Unico, rivoluzionario, libero, precursore, provocatore. A tre anni dal doppio progetto di “Amo”, incentrato su tematiche più intime e riflessive, Renato Zero torna, forte di rinnovata passione e spirito di denuncia, ai grandi temi sociali e alle battaglie civili con “ALT”, il nuovo disco pubblicato lo scorso 8 aprile. In questi 14 brani inediti trovano spazio i temi della fede, della violenza, dei giovani, del lavoro, del destino dell’arte, dell’amore in tutte le sue declinazioni, dell’ecologia, delle politiche d’accoglienza e dei nuclei affettivi. Tutti i brani del disco, prodotto da Renato Zero e Danilo Madonia, sono stati scritti dall’artista romano insieme ad autori e compositori come Vincenzo Incenzo, Danilo Madonia, Maurizio Fabrizio, Phil Palmer, Valentina Parisse, Luca Chiaravalli, Mario Fanizzi e Valentina Siga. La cover dell’album e le foto contenute nel booklet sono state realizzate dal fotografo Roberto Rocco. A breve Renato Zero tornerà anche in tour: l’1 e 2 giugno, infatti, l’artista si esibirà nella prestigiosa location dell’Arena di Verona, dove incanterà il pubblico con i suoi successi di sempre e presenterà per la prima volta dal vivo i nuovi brani contenuti nell’album “Alt”.
Intervista
Renato, perchè un nuovo album?
Perchè non mi arrendo. Dovrete sopportare il mio modo assurdo di combattere l’industria discografica. La scuola non può essere abbandonata proprio mentre stiamo per laurearci. Io voglio laurearmi con i voti che io e la musica ci meritiamo. Faccio un appello a voi giornalisti: salvatela e non chiamatela più musica leggera. Bisogna rendersi conto del fatto che il giorno in cui l’artista indossa le pantofole ha smesso di dire qualcosa al mondo. La sofferenza è un’amica eccezionale ed è madre della crescita, madre della saggezza, della sopportazione, della rivoluzione. Questo disco si rivolge a chi non vuole stare in panchina.
Tornerai all’Arena di Verona, dal cui palcoscenico manchi dal 1998. Saranno due tappe uniche per presentare questo progetto…
Sono felice di tornare a Verona perchè mi deve tre malleoli. Questa è la promozione più diretta e autentica per far conoscere un disco al pubblico. Devo recuperare la sfida con me stesso, se non metto in moto il motore ogni tanto, si blocca. La scelta di Verona non è casuale, insieme all’Emila, al Piemonte e alla Toscana sono le regioni che mi hanno maggiormente appoggiato agli inizi.
E la stampa?
Vi temo ma vi esorto a comprendere la mia attuale stagione artistica. I miei collaboratori storici hanno assecondato la mia musica, li ringrazierò negli spettacoli e spero che vengano a trovarmi. Oggi tremo come a Festival di Sanremo, ho perso l’abitudine a incontrare tanta gente insieme e a stare sul palco.
A cosa si ispira “Il cielo è degli angeli”?
Ho scritto questo brano a fronte di un’epidemia di separazioni di coppie. Per come la interpreto io la separazione è una guerra a oltranza, lo trovo penalizzante soprattutto in presenza di figli, ho scritto agli angeli affinchè non venga buttata all’aria una promessa d’amore, lo richiedono i termini della nostra esistenza. Sono un frequentatore della strada, sentivo la necessità di accarezzarci e di rassicurarci.
Perché “Alt”?
Correre non è appagante, lo vedo con i miei affetti più vicni, quando impegno tutte le mie energie ne soffre qualcuno, in un momento come questo non si può non interessarsi agli altri.
“Chiedi” è un testo omnicomprensivo?
Vorrei puntare l’attenzione su un fenomeno eloquente, molti sindacalisti finiscono a Montecitorio, un fatto paradossale e incomprensibile. Io non ce l’ho coi sindacati, ce l’ho con l’ostruzione che rallenta il cammino. Molta televisione attuale non lascia apparire le persone per come sono realmente, è nata una nuova qualifica, quella del tuttologo che interviene su tutto. Questo malessere passa attraverso i pori della pelle di un artista. I miei genitori erano persone semplicissime, hanno avuto in casa il fenomeno, lo hanno accettato, condiviso e sopportato nel suo persistere. Io appartengo ai vostri disagi, ai vostri malesseri e dolori, all’ abbraccio sincero di un rapporto affettivo che trova sempre meno tempo per essere applicato.
“Gesù” è una preghiera laica? Lasci intravvedere la tua anima cristiana?
I musulmani hanno forse estremizzato questo esercizio con atto di grande sottomissione, noi mangiamo carne e facciamo tante cose poco ortodosse; l’assenza di Gesù si sente moltissimo, non parliamo di quella di Dio, sarebbe da farci un dibattito. Gesù siamo noi mentre Dio potrebbe essere un’identità lontana, Gesù deve tornare tra noi, a casa sua, ma questo dipende dalla nostra volontà, non è questo il mondo dove si può stare ad aspettare la manna.
Come si scrive un disco con così belle canzoni?
La canzone è un atto d’amore, un tentativo di coinvolgere gli altri in un sentire di un momento magico, sia esso leggero e più intellettuale e profondo, cerco di evitare di dire cose facendo dei cloni. Su Mtv si prendono loop, si fanno copia e incolla, le donne soprattutto si omologano. Quello che manca da noi è la scrittura magnifica, la scoperta di arrangiatori, ringrazio Danilo Madonia per aver arrangiato questo disco con una dedizione che raramente ho visto altrove. Il coinvolgimento dei musicisti è una cosa opportuna e intelligente, se li trattiamo come delle colf, il lavoro diventa offensivo. A parte certi meravigliosi visionari che hanno fatto la storia della letteratura e della poesia, noi cantiamo quello che viviamo e anche il tempo in cui viviamo. Questo disco si differenzia dagli altri perchè parla del presente, del qui e ora, e lo fa con una metrica insolita.
In qualità di Maestro di musica, di vita, d’amore. Quale appello fai ai giovani italiani?
La pratica e la passione vengono prima di tutto, se mancano queste cose decade una serie di schioppettii e di accensioni. Bisogna avere il coraggio di uscire dai network e da Internet, l’ ho ripetuto una miriade di volte. Il web è uno strumento da prendere con le molle, c’è tanta solitudine in rete che genera depravazione.
“In questo misero show” è un brano in cui punti il dito anche contro il pubblico…
L’ ultimo ad avere la parola è sempre il pubblico, il quale stabilisce il valore e la validità di un lavoro. Se il pubblico non è educato all’ascolto è anche perchè c’è un disegno più alto che ci vuole più ignoranti.
Senti la nostalgia di quando c’era di più da dimostrare?
Sapere che esistevano Brian Eno, Pink Floyd, David Bowie ci spingeva a superare i nostri limiti. Ora lo standard si è notevolmente abbassato, si vendono pochissime copie ma non si può dare la colpa agli artisti, oggi si parla di musica in modo velleitario. Personalmente ho preso pugni e schiaffi, a subire si impara, poi però bisogna che la gente capisca che l’Italia così non funziona, c’è bisogno di regole, di una famiglia che possa garantire una solidità, una complicità. Questo è un disco che non privilegia nessuno. Nessuno si può permettere il lusso di giudicare. La famiglia è comunque un bene, un modo di fare unione, di non stare soli, io ho adottato un figlio per non stare da solo, non vedo perchè tutto questo debba essere un problema. Ognuno deve applicare con coscienza quello che ritiene meglio. Sono un sollecitatore, non mi piace stare zitto, cerco di stimolare gli interventi della gente, soprattutto quelli che hanno la voce più esile e che non hanno raccomandazioni. Infine non mi sento di rinnegare nessuno, tutti fanno parte del mio percorso, ringrazio pure quelli dalla battuta facile perché mi hanno fatto scrivere cose bellissime.
Raffaella Sbrescia
Questa la tracklist del disco “ALT”:
“Chiedi”, “In questo misero show”, “La lista”, “In apparenza”, “Il cielo è degli angeli”, “Il tuo sorriso”, “Perché non mi porti con te”, “Gesù”, “La voce che ti do”, “Nemici miei”, “Vi assolverete mai”, “Alla tua festa”, “Rivoluzione”, “Gli anni miei raccontano”.
Video: “Chiedi”