fa scatenare delle reazioni. Quando si prendono posizioni o, più semplicemente, si dice qualcosa, immediatamente si va a scontentare qualcuno e viceversa. Se non si vuole disturbare nessuno, l’unico modo è non dire niente. Ci sono moltissimi artisti che agiscono esattamente in quest’ultimo modo, non dicono niente e la cosa funziona perfettamente. La mia è una scelta personale e non potrei fare altrimenti.
Questo discorso rientra perfettamente nelle dinamiche e nei riscontri che sta ottenendo il singolo “Da grande sarai fr**io”.
Mi rendo conto che si tratta di un brano politicamente molto scorretto ma lo difendo a spada tratta. Il testo dà un messaggio molto importante: è la voce di un omosessuale adulto che si rivolge ad un ragazzino, addirittura quasi un bambino, i cui atteggiamenti tradiscono quello che sarà il suo orientamento sessuale. Il brano è forte perché nega di fatto tutte le sciocchezze secondo cui l’omosessualità è una scelta. Si tratta di un fatto legato alla natura di una persona che, con l’età adulta, verrà fuori. L’adulto protagonista del brano dice al ragazzino di accettarsi con autoironia, la difesa più grande che abbiamo. Riguardo ai toni goliardici, quasi come se si trattasse di una presa in giro, in realtà metto me stesso nel pezzo quindi posso permettermelo. A questo aggiungo che, se avessi fatto una canzone contro l’omofobia, molti avrebbero detto sono d’accordo con il testo però poi non credo che avrebbero veramente apprezzato il brano. In verità, io ritengo che questo pezzo abbia reso un servizio ancora maggiore al messaggio che volevo trasmettere. Alcuni hanno anche sostenuto che io volessi far passare un messaggio secondo cui tutti i gay siano così come li descrivo in questo brano. Primo: Anche se fosse? Quel ragazzino effeminato non merita di essere accettato? Secondo: Non è vero. Non ho mai detto che questa storia rappresenta tutti. Io racconto una storia e, proprio chi dice questo, parte dal presupposto che esista qualcosa per rappresentare tutti. Siamo diversi, tutti meritiamo di essere rispettati, io ho scelto un aspetto di questa diversità e ho raccontato quello.
Immanuel Casto
Alla fine cerchi l’amore…
Sì, molti brani parlano d’amore e questa per me è la più grossa novità. Un esempio è “Male al cubo”, un brano che nelle strofe si propone con cinismo per poi riscattarsi nel ritornello; mai come nel dolore incrociamo noi stessi per cui nulla è veramente perduto.
Il brano “Rosso, oro e nero” con i Soviet Soviet è molto diverso dagli altri
Sì, in effetti è così. Si tratta di uno dei due adattamenti. L’originale è un pezzo tedesco e ho voluto realizzarlo per omaggiare la mia storia con un tedesco. Anche questa, di fatto, è una canzone d’amore, è capitato un po’ a tutti di stare una persona con cui si faceva fatica ad essere felici.
Immancabile la collaborazione con Romina Falconi
Assolutamente! Ormai siamo veramente legatissimi. Ogni tanto l’accuso di essere una dolce Pollyanna. Se, per esempio, sto frequentando una persona ed è evidente che stia andando tutto male, lei interpreta sempre tutto in chiave positiva.
Perché avete scelto di duettare in “Horror Vacui”?
Non ricordo come è nato, stavamo parlando e avevamo deciso di collaborare in questo pezzo. Io ho scritto le mie parti, lei ha scritto le sue e, insieme, abbiamo scritto i ritornelli. Tra tutti i nostri duetti, il brano è più vicino al suo “Eyeliner” o al mio “Sognando Cracovia”.
“Alphabet of Love” si conclude in modo esilarante…
Ci stava! L’autoironia salverà il mondo!
Sesso, sangue e soldi sono ancora i protagonisti della cronaca e dell’intrattenimento?
Le tre S sono sempre attuali.
Il primo titolo provvisorio del disco era “Disco Dildo”, perché l’hai cambiato?
Il cambiamento è stato dettato dal fatto che non volevamo avere problemi legati alla distribuzione del disco ma è stata una beffa perché poi abbiamo avuto difficoltà con i firmacopie nelle grandi catene ed eccoci qua a parlare in un sexy shop. In realtà sono comunque contento di averlo intitolato “The Pink album” perché era la prima idea che avevo ma soprattutto perché forse “Disco Dildo” avrebbe eclissato i contenuti più emotivi dell’album.
E i richiami al “White album” dei Beatles e al “Black album” dei Metallica?
Anche in questo caso spero che la gente percepisca l’ironia della cosa. I riferimenti culturali sono molto forti ma il mi rosa è un sorriso da affiancare alle icone.
Tra i tanti progetti paralleli alla musica c’è il gioco di carte “Squillo”. Un successo che non conosce sosta…
Si tratta di una fantastica avventura. Dopo aver concluso “La trilogia del piacere” ( “Deluxe Edition”, “Bordello d’Oriente” e “Marchettari sprovveduti”), iniziamo un nuovo capitolo con “Time travels” in cui andiamo a scoprire la prostituzione nelle varie epoche della storia. Si parte con l’Antica Grecia di Satiri e Baccanti, il tema è molto divertente e le stupende illustrazioni sono realizzate da Jacopo Camagni, in arte Dronio, che lavora anche per la Marvel. La cosa divertente è che quando ci si stancherà delle proprie squillo le si potrà anche vendere come schiave o ci si potrà appellare all’Oracolo per richiedere l’intervento dei vari dei.
Immanuel Casto
E la biografia in uscita il prossimo 2 ottobre?
Il titolo è “Tutti su di me”, l’ho proposto io e sono contentissimo di questo volume perché il curatore Max Ribaric ha realizzato un lavoro molto accurato. Sono stati recuperati tutti i miei post sul sito e sui social per una ricostruzione storica dettagliata e che non perde mai di vista l’ironia. Leggendo il libro, mi sono divertito ed emozionato, si tratta di un bel modo per scoprire tutto il mio percorso.
Hai collaborazioni in mente?
Ci sono dei progetti in testa ma ancora non so a quali di questi mi dedicherò.
Hai mai pensato ad un palcoscenico come quello di Sanremo?
Sì, certo. Mi piacerebbe, è un tentativo che si fa e, come molti artisti fanno, si prova diverse volte prima di riuscire ad avere questa occasione. Sanremo è probabilmente l’unico contesto istituzionale che mi interesserebbe per dare uno schiaffo in faccia all’ipocrisia.
Quali sono i tuoi interessi?
Fondamentalmente sono un nerd. Le mie passioni sono principalmente i giochi, naturalmente c’è la musica, poi ci sono le serie tv e la lettura.
Alla luce del grande rinnovamento presente nel nuovo album, apporterai cambiamenti anche all’interno del nuovo tour?
In verità continuerò sulla linea del tour precedente quindi avrò grande cura e attenzione per i dettagli, a livello musicale avrò un batterista elettronico che suonerà dal vivo, ci saranno ovviamente dei visuals grafici realizzati da me per ogni video, le coreografie, una nuova corista e non mancheranno svariate guest stars come Romina Falconi, Soviet Soviet e Tying Tiffany.
IMMANUEL CASTO firmerà le copie del disco e incontrerà i fan anche sabato 26 settembre a Roma alla Ludoteca TORA STORE (Via dei Galla e Sidama, 57 – ore 16.30),domenica 27 settembrea Bologna allaGalleria Ono (Via Santa Margherita, 10), sabato 3 ottobre a Bologna al RED durante il party di gay.it, venerdì 9 ottobre a Torino alla Libreria Luxemburg.
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