“Essere o dover essere. Il dubbio amletico”, così si apre il testo di “Occidentali’s Karma”, la canzone con cui Francesco Gabbani ha gareggiato ieri sera sul palco dell’International Exhibition Centre di Kiev nell’ambito del Eurovision Song Contest 2017 classificandosi in sesta posizione e aggiudicandosi il premio della sala stampa. Chissà cosa sarebbe successe se Francesco avesse tradotto il testo in inglese, magari gli europei avrebbero capito il reale messaggio della canzone. Nel dubbio, è consolante sapere che se non il beniamino di casa, abbia vinto Salvador Sobral con “Amar pelos dois”. Se le sarcastiche riflessioni condite da una simpatica coreografia non hanno incontrato il favore di tante delle 42 giurie di qualità chiamate ad esprimere la propria preferenza, fa piacere constatare che la scelta sia ricaduta sulle emozioni. La canzone del cantautore portoghese, composta insieme a sua sorella, sancisce l’urgenza dell’empatia emotiva. Risulta scomodo scoprirsi rinunciando ai lustrini, risulta audace, quasi pericoloso, esporsi in prima persona mettendo a nudo le proprie fragilità eppure, alla fine dei conti, è proprio questo che ci unisce, aldilà dei confini geografici e culturali. “Celebrate Diversity”, citava lo slogan dell’Eurovision, a questo punto in un mondo intriso di musica “usa e getta” è giusto riportare l’attenzione sull’autenticità, sull’urgenza espressiva, sulla condivisione del dolore. A ribadirlo è lo stesso Sobral proprio durante il discorso di ringraziamento alla fine della kermesse più caciarona dell’anno: “Credo questa potrebbe essere una vittoria per la musica, per le persone che fanno musica con un significato. La musica non è fuochi d’artificio, la musica è fatta di sentimenti, quindi cerchiamo di invertire la rotta e restituire alla musica il suo valore”. Amen, per dirla alla Gabbani.
Raffaella Sbrescia
Video: Amar pelos dois