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Truppi – Poesia e civiltà
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Giovanni truppi ph sebastiano tomada piccolomini
Truppi – Poesia e civiltà
Giovanni truppi ph sebastiano tomada piccolomini
Nesli
Torna Nesli con il un nuovo album, Vengo in pace in uscita per Polydor / Universal Music, che chiude idealmente la trilogia iniziata nel 2015 con Andrà tutto bene. Un percorso musicale alla ricerca di una serenità e di un equilibrio interiore passando attraverso il peggio di sé. Per dare vita a questo unico discorso musicale Nesli, affiancato dal suo produttore, Brando, ha lavorato senza sosta in cinque diversi studi di registrazione dando ad ogni canzone il giusto habitat. Anche per questo è stato naturale il ritorno ad un cantato fatto di quelle ritmiche serrate che lo hanno sempre contraddistinto, dove sono le parole a piegare la musica e adattarla al concetto e non il contrario.
Nesli
Instore tour:
21/03 – ROMA – Instore al Largo Venue in occasione del concerto
22/03 – NAPOLI – Mondadori Via Luca Giordano h. 18:00
24/03 – MILANO – Mondadori Duomo h. 17:30 –
25/03 – TORINO – Feltrinelli Stazione h. 18:00
27/03 – PADOVA – Mondadori Piazza dell’insurrezione
28/03 – FIRENZE – Instore all’Auditorium Flog in occasione del concerto
30/03 – STEZZANO (BG) – CC Le Due Torri h. 17:00
LIGABUE START
Il nuovo disco di Ligabue “Start” è uscito da poco più di una settimana ed è già in cima alle classifiche di vendita. Quale occasione migliore per decidere di festeggiare alla grande? E così è stato. Luciano Ligabue ha indetto una grande festa, in collaborazione con Spotify, per lo zoccolo duro del “Bar Mario” e per qualche decina di giornalisti con un concerto a porte chiuse che si è tenuto presso la discoteca Italghisa di Reggio Emilia, ovvero il luogo dove nel 1992 aveva inizio la sua carriera. Il concerto è stato esattamente come si propone di essere anche il disco: conciso, asciutto e diretto con dei messaggi chiari e senza dietrologie. L’energia primodiale di questo lavoro ha incontrato la produzione di Federico Nardelli, un giovane che conosciamo per averlo visto accostare a Galeffi e Gazzelle e che insieme a Ligabue, sceglie di restringere il campo e le sfumature sonore. Il live ne acquisisce compattezza, un modo di tenere il palco tirato e senza orpelli che piace e che mostra i “muscoli” di Ligabue e della sua storica band.
Ligabue – Italghisa ph Jarno Iotti
Questo nuovo inizio per Ligabue apre uno spiraglio sulla voglia di rimettersi in gioco, di cambiare penna e, perchè no, trovare nuovi spunti narrativi dopo circa 30 anni di grandissimi successi.
Ma torniamo al live all’Italghisa: due cose in particolare saltano all’occhio: i fans di Ligabue conoscono già a memoria tutti i brani di “Start” a meno di 10 giorni dall’uscita, Luciano incontra gli sguardi di ciascuno e nel suo volto c’è una inequivocabile espressione di gratitudine e rilassatezza, quella che sorge spontanea quando ci si trova a completo agio in un contesto familiare.
“Polvere di stelle”, “Quello che mi fa la guerra”, “Mai dire mai”, “Il tempo davanti” sono i brani di “Start” che mettono in risalto le riflessioni di Ligabue e dimostrano che la scrittura per lui è ancora un gioco appassionante. L’atmosfera alterna momenti di malinconia a una carica goliardica. Presenti in sala anche gli amici storici di Ligabue, quelli dei venerdì sera cantati in “Made in Italy”, quelli che dalle retrovie non perdono occasione per canzonare il compagno di viaggio perfetto.
Ligabue live- Certe donne brillano
In chiusura, una manciata di pietre miliari: Questa è la mia vita, Quella che non sei. Una vita da mediano, Balliamo sul mondo (la canzone da cui tutto è iniziato), Tra palco e realtà.
“Io in questo mondo cammino come so e mentre vado penso a quando torno e mentre torno penso a quando andrò e poi si accende tutto un cuore che trabocca e l’onda che nessuno può fermare. Lo show ce l’ho di fronte se solo vi vedeste un mondo dentro un mondo che è già un po’ migliore”, canta Ligabue in “Io in questo mondo”. Il sipario può calare, in attesa del nuovo tour estivo in arrivo che si terrà nei principali stadi italiani.
Raffaella Sbrescia
La scaletta:
Polvere di Stelle
Ancora noi
Luci d’America
Quello che mi fa la guerra
Mai dire mai
Certe donne brillano
Vita, morte e miracoli
La cattiva compagnia
Io in questo mondo
Il tempo davanti
Questa è la mia vita
Quella che non sei
Una vita da mediano
Balliamo sul mondo
Tra palco e realtà
HYPEAURA – Coma_Cose
“Comunque vada l’inizio alla fine saremo solo io e te con i nostri mostri e sentimenti. Quindi non preoccuparti se hai paura”, questa la premessa di “Hype Aura”( leggasi Hai paura” il nuovo album di Coma_Cose, il duo formato da Fausto Lama e California. Rap e cantautorato si fondono in un progetto liquido, intriso di fotogrammi tratte dalla routine quotidiana e citazioni di illustre calibro, sempre e comunque rielaborate attraverso la caratteristica sintassi dei Coma_Cose. Lo sfondo costante è Milano e tutto il circondario anche periferico. Un conglomerato dii flashback, contesti più o meno inflazionati alternati a case di ringhiera e agglomerati di edifici più o meno glamour.
Navigli, Porta Genova, Darsena sono le muse ispiratrici di una poesia urbana inaspettata. Il risultato è un immaginario crepuscolare, denso di immagini in movimento fissate in riflessioni intime e pungenti. I Coma_Cose curano ogni dettaglio, scrivono e dirigono anche i propri video proprio per dare giusta resa a testi pregni di giochi di parole e altrettante citazioni: Battiato, Jodorowsky, beat generation, Jack Kerouak, De Chirico i punti di riferimento per questi nove pezzi inediti, anticipati dai singoli “Granata” (Mai una gioia tranne la fermata prima di Centrale) e ” Via Gola”.
Per darvi un esempio di quanto si sta cercando di descrivere, ecco un estratto dal brano “Mancarsi”: Con la nebbia i lampioni disegnano liane di luce in una giungla di cemento. Ci hanno dato tutto, ci hanno tolto tutto, poi ci hanno detto lascia un commento. Ci hanno detto vivere è una corsa quindi corri, lo capirai solo al traguardo. Ci hanno dato un cuore in mezzo alle gambe ma senza le istruzioni per usarlo. Ci hanno dato il piombo, ci hanno dato il fango ci hanno chiesto: “Quando diventate grandi?” E nonostante tutto abbiamo ancora gli occhi rossi come quelli dei conigli bianchi. Ci hanno detto niente dura per sempre tranne la musica, quella rimane. Ma per fortuna io ho incontrato te che mi ricordi casa come le campane.
L’impressione netta è che qui si è difronte a dei brani manifesto di disagio ma anche di resilienza, l’arte e la creatività sono le risorse con si riesce a fare fronte al cinismo dilagante. La riprova di questa consapevolezza sta in “Beach Boys distorti”: Nuovi cantanti, io agli opposti. Loro tarocchi, Jo-dorowsky. Loro tutto fumo e mai arrosti. Io poeta, Majakowskij. C’è poi l’amore, mai smielato, mai evidente, eppure vivo e vibrante in “A lametta”: Sabato non si incomincia quasi mai una rivoluzione e soprattutto in due, in due. Fuori l’edera soffoca il muro è l’estate che si vendica. Due colpi di tamburo due euro di prevendita. Uscire dalla porta, voi dopo cosa fate paura di camminare come i cani sulle grate. Andare ai concetti capire i concerti. Laurearsi in problemi e regalare i confetti. Questo è il lavoro del cantante come nel circo i trapezzisti. Anagrammo: trastipezzi C’è la mia vita scritta nei dischi.
I Coma_cose in qualche modo ricordano anche i Baustelle nella loro maniera personalissima di raccontare emozioni, vibrazioni e disagi interiori, il risultato non è mai scontato. Esattamente come possiamo constatare anche nel brano “San Sebastiano”: La critica sociale, la politica, la povertà, il disagio umano. Vorrei approfondire ma penso che il mio vero nemico sono io quando ho un telefono in mano. Oppure in “Mariachidi”: La solitudine costa fatica mi salvi sul telefono e mai nella vita”. Infine un ultima tappa di questo viaggio metropolitano è “Squali”: Noi che al massimo arriviamo al fine settimana Infondo siamo pescecani. E anche se a Milano non c’è il mare Noi restiamo squali. Una fotografia splatter di un momento storico buio, che effettivamente ci fa paura e dal quale in qualche modo proviamo a difenderci facendo capo ai più reconditi caposaldi della nostra anima imbruttita.
Raffaella Sbrescia
Il tour
30.03 Padova, Hall
01.04 Firenze, Tuscany Hall (ex-Obihall)
02.04 Milano, Alcatraz
05.04 Nonantola (Mo), Vox
07.04 Senigallia (An), Mamamia
08.04 Torino, Teatro Della Concordia
12.04 Napoli, Casa Della Musica
13.04 Modugno (Ba), Demodè Club
15.04 Roma, Atlantico
Paola Turci_Viva da morire
Paola Turci ci aveva riconquistato nel 2017 con “Il secondo cuore” e la straripante energia di un incontenibile ritorno in scena. Ritroviamo oggi la cantautrice romana con “Viva da morire”, un album che gioca sull’effetto sorpresa, che lascia gli anfratti solitari per abbracciare la collettività. Un progetto arrivato in maniera inaspettata, mai davvero cercata, un provocatorio gioco al depistaggio in cui il tocco di Luca Chiaravalli svolge ancora una volta un ruolo chiave in fase produttiva. “Viva da morire” è per Paola Turci più un album da interprete in verità. Solo due delle dieci canzoni contenute nel disco portano infatti la sua firma. Tra gli autor ritroviamo Giulia Ananìa e Davide Simonetta, Andrea Bonomo, Fabio Ilacqua, Nek.
Diversi sono i fotogrammi con cui Paola Turci sceglie di mostrarsi più libera che mai: adolescenza, infanzia, rinascite, cadute, contraccolpi si susseguono tra uptempo e ballads chiaroscure che si susseguono a piè sospinto e non senza sorprese. A tal proposito, curiosa la scelta di Paola Turci di confrontarsi con il giovane rapper Vito Shade, tra l’altro autore del brano “Le olimpiadi tutti i giorni”. Affascinante il piglio blues, forse più vicino all’animo della cantautrice, del brano “Prima di saltare”. Paola non ha paura di trasformarsi, di mettere in circolo l’emotività più recondita, di mettere a nudo incertezze insieme quelle uniche poche consapevolezze di cui provare a fare tesoro. “Io questa vita voglio morderla finché non mi mangia”, canta Turci nella titletrack “Viva da morire”. Un equilibrio sempre sul filo del rasoio, quasi una vertigine in sospensione tra il brivido di non conoscere il domani e la certezza di viverlo in ogni caso al massimo. “L’ultimo ostacolo”, il brano che Paola Turci ha portato al Festival di Sanremo, viaggia su una tonalità forse troppo alta per Paola ma è proprio questa sfida interpretativa a fornire il là al contrappasso che invece chiude in modo perfetto il disco: la riprova tangibile è, difatti, “Piccola”: un perla che, anche in versione acustica, ci restituisce la più pura intensità narrativa di Paola Turci e tanto basta per farci dire che quando l’artista individua un brano che la illumina e la fa commuovere, ecco che l’incantesimo si rinnova e colpisce dritto al cuore.
Raffaella Sbrescia
Video: L’ultimo ostacolo – acoustic version feat. Beppe Fiorello
Esce venerdì 1 marzo, per Maciste Dischi/distribuito da Artist First, “VIVI PER SEMPRE” il nuovo disco dei Canova.
“VIVI PER SEMPRE” non ha un destinatario unico: è un augurio, un imperativo, una speranza. Le nove canzoni che compongono il nuovo lavoro della band oscillano tra il pop super catchy e un rock più ruvido e spesso. Variegati anche i temi: si va dalle notti insonni, le rincorse, le sigarette, le bevute, alle domeniche noiose, all’infanzia, alla vita da tour, fino al male di vivere.
Intervista
Bentrovati Canova, come state? Da cosa nasce questo nuovo progetto musicale?
“Vivi per sempre” vuole essere il proseguimento naturale del disco precedente. Ci piace l’idea di vedere i nostri dischi sotto la stessa luce, come passaggi naturali di un percorso omogeneo.
Tutto il nostro lavoro si basa sulla verità e sull’autenticità. Anche per la copertina dell’album non abbiamo voluto chiuderci in studio, ci siamo messi a spulciare instagram per ore finché l’immagine di questo cane si è stampata in testa. La sua espressione enigmatica racchiude lo spirito del disco: un po’ stralunato, un po’ innamorato, un po’ smarrito. L’abbiamo scelto andando anche oltre le nostre stesse aspettative. La foto è in analogico, ci ricollegava al nostro amore per il vintage, la fotografa è una ragazza tedesca che l’ha scattata per caso durante un viaggio in Sud Africa. Pensiamo che questo sia il miglior modo per dare verità a quanto facciamo, lontani da un mondo di plastica. In linea generale, queste nuove canzoni rientrano in un percorso unico, ci piace l’idea che possano offrirci la possibilità di fotografare momenti diversi in successione.
Come pensate di trasformare tutta questa energia sul palco?
La “botta” live è una cosa a cui teniamo molto. Le canzoni saranno esattamente queste, non le stravolgeremo, abbiamo registrato il disco in pochi mesi abbiamo molta voglia di suonarli dal vivo. In scaletta ci saranno solo brani nostri, abbiamo un approccio molto naturale alle cose, il nostro intento sarà creare una sinergia estemporanea.
Un po’ come è capitato con le ospitate di tanti colleghi/amici sul palco durante lo scorso tour?
Certo, le collaborazioni nascono sempre da una birra bevuta insieme. Brunori SAS si è esibito con noi all’Alcatraz dopo una serata trascorsa in compagnia. Lo stesso è accaduto con Lo Stato Sociale e Gazzelle.
Avete dichiarato che c’erano molte canzoni pronte, come mai ne avete scelte solo nove?
Partiamo dal presupposto che a noi piace l’idea dell’album come percorso d’ascolto. Non siamo fan dei progetti one shot, non siamo una band da singoloni, abbiamo quindi cercato di dare una coerenza al progetto senza scardinarne la varietà. Le canzoni rimaste nel cassetto troveranno sicuramente il modo di vedere la luce, non ci sono dubbi.
Come mai la title track si differenzia in modo così netto dagli altri brani in tracklist? Il messaggio è disturbante, l’avete definita un inno all’apatia…
“Vivi per sempre” è una canzone pesante, pensata per sentirsi male. La sensazione che lascia addosso è come se mancasse qualcosa. Volevamo comunicare una grande depressione, il mood non è di quelli catchy, l’obiettivo è creare un punto di domanda, un punto di vista esterno.
canova
Cosa ci dite di “Ho capito che non eravamo”?
Questo brano è un no sense, un momento più rilassato, privo di dietrologie. Questa vorrebbe essere una canzone sulla fine di una relazione, il tono è ironico, la finalità è avulsa da un significato particolare. Anche questo è un lato della nostra medaglia: se da un lato c’ è la spensieratezza, dall’altro c’è il totale smarrimento.
Quali sono i vostri gusti, i vostri ascolti, i vostri orizzonti?
Siamo molto legati alla nuova ondata generazionale sia come gusti, sia come percorso. Samo nati tutti allo stesso modo bene o male, abbiamo la stessa età, gli stessi ricordi e stesse influenze musicali. Brunori e Baustelle ci piacciono di più in assoluto. Siamo vicini a Calcutta, Ex Otago, The Giornalisti, Gazzelle, Motta anche se siamo convinti che con la naturale evoluzione della carriera di ciascuno, le strade di divideranno anche in base al gusto e al sound di ciascuno.
Cosa ne pensate del Festival di Sanremo?
Il mondo della competizione è un po’ pericoloso, viene presentato come un gioco ma alla fine non lo è. Quello che conta è portare in gara una canzone in cui si crede fortemente anche se inevitabilmente si tratta di mettere in competizione quello che fai. Si tratta di un discorso delicato ma non escludiamo che un domani potremo partecipare. Musica e competizione per noi viaggiano separati, devi avere le spalle grosse, una carriera e non sovrastrutture esterne. Deve arrivare il momento giusto.
Da dove arriva “Goodbye goodbye”?
Prima di finire il disco ci siamo regalati un viaggio a Londra, tutto arriva dal mondo british. Visto che in realtà abbiamo trovato una città molto globalizzata, siamo rimasti molto delusi da questo viaggio. L’unica parentesi da estasi è stata la visita agli Abbey Road Studios. Temiamo che Milano possa diventare come Londra tra 20 o 30 anni, abbiamo paura di perdere di noi stessi, la nostra forma canzone. Ci si sente sviliti, privati della propria identità e non vorremmo mai che questo accadesse.
Se doveste ripensare all’esibizione del Primo Maggio a Roma e alla chiusura del tour all’Alcatraz, che tipo di ricordi vi verrebbero in mente?
In genere non ci guardiamo molto indietro, si tratta di scorie positive. Con questo disco abbiamo capito quali sono i nostri punti di forza e cosa ci piace fare. Il live è il nostro momento massimo di espressione, siamo una band da sala prove, andiamo in sala spesso e volentieri, siamo maniacali, ci piace incontrare live chi ascolta la nostra musica, non siamo grandi comunicatori social.
Raffaella Sbrescia
Tracklist del disco:
La giovane band milanese che nel 2017 ha vinto il premio KEEPON LIVE come miglior nuova realtà dal vivo e il premio M.E.I. come miglior esordio italiano, partirà ufficialmente il 20 marzo 2019 dall’Alcatraz di Milano, lo stesso luogo dove si chiuse, il 31 gennaio 2018, con uno speciale concerto sold out, il lungo tour di “ Avete ragione tutti” che seguì l’uscita del disco d’esordio che contiene i singoli “Vita Sociale” (disco d’oro) e “Santamaria”.
I biglietti per tutte le date sono disponibili in prevendita su www.ticketone.it e nei punti vendita autorizzati. Il tour è organizzato da Magellano Concerti (www.magellanoconcerti.it). Di seguito le date confermate:
13 marzo 2019 – PERUGIA/Afterlife (Data Zero)
20 marzo 2019 – MILANO/Alcatraz
22 marzo 2019 – VENARIA REALE (TO)/Teatro Della Concordia
26 marzo 2019- PADOVA/Gran Teatro Geox
28 marzo 2019 – ROMA/Atlantico
29 marzo 2019- NAPOLI/Casa Della Musica
30 marzo 2019 – MODUGNO (BA)/Demodé
03 aprile 2019 – FIRENZE/Obihall Teatro Di Firenze
05 aprile 2019 – BOLOGNA/Estragon
Daniele Silvestri
“Argento vivo” è il brano con cui Daniele Silvestri, cantautore di punta dello scenario musicale italiano ha partecipato al 69 esimo Festival di Sanremo vincendo il premio della critica Mia Martini, il premio della sala stampa Lucio Dalla e il premio per il miglior testo Sergio Bardotti. La sua canzone, cantata con il bravo rapper Rancore e scritta anche insieme a Manuel Agnelli che, nella versione radio edit del brano, squarcia il petto in due, tratta un argomento scomodo, spesso insondabile, quale è quello dell’adolescenza.
“Argento vivo” fa da preludio all’atteso nuovo album dell’artista che, negli anni, ha dimostrato una profonda sensibilità, un affamato spirito di ricerca e una particolare attenzione alla costruzione del testo.
Abbiamo incontrato Daniele Silvestri durante la settimana festivaliera e, ancora una volta, è stata l’occasione per toccare diversi argomenti che ci hanno lasciato numerosi spunti di riflessione.
«Ho letto commenti di ogni genere per Argento vivo, racconta Daniele. Me l’aspettavo ed è giusto. Il brano non vuole avere un lieto fine, si tratta di un tentativo di entrare nella parte più nera di un sedicenne. “Argento vivo” è la fiamma che qualunque adolescente deve avere dentro di sé. Quando pensi che la fiamma possa spegnersi, sei di fronte a un fatto inaccettabile. Volevo che tutti potessero concentrarsi ad ascoltare parole scomode. La batteria è il motore pulsante, il grimaldello che caccia ogni singola parola dentro le orecchie di chi ascolta. Il raggio di sole è affidato a poche note distese in brevi passaggio del brano.
Sul palco ho passato il testimone a Rancore, un artista che ha un’energia che io non ho mai avuto in questa forma. Non sono stanco, soprattutto non lo sono in questo nuovo disco. Ho seguito un intento narrativo, mi sono lasciato guidare da un’ambientazione precisa, ho voglia di immergermi nella realtà e guardare le cose da vicino. In “Acrobati” ero più poetico, volavo più in alto, ero più poeta che politico, ora sono tornato con i piedi per terra e con la voglia di sporcarmi le mani toccando le cose da vicino.
Sono padre di 3 figli adolescenti, ho visto succedere qualcosa, questo è lo schiaffo che voglio dare nel mostrare certe cose. La scuola ha cercato di adeguarsi al mondo che cade con pochi fondi e pochi strumenti. Le istituzioni dovrebbero considerare la scuola in un altro modo, io sono un nostalgico, sono abituato a vedere lo Stato che educa e cresce i suoi figli, sarei un cieco a non vedere come invece vivono i nostri ragazzi. C’è qualcosa di innaturale nello stare fermo e seduto per ore di seguito. Qui vi invito a porvi delle domande, parlo agli adulti della mia generazione che hanno a che fare con i ragazzi, l’obiettivo ultimo è avere qualcosa da offrire e che sblocchi questo meccanismo. Una delle prime cose che dobbiamo imparare a fare da genitori è ascoltare.
Ho scelto di portare il brano in gara con l’idea di dargli vita anche oltre, nella maggior parte dei casi in cui l’ho fatto ho sempre trovato modi diversi per portare avanti la canzone. Lo stesso è accaduto anche alla canzone A bocca chiusa».
Accompagnato da una band di eccezionali musicisti,Daniele calcherà i grandi palchi dei palasport per la prima volta nella storia dei suoi live-tour dopo il memorabile successo in trio con Max Gazzè e Niccolò Fabi nel progetto “Il Padrone della Festa” e dopo lo spettacolare concerto-evento tenuto lo scorso anno con Manuel Agnelli, Samuele Bersani, Carmen Consoli, Max Gazzè, Niccolò Fabi e Diodato, tutti suoi ospiti nelle oltre 3 ore di musica live “Le cose in comune”, che aveva entusiasmato il Forum di Milano.
Le date già in calendario sono: 19 ottobre 2019 Foligno(Pala Paternesi), 25 ottobre 2019 Roma (Palazzo dello Sport), 08 novembre 2019 Padova (Kioene Arena), 09 novembre 2019 Rimini (RDS Stadium), 15 novembre 2019 Bari (Palaflorio), 16 novembre 2019 Napoli(Palapartenope), 22 novembre 2019 Milano(Mediolanum Forum), 23 novembre 2019 Torino (Pala Alpitour).
edda – fru fru
“Fru fru”: sinonimo di leggerezza e volatilità. Questo il titolo del quinto album da solista di Edda, al secolo Stefano Rampoldi, che prosegue il processo di allontamento dal rock. Luca Bossi è il produttore artistico e arrangiatore delle canzoni che compongono questa nuova opera di Edda, pubblicata per la label Woodworm, naturale maturazione artistica giunta a seguito della pubblicazione di “Graziosa utopia” nel 2017.
Il discorso di fondo su cui si basano le canzoni di “Fru fru” è uno stream of consciusness inafferabile, una sorta di vomito-confessione senza schemi, senza paranoie, senza freni. Un monologo in 9 tracce i cui suoni, al solito curati e tiratissimi, lasciano via libera a un fiume in piena. Il manifesto dell’adulto cinico, un luogo i cui i pensieri si inseguono in modo quasi confuso riuscendo a incastrarsi in caselle ben definite. La leva motrice è l’istinto, la pancia.
A testimonianza di ciò che state leggendo, provate ad ascoltare “E se”: una canzone in cui vi sembrerà di sentirvi disturbati e poi beffati da un “qui lo dico e qui lo nego”. Spicca nella tracklist anche “Italia Gay”, una canzone che ironizza sulla ricerca della felicità, un modo per dire qualcosa di vero dando l’impressione di farlo scherzando. La cifra stilistica dell’Edda di oggi è a tratti indecifrabile, a tratti sorniona, sicuramente intrisa di una spiritualità perseguita a titolo personale e che fa capolino quando me ce lo si aspetterebbe. Un po’ come accade in “Ovidio e Orazio”.
Niente paura però, il leit motiv del cantante (guai a chiamarlo cantautore) è “chant and be happy”, un motto del movimento kare krishna degli anni Settanta che potremmo considerare anche come obiettivo di un disco melodioso, facile da ascoltare, meno da metabolizzare, perché in fondo il contenuto provocatorio è quello che ci dà più fastidio anche se alla fine ci piace di più.
Raffaella Sbrescia
Questa la TRACKLIST del disco:
01. E se
02. The Soldati
03. Italia Gay
04. Edda
05. Vela Bianca
06. Vanità
07.Samsara
08. Abat – Jour
09. Ovidio e Orazio
A marzo 2019 Edda partirà con un nuovo tour. Il tour è organizzato da Locusta Booking (www.locusta.net), di seguito le prime date confermate:
09 MARZO – RAVENNA – BRONSON
21 MARZO – BOLOGNA – LOCOMOTIV
22 MARZO – PISA – LUMIERE
28 MARZO – MILANO – SANTERIA SOCIAL CLUB
29 MARZO – MODENA – VIBRA
04 APRILE – TORINO – HIROSHIMA
06 APRILE – FIRENZE – FLOG w/LRDL
12 APRILE – TERLIZZI (BA) – MAT LABORATORIO URBANO
13 APRILE – BARONISSI (SA) – DSSZ – DISSONANZE
27 APRILE – ROMA – MONK – CIRCOLO ARCI
17 MAGGIO – BRESCIA – MUSICA DA BERE LATTERIA MOLLOY
Dimartino – Afrodite
Il 15 febbraio parte da Palermo il “Afrodite Tour 2019”, organizzato e prodotto da Baobab Music, che vedrà Dimartino live nei principali club italiani. Si parte il 15 febbraio da I Candelai di Palermo e si prosegue il 16 dal Ma di Catania, il 21 alla Santeria Social Club di Milano, il 22 a Cavriago (RE) al Circolo Kessel, il 28 all’Hiroshima Mon Amour di Torino. Il 9 marzo sarà la volta di Coversano (BA) alla Casa delle arti, il 14 all’Auditorium Unical di Cosenza, il 15 marzo al Monk di Roma e infine il 16 al Locomotiv Club di Bologna.
I biglietti sono disponibili per la vendita su www.ticketone.it e in tutti i punti vendita autorizzati. Info tour e biglietti www.baobabmusic.it
Questo il calendario completo di “Afrodite Tour 2019”:
15/02/19 PALERMO – I CANDELAI
16/02/19 CATANIA – MA
21/02/19 MILANO – SANTERIA SOCIAL CLUB
22/02/19 CAVRIAGO (RE) – CIRCOLO KESSEL
28/02/19 TORINO – HIROSHIMA MON AMOUR
09/03/19 COVERSANO (BA) – CASA DELLE ARTI
14/03/19 COSENZA – AUDITORIUM UNICAL
15/03/19 ROMA – MONK
16/03/19 BOLOGNA – LOCOMOTIV CLUB
Per ulteriori info:
www.42records.it - www.picicca.it
VINILE: http://www.42records.it/?p=5512
CD: http://www.42records.it/?p=5074
Raffaella Sbrescia