Nesli presenta il nuovo album “Vengo in pace”. Intervista

Nesli

Nesli

Torna Nesli con il un nuovo album, Vengo in pace in uscita per Polydor / Universal Music, che chiude idealmente la trilogia iniziata nel 2015 con Andrà tutto bene. Un percorso musicale alla ricerca di una serenità e di un equilibrio interiore passando attraverso il peggio di sé. Per dare vita a questo unico discorso musicale Nesli, affiancato dal suo produttore, Brando, ha lavorato senza sosta in cinque diversi studi di registrazione dando ad ogni canzone il giusto habitat. Anche per questo è stato naturale il ritorno ad un cantato fatto di quelle ritmiche serrate che lo hanno sempre contraddistinto, dove sono le parole a piegare la musica e adattarla al concetto e non il contrario.

 Ecco cosa ci racconta l’artista:
“Questo è il mio decimo disco in studio, un fatto per niente scontato per chi fa il mio lavoro, oltre ad avere la giusta credibilità per farlo, trovare una struttura che creda in quello che dici e che fai, trovare gente che produca le tue idee. Sono felice perché il concept e il titolo del disco rispecchiano chi sono io adesso in questo momento. In genere passa diverso tempo tra quando scrivi delle canzoni e quando poi le pubblichi. In questo caso, invece, l’album è un’istantanea perfetta. Vengo in pace in tempi di guerra e ho ritrovato uno spirito selvaggio. Molti miei colleghi vivono benissimo la pressione, io invece la rifuggo. Difendo me stesso e quello in cui credo. Mi sono lasciato andare alle canzoni, senza una logica precisa. Nel disco non do mai un giudizio, faccio il cantautore, il mio lavoro sono le parole. Per questa ragione, la guerra che intendo io si riferisce alla violenza verbale, la possibilità di ferire, di creare nuove turbe, di creare nuove patologie. Vengo da una scuola che mi ha forgiato e che mi allontana dal cantautorato politico. Ho la fortuna di venire da un passato appena analogico ma sono approdato ad una liquidità totale. Pur non essendo un anziano della musica, sono in un limbo. Tra i miei fans ci sono i giovanissimi ma anche i miei coetanei, la risposta la trovo durante i concerti, è alle persone che vengono ad ascoltarmi dal vivo che mi rivolgo con le mie canzoni.
La canzone a cui sono più legato in questo disco è “Ma che ne so”. La risposta leggera di uno che viene in pace, il brano rappresenta il mio mondo musicale, la sonorità che viene dietro a quello che dico. I tre brani “Immagini”, “Maldito” e “Le cose belle” nascono invece dalla medesima esigenza di raccontare un disagio. Mi piace poter essere motivo di riflessioni e allo stesso tempo raccontare in maniera infastidita certe situazioni che vedo e osservo da vicino.
Nesli

Nesli

Gli ultimi 4 anni della mia vita sono stati importati per la mia carriera: ho vissuto un cambio di rotta artistica, mi sono messo in gioco, credevo e credo in tutto questo questo. Mi piace rischiare e l’ho fatto sempre spinto da una enorme passione che ancora ho nel fare musica e nel divulgare un messaggio. Ho distrutto, creato, mettendoci sempre la faccia in maniera pubblica. Ho fatto due Festival di Sanremo in tre anni, ci sono andato da cantautore e anche lì ci sono andato rischiando anche se non ero del tutto pronto. Volevo che la gente potesse vedere tutto questo grande entusiasmo che ho, ho cercato di trasmettere chi sono. Io sono l’antipop come individuo, ci metto un po’ a entrare nei discorsi, sembro oscuro e spigoloso ma non lo sono.
Anche in questo album ho scelto di metterci il tutto per tutto, abbiamo lavorato in diversi studi di registrazione ma il disco non è una montagna russa, anzi è molto lineare. Abbiamo veicolato bene la voce, sono riuscito a trovare una quadra giusta e a seguire il flusso delle canzoni. Andrò in tour praticamente in contemporanea con l’uscita di questo nuovo lavoro, mi piace questa idea di promuovere il disco live di cui canterò ben 9 pezzi su 11. Sarà interessante vedere la reazione della gente di fronte a canzoni che non conoscono. Da maggio invece partirà direttamente il tour estivo nelle piazze, un’esperienza tosta che però mi piace molto.
Non c’è una ragione particolare per cui mi senta in pace, c’è stato un momento in ci ero così inqueito che un giorno, all’improvviso, mi sono svegliato e mi sentivo bene. E’ stato come aprire gli occhi e accorgersi di tante cose. Non scindo il mio essere cantautore dal mio essere umano. Sono qui e vi tendo la mano”.
Raffaella Sbrescia

Instore tour:

21/03 – ROMA – Instore al Largo Venue in occasione del concerto

22/03 – NAPOLI – Mondadori Via Luca Giordano h. 18:00

24/03 – MILANO – Mondadori Duomo h. 17:30 –

25/03 – TORINO – Feltrinelli Stazione h. 18:00

27/03 – PADOVA – Mondadori Piazza dell’insurrezione

28/03 – FIRENZE – Instore all’Auditorium Flog in occasione del concerto

30/03 – STEZZANO (BG) – CC Le Due Torri h. 17:00

Ligabue festeggia “Start” con un secret show all’Italghisa. Un nuovo inizio per Luciano

LIGABUE START

LIGABUE START

Il nuovo disco di Ligabue “Start” è uscito da poco più di una settimana ed è già in cima alle classifiche di vendita. Quale occasione migliore per decidere di festeggiare alla grande? E così è stato. Luciano Ligabue ha indetto una grande festa, in collaborazione con Spotify, per lo zoccolo duro del “Bar Mario” e per qualche decina di giornalisti con un concerto a porte chiuse che si è tenuto presso la discoteca Italghisa di Reggio Emilia, ovvero il luogo dove nel 1992 aveva inizio la sua carriera. Il concerto è stato esattamente come si propone di essere anche il disco: conciso, asciutto e diretto con dei messaggi chiari e senza dietrologie. L’energia primodiale di questo lavoro ha incontrato la produzione di Federico Nardelli, un giovane che conosciamo per averlo visto accostare a Galeffi e Gazzelle e che insieme a Ligabue, sceglie di restringere il campo e le sfumature sonore. Il live ne acquisisce compattezza, un modo di tenere il palco tirato e senza orpelli che piace e che mostra i “muscoli” di Ligabue e della sua storica band.

Ligabue - Italghisa ph Jarno Iotti

Ligabue – Italghisa ph Jarno Iotti

Questo nuovo inizio per Ligabue apre uno spiraglio sulla voglia di rimettersi in gioco, di cambiare penna e, perchè no, trovare nuovi spunti narrativi dopo circa 30 anni di grandissimi successi.
Ma torniamo al live all’Italghisa: due cose in particolare saltano all’occhio: i fans di Ligabue conoscono già a memoria tutti i brani di “Start” a meno di 10 giorni dall’uscita, Luciano incontra gli sguardi di ciascuno e nel suo volto c’è una inequivocabile espressione di gratitudine e rilassatezza, quella che sorge spontanea quando ci si trova a completo agio in un contesto familiare.

“Polvere di stelle”, “Quello che mi fa la guerra”, “Mai dire mai”, “Il tempo davanti” sono i brani di “Start” che mettono in risalto le riflessioni di Ligabue e dimostrano che la scrittura per lui è ancora un gioco appassionante. L’atmosfera alterna momenti di malinconia a una carica goliardica. Presenti in sala anche gli amici storici di Ligabue, quelli dei venerdì sera cantati in “Made in Italy”, quelli che dalle retrovie non perdono occasione per canzonare il compagno di viaggio perfetto.

Ligabue live- Certe donne brillano

In chiusura, una manciata di pietre miliari: Questa è la mia vita, Quella che non sei. Una vita da mediano, Balliamo sul mondo (la canzone da cui tutto è iniziato), Tra palco e realtà.
“Io in questo mondo cammino come so e mentre vado penso a quando torno e mentre torno penso a quando andrò e poi si accende tutto un cuore che trabocca e l’onda che nessuno può fermare. Lo show ce l’ho di fronte se solo vi vedeste un mondo dentro un mondo che è già un po’ migliore”, canta Ligabue in “Io in questo mondo”. Il sipario può calare, in attesa del nuovo tour estivo in arrivo che si terrà nei principali stadi italiani.

Raffaella Sbrescia

La scaletta:

Polvere di Stelle
Ancora noi
Luci d’America
Quello che mi fa la guerra
Mai dire mai
Certe donne brillano
Vita, morte e miracoli
La cattiva compagnia
Io in questo mondo
Il tempo davanti
Questa è la mia vita
Quella che non sei
Una vita da mediano
Balliamo sul mondo
Tra palco e realtà

Hype Aura: la recensione del nuovo album dei Coma_Cose

HYPEAURA - Coma_Cose

HYPEAURA – Coma_Cose

“Comunque vada l’inizio alla fine saremo solo io e te con i nostri mostri e sentimenti. Quindi non preoccuparti se hai paura”, questa la premessa di “Hype Aura”( leggasi Hai paura” il nuovo album di Coma_Cose, il duo formato da Fausto Lama e California. Rap e cantautorato si fondono in un progetto liquido, intriso di fotogrammi tratte dalla routine quotidiana e citazioni di illustre calibro, sempre e comunque rielaborate attraverso la caratteristica sintassi dei Coma_Cose. Lo sfondo costante è Milano e tutto il circondario anche periferico. Un conglomerato dii flashback, contesti più o meno inflazionati alternati a case di ringhiera e agglomerati di edifici più o meno glamour.

Navigli, Porta Genova, Darsena sono le muse ispiratrici di una poesia urbana inaspettata. Il risultato è un immaginario crepuscolare, denso di immagini in movimento fissate in riflessioni intime e pungenti. I Coma_Cose curano ogni dettaglio, scrivono e dirigono anche i propri video proprio per dare giusta resa a testi pregni di giochi di parole e altrettante citazioni: Battiato, Jodorowsky, beat generation, Jack Kerouak, De Chirico i punti di riferimento per questi nove pezzi inediti, anticipati dai singoli “Granata” (Mai una gioia tranne la fermata prima di Centrale) e ” Via Gola”.
Per darvi un esempio di quanto si sta cercando di descrivere, ecco un estratto dal brano “Mancarsi”: Con la nebbia i lampioni disegnano liane di luce in una giungla di cemento. Ci hanno dato tutto, ci hanno tolto tutto, poi ci hanno detto lascia un commento. Ci hanno detto vivere è una corsa quindi corri, lo capirai solo al traguardo. Ci hanno dato un cuore in mezzo alle gambe ma senza le istruzioni per usarlo. Ci hanno dato il piombo, ci hanno dato il fango ci hanno chiesto: “Quando diventate grandi?” E nonostante tutto abbiamo ancora gli occhi rossi come quelli dei conigli bianchi. Ci hanno detto niente dura per sempre tranne la musica, quella rimane. Ma per fortuna io ho incontrato te che mi ricordi casa come le campane.

L’impressione netta è che qui si è difronte a dei brani manifesto di disagio ma anche di resilienza, l’arte e la creatività sono le risorse con si riesce a fare fronte al cinismo dilagante. La riprova di questa consapevolezza sta in “Beach Boys distorti”: Nuovi cantanti, io agli opposti. Loro tarocchi, Jo-dorowsky. Loro tutto fumo e mai arrosti. Io poeta, Majakowskij. C’è poi l’amore, mai smielato, mai evidente, eppure vivo e vibrante in “A lametta”: Sabato non si incomincia quasi mai una rivoluzione e soprattutto in due, in due. Fuori l’edera soffoca il muro è l’estate che si vendica. Due colpi di tamburo due euro di prevendita. Uscire dalla porta, voi dopo cosa fate paura di camminare come i cani sulle grate. Andare ai concetti capire i concerti. Laurearsi in problemi e regalare i confetti. Questo è il lavoro del cantante come nel circo i trapezzisti. Anagrammo: trastipezzi C’è la mia vita scritta nei dischi.
I Coma_cose in qualche modo ricordano anche i Baustelle nella loro maniera personalissima di raccontare emozioni, vibrazioni e disagi interiori, il risultato non è mai scontato. Esattamente come possiamo constatare anche nel brano “San Sebastiano”: La critica sociale, la politica, la povertà, il disagio umano. Vorrei approfondire ma penso che il mio vero nemico sono io quando ho un telefono in mano. Oppure in “Mariachidi”: La solitudine costa fatica mi salvi sul telefono e mai nella vita”. Infine un ultima tappa di questo viaggio metropolitano è “Squali”: Noi che al massimo arriviamo al fine settimana Infondo siamo pescecani. E anche se a Milano non c’è il mare Noi restiamo squali. Una fotografia splatter di un momento storico buio, che effettivamente ci fa paura e dal quale in qualche modo proviamo a difenderci facendo capo ai più reconditi caposaldi della nostra anima imbruttita.

Raffaella Sbrescia

Il tour
30.03 Padova, Hall
01.04 Firenze, Tuscany Hall (ex-Obihall)
02.04 Milano, Alcatraz
05.04 Nonantola (Mo), Vox
07.04 Senigallia (An), Mamamia
08.04 Torino, Teatro Della Concordia
12.04 Napoli, Casa Della Musica
13.04 Modugno (Ba), Demodè Club
15.04 Roma, Atlantico

Viva da Morire: la recensione del nuovo album di Paola Turci

Paola Turci_Viva da morire

Paola Turci_Viva da morire

Paola Turci ci aveva riconquistato nel 2017 con “Il secondo cuore” e la straripante energia di un incontenibile ritorno in scena. Ritroviamo oggi la cantautrice romana con “Viva da morire”, un album che gioca sull’effetto sorpresa, che lascia gli anfratti solitari per abbracciare la collettività. Un progetto arrivato in maniera inaspettata, mai davvero cercata, un provocatorio gioco al depistaggio in cui il tocco di Luca Chiaravalli svolge ancora una volta un ruolo chiave in fase produttiva. “Viva da morire” è per Paola Turci più un album da interprete in verità. Solo due delle dieci canzoni contenute nel disco portano infatti la sua firma. Tra gli autor ritroviamo Giulia Ananìa e Davide Simonetta, Andrea Bonomo, Fabio Ilacqua, Nek.

 Diversi sono i fotogrammi con cui Paola Turci sceglie di mostrarsi più libera che mai: adolescenza, infanzia, rinascite, cadute, contraccolpi si susseguono tra uptempo e ballads chiaroscure che si susseguono a piè sospinto e non senza sorprese. A tal proposito, curiosa la scelta di Paola Turci di confrontarsi con il giovane rapper Vito Shade, tra l’altro autore del brano “Le olimpiadi tutti i giorni”. Affascinante il piglio blues, forse più vicino all’animo della cantautrice, del brano “Prima di saltare”. Paola non ha paura di trasformarsi, di mettere in circolo l’emotività più recondita, di mettere a nudo incertezze insieme quelle uniche poche consapevolezze di cui provare a fare tesoro. “Io questa vita voglio morderla finché non mi mangia”, canta Turci nella titletrack “Viva da morire”. Un equilibrio sempre sul filo del rasoio, quasi una vertigine in sospensione tra il brivido di non conoscere il domani e la certezza di viverlo in ogni caso al massimo. “L’ultimo ostacolo”, il brano che Paola Turci ha portato al Festival di Sanremo, viaggia su una tonalità forse troppo alta per Paola ma è proprio questa sfida interpretativa a fornire il là al contrappasso che invece chiude in modo perfetto il disco: la riprova tangibile è, difatti, “Piccola”: un perla che, anche in versione acustica, ci restituisce la più pura intensità narrativa di Paola Turci e tanto basta per farci dire che quando l’artista individua un brano che la illumina e la fa commuovere, ecco che l’incantesimo si rinnova e colpisce dritto al cuore.

Raffaella Sbrescia

Video: L’ultimo ostacolo – acoustic version feat. Beppe Fiorello

Intervista ai Canova: Con “Vivi per sempre” continuiamo il nostro percorso di crescita

Canova

 

Esce venerdì 1 marzo, per Maciste Dischi/distribuito da Artist First, “VIVI PER SEMPRE” il nuovo disco dei Canova.

VIVI PER SEMPRE” non ha un destinatario unico: è un augurio, un imperativo, una speranza. Le nove canzoni che compongono il nuovo lavoro della band oscillano tra il pop super catchy e un rock  più ruvido  e spesso. Variegati anche i temi: si va dalle notti insonni, le rincorse, le sigarette, le bevute, alle domeniche noiose, all’infanzia, alla vita da tour, fino al male di vivere.

Intervista

Bentrovati Canova, come state? Da cosa nasce questo nuovo progetto musicale?

Vivi per sempre” vuole essere il proseguimento naturale del disco precedente. Ci piace l’idea di vedere i nostri dischi sotto la stessa luce, come passaggi naturali di un percorso omogeneo.

Tutto il nostro lavoro si basa sulla verità e sull’autenticità. Anche per la copertina dell’album non abbiamo voluto chiuderci in studio, ci siamo messi a spulciare instagram per ore finché l’immagine di questo cane si è stampata in testa. La sua espressione enigmatica racchiude lo spirito del disco: un po’ stralunato, un po’ innamorato, un po’ smarrito. L’abbiamo scelto andando anche oltre le nostre stesse aspettative. La foto è in analogico, ci ricollegava al nostro amore per il vintage, la fotografa è una ragazza tedesca che l’ha scattata per caso durante un viaggio in Sud Africa. Pensiamo che questo sia il miglior modo per dare verità a quanto facciamo, lontani da un mondo di plastica. In linea generale, queste nuove canzoni rientrano in un percorso unico, ci piace l’idea che possano offrirci la possibilità di fotografare momenti diversi in successione.

Come pensate di trasformare tutta questa energia sul palco?

La “botta” live è una cosa a cui teniamo molto. Le canzoni saranno esattamente queste, non le stravolgeremo, abbiamo registrato il disco in pochi mesi abbiamo molta voglia di suonarli dal vivo. In scaletta ci saranno solo brani nostri, abbiamo un approccio molto naturale alle cose, il nostro intento sarà creare una sinergia estemporanea.

Un po’ come è capitato con le ospitate di tanti colleghi/amici sul palco durante lo scorso tour?

Certo, le collaborazioni nascono sempre da una birra bevuta insieme. Brunori SAS si è esibito con noi all’Alcatraz dopo una serata trascorsa in compagnia. Lo stesso è accaduto con Lo Stato Sociale e Gazzelle.

Avete dichiarato che c’erano molte canzoni pronte, come mai ne avete scelte solo nove?

Partiamo dal presupposto che a noi piace l’idea dell’album come percorso d’ascolto. Non siamo fan dei progetti one shot, non siamo una band da singoloni, abbiamo quindi cercato di dare una coerenza al progetto senza scardinarne la varietà. Le canzoni rimaste nel cassetto troveranno sicuramente il modo di vedere la luce, non ci sono dubbi.

Come mai la title track si differenzia in modo così netto dagli altri brani in tracklist? Il messaggio è disturbante, l’avete definita un inno all’apatia…

Vivi per sempre” è una canzone pesante, pensata per sentirsi male. La sensazione che lascia addosso è come se mancasse qualcosa. Volevamo comunicare una grande depressione, il mood non è di quelli catchy, l’obiettivo è creare un punto di domanda, un punto di vista esterno.

canova

canova

Cosa ci dite di “Ho capito che non eravamo”?

Questo brano è un no sense, un momento più rilassato, privo di dietrologie. Questa vorrebbe essere una canzone sulla fine di una relazione, il tono è ironico, la finalità è avulsa da un significato particolare. Anche questo è un lato della nostra medaglia: se da un lato c’ è la spensieratezza, dall’altro c’è il totale smarrimento.

Quali sono i vostri gusti, i vostri ascolti, i vostri orizzonti?

Siamo molto legati alla nuova ondata generazionale sia come gusti, sia come percorso. Samo nati tutti allo stesso modo bene o male, abbiamo la stessa età, gli stessi ricordi e stesse influenze musicali. Brunori e Baustelle ci piacciono di più in assoluto. Siamo vicini a Calcutta, Ex Otago, The Giornalisti, Gazzelle, Motta anche se siamo convinti che con la naturale evoluzione della carriera di ciascuno, le strade di divideranno anche in base al gusto e al sound di ciascuno.

Cosa ne pensate del Festival di Sanremo?

Il mondo della competizione è un po’ pericoloso, viene presentato come un gioco ma alla fine non lo è. Quello che conta è portare in gara una canzone in cui si crede fortemente anche se inevitabilmente si tratta di mettere in competizione quello che fai. Si tratta di un discorso delicato ma non escludiamo che un domani potremo partecipare.  Musica e competizione per noi viaggiano separati, devi avere le spalle grosse, una carriera e non sovrastrutture esterne. Deve arrivare il momento giusto.

Da dove arriva “Goodbye goodbye”?

Prima di finire il disco ci siamo regalati un viaggio a Londra, tutto arriva dal mondo british. Visto che in realtà abbiamo trovato una città molto globalizzata, siamo rimasti molto delusi da questo viaggio. L’unica parentesi da estasi è stata la visita agli Abbey Road Studios. Temiamo che Milano possa diventare come Londra tra 20 o 30 anni, abbiamo paura di perdere di noi stessi, la nostra forma canzone. Ci si sente sviliti, privati della propria identità e non vorremmo mai che questo accadesse.

Se doveste ripensare all’esibizione del Primo Maggio a Roma e alla chiusura del tour all’Alcatraz, che tipo di ricordi vi verrebbero in mente?

In genere non ci guardiamo molto indietro, si tratta di scorie positive. Con questo disco abbiamo capito quali sono i nostri punti di forza e cosa ci piace fare. Il live è il nostro momento massimo di espressione, siamo una band da sala prove, andiamo in sala spesso e volentieri, siamo maniacali, ci piace incontrare live chi ascolta la nostra musica, non siamo grandi comunicatori social.

 Raffaella Sbrescia

 

Tracklist del disco:

  1. Shakespeare
  2. Domenicamara
  3. Goodbye goodbye
  4. Ramen
  5. Per te
  6. Ho capito che non eravamo
  7. Groupie
  8. 14 Sigarette
  9. Vivi per sempre

 

La giovane band milanese che nel 2017 ha vinto il premio KEEPON LIVE come miglior nuova realtà dal vivo e il premio M.E.I. come miglior esordio italiano, partirà ufficialmente il 20 marzo 2019 dall’Alcatraz di Milano, lo stesso luogo dove si chiuse, il 31 gennaio 2018, con uno speciale concerto sold out, il lungo tour di “ Avete ragione tutti” che seguì l’uscita del disco d’esordio che contiene i singoli “Vita Sociale” (disco d’oro) e “Santamaria”.

I biglietti per tutte le date sono disponibili in prevendita su www.ticketone.it e nei punti vendita autorizzati. Il tour è organizzato da Magellano Concerti    (www.magellanoconcerti.it). Di seguito le date confermate:

13 marzo 2019 – PERUGIA/Afterlife (Data Zero)

20 marzo 2019 – MILANO/Alcatraz 

22 marzo 2019 – VENARIA REALE (TO)/Teatro Della Concordia 

26 marzo 2019- PADOVA/Gran Teatro Geox 

28 marzo 2019 – ROMA/Atlantico 

29 marzo 2019- NAPOLI/Casa Della Musica

30 marzo 2019 – MODUGNO (BA)/Demodé

03 aprile 2019 – FIRENZE/Obihall Teatro Di Firenze 

05 aprile 2019 – BOLOGNA/Estragon

 

Argento vivo: Daniele Silvestri scuote le coscienze e si prepara al nuovo album

Daniele Silvestri

Daniele Silvestri

“Argento vivo” è il brano con cui Daniele Silvestri, cantautore di punta dello scenario musicale italiano ha partecipato al 69 esimo Festival di Sanremo vincendo il premio della critica Mia Martini, il premio della sala stampa Lucio Dalla e il premio per il miglior testo Sergio Bardotti. La sua canzone, cantata con il bravo rapper Rancore e scritta anche insieme a Manuel Agnelli che, nella versione radio edit del brano, squarcia il petto in due, tratta un argomento scomodo, spesso insondabile, quale è quello dell’adolescenza.

“Argento vivo” fa da preludio all’atteso nuovo album dell’artista che, negli anni, ha dimostrato una profonda sensibilità, un affamato spirito di ricerca e una particolare attenzione alla costruzione del testo.

Abbiamo incontrato Daniele Silvestri durante la settimana festivaliera e, ancora una volta, è stata l’occasione per toccare diversi argomenti che ci hanno lasciato numerosi spunti di riflessione.

«Ho letto commenti di ogni genere per Argento vivo, racconta Daniele. Me l’aspettavo ed è giusto. Il brano non vuole avere un lieto fine, si tratta di un tentativo di entrare nella parte più nera di un sedicenne. “Argento vivo” è la fiamma che qualunque adolescente deve avere dentro di sé. Quando pensi che la fiamma possa spegnersi, sei di fronte a un fatto inaccettabile. Volevo che tutti potessero concentrarsi ad ascoltare parole scomode. La batteria è il motore pulsante, il grimaldello che caccia ogni singola parola dentro le orecchie di chi ascolta. Il raggio di sole è affidato a poche note distese in brevi passaggio del brano.

Sul palco ho passato il testimone a Rancore, un artista che ha un’energia che io non ho mai avuto in questa forma. Non sono stanco, soprattutto non lo sono in questo nuovo disco. Ho seguito un intento narrativo, mi sono lasciato guidare da un’ambientazione precisa, ho voglia di immergermi nella realtà e guardare le cose da vicino. In “Acrobati” ero più poetico, volavo più in alto, ero più poeta che politico, ora sono tornato con i piedi per terra e con la voglia di sporcarmi le mani toccando le cose da vicino.

Sono padre di 3 figli adolescenti, ho visto succedere qualcosa, questo è lo schiaffo che voglio dare nel mostrare certe cose. La scuola ha cercato di adeguarsi al mondo che cade con pochi fondi e pochi strumenti. Le istituzioni dovrebbero considerare la scuola in un altro modo, io sono un nostalgico, sono abituato a vedere lo Stato che educa e cresce i suoi figli, sarei un cieco a non vedere come invece vivono i nostri ragazzi. C’è qualcosa di innaturale nello stare fermo e seduto per ore di seguito. Qui vi invito a porvi delle domande, parlo agli adulti della mia generazione che hanno a che fare con i ragazzi, l’obiettivo ultimo è avere qualcosa da offrire e che sblocchi questo meccanismo. Una delle prime cose che dobbiamo imparare a fare da genitori è ascoltare.

Ho scelto di portare il brano in gara con l’idea di dargli vita anche oltre, nella maggior parte dei casi in cui l’ho fatto ho sempre trovato modi diversi per portare avanti la canzone. Lo stesso è accaduto anche alla canzone A bocca chiusa».

Accompagnato da una band di eccezionali musicisti,Daniele calcherà i grandi palchi dei palasport per la prima volta nella storia dei suoi live-tour dopo il memorabile successo in trio con Max Gazzè e Niccolò Fabi nel progetto “Il Padrone della Festa” e dopo lo spettacolare concerto-evento tenuto lo scorso anno con Manuel Agnelli, Samuele Bersani, Carmen Consoli, Max Gazzè, Niccolò Fabi e Diodato, tutti suoi ospiti nelle oltre 3 ore di musica live “Le cose in comune”, che aveva entusiasmato il Forum di Milano.

Le date già in calendario sono: 19 ottobre 2019 Foligno(Pala Paternesi), 25 ottobre 2019 Roma (Palazzo dello Sport), 08 novembre 2019 Padova (Kioene Arena), 09 novembre 2019 Rimini (RDS Stadium), 15 novembre 2019 Bari (Palaflorio), 16 novembre 2019 Napoli(Palapartenope), 22 novembre 2019 Milano(Mediolanum Forum), 23 novembre 2019 Torino (Pala Alpitour).

 

 

 

Fru fru: il nuovo album di Edda. La recensione.

edda - fru fru

edda – fru fru

“Fru fru”: sinonimo di leggerezza e volatilità. Questo il titolo del quinto album da solista di Edda, al secolo Stefano Rampoldi, che prosegue il processo di allontamento dal rock. Luca Bossi è il produttore artistico e arrangiatore delle canzoni che compongono questa nuova opera di Edda, pubblicata per la label Woodworm, naturale maturazione artistica giunta a seguito della pubblicazione di “Graziosa utopia” nel 2017.

Il discorso di fondo su cui si basano le canzoni di “Fru fru” è uno stream of consciusness inafferabile, una sorta di vomito-confessione senza schemi, senza paranoie, senza freni. Un monologo in 9 tracce i cui suoni, al solito curati e tiratissimi, lasciano via libera a un fiume in piena. Il manifesto dell’adulto cinico, un luogo i cui i pensieri si inseguono in modo quasi confuso riuscendo a incastrarsi in caselle ben definite. La leva motrice è l’istinto, la pancia.

A testimonianza di ciò che state leggendo, provate ad ascoltare “E se”: una canzone in cui vi sembrerà di sentirvi disturbati e poi beffati da un “qui lo dico e qui lo nego”. Spicca nella tracklist anche “Italia Gay”, una canzone che ironizza sulla ricerca della felicità, un modo per dire qualcosa di vero dando l’impressione di farlo scherzando. La cifra stilistica dell’Edda di oggi è a tratti indecifrabile, a tratti sorniona, sicuramente intrisa di una spiritualità perseguita a titolo personale e che fa capolino quando me ce lo si aspetterebbe. Un po’ come accade in “Ovidio e Orazio”.

Niente paura però, il leit motiv del cantante (guai a chiamarlo cantautore) è “chant and be happy”, un motto del movimento kare krishna degli anni Settanta che potremmo considerare anche come obiettivo di un disco melodioso, facile da ascoltare, meno da metabolizzare, perché in fondo il contenuto provocatorio è quello che ci dà più fastidio anche se alla fine ci piace di più.

Raffaella Sbrescia

Questa la TRACKLIST del disco:

01. E se

02. The Soldati

03. Italia Gay

04. Edda

05. Vela Bianca

06. Vanità

07.Samsara
08. Abat – Jour

09. Ovidio e Orazio

A marzo 2019 Edda partirà con un nuovo tour. Il tour è organizzato da Locusta Booking (www.locusta.net), di seguito le prime date confermate:

09 MARZO – RAVENNA – BRONSON

21 MARZO – BOLOGNA – LOCOMOTIV

22 MARZO – PISA – LUMIERE

28 MARZO – MILANO – SANTERIA SOCIAL CLUB

29 MARZO – MODENA – VIBRA

04 APRILE – TORINO – HIROSHIMA

06 APRILE – FIRENZE – FLOG w/LRDL

12 APRILE – TERLIZZI (BA) – MAT LABORATORIO URBANO

13 APRILE – BARONISSI (SA) – DSSZ – DISSONANZE

27 APRILE – ROMA – MONK – CIRCOLO ARCI

17 MAGGIO – BRESCIA – MUSICA DA BERE LATTERIA MOLLOY

Dimartino presenta “Afrodite”: La mia musica è libera e mi diverte. Intervista

Dimartino - Afrodite

Dimartino – Afrodite

Sono giorni buoni per la musica italiana. Antonio Dimartino pubblica oggi “Afrodite”, un album di inediti prezioso, cosparso di contenuti importani veicolati con intelligenza, romanticismo, efficacia. Prodotto per Picicca/42 Records, “Afrodite” trova la sapiente mano del produttore Matteo Cantaluppi che disegna un vestito più leggero e svolazzante ad un lavoro che segna un nuovo bel capitolo artistico di Dimartino, sempre pronto a mettersi in gioco in nome della creatività libera.
Intervista.
“Cuore Intero” sintetizza in alcuni passaggi la tua nuova condizione artistica e personale. “Ho bisogno di naufragare per trovare qualcosa di vero. E’ tutto in mille pezzi ma il cuore è intero.
Sì, la voglia di ripartire da zero è un concetto fondamentale nella vita di un essere umano. Io sono una persona che si mette molto in discussione, ho spesso bisogno di rimettere le carte in tavola e capire come ripartire. Non rinnegherei mai quanto fatto finora ma questa per me è una vera ripartenza.
Anche dal punto di vista musicale non mancano i cambiamenti, come hai lavorato in studio?
Mi ha aiutato molto il mio pianista Angelo Trabace con cui ho arrangiato quasi tutte le canzoni. Abbiamo ripreso canzoni che avevo messo da parte da tempo, le abbiamo stravolte e riarrangiate. Anche il produttore artistico Matteo Cantaluppi ha avuto un ruolo chiave dando, di fatto, un altro suono alla mia musica. Mi piaceva l’idea di avere cose molto intime da dire ma avevo due strade da poter percorrere: o restavo ancorato ai miei vecchi dischi acustici o cambiavo rotta. Avevo quindi bisogno di una visione personale come quella di Matteo, il suo è un suono particolare aldilà del fatto che i suoi lavori possano piacere o meno. Nel disco suonano anche Giusto Correnti, Mirco Onofrio e Daniel Plentz dei Selton.
Come hai vissuto questo periodo di lavorazione e come ti senti adesso?
Adesso mi sento libero. “Afrodite” tende al pop dal punto di vista sonoro ma allo stesso tempo veicola contenuti importanti di cui oggi si deve parlare. Dal punto di vista artistico vivo un momento di grande libertà, prima di questo lavoro ho fatto un disco dedicato a Chavela Vargas, una cantante messicana quasi sconosciuta in Italia. Direi che non mi sento catalogabile o etichettabile, scrivo delle cose che piacciono soprattutto a me.
A proposito del progetto “Un mondo raro”, sono previsti nuovi passi o l’avventura è terminata?
Il progetto non è si è esaurito, ci saranno sicuramente nuove date più avanti, abbiamo in piedi uno spettacolo teatrale a tutti gli effetti.
A proposito di contenuti importanti, il brano “Ci diamo un bacio” è sicuramente uno di quelli in cui il messaggio veicolato è tra i più forti, che peso dai a questo testo?
Sinceramente questa è una delle mie canzoni preferite del disco, parla del rapporto con la mia terra, con la mia città Palermo attraverso una successione di immagini legate alla mia vita, al modo di vivere, al modo di fare siciliano. Sono molto legato a questo brano perché tratta anche il tema dell’accoglienza. Palermo è una città che negli ultimi anni sta dando prova di essere aperta, libera, accogliente, si tratta di una città millenaria in cui convivono diverse identità.
In “Feste comandate” parli della tua paternità in modo molto particolare…
Questo brano è nato tutto d’un fiato, l’ho scritto in neanche mezz’ora durante una delle tante riflessioni che si fanno nei mesi in cui aspetti un figlio e immagini che la tua vita cambierà completamente ma non sai ancora in che modo. Mentre scrivevo non avevo consapevolezza di cosa stessi dicendo, solo alla fine ho capito che è come una fotografia che avrò gioia di riguardare anche tra 20 anni. Sono felice di averla scritta aldilà della strada che troverà, è una canzone molto personale che rappresenta fedelmente un momento della mia vita.
Come vivi il tuo rapporto con Picicca?
Beh con loro ho un rapporto familiare molto vivo, per questo disco ci appoggiamo anche a 42 Records ma con Picicca sono praticamente cresciuto, mi hanno aiutato a fare determinare scelte, sono affettivamente legato a loro.
Qual è il tuo approccio alla ricerca?
Direi maniacale. Mi soffermo su mille cose diverse, spesso me le perdo anche per strada, ho sempre scelto l’approfondimento, mi piace soffermarmi sulle cose. Non mi piacciono le frasi a effetto, gli slogan, i titoloni. Sono molto curioso, amo prendere appunti e ritrovarli in giro. Sto lavorando a 10 progetti diversi anche se poi non so se avranno mai luce. Ci tengo a comunicare queste cose perché siamo ormai abituati a distogliere subito l’attenzione, a soffermarci solo sulle immagini forti, non vediamo mai dietro le cose, non cambiamo mai punto di vista. Questo è il mio modo per fare la differenza.
C’è qualche lato di te che ancora non abbiamo avuto modo di conoscere in questi anni?
A dirla tutta ci sono tanti aspetti di me che ancora devo conoscere io stesso. Ho sempre voglia di fare cose nuove, mi diverte pensare che le cose che faccio divertono me per primo. Credo che questo sia un requisito fondamentale per chi scegliere il mestiere di scrivere o suonare. Questa è la chiave per fare cose belle e importanti.
A proposito di cose belle e importanti, come sarà il nuovo tour?
Sarà molto divertente, sul palco con me ci saranno tutte le persone con cui ho lavorato negli ultimi 10 anni. Sarà una vera e propria rimpatriata. In questo momento stiamo ragionando sulla scaletta, dopo 4 album ci sono tanti brani in lista, ognuno è affezionato a qualche canzone in particolare. Vorremmo portare in giro un live molto potente, parecchio suonato e, possibilmente, parecchio divertente.
 Raffaella Sbrescia

Il 15 febbraio parte da Palermo il “Afrodite Tour 2019”, organizzato e prodotto da  Baobab Music, che vedrà Dimartino live nei principali club italiani. Si parte il 15 febbraio da I Candelai di Palermo e si prosegue il 16 dal Ma di Catania, il 21 alla Santeria Social Club di Milano, il 22 a Cavriago (RE) al Circolo Kessel, il 28 all’Hiroshima Mon Amour di Torino. Il 9 marzo sarà la volta di Coversano (BA) alla Casa delle arti, il 14 all’Auditorium Unical di Cosenza, il 15 marzo al Monk di Roma e infine il 16 al Locomotiv Club di Bologna.

I biglietti sono disponibili per la vendita su www.ticketone.it e in tutti i punti vendita autorizzati. Info tour e biglietti www.baobabmusic.it

 

Questo il calendario completo di “Afrodite Tour 2019”:

 

15/02/19 PALERMO – I CANDELAI

16/02/19 CATANIA – MA

21/02/19 MILANO – SANTERIA SOCIAL CLUB

22/02/19 CAVRIAGO (RE) – CIRCOLO KESSEL

28/02/19 TORINO – HIROSHIMA MON AMOUR

09/03/19 COVERSANO (BA) – CASA DELLE ARTI

14/03/19 COSENZA – AUDITORIUM UNICAL

15/03/19 ROMA – MONK

16/03/19 BOLOGNA – LOCOMOTIV CLUB

 

Per ulteriori info:

www.42records.it - www.picicca.it

VINILE: http://www.42records.it/?p=5512

CD: http://www.42records.it/?p=5074

 

Paranoia Airlines: Fedez si racconta mettendosi in gioco in un nuovo album

PARANOIA AIRLINES
Esce venerdì 25 gennaio “PARANOIA AIRLINES”, il nuovo album di Fedez. Il disco presentato in modo originale all’Aeroporto di Milano Linate, si compone di 16 brani inediti, in cui Federico Lucia ha voluto collaborare con artisti nazionali e internazionali: si va dal rap di Trippie Redd ed Emis Killa, alla dance pop di Zara Larsson, al cantautorato di LP passando per la trap di Tedua e la Dark Polo Gang fino al pop di Annalisa. Prodotto da Michele Canova Iorfida, il disco ha visto la luce tra Milano e Los Angeles riportando Fedez sulla strada da solista dopo la fine del connubio artistico con J-AX.
Già a partire dal titolo questo album vorrebbe mettere in luce gli aspetti meno noti di Fedez, gli sfregi e i difetti che molto spesso lo hanno messo in una condizione psicologica di paranoia, ansia, inquietudine, irrequietezza. Un aspetto personale, questo, che in realtà emerge ogni qual volta Federico Lucia decida di raccontarsi a cuore aperto, andando oltre quello che giorno per giorno sceglie di mostrare della propria vita.
Dal punto di vista musicale questo album ha portato Fedez a lavorare in modo diverso dal solito, d’altronde lo scambio umano e artistico con Canova è stato evidente nel corso degli ultimi mesi e, sebbene il risultato sia meno sperimentale di quanto si potesse pensare ascoltando il singolo dedicato a Leone “Prima di ogni cosa”, alcuni brani danno l’idea che Fedez sia sempre più lontano dal mondo rap e in ogni caso dai primi dischi pubblicati in passato.
Libero da logiche di vendita e da restrizioni discografiche, Fedez sceglie di fare come crede, con chi crede. Un pugno di jam sessions l’ha portato a interagire direttamente con gli artisti che ha invitato a lavorare con lui nel disco, un modo di lavorare istintivo, di pancia, che in qualche modo ha voluto esorcizzare gli aspetti più cupi della personalità del giovane artista, il cui background è già carico di esperienze all’attivo.
L’obiettivo di Fedez è recuperare leggerezza e spontaneità, la voglia è quella di fermarsi un attimo a respirare, imparare a godersi quanto si è fatto finora. Godersi la neo-famiglia, ristabilire il centro delle priorità. A breve ci sarà ovviamente un atteso tour nei palazzetti italiani, un’esperienza che, fatta da solo, sarà ben diversa da quella fatta in coppia per “Comunisti col Rolex”. Per lo stesso volere di Fedez non ci sarà un tour estivo perché verosimilmente questo disco non avrà una vita molto lunga, aldilà dei risultati che porterà. Una delle ragioni di questo annuncio controtendenza, fatto dallo stesso Fedez, sta nel fatto che sono tanti gli spunti e le velleità che l’artista sta portando avanti grazie alla potente sinergia privata e professionale che si è venuta a creare con sua moglie Chiara Ferragni.
Video: Holding out for you:

Tra gli aspetti più interessanti di Fedez c’è l’evidente capacità di ricordare ogni singolo avvenimento passato. Tra i passaggi più significativi della conferenza stampa milanese c’è il momento in cui Federico parla della sua collaborazione e storica amicizia con Emis Killa: “Ci conosciamo da quando avevamo 13 anni, siamo cresciuti nel centro nevralgico della cultura hip hop milanese. Quando avevo 18 anni avevamo la stessa etichetta amatoriale, io me ne andai perché non mi consideravano, lui esplose con il suo mix tape. Poco dopo ci siamo persi, poi ritrovati, spesso sentiti al telefono, mai riusciti a rivederci fino a quando ci siamo ritrovati entrambi genitori ed è stato davvero stranissimo. Ci siamo sempre supportati e invidiati a vicenda sviscerando la cosa in modo trasparente, la sana competizione tra noi non si spegnerà mai”. Bello anche il modo che Fedez trova per parlare della sua amicizia con Martin Garrix, spesso frequentato durante le lunghe permanenze a Los Angeles con Chiara: “Martin ha ottenuto il successo a 15 anni, vive in tour da 5 anni, fa 200 date all’anno, vive su un aereo e nonostante tutto ha dormito sul mio divano. Martin è di una umiltà incredibile, credo sia nato esattamente per fare questo tipo di vita. Mi ha colpito davvero molto”.
FEDEZ
Tanti gli argomenti toccati durante l’incontro stampa, dalle sorti di Newtopia alla paura di cantare in tv: “Newtopia non è mai cambiata – spiega Fedez – sono sempre stato io il fulcro della direzione artistica, ho semplicemente acquisito delle quote. Siamo partiti in 3 ora siamo più di 10 persone, gestiamo una ventina di talenti da sportivi a youtubers ma non sento di dovermi esporre. Non sono un burattinaio. Tutti pensano che io mi esponga perché sono sempre sui social ma credetemi se vi dico che non è così. Il mio personaggio coincide con la mia persona. Per esposizione io intendo essere in tour, fare tv, fare dischi. Pubblicare stories non mi costa fatica, mi viene spontaneo e non pubblico quello che non mi piace. Le mie paure sono le stesse che accomunano tante persone: dalla mera ipocondria alla paura di non essere all’altezza di tante cose nella vita. Chiara vede sempre il bicchiere mezzo pieno, io lo vedo sempre mezzo vuoto, siamo l’antitesi l’uno dell’altra, sarà per questo che ci apparteniamo. Stare sul palco non mi pesa ma cantare in tv è uno dei miei punti deboli, mi fa davvero paura. Sarà per questo che non so se riuscirei a cantare a Sanremo. Ho fatto vedere tanti lati deboli di me, spesso ho detto troppo rispetto a quello che dovevo dire, tante volte mi sono rammaricato di non essermi espresso con la chiarezza che volevo. In questo momento però vivermi il presente è il mio rimedio primario e la mia unica prerogativa”.

 Raffaella Sbrescia

Fruit Joint + Gusto: l’esordio di Dani Faiv è versatile e colorato

Dani Faiv ph credit Moab Villain

Dani Faiv ph credit Moab Villain

Tempo di nuovi arrivi discografici. Tra i tanti c’è anche Dani Faiv con il primo disco ufficiale “FRUIT JOINT + GUSTO” (Sony Music), progetto discografico prodotto da Machete.
L’album parte da alcuni brani editi la scorsa estate e si evolve con altri 11 inediti e molte collaborazioni a partire da Madman, Nitro, Lazza, tha Supreme, Shade e inoltre Low Kidd, Jack the Smoker, G.bit e Lexotan.
Il rapper, classe 1993 è originario di La Spezia e in questo disco ha riunito tanti piccoli concept differenti in ogni traccia. Lo stesso vale anche per i generi inclusi nel disco, grazie a diversi produttori: Takagi & Ketra, Strage e Frankie G, Lazza, tha Supreme e Low Kidd.
L’uscita del disco è stata anticipata dal singolo “Gabbiano/Moonrock” con il video diretto da Andrea Folino, e a seguire “Yung” pubblicato il 4 gennaio.
Tra i brani portanti dell’album Dani Faiv include sicuramente “Xquisa”, il brano che lo ha visto collaborare con Takagi e Ketra, una sintonia nata grazie a “Gameboy Color”, che aveva sorpreso e interessato molto entrambi. Il singolo è frutto di ben tre sessioni in studio. A proposito di “Gameboy color” si può tranquillamente sostenere che il brano abbia fatto da trampolino di lancio per il giovane rapper, il testo è provocatorio e ha creato abbastanza hype da fruttargli subito il disco d’oro. Nei testi si parla spesso del concetto di felicità, una chimera che Dain Faiv prova a concretizzare in modo semplice con uno stile non esattamente innovativo ma in qualche modo efficace. La traccia più introspettiva è “Facile”: Questo è il pezzo che in assoluto preferisco di “Fruit Joint + Gusto”, il pezzo più conscious, che fa più riflettere. Le sonorità di Jack The Smoker sono “drammatiche” ma in chiave fresca. Parlo con me stesso dandomi consigli su come superare i pregiudizi delle persone, parlando poi dell’unico legame importante e vero della mia vita, cioè quello con la mia ragazza”, spiega Dani Faiv alla stampa insieme alla crew di Machete che, a più riprese, ha ribadito pieno sostegno al giovane nuovo talento di casa. Tra i brani più interessanti che quello di chiusura, “Scarpe nuove” feat. JAKE THE SMOKER mette in rilievo rime e punchline a effetto senza mai fermare la ritmica veloce e sostenuta che rimane per tutto il pezzo. In sostanza Dani Faiv ha un unico grande messaggio da comunicare: affrontare i problemi con un sorriso ci facilita la vita. La deduzione è frutto di anni vissuti lavorando da cameriere, prima a La Spezia, poi a Milano, continuando a investire denaro ed energie in un sogno che dalla danza si è evoluto alla musica. Il ragazzo non ha mai fatto il passo più lungo della gamba ma, a giudicare da queste prime premesse, il cammino sarà lungo.
Raffaella Sbrescia
CALENDARIO INSTORE TOUR
18.01 – Varese Dischi – Galleria Manzoni 3, Varese – ore 15:00
19.01 – F.lli Frigerio Dischi – Via Garibaldi 38, Como – ore 15:00
19.01 – La Feltrinelli – Via Italia 41, Monza – ore 17:30
20.01 – Semm Music Store &More – Via Oberdan 24F, Bologna – ore 16:00
21.01 – Galleria del Disco –Sottopassaggio Stazione Santa Maria Novella, Firenze – ore 15:30
21.01 – Sky Stone & Songs – Piazza Napoleone 22, Lucca – ore 18:00
22.01 – La Feltrinelli – Piazza CLN 251, Torino – ore 15:00
22.01 – Mondadori Bookstore – Vi XX Settembre 27, Genova – ore 18:00
23.01 – La Feltrinelli – Via Quattro Spade 2, Verona – ore 15:30
23.01 – Saxophone – Viale Roma 22, Vicenza – ore 18:00
24.01 – La Feltrinelli – Via Appia Nuova 427, Roma – 16:30
28.01 – Mondadori Megastore – Piazza Duomo 1, Milano – 16:00

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