“FolkRockaBoom”, il viaggio nel deserto de il Pan Del Diavolo

cover_pdd“FolkRockaBoom” è il terzo album de il Pan Del Diavolo. Il duo Folk /Rock’ n’ Roll formato da Pietro Alessandro Alosi (chitarra, grancassa e voce) e Gianluca Bartolo (chitarra e voce) si è immerso nel polveroso deserto dell’ Arizona e, tra immense distese e selvagge atmosfere western, ha dato vita ad un progetto discografico verace ed energico. Registrato insieme ad Antonio Gramentieri (Sacri Cuori) e mixato da Craig Schumacher, l’album, su etichetta La Tempesta Dischi, sarà pubblicato il prossimo 3 giugno. Le 12 tracce che lo compongono spaziano tra folk, country e rock. I tre generi si fondono all’interno di un’infuocata lotta esistenziale senza esclusione di colpi.

Polvere, furia, vento e schitarrate sono il companatico de Il Pan Del Diavolo che, con l’obiettivo di trasferire nei loro stessi brani lo spirito avventuriero che ha contraddistinto la fase di realizzazione del disco, hanno registrato l’album in presa diretta. Forza, istinto, ragione e ribellione sono gli elementi chiave per interpretare lo spirito di “FolkRockaBoom”, la cui title track è anche la traccia d’apertura: senza capi né professori, ci si difende da soli, aspettando, pazientemente, la fine del nemico.

La costante penombra in cui si muovono i Pan Del Diavolo in questo lavoro si incontra e si scontra con il piglio energico della ritmica scelta, simile ad una furiosa cavalcata in terre aride. “Da quando sono nato ho sempre viaggiato, stavo cercando il mio posto nel mondo”, così inizia “Mediterraneo”, la colonna sonora di chi vive con la sabbia tra le mani e i piedi nudi per terra, di chi non conosce la parola pace, di chi vive in una fetta di mondo che tutti vogliono spartirsi. Lì, lungo le rive del Mediterraneo, le teste ruzzolano, annegano, spariscono ma “questo non è l’oceano, questo è il Mediterraneo”, ogni morte tornerà a distruggere l’assassino.

Inquietudine e angoscia attraversano le parole di “Vivere fuggendo”… “Chi sta sbagliando cosa? Chi è la spina, chi è la rosa?” Un Amletico interrogativo, destinato a rimanere senza risposta. Desiderio e spavento, si rifugiano nella melodia, nella follia e nelle ombre de “Il meglio” mentre tutto il pathos emotivo riemerge nella grintosa parte strumentale relegata alla fine del brano.

“Cattive idee” è uno dei testi più intensi del disco: “Il tempo passa, io oggi resto”, scrivono e cantano i Pan Del Diavolo, lasciando che la nostra mente si barcameni tra “Saggi consigli, ispirazioni, cattive idee, cattive azioni, cieli grigi e scuri”. Intenso e potente è il mantra di “Io mi do”:Io non mi curo degli altri, non penso a quello che faccio, la regola è essere positivo, io mi metto sempre in gioco”, un flusso di coscienza libero e coinvolgente che si scontra con una scarica di NO nel finale: da brivido!

“Devo spremere la vita almeno in un’avventura che valga la pena vivere”, questo il messaggio centrale di “Nessuna certezza”. Tra grida incessanti e la ricerca di canzoni si arriva a “Mezzanotte”, il momento in cui la stanchezza del giorno non ci lascia la forza di parlare ma ci permette di convivere con la consapevolezza di quello per ci serve per sopravvivere.

La ribelle crudezza selvaggia dello strumentalismo magnetico di “Aradia”, il brano realizzato in collaborazione con Andrew Douglas Rothbard, rappresenta una scarica adrenalinica dall’effetto purificante. La tappa necessaria per affrontare “Il Domani”, la traccia di chiusura del disco che coinvolge i Sacri Cuori e che ci traghetta in un dolce mondo fatto di sogni, dove le canzoni conteranno più dei soldi se ci saranno le stelle. Sono i sogni del mondo a popolare le allucinazioni di un viaggio nel deserto che, giunto alle ultime drammatiche battute, ci riporta alla nostra inquietante realtà.

 Raffaella Sbrescia

Video: “FolkRockaBoom”

Intervista a Dante Brancatisano “Sono ancora qui”

DANTE_cover SONO ANCORA QUI (2)Dante Brancatisano è un cantautore calabrese che dopo “Via Gleno”, ha pubblicato lo scorso 20 maggio il nuovo album intitolato “Sono ancora qui”, anticipato in radio dal singolo “Così come sei”. Questo lavoro, prodotto dall’etichetta indipendente Eden Music, segna una nuova fase del percorso artistico di Dante e contiene 9 brani in cui il cantautore  racconta la propria  quotidianità, avvalendosi della collaborazione di grandi musicisti del panorama italiano come il batterista Alfredo Golino, il bassista Paolo Costa, il tastierista Matteo Fasolino e i chitarristi  Andrea Braido e Luca Colombo. Abbiamo raggiunto Dante al telefono per farci raccontare questo album e per scoprire come procedono le numerose attività che egli sta portando avanti già da tempo.

“Sono ancora qui” è il titolo del tuo nuovo album in cui racchiudi in maniera diretta la tua quotidianità. Cosa racconti in queste canzoni e qual è il messaggio che vorresti trasmettere al tuo pubblico?

In questo lavoro racconto momenti di vita vissuti e i sentimenti di tutti i giorni: rabbia, delusione, tristezza, amore. In questo lavoro c’è un po’ tutto quello che rappresenta la vita a 360 gradi. Il messaggio è piuttosto forte ed immediato…Non bisogna arrendersi mai, concentriamoci sul fatto che dopo il buio arriva sempre la luce!

Qual è il brano a cui ti senti più legato?

 “Cosa ce ne frega”. Nella vita abbiamo tutti i nostri piccoli o grandi difetti ma tendiamo sempre a nasconderci e a lasciar emergere solo i nostri tratti migliori. Io invece penso che anche le imperfezioni siano parte integrante di ciascuno di noi e questo brano parla proprio di questo.

Come mai hai scelto “Bella Ciao” come ghost track dell’album?

“Bella Ciao” è una canzone che nessuno dovrebbe dimenticare per ricordare da dove veniamo, quello per cui i nostri antenati hanno combattuto e sono morti regalandoci  la libertà. La libertà, una parola tanto usata ma davvero poco rispettata. “Bella Ciao” non è solo la canzone dei comunisti, è la canzone di un popolo in lotta.

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Dante

I testi sono nati tutti spontanei, velocissimi. In quel periodo mi sono sentito come un fiume in piena, dovevo dire la mia su tutto, sentivo dentro di me la voglia di scaricare tutto quello che avevo sopportato e la gioia di aver ritrovato la vita di tutti i giorni. Con i musicisti si è instaurato subito un rapporto molto bello, basato sull’amicizia e sul rispetto comune. Ho lavorato con dei veri professionisti che hanno fatto la storia della musica e ciascuno ha aggiunto qualcosa di personale nel disco.

Come procedono le attività della tua scuola “Il villaggio della musica”?

Si tratta di un’iniziativa a sostegno di talenti emergenti con la collaborazione di tantissimi professionisti dello spettacolo, persone che hanno capito lo spirito del progetto e che lo stanno appoggiando. Ci stiamo anche allargando, presto apriremo una sede a Pescara… Amo molto questo progetto perché adoro guardare questi ragazzi nei cui occhi sono racchiusi tutti i sogni del mondo. Attraverso i loro occhi, rivivo anche io le loro emozioni.

Dante

Dante

Che riscontri hai avuto dalla pubblicazione del tuo libro intitolato “Vita straordinaria di un uomo ordinario?

Il libro sta andando piuttosto bene anche se nell’ultimo periodo mi sono concentrato soprattutto sulla musica… Più avanti riprenderò a seguire la promozione di questo lavoro perché esso vuole essere la testimonianza diretta di una storia che potrebbe essere quella di chiunque. Ho gridato la mia innocenza, la griderò ancora e dimostrerò in qualunque sede la mia completa estraneità a tutti i fatti di cui sono stato ingiustamente accusato.

Quali saranno i tuoi prossimi impegni live?

Ci sono i miei manager che hanno chiuso delle date a Milano e a Bologna ma stanno arrivando anche altre richieste… Vorrei poter tenere conto anche delle esigenze dei ragazzi della mia band, sarebbero tutti orgogliosi di prendere parte anche alla dimensione live del mio progetto , un live con tutti loro sarebbe un’esperienza davvero eccezionale!

Si ringraziano Dante Brancatisano e Tatiana Corvaglia per Parole e Dintorni

Raffaella Sbrescia

Video: “Così come sei”

“Me. I Am Mariah…The Elusive Chanteuse”, la recensione del nuovo album di Mariah Carey

mariah carey“Me. I Am Mariah…The Elusive Chanteuse” è il discusso e controverso titolo del nuovo album di inediti di Mariah Carey, in uscita il prossimo 27 maggio in tutto il mondo. Alle prese con svariate collaborazioni artistiche tra cui spiccano quelle con R.Kelly, Mary J.Blige, Nas, Fabolous, Wale e Miguel, la cantante americana ha cercato di rimanere fedele e sé stessa. I testi, piuttosto omogenei nella tematica, soprattutto di natura amorosa, sono stati confezionati con cura ma, salvo poche eccezioni, il risultato non è poi così innovativo e convincente come si sperava. Il disco, versione standard, è già di per sé lungo e anche per questo motivo l’ascolto può essere soggetto a distrazione e noia. Elementi letali per un lavoro pensato per rilanciare l’immagine di un’artista dotata di una voce unica e speciale come Mariah. Tra le canzoni più riuscite del disco c’è la traccia d’apertura “Cry” che mette subito in evidenza la profondità e la bellezza della voce della “Elusive Chanteuse”, senza ulteriori ricami e ghirigori. Anche “#Beautiful” è tra le tracce da evidenziare per il gusto e la coinvolgente ritmica dell’arrangiamento proposto. Fresca e catchy, la canzone potrebbe rappresentare un filone da continuare a sviluppare in futuro. Molto meno riuscita è, invece, “Thirsty”, così come “Supernatural”, in cui risulta francamente incomprensibile il campionamento della voce di un neonato. La collaborazione con Wale regala un certo movimento piacevole a “You don’t want what to do”, il brano che, dall’apertura classica iniziale si apre ad una coinvolgente ambientazione disco dance che non dispiace. La delicatezza e l’eleganza gospel di “Camouflage”, insieme al sound by New Orleans di “Money” Feat. Fabolous e al sorprendente assolo all’armonica di Stevie Wonder sulle note di “Make it look good”sono i tratti più interessanti dell’ ultima parte del disco che, nella versione standard, si chiude con ‘‘Heavenly (No Ways Tired/Can’t Give Up Now)”, il brano che ospita l’intero coro gospel del reverendo James Cleveland, in cui Mariah finisce per strafare con delle urla decisamente inappropriate ed eccessive. In sintesi, questo disco non aggiunge e non toglie nulla a quanto Mariah ha costruito nella sua carriera. Nel tentativo di aggiornarsi alle nuove produzioni, la cantante si è dispersa nel marasma delle possibilità sonore che aveva a disposizione, forse dimenticando che il più bel suono è proprio quello autentico della sua stessa voce.

 Raffaella Sbrescia

Video: ” #Beautiful” Ft. Miguel

Classifica FIMI: I Dear Jack superano Michael Jackson. Terzo Mannarino

dear jack“Domani è un altro film” dei Dear Jack conquista la vetta della classifica FIMI/GFK degli album più venduti della settimana. Debutta al secondo posto l’album postumo con gli inediti di Michael Jackson, intitolato “Xscape” mentre “Al Monte” di Alessandro Mannarino è la new entry italiana che si classifica sul gradino più basso del podio. Scende in quarta posizione Logico” di Cesare Cremonini, seguito dal disco d’esordio, omonimo, di Deborah Iurato. Al sesto posto c’è l’ultima new entry della settimana; si tratta dei The Black Keys con “Turn Blue”. Scende in settima posizione Caparezza con il suo “Museica”, seguito da “L’Amore comporta” di Biagio Antonacci. Al nono posto c’è Anastacia con “Resurrection”mentre chiude la top ten Ligabue con “Mondovisione”.

“Evviva la deriva”, l’esordio dei Dagomago

Cover Evviva la deriva (2)“Evviva la deriva” è l’emblematico titolo dell’album d’esordio dei Dagomago, un progetto giovane nato alla fine del 2012 e che vive attraverso le intuizioni artistiche di Matteo Buranello, Andrea Pizzato e Luca Buranello. Il disco, di chiara ispirazione anglosassone, è prodotto dall’etichetta indipendente Vina Records e, partendo da uno sgangheratissimo quadro dell’attualità che ci circonda, costruisce un’originale cornice testuale che, invece di sporgere denuncia, cammina sul marcio, realizzando un irriverente elogio all’instabilità e all’indeterminatezza del nostro vivere quotidiano.

Dagomago

Dagomago

I Dagomago escono dalla rabbia dei racconti del giornali in “Male” per immergersi nei tempi di delirio e populismo di “Cucinami se vuoi”. L’innata attitudine punk del trio si sposa con sonorità elettriche ed elettroniche creando volume e movimento. L’ironia dissacrante de “La fuga del cervello”, accompagnata da un esilarante videoclip,  racconta il disagio esistenziale senza cadere nei clichè a cui ci siamo ormai abituati. “Che tristezza i profeti di provincia”, cantano i Dagomago, in “La vita acida” salvo poi descrivere, con lucida disillusione, lo status de l’ “Apprendista a tempo interminato”: una condizione esistenziale avvilente, deturpante, ingiusta, indecorosa, inaccettabile.  Tra vizi privati e virtù pubbliche, proviamo a riprenderci quello che ci hanno rubato, scrivono e cantano i Dagomago in “Maninalto”. Inserimenti elettronici di bassi sintetici e tastiere che pescano dalla new wave impregnano il testo di “10CNR” , l’ode ad un fantomatico commercialista a cui il gruppo racconta di come abbiamo imparato a vivere senza grosse pretese senza nessun rimorso in ogni caso. Atmosfere oniriche e sognanti, caratterizzano, invece, il mood di ”Tenera è la notte”, la traccia che anticipa la chiusura del disco, affidata a “Non fa male”: l’intro da tipica ballad malinconica sorprende con un’apertura strumentale centrale, perfetta per descrivere il terrore, il tremolio ed il lucido ma impotente delirio di una folla di burattini in marcia verso la fine di un lunghissimo tunnel. Nichilismo tutto da godere.

Raffaella Sbrescia

Video: La fuga del cervello

“Mini World”, l’esordio di Indila

INDILAIndila è una cantante francese, classe 1979, di origini algerine, cambogiane, egiziane e indiane. L’esordio italiano del suo album intitolato “Mini World” ha portato l’artista francofona sulle sponde musicali tricolori e ci è sembrato giusto concentrare l’attenzione su una vocalità così particolare come la sua. Prima del grande successo ottenuto con il singolo intitolato “Dernière Danse”, Indila era conosciuta soprattutto in ambito R&B e nel circuito dell’ hip-hop francese. Alla luce di questi trascorsi, ci troviamo, oggi, ad analizzare questo primo lavoro discografico che, seppur musicalmente molto vario, concentra la chiave di volta proprio nella voce intensa e carismatica di Indila. Il chiaro e palese richiamo ai paesi orientali è attraversato da una costruzione vocale dei testi decisamente elaborata. L’effetto è ipnotico, quasi narcotizzante e, nonostante il chiaro limite dato dall’uso della lingua francese per i non francofoni, l’ascolto del disco suscita curiosità ed attenzione. L’album, composto da 10 brani, è prodotto e arrangiato da Skalp e alterna suoni moderni a melodie dal gusto antico e nostalgico per un risultato tanto vario quando variabile in termini di scelte strumentali.

Indila

Indila

Immancabile è il riferimento all’enorme successo del singolo “Dernière danse”, anche se il fiore all’occhiello di “Mini World” è “Tourner Dans Le Vide”. Anche “S.O.S” è una piacevole scoperta che mette in risalto l’estensione vocale di Indila e ne valorizza la trasparenza. Sonorità più tipicamente francesi caratterizzano, invece, l’arrangiamento di “Love Story”, quasi la melodia di un carillon. Eccessivamente ripetitivo è il testo e l’andamento della title track “Mini World” che, come altri brani di questo album, possiede una natura intimista ed introspettiva, rivelando pensieri, rimuginamenti, dolori e paure. Una originale ritmica reggae attraversa le parole di “Run Run”, un mantra da opporre ad un lifestyle incentrato sulla sfida all’incedere del tempo. Il fascino etnico, e latineggiante al contempo, di “Ego” si alterna al minimalismo strumentale di “Comme un Bateau”. “Boite en Argent” è una delicata ed eterea ballad, illuminata da un’aura crepuscolare. “Tu Ne M’Entends Pas” chiude questo lavoro discografico, contraddistinto da una melanconia di fondo che lascia, tuttavia, trasparire una natura cosmopolita ed eclettica. Un esordio, quello di Indila, davvero molto promettente che lascia intravvedere un potenziale artistico da mettere in mani sapienti e lungimiranti.

Raffaella Sbrescia

Video: “Tourner Dans Le Vide”

“Il Signor G e l’Amore”, Rossana Casale canta l’amore secondo Gaber

Rossana Casale @Auditorium Parco della Musica di Roma Ph Roberta Gioberti

Rossana Casale @Auditorium Parco della Musica di Roma Ph Roberta Gioberti

Pubblicato lo scorso 6 maggio, “Il Signor G e l’Amore” (Artist First) è il sentito tributo che Rossana Casale ha realizzato, con il patrocinio della Fondazione Giorgio Gaber, per omaggiare l’intramontabile genio cantautorale  e la meravigliosa penna di un artista indimenticabile quale è, ancora oggi, Giorgio Gaber. Rossana sceglie un tema delicato, spesso inflazionato, eppure in qualche modo sempre nuovo come l’amore. Dopo un’attenta, accorata, scrupolosa, rispettosa selezione di testi intimi, preziosi ed intrisi di ragionamento, la Casale ha messo insieme 13 tracce in grado di rappresentare una, seppur piccola, parte di un repertorio di infinito valore sociale, culturale, artistico, emotivo.

Il disco comprende due straordinari inediti, rispettivamente intitolati “Sostiene l’amore” e “Piove”, scritti da Sandro Luporini che, per oltre trent’anni, ha collaborato alla scrittura delle canzoni e dei testi degli spettacoli teatrali messi in scena da Giorgio Gaber. Un regalo da custodire con infinita cura e che Rossana ha rivestito con le note di  Vittorio Cosma cercando di prestare l’anima ai contenuti di questi brani che analizzeremo più avanti.

Rossana Casale @Auditorium Parco della Musica di Roma Ph Roberta Gioberti

Rossana Casale @Auditorium Parco della Musica di Roma Ph Roberta Gioberti

La scelta di abbinare un genere musicale così intimo ed elegante come il jazz a questi brani si è rivelata assolutamente felice: l’impronta originale dei brani è rimasta intatta, così come il nome degli accordi e, avvalendosi dell’insita natura creativa posta in essere nel jazz, Rossana Casale ha mantenuto fede all’obiettivo di tributare con rispettosa originalità un tassello importante di un repertorio unico. Il pensiero critico del cantautore milanese è lo strumento con cui Rossana Casale rilancia il risultato di un’analisi lucida e cosciente, intrisa di ironia ed ispirazione e che, attraverso l’alternanza di canzoni e monologhi, conquista e monopolizza dolcemente l’attenzione del pubblico.

Rossana Casale @Auditorium Parco della Musica di Roma Ph Roberta Gioberti

Rossana Casale @Auditorium Parco della Musica di Roma Ph Roberta Gioberti

 In “Signor G e l’amore”, Rossana Casale parte da “Il Desiderio”: l’emozione del presente, il sentimento che ci salva dalla noia, lo stimolo interiore, l’unico motore che muove il mondo e lo abbina ad una splendida ed elegante cornice di archi e fiati che trasportano subito l’ascoltatore in un’atmosfera avulsa da volgarità e faciloneria contemporanea. La sarcastica e pungente autoironia de “Il corpo stupido” rappresenta, invece, la dissacrante condanna delle istruzioni d’uso per l’amore e per il sesso in particolare. “Sostiene l’amore” è, come dicevamo, il primo dei due inediti presenti nell’album. Rossana si immerge nel pensiero gaberiano e nella scrittura di Luporini cantando il sentimento che illumina la vita, l’interludio tra le parole t’amo, dando voce ad un botta e risposta a sentimenti discordanti, rivestiti di umanità e vita propria, come l’orgoglio, la prudenza, la ragione e la paura.  “Amore difficile amore” è uno dei brani più strumentali dell’album, un importante contrabbasso ed un vorticoso conglomerato di fiati dà vita ad un intenso dramma emotivo. Indimenticabile è la fascinosa e suadente simpatia sorniona di “Torbedo blu”, seguita da “Chissà dove te ne vai”; uno straziante punto interrogativo di un uomo innamorato. Prepotenza e fragilità di un uomo bambino animano i pensieri e le parole di “Quando sarò capace di amare” mentre la profondità emotiva de “I soli” irradia di autentica e verace poesia tutto il mondo circostante. Gli dei del caso, gli eroi del nuovo mondo coraggioso affrontano la solitudine senza malinconia perché un uomo solo è sempre in buona compagnia.

Parzialmente anacronistica è la sottile delicatezza di “Non arrossire”, una gemma rara e preziosa, da maneggiare con estrema cautela. Nel secondo inedito di Sandro Luporini, intitolato “Piove”, Rossana Casale descrive una pioggia culturale che si abbatte su un amore distrutto, sul sogno più bello, sulla malinconia, sui governi ladri, sulla pubblica opinione, sui sindacati, lavando via passato e futuro senza lasciare molti pensieri al presente. Dolce prudenza resta con me, canta Rossana in “Un’emozione”: lo struggente arrovellamento mentale di un uomo terrorizzato dall’idea di cedere all’emozione, privandosi di ogni difesa. Tristezza, cinismo e disillusione sono, invece, i sentimenti racchiusi in “Ora che non sono più innamorato” mentre “Ma pensa te” è l’espressione incredula di un uomo che non riconosce più la persona di cui si era innamorato una volta.

Un ritratto complesso, e completo al contempo, di un sentimento immortale come l’amore che, nonostante lo scorrere del tempo, riesce a trovare sempre nuove emozionanti declinazioni.

Raffaella Sbrescia

Fotogallery a cura di: Roberta Gioberti. Scatti realizzati in occasione del concerto tenutosi lo scorso 16 maggio presso l’Auditorium Parco della Musica di Roma.

Ad accompagnare  Rossana Casale i seguenti musicisti:

Emiliano Begni (pianoforte), Francesco Consaga (sax alto e soprano), Ermanno Dodaro (contrabbasso).

 

Emiliano Begni,  Francesco Consaga, Ermanno Dodaro, Rossana Casale @Auditorium Parco della Musica di Roma Ph Roberta Gioberti

Emiliano Begni, Francesco Consaga, Ermanno Dodaro,
Rossana Casale @Auditorium Parco della Musica di Roma Ph Roberta Gioberti

Rossana Casale @Auditorium Parco della Musica di Roma Ph Roberta Gioberti

Rossana Casale @Auditorium Parco della Musica di Roma Ph Roberta Gioberti

@Auditorium Parco della Musica di Roma Ph Roberta Gioberti

@Auditorium Parco della Musica di Roma Ph Roberta Gioberti

@Auditorium Parco della Musica di Roma Ph Roberta Gioberti

@Auditorium Parco della Musica di Roma Ph Roberta Gioberti

 

 

 

Elisa, una voce di seta per gli abissi del cuore

Elisa Ph Luigi Maffettone

Elisa Ph Luigi Maffettone

Elisa Toffoli è una delle cantautrici italiane più apprezzate per la sua vocalità trasparente, limpida e preziosa, per la sua incredibile sensibilità e per la capacità di sapersi reinventare nel corso del tempo. Cresciuta a Monfalcone e proveniente da una famiglia di origini miste, Elisa ha da sempre sentito molto forte dentro di sé il desiderio di lasciarsi andare alla sperimentazione, alle contaminazioni, alla diversità musicale, contenutistica e culturale. Sulla scia dello speciale “Canzone”, andato in onda lo scorso 15 maggio su Rai Uno, cogliamo l’occasione per realizzare il profilo artistico di una donna piena di risorse, sempre pronta a mettersi alla prova.

Elisa Ph Luigi Maffettone

Elisa Ph Luigi Maffettone

L’ esordio discografico di Elisa è in lingua inglese, una lingua che nel corso degli anni ha saputo regalarle tantissime soddisfazioni e che le ha consentito di tessere le parole in frasi dal fascino senza tempo. Il primo disco è “Pipes & Flowers” e risale al 1997. Prodotto per l’etichetta Sugar Music di Caterina Caselli, questo lavoro viene subito accolto dal pubblico e dalla critica con grande entusiasmo. Il sound solare del primo lavoro lascia il posto ad uno più viscerale ed intimista, enfatizzato dalla ricerca di sonorità elettroniche grazie alle quali Elisa sperimenta la propria voce in modi nuovi e imprevisti, si tratta di “Asile’s World”, pubblicato nel 2000. L’anno successivo è quello della svolta: Elisa compie il grande passo e comincia a scrivere in italiano; una fase di pulizia, di sottrazione, di esposizione.

Elisa Ph Luigi Maffettone

Elisa Ph Luigi Maffettone

L’artista affronta se stessa e dopo una lunga fase di isolamento creativo, Elisa è un bocciolo pronto a fiorire: “Luce (Tramonti A Nord Est)” è il primo singolo in italiano, presentato proprio durante la 51esima edizione del Festival di Sanremo e lì, accompagnata dal quartetto d’archi dei Solis String Quartet, l’artista vince il Festival inaugurando, così, una nuova felice fase professionale. Nel  terzo album, “Then Comes The Sun” Elisa abbandona gli arrangiamenti di matrice elettronica perché, come lei stessa ha spiegato, il metodo sta proprio nel non avere un metodo. Nella musica, alla lunga la formula uccide la creatività, annulla la novità, distrugge la magia. “Lotus” è il quarto album artistico di Elisa che, intanto, matura, cresce, si evolve e produce risultati importanti, senza trascurare fondamentali amicizie in ambito culturale, musicale ed artistico. Tra queste spicca la sintonia professionale con il produttore Glen Ballard. Il frutto di questo importante sodalizio è racchiuso nell’album intitolato “Peal Days”, che viene dato alle stampe nel 2004.

Elisa Ph Luigi Maffettone

Elisa Ph Luigi Maffettone

Anche nello scenario musicale italiano Elisa è benvoluta da tantissimi colleghi, su tutti Luciano Ligabue con cui la Toffoli incide il brano “Gli Ostacoli Del Cuore”, seguito da “Eppure Sentire”, con musiche del compositore Paolo Buonvino. Forte del grosso successo che il singolo “Dancing” riscuote in America, Elisa trova il successo anche oltreoceano e nel 2008 l’artista si esibisce negli Stati Uniti al Joe’s Pub di New York City. Con la nascita della primogenita Emma Cecile Rigonat  ed il sesto album, intitolato “Heart”, da lei prodotto assieme al compagno e chitarrista Andrea Rigonat, Elisa trova il modo di cambiare ancora la propria musica; dopo il successo del duetto con Giuliano Sangiorgi sulle note di “Ti Vorrei Sollevare”, Elisa torna alla scrittura con il settimo album pubblicato nel 2010 e intitolato “Ivy”; qui l’artista prende ispirazione dal fascino mai scontato della natura.

Elisa Ph Luigi Maffettone

Elisa Ph Luigi Maffettone

Sempre presente anche nell’ambito di iniziative musicali a sfondo benefico, Elisa riesce ad inanellare una serie di importanti traguardi tra cui spicca la pubblicazione del singolo “Ancora Qui”, composto con la collaborazione del Maestro Ennio Morricone e scelto dal regista Quentin Tarantino per la colonna sonora del film “Django Unchained”. Una serie di grandissimi successi che, tuttavia, non riusciranno mai a scalfire la personalità semplice e con i piedi ben piantati per terra di Elisa.

Elisa Ph Luigi Maffettone

Elisa Ph Luigi Maffettone

Con la nascita del secondogenito  Sebastian Rigonat e la pubblicazione del nuovo album di inediti “L’Anima Vola”, Elisa si mette completamente a nudo lasciando che il mondo scopra nuovi elementi della sua personalità così ricca e multisfaccettata. Dopo aver interpretato “Ecco che”, il singolo scritto da Giuliano Sangiorgi per la colonna sonora del film di Giovanni Veronesi “L’Ultima Ruota Del Carro” Elisa si è poi concessa un tour teatrale, di cui seguiranno, a breve, le date estive. Un’avventura live molto ben strutturata, come sempre incentrata sull’idea della musica come immagine e sul concetto ricorrente di “riscatto”, inteso nel senso più completo del termine. In totale connessione artistica e spirituale con il proprio pubblico, Elisa è ormai una star ma, per tutti noi, sarà “in ogni posto, in ogni caso, quella di sempre”.

 Raffaella Sbrescia

Date estive:

17/07/2014 - 21:00  Lucca Summer Festival – Lucca
19/07/2014 - 21:00  Collisioni Festival – Novello
25/07/2014 - 21:00 Anfiteatro Camerini – Piazzola sul Brenta
27/09/2014 - 21:00 Arena di Verona – Verona
Video: “Un filo di seta negli abissi”

Classifica FIMI: “Logico” di Cesare Cremonini è l’album più venduto

cover album LOGICO (3)Cesare Cremonini debutta in vetta alla classifica FIMI/Gkf degli album più venduti della settimana in Italia con il nuovissimo album di inediti “Logico”. Al secondo posto un’altra new entry; si tratta di “Domani o un altro film” dei Dear Jack. Chiude il podio “Museica” di Caparezza. Al quarto posto troviamo “L’amore comporta” di Biagio Antonacci, seguito da Anastacia che presenta il nuovo album di inediti, intitolato “Resurrection”. In sesta posizione c’è Giorgia con “Senza Paura” mentre alle sue spalle ritroviamo Ligabue ed il suo “Mondovisione”. Debutta all’ottavo posto Ben Harper con “Childhood love” mentre scivola soltanto in nona posizione “Caustic love” di Paolo Nutini. Chiude la top ten Francesco Renga con “Tempo Reale”.

Intervista ai Moseek: “La nostra musica è un imperdibile show”

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Moseek

I Moseek sono una band nata nel 2010 composta da Elisa Pucci (voce, chitarra e autrice), Fabio Brignone (basso, synth e cori) e Davide Malvi (batteria e sequencer). Il genere della band si muove tra rock ed elettronica finalizzato al pieno coinvolgimento del pubblico in un vero e proprio show.  Nel loro percorso artistico i Moseek hanno toccato in lungo e largo l’Italia, partecipato a numerosi festival condividendo il palco con tantissime band tra cui “I Ministri”, “Tre Allegri Ragazzi Morti”, “Linea 77”, “Giuliano Palma & The Bluebeaters”, “Bud Spencer Blues Explosion”, “Perturbazione” e molti altri.  “Leaf” è il titolo del loro disco d’esordio,  abbiamo raggiunto Elisa Pucci al telefono per farcelo raccontare ma anche per sapere qualcosa in più sulla fase di gestazione del prossimo lavoro discografico di un gruppo che ha molto da dire.

Quali sono stati i passaggi che hanno forgiato l’identità artistica dei Moseek?

Il passaggio più importante è stato sicuramente il tour che abbiamo fatto in Inghilterra nel 2012. Lì abbiamo ascoltato tanta  musica nuova, che è stata per noi fonte di tanta ispirazione, sia per quanto riguarda l’aspetto musicale che per la concezione di organizzazione di un concerto. Inoltre abbiamo incontrato tanti musicisti, con tanta esperienza alle spalle, e questo ci ha offerto l’occasione di apprendere davvero molte cose.

Ci parli della cifra stilistica e dei temi che affrontate in “Leaf”?

In questo disco affrontiamo temi piuttosto vari. C’è molta autoanalisi, ci poniamo molte domande su come si affronta la vita ma queste canzoni rappresentano anche un modo per stemperare vicende sia brutte che belle che abbiamo vissuto. I testi sono autobiografici, l’amore è tra i  temi più affrontati nel disco mentre l’altra grande protagonista è la Chiesa; ci siamo posti un vero e proprio interrogativo su quello che essa oggi rappresenta.

Come hai lavorato alla scrittura dei testi e quali sono i sono stati i vostri punti di riferimento?

In genere scrivo sempre in maniera molto spontanea e spesso le situazioni che vivo mi portano a scrivere molto velocemente. Per esempio “Pills”, in cui parlo di come mandare giù un boccone amaro, è stata scritta proprio in 5 minuti, sia per quanto riguarda il testo che la musica in sala di registrazione. L’approccio alla scrittura è, quindi, molto diretto.

La scelta della lingua inglese si rifà ad un motivo specifico?

Si tratta semplicemente di un’attitudine. Fin da quando ero piccola ascolto musica in inglese quindi non si tratta di una scelta a priori.

copertina Leaf (2)“Bocconi da mandar giù in “Pills”, sentimenti soppressi in “Something to Dig”…c’è qualcosa di inespresso in questo album?

Essendo un disco concepito nel 2012, ho cercato di metterci dentro quello che è successo in quel periodo, proprio per questo motivo, però, “Leaf” non rappresenta appieno quello che suoniamo adesso, quindi la parte inespressa del disco è più relativa alla parte musicale piuttosto che quella testuale dei Moseek.

Nell’ambito live che tipo di concerto è il vostro?

Concepiamo il concerto come un vero e proprio show, cerchiamo di portare avanti l’idea di uno spettacolo, abbiamo scenografia e luci mirate ad enfatizzare momento per momento ogni brano.Per queste ragioni anche i pezzi sono concepiti per la dimensione live, il nostro obiettivo è stabilire una maggiore connessione con il pubblico, cerchiamo di colpire le persone non solo dal punto di vista musicale ma anche visivo quindi è molto importante avere un impatto a 360 gradi; questa è una cosa che ci diverte fare.

Qual è il vostro habitat naturale?

Qualsiasi palco per noi è degno di nota, qualsiasi tipo di occasione per noi è l’ideale, non ce n’è una che disdegniamo o che preferiamo. Ogni palco, dove c’è pubblico, fa il suo.

Quali saranno i prossimi passi del vostro percorso artistico?

Stiamo mettendo giù le altre date del tour e poi stiamo lavorando alla pre-produzione del nuovo album perché  il disco che è uscito lo scorso gennaio appartiene al 2012 e ha vissuto la fusione di due autoproduzioni che avevamo fatto in precedenza, per cui abbiamo molto materiale nuovo che vogliamo assolutamente mettere su disco!

Raffaella Sbrescia

Si ringraziano Elisa Pucci e Marialuisa Simbula per Safe & Sound Ufficio Stampa

Video: “Steal-Show”

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