“L’Equazione”, l’ironia cantautorale di Antonio Maggio

antonio maggio“L’Equazione” è il titolo del nuovo album di Antonio Maggio. L’artista salentino arriva a questo secondo lavoro discografico (Universal Music) con le idee chiare e con la voglia di divertire e divertirsi senza, tuttavia, perdere i punti di riferimento basilari. Presente in ogni fase della produzione del disco, Antonio si lascia andare ad una serie di sonorità che, pur richiamando la tradizione della musica italiana, si aprono ad uno sperimentale utilizzo dell’elettronica con risultati, spesso, curiosi. Forte del proprio carisma caratteriale, Antonio riesce a fare in modo che la propria originalità traspaia con una certa frequenza tra le strofe di questi 11 brani nuovi di zecca. Sarcasmo e ironia sono i marchi di fabbrica della penna di Antonio che, seppur burlescamente, riesce a mantenere una riverente attenzione verso l’uso del linguaggio e delle parole.

maggio 2Il disco si apre con “Lo sai che lo so”: catene di rime con la vocale “e” si intrecciano in una fitta trama di intelligenti autocritiche nazional-popolari. La titletrack “L’Equazione” si destreggia tra il tempo degli schemi, “il tempo dei tanti in cui già parlano in troppi” e “il tempo dei matti in cui ci perdono in troppi”; un’equazione la cui soluzione è, paradossalmente, molto semplice: basta affidarla ai bambini, l’eterno tesoro del mondo. “Nell’Etere” è la ballad del disco: “Arrotolo a fatica il mio sintetico coraggio”, coraggio di parlare, di pensare, di sognare, di agire in un presente in costante degrado. “Un posto fisso lo han trovato solamente le paure/Ci è rimasto solamente il cielo senza più una stanza”, canta Antonio, rivelando un’anima fragile e consapevole al contempo. In “Stanco”, l’artista di Squinzano duetta con il rapper Clementino, il testo è dissacrante e sarcastico al punto giusto; il brano su cui puntare per l’estate. “Genesi (Mal D’amore)” è un monito estemporaneo a vivere “hic et nunc” ma in questo disco c’è anche spazio per una storia ispirata al reale disagio e isolamento di “Pirindiffi”, lo sfortunato compaesano morto suicida sui binari del treno. L’irriverente filastrocca di “Santo lunedì” concede il sacrosanto diritto di replica ad un’insana cronaca mentre il pianismo nevrotico della brillante “La canzone della mosca” offre un esaustivo saggio della vena creativa di Antonio Maggio, il quale si concede anche degli omaggi di un certo prestigio. Si tratta di “Pompe funebri da Lucrezia”, un dissacrante divertissement con evidente richiamo a “Bocca di Rosa” di Fabrizio De Andrè e l’omaggio in dialetto salentino a Domenico Modugno con un’irresistibile versione, in presa diretta, de  ”La donna riccia”.

Raffaella Sbrescia

Video: “L’Equazione”

Zanko El Arabe Blanco, la recensione di #PowerPopuli

powerZanko El Arabe Blanco è Zudi Fahle, un rapper nato a Milano da genitori siriani, pioniere del rap multilingue e dello Human Beatbox in Italia. Musicalmente attivo dal 2004, l’artista ha pubblicato lo scorso 28 gennaio un album intitolato “#PowerPopuli”, pubblicato per l’etichetta indipendente Latlantide. Il progetto rappresenta un concept album, cantato in italiano, arabo e spagnolo e vede la partecipazione di numerosi artisti tra cui  ESA aka El Presidente, Jack the Smoker, Marya, Asher Kuno, Easyone. Sfruttando le peculiarità compositive proprie del rap e della cultura hip-hop, Zanko scompone e ricompone le parole, unisce linguaggi e diversifica pensieri rivelando doti espressive di un certo spessore. Il filo conduttore del disco è la connessione digitale, un tentativo di unificazione globale. Lo stesso titolo del disco “#PowerPopuli” si concentra su due lingue, esprime il potere al popolo che, pur essendo formato da singoli, può creare una potente moltitudine. Il disco di Zanko è, inoltre, patrocinato dal festival Voci x la Libertà e da Amnesty International, che hanno sposato il progetto, per l’interesse verso le tematiche affrontate, e hanno deciso di destinare una parte degli incassi a Medici Senza Frontiere, in sostegno ai profughi siriani.

zankoInguaribile ottimista, Zanko si ispira alla storia, al ragionamento, alla riflessione culturale per insistere sul concetto di pace e di unificazione tra i popoli. Anche se viviamo in modo un po’approssimativo, canta il rapper, il mare non separa, unisce. Suona incredibilmente attuale  “#Powerpopuli” che attinge materiali e parole da destini intrecciati perché il passato è legato al doppio filo al nostro destino. Nel brano intitolato “Fi nas alet la” (Che gente che ha detto no), Zudi ci dice che “la storia ci insegna che non esiste un per sempre, quando la gente di qualsiasi paese alza la testa e prende il destino in mano, e dice no, o così, oppure no”. Parole forti, pungenti, che non fanno sconti sono quelle de El Arabe Blanco, il quale sottolinea con fermezza che prima di tutto viene il rispetto. Rispetto una parola dal significato così pieno e potente da rendere superflua qualsiasi altra specificazione. Questo è il rap che ci piace, il rap che ci dice qualcosa di giusto e sensato.

Raffaella Sbrescia

Intervista a Ylenia Lucisano: “Vi racconto il mio Piccolo Universo”

Ylenia Lucisano Ph Angela Caterisano

Ylenia Lucisano Ph Angela Caterisano

Ylenia Lucisano è una giovane cantautrice di origini calabresi. Abbiamo già avuto modo di imparare ad apprezzare la raffinatezza della sua voce in “Quando non c’eri”. Oggi Ylenia aggiunge un nuovo importante tassello all’interno del proprio percorso artistico con il disco d’esordio intitolato “Piccolo Universo”. Composto da dieci brani, di cui due a firma di autori (e cantautori) di rilievo come Pacifico e Daniele Ronda, e uno con la collaborazione della pianista Giulia Mazzoni, questo album offre un interessante e variegato spaccato della personalità di Ylenia. Candidata tra gli artisti selezionati per il “Music Awards – Next Generation 2.0”, fino al  28 Maggio, Ylenia Lucisano rientra gli emergenti più apprezzati nel panorama musicale italiano.

Con “Piccolo Universo” coroni il sogno di pubblicare il tuo primo album. Cosa racconta di te e della tua visione musicale questo disco?

“Piccolo Universo” racchiude tutti i passaggi di questi ultimi anni, in cui ho fatto il possibile per la realizzazione del disco. Per quanto riguarda i contenuti di questo lavoro, posso sicuramente dire che si tratta di un album spontaneo, i testi sono diretti come me e ho colto questa opportunità per passare attraverso vari generi musicali. Si va dalla musica dalla musica pop cantautorale al folk, senza tralasciare vari riferimenti elettronici. Non mi sono voluta soffermare su un solo genere, anche perché, trattandosi del mio primo disco, non volevo autolimitarmi e ho voluto sperimentare per capire quale fosse la direzione musicale migliore da prendere e per farmi conoscere dal pubblico a 360 gradi.

Ylenia Lucisano Ph Angela Caterisano

Ylenia Lucisano Ph Angela Caterisano

La title track “Piccolo Universo” è scritta da Pacifico. Com’è avvenuto questo incontro artistico e qual è il tuo commento ad un brano tanto intenso?

Si tratta di una canzone che parla di un aspetto molto importante dell’amore, ovvero la fiducia. Il messaggio è un invito a lasciarsi andare e a vivere il rapporto vivendo l’attimo. Sono molto contenta della collaborazione con Pacifico, che non aveva mai scritto per artisti emergenti, questa cosa che mi rende portatrice di una certa responsabilità e mi fa proprio piacere.

“A mot e luna”, “Jett u Sal”, “Movt Movt”rappresentano le tue origini calabresi e un aspetto molto importante della tua personalità. Quanto conta per te la tradizione e come cambia il tuo approccio al canto durante brani come questi?

Quando canto in dialetto mi sembra di tornare un po’ bambina. Avendo lasciato la Calabria da ormai sei anni, anche se solo fisicamente, questo è anche un modo per ricordare e non perdere mai  modi di dire e tradizioni. Sicuramente in questi brani c’è una carica emotiva diversa anche per queste ragioni. Naturalmente questo è anche un modo per omaggiare e ringraziare la mia terra per avermi trasmesso la passione per la musica.

Ylenia Lucisano Ph Angela Caterisano

Ylenia Lucisano Ph Angela Caterisano

In “Riscoprirmi” il cantautore Daniele Ronda ti affida il delicato compito di dare voce ad un tabù tutto femminile, qual è l’autoerotismo. Come interpreti il testo e qual è, più in generale, il senso di questa canzone?

Sicuramente il brano non si riferisce ad un discorso legato alla carnalità, d’altro canto il tema del brano si rifà all’autoerotismo come ad un modo per riscoprire noi stesse, per conoscerci e per dare spazio a degli aspetti reconditi della nostra personalità.

Ti senti sposa della musica, come canti in “Marylin Monroe”?

Il finale del brano, in questo senso, vuole intendere un’altra cosa: per me l’attesa di cui si parla nel testo è l’attesa di una sposa davanti all’altare… Visto che io non ho una visione del matrimonio tradizionale ma sogno, bensì, di sposarmi a Las Vegas e travestirmi da Marylin Monroe, un pensiero che ho sin da quando ero piccola, mi piacerebbe trovare un’anima gemella che condivida questo mio pensiero bizzarro. Dato che, inoltre, in questo periodo della mia vita non penso al matrimonio, ho paragonato questa attesa a quella prima dell’esibizione sul palcoscenico.In ogni caso lo spirito del brano è assolutamente libero alle più svariate interpretazioni.

Lo specchio è un nemico o un compagno per te?

Beh, tutt’e due…Dipende da come ci si sente! A volte lo specchio può aiutare a risollevarci in un momento critico o a guardarci in modo diverso. Nel brano, quest’oggetto è pensato più come un amico, qualcosa in cui ci riflettiamo senza falsità.

Ci parli de “Il silenzio della neve”?

Ho scritto questo brano un po’ di tempo fa pensando a una persona con cui adesso non ho più rapporti. Il testo parla di persone molto speciali che, anche se lontane, ci lasciano comunque un segno. Proprio queste persone restano attraverso profumi, sensazioni, colori e suoni che ritroviamo durante il giorno.

Ylenia Lucisano Ph Angela Caterisano

Ylenia Lucisano Ph Angela Caterisano

Quali suggestioni hanno ispirato te e Giulia Mazzoni per la costruzione di un brano così intenso come “Un angelo senza nome”?

Il brano è stato scritto un bel po’ di tempo fa e lo tenevo chiuso nel cassetto… mi è venuto spontaneo scriverlo quando, da lontano, avevo visto delle persone che operavano in un contesto molto difficile. Solo in un secondo momento l’ho fatto ascoltare a Giulia, lei si è emozionata e le ho chiesto di un’interpretazione strumentale che desse rilevanza ad un testo molto delicato, che non necessitava di un arrangiamento invasivo. Il risultato è stato molto naturale e spontaneo, abbiamo registrato tutto con un solo take.

Il prossimo 11 luglio parteciperai al Ravello Festival… Quali sono i tuoi pensieri e le tue aspettative a riguardo?

Intanto mi sto preparando ai concerti che terrò nel prossimo periodo… le date saranno ovviamente comunicate sui miei canali ufficiali. Mi esibirò in trio: voce, chitarra classica e percussioni; ho pensato ad una formazione elegante e sintetica, grazie al fatto che i brani si prestano a degli arrangiamenti abbastanza semplici. Poi ci sarà ovviamente la data di Ravello, un Festival a cui prenderanno parte artisti di tutto il mondo e io, in quanto artista emergente, dovrò dimostrare ad un pubblico esigente che ho qualcosa da dire a livello artistico…proprio per questo mi sto preparando nel miglior modo possibile.

Raffaella Sbrescia

Si ringraziano Ylenia Lucisano e Alessadra Bosi di Parole e dintorni per la disponibilità

Video: “Movt Movt”

Intervista a Roberta Di Mario: “La musica è un contenitore di colori”

custodia_statodellecose (2)Roberta Di Mario è una compositrice, autrice, pianista, cantautrice, producer parmense che, forte di un’espressione musicale poliedrica e senza confini, ha pubblicato lo scorso 28 marzo l’album intitolato “Lo stato delle cose”. Il progetto racchiude due percorsi artistici distinti eppure appartenenti ad una sola anima: “Songs” e “Walk on the Piano Side”, il primo con tracce cantate, il secondo solo con brani strumentali. Vincitrice del premio “Sisme” – migliore interpretazione al Festival di Musica popolare e Canzone d’Autore  – Musicultura 2012, finalista al Premio Bindi 2012 e vincitrice del Premio Varigotti Festival 2012, Roberta ha risposto alle nostre domande svelando una sensibilità raffinata e particolarmente attenta anche alle più impercettibili sfumature dell’animo animo.

Il tuo repertorio passa dal pianismo contemporaneo al jazz, dallo swing al pop cantato… Quali sono le idee che ti ispirano, i passaggi che determinano i cambiamenti stilistici e le suggestioni che intendi comunicare attraverso la tua musica?

Mi sono diplomata in pianoforte per cui tutto è partito da un mondo classico. In un secondo momento sono passata alle colonne sonore e ai musical avvicinandomi allo swing e al jazz ascoltando e assorbendo sonorità un po’ diverse. Non ho fatto uno studio jazz, mi sono avvalsa della mia predisposizione personale per poter trasmettere al pubblico il mio mondo interiore. Sia nella musica che nel testo metto i miei sentimenti e i miei mondi musicali senza incanalarmi in un genere specifico.

Da dove nasce l’idea di convergere “Songs” e “Walk on the Piano Side” in un unico progetto?

Ho voluto unire le mie due anime: cioè quella del pianismo e della canzone anche perché credo che all’interno del panorama italiano una cosa così sia abbastanza originale.  Ho voluto fortemente unire questi due  know how insieme perché sono parte di me, l’uno non esiste senza l’altro. Nel mio disco precedente c’erano 10 tracce, di cui 8 canzoni e 2 testi di piano perché già allora volevo unire due progetti artistici che fanno parte di uno stesso cuore.

“Qual è “Lo stato delle cose” oggi?

Per me lo stato delle cose è scrivere, suonare e cantare ed esprimermi attraverso musica pura. Queste sono faccende di alta acrobazia, eccitanti e pericolose al contempo, mettono in evidenza chi sei davvero, la tua parte più intima che è quella più vera e più profonda. Lo stato delle cose è, quindi, raccontare chi sono io oggi, con tutta la trasparenza e la fedeltà possibile. Combatto affinchè la qualità della mia musica possa fare la differenza, anche se non distinguo musica di serie a e di serie b, tutta la musica bella, rimane tale e merita di essere ascoltata.

In che modo la direzione artistica di Piero Cantarelli ha influito nella creazione del disco?

Piero ha dato una svolta al mio percorso artistico. Lui viene da un mondo fortissimo, che è quello dei cantautori come Ivano Fossati. Da un lato mi ha scosso per cercare dentro di me il coraggio e la  sincerità, dall’altro questi arrangiamenti classici e contemporanei al contempo, hanno vestito le canzoni in un modo molto attuale ed elegante. Piero ha una grandissima sensibilità musicale, anche lui viene dal mondo del pianoforte e ci siamo trovati non solo vocalmente ma anche sul piano strumentale.

Roberta di Mario

Roberta di Mario

C’è un brano, tra quelli cantati, a cui sei più legata?

Senz’altro sono legatissima a “Lo Stato delle cose”, che è anche la title track del disco, perché c’è un contrasto tra un suono violento ed una sonorità più dolce e intima. Questo brano racchiude il senso dello stato delle cose attuale, in cui si alternano momenti fortemente violenti e drammatici a momenti molto sereni. Poi c’è “Il Mercante di sogni”, il brano musicalmente più bello, più coinvolgente, che rimanda tanto alle immagini. Per me è come se fosse una colonna sonora, infatti tra i miei sogni nel cassetto c’è  quello di scrivere colonne sonore perché la caratteristica della mia musica è quella di rimandare tantissimo alle immagini.

“Hands” ha musicato la Mostra Internazionale del Maestro Botero…cosa racconta questa composizione?

Il titolo di “Hands” è nato mentre mi guardavo le mani che volavano sulla tastiera. Dopo poco ho scoperto che il Maestro Botero ebbe un incidente nel 1979  in cui perse suo figlio e l’ultima falange del mignolo della mano destra, ciò lo spinse a scolpire più volte enormi mani. Per me è stato come se si chiudesse un piccolo cerchio, ho capito che la melodia del brano si legava alla creatività del maestro ma anche al suo percorso personale.

Qual è, secondo te, il lato luminoso delle cose di cui parli ne “Il pensiero magico”?

Il lato luminoso delle cose è essere positivi verso la vita. L’aspetto positivo di ogni cosa, di ogni incontro, nel bene e nel male. “Il pensiero magico” è la catarsi di un percorso all’interno del disco: trasforma un punto di domanda nella più bella fantasia.

Come ti senti ad aprire i concerti di Roby Facchinetti e Sagi Rei. Quali sono le tue prospettive in proposito?

Si tratta di bellissime lezioni artistiche. Roby Facchinetti resta uno dei cantanti che ha fatto la storia della musica italiana e continua a farlo. Adesso ha iniziato questa nuova avventura da solista e da lui potrò imparare il modo di porsi sul palco e tanti segreti professionali, poi, ovviamente, il suo pubblico sarà anche il mio pubblico e potrò far conoscere il mio progetto. Lo stesso avverrà con Sagi Rei, anche se si tratta di un artista più giovane, ma che ha il suo background ed un pubblico diverso. Questi quattro appuntamenti sono un po’ l’ anteprima  del mio tour e serviranno per vedere la reazione di un pubblico nuovo e trasversale verso la mia musica. Aprirò e chiuderò i concerti con 5 brani, di cui l’ultimo sarà sempre un pezzo strumentale.

Raffaella Sbrescia

Si ringraziano Roberta di Mario e Clarissa D’Avena per la disponibilità

“Curtain Call”: il rock esterofilo dei The Citizen

the citizen 2“Curtain Call” è il titolo del nuovo progetto discografico della rock band made in Salerno The Citizen. Sonorità di forte impatto richiamano subito l’immaginario alle grandi band del momento… I The Citizen fanno subito sul serio, gli 8 brani che compongono questo full lenght sono cantati tutti in inglese e, in effetti, questo gruppo ha molto poco a che fare con la musica italiana. Ace (Ciro Amoroso) alla voce, chitarra e synth, Franco Amoroso al basso e back vocal, Roberto Coscia alla batteria e percussioni e Noam Radetich alla chitarra, pianoforte e synth hanno già lanciato sul web il singolone “Curtain call”, il brano descrive il richiamo ancestrale del palcoscenico, dà il nome al disco, di prossima uscita e che sta riscuotendo consensi e attenzioni anche oltreoceano, ad ulteriore testimonianza di una cifra stilistica di concezione esterofila.

the citizen 1Ritmo incalzante e tematiche intimistiche trovano una riuscita via di incontro attraverso una formula semantica e strumentale strutturata con cura. Il disco prosegue sulle note di “You and I”, il brano si fa ascoltare con piacere, grazie ad un crescendo sonoro che cerca di non strafare. Il tema del brano è incentrato su un rapporto a due da costruire e cementare, sforzo e impegno saranno le chiavi di volta di un rapporto destinato a durare. Doppio è il livello sintattico di “This time”: un primo passaggio determinato dal dialogo tra chitarra acustica ed elettrica, si abbina ad una svolta hard rock che sorprende e convince. Il più bel brano dell’album è “The way you change” “You will not surreder to the way you change”, i The Citizen cantano l’evoluzione identitaria del singolo  tessendo fitte trame chitarristiche dal forte impatto emotivo, per un risultato assolutamente ottimale.  L’immancabile ballad è “Something left”: “when all the games are done, what remains is just last tear”, eppure non tutto è perduto, anche in questo caso la vena compositiva dei The Citizen è in grado di virare repentinamente verso un mood più rock, stemperando vivacemente i toni. “Relax, and take your time. What you’ve lost, just stays behind”, il testo di “Relax” scorre veloce tra percussioni e chitarre in picchiata fino ai synth finali mentre “Panik Attack” è una scarica elettrica che si serve di bugie, domande e paure per alienare la mente da uno spirito dannato. Il disco si chiude con un “Outro” strumentale dall’effetto perturbante, proprio come lo è la concezione del bello.

Raffaella Sbrescia

Video: “Curtain Call”

Classifica FIMI: “Museica” di Caparezza è l’album più venduto

La recensione di Museica, il nuovo album di Caparezza

La recensione di Museica, il nuovo album di Caparezza

Caparezza si conferma al primo posto della classifica FIMI/GFK degli album più venduti della settimana in Italia con il nuovo album di inediti “Museica”. Alle sue spalle c’è nuovamente Biagio Antonacci con “L’amore comporta” mentre è Paolo Nutini a chiudere il podio con “Caustic Love”. In quarta posizione ritroviamo Davide Van De Sfroos con “Goga e Magoga”, seguito da “Senza Paura”, l’album di Giorgia. Al sesto posto c’è Francesco Renga ed il suo “Tempo Reale” mentre in settima posizione resiste “Mondovisione” di Luciano Ligabue. Scende in ottava posizione Moreno con “Incredibile”, seguito da Mondo Marcio con il suo nuovo disco intitolato “Nella bocca della tigre”. Chiude la top ten la new entry Damon Albarn con il maliconico e raffinato “Everyday Robots”.

“Canzoni”: Chiara Civello reinventa i grandi classici della musica italiana

BOOKLET_Layout 1“Canzoni” è il titolo del quinto album in studio della cantautrice jazz Chiara Civello che, per la prima volta, si presenta nell’inedita veste di sola interprete di alcuni dei più grandi successi della musica italiana. Con la produzione artistica  di Nicola Conte  e gli arrangiamenti curati da Eumir Deodato (arrangiatore, tra gli altri, di Frank Sinatra, Antonio Carlos Jobim, Björk e Roberta Flack) e suonati dall’Orchestra Sinfonica di Praga, il risultato è subito molto chiaro, “Canzoni” è un disco elegante. Registrato tra Rio de Janeiro, New York e Bari, innovandosi tra le molteplici contaminazioni musicali e i tributi al cinema italiano degli anni ‘60 e ’70, il disco si avvale di una specifica materia prima: si tratta di alcune delle più belle e più note canzoni che hanno fatto la storia della musica leggera italiana senza rinunciare ad una forte rimodulazione di suoni e idee: il Northern Soul si mescola alla Bossa Nova, il Blue Eyed Soul al jazz e al pop internazionale, trovando un ulteriore arricchimento nel prestigioso contributo di special guests di tutto rispetto come Gilberto Gil, Chico Buarque, Ana Carolina e alla jazz star Esperanza Spalding. Chiara Civello ha saputo rimescolare le carte in tavola: ormai nota nel mondo, grazie alla sua particolarissima voce, l’artista ha voluto seguire il concept tematico dell’amore per comporre un lavoro che potesse racchiudere la sua concezione delle musica e, allo stesso tempo, omaggiare le origini del suo background culturale.

Chiara Civello foto di Fabio Lovino

Chiara Civello foto di Fabio Lovino

Leggero, fluido, vellutato e carezzevole “Canzoni” rappresenta, dunque, l’occasione per ritrovare il feeling con  17 brani indimenticabili. Si va dall’intimità rarefatta di “Via con me” a al beat soulful di “Io che non vivo senza te” (duetto con Gilberto Gil), passando per il  passionale ritmo di “Con una rosa” di Vinicio Capossela e “Que me emporta el mundo”. Molto inteso è il duetto con Chico Buarque sulle note di “Io che amo solo te” di Sergio Endrigo mentre sorprendono, e non poco, le scelte di repertorio più recenti: su tutte “Va bene così” di Vasco Rossi, “Incantevole” dei Subsonica e “Mentre tutto scorre” dei Negramaro. Chiara Civello non si pone limiti, la sua voce veleggia dal sussurro suadente al picco sonoro più intenso, giungendo ad una equilibrata armonia dei contrari.

Raffaella Sbrescia

Tracklist:

  • Via con me
  • Io che non vivo senza te (feat. Gilberto Gil)
  • Con una rosa
  •  Que me importa el mundo
  •  Va bene così
  •  Io che amo solo te (feat. Chico Buarque)
  •   Never Never Never (Grande Grande Grande)
  •  Metti una sera a cena
  •  Una sigaretta
  •  Fortissimo
  •  Incantevole
  •  E penso a te (feat. Ana Carolina)
  •  Il mondo
  •  Senza fine
  •  I mulini dei ricordi (feat. Esperanza Spalding)
  •  Mentre tutto scorre
  •  Arrivederci

“Logico” di Cesare Cremonini, un album ad occhi socchiusi

cover album LOGICO (3)Un disco ad occhi socchiusi, questo è “Logico”, il sesto album di inediti di Cesare Cremonini. Sempre più esponente del cantautorato moderno, l’artista bolognese è riuscito a superare l’ostico passaggio generazionale che, all’interno del frammentato contesto musicale italiano, è sempre stato molto complesso. Facendo incetta di quel che in 34 anni di vita è riuscito a capire ed apprendere, Cesare è diventato un uomo, pur sempre affamato di idee. Consapevole dello stretto legame tra la Logica che si nasconde dietro la fase compositiva di un testo o di un brano strumentale, Cremonini ha colto la sostanza del termine derivante dal greco λόγος che indica pensiero, ragionamento, riflessione, razionalità e ne ha fatto il punto cardinale da cui lasciar passare domande, spesso destinare a rimanere senza risposta. Spinto dall’istinto viscerale di far provare qualcosa alla gente, Cesare si è dedicato alla costruzione di un album incentrato sulla scoperta, sul racconto, sulla riflessione. Scartavetrando la patina iniziale, il cantautore prova a portarci per mano nel nucleo di una serie di storie che, una dopo l’altra, compongono il puzzle della vita. Ogni singolo arrangiamento è stato realizzato con cura e con quella lentezza che ancora in pochi riescono a permettersi nell’era del tutto e subito. Forte del contributo di Davide Petrella de Le Strisce in fase di scrittura, Cesare ha voluto aprirsi anche ad altri generi musicali come l’elettronica o la dance, affidandosi alla tecnologia così come alla strumentazione della vecchia scuola. Lontano da vincoli e limiti, “Logico” si presenta come un disco impossibile da catalogare, un’oasi di parole e suoni tutti da ascoltare.

Cesare Cremonini

Cesare Cremonini

Ad inaugurare le tracce dell’album sono i 34 secondi di “Intro blu”: un richiamo apocalittico, ancestrale, primitivo ed inquietante, una camera oscura in cui denudarsi da pregiudizi e preconcetti, il corridoio che dà l’accesso al cuore. “Greygoose” è un divertissement, un marchio di fabbrica, simbolo della personalità ironica e sorniona quale è quella di Cesare Cremonini. Abbiamo già avuto modo di innamorarci perdutamente dell’esuberanza strumentale e semantica di Logico #1”, il manifesto di questo album in cui l’amore abbraccia il punto interrogativo, un punto di domanda sempre più invadente che continua a farsi strada, giorno dopo giorno, tra gli umani del post tutto.

“Ci si trasforma quando si è innamorati e a me fa un po’ paura questa cosa”, ha spiegato Cremonini in conferenza stampa, e, in effetti, è vero: l’amore  plasma l’anima, un dato di fatto che o si accetta o si rifugge. “Io e Anna” scava l’anima di due individui consumati dalla vita. Il testo offre l’occasione per riflettere e rimodulare esigenze e priorità.

A metà strada tra citazionismo filmico ed immaginifica costruzione letteraria “John Wayne” s’ispira all’esperienza cinematografica che ha visto Cremonini al centro de “Il cuore grande delle ragazze”di Pupi Avati. “Nella vita non ci sono red carpet”, canta l’artista bolognese che in “Fare e disfare” mette nero su bianco i desideri di un “solitario mai solo”, di un selvaggio innamorato della musica. “Vecchiare non è intelligente”, scrive Cesare in “Vent’anni per sempre”, una traccia italo-inglese che profuma di avventura e di groove veloce e allegro.

“Un barbone ricco di sogni e di fumo” è il protagonista di “Quando sarò milionario”, il brano che Cesare ha dedicato a suo padre, presente nella sua vita in modo “distante ma coerente”. L’arrangiamento del brano è tra i più complessi del disco, aperture strumentali si aprono alla tradizione cantautorale lasciandosi avvolgere da influenze folk per un risultato fuori dal comune. “Se c’era una volta l’amore (ho dovuto ammazzarlo)” si rifà al libro di Efraim Medina Reyes e, anche in questo caso, affronta antiche paure e debolezze del Cremonini di qualche anno fa. Il tema della separazione tra due persone che si amano crea irrimediabilmente una faglia impossibile da rimarginare ma il tempo si rivela, ancora una volta, il rimedio naturale più efficace per tamponare l’emorragia di dolore. “C’è una ragione per essere, per vivere ma non sappiamo più scegliere, non sappiamo decidere nemmeno cosa difendere e da che”, Cesare Cremonini è nudo, non ci sono barriere, muri o cinte di protezione: domande su domande si susseguono come una scarica di colpi di mitragliatrice, prontamente cicatrizzate dal bellissimo finale strumentale del brano. Visioni, fotografie, frammenti di vita, sentimenti e disillusioni fanno capolino anche tra le parole di “Cuore di cane”: il protagonista è un uomo che finalmente conosce l’amore ma la sua lei è la moglie di un altro. Cuore e cane sono due termini che fanno a cazzotti, che si respingono attraendosi in un coagulo di emotività selvaggia, rude, ribelle. “Logico” di nome e di fatto, il disco si conclude con “Cos’hai nella testa”. La testa, il luogo più indecifrabile e illogico dell’essere umano, il luogo che racchiude la coscienza, che determina il nostro stare al mondo. Note, suoni e colori costruiscono quella che è  la valvola di sfogo dell’album, il manifesto dell’inquietudine umana da prendere con scioglievole leggerezza.

 Raffaella Sbrescia

Le date di “LOGICO TOUR 2014”:

 

28 ottobre                 Mediolanum Forum- Assago (Mi)

31 ottobre                 Rimini-105 Stadium

2 novembre             Conegliano (Tv)- Zoppas Arena

6 novembre             Bologna-Unipol Arena

9 novembre             Bari-Palaflorio

11 novembre           Roma-Palalottomatica

14 novembre           Napoli- Palapartenope

16 novembre           Acireale- Palasport

18 novembre           Perugia-Palaevangelisti

19 novembre           Firenze-MandelaForum

21 novembre           Mantova-Palabam

22 novembre           Torino-Palaolimpico

25 novembre           Trento-Palatrento

27 novembre           Padova-Gran Teatro Geox

Cesare Cremonini

“Storie”, la svolta dei Velvet. La recensione dell’album

storiePubblicato lo scorso 4 Marzo 2014, “Storie” è il nuovo disco dei Velvet. Pierluigi Ferrantini (voce e chitarra), Alessandro Sgreccia (chitarra), Pierfrancesco Bazzoffi (basso), Giancarlo Cornetta (batteria) lasciano convergere i frutti maturati dopo 15 anni di carriera artistica in un progetto studiato nei dettagli e molto ben arrangiato. Definito il disco della maturità o della cosiddetta consacrazione, “Storie”, giunge dopo una lunga gestazione, durata quasi 5 anni, in cui ciascuno dei Velvet ha lavorato a progetti anche molto diversi tra loro. Il risultato è quanto meno multi sfaccettato. Sarebbe ingiusto inquadrare “Storie” sotto un’unica etichetta musicale, questo album, composto da 10 tracce, presenta un sound molto complesso che alterna momenti acustici ad elaborate sessioni di elettronica, senza tralasciare gli evidenti richiami al british pop.

Velvet

Velvet

Il disco si apre con “Una vita diversa”, il brano vanta la collaborazione di Federico Dragogna de I Ministri e s’incentra su un’idea di vita possibilista. Segue il nuovo singolo intitolato “Scrivimi quello che fai”: la delicata dolcezza dell’eccellente tromba di Fabrizio Bosso, pervade, in lungo e in largo, le parole di un brano intimo e raffinato. A seguire c’è “La Razionalità”,  il brano, già inserito nell’ omonimo EP “La Razionalità”, uscito ad Aprile 2013, è stato scritto da Alberto Bianco e presenta uno tra gli arrangiamenti più interessanti ed eterogenei del disco. Un’affannosa ricerca a ritroso è il tema centrale di “Cento corpi” mentre ci si barcamena tra tempo che non passa e tempo che non basta ne “I perdenti e gli eroi”.  La titletrack “Storie”, caratterizzata da una bella ritmica scandita da  chitarre fuzz, intercetta una buona risoluzione strumentale tra tradizione ed innovazione, portando avanti un discorso creativo da approfondire. “Meglio un’anarchia di intelligenti che una democrazia di stupidi”, cita la frase chiave di “Evoluzione” sottolineando il concetto che “ogni evoluzione parte da un giorno normale”. La chiusura del disco è affidata a “Goldfinger”, cover degli irlandesi Ash, registrata live durante le sessions di incisione del disco che, a 5 anni dall’album intitolato “Nella lista delle vostre cattive abitudini” sancisce il risultato di una ricerca musicale che i Velvet non hanno mai tralasciato e che, tuttavia, ancora sorprende.

Raffaella Sbrescia

Video: “Scrivimi quello che fai”

Intervista ai The Burlesque: Vi raccontiamo il nostro album “Cheap and Kool”

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The Burlesque

Fabio Atteo (voce e chitarra), Dario Menna (basso e cori) e Ceppe Pasciano (batteria e synth) sono i The Burlesque. Il trio partenopeo ha pubblicato lo scorso 25 febbraio “Cheap and Kool”, un album indie rock  che trae ispirazione da Vampire Weekend, Strokes o Cribs  e che, attraverso dieci brani, riesce a trasmettere l’essenza flessibile, frizzante e friabile del suono proposto da questi giovani musicisti che non amano prendersi troppo sul serio. A raccontarci la storia e l’entità del gruppo è Fabio Atteo cantante e chitarrista dei The Burlesque.

Come nascono i The Burlesque e quali sono i presupposti su cui si basa la vostra musica?

La formazione nuova del progetto dura da un anno. Prima della fase, uscì un Ep, sempre sotto il nome The Burlesque, in cui figuravo io, assieme ad altri elementi, ci fu un tour, poi incorsero dei problemi, che hanno portato fino quasi allo scioglimento del gruppo, finchè ho trovato dei nuovi elementi con cui ho iniziato a scrivere, suonare, registrare e promuovere “Cheap and Kool”, il nostro nuovo album. Vista la storia un po’ travagliata, io miro a dire che il progetto ha un anno di vita semplicemente perché i pezzi, tutti nuovi, hanno un anno, magari è anche un gesto affettivo verso ciò che stiamo facendo, ciò non toglie che non si rinnega nulla di quello che è stato fatto in precedenza.

La stampa di settore ha inquadrato il vostro genere come indie A-PUNK, entriamo nei dettagli… ci spieghi quali sono i temi, le influenze e gli obiettivi del vostro fare musica?

Probabilmente è stata vista una vicinanza ai Vampire Weekend, una band che a noi piace molto, tra l’altro. Noi abbiamo un modo di vivere la musica in maniera A-Punk, nel senso che facciamo un rock’n’ roll roll privo delle varie distorsioni usuali. La nostra attitudine punk, si dota, dunque, di una A privativa e questo si sposa bene molto bene con il nostro tipo di melodia. Più in generale l’apparato sonoro che utilizziamo è finalizzato a rendere il suono più vario e più divertente possibile prima per noi e poi per gli ascoltatori.

cheap and koolCheap and Kool” è il titolo del vostro ultimo disco… cosa racchiude questo album e qual è il senso del titolo?

Il disco rappresenta il racconto del mondo che ci circonda, i testi li ho scritti io con la volontà di raccontate il fatto che è sempre più facile riuscire ad essere “cool” ad un prezzo ormai basso. Il discorso però è un po’ più complesso di come appare, quello di cui intendiamo parlare è il valore reale di ciò che ci circonda. Un mondo “Cheap and Kool” in cui spesso riusciamo a fare qualsiasi cosa senza capire il reale valore delle cose.

A cosa è dovuta la scelta della inquadratura bassa nel video del singolo “Young love”?

Questo video fa parte di una trilogia composta da “Young love”, per l’appunto, “Think about” ed il nuovo singolo “About an H”. Si tratta del racconto di una storia in maniera verticale ma la chiave interpretativa del video risiede nell’idea di una stessa storia raccontata attraverso tre diverse inquadrature. Dopo diverse ricerche, svolte in maniera anche un po’ goliardica, ci siamo resi conto che si tratta del primo caso al mondo in cui si verifica questo tipo di racconto audiovisivo. Per noi è stata un’esperienza molto divertente che, tra l’altro, si sposa molto bene con il concetto di “Cheap and Kool”, anche perché il tutto è costato 500 euro (ndr).

the burlesque 2 (2)Il prossimo 2 maggio sarete all’Arenile Reload di Napoli nell’ambito del Comicon (Salone Internazionale del Fumetto). Ci raccontate che tipo di live è il vostro?

Saremo insieme agli the Shak&Speares e saremo sicuramente in famiglia! Abbiamo suonato innumerevoli volte insieme, abbiamo fatto incursioni durante i loro live… Dopo di noi ci sarà anche il dj set di Davide Boosta Dileo, una super serata!

Noi siamo in tre e siamo poco ingombranti, quello che ingombra sono gli strumenti che ci portiamo dietro durante i live. Ci approcciamo in maniera molto diretta al pubblico, anche se ci sono tante sfumature di suono da riprodurre. Inoltre come nell’album, anche dal vivo ci sono due pezzi in cui il bassista va alla batteria, il bassista suona la tastiera e io qualche volta suono, questa cosa diverte sia noi che il pubblico. L’attitudine del nostro suono è molto ballabile ed è questo che ci diverte più di tutto. Il nostro live in genere dura parecchio, non è raro trovare pezzi nuovi all’interno della scaletta, abbiamo un ep precedente che per noi racchiude vere e proprie chicche ma non abbiamo una scaletta fissa. Dario e Ceppe mi assecondano spesso nelle mie follie, magari si sbaglia qualcosina ma ci divertiamo e l’errore durante il live secondo me è consentito, il pubblico non è così diverso da noi, siamo tutti esseri umani. Per il resto stiamo riarrangiando dei pezzi in chiave acustica buttandoci dell’elettronica all’interno; questo per creare l’atmosfera ideale per degli showcase che presenteremo dando una nuova veste ai pezzi dell’album. Vorremo trascorrere un mese suonando in posti un po’ più piccolini dove poter fare questa cosa, al momento è ancora tutto in via di sviluppo ma abbiamo davvero tanta voglia di concretizzare questo tipo di situazione.

 Raffaella Sbrescia

Video: “About An H.”

 

Si ringraziano i The Burlesque e Giulio Di Donna per la disponibilità

 

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