Classifica FIMI: i Two Fingerz al comando

twoLa cassa dritta di “Two Fingerz V”, l’album dei Two Fingerz, debutta alla prima posizione della classifica FIMI/GfK Album Music Charts degli album più venduti della settimana in Italia scalzando “High Hopes” di Bruce Springsteen che retrocede, così, in seconda posizione. Ancora sul podio “Mondovisione” di Luciano Ligabue, il disco da cui è stato appena estratto il terzo singolo “Per sempre”, seguito, al quarto posto, da “Song Book vol.1” di Mika.  Debutta, in quinta posizione, “Vol.3 – Il cammino di Santiago in taxi”, il nuovo album di inediti di Brunori Sas mentre al sesto posto ritroviamo Giorgia con “Senza paura”. Risale in settima posizione Laura Pausini con “20 The Greatest Hits”, seguita da Elisa con “L’anima vola” e da “Midnight memories” degli One Direction. Chiude la top ten Greta Manuzi con l’album intitolato “Ad ogni costo”.

Greta Manuzi: ” Dedicherò alla musica il 100% delle mie energie”

Cover (2)Greta Manuzi, classe 1990, originaria di Longiano (Forlì-Cesena), è stata una delle voci più amate della scorsa edizione di “Amici” ma la musica ha da sempre fatto parte della sua vita. Dopo l’ep “Solo Rumore”, uscito il 21 maggio 2013, l’artista ha inciso “Ad ogni costo”, un album di inediti, su etichetta Carosello Records, in cui ogni brano racconta un pezzetto della sua vita. Giovane e appassionata, Greta è davvero molto determinata a percorrere la strada del canto e anche, in quest’intervista, l’artista ha lasciato trasparire tutta la sua grinta e la voglia di apprendere il più possibile.

“Ad ogni costo” è il titolo del tuo primo album di inediti, giunto dopo l’Ep “Solo Rumore”. Come nasce questo progetto, quali sono i temi cardine e a cosa s’ispira il titolo? C’è qualcosa che rimanda all’omonimo titolo della canzone di Vasco Rossi?

Il disco ha questo titolo soprattutto per il fatto che fin da piccina volevo “ad ogni costo” far la cantante ed intraprendere questa strada, è anche vero, però, che la canzone, “Ad ogni costo”, cover di “Creep” dei Radiohead, fatta da Vasco Rossi, mi ha aiutato tantissimo durante il mio percorso ad Amici e, più in generale, durante l’evoluzione della mia vita artistica. Per quanto riguarda il tema principale del disco, invece, ho scelto l’amore, seguendo l’idea di parlarne analizzandolo attraverso varie sfaccettature, sicuramente diverse da quelle che conosciamo di solito. Si tratta, inoltre, di un disco parzialmente autobiografico, la prima fase di preparazione mi ha visto, infatti, al centro di una lunga chiacchierata con gli autori, ai quali ho raccontato davvero molto di me, cosa pensavo dell’amore e come sto vivendo la mia gioventù. Tutti i professionisti con cui ho collaborato sono stati veramente molto bravi non solo a rendere questi sentimenti per iscritto, ma anche a fare in modo che potessimo scrivere insieme, facendo un lavoro da zero. Ho avuto anche la fortuna di lavorare con autori di un certo livello come Roberto Casini, storico autore ed ex batterista di Vasco, Luca Chiaravalli, Andrea Bonomo, Gianluigi Fazio per cui questo lavoro mi ha consentito di apprendere davvero molte cose e, tutt’ oggi, sto cercando di assorbire il più possibile.

Come hai vissuto l’anno post “Amici di Maria De Filippi” e quali emozioni hanno scandito quest’ultimo periodo?

Appena ho finito “Amici” mi sono lanciata subito nella promozione del disco “Solo Rumore”, ho girato tutta l’Italia e ho avuto il piacere di fare concerti in tante piazze, poi ci sono stati 3 mesi di fermo, durante i quali mi sono riposata ma ho anche iniziato il lavoro in studio. Avere a che fare con autori e produttori di un certo livello mi ha fatto sentire come se stessi ancora nella scuola di “Amici”; certo erano situazioni diverse ma ho imparato tante cose nuove. Ovviamente sono stata lontana da casa per molto tempo ma questo è quello che voglio fare nella mia vita e voglio farlo utilizzando il 100% delle mie energie, del mio cuore e di tutto l’amore che ho dentro.

In “Ti salverò da me” e in “Le nostre mani” le carezze sono in un caso “armi silenziose”, in un altro “un’arma in grado di distruggere. Come mai questa connotazione negativa?

Come dicevo, il disco è parzialmente autobiografico per cui ho raccontato un pò le esperienze che mi sono capitate come, ad esempio, quella volta in cui ho dovuto allontanare una persona da me perché non ero io la persona giusta per lei. “Le nostre mani” parla, invece, di due persone che fanno fatica ad accettare la fine di una storia d’amore.

greta 2Quanto ti rappresentano questi 10 brani?

Il mio disco deve per forza rappresentarmi in tutto e per tutto perché sennò non riuscirei neanche a cantarlo. Quando canto le cose devo averle vissute veramente altrimenti faccio fatica a trasmetterle alle persone.

Nel brano “amiamoci a metà” canti “meglio bere pioggia che la sete”…si tratta di uno dei tuoi mantra quotidiani?

Beh, direi proprio di sì. Questa canzone ha un tema particolare e ci sono molto affezionata perché si sofferma sulla scarsa importanza data al sentimento dell’amore e la protagonista del brano dichiara di essersi stancata di stare male e decide di dare ironicamente in affitto metà del proprio cuore.

E, ancora, “i giorni a rotoli sono miracoli”?

Tutto quello che ci capita nella vita ha sempre un perché. Tutte le esperienze che viviamo, dalla più negativa alla più positiva, servono sempre a qualcosa. Si tratta di piccoli miracoli che ci aiutano ad affrontare la vita giorno per giorno, per migliorarci e per renderci più forti.

Sei in giro con il tour di promozione del disco, c’è in programma un tour di concerti? Hai già delle idee su come sarà il tuo live?

Certo! Posso sicuramente dire che, partendo dal presupposto che io sono un po’ pazza di mio, si tratterà di un live molto particolare. Avrò anche la fortuna di avere al mio fianco i miei pazzeschi musicisti di sempre, che non ho abbandonato, per cui sarà spettacolare!

Raffaella Sbrescia

Video: “Due come tutti”

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Brunori Sas: “Vol.3 – Il Cammino di Santiago in taxi”

BRUNORI_SAS_VOL_3_DEF.indd“Mi spiace mio caro intelletto, vattene a letto e dormici su che forse il tuo mondo perfetto non è perfetto come dici tu. Scusa mio caro cervello, sei come un fratello adesso anche tu levami questo fardello che voglio provare a volare lassù”. Con la battaglia aperta fra cuore e intelletto di “Arrivederci tristezza” si apre “Vol.3 – Il cammino di Santiago in taxi”, il nuovo album di Dario Brunori, in arte Brunori Sas.

brunori tourBasterebbero, forse, soltanto queste parole per carpire subito l’idea di un lavoro intimista, un ben riuscito “selfie”, comprensivo di sfoghi e momenti di delirio, nostalgia ed euforia, malinconia e psicoanalisi. Questi e molti altri elementi saltano all’orecchio in questo disco che, sebbene abbia vissuto la propria genesi in un convento di frati Cappuccini a Belmonte Marittimo in provincia di Cosenza, profuma di luoghi e di suoni, anche grazie al contributo del sound designer Taketo Gohara. Nel bel mezzo di un saliscendi emotivo, tra le note latine di  “Mambo reazionario”, la malinconia della ballad esistenzialista “Kurt Cobain” e la corsa ad ostacoli de “Le quattro volte” emerge uno schizofrenico ritratto della vita. Esilarante è il testo citazionista de “Il Santo morto”: “la nonna non cucina più il ragù, vuole ballare e cerca il marito alla tv”. Magnetico è, invece, il lungo assolo al sax che introduce l’inaspettata jam session ne “Il manto corto”, proprio un attimo prima che 2000 terroni ai binari “sputino il destino dentro il caffè” nell’evocativa immagine di “Maddalena e Madonna”. “E’ più facile restare a galla dicendo qualche fesseria”, canta Brunori, in “Nessuno”: l’immancabile appuntamento con la malinconia. Decisamente intense sono le immagini di “Pornoromantico”: un dramma d’amore vissuto partendo da un istinto puramente sessuale. Persino la  fantasia sceglie la fuga di fronte all’avidità narrata in “Vigilia di Natale”. Alla fine, come sempre, ci si ritrova a fare i conti con sé stessi e il valzer di “Sol come sono sol” ci riporterà altrove per sfuggire alla guerra dei valori.

Raffaella Sbrescia

Video: “Kurt Cobain”

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Tintinette Swing Orchestra: la recensione di “Resistenza è amore…Amore è resistenza”

Tintinette Swing Orchestra ph.press (2)

Tintinette Swing Orchestra

Italia anni ’40: proibizionismo, censura, nebbia bassa e teste annebbiate, divise che accecano, divise che spaventano, divise che uccidono gli uomini ma non l’anima… Questa è l’Italia che i Tintinette Swing Orchestra riprendono e stravolgono, con lucida teatralità, in “Resistenza è amore…Amore è resistenza”, il disco prodotto dalla label FreakHouse records.

TINTINETTE_artcover (2)Miss Annette (voce, kazoo), Mister Djero (contrabbasso, voce) e Mister Jhonny (ukulele, box, voce), al secolo Annamaria Tammaro, Gero Pitanza e Giovanni Costagliola, spaziano, dunque, all’interno di un repertorio a metà strada tra un disimpegnato moralismo resistente ed un trascinante sperimentalismo vocale e sonoro. Il disco si apre con l’ironia di “Piccolissima serenata” e l’attualissima “Mille lire al mese”, valuta permettendo. Arrangiamenti stringati e minimal lasciano che la vocalità di Annamaria Tammaro diA libero sfogo a vibrati e “miagolìì” d’altri tempi, senza tralasciare sensuali richiami alle star d’oltreoceano. “Quel motivetto che ti piace tanto” di Michele Galdieri e Dan Caslar,  ”Summertime”, la provocatoria “Maramao” e la sensualissima “Why don’t you do right” lasciano le vesti castigate dell’ ancien régime ritrovando una nuova linfa, ricca di sfiziose assonanze musicali. I tre Tintinette, che orchestra non sono, fanno proprie le velleità più sottili di brani ormai archiviati da “Bacio piccolissimo” a “It don’t mean a thing” di Duke Ellingon e Irving Mills alla “La gelosia non è più di moda” fino al sexy brio di “Baciami piccina”, al cinismo di “Ultimissime” e al fascino senza tempo di “I put a spell on you” di Screamin’ Jay Hawkins. Chiude il godibilissimo disco la ghost track che non ti aspetti: “Sweet Dreams” degli Eurythmics, per sorridere sognando.

Raffaella Sbrescia

Mirko Signorile: Il mio suono è l’espressione della mia anima”

Mirko Signorile

Mirko Signorile

Mirko Signorile è un pianista pugliese, classe ‘74.  Tra i più interessanti della scena jazzistica italiana, l’artista ha quattro album all’attivo e uno in lavorazione. Nel corso della sua carriera Mirko ha arricchito di molteplici sfumature il suono attraverso un’appassionata ricerca musicale e numerosissime collaborazioni illustri. La sua attività abbraccia anche altre arti come il cinema, il teatro e la danza contemporanea e nel  suo ultimo album, Magnolia”, egli compie  un viaggio sonoro che trova ispirazione nello sguardo sognante di una bambina.

Mirko, il tuo percorso artistico nasce da una formazione classica che si è poi evoluta e arricchita nel tempo. Quali sono state le fasi ed i passaggi che hanno scandito la ricerca del tuo suono?

Mi sono diplomato in pianoforte classico presso il Conservatorio Niccolò Piccinni di Bari ma già dall’età di 16 anni suonavo in un gruppo jazz- fusion. Il mio suono quindi è sempre stato un mix tra ricerca consapevole e istinto. Nel jazz, per esempio, non puoi prevedere la tua espressività,  devi un po’ lanciarti nel buio, pronto a trovare strade nuove man mano che si presentano. Il mio suono si è evoluto e continua a evolversi esattamente nella misura in cui si allarga la mia idea di musica. Soprattutto è diventato sempre più espressione di una particolare vibrazione: quella della mia anima.

Nell’arco della tua carriera ti sei interfacciato con artisti internazionali, anche molto diversi tra loro. Cosa ti hanno lasciato queste collaborazioni? Con quali di questi artisti vorresti ancora suonare e quali sono, invece, le collaborazioni che vorresti realizzare in futuro?

Ho avuto la fortuna di suonare con artisti “unici” che mi hanno insegnato tantissimo. Penso all’energia e alla capacità di tenere alta la dinamica di un assolo di Dave Liebman, alla bellezza del suono e all’umanità di Paolo Fresu, all’approccio scientifico di Gaetano Partipilo oppure al senso dello swing di Fabrizio Bosso. Ognuno di loro mi ha insegnato questo e molto altro e spesso l’hanno fatto con una parola o con uno sguardo, un sorriso. Con alcuni di loro ho ancora il privilegio di condividere il palco. Intanto sono nate nuove collaborazioni come quelle con Marco Messina dei 99posse e i Vertere String Quartet con i quali stiamo lavorando ad un cd che uscirà quest’anno. Ma è nata anche una bellissima collaborazione con Raffaele Casarano. Mi piacerebbe risuonare con Renèè Aubry e fare un giro di concerti con Abdullah Ibrahim.

Potresti definire con un solo aggettivo ciascuno dei tuoi album?

“In full life” – free

“The Magic circle” – evoluzione

“Clessidra” – romantico

“Magnolia” – energico

magnoliaParlaci di “Magnolia”, il tuo ultimo lavoro discografico. Suoni, titoli dei brani e sfumature rimandano la mente ad un’idea di nuovo e di diverso. A quali suggestioni ti sei ispirato e cosa intendono comunicare queste melodie?

“Magnolia” è il nome di una bambina che, nel mio immaginario, attraversa i brani di questo cd e non è un caso che esso porti il nome di un fiore. Sul palco porto sempre con me una bambola che simboleggia proprio quella capacità di stupirsi che è tipica dei bambini e dell’essere innocenti rispetto alla vita. I brani hanno caratteri diversi: sognanti, fiabesci, duri ma sempre melodici. Amo il lirismo, lo trovo un mezzo attraverso il quale esprimere la mia gioia e la mia voglia di vivere.

Sogno, desiderio, incanto, frammentazione dei confini spazio-temporali. Quali tra queste sono le parole chiave che contraddistinguono maggiormente il tuo lavoro?

Tutte queste parole contraddistinguono la mia musica e quindi mi risulta impossibile sceglierne una. Essa parte dal sogno, dall’elemento favolistico e fiabesco; si realizza attraverso il desiderio e l’urgenza espressiva creando un mondo musicale del quale io per primo sono spettatore incantato. La frammentazione dei confini spazio-temporali sta nel fatto che la mia musica non è identificabile con un genere ben preciso. E’jazz ma va oltre il jazz.

Mirko-Signorile-quartet-presenta-MAGNOLIA-300x273Come nasce il Mirko Signorile Quartet?

Nasce dall’incontro di musicisti che si conosco da anni, si stimano tantissimo ma soprattutto si vogliono bene. Con me ci sono Giorgio Vendola al contrabbasso, Cesare Pastanella alle percussioni e Fabio Accardi alla batteria.

Che tipo di concerto proporrete al Teatro Zurzolo Live di Napoli il 15 ed il 16 febbraio?

Proporremo un concerto suonando brani tratti da Magnolia ma anche brani tratti da Clessidra  (Universal 2009). E’la fotografia del Mirko compositore e del Mirko improvvisatore.

 Raffaella Sbrescia

Video: “Come burattini”

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Greta, Dente e Scanu le new entries della classifica Fimi

gretaBruce Springsteen si conferma al comando della classifica degli album più venduti in Italia della Federazione Industria Musicale Italiana con “High Hopes” mentre Valerio Scanu debutta al secondo posto con l’album intitolato “Lasciami entrare”. Risale in terza posizione Mika con “Song Book Vol.1”mentre scivola via dal podio “Mondovisione” di Luciano Ligabue. Il secondo debutto della settimana è quello di Greta, in quinta posizione con “Ad ogni costo”, seguita da Dente, anche lui new entry della top ten, con il disco intitolato “Almanacco del giorno prima”. Passa, invece, dalla seconda alla settima posizione Alessandro Casillo con “#Ale”, alle sue spalle, all’ottavo posto, c’è “Senza paura” di Giorgia seguita da Laura Pausini, in nona posizione con “20 The Greatest Hits”. Chiude la top ten Elisa”con “L’Anima vola”.

Elefanti in fuga, l’album dei Laika Vendetta

laika 2 cover“Elefanti in fuga” è il titolo del nuovo progetto discografico dei Laika Vendetta. Le dieci tracce della band Teramana racchiudono l’essenza di una generazione che, seppur travolta dalle mareggiate del mare in burrasca, riesce comunque a trovare un appiglio per gridare con tutto il fiato rimasto in gola. Registrato da Manuele Fusaroli e realizzato anche grazie ai supporters della band, attraverso la campagna di crowd-funding“Musicraiser”, il disco dei Laika Vendetta è sangue, è vita, è un “sorriso tenuto da parte per le occasioni speciali”. Emidio De Berardinis (voce), Marcos Cortelazzo e Marvin Angeloni (chitarre), Luca Di Filippo (basso) e Alessandro Di Salvatore (batteria) intagliano la corazza dell’ipocrisia generalizzata con profonde incisioni, a colpi di rock e hardcore. Un ritmo serrato, imponente, urlato, sputato in faccia ai “so tutto io” non lascia scampo a chi ha ancora la voglia e il “coraggio” di far spallucce di fronte all’imminente oblìo.

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Laika Vendetta

Il disco si apre con “L’Ineluttabile”  mentre le notti ci divorano i sorrisi, “ogni giorno è un’altalena sul precipizio”, cantano i Laika Vendetta, mentre ci muoviamo come “migranti in cerca di futuri stabili” in “Milano Roma”. “Le bianche vesti corrotte” de “La sposa di Fango” ed il nichilismo generazionale di “Inverno Estate” ci frega, ci fotte mentre, giovani e confusi, trascorriamo notti in strada fino all’arrivo della dannata alba. “Lascivi in cerca di una nuova pelle senz’abito, attaccati al gelo nelle ossa, siamo la sostanza dei peccati”, sentenziano i Laika Vendetta, in “Labile” ma il violino del maestro Sokol Prekalori nella title track “Elefanti in fuga” regala nuova linfa alla corsa della vita. Nostalgia selvaggia e sentimenti primordiali scuriscono le atmosfere di “Samsara” mentre un “sé indulgente, alla ricerca del piacere” sfuma la sezione ritmica serrata di “Samba generazionale”.  “La sensibilità è un danno a due lame e nel paese non ha mercato”, cantano lucidamente i Laika Vendetta in “Costruire sulle rotaie” e a noi, “maestri del vivere con l’acqua alla gola”, non rimane che affidarci a “Kali allo specchio”, “l’alibi ideato per dare un nome alla paura “.

 Raffaella Sbrescia

Eugenio Finardi smuove le menti con Fibrillante

finardi coverA sedici anni di distanza dall’ultimo disco di inediti, Eugenio Finardi torna con “Fibrillante”: dieci canzoni che si servono di un antico spirito di lotta per smuovere le coscienze e raccontare il dramma di una società priva di idee, anima e prospettive. A produrre l’album è Max Casacci, fondatore dei Subsonica, noto come uno dei pochi che, in campo musicale, si sono sempre mostrati pronti alla riflessione e all’analisi di problematiche di svariata entità. Tanti sono, inoltre, gli ospiti che hanno voluto dare il proprio contributo a questo bel progetto discografico. Si tratta di: Manuel Agnelli degli Afterhours, i Perturbazione, l’ex PFM Vittorio Cosma e Patrizio Fariselli degli Area. Il rock d’autore di Finardi trova, dunque, nuova linfa in un sound attuale e complesso ma che, tuttavia, lascia ampia libertà ad un cantato arrabbiato e furente. Colpisce all’orecchio il funzionale cambio d’intonazione di Eugenio che, in ogni singola frase, scandisce, con emozione, ma soprattutto con piena convinzione, parole e condanne.

finardi 2Il disco si apre con “Aspettando”: “Ore e ore e ore/senza niente da pensare/senza sentire niente/senza avere niente da fare altro che/aspettare”… Ad aspettare cosa? Un ruolo nella società? Una sicurezza nel futuro? Un po’ di rispetto, pace e tranquillità? Tutti miraggi!  Lo sa bene Finardi che smista rabbia e delusione lasciando confluire i frutti delle sue riflessioni in “Come Savonarola”: lo sputtanamento della vittoria dei culi stanchi. “Lei s’illumina” è una dolce e sentimentale parentesi, utile per distendere un attimo le fibre dei ventricoli del cuore prima di “Cadere sognare”: una spietata invettiva contro gli ideologi cresciuti alla Bocconi, gli economisti e i professori che spacciano prediche e valori. È un nuovo Medioevo quello cantato da Finardi in “Fibrillante” in cui nemmeno la paternità è più un diritto dell’uomo, così come accade ne “La storia di Franco”: “lei pensa che io sia in Africa a combattere la povertà, infatti la combatto ma la mia Africa è qua”, canta Finardi, raccontando la vergogna di un padre solo e povero che preferisce scivolare via, liquefatto dal proprio fallimento. Di tutt’altro registro è, invece, la title track “Fibrillante” in cui il futuro rimane, tuttavia, qualcosa che ci attira e che non fa paura. A seguire un brano molto toccante, che entra nell’intimità della sfera femminile, “Le donne piangono in macchina” è un brano che rivela, infatti, il comune senso di paura e solitudine, spesso celato da tantissime donne. Tra le mareggiate e le litigate di “Fortefragile” emerge l’inettitudine del protagonista di “Moderato” e la carica di un implacabile monito: Muoviti! Sbattiti! Sbrigati! Lavora!!! La conclusione del disco è affidata a “Me ne vado”, il testo rimanda la mente ad un avvilente e laconico sventolìo di bandiera bianca ma, che sia una resa o uno schifato addio, colpisce pensare che si sia arrivati al punto di dire “me ne vado e non torno più”.

  Raffaella Sbrescia

Konrad, la recensione di “Carenza di logica”

konrad 1Alessandro Konrad Iarussi è un cantautore barese, classe 1975. Figlio d’arte, con un percorso artistico molto intenso alle sue spalle, l’artista ha preso in mano la penna lasciando confluire i frutti della propria creatività nel suo primo disco da solista, intitolato “Carenza di logica”, un concept album, prodotto dall’etichetta discografica Music Force che, attraverso 13 tracce musicalmente eterogenee, intende offrire spunti di riflessione su due temi centrali: il mare e l’amore.

konrad 2Si va dai richiami delle sirene di “Dal mare” alle “Coincidenze” di due sognatori insoddisfatti, i quali finiscono per imbattersi, ancora una volta, nei vocalizzi alienanti ed ossessivi di “La donna del mare”. Gocce di sangue e veleno lasciano che piccoli innesti folk mettano radici nei solchi di un terreno emotivo duro ed impenetrabile. I “piedi nudi e le ossa rotte” di “Zaiana” introducono la vita in catene de “L’eretico statico”. “Ricominciare è una sfida”, canta Konrad, e la creativa parentesi jazzata del brano ed il pastiche strumentale de “Il bene e il male” regalano un’insolita sensazione di nuovo, di fresco, di leggero, di curioso. “Lost and happy” è l’unica traccia in inglese del disco, una ballad coinvolgente ed intimista che ci introduce al buio e alla perdizione di “Dalla polvere”. Suoni dagli abissi e contaminazioni elettroniche lasciano, tuttavia, spazio al più tradizionale pianoforte, protagonista in “Vivere a metà” e “Il sonno e il mare”. Visioni e suggestioni oniriche si lasciano cullare dal dolce carillon della title track “Carenza di logica”. Ancora spruzzate di ricerca strumentale in “La stella pomeridiana” per un’inedita miscela, a cavallo tra electro e new wave, fino agli irrinunciabili archi di “Timido fiore”, che chiude il disco risaltando il valore  del rispetto verso l’altro.

Raffaella Sbrescia

Video: “Coincidenze”

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“Almanacco del giorno prima”, Dente è vintage

denteRegistrata tra la polvere e il silenzio di una ex scuola elementare di Busseto (Parma),  “Almanacco del giorno prima” è la quinta prova discografica di Dente. In questo nuovo lavoro, il cantautore di Fidenza, al secolo Giuseppe Peveri, classe 1976, si è ispirato alla tradizione dell’almanacco, una sorta di calendario lunare, che veniva di solito utilizzato per fornire previsioni del tempo, indicazioni per i contadini e i marinai, seguendo l’idea di ricercare nel passato le previsioni del futuro. Il disco nasce, in realtà, da un percorso che si snoda nel tempo: ci sono canzoni scritte recentemente ma anche vecchi colpi di fulmine. Epoche mai vissute, ritmi retrò, nostalgica malinconia tratteggiano un piccolo grande rifugio per la mente che sa di niente sapere. Dente intaglia e cesella testi introspettivi, lasciandosi ammaliare, con ironico distacco, dal suo gusto per il passato che ispira e determina questo nostro futuro.

Dente

Dente

“Il coraggio finisce qui sulle pagine di un quaderno pieno di bugie”, canta Dente in “Chiuso dall’interno”, un brano che si chiude con l’istantanea di un addio.  “Chi non muore si ripete”, sentenzia l’artista in “Invece tu”, una traccia dal sapore esotico e dal cuore debole mentre “Miracoli” gioca su una serie di contrapposizioni che spiazzano e sorprendono: “Chi vuole sognare, sogna ma c’è chi gli occhi non li chiude più”. “Fatti viva” è, senza dubbio, il brano che, più di tutti, esplicita la propria struttura amarcord: “Com’è sporca la vita negli angoli”, canta Dente, mentre i giorni di “Al Manakh” passano lasciando la palla alle stagioni e i sogni vengono venduti in “Un fiore sulla luna”. “Una cosa si muove ma tutto il resto è immobile” nel volo mancato di “Coniugati passeggiare” ma è in “Gita fuori luogo” che la fatica di vivere emerge in tutto il suo peso. “Casa mia” è la descrizione di un’anima che si fa spesso del male, la cui piccolissima porta, rimane, tuttavia, sempre aperta. Sentimenti che fanno a pugni, che bisticciano, che stonano sono quelli di “Meglio degli dei”, accompagnati da “I miei pensieri e viceversa”: un dicotomico ed ironico distinguo tra personalità diametralmente opposte. Il malinconico finale di “Remedios Maria” è, per concludere, la fotografia hippie di un sogno tutto al femminile.

 Raffaella Sbrescia

Le date dei prossimi concerti del tour di Dente:
24/03 Teatro Puccini (Firenze)
25/03 Teatro Duse (Bologna)
28/03 Teatro Nuovo (Verona)
29/03 La Fenice (Senigallia, AN)
30/03 Teatro Novelli (Rimini)
31/03 Teatro Morlacchi (Perugia)
07/04 Teatro Colosseo (Torino)
13/04 Teatro Nazionale (Milano)
15/04 Auditorium Parco della Musica (Roma)

16/04 Teatro Acacia (Napoli)

Video: “Invece tu”

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