Intervista: Riccardo Tesi & Banditaliana presentano “Maggio”

maggio“Maggio” è il titolo del nuovo disco di Riccardo Tesi Banditaliana. Ispirato alle sonorità del bacino Mediterraneo, questo lavoro unisce tradizione e innovazione. Hanno preso parte alle sessioni di registrazione del disco anche la brass band balcanica Fanfara Tirana, il violinista e tamburellista Mauro Durante, il giovane pianista jazz Alessandro Lanzoni (appena eletto miglior nuovo talento nel referendum di Musica Jazz), Mauro Palmas (figura di riferimento nella musica sarda con il suo liuto cantabile), il violoncellista Enrico Guerzoni. Abbiamo raggiunto Riccardo Tesi al telefono per approfondire alcuni aspetti della musica prodotta dai “Signori del folk”.

“Maggio” è il titolo del vostro quinto disco. Cosa avete scelto di raccontare in questa parte del vostro viaggio musicale senza frontiere?

Siamo un gruppo di origini toscane e abbiamo voluto unire la nostra tradizione musicale alla contemporaneità riprendendo e riarrangiando il “Maggio” delle montagne toscane alla nostra maniera. Banditaliana è una realtà che esiste dal 1992 e che è arrivata al quinto disco grazie ad una musica ispirata al Mediterraneo, luogo in cui è possibile trovare tante influenze mescolate tra loro. Quest’ultimo rappresenta, dunque, il comune denominatore del nostro pensiero musicale.

riccardo tesi

Riccardo Tesi & Banditaliana

In questo caso alcuni brani sono nati da una scrittura collettiva delle canzoni. In genere abbiamo l’abitudine di invitare amici e colleghi e, anche in questo disco, ci sono diversi ospiti importanti. Prima fra tutti la famosa Fanfara Tirana, proveniente dall’Albania, con cui avevamo già realizzato un progetto lo scorso anno: ci eravamo divertiti a rileggere la tradizione del liscio dal punto di vista balcanico. Da sottolineare anche il contributo di un grande talento del jazz che è Alessandro Lanzoni che, a soli 22 anni, ha vinto il referendum come migliore nuovo talento jazz, poi c’è Mauro Palmas, musicista storico della musica sarda, Mauro Durante, tamburellista salentino e tanti altri…

Ci racconti “Maggio del Crinale”?

Questa canzone è magia.

“Corno d’Africa” è una brano che ci mette con le spalle al muro e ci priva delle nostre comodità…come è nata questa canzone?

Si tratta di un testo che ha scritto Maurizio Geri e racconta il viaggio di un europeo che, stressato dalla vita di tutti i giorni, ritrova le proprie origini abbracciando uno stile di vita più a misura d’uomo.

Qual è il brano o la parte strumentale a cui ti senti più legato e perché?

Sono molto soddisfatto di “Scacco matto” perché riesce a sintetizzare varie anime in un brano solo; jazz, rock e folk si fondono in un’unica composizione e con un buon equilibrio. Inoltre c’è il bellissimo assolo di Alessandro Lanzoni al pianoforte che abbiamo preso al primo take. Alessandro è un talento incredibile, una persona adorabile con cui è stato piacevole lavorare.

Sei considerato l’artefice della riscoperta dell’organetto diatonico, come funziona questo strumento e che rapporto hai con esso?

 A vederlo sembra una piccola fisarmonica a bottoni, si tratta di  uno strumento musicale appartenente alla famiglia degli aerofoni ed è provvisto di sottili linguette d’acciaio. L’organetto si muove su scale diatoniche ed è rimasto uno strumento molto usato nella musica popolare, soprattutto nel ballo. Io sono appassionato di questo strumento ormai da 35 anni, nessuno lo conosceva all’epoca, per me è stato un amore a prima vista e adesso sono in tantissimi a suonarlo, tirandolo fuori dal ristretto ambito della musica tradizionale e utilizzandolo nei dischi di cantautori, rock e jazz.

Vi aspettano tante date in giro per l’Europa ma anche oltreoceano…come vi state preparando e che tipo di concerto sarà il vostro?

Presenteremo tante cose del nuovo disco però ci sarà spazio anche per i nostri cavalli di battaglia che il pubblico si aspetta e che richiede sempre. Saremo in Canada, Austria, Belgio, sarà un bel girare, come d’altronde siamo abituati a fare. Il nostro lavoro è legato all’idea del viaggio. Siamo una band con 22 anni di percorso alle spalle ed è una bella cosa avere questo capitale di esperienza condivisa tra viaggi e concerti in tutto il mondo. Ormai siamo un po’ una famiglia, un gruppo con una coesione interna, uno stile, un’idea musicale che piano piano è riuscita a farsi conoscere e apprezzare.

Raffaella Sbrescia

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Queste le date ad oggi confermate dei live di Riccardo Tesi e Banditaliana per l’anno 2014:

8 giugno alle Grotte di Labante a Vergato (Bologna)

 22 giugno al Val Tidone Festival a Piacenza

27 giugno a San Gimignano (Siena)

10 luglio al Victoria Festival

11/12/13 luglio all’Island Festival a Vancouver

14 luglio al Saltspring Festival

17/18/19 luglio al Vancouver Folk Festival a Vancouver

 20 luglioall’Harrison Festival

24 luglio a Waidhofen (Austria)

9 agosto a Klagenfurt (Austria)

14 settembre al Val Tidone Festival a Piacenza

 27 novembre a Bimhuis (Amsterdam, Olanda)

28 novembre a Croningen (Olanda)

 29 novembre a Tilburg (Olanda)

30 novembre a Belsele (Belgio).

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Video: Riccardo Tesi & Banditaliana – “Tevakh”

Lazzaro, il nuovo singolo dei Subsonica. La recensione

lazzaroA pochi mesi dalla pubblicazione del loro attesissimo settimo album, prevista per il prossimo settembre, i Subsonica presentano “Lazzaro”, un singolo in pieno stile jungle, parzialmente ispirato al drum and bass dei Pendulum, arricchito da un testo ragionato, attuale e incalzante. Il groove del brano rientra all’interno dei tratti distintivi della discografia dei Subsonica; grosse parti elettroniche si aggiungono ad un abbondante utilizzo della strumentazione tradizionale, con particolare spazio lasciato ad un trascinante giro di batteria. Le ambientazioni urban/underground costituiscono, a pieno titolo, l’habitat naturale per lo sviluppo di suoni e parole che, dopo 18 anni, riescono ancora a leggere il cuore e le storie della gente: “Alzati e cammina per scoprire di essere vivo come non mai/ Lazzaro stamattina e resuscita un pezzo alla volta la volontà”; il ritornello è un mantra che racchiude  e sancisce il principio dell’autodeterminazione individuale. Lazzaro siamo tutti noi, il personaggio citato nei Vangeli si riveste di una mistificante attualità. In qualità di paradigmatico “morto che resuscita”, Lazzaro vive i nostri dubbi, le nostre sconfitte, le nostre incertezze. Chiusi nel nostro sepolcro di apatia e indifferenza, non ci accorgiamo di essere “un’emozione scaduta, una certezza tradita, un’ambizione svenduta”. Nel bel mezzo della svalutazione dei nostri valori, quello per cui abbiamo studiato, quello in cui abbiamo creduto, per cui abbiamo lottato e sofferto ha perso ogni valore, ogni importanza, ogni rispetto. Il calpestìo della nostra essenza ci ha reso morti che camminano, diretta conseguenza, quest’ultima, di un gioco d’azzardo fatto con il nostro futuro. Costretti a fare i conti con “un’ipoteca sulla nostra dignità” ci troviamo a fare i conti con proteste ammaestrate, carezze svogliate, speranze piegate. I Subsonica inquadrano, dunque, con lucidità i mali che ci affliggono e li mettono nero su bianco servendosi di un tagliente repertorio semantico e di un trascinante arrangiamento strumentale. Cinismo e disillusione la fanno da padrone ma il diritto alla vita è , forse, l’unica cosa in grado di trascendere da qualsiasi problematica contingente. Ecco perché il monito “alzati e cammina” risuona potente e vigoroso, ecco perché “resuscita un pezzo alla volta la volontà” rappresenta un messaggio necessario, incisivo ed efficace. Ecco perché i Subsonica ci erano mancati, eccome.

Raffaella Sbrescia

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Ecco le date  del tour confermate fino ad ora

31 Ottobre – Jesolo (VE) – Pala Arrex (ex Palazzo del Turismo)
01 Novembre – Pesaro – Adriatic Arena
07 Novembre – Napoli – Palapartenope
08 Novembre – Bari – Palaflorio
13 Novembre – Torino – Palaolimpico Isozaki
15 Novembre – Verona – Palasport
21 Novembre – Roma – Palalottomatica
27 Novembre – Bologna – Unipol Arena (Casalecchio di Reno)
28 Novembre – Firenze – Nelson Mandela Forum
29 Novembre – Genova – 105 Stadium
01 Dicembre – Milano – Mediolanum Forum di Assago

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Lyric Video “Lazzaro”.

Classifica FIMI: Gemitaiz & Madman al comando con “Kepler”

gemotaizGemitaiz & Madman debuttano in vetta alla classifica FIMI/GFK degli album più venduti della settimana in Italia con l’album intitolato “Kepler”. Al secondo posto ci sono i Coldplay con “Ghost Stories”, chiudono il podio della top ten i Dear Jack con “Domani è un altro film”. Stabile, in quarta posizione, c’è Deborah Iurato con l’ep omonimo mentre al quinto posto c’è la new entry Clementino con il repack di “Mea Culpa”. Alle sue spalle ritroviamo Biagio Antonacci con “L’amore comporta”, seguito da Ghemon ed il suo “Orchidee”. Scivola all’ottavo posto “Xscape”, l’album postumo di Michael Jackson, in nona posizione c’è Cesare Cremonini con “Logico” mentre al decimo posto compare l’ultima new entry della settimana: si tratta di Mango con “L’amore è invisibile”.

48:13, il nuovo album dei Kasabian è tutto da ballare

Kasabian-48_13“48:13” è il titolo, nonché la durata, del nuovo atteso album dei Kasabian. La band britannica capitanata da Sergio Pizzorno si appresta a festeggiare il decennale della propria folgorante carriera con un full lenght comprensivo di 13 tracce  che, pur facendo riferimento alle ormai inconfondibili sonorità del gruppo, rivelano una nuova tendenza minimalista. Annunciati come headliners del Glastonbury 2014, i Kasabian sfidano ogni convenzione lasciando che il suono trovi spazi e possibilità altamente performanti. Massima resa con sforzo minimo, oseremmo dire, la rendita artistica dei Kasabian, associata all’energia delle performance live del gruppo, è tale da indurci ad andare sul sicuro tra fitte trame di riff di chitarra e synth elettronici. Il disco si apre con “Shiva”, una intro ripiena di riverbero e di eco, pronta ad esplodere sulle note di “Bumblebee” che, invece, si presenta subito in tutta la sua vigorosità strumentale, arricchita dalla ricorrente parola “ecstasy”. Anche “Stevie” segue la stessa linea d’onda mentre “(mortis)” segue una scia particolare e diversa, quasi macabra. Una grande energia carismatica attraversa i tratti di “Doomsday” anche se il brano più accattivante del disco è “Treat”, una traccia caratterizzata da un suono glam e coinvolgente. Spunti di riflessione socio- antropologica emergono in “Glass”. Ipnotico e di ispirazione beatlesiana è “Explodes”. Pur avendo già abbondantemente ballato grazie all’irresistibile beat di “Eez-eh”, conserviamoci una massiccia dose di energia per “bow”. A chiudere il party è “Scissor Paper Stone”, o più brevemente, “s.p.s”, la degna conclusione di un estatico viaggio sulle infinite vie del rock britannico.

Raffaella Sbrescia

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Video: “Eez-eh”

“Senza vele”: il brillante ep d’esordio di Maltese

matese-cover“Senza vele” è l’ep d’esordio di Paolo Adduce, in arte Maltese, disponibile in tutti i digital stores dal 16 giugno. Il cantautore torinese canta il nostro mondo scrivendo in maniera incisiva ed efficace. I suoi testi sono curati e offrono spunti di riflessione ad ampio raggio: si va dalla quotidianità, all’attualità politica, all’involuzione contenutistica dei mass media fino alla purezza dell’amore e dei sentimenti più intimi. Il primo brano è “Déjà vu”: tra ricordi nel lavandino, la sveglia del mattino ed il mantra “ tutto si fa, tutto si sa” s’insinua un orecchiabile ed originale arrangiamento che, senza strafare, convince e stimola all’ascolto. “Monsier Bardot” è il racconto di un uomo inibito dalla paura di amare: “io soldato e lei sabina, i suoi occhi rapirò”: scene, visioni e fotogrammi di un amore innescato da un buon bicchiere di vino. “Bacco, tabacco e un poco di pazienza”, quegli gli ingredienti clou per far fronte a “Il notiziario”: “Fermi tutti inizia il mio programma preferito/sangue,cucina, celebrità /lo capisci solo se lo guardi inebetito /qui la gente è matta./Dice che la guerra arriva prima della pace/che un ragazzo buono ha ucciso il padre in modo atroce/si ma avete visto i nuovi capi di Versace /Zitti canta Albano, che bella voce! E poi, ancora,“Rivoluzione! Grande fratello!/ma il mio stipendio finisce sempre sul più bello/Semplicemente, manipolando i desideri della gente/che da quel poco poi non gli rimane niente  non è abbastanza, piangere, fino alla prossima vacanza. Il mondo brucia/Il mondo è stanco /Mi sono perso/E già mi manco /Vorrei parlarti/Nella speranza che tra me e te, si accorci la distanza”. Abbiamo scelto di riportare alcune delle strofe del testo per lasciarvi intendere che ogni singola parola scritta da Maltese è più sufficiente nel rendere il fedele ritratto di una società contorta, confusa e ripiegata su se stessa.

maltese (1)“Io non ti voto più”, già “Premio Radio Kiss Kiss” è un testo brillante e più che mai attuale: offese, promesse, attese, leggi, intese, tasse, guerre, crisi pilotate e falsi ideali trovano posto nella voce calda di Maltese e nella delicata ed elegante tromba accompagnata da un sound electro-western. Il ribaltamento del valori ci lascia allo sbaraglio tra i sentieri della vita ma non tutto  può essere perduto. La poesia, il pudore, la delicatezza esistono ancora, sono piccole gemme che vanno accuratamente individuate, protette, valorizzate. Maltese ne è fortunatamente in possesso è se in “Senza Vele” l’amore sopravvive alla monotonia, grazie ad un ultimo giorno di magia, “Nel bosco delle more” una coltre di sogni ci traghetta via lontano in un altrove dove ogni giorno è da inventare.

Raffaella Sbrescia

Video: “Déjà vu”

Intervista al pianista Alberto Pizzo: Un “funambolo” a New York

Alberto Pizzo

Alberto Pizzo

Alberto Pizzo è un pianista napoletano che, in breve tempo, è riuscito a farsi notare dalle più importanti realtà musicali del mondo. Tra gli oltre 150 artisti in cartellone al “Blue Note Jazz Festival” di New York, Alberto Pizzo sarà tra i protagonisti nella prestigiosa location dell’Highline Ballroom il 4 giugno, con un live di piano nell’attesissimo Fabrizio Sotti & Friends. In questa intervista il giovane e talentuoso artista ci ha presentato “On the Way”, l’album registrato nella primavera del 2013 dal vivo al Bunker Studio’s di Brooklyn – New York.

Lei è stato definito “Funambolo senza rete” della musica… quanto si rispecchia in questa definizione?

Al termine “Funambulo” mi sono affezionato da subito ma non per dimostrare con spavalderia che le mani vanno agili e impetuose sulla tastiera…Il termine lo associo sempre ad un qualcosa che, seppure in bilico, cerca di raggiungere le sue mete, i suoi sogni senza guardare in basso rischiando di cadere.

Come vive la sua vita artistica da napoletano a New York? Quali sono stati i passaggi fondamentali di questi ultimi anni e cosa le sta insegnando l’esperienza oltreoceano?

Devo molto agli Stati Uniti ma non dimentico mai le miei radici anzi, cerco di ritrovarle sempre, ovunque vado, anche tra quei titanici grattacieli dove il profumo d’Italia lo senti un po’ dappertutto. Ho sempre avuto ben chiaro un concetto musicale, anche dopo aver varcato la frontiera statunitense: aggiungere alla melodia tipica delle canzoni classiche napoletane, delle sublimi colonne sonore e del  “Bel Canto” il sapore Jazz della libertà e dei sogni americani che, in sè, contengono “ tutti gli ingredienti culturali e musicali” dei cinque continenti.

on the wayCosa racchiude e cosa intende comunicare l’album “On the way”?

Il concetto di viaggio,  di scoperta e di continua ricerca coesiste con l’intento di tutto l’album: mescolare  più culture musicali. “On the Way” è un titolo di grande auspicio che mi dà semplicemente la sensazione di aver intrapreso la strada giusta per realizzare i miei desideri musicali e non…

Come ha lavorato alla realizzazione di questo lavoro, come sono nate le importanti collaborazioni presenti nel disco e qual è il brano a cui si sente più legato e perché?

L’album è stato concepito in due fasi: la prima parte negli States dove Fabrizio Sotti e Mino Cinelu hanno dato magicamente al piano il primo vero supporto internazionale e con  la loro maestria hanno reso tutto il percorso molto più semplice…poi abbiamo avuto la fase delle guest, le  varie collaborazioni sono nate strada facendo ed il mio manager Gianni Sergio, grazie alle sue solide relazioni, ha  portato nell’album artisti di livello mondiale che, fin da subito, sono rimasti affascinati dal progetto.

Non ho un brano in particolare che preferisco ma sono molto legato a “Mediterraneo” e “Gocce di Vita” perché ho scritto questi brani in momenti di grande cambiamento sia  della mia vita artistica che sentimentale.

Come nasce “This ship has sailed” con David Knopfler?

“This ship has sailed” è, per me, un brano che aggiunge alla sfera musicale e personale  un’esperienza indimenticabile: nasce a Guildford, un delizioso paesino poco distante da Londra… Una foto scattata lì ha dato la cover all’album e, proprio in quello studio-cascina che appare in copertina, io e David Knopfler abbiamo concepito con assoluta libertà musica e testi del brano.

Alberto_Londra_Colori (2)Sarà l’unico italiano ad esibirsi al Blue Note jazz Festival di New York, in programma il prossimo 4 giugno…come si sente a riguardo e come si sta preparando?

Sono molto felice ed onorato di partecipare ad uno dei Festival più prestigiosi al mondo e devo ringraziare Fabrizio Sotti il quale ha reso questo sogno realizzabile … Cerco, come sempre, di prepararmi  fisicamente e mentalmente cercando di trascorrere le ore di studio al piano con grinta e concentrazione e soprattutto restando sempre con i piedi per terra.

Qual è il suo rapporto con la tradizione musicale napoletana?

Sin da piccolissimo ho esplorato il mondo armonico e melodico del mio pianoforte attraverso le celebri melodie napoletane… si tratta di un rapporto quasi amoroso.

Che tipo di rapporto ha con il pianoforte e che tipologia di concerto offre al pubblico?

Il pianoforte è ormai parte della mia vita quasi da sempre. Avendo iniziato a circa 4 anni ricordo ben poco o nulla della mia esistenza senza il pianoforte…

Questo strumento, come un qualsiasi essere vivente, va nutrito e coltivato con tanta pratica e tanto sacrificio perché risponde esattamente a ciò che gli  dai… se gli dedichi tanto ti ricambia con tanto. Il mio concerto in “piano solo” è un viaggio che decido di percorrere con il pubblico e con lo strumento … cerco di non dare mai per scontata nessuna esecuzione e di lasciare sempre spazio alla fantasia ed inventiva durante le mie esecuzioni…

Che riscontri riceve dal pubblico e che differenze ha avuto modo di notare tra le varie location in cui si è esibito nel corso degli anni?

Credo che il pubblico, in generale, ami sempre la passionalità e la sincerità di un artista, io semplicemente cerco di essere me stesso ovunque mi esibisco: istintivo, schietto e controllato

Quali saranno i suoi prossimi appuntamenti dal vivo?

Dopo Napoli, Milano , Roma, Salerno. ci saranno altre date in Italia tra le quali Porto Garibaldi il 20 giugno,  il Teatro Diana di Napoli il 2 Luglio,l’Arena del Mare di Salerno il 22 luglio e altre ancora  fino a Ravello Festival il 4 settembre… tra pochi giorni sarò negli States per il Blue Note Jazz Festival di New York ed in agosto invece mi esibirò in diverse città del Giappone.

Che prospettive ha per il futuro?

Tante, ma soprattutto voglia di far bene oggi per creare un domani sempre più roseo… sono molto esigente e amo il mio “lavoro” tanto da non definirlo tale.

C’è un sogno artistico che conserva ancora nel cassetto?

Ne ho tanti ma da buon napoletano un pizzico di scaramanzia mi assale proprio in questo istante… Comunque credo che bisogna  considerarsi sempre in continuo “On the Way “e soprattutto credere che davvero  “Anything is possible”.

Raffaella Sbrescia

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Queste le date della tournée che quest’estate porterà Alberto Pizzo tra l’Italia, l’America e il Giappone:

4 giugno             NEW YORK                       HIGHLINE BALLROOM

6 giugno             NEW YORK                       KGB THE RED ROOM

20 giugno            PORTO GARIBALDI    PANMA BEACH

2 luglio                 NAPOLI                              TEATRO DIANA

22 luglio               SALERNO                          ARENA DEL MARE “PREMIO CHARLOT”

3 agosto              MATSUYAMA CITY      TAKASHIMAYA ROSE HALL

6 agosto              OKAYAMA                         NIPPON BANK RENAISS HALL

8 agosto              TOKYO                                 NIPPOLI SUNNY HALL

26 agosto            SIPONTO                            PARCO ARCHEOLOGICO di–Premio Argos Hippium

4 settembre      RAVELLO                            VILLA RUFOLO “RAVELLO FESTIVAL”

Intervista a Fiorenza Calogero: “Cantare Napoli significa darle il rispetto che merita”

Fiorenza Calogero Ph Luigi Maffettone

Fiorenza Calogero Ph Luigi Maffettone

Quella di Fiorenza Calogero è tra le più importanti voci della scena musicale napoletana e mediterranea. Cantante e attrice versatile e appassionata, Fiorenza ha saputo distinguersi grazie al suo talento concentrato nella valorizzazione della lingua e della cultura della sua terra: Napoli. In questa intervista abbiamo lasciato che l’anima di questa artista si aprisse raccontandosi a 360 gradi, in attesa di un nuovo atteso lavoro discografico, prodotto da Andrea Aragosa.

Sei una cantante e attrice che si è particolarmente distinta per la valorizzazione della lingua e della cultura della tua terra…cosa significa per te cantare Napoli?

Il mio riferimento, sin da quando ero piccola, è sempre stata la musica tradizionale. Sarà anche perchè i miei genitori l’ascoltavano, ho sempre vissuto tra un nonno che fischiettava le canzoni classiche napoletane e un padre che era un amante e cultore de “La Gatta Cenerentola” di De Simone. A questo si aggiunge anche il fattore emotivo, c’era la possibilità che io rimanessi indifferente a questo tipo di musicalità, invece provavo sempre emozione: a 5-6 anni ascoltavo il disco de “La Gatta Cenerentola” o la Nuova Compagnia di Canto Popolare, di cui conoscevo a memoria tutte le canzoni. Ovviamente nel corso degli anni la passione è cresciuta, avvertivo, seppur ancora inconsapevolmente, che mi piaceva cantare la canzone classica napoletana. A 15 anni poi, feci il provino per La Gatta Cenerentola del maestro De Simone, lessi l’annuncio sul Mattino e, proprio come se si trattasse di una forza più grande di me, presi la circumvesuviana di nascosto e andai ai provini. Da lì si è aperto un mondo, ho deciso che volevo esprimermi attraverso questo tipo di musica da un punto di vista artistico. Volevo essere identificata come una cantante napoletana ma con uno spirito diverso: la musica napoletana ha una sua dignità, una sua storia, forse più di altre tradizioni di musica popolare nel mondo….Qui ritroviamo la poesia, il sentimento, l’aneddoto, la storia. Ho iniziato a studiarla proprio perché non volevo cadere nella banalità di alcuni esecutori che, invece, l’hanno un po’ travisata. La musica napoletana per me non è né la pizza, né il mandolino, né il Vesuvio; questa tradizione musicale ha una nobiltà e una storia tale che non sempre si conosce e non sempre si percepisce perché siamo abituati a renderla giocosa, festaiola. Il lavoro che ho fatto in questi 15 anni è servito per far sì che, quando salgo sul palcoscenico, so come dover trattare questo tipo di musica. Sono felice di portare la musica di Napoli nel mondo come dico io, ho cercato una strada musicale, ho seguito la strada della sottrazione scegliendo di esibirmi solo con voce e chitarra e lasciando intatte partiture e cadenze senza stravolgerle. Cantare Napoli significa questo, significa darle la dignità e il rispetto che merita senza imbruttirla e involgarirla.

Fiorenza Calogero Ph Luigi Maffettone

Fiorenza Calogero Ph Luigi Maffettone

Un altro passaggio importante è stata l’esperienza con il Festival Migrazioni Sonore dal 2007 al 2009…come furono quegli anni e cosa ti hanno insegnato artisticamente?

Migrazioni Sonore è stato il passo successivo all’interno del mio percorso ed è la conseguenza di ciò che io ho imparato insieme ad Enzo Avitabile e Andrea Aragosa che organizzano, già da una decina d’anni,  Sentieri Mediterranei, il Festival che si svolge a Summonte (Avellino). Questa è una manifestazione a cui io ho partecipato sia come artista che come collaboratrice del direttore artistico. Da loro ho imparato tutto ciò che è relativo alla world music e quali sono le possibilità che un festival  può offrire al pubblico, sia dal punto di vista musicale che culturale. Nella fase successiva, c’ è poi stata l’assegnazione della direzione artistica del festival Migrazioni Sonore, che allora non esisteva. Dopo diversi incontri e dopo aver visto la location (Montefalcione-Avellino), ho pensato ad un festival strutturato in tre giorni, avevo scelto 12 location, quasi come percorso musicale e culturale per il turista o il curioso che veniva a visitare il festival, e ho chiamato 12 gruppi stranieri, non famosi, ma professionisti, che si esibivano rappresentando la loro musica di tradizione, il loro artigianato, le loro danze, i loro costumi. Sul palco principale, ogni sera c’era un gruppo di tradizione musicale popolare italiano mentre i 12 gruppi erano gli stessi per tutte e tre le sere e si esibivano per le strade del paese. Nel 2009 questo festival è stato premiato come miglior festival della Campania e ha avuto tantissime presenze, mi intristisce ripensarci perché purtroppo questa esperienza si è definitivamente conclusa, a causa della mancanza dei fondi pubblici. Tanti giovanissimi si sono appassionati ai tamburi cinesi, al flamenco, alla musica messicana, alla musica celtica e, se pensiamo al fatto che gli artisti coinvolti non erano nemmeno conosciuti, la mia è stata una doppia vittoria. Da allora, però, non ho più voluto prendermi questi incarichi, perché non c’erano le condizioni economiche adatte e perché mi è passata la voglia di scontrarmi con la burocrazia e le istituzioni. Resterà soltanto un bel ricordo…

Fiorenza Calogero Ph Luigi Maffettone

Fiorenza Calogero Ph Luigi Maffettone

Ci parli dei progetti discografici, rispettivamente intitolati “Fioreincanto” , “Fiorenza” e “Sotto il vestito…Napoli”?

“Sotto il vestito…Napoli” rappresenta il più grande sbaglio della mia vita… Non mi riferisco al contenuto musicale dell’album perché si tratta di un buon lavoro in cui la musica napoletana viene sposata al jazz. Quello che contesto non è  la scelta di mettere me e delle colleghe nude in copertina ma il modo in cui siamo state messe in copertina…Ci sono nudi e nudi, ci sono i nudi artistici e poi ci sono nudi squallidi, come lo è quello nella copertina di questo cd… La colpa è stata mia perché da artista e da professionista quale sono dovevo accertarmi, dopo lo shooting fotografico, quali foto scegliere. Dovevo tutelarmi e non l’ho fatto, quindi da un punto di vista d’immagine questo è stato un grande sbaglio che mi ha fatto tanto soffrire;  non era certo questa l’immagine che volevo dare di me stessa, digerire nel corso degli anni questo mio fallimento ha richiesto un bel po’ di tempo. Di tutte le esperienze che ho fatto, questa è quella che, se tornassi indietro, non rifarei o quantomeno la rifarei tutelando la mia immagine.

Fiorenza Calogero Ph Luigi Maffettone

Fiorenza Calogero Ph Luigi Maffettone

A cosa stai lavorando adesso con la produzione artistica di Andrea Aragosa?

Questo lavoro rappresenta la mia rinascita artistica perché l’ultimo mio disco è stato proprio “Sotto il vestito…Napoli”. Con un album ti aspetti di lavorare, di fare concerti invece quel disco mi ha solo tolto credibilità. Dal 2011 ad oggi c’è stato quasi il buio da un punto di vista discografico e musicale, nel frattempo, però, sono diventata mamma e mi sono dedicata alla mia realizzazione come donna. Con il mio produttore Andrea Aragosa, una persona competente, lungimirante e intelligente e colta, stiamo realizzando il progetto che avrei sempre voluto fare. Con Andrea collaboro già da una quindicina d’anni però, tutte le volte che io parlavo di un disco insieme, lui mi diceva sempre che non era il momento. Evidentemente non mi vedeva e sentiva pronta, nonostante il fatto che in questi anni abbiamo sempre collaborato insieme. Dopo tante esperienze, anche negative,  ho capito la lezione e questo ha fatto sì che io maturassi anche dal punto di vista artistico per cui, quando lui mi ha detto che ero finalmente pronta, abbiamo iniziato a lavorare a questo cd. In relazione al discorso sugli sbagli voglio aggiungere una cosa importante rivolgendomi a chi si vuole avvicinare a questo mondo: Io capisco che chi fa solo questo lavoro, deve lavorare e, pur di farlo, è costretto ad accettare quasi tutto perché l’affitto e le bollette si devono pagare, però ci sono cose a cui a cui puoi dire di sì e cose a cui devi dire di no.

Fiorenza Calogero Ph Luigi Maffettone

Fiorenza Calogero Ph Luigi Maffettone

Cosa ci puoi anticipare di questo nuovo lavoro?

Posso sicuramente dire che sto facendo quello che ho sempre voluto fare con la canzone napoletana, un’operazione del genere l’ho sempre desiderata e adesso ne sto avendo l’opportunità. Questo sarà un album di respiro internazionale e tra le tante collaborazioni, che non posso ancora svelare, ci sarà Cristina Branco, cantante di fado portoghese e stella della musica fadista nel mondo, che duetterà con me ne “Lu Cardillo”, di cui c’è stata la recente anteprima al Teatro Sannazzaro di Napoli e, a parte pezzi di tradizione classica, ci saranno anche degli inediti di Enzo Avitabile. Anche se cerco di stare sempre coi piedi per terra, quello che mi rende davvero felice è che si tratta di qualcosa che avrei sempre voluto fare e sono contenta di fare questo percorso con le persone giuste. Trovare le persone giuste, lungo il proprio percorso, è davvero fondamentale perché anche se c’è talento, determinazione, voglia di fare, voglia di lavorare, voglia di cantare, il successo è il frutto di un lavoro di squadra e, quando la squadra è fatta da persone che puntano ad uno stesso obiettivo e sono competenti, allora il tuo talento può finalmente uscire fuori.

Fiorenza Calogero Ph Luigi Maffettone

Fiorenza Calogero Ph Luigi Maffettone

I prossimi appuntamenti live di Fiorenza Calogero

Gli appuntamenti più vicini sono il 20 giugno al Real Ortobotanico per la rassegna Ortovolante e il 6 luglio al PompeiLab per la rassegna TeatroLab, un concerto dal titolo “FiorenzaCantaViviani” che racchiude il mio amore e il mio legame per Raffaele Viviani, mio illustre concittadino. L’idea del progetto e le elaborazioni musicali sono di Marcello Vitale, già chitarrista con Pino De Vittorio e L’Arpeggiata di Cristina Plhuar, mio compagno nella vita e padre di mia figlia con cui si è creato un intenso sodalizio artistico, insieme a lui ci sarà Carmine Terracciano chitarra classica, mio collaboratore e amico con cui condivido la scena da anni e Erminia Parisi alla danza.

 Raffaella Sbrescia

 

“Out of your ego”, il debut album dei Clustersun

clustersun“Out Of Your Ego” è il titolo del debut album dei Clustersun. Pubblicato lo scorso 28 aprile per Seahorse Recordings, il full lenght realizzato da Piergiorgio Campione (sintetizzatori e voci), Marco Chisari ( voci e basso), Andrea Conti  (batteria) e Mario Lo Faro (chitarre) rappresenta un lavoro di sperimentazione musicale dichiaratamente ispirato alla musica britannica e orientato allo shoegaze psichedelico. A condire il tutto una massiccia dose di riverbero, una spruzzata di new wave ed un sottile rimando al post-punk ’80-’90. Anche dal punto di vista grafico l’album si presenta subito originale: il booklet è introdotto dall’ artwork surrealista realizzato dalla giovane fotografa newyorkese Brooke DiDonato. “Out of your Ego” rispecchia, fin dalle prime battute, una chiara connotazione metafisica; atmosfere psichedeliche, misteriose, alienanti, livide si accompagnano a stratificazioni di chitarra, riverbero, delay. All’interno di questo mix la vocalità di Marco Chisari si inserisce con importante personalità all’interno delle otto tracce che rivelano una cifra stilistica particolareggiata e multitasking. Ad introdurre il disco è “Hipgnosis”: immediatezza pop e sensibilità dreamy  si intrecciano lungo la linea di basso:” You don’t seem to care how cold is the out space out of your Ego”, cantano i Clustersun offrendo uno scenario inquietante e possibilista al contempo. Una linea vocale eterea e crepuscolare attraversa le coordinate strumentali di “Meteors” mentre la tendenziale ispirazione animista di “Be vegetal” ci traghetta in un altrove onirico e surreale. “Planar I” e “Planar II” rappresentano, invece, le tracce più pessimiste del disco, un sole silente e gelido chiude orizzonti e prospettive: “It’s always too late”. Di ben altra natura è “Floating”: un veleggiare sonoro tra sponde passate e approdi futuri fino al sopraggiungere di “Clustersun”, un brano ripieno di riverberi, volumi e distorsioni strumentali: 7 minuti e 13 secondi per un “trip”  di tutto rispetto.

Raffaella Sbrescia

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“The New classic”, Iggy Azalea accresce le quote rosa del rap

Iggy Azalea_Cover album_The New Classic_300CMYK_mDefinita la nuova rivelazione del rap, la 23enne australiana Iggy Azalea è già da qualche tempo al centro dell’attenzione mediatica. “The New Classic” è il presuntuoso titolo del suo album, pubblicato in Italia lo scorso 29 aprile. Aldilà dei paragoni e delle supposizioni, entriamo nel dettaglio di questo album per capirne i testi e le intenzioni. Attraverso la fusione tra elettronica ed hip hop, Amethyst Amelia Kelly rappa con grinta, sicurezza e padronanza delle parole. Veloce, diretta ed immediata, la Azalea scrive testi espliciti, spesso incentrati su se stessa e sul proprio tortuoso percorso che sì, non è quello di una ragazza tormentata del ghetto, ma è reduce da una serie di percorsi ad ostacoli, prontamente aggirati, in nome di un sogno chiamato rap. Nel passaggio da mixtape a mainstream, Iggy si è, forse, allontanata dalle intenzioni iniziali, lasciando che questo progetto slittasse un po’ oltre i confini, avvicinandosi ad una realtà musicale più addomesticata e piaciona. “No money, no family/ 16 in the middle of Miami” è stato uno dei versi hip hop più azzeccati dell’anno scorso e “Work”, primo singolo estratto dal debutto di Iggy Azalea, featuring di T.I., ha subito impressionato critica e pubblico. Quello che, però, non ci ha convinto è l’eccessiva faciloneria dei ritornelli che rompono, irrimediabilmente, la tensione costruita dalle strofe e dalle rime interessanti costruite dalla stessa Azalea.

Iggy Azalea_Photo_Work_300CMYK_2_mAd aprire il disco è “Walk The Line”: un brano midtempo vibrante, autoreferenziale e pretenzioso, tuttavia incoraggiante. A seguire “Don’t Need Y’All”: forte e sicura di sé, Iggy sconfessa tutti  aggiungendo un graffiante tassello autobiografico a questo debut album. “100” feat. Watch The Duck è il terzo brano del disco, uno string di chitarra acustica mandato in loop e la voce folk country dell’artista in featuring ci proiettano al centro di un sentiero diverso, fuorviante. “Change Your Life” feat. T:I. rappresenta la testimonianza diretta di un forte feeling artistico tra i due anche se è “Fancy” il brano più apprezzato dal pubblico. Accompagnata dalla vocalist Charli XCX, Iggy si è lanciata alla conquista del mercato con questo brano dal ritornello contagioso e catchy: il compromesso che ci voleva per sfondare la barriera della diffidenza. La contaminazione tra rap, pop e dance è, però, una delle formule più rischiose e i risultati non sempre si rivelano innovativi, un chiaro esempio di questa verità è riscontrabile in “New Bitch”. “Nothing is impossible” è, invece, l’emblematico titolo di un brano suggestivo e coinvolgente, ancora una volta incentrato sulla vita di Iggy. Tanta, troppa autoreferenzialità in questo album che prosegue con “Goddess” e “Black widow”, cantata in duetto con Rita Ora, e “Fuck Love”: se non si era capito Iggy è da sola al centro del suo universo. Arriviamo alle bonus tracks: la commercialissima “Bounce”, la più rilassata “Rolex, e “Just Askin’” non aggiungono e non tolgono nulla ad un disco che, inserendosi in un ampia fetta di mercato, è riuscito a stabilizzare la credibilità artistica di una ragazza dal forte temperamento e con le carte in regola per costruire un percorso sicuramente interessante. Le quote rosa del rap sono in espansione. Stay tuned.

Raffaella Sbrescia

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Video: “Fancy”

Intervista a Romina Falconi: “Sono imprenditrice di me stessa”

Attraverso_EP_cover b (2)Energica e spontanea, Romina Falconi è una cantautrice romana che, all’amore per la forma canzone tradizionale, associa una vena sperimentale fresca ed innovativa. Dopo le prestigiose esperienze, vissute anche in qualità di corista, nell’ “Ali e Radici World Tour” di Eros Ramazzotti e al fianco di altri importanti personaggi del mondo musicale italiano, Romina ha scelto di mettersi in gioco con una trilogia di ep davvero molto promettente, insieme al produttore Filippo Fornaciari alias The Long Tomorrow, nuovo interessante nome della scena dubstep-elettronica italiana. Abbiamo raggiunto Romina al telefono per lasciarci conquistare dalla sua personalità forte e schietta al contempo; imprenditrice di se stessa, Romina Falconi ha le idee molto chiare sul da farsi e si è già rimboccata le maniche per raggiungere gli obiettivi che si è prefissata.

“Attraverso” è il secondo capitolo della trilogia intitolata “Certi sogni si fanno attraverso un filo d’odio”… Ci spieghi il significato del titolo di questa trilogia…il perché della suddivisione in 3 capitoli e i temi che affronti nei 5 brani di questo secondo ep?

Avevo tantissimo da scrivere e, pur avendo la possibilità di far uscire un disco, ero consapevole di quali fossero le operazioni discografiche che mi aspettavano perciò mi è venuta in mente questa cosa un pochino rivoluzionaria. L’idea è quella di provare a fare tre mini album e spalmarli nel tempo, facendo lo stesso anche con la successiva promozione: fare bene i videoclip, farne uscire più di uno. Visto che non sono un artista famosa, ho deciso entrare in questo mondo in punta di piedi e soprattutto a modo mio. Pur non avendo un budget stellare e senza una produzione holliwoodiana, siamo riusciti a raggiungere degli ottimi risultati, questo testimonia che l’importante è fare un lavoro dignitoso con i mezzi che si hanno a disposizione. Un pò di rivoluzione ci vuole, mi sono detta facciamo il nostro e troviamo un modo originale per farlo. In base a questo ragionamento ho suddiviso anche i brani che avevo scritto. In “Certi sogni si fanno” descrivo quello che sono, senza mezze misure, ho scelto le produzioni più estreme per far vedere come io mi approccio al mondo in generale. “Attraverso”, invece, è l’ep dei segreti, in cui si va più a fondo per far vedere quello che provo, quello che desidero. Infine in “Un filo d’odio” ci sarà il rischio vero perchè, dopo essermi presentata, dopo aver fatto vedere quello che ho dentro, ci saranno i pensieri taciuti e cose politicamente scorrette… ci saranno un po’ di sorprese a riguardo.

Il testo di “Circe” è particolarmente tosto ed immediato… queste caratteristiche rispecchiano anche la tua scrittura e la tua personalità?

Sì assolutamente! Partendo dal presupposto che adoro la musica italiana, ho molto da ridire sul pensiero comune che la donna debba sempre lanciare dei messaggi molto puliti, semplici. Io voglio raccontare anche la parte scomoda di noi donne, mi piace dire delle cose, che di solito non si dicono, ma che sono assolutamente reali.

Sei un artista piuttosto poliedrica, hai prestato la tua voce a diversi generi musicali… quale senti quello più vicino a te?

Mi piacciono gli ibridi, se dovessi cantare un lentone con lo stesso vestito che conosciamo, con gli arrangiamenti di sempre, non riuscirei a rendere al meglio, come invece faccio, quando, per esempio, faccio un pezzo soul e ci metto su un arrangiamento new wave. Ho notato che sto bene con l’elettronica perché possiede una miriade di colori e sfumature.

Come hai lavorato con Filippo Fornaciari?

Filippo Fornaciari è un pazzo visionario, amico fraterno, ormai. Ci conoscevamo da tempo ma non abbiamo mai lavorato insieme, ci siamo incontrati in studio per mettere delle voci su un suo progetto. Filippo non ascolta musica italiana ed è predisposto a fare cose estreme, io che, invece, adoro la musica tradizionale, ho pensato che sarebbe stato molto bello scrivere dei pezzi con lui che mi proponeva di stravolgerli: due mondi avulsi che si incontrano. Avevo paura di una cultura musicale diversa dalla mia, siamo stati 6 mesi a cercare soluzioni, sembravamo dei pazzi ma poi, nata la prima canzone, ogni giorno abbiamo fatto qualcosa che è poi diventato definitivo. In sintesi, trovare la formula giusta è stato molto difficile poi però, una volta capito il senso di quello che volevamo, non ci siamo più abbandonati.

Romina Falconi

Romina Falconi

Ci parli del forte legame di amicizia che ti lega ad Immanuel Casto e della collaborazione nel brano intitolato “Eyeliner”?

“Eyeliner” è nata perché io sono cresciuta con una vicina di casa trasgender, si chiama Gio e mi ha aperto un mondo facendomi capire le difficoltà del suo di mondo. Quando ho scritto questo brano ho pensato a questo tema così delicato, il testo parla di tutte quelle persone che ne hanno passate di ogni ma che, nonostante tutto, non hanno perso quello che hanno dentro. Quando ho scritto “Eyeliner” ci tenevo moltissimo, non volevo solo descrivere il mondo dei trans, l’ho dedicata a Gio ma mi son detta: “chi vuol capire, capisce… chi ha provato certe cose, può capire.. .”  In seguito mi sono rivolta ad Immanuel Csto, che adora i pezzi loschi, anche quelli più ambigui, in cui non è necessario spiegare tutto per bene. Il risultato, con l’inserimento della sua voce, mi è piaciuto tantissimo; lui è il mio Albano. Immanuel è la persona con cui sto crescendo artisticamente, è l’artista che amo di più, ha un coraggio invidiabile, che è quello di mostrarsi per come è, senza tornare indietro. Crescere insieme a lui è bellissimo poi stiamo diventando sempre più amici, questo è il terzo featuring che facciamo, ormai è un sodalizio, lui è un mio compagno artistico. Sono fiera di avere accanto lui come maestro, complice, compagno di viaggio anche se tante volte mi fa sentire una piccola Bridget Jones.

A proposito di questo brano, com’è stato partecipare alla Giornata Internazionale contro l’omofobia?

Essendo cresciuta con Gio che, oltre a mia madre, ha rappresentato una figura molto importante nella mia crescita, ci tengo tanto a far capire che non se ne può più. Bisogna far qualcosa, ho pensato di postare una foto su instagram con su scritto: “Si scrive omofobia, si legge basta”. Questo è un argomento che mi sta a cuore soprattutto per colei che ero solita chiamare  “la mia mamma col distintivo”. Non riesco a capire perché ci siano ancora episodi omofobi, se ci pensiamo basterebbe così poco per vivere tranquilli e andare d’accordo. Purtroppo invece no, sembra quasi che quello che per noi è diverso ci fa talmente paura da essere aggredito. Adesso, con la vittoria di Conchita Wurst all’ Euro Song Contest 2014, bisognerà  trovare il modo per farne parlare ancora di più. Sono convinta che ce la faremo, così come le donne sono riuscite a fare delle rivoluzioni immense, si riuscirà a debellare l’omofobia una volta per tutte. Chiedo anche agli altri di esprimere solidarietà e fare qualcosa, secondo me se ci fosse un  uomo, etero, uno forte, famoso, che si schierasse contro l’omofobia sarebbe un fatto mediatico di notevole risonanza.

Come ti sei trovata durante le riprese del video di “Attraverso”?

Io adoro il regista Luca Tartaglia, anche lui è una persona che considero amica e che mi accompagnerà ancora per tutto questo percorso. Luca parte ogni volta da una mia idea, perché avendo scritto io i testi delle canzoni, partiamo da quello che è venuto in mente a me e magari costruiamo il video su quello. Per il video di “Attraverso” mi sono fatta cucire da mia madre questo vestito per avere un look senza tempo, non volevo appartenere a qualche sponsor o avere i soliti vestiti addosso, mi immaginavo uno scenario piuttosto apocalittico. Stavolta interpretavo il ricordo, lo staff è stato bravissimo a realizzare ogni volta i miei pensieri. La cosa più divertente del video è stata rompere tutto, piatti, bicchieri. Mi piace molto essere teatrale, questa cosa all’inizio non la sopportavo, poi ho cominciato a farmela piacere e a mettere questa teatralità anche in musica. Se non lo faccio adesso che sono imprenditrice di me stessa, non lo farò mai più.  Per me ora è come stare dentro un sogno e, avere delle persone accanto che mi permettono di sperimentare, è davvero bellissimo.

Come hai vissuto l’esperienza da corista con Eros Ramazzotti e quali sono gli insegnamenti che ne hai tratto?

Dal tour di Ramazzotti ho imparato che la famosa frase “The show must go on” è vera, l’importante è fare bene sul palco e dare il massimo. Questo mi ha insegnato molto, anche il fatto di avere ogni sera un pubblico diverso, di paesi diversi, mi ha fatto mettere  in gioco anche in questo senso. Eros stesso, all’epoca mi diceva che non vedeva l’ora che io smettessi di fare la corista per seguire il mio sogno. Ora, finalmente, è giunto il momento: stiamo cercando di studiare la soluzione live più adatta a me e alle mie canzoni… Vorrei creare lo stesso palco in ogni posto e, quando comincerà il tour, che stiamo organizzando, anche insieme a Barley, vorremmo fare in modo che ovunque ci sia sempre lo stesso palco, come se noi ci teletrasportassimo tutti. In ogni caso vedo l’ora di far ascoltare le mie cose al pubblico.

Si ringraziano Romina Falconi e Marta Falcon per Parole e dintorni

Raffaella Sbrescia

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Video: “Attraverso”

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