Bruno Bavota racconta “The Secret of the Sea”. L’intervista

Bruno Bavota

Bruno Bavota

Bruno Bavota è un pianista, chitarrista e compositore napoletano. “Il pozzo d’Amor”, “La casa sulla luna” e “The secret of the Sea”, in uscita il prossimo 21 aprile, per l’etichetta discografica irlandese Psychonavigation Records, sono i titoli dei suoi lavori discografici. «La musica ogni giorno mi abbraccia e mi salva da ogni povertà…soprattutto da quella più grande, quella dell’anima», sostiene il giovane e appassionato Bruno che, avvicinatosi alle note e agli strumenti all’età di vent’anni, è riuscito a trovare un sentiero che lo porterà davvero molto lontano nel mondo della musica. Reduce dal concerto sold-out che ha tenuto in Russia, per l’inaugurazione della Philarmonic of new musical art, lo scorso 30 marzo, Bruno ha aperto le porte del suo cuore per aiutarci a capire fino in fondo le evoluzioni stilistiche che hanno determinato la felice creazione di “The Secret of the Sea”.

La musica è una fedele compagna delle tue emozioni giornaliere. Come si è evoluto nel tempo il tuo rapporto quotidiano con le note? Cosa ti aspetti dalla musica e cosa le dai tu, a tua volta?

La musica mi ha  semplicemente salvato la vita, per cui l’unica cosa che posso fare è esserle grato e cercare di darle il mio piccolo contributo. In realtà essa è arrivata molto tardi nella mia vita, avevo vent’anni, uscivo da una storia d’amore importante e cominciai a suonare la chitarra mancina di mio fratello  per colmare un vuoto, solo in seguito scoprii il pianoforte e mi sentii finalmente completo. La musica per me è un abbraccio continuo e spero di poter continuare questo viaggio d’amore ad un certo livello.

“Il pozzo d’amor”, “La casa sulla luna” e “The Secret of The Sea” sono i titoli dei tuoi dischi. Cosa rappresenta per te ciascuno di questi lavori?

Amore, luna e mare sono gli elementi centrali. Il primo album è nato per caso, ho composto i brani nel giro di qualche mese, pur registrandoli in modo professionale in uno studio. Non sapevo cosa fosse un comunicato stampa,  cosa significasse inviare materiali in giro, eppure cominciai a farlo, anche un maniera  un po’ rozza, fino a quando, grazie ad Internet, mi scoprirono due ragazzi, oggi miei amici stretti, che mi fecero fare dei concerti a Palermo, quella fu la mia prima uscita ufficiale, suonavo il piano da nemmeno un anno e si trattò di un’emozione davvero molto forte. In seguito ho scritto nuovi brani e nel secondo disco ho cercato di dare qualcosa in più, collaborando con una valida etichetta, la Lizard. In questa occasione ho ricevuto tantissimi riscontri positivi, al punto da essere scelto per suonare alla Royal Albert Hall. Questo ha sicuramente rappresentato un punto di svolta per me, mi ha fatto capire di volerci provare fino in fondo. Ho iniziato questo viaggio insieme ad un giornalista e mio caro amico, Alessandro Savoia, che  mi fa da manager e mi supporta. Con il secondo disco ho iniziato a pensare in grande, l’ho inviato a tutti e pian piano sono riuscito ad inserirmi nel roster della Tourpartout, l’agenzia di booking che lavora con artisti che fanno il mio genere musicale. Quando poi sono riuscito ad ottenere il contratto con Felix, l’agente dei miei artisti preferiti e del mio gruppo preferito, ho pensato di stare al centro di un sogno. A partire dal quel momento, ho cominciato a pensare al nuovo disco, volevo fare qualcosa di completamente differente dagli altri due.

Dove e come nasce “The Secret of the Sea”?

Per questo disco avevo in testa i retaggi sonori dei Sigur Rós e la voglia di creare una musica eterea, fino a quando non ho trovato degli strumenti in grado di riprodurre queste sonorità, il delay e il  riverbero, che mi hanno dato il suono che volevo. “The Secret of the Sea” è il disco più luminoso dei tre e il cardine principale è sempre la speranza. Il titolo nasce da un legame molto forte che ho con Napoli. Quando mi dicono di andarmene, io dico di no, non me ne voglio andare, io amo troppo questa città! Quando scendo in bici, in 10 minuti sono al mare e penso che questo sia impagabile. Il mare mi dà un’idea di libertà e non posso stare senza. Spesso ci vado anche alle 22.30 di sera, mi piace stare di fronte al mare, mi fa sentire pieno… se ci pensiamo il mare è qualcosa che sta sulla terra ma è la cosa meno umana che ci sia.

L’immagine delle onde che fanno l’amore con la luna è quanto di più sensuale possa esserci in questo album… come sei riuscito a trovare l’ispirazione per trasformare tutto questo in note?

Ho sempre pensato che una delle cose più belle sia l’influenza della luna sul mare e sulle maree… Questi elementi si attirano a vicenda e, in questo senso, stanno insieme, creando un tutt’uno, soltanto noi esseri umani siamo fuori posto. Quando penso alle stelle, alla luna, al sole non posso fare a meno di chiedermi  il perché dei loro movimenti e ne resto affascinato. Nei miei lavori parlo soprattutto di luoghi: “Il pozzo d’amor” rispecchia un mio triste momento amoroso, un pozzo vuoto da colmare, “La casa sulla luna” è un altro luogo – non luogo, una casa per continuare a sognare, dove pensare a me e a quello che c’è sulla terra. In “The Secret of the Sea” c’è un ritorno sulla terra, anche se non ancora definitivo, si tratta di un tentativo di avvicinamento…

The secret of the Sea

E la copertina del disco?

Devo ringraziare Luca Scognamiglio che, ogni volta, realizza delle copertine- capolavoro. La foto è stata scattata ad Sant’Angelo d’Ischia, dove c’è un mare bellissimo. L’ombrello che ho in mano rappresenta sia una protezione che una possibile scappatoia, oltre che un enigmatico gioco vedo-non vedo.

Come hai pensato ai complessi titoli delle tue composizioni?

Prima compongo i brani e poi penso a come titolarli. In questo caso ci sono due brani che sono molto legati alla letteratura: il primo è  “Les nuits blanches”, ispirato all’omonimo libro di Dostoevskij, l’altro è “Plasson” che si rifà a  “Oceano Mare” il libro di Alessandro Baricco. Plasson è un pittore che prova a dipingere il mare usando esclusivamente acqua marina e finisce per raffigurare vedute oceaniche su tele che restano ostinatamente bianche. Poi c’è “You and me”, un dialogo tra me e il mare, “The Man Who Chosed The Sea” un brano che finisce in dissolvenza, un never ending, un sogno inafferrabile. “Hidden lights through smoky clouds” è il frutto della scelta di un mio caro amico, Domenico, che, in ogni mio lavoro, ha il compito di scegliere il nome di un brano. La composizione che sento più mia è “If only my heart were wide like the Sea”: il brano dura un minuto e 58 secondi eppure credo che, in un così breve tempo, esso riesca a racchiudere tutto quello che volevo dire. Il momento più intimo arriva con “Constellations”, un’ apertura tra cielo e stelle. Poi ci sono brani un pò più cupi sul finale come  “The boy and the whale”, in cui ho sentito l’esigenza di inserire il suono selvaggio delle onde uggiose del mare di Mergellina. La title track “The Secret of the Sea” è un brano inquieto, il segreto del mare forse sono io stesso, un essere umano e il mare che trovano un punto di connessione…

Che rapporto c’è, secondo te, tra la luce e il mare?

Quando vado vicino al mare mi sento completo, tutti dovrebbero poter aver dei momenti in cui rimanere da soli con se stessi…Penso che ci si possa fidare del mare ma la luce la si può trovare lo stesso dentro di sé.

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Bruno Bavota

Continua ancora il percorso parallelo con gli Adaily Song?

In realtà sono molto preso dal mio progetto personale ma è anche vero che purtroppo non vedo un futuro per la musica italiana! C’è una lotta continua per cercare serate, per provare a suonare,i gestori dei locali non pagano o non vogliono pagare. Per questi ed altri motivi sto provando ad esportare la mia musica… Con Psychonavigation, un’etichetta discografica irlandese, ho scoperto che esiste tutto un mondo legato al mio genere musicale, ci sono etichette che lavorano ancora con le redazioni, io e Keith Downey ci sentiamo tutti i giorni via mail, insieme lavoriamo a questo sogno e mi sento molto coccolato…sì,  è proprio un altro mondo!

Quali sono gli altri tuoi contatti più importanti all’estero?

Dopo l’esibizione alla Royal Albert Hall di Londra, ho ricevuto il Premio Speciale Cultura Albatros 2013, poi partecipai all’edizione di Piano City Milano e cominciai a contattare gli agenti degli artisti che mi piacevano… Fui vicino a concretizzare l’apertura dei live di Olafur Arnalds ma i tempi erano troppo stretti, nel frattempo sono entrato in contatto con Felix, che ora è il mio agente. Certo, ci è voluto un po’ ma l’ho aggiornato costantemente delle cose che facevo  fino a quando, lo scorso ottobre, egli mi scrisse una mail in cui mi diceva di voler essere il mio agente, quella notte non chiusi occhio per la gioia!

Non rimane che augurarti in bocca al lupo!

Crepi il lupo! Vi aspetto il 29 aprile alla Libreria del Cinema a Roma!

Raffaella Sbrescia

Si ringrazia Bruno Bavota per la disponibilità

Rocco Hunt racconta ‘A verità: la recensione del disco

a-verita-cd-cover“A verità” è il titolo del sorprendente disco di Rocco Hunt, all’anagrafe Pagliarulo. Composto da ben 18 tracce 19 (nella versione digitale),  l’album, pubblicato per Sony Music Italy, dell’acclamato vincitore della sezione giovani dell’ultima edizione del Festival di Sanremo si affaccia nel mondo mainstream mantenendo una spessa corteccia hardcore, grazie ad una serie di assi nella manica. Rocco, originario di Salerno, mette sul tavolo le rime migliori di un repertorio davvero denso di questioni da tenere in considerazione. Questo album sorprende per lo spessore, per il dinamismo, per la franchezza e la qualità dei testi e degli arrangiamenti. Aldilà delle prestigiose collaborazioni presenti nel lavoro, colpisce la visione che Rocco ha del mondo, così giovane eppure così diverso, ma mai distante, da una generazione sbandata e disorientata.

Hunt ha più volte ribadito di voler essere “A’ voce de guagliune” pur non essendo affatto il primo della classe. Il suo parlato è naturale, è sincero e soprattutto rispecchia esattamente una realtà vera, tangibile, che in tanti, troppi, toccano con mano tutto il giorno, tutti i giorni. Bando alle accuse di speculazione e di strumentalizzazione di tematiche difficili e costantemente inflazionate dalla stampa come quelle citate nell’ormai nota “Nu juorno buono”: nelle canzoni di Rocco Hunt c’è gente che si accontenta di mettere il piatto sulla tavola, c’è gente che si arrangia, che si reinventa e che, nonostante il maledetto disinteresse dello Stato, trova ogni giorno la forza per ricominciare una lotta, quasi sempre persa in partenza. Forse quello che si può rimproverare a Rocco è un’ eccessiva dose di positività e di speranza ma come potrebbe non averne un giovane che è riuscito a far fortuna in un contesto inavvicinabile ai più?

Rocco Hunt live @ Teatro Trianon Ph. Luigi Maffettone

Rocco Hunt live @ Teatro Trianon Ph. Luigi Maffettone

Hunt scrive e lo fa tanto, lo ha fatto per anni in strada, con un calzino come filtro per il microfono, dedica una canzone alla madre e chiede più rispetto per le donne in “Na vota ancora”: «Nascimm a na femmena, crescimm cu na femmena, amma purtà cchiù rispett e femmen».  Hunt non le manda a dire a nessuno, canta in “Rh Staff”, di parole al vetriolo ne ha per il presidente del consiglio, per le ragazzine perdute di oggi e per i ragazzi scapestrati di “Giovane disorientato”. C’è spazio anche per l’amore in “Tutto resta” e “Come una cometa”, il dolcissimo brano realizzato in collaborazione con Tiromancino. Rocco usa il dialetto napoletano sottolineando che si tratta di una lingua riconosciuta dall’Unesco in “Vieni con me”, parla di vittorie e sfide in “Replay” e di rimpianti e pensieri in “Nun è fernut’”.

Il testo più completo e più profondo è proprio quello della title track “A verità” in cui Rocco Hunt riesce a toccare nervi scoperti e questioni mai risolte. Si tratta di un testo che fa male, fastidioso, doloroso, prezioso. Il sax e le parole strette tra i denti del maestro Enzo Avitabile scorrono come un flusso di coscienza all’altezza del midollo spinale, da brividi.

Rocco Hunt live @ Teatro Trianon Ph. Luigi Maffettone

Rocco Hunt live @ Teatro Trianon Ph. Luigi Maffettone

Di Emiliano Pepe è invece la voce di “Senza Chances”: «Te può piglia’ ’o Rolex, ma ’ o tiempo non t’’o può accatta’… simme ’e guagliune senza chances», cita il ritornello del brano, che si allaccia a “Ce magnamm’”, la canzone che Rocco Hunt interpreta insieme a Clementino suggellando una fraterna alleanza di intenti.  Poi c’è “Devo parlare”, con Noyz Narcos, in cui ogni parola canta la coscienza sporca di chi giudica, condanna, specula sugli altri.  Nazo e Zoà sono i compagni di microfono di Rocco in “RH staff” che, insieme a “The Show”, in cui compare il featuring con Gemitaz, Nitro e Madman, rappresenta uno dei pochi momenti goliardici di tutto il lavoro discografico di Hunt.

Rocco Hunt live @ Teatro Trianon Ph. Luigi Maffettone

Rocco Hunt live @ Teatro Trianon Ph. Luigi Maffettone

Molto interessante è l’arrangiamento di “Credi”, in duetto con Eros Ramazzotti, per una buona rivisitazione dello storico brano di Edoardo Bennato del 1973, intitolato “Un giorno credi”. “Die young”, porta il featuring con Ensi e, nel condannare una generazione di doppioni che parla al mondo con whatsapp, Rocco trova anche il coraggio di rivelare le sue paure nei riguardi di un domani nebuloso e incerto. Stando alle premesse, per lui ci saranno sicuramente tante soddisfazioni.

Raffaella Sbrescia

Video: “Nu juorno buono”

Intervista a Valeria Vaglio. La cantautrice pugliese racconta “Il mio vizio migliore”

Valeria Vaglio

Valeria Vaglio

Valeria Vaglio  è una cantautrice pugliese. Il suo percorso si avvicina alla musica fin dalla più tenera età. Attiva sostenitrice di Amnesty International e delle campagne contro l’omofobia, Valeria è anche direttrice dell’etichetta discografica Bobo Records.  Da oggi, venerdì 28 marzo, è in rotazione radiofonica “Il mio vizio migliore”, il primo singolo estratto dal terzo omonimo album di inediti, disponibile in digital download e su tutte le piattaforme streaming.

Abbiamo raggiunto Valeria al telefono per raccogliere le sue impressioni su questo disco ma anche per imparare a conoscere la sua personalità forte e decisa.

“Il mio vizio migliore” è il titolo del tuo terzo album. In queste 10 tracce c’è tanta emotività e tanto spazio ai sentimenti. Quali sono i fatti a cui ti sei ispirata e con quale spirito hai lavorato a questo disco?

Questo non è nato come un disco completo, ho scritto man mano delle cose senza pensare che sarebbero finite in un album.  I contenuti sono abbastanza eterogenei: si parla di tante cose che mi sono successe ma anche di fatti che non ho vissuto in prima persona. Per me scrivere è soprattutto il frutto di una necessità. Dopo 4 anni ho sentito che il momento di scrivere qualcosa di nuovo era arrivato senza pensare alla situazione attuale della discografia italiana. Nelle mie canzoni parlo non solo di me ma anche degli altri e questa cosa l’ho riscontrata anche negli altri due dischi precedenti. Per quanto differenti possano essere le vite che viviamo, le problematiche da affrontare sono le stesse e non c’è niente di più bello che ritrovarsi nelle parole di un’altra persona.

“Torna presto” è uno dei brani più toccanti del disco. Come mai hai scelto di dedicare spazio ai pensieri di un soldato?

Si tratta di un tema che mi tocca molto, non ho parenti in esercito ma c’è stato un periodo in cui questo era un argomento molto trattato, e anche se oggi non fa più notizia,  lo stato delle cose è rimasto inalterato e il dramma della guerra continua a coinvolgere migliaia di famiglie.

Valeria Vaglio

Valeria Vaglio

Qual è il tuo “vizio” migliore?

Il mio vizio migliore è non parlare dei miei vizi ma fare in modo che si scoprano, elencarli diventerebbe una cosa triste! In ogni caso attraverso la mia musica e i mezzi di comunicazione, che utilizzo per essere sempre molto vicina alle persone che mi seguono, si può scoprire facilmente qualcosa della mia persona.

“Distesa” è una canzone di rinascita individuale?

Venivo fuori da un periodo buio poi, ad un certo punto, ho preso coscienza di quello che ero stata in grado di affrontare e, seppur con qualche graffio, ho ripreso in mano la mia vita…La frase più importante è “Nessuno è importante più di me”, sento tante volte dire “tu sei la persona più importante della mia vita”, secondo me, invece, se non ci vogliamo bene noi per primi, non possiamo amare nessun’altro.

Cos’è per te il viaggio?

Per me il viaggio rappresenta un momento di  arricchimento, anche senza pensare necessariamente ad un viaggio lungo. Il viaggio sono soprattutto le persone che si incontrano! Ogni giorno, quando giro per Roma, mi guardo molto intorno, mi piace tanto vedere la gente cosa fa, cosa guarda… il confronto con il resto del mondo è importante quindi che un viaggio duri 10 minuti o un anno, per me ha lo stesso identico valore.

Che rapporto hai con la musica? C’è qualcosa di autobiografico ne “L’ultima canzone”?

Sì, sicuramente! Io e la musica siamo legate da un legame che non si è riuscito a spezzare neanche quando ci ho provato …è successo già un paio di volte ma, nonostante sia la cosa più bella che ho, per me la musica è una specie di condanna, questo mi fa sorridere perchè alla fine, forse, non riuscirei a vivere senza. Non ho mai avuto la frustrazione del foglio bianco, anzi, se non scrivo, pace. Tuttavia ci sono momenti in cui questa instabilità lavorativa ti mette davanti alla condizione di pensare ad altro ed ogni volta ci si trova davanti a qualche evento che riesce a farti continuare. “L’ultima canzone” è un brano che ho scritto un po’ pensando che fosse veramente l’ultimo, poi, però, mentre lo scrivevo, mi sono resa conto che quello era proprio un modo per  ripartire.

Il sound di “ Sand like snow” si differenzia un bel po’ dagli altri brani…come mai?

Il brano è la colonna sonora di un’opera prima, cioè del film “Wax”.  Suonavo questa canzone in acustico nel film poi ho deciso di farne una versione molto aggressiva ed è venuta fuori così.

Valeria Vaglio in uno scatto tratto dalla fanpage di Facebook

Valeria Vaglio in uno scatto tratto dalla fanpage di Facebook

Come hai vissuto la collaborazione con il regista Lorenzo Corvino per la colonna sonora di “Wax”?

Insieme abbiamo dapprima  realizzato il  videoclip del brano “Dio quanto sto bene senza te”, tratto dal mio secondo album, girandolo interamente con un Iphone 4. Da questo rapporto lavorativo è venuta fuori una bellissima amicizia. Sono stata una delle primissime persone che ha letto la sceneggiatura del film e ne sono rimasta così incantata da riuscire a scrivere un pezzo immaginandomi il film, quasi come avessi letto un libro. A Lorenzo questa cosa è piaciuta a tal punto da decidere non solo di inserire  il pezzo dentro il film,  ma anche di renderlo il punto cardine intorno a cui ruotano una serie di eventi. Sono molto onorata di questa cosa anche perchè il film è davvero molto bello.

Tra le tante cose di cui ti occupi, sei anche direttrice dell’etichetta Bobo Records. Come gestisci questa tua doppia veste?

Ho creato questa etichetta con degli amici per fare qualcosa che rispecchiasse per davvero i gusti miei e di quelli di molte altre persone che non trovano riscontro in quello che, invece, la discografia in questo momento propone. Stiamo lavorando a progetti non troppo difficili, la musica per me non deve essere di nicchia, deve essere qualcosa di fruibile subito e in qualsiasi momento. Il mio disco è quello a cui ho lavorato personalmente ma mi piace interagire con gruppi giovani di ragazzi, che magari hanno delle bellissime idee, ma hanno altrettanto bisogno di essere diretti.  Quello della musica è un mare magnum e, se non si sa a chi rivolgersi, cosa fare e cosa dire, si rischia di essere inglobati in un sistema che finisce per buttarti via. Questo è proprio quello che voglio evitare cercando innanzitutto di valorizzare le risorse del territorio (Puglia). L’etichetta ha, infatti, sede a Bari e intende aiutare tanti artisti pugliesi che meritano di lavorare con tranquillità senza dover andar via come ho dovuto fare io.

Dove e quando potremo ascoltarti dal vivo?

Stiamo ancora definendo le date! Il 4 aprile sarò a Pila ( Valle D’Aosta), il 13 aprile a Bari il 26 aprile a Milano e il 18 maggio sarò a Genova in occasione della Fiera Internazionale della Musica. Ovviamente le date sono in continuo aggiornamento sia sul mio sito che sui canali social. Per quanto riguarda il concerto che intendo proporre, ho preferito pensare ad un acustico un po’ particolare: mi esibisco con una loop station con cui riesco a riprodurre grande parte del sound di una band. Questo perché muoversi con tante persone è molto più difficile sotto tanti aspetti ma anche perché mi piace esibirmi in posti intimi, dove la gente non è tantissima ed è attenta. Questa è la mia dimensione ideale, ho bisogno di sentire il contatto con le persone e di  ascoltare il respiro della gente in platea.

Raffaella Sbrescia

Si ringraziano Valeria Vaglio e Roberta Ruggiero dell’Ufficio  Stampa Parole e Dintorni per la disponibilità

Intervista ai Blein: “Abbiamo tanta voglia di metterci in gioco!”

BLEIN COVER ALBUM (2)Tony Gargiulo(chitarra e voce), i fratelli Francesco Papalini (chitarra e voce) e Simone Papalini (basso e voce) e Gabriele Panariello sono i Blein. All’interno della band di Perugia ciascun membro è cantante,  musicista e leader. Forti di un percorso umano e artistico in stretta sinergia,  i Blein hanno pubblicato il primo omonimo lavoro discografico prodotto da Davide Pierucci, con la produzione artistica di Max Marcolini, e contenente sei tracce di genere pop-rock melodico. In questa intervista il gruppo racconta le fasi che hanno scandito il proprio percorso e cosa intende raccontare attraverso la propria musica.

I Blein nascono ufficialmente nel 2012 ma il gruppo esiste praticamente da sempre… Come si è evoluta nel tempo la vostra ricerca musicale e in che modo si è affinata la vostra cifra stilistica? 

In realtà la nostra natura musicale è rimasta invariata e vorremmo tutelarla il più a lungo possible. Tuttavia essendo ancora giovanissimi siamo aperti e recettivi nei confronti degli stimoli che provengono dall’esterno. In questi due anni abbiamo tratto forte ispirazione da tutte le collaborazioni e le conoscenze che abbiamo avuto l’onore di fare: dal chitarrista Massimo Varini ai Pooh, specialmente Dodi Battaglia, fino ad arrivare al nostro produttore artistico Max Marcolini ( Zucchero, Alexia, Irene Fornaciari, ecc ).

BLEIN FOTO (2)Al centro del vostro primo lavoro ci sono sentimenti autentici e le prime emozioni forti che fanno da imprinting in ciascuno di noi… in che modo avete lavorato ai testi e come vi siete rapportati, in fase compositiva, con gli illustri produttori che hanno curato il vostro progetto discografico?

I testi sono farina del nostro sacco mentre siamo stati affiancati ed aiutati nella scelta degli arrangiamenti e nella cura del sound complessivo!

“Solo due soli” è il brano a cui siete più legati perché è il primo della vostra carriera…quali sono i ricordi che vi ispira questa canzone?

Beh è  stato il nostro trampolino di lancio! Ci ha aperto la strada verso la tanto agognata “nuova” vita: le prime esperienze in studio, le prime registrazioni, il primo video, i  primi live e soprattutto abbiamo sentito cantare le parole del ritornello dai nostri fan! Indimenticabile… da pelle d’oca!

Quali sono gli ascolti che ispirano il vostro sound?

In quest’ultimo anno ci siamo confrontati molto di più con la musica pop italiana e mondiale. Abbiamo ascoltato molto ed abbiamo recepito molti stimoli in lungo e largo. Veniamo tutti e 4 da percorsi musicali diversi, però ci accomuna decisamente l’amore per il rock e per i gruppi storici, dai Beatles ai Led Zeppelin, dai Pink Floyd ai Queen, dai Bon Jovi e i Guns’n'roses agli attuali Muse!

BLEIN FOTO 2 (2)In che modo la personalità di ciascuno di voi influisce all’interno della quotidianità del gruppo?

Influisce decisamente al 100 %! Ognuno di noi porta se stesso all’interno del gruppo e del progetto, sicuramente ci avvantaggia l’essere amici e fratelli da sempre!

Ci fate una carrellata degli episodi più significativi della vostra carriera fino ad oggi?

Innanzi tutto l’incontro  con il nostro produttore Davide Pierucci che ci ha dato la possibilità di realizzare la nostra musica e quindi il nostro sogno. Il videoclip di “Solo due soli”,che ha visto la partecipazione del ballerino professionista di amici Francesco Mariottini, ci ha dato una elevata visibilità; poi c’è stata la collaborazione con Massimo Varini ( chitarrista e produttore di Biagio Antonacci, Nek e tantissimi altri ). Poi c’è stata l’apertura del concerto dei Pooh a Bastia Umbra, a luglio, ed infine la vittoria del concorso “mi piace” nella trasmissione “Citofonare Cuccarini” con la  partecipazione ad una puntata in diretta su Radio Uno Rai.

E le vostre passioni parallele? Svolgete anche altre attività lavorative o di studio?

La musica ormai riempie il 90 % del nostro tempo anche se siamo stati impegnati, ed alcuni lo sono tuttora, in percorsi universitari…

Qual è il target di pubblico a cui, secondo voi, il vostro disco si potrà avvicinare di più?

Puntiamo al giovane pubblico italiano. Non a caso il nostro album è in vendita ad un prezzo molto basso per dar modo anche ai giovanissimi di acquistarlo. Da qualche giorno è disponibile nei maggiori store digitali come iTunes e Amazon ecc al prezzo di 2,99 euro. A giorni sarà disponibile anche la versione tradizionale in un un elegante booklet a tre ante con all’interno un libretto con  testi e foto inedite. Questa versione per ora sarà acquistabile solo durante i nostri concerti o attraverso il  nostro sito http://www.blein.it/

Che aspettative avete in merito all’evento che vi vedrà sul palco di Dodi Battaglia dei Pooh il prossimo 4 aprile a Roma?

Abbiamo tanta voglia di metterci in gioco anche perché per la prima volta eseguiremo interamente l’album live!

Quali sono le altre date live in programma?

Stiamo ancora definendo una tournée estiva con la nostra produzione… vogliamo toccare più punti possibili della nostra stupenda penisola!

Raffaella Sbrescia

Video: “Ancora un attimo”

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Le contaminazioni dei Rumore Binario in “Houdini”

Rumore Binario copertina discoAttivi da circa tre anni, i Rumore Binario, inizialmente conosciuti come Railway Noise, presentano “Houdini”, un Ep composto da quattro brani, tutti in italiano, infarciti di idee, suoni, parole e soprattutto contaminazioni. Se questo è il biglietto da visita del gruppo proveniente dalla provincia di Viterbo, c’è da credere che nel loro sacco ci sia parecchia farina di qualità. Raffaele Franceschini (voce), Francesco Brunetti (chitarre), Luca Tempra (tastiere, synth), Gabriele Calanca (basso), Filippo Potenziani (batteria) hanno registrato questo lavoro in pochi giorni lasciando intendere di avere le idee già molto chiare circa la linea artistica da seguire.

rumore binario live Il frutto di questa prima avventura in studio offre numerosi spunti di riflessione; la disinvoltura sonora ed espressiva dei Rumore Binario è sintomo di un background musicale onnivoro e libero da inflessioni di genere. Stereotipi ed etichettature sono molto lontane dalla fervente dinamicità che costituisce, invece, una delle peculiarità più interessanti di “Houdini”. Le canzoni, già a partire dalla title-track , sono davvero molto articolate nella struttura, sia sonora che lessicale. La funambolicità teatrale di Raffaele Franceschini pare richiamare, a un tratto l’energia vivacità dei Nobraino, a un tratto la verve più intrigante di Capossela. E se il testo spruzzato di francese di “Houdini” evidenzia una spessa linea rockeggiante, l’intro profumata di tango de “La Stangata”, sottolinea ancora di più la sorprendente apertura del brano, che s’invigorisce, nota dopo nota, in un crescendo ritmico e chitarristico. Il terzo brano è “Boom Ergonomico”, un cittadino scomodo che vive sull’onda dello stimolo è l’indiscusso protagonista di un brano tirato e non privo di sorprese come l’evidente richiamo alle avventure di Charlie Chaplin. “Giostra Che È Il Mare” chiude il lavoro si direbbe sul più bello. Il brano rappresenta, infatti, un momento diverso dagli altri: intrigante e complesso, il testo si riveste di inebrianti sensazioni sonore: si va dalla danza popolare, tipicamente folk, a momenti intimisti, passando per il prog, per un risultato finale che sa di sperimentazione e che lascia la voglia di approfondire un discorso ben imbastito.

Raffaella Sbrescia

Il fascino psichedelico dei GOØD FALAFEL

 Good Falafel_foto (2)Suoni astratti ed evanescenti caratterizzano la formula sonora dei GOØD FALAFEL. Il gruppo è nato a Palermo ed è composto da Laura Messina, Vincenzo Schillaci e Marco Barcellona. Reduci dalla pubblicazione del loro primo Ep, “Ø”, uscito nel dicembre del 2013, i GoØd Falafel hanno presentato il primo singolo estratto da questo lavoro. Si tratta di “Dark Light”, un brano ambientato in un contesto cupo e solitario, in cui un terribile incantesimo renderà giustizia ad un amore sfiorito.

I tratti più interessanti dello stile dei GoØd Falafel risiedono nelle influenze nord europee che sfociano in un sound ispirato alla new wave e al synthpop. Il fascino psichedelico di “Dark light” si accompagna alla perdizione sensoriale che scaturisce dall’ascolto delle altre 3 tracce che compongono l’ep, su tutte “Fake Fields and Beautiful Lies”, il cui videoclip verrà presentato in anteprima live il 3 aprile, in occasione del concerto che la band terrà presso I Candelai di Palermo.

Raffaella Sbrescia

Video: “Dark Light”

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LELUCI

Classifica Fimi: Pharrell, Brondi e Stromae sul podio della top ten

LELUCIPharrell Williams conquista la vetta della classifica FIMI/ GFK degli album più venduti in Italia con il nuovo album intitolato “Girl”. Al secondo posto un’altra new entry, di genere diametralmente opposto: si tratta di Costellazioni”, il lavoro de Le luci della Centrale Elettrica. Chiude il podio l’acclamatissimo Racine Carèe” dell’artista belga Stromae. Scivola in quarta posizione il multiplatino “Mondovisione” di Luciano Ligabue, seguito da Arisa con “Se vedo te”. Risale al sesto posto “Amore puro”, il disco di Alessandra Amoroso, alle sue spalle c’è Mika con “Song Book vol.1”. La terza new entry della settimana: è Lea Michele con l’album “Louder”. Al nono posto rimane Elisa con “L’Anima Vola” mentre chiude la top ten “Dallamericaruso”, un album live del cantautore Lucio Dalla registrato negli Stati Uniti, presso il Village Gate di New York il 23 marzo 1986.

“Sassi”, il disco felice di Maria Antonietta

maria antonietta sassi cover“Sassi” è il titolo del nuovo album di Maria Antonietta, al secolo Letizia Cesarini. Edito da La Tempesta Dischi / Master Music, il disco si compone di 10 brani che, partendo da un verso biblico  (Ecclesiaste, 3:5): “C’è un tempo per lanciare i sassi, un tempo per raccoglierli [...] C’è un tempo per astenersi dagli abbracci e un tempo per gli abbracci”, raccontano una nuova fase creativa e stilistica della giovane cantautrice pesarese. Due sono gli aspetti da sottolineare subito: in primis una dettagliata costruzione degli arrangiamenti, Giovanni e Marco Imparato hanno investito tempo, energia ed attenzione alla resa dei riferimenti e delle intenzioni dei testi per un risultato più che convincente. Il secondo aspetto è un particolare dosaggio della vocalità di Maria Antonietta che, in più di un passaggio, modera la sua stessa anima a vantaggio dell’ascoltatore.

Maria Antonietta

Maria Antonietta

Letizia è davvero molto fisica e carnale nelle sue composizioni in cui alberi, ossa, ombre, abbracci e, i già citati sassi, lasciano anche spazio alla vacuità di ombre, galassie e riferimenti biblici. L’artista ha parlato di questo album descrivendolo come un disco domestico, frutto di una sua felice evoluzione personale: il lavoro si apre con la sofisticata dialettica di “Galassie” e le belle chitarre della citazionista “Abbracci”. Epico e sincero è l’ ”andate in pace” di “Tra me e tutte le cose” dove il vero protagonista è il pianoforte, così come sfacciato è l’ “io non ho niente da dimostrare” dello sperimentale pop sincopato di “Giardino comunale”. La purezza selvaggia, arricchita di un energico beat-punk sporco e audace di “Ossa” non trova seguito in né in “Ombra” né nella ritmica vintage di “Decido per sempre”. La traccia più vitale, dal fascino ancestrale, è “Animali”: una ballad trasportata da violini e parole dolci. In “Molto presto” Maria Antonietta definisce “intelligente” chi si adatta, comprende, sopporta, accetta lo stato delle cose:  un tocco di ironia, sensualmente subdola, che non dispiace e che chiude il disco lasciando un tarlo nella testa.

Raffaella Sbrescia

Video: “Giardino comunale”

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Le luci della centrale elettrica: “Costellazioni” di rinnovamento

costellazioni-cd-coverCostellazioni” è il titolo del nuovo disco de “Le luci della centrale elettrica”. Vasco Brondi compone quindici brani, a metà strada tra la via Emilia e la Via Lattea, in cui ogni canzone vive di vita propria. I testi sono vari, eppure funzionali l’uno all’altro, proprio come stelle che, messe insieme nello stesso habitat, formano una costellazione sui generis, quella in cui ognuno ha i suoi patemi da raccontare. A differenza dei precedenti lavori del cantautore, le canzoni di questo disco sono il frutto di una genesi diversa, nascono, infatti, da un ritorno in madrepatria e quindi da una prospettiva nuova. L’imponente intervento di Federico Dragogna dei Ministri alla produzione musicale dell’album costituisce sicuramente un buon presupposto per pensare a questo disco come come un momento di transizione stilistica per Vasco Brondi: elettronica, impasti armonici e arrangiamenti corposi riempiono le parole che, tra speranza e vitalità, restituiscono la voce al cantautore. Sì, perché “Costellazioni” è il disco più cantato di Brondi. “I Sonic Youth”, in particolare, è la ballata più melodica dell’album mentre il brano più controverso è “Firmamento”: un minuto e mezzo distorto che scuote l’anima, dentro e fuori. La “luminosa natura morta con ragazza al computer” e la “crisi di passaggio” di “Destini Generali” e l’evocativa immagine di “Macbeth nella nebbia” sono due dei momenti più curiosi del disco che, tra suoni stratificati e ritmiche altisonanti, lascia molto spazio alle suggestioni personali. Particolarmente complessa è, dunque, la ricerca del “centro di gravità” di cui Brondi narra in “La terra, l’Emilia, la luna”. Si va dalla reciproca voglia di sentirsi delle protagoniste di “Le ragazze stanno bene” alla carica ritmica di “Ti vendi bene”, passando per le oniriche visioni di “Un bar sulla Via Lattea”  al passaggio vacuo de “Una cosa spirituale” per poi incappare nella scarica emotiva di “Questo scontro tranquillo”, “Blues del Delta del Po”, “Punk sentimentale” e  “40 km”, brani che, già a partire dai titoli, riempiono il casellario di un puzzle musicale ricco, godibile e variegato.

Raffaella Sbrescia

TRACKLIST:

La terra, l’Emilia, la luna
Macbeth nella nebbia
Le ragazze stanno bene
I destini generali
I Sonic Youth
Firmamento
Un bar sulla Via Lattea
Ti vendi bene
Una cosa spirituale
Padre nostro dei satelliti
Questo scontro tranquillo
Punk sentimentale
Blues del delta del Po
Una guerra lampo pop
40 km

COSTELLAZIONI TOUR

14/03 LIVORNO The Cage Theatre
15/03 PERUGIA AfterLife
21/03 TANETO DI GATTATICO (RE) Fuori Orario
22/03 SENIGALLIA (AN) MamaMia
29/03 FIRENZE Flog
04/04 ROMA Atlantico Live
05/04 PESCARA Tipografia
06/04 BRINDISI Dopolavoro
07/04 RENDE (Cosenza) Unical
09/04 MILANO Alcatraz
11/04 TORINO Hiroshima Mon Amour
12/04 BOLOGNA Estragon
18/04 VERONA Auditorium Malkovich
19/04 RAVENNA Bronson
23/04 PADOVA Geoxino
09/05 RONCADE (TV) New Age

Video: “Le ragazze stanno bene”

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“Racine Carée”, l’album di Stromae è globale

stromaeCon colpevole ritardo approfondiamo la conoscenza di uno dei dischi più belli degli ultimi mesi. Si tratta di “Racine Carée”, il secondo album di Stromae. L’artista belga, il cui nome all’anagrafe è  Paul Van Haver, sta riscontrando un successo davvero notevole, non solo grazie alle vendite del disco, ma anche alle visualizzazioni dei suoi videoclip, ormai virali. A tutti i non francofoni suggeriamo vivamente di dedicare una lettura alla traduzione dei testi, pregni di contenuti significativi e sferzante ironia. Stromae tocca alcuni dei temi più delicati della nostra attualità in modo originale e intelligente e lo fa attraverso una musica impossibile da etichettare. Le 13 tracce che compongono il disco strabordano di idee sonore e narrative, altro che rime messe l’una dopo l’altra, Stromae ci va giù senza se e senza ma: l’artista ventottenne non la manda a dire e chiarisce subito che è arrivato il momento di farsi un’analisi di coscienza e prendere atto della situazione che ci circonda. Davvero straziante è la trama di  ”Papaoutai”, in cui  Stromae  piange l’assenza del padre, morto nel genocidio ruandese del ’94, eppure la trascinante ritmica del brano indurrebbe a pensare a tutt’altro. Che il ballo sia un modo per esorcizzare i mali che affliggono l’animo umano? L’ipotesi pare molto più che probabile. “Formidable” è la ballata che in questo momento è in cima alle classifiche italiane, insieme al singolo “Tous les mêmes”, entrambe scherniscono le relazioni di coppia, attraverso un interessante scambio di ruoli da parte dell’interprete. L’eterogeneità dei contenuti e dei suoni utilizzati da Stromae, che, tra l’altro, è anche il produttore del disco, si sposano con la sua personalità vistosamente teatrale, eppure mai fuori luogo. Le sue performance sono studiate, particolareggiate, sono originali e spingono sempre su un obiettivo preciso. Il colpo di genio è la rivisitazione che Stromae fa di Bizet con una “Carmen” in cui l’amore è come l’uccellino di Twitter e le relazioni vanno avanti a colpi di like e tweet. C’è spazio anche per una furiosa condanna al razzismo di ogni tipologia in “Bâtard”, l’inquinamento ambientale è il tema di “Moules frites”, la mancanza d’acqua nel mondo quella di “Humain à l’eau”, il cancro è il terribile male di “Quand c’est”. Il tutto si chiude con il sonoro “vaffa” di “AVF” tanto per chiarire che lo schifo per l’involuzione del genere umano non guarda in faccia a nessuno.

TRACKLIST:
“Ta fête” “Papaoutai” “Bâtard” “Ave Cesaria” “Tous les mêmes” “Formidable” “Moules frites” “Carmen” “Humain à l’eau” “Quand c’est?” “Sommeil” “Merci” “AVF”

 Raffaella Sbrescia

Video: “Formidable”

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