Intervista a Gianluca Chiaradia: un cantautore “Seriamente ironico”

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Gianluca Chiaradia è un cantautore veneziano, classe 1991. Grande estimatore della cultura orientale, Gianluca ha approfondito anche la conoscenza della musica angloamericana e, attraverso lo studio della chitarra acustica, è giunto ad una scrittura musicale essenziale ed introversa. Nel suo album d’esordio intitolato “Seriamente ironico”, Gianluca racconta il suo mondo fatto di attente osservazioni e radicate passioni letterarie, musicali  e cinematografiche. Scopriamo cosa ci ha raccontato in questa intervista.

“Seriamente ironico” è il tuo primo disco in cui hai raccontato molto di te…come hai vissuto la lunga gestazione di questo lavoro e quali sono i messaggi che vorresti arrivassero al pubblico?

La scrittura del disco è il frutto di un processo fisiologico durato 3 anni. Le canzoni sono piuttosto omogenee, per quanto riguarda i contenuti, e hanno qualcosa che le accomuna. Questa caratteristica è riconducibile al titolo “Seriamente ironico”, il quale, a sua volta, racchiude l’intento di rilasciare un po’ di ironia amara nelle canzoni.

In “Tutto al caso” ti ispiri ad una visione della vita senza schemi precostituiti? Di chi è la voce femminile nel brano?

La voce è della cantante jazz Enrica Bacchia che ha una voce molto giovanile e delicata pur avendo 60 anni! Per quanto riguarda il brano, non c’entra con la trama ma a me piace molto “Match Point”, il film di Woody Allen in cui ritroviamo tutta una serie di casualità e che, pur non essendo collegato alla trama del brano, rappresenta qualcosa da cui ho preso ispirazione. Poi Allen è un jazzista, ha una sua band, mi piacerebbe anche andarlo a sentire e penso di essere riuscito a ricreare anche l’atmosfera jazzy di alcuni suoi pezzi.

Come hai lavorato al disco e con quali persone hai collaborato?

C’è stata tutta una serie di prove con dei musicisti molto bravi, abbiamo arrangiato i brani tutti insieme, tutto il processo è stato molto naturale e abbiamo registrato il disco in soli quattro giorni presso lo studio Artesuono di Stefano Amerio.

Gianluca Chiaradia

Gianluca Chiaradia

“Facile a parole” racchiude la sindrome del provinciale?

Mi piace pensare che il mondo sia un po’ tutto un paese e ci scherzo molto su. Ho scritto questo brano in giovane età, sottolineando le differenze tra chi vive in provincia e chi in città e, anche se col tempo certe problematiche si metabolizzano e i punti di vista cambiano, quando si è giovani tutto si vive in maniera molto più amplificata.

Qual è il brano a cui sei più legato?

Credo sia  “Il patto”, il brano che chiude il disco e che più di altri rappresenta uno sforzo di sincerità.

Sei appassionato delle espressioni artistiche giapponesi e coreane come le coltivi? Pensi che potranno mai confluire nelle tue scelte musicali?

Certo, confluiscono per quanto riguarda i concetti di essenzialità che mi piace riportare nei suoni  più che nelle tematiche. Seguo tutti registi particolari, soprattutto coreani, che hanno una visione particolare di alcuni aspetti della vita che mi piacerebbe approfondire nel prossimo disco.

Quali saranno le prossime fasi del tuo percorso?

Abbiamo già fatto qualche concerto di presentazione e stiamo programmando qualche live per promuovere al meglio questo lavoro. Il concerto sarà acustico e riprenderà lo spirito dei brani, inoltre io ho sempre trovato più semplice suonare in acustico perché ti attacchi e vai e non ci sono troppe variabili. Mi piace il genere e ho le mie fisse.

 Raffaella Sbrescia

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“Tutto t’orna”, Fabio Cinti raccoglie il meglio dei suoi brani in una preziosa raccolta

Tutto t'orna Cover“Tutto t’orna” è il titolo del quarto album del cantautore Fabio Cinti, il secondo per Mescal, in uscita il prossimo 24 giugno. In queste due parole l’artista racchiude due importanti concetti: “tutto torna” e “tutto ti orna”; un gioco di parole semplice ma di grande efficacia semantica, in grado riportare l’attenzione alle principali dinamiche della nostra esistenza. Con questa bellissima raccolta di 11 brani, tratti dai tre album precedenti “L’Esempio delle Mele”, “Il Minuto Secondo” e “Madame Ugo”, Fabio Cinti regala una nuova preziosa veste alle sue poesie che, in versione acustica, avevano riscontrato un grande calore da parte del pubblico.

Fabio Cinti Ph Piero Martinello

Fabio Cinti Ph Piero Martinello

Registrato presso lo Studio 2 da Francesco Bruni, in presa diretta, “Tutto t’orna” è, dunque, un progetto ambizioso, realizzato con cura artigianale attraverso la direzione del Maestro Carlo Carcano e la collaborazione di  Matteo Panetta, alla guida di un quartetto d’archi che ha intessuto sottili e pregiate trame sonore per brani già pregni di contenuti profondi e ragionati.  Undici tracce che alternano ballate e canzoni d’amore, che affrontano temi importanti, questioni intime, delicate, spesso dolorose come la conoscenza di sé e dell’altro. Struggente e malinconico, Cinti riesce a non farci pensare con nostalgia ai grandi cantautori del passato; in questo suo universo fatto di attente riflessioni musicate in maniera magistrale, Fabio ci catapulta al nocciolo delle questioni, affrontandole con semplice trasparenza. Si parte dallo scorrere del  tempo e dalle relative suggestive immagini narrate ne “L’antidoto” ed esemplificate in “Sweet sorrow” tra un presente che toglie il respiro e i pensieri che ci trascinano in un andirivieni di sbalzi di umore.

Fabio Cinti Ph Piero Martinello

Fabio Cinti Ph Piero Martinello

Sentimenti, ragionamenti, pensieri e riflessioni riempiono i calici di “Vuoto mimato” mentre il ritmo country di “Days like this” rappresenta una distensiva parentesi finalizzata ad introdurre “Dicono di noi”: “ci hanno uccisi, derisi, bruciati, confinati”, canta Fabio Cinti, ma la bellezza e la verità ci terranno in vita per l’eternità. Le mille storie di Fabio, citate in “La distrazione”, attraversano i cancelli delle dita e l’ottusità di coloro che finiscono puntualmente con lo scambiare il senso delle cose con la banalità e se con “Silent workship” Cinti ci regala la sensazione di tornare indietro nel tempo, quando idee e valori avevano tutto un altro peso, in “Amore qualunque” ci catapulta al centro di un vortice di incertezza e caducità: “Un passo ti porta lontano, un altro ti sposta più in là” mentre “Questo strano abisso” ci ricorda che “Dove c’è tutto nessuno si aspetta di trovare niente” mentre noi, in “Tutto t’orna” abbiamo davvero l’imbarazzo della scelta: c’è tanto da ascoltare, da amare e da condividere.

 Raffaella Sbrescia

Questa la tracklist di “Tutto t’orna”:

01. L’antidoto

02. Bow house

03. Sweet sorrow

04. Questo strano abisso

05. Vuoto mimato

06. Days like this

07. Dicono di noi

08. La distrazione

09. Silent worship

10. L’amore qualunque

11. Che ci posso fare

Video: ” Questo strano abisso”

Classifica FIMI: Dear Jack e Deborah Iurato i più venduti

dear jackI Dear Jack rimangono saldamente in vetta alla classifica FIMI/GFK degli album più venduti della settimana in Italia con “Domani  è un altro film”, seguiti, proprio come la scorsa settimana, da Deborah  Iurato con l’ep omonimo. Balzo dalla 50ma alla  terza posizione per “Mercurio” di Emis Killa mentre in quarta posizione ci sono i Coldplay con “Ghost Stories”.  Debutta al quinto posto “Selfie”, il nuovo album di inediti di Mina mentre alle sue spalle ci sono i Kasabian con il nuovo lavoro intitolato “48:13”.  Scendono in settima posizione Gemitaiz /Madman con “Kepler” mentre Michele Bravi debutta in un buon ottavo piazzamento con l’album intitolato “A passi piccoli”. Alle sue spalle c’è Biagio Antonacci con “L’amore comporta” , seguito da Ligabue che chiude la top ten con il multiplatino “Mondovisione”.

“A Town called Paradise”, con il nuovo album di Tiësto comincia l’estate

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Con “A Town called Paradise”, il quinto album full-lenght del 45enne Tiësto, l’estate può ufficialmente iniziare. Giunto a 5 anni di distanza da “Kaleidoscope”, questo nuovo disco si compone di 15 tracce nella versione standard, a cui se ne aggiungono altre quattro in quella deluxe. Pool party, spiagge e club di tutto il mondo non potranno fare a meno di annoverare questo album tra i grandi must da passare in consolle anche se non è tutto oro quello che luccica. Il dj olandese si conferma, infatti, grande trascinatore includendo in “A Town called Paradise” tutti gli ingredienti fondamentali per una miscela sonora da spiattellare su tutte le piste da ballo ma, nonostante tutto, rimane la sensazione che in questo disco egli non abbia sfruttato la possibilità di sperimentazione che aveva a disposizione . Da Ibiza ad Amsterdam, da Londra a Rimini, da Miami a New York Tiësto si prepara a conquistare, ancora una volta, i punti di riferimento della movida mondiale ma nella sostanza l’intento di questo album è quello di rappresentare un lampo di leggerezza, una distensiva parentesi oppiacea in cui allungare muscoli contratti e nervi attorcigliati dai pensieri e dalle preoccupazioni.

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In questa allegra miscela di tracce, Tiësto include svariati e immancabili featuring di una certa risonanza: si va dalle Icona Pop in “Let’s Go” a Cruickshank in “Footprints”, passando per Matthew Koma in “Wasted” a Ou Est Le Swimming Pool in “The Feeling” fino allo storico Christian Burns e Hardwell. I brani più invitanti sono il lanciatissimo “Red Lights”, seguito da “Wasted” ed “Echoes” mentre le tracce che, più di altre, sono in grado di offrire spunti di un certo interesse ad un ascolto più attento sono “Set yourself Free” e “Light Years Away”. Per concludere, Tiësto pare essersi adagiato sugli allori di una fama ormai planetaria e, anche se, il suo album non sembra in grado di soddisfare le nostre aspettative, siamo consapevoli che troverà innumerevoli consensi in ogni dove perché sarà il contesto a fare quello che, in questo caso, non riesce a fare appieno la musica. L’importante, in ogni caso, è divertirsi.

Raffaella Sbrescia

Acquista “A Town called Paradise” su iTunes

 

Tracklist:

Red Lights

Footprints (feat. Cruickshank)

Light Years Away (feat. DBX)

A Town Called Paradise (feat. Zac Barnett from American Authors)

Written In Reverse (Tiësto & Hardwell) [feat. Matthew Koma]

Echoes (feat. Andreas Moe)

Last Train (Tiësto & Firebeatz) [feat. Ladyhawke]

Wasted (feat. Matthew Koma)

Let’s Go (feat. Icona Pop)

The Feeling (feat. Ou Est Le Swimming Pool)

Shimmer (feat. Christian Burns)

Rocky (Tiësto & Kaaze)

Close to Me (Tiësto & Sultan + Shepard) [feat. Quilla]

Set Yourself Free (feat. Krewella)

 

Deluxe Edition

Don’t Hide Your Life (Tiësto & MOTi) [feat. Denny White]

Calling On Angels (Tiësto & Fred Falke) [feat. Elan Lea]

Can’t Forget (Tiësto & Dzeko & Torres)

Take Me (feat. Kyler England)

Video: “Wasted” Ft. Matthew Koma

Intervista ad Alessandro Bassanini (aka Tondo): “Volevo un posto dove la gente potesse entrare e sorridere…Mission Accomplished!”

Alessandro Bassanini (aka Tondo) è un appassionato collezionista di vinili che, dopo aver vissuto e lavorato per tanti anni in America, girandone il territorio in lungo e in largo, ha deciso di tornare in Europa e aprire un’attività sulle sponde del Lago di Lugano, come luogo ideale per godere di pace e tranquillità.  Ispirandosi al Dobell Record Shop di Londra, il regno del vinile, dove aveva acquistato il suo primo 45 giri, Alessandro ha creato il suo personale paradiso vinilico a Maroggia. In questa lunga ed appassionata intervista Tondo ci ha aperto le porte del suo cuore, ripercorrendo la sua vita e la sua storia, senza risparmiare aneddoti preziosi ed approfondite delucidazioni sul mondo del vinile. Una vera e propria “chicca” imperdibile per appassionati e non!

Prima ancora di iniziare a parlare del collezionismo e della sua passione per il vinile… ci darebbe la sua personale definizione di disco in vinile?

Si tratta di uno dei pochi oggetti al mondo che e’ capace di toccarti 4 dei cinque sensi. La vista, l’udito, il tatto e infine l’olfatto. Sì… chiunque abbia mai avuto una collezione di dischi sa di cosa sto parlando quando parlo dell’olfatto. Manca il gusto ma ci sono certi dischi che ti risvegliano anche quello! Come ad esempio UB40 e “Red Red Wine”, Hank Williams con “Jimbalaya On The Bayou” per quelli che hanno avuto la fortuna di trovarsi a New Orleans con un piatto di Jimbalaya… Tom Waits e il mitico “Eggs & Sausage” e non dimentichiamoci dei Beatles con “Savoy Truffle”. Vedi??… mi è venuta fame!

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Per 30 anni ha vissuto in America, la terra dei sogni per molti…passando dal profondo sud al rigido nord, avrà avuto modo di imbattersi in storie, persone e cose molto diverse tra loro… quali, secondo lei, hanno lasciato un segno tangibile nella sua vita e quali, invece, hanno contribuito in maniera rilevante allo sviluppo della sua passione per i vinili?

Le storie e le memorie sono tante, abbastanza da scrivere un libro, ma vorrei raccontarvi questa, perche l’Italiano crede che l’America sia New York, Los Angeles o Miami. Mi trovavo per lavoro nel North Carolina, dove ero dirigente della azienda di carne piu grande del mondo, la Smithfield Foods. Parte del mio ruolo con l’azienda era di incontrare i vari investitori nel nostro business, cioè very leaders della finanza dell’America del Sud. Mi ricordo che a quel tempo l’investimento base era di 3.5 Milioni di dollari, quindi andavo ad incontrare gente direi importante. Mi fissano un appuntamento per un lunedì di maggio e io senza pensarci confermo. Arrivo a casa e mia moglie mi dice: “Lunedi!!??… Guarda che e’ giorno di festa Nazionale cioè Memorial day, una delle più importanti date Americane”. Io imbarazzatissimo chiamo personalmente il businessman per chiedergli di perdonarmi per la mia insensibilità.  Lo chiamo, e lui risponde e quindi inizio subito a scusarmi, lui mi interrompe e mi dice: “Dimmi “Boy” (al tempo avevo 32 anni!!!… ) secondo te cosa “celebriamo” nel  Memorial Day?” Io mi gelo ma poi azzardo una risposta di cui ero abbastanza certo. Gli dico con molta confidenza: “Memorial Day è per onorare e celebrare i soldati caduti per la nostra patria”. “Bravo mi dice!… e dimmi… di che guerra si tratta? Da dove inizia questa “tradizione”? Ci penso, e con molta fiducia, gli dico: “ la guerra Civile!”. Lui inizia quindi ad insultarmi e mi spiega che in America non c’è mai stata una “Civil War” perchè Civil War vorrebbe dire che il popolo di una nazione combatte una guerra fratricida ma loro (Del Sud) non si considerano parte della stessa nazione! Quindi nessuna guerra civile, nessun Memorial Day: “Get your ass over here boy! (porta il tuo sedere qui, ragazzo!!) e mi attacca la cornetta. Questa è l’America, un territorio enorme, vasto, dove la gente vive in un modo che potrebbe essere di 80/100 anni fa!…

Per quanto riguarda la persona che invece ha contribuito in maniera rilevante alla mia passione per il vinile, il discorso è semplice: ho incontrato dopo un concerto Booker T. Jones… dei mitici Booker T & The Mg’s. Avevo con me tutta la sua discografia e lo aspettai fuori da un minuscolo teatro a Philadelphia. Lui uscì e gli chiesi degli autografi, mi disse di si ma aveva un po di sete e mi disse che se gli avessi offerto un “sip of Whiskey” me li avrebbe autografati.  250 dollari e 5 ore dopo eravamo ancora lì,  ridotti come le corde vocali di Janis Joplin il sabato mattina… un uomo epico!

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Lungo le rive del Lago di Lugano ha creato il suo personalissimo regno del vinile….più di 45.000 pezzi in  un luogo in grado di trasportare indietro nel tempo appassionati e non…. Come nasce questo sogno, come lo coltiva ogni giorno, come avviene la ricerca dei pezzi della sua collezione personale, quali sono i segreti della compravendita giornaliera? Ci racconti, nel dettaglio, il suo mondo “vinilico”.

Il negozio di Vinile a Maroggia è nato per caso. Ho smesso di lavorare con aziende americane e ho deciso di dedicarmi alle mie passioni (Calcio, Pallacanestro, Vela, Musica). In America ho lavorato per 28 anni come dirigente d’azienda, ma per 28 anni ho fatto anche l’ allenatore di Calcio, raggiungendo dei bei risultati, incluso lavorare nel settore Olimpico Americano. A Lugano ci sono arrivato per un lavoro alla Scuola Americana Svizzera, dove mi hanno assunto come allenatore della squadra di calcio e basket maschile.
Mi sono trasferito a Maroggia perchè è un paesino di 529 anime sul Lago e per me questo era importantissimo. Avevo bisogno di meno stimoli, di pace e qui sono nel mio ambiente naturale.

A Maroggia sono letteralmente inciampato su un edificio antico di sassi… la vetrina identica a quella di Dobell’s Record Shop, ovvero il covo del Vinile Jazz a Charing Cross Road a Londra, dove mio padre faceva una sorta di pellegrinaggio annuale, portando anche me. Era lì, dove nel 1974 ho comprato il mio primo 45 giri: Steve Miller Band “The Joker”..  ed è sempre lì che ho iniziato il mio percorso di collezionista. All’inizio non avevo intenzione di aprire un negozio di dischi, ero fondamentalmente un collezionista, anche se in America ero stato per 25 anni mercante del vinile (io preferisco definirmi un “Vinyl Pimp”).

Qui in Svizzera c’è la terribile abitudine di mangiare la Raclette: un piatto composto da  patate bollite con chili di formaggio, che naturalmente devi mandare giù con un vino Bianco, altrimenti ti si forma una palla di formaggio e patate e rischi la morte. E’ stata durante una serata a suon di Raclette e due bottiglie di Fendant del Vallese, che ho deciso di buttarmi e questa rimane la storia ufficiale altrimenti chi sarebbe cosi pazzo da fare una cosa del genere!!??

Ma, scherzi a parte, Tondo Music è da anni il mio sogno, me lo sono immaginato mille volte, volevo ricreare Dobell’s Record Shop… volevo un posto dove la gente potesse entrare e sorridere…Mission Accomplished!

Per quanto riguarda la mia giornata… il bello e’ che parti sempre da un’ idea e poi finisci per fare una cosa completamente opposta. Ho un sito web da gestire www.tondomusic.com e vendite al pubblico dalle 10:00 alle 18:30 (Orario continuato) e lo faccio tutto da solo. In più compro collezioni e ho sempre gente chi mi contatta. Ma questo per me non è lavoro, è una passione e mi rende felice. Non c’è niente come quando vedi il sorriso di un cliente che ha ritrovato una memoria… oppure il feeling di trovare un “Graham Bond Organization” del ‘65 buttato in mezzo a Milva in un sacchetto di plastica comprato dalla Signora Alda di Bissone. Gioia, pura gioia…

Quali sono le differenze del “pressing” sul vinile? Quanto cambia il prestigio di un disco tra una stampa originale e le copie successive?

Se io domani entrassi al Louvre e vedrei appesa al muro una “Gioconda” finta, non saprei distinguerla, ma un esperto, un collezionista o un appassionato dell’arte se ne accorgerebbe subito. Lo stesso vale per i dischi. Per un attimo immaginiamoci Jimi Hendrix nello Studio Olympic di Londra con Eddie Kramer (il suo Recording Producer and Engineer). Finiscono “All Along The Watchtower” ed è perfetta, esattamente come la vogliono loro! Gli alti e i bassi, la distorsione, tutto e’ perfetto. Bravi! Peccato che il tutto ora si trovi su un Master Tape, cioè un nastro, e ora? Come si mette questa perfezione su un vinile? Di chi è il compito di pitturare la Gioconda? Ecco che entrano i Master Ingegneri, gente come Phil Ramone, Robert Ludwig, Jay Messina, Rudy Van Gelder… cioe i Michelangelo, i Picasso, i Renoir dell’incidere sul vinile e riprodurre in maniere fedele i master tapes. Le prime stampe sono queste! Cioè quelle fatte con la prima Madre dai Master Engineers, esattamente come le volevano gli artisti, dati in mano ai loro esperti e prescelti Master Ingegneri. Il resto sono tutte copie!

Tondo Music si specializza in questo, cioè decifrare, studiare, e catalogare quello che è una prima stampa e quelle che sono copie e naturalmente prezzarle in maniera diversa, cercando di preservare un po’ di storia di questo meraviglioso mondo.

Tondo Black And White Store Front

Cosa pensa del ritorno al vinile e delle fiere che periodicamente si tengono in tutto il mondo?

Una volta ero un avido partecipante alle fiere del Vinile, ma piano piano, ho deciso di non andarci più.  La ragione principale è  la “lotta” vera e propria che avviene fra i “maniaci del vinile”. Io separo i collezionisti (gente per bene, educata e colta) con i “maniaci del vinile” (gente impazzita, pallida, che spingerebbe la madre pure di arrivare prima di te al box in terza fila). In più le fiere sono ormai stracolme di venditori avventati che non saprebbero distinguere un falso dei Beatles da un Meat Loaf di terza stampa. Insomma per me il fascino delle fiere è un po’ svanito.

E del Record Store Day?

A dirti la verità, non conosco molto bene il Record Store Day, non mi piace buttarmi dentro un evento mondiale, a me piace il quotidiano, il day to day. Tutto quello che e’ hype  e trendy mi fa un po’…. ehhhm…. devo trovare la parola giusta…diciamo che batto il mio tamburo (I beat my own drum).

C’è qualche vinile che non è ancora riuscito ad avere e che vorrebbe a tutti i costi?

Troppi! Ma nel top of the list mettiamoci:

Amboy Dukes ~ The Amboy Dukes del 1968 in Near MINT Condition

Bad Brains ~ Pay To Cum 7” in VG++ or Mint

Bowie ~ Diamond  Dogs con Bowie con le palle di un cane  ~ Near MINT cover

X – Los Angeles in Near MINT condition (questo non e’ raro come disco, ma trovarlo in Near MINT e’ difficile!)

Madrigal ~ Madrigal del 1971 e mi andrebbe bene anche un VG+

Black Sabbath ~ Forbidden

Questo è ovviamente un assaggio …

In che modo questa passione si concilia con la sua vita quotidiana?

La musica, il vinile, per me deve rimanere una passione, una gioia, un divertimento… se mai diventasse un lavoro allora smetto e ritorno a lavorare in azienda.

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Che rapporti ha con gli altri collezionisti? Esiste una community? Un punto di riferimento, anche per i neofiti del settore?

I collezionisti mi piacciono, ci divertiamo, si beve una birra e iniziamo a raccontare storie.

Il collezionista entra, ti saluta, sorride e inizia a perdersi tra le migliaia di dischi in esposizione. Quando un collezionista entra in negozio, si muove tra i vinili con gentilezza, e quando trova qualche cosa si ferma un attimo, sorride, lo alza gentilmente e lo tocca con delicatezza, come se avesse in mano la scarpa di vetro di Cenerentola.

I maniaci sono un altra cosa e sono agli antipodi del collezionista. Per i collezionisti ci sono siti tipo Discogs e MusicStack dove c’è ancora un po’ di senso di ordine fra stampe ma fondamentalmente ci si ritrova nei negozi o al bar.

Quali prospettive ci sono, secondo lei, per il vinile in futuro?

Ho 50 anni e ho visto la scalata e la rovina del vinile che poi si tramutato in CD e poi la scalata del CD fino alla sua rovina e al tramutarsi in mp3.

“The Rise and Fall” è stato uguale: si inizia con un bel prodotto, fatto con cura, con grafiche stupende e materiale di prima qualità. La gente è disposta a pagare per la qualità, l’apprezza. I soldi iniziano a materializzarsi e con l’avvento dei soldi iniziano ad entrare due tipi di persone…i managers con gli MBA di Harvard e i “furbi” del mondo del business, che credono di poter tagliare qui e la e aumentare i margini. Gli altri sono gli avventurieri, cioè la massa di gente che sente che ci possono essere dei soldi e allora si butta senza un minimo di esperienza, di conoscenza, amore o passione… e piano piano si inizia a erodere tutto quello che di bello c’è in una cosa.

Il vinile per molti di noi non è mai morto. Io, ad esempio, non ho mai smesso di comperare vinile, anzi! Più cresceva il CD più sono riuscito a ingrandire la mia collezione! Ho capito subito che il CD non avrebbe funzionato, perché puntava solo ad un senso: l’udito! Toccavi un CD e non ti dava nessun feeling, lo annusavi e annusavi plastica, lo guardavi e la grafica era così piccola che non ti trasmetteva nulla, quindi alla fine rimaneva solo la musica ed il contenuto… e tutti noi sappiamo che di dischi completi (cioè con canzoni tutte belle) ce ne sono veramente pochi!! (Deep Purple “Machine Head”, Pink Floyd “Dark Side of The Moon”, The Specials, “Little Feat Waiting For Columbu”s, Steely Dan “Aja”, Springsteen “Born To Run”, Peter Tosh “Legalize It”, Depeche Mode “Music For The Masses”, etc. etc.)… quindi alla fine ti ritrovavi con un pezzo di plastica caro, con 2 canzoni che ti piacevano. Il declino era inevitabile.

La “nuova” era del vinile è nata con stampe in vinile vergine, con stampe pesanti (180 grammi) insomma con tanta, tanta qualità! Perchè? Perchè noi vecchi collezionisti abbiamo una certa età e ci potevamo permettere un disco di una certa qualità! Ora già si intravede l’inizio di varie ristampe con copertine non originali, con vinile leggero, dischi stampati da 4,5,6 impianti e marche… Insomma si inizia a intravedere che si faranno gli stessi errori del passato.

Ma per me questo non è fondamentale, io non vendo ristampe. Tondo Music crede nel vinile originale, con tutti i suoi pregi e i suoi difetti e se ci sono dei gruppi nuovi che mi piacciono allora vendo pure quelli, altrimenti rimango nel passato e sono soddisfatto della mia scelta.

Raffaella Sbrescia

“A.K.A”, Jennifer Lopez si mette alla prova con un nuovo album. La recensione

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 “A.K.A.”  è il titolo del decimo album in studio di Jennifer Lopez, su etichetta Capitol Records. A 15 anni di distanza dal debutto con “On the 6”, la sexy star 44enne ha chiamato attorno a sè grandi nomi come French Montana, Rick Ross, TI, Pitbull, Iggy Azalea, Tyga, Sia, Chantal, Kirby, Chris Brown e produttori come Max Martin e Savan, Detail, RoccStar, DJ Mustard, Diplo, Harmony, Pop e Oak, oltre al suo storico collaboratore Cory Rooney, per confezionare un disco pensato per conquistare il mercato discografico di tutto il mondo. Dall’alto dei suoi 75 milioni di album venduti, Jennifer Lopez sceglie, infatti, di rischiare, rinnovarsi e rileggersi, pur rimanendo sempre e comunque fedele alla sua anima del Bronx. Tralasciando il clamore suscitato dal singolo “First love” e dal relativo videoclip bollente, Jennifer Lopez dà il suo meglio proprio sulle ballate, quei brani che, lasciati da parte gli orpelli, i synth e gli effetti, lasciano emergere l’intensità della sua voce latina. “A.K.A” racchiude per davvero l’essenza di Jennifer Lopez che, oltre alle 10 tracce della versione tradizionale del disco, ne aggiunge altre quattro all’edizione deluxe, mettendosi alla prova con svariati generi musicali tra cui l’ Hip Hop, il Pop, la Dance Music e l’ R&B. Si tratta, dunque, di una collezione di canzoni che raccontano una donna che ama sperimentare e fare cose differenti che, molto spesso, le riescono anche incredibilmente bene.

Jennifer Lopez

Jennifer Lopez

 Il disco si apre proprio con la title track “A.K.A” feat. T.I: un sound fortemente elettronico accompagna una serie di vocalizzi, proposti in apertura, fino al raggiungimento della fluidità testuale; un mantra da ripetere per non abbattersi di fronte al fallimento di una storia, anche importante. “First love” segue la stessa linea d’onda anche se l’arrangiamento è decisamente più orecchiabile, seppur meno innovativo: “See I know a little bit something good always comes out of a little bit something bad”, canta Jennifer, sempre pronta a concedersi una nuova opportunità di felicità. La ballad dark e intimista, intitolata “Never satisfied” gioca sulla stessa falsa riga del rinnovato amore e dell’eterna sete di passione: “I’m never satisfied not if I even try/It’s keeping me up at night/ I’m going crazy for more of your love. I need you all the time you bring me back to life. I’m going crazy for more of your love”.

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Niente di nuovo sotto il sole, dunque, soprattutto per quanto riguarda i testi anche se, proprio quando meno ce lo si aspetta ecco arrivare “I luh ya Papi” featuring French Montana: sonorità innovative, a metà strada tra rap e hip hop danno vita ad un testo sui generis: “I didn’t see it but I see it now/ I think I love you and I need you now/ Ain’t had none like you in a while. I luh ya papi, I luh ya papi”, canta JLo,  mentre il duetto con Iggy Azalea delude le aspettative sulle note di “Acting like that”. Davvero intensa è l’interpretazione di “Emotions” anche se il brano più bello in assoluto è “Let it Be me”: dolci archi disegnano le morbide linee di un abito musicale delicato e sensuale, perfetto per mettere in evidenza una voce pulita e un’anima assetata di libertà. La pantera è tornata e stavolta è più decisa che mai a riprendersi lo scettro di regina dello star system mondiale…ce la farà?

Raffaella Sbrescia

Tracklist:

1. A.K.A. feat. T.I.
2. First Love
3. Never Satisfied
4. I Luh Ya Papi feat. French Montana
5. Acting Like That feat. Iggy Azalea
6. Emotions
7. So Good
8. Let Me Be Me
9. Worry No More feat. Rick Ross
10. Big Booty feat. Pitbull

Deluxe
11. Tens feat. Jack Mizrahi
12. Troubeaux feat. Nas
13. Expertease (Ready Set Go)
14. Same Girl

Acquista “A.K.A” su iTunes

Video: “First Love”

Intervista a Cassandra Raffaele: ” In Adesso posso dirti (Fottiti) uso una parola esaustiva con sana ironia”

Cassandra Raffaele

Cassandra Raffaele

 

Cassandra Raffaele è una “cantora”, arrangiatrice e musicista indipendente, laureata in Tecniche di Neurofisiopatologia a Catania. Il suo temperamento naif e sopra le righe si unisce ai temi eterogenei e immediati che contraddistinguono i testi delle sue canzoni. A metà strada tra denuncia e ironia, il suo album di debutto “La valigia con le scarpe” ha già ottenuto un notevole riscontro da parte del pubblico, anche grazie alla scelta di location non convenzionali da parte di Cassandra che, attraverso il nuovo singolo intitolato “Adesso posso dirti (Fottiti)” ci lancia all’interno del suo mondo fatto di attente riflessioni mitigate da sonorità coinvolgenti

 “Adesso posso dirti (Fottiti)” è il titolo del singolo estratto dal tuo primo album “La valigia con le scarpe”. Cosa racconti in questo brano e cosa intende comunicare il suo emblematico titolo?

È un brano liberatorio rivolto a chi rende la nostra vita difficile. Una sorta di brano pocket, da tenere in tasca e da utilizzare quando incontri la persona “giusta” che si merita un bel “fottiti”, perché altre parole non sono esaustive come questa. Ma il tutto sussurrato con tanta sana ironia.

Nel video hai utilizzato una serie di selfie cantati, un linguaggio inteso come “metterci la faccia”… che tipo di feedback sta riscontrando questo strumento comunicativo?

Credo sia il linguaggio piu’ immediato e in linea con il nostro tempo. Si sente il bisogno di esprimersi, e di dire “Ehi, ci sono” e la gente ha colto con molto entusiasmo il mio invito in rete, a tal proposito.

Il tuo stile musicale è atipico e molto personale… quali sono le correnti musicali a cui ti ispiri e quali sono, invece, i tuoi punti di riferimento?

Adoro le voci calde del nu jazz come Madelein Peyroux, Stacy kent ma anche le atmosfere dei Gold Frapp. La visceralità di Ben Harper, la musica dei cantautori folk nostrani come Brunori. I Beatles restano una fucina di ispirazione. Insomma, elementi diversi ma che amo “cucire” attraverso i miei sensi nei miei vestiti musicali.

Suoni il pineapple ukulele, la chitarra e la batteria… qual è lo strumento a cui sei più legata?

L’ukulele

Quali sono i contenuti e i messaggi dell’album “La valigia con le scarpe”?

La consapevolezza del viaggio che scegli di fare, parte già nel momento stesso in cui cominci a preparare la valigia. Cosa portare? Ognuno sceglie cosa, e poi si parte.

Cassandra Raffaele

Cassandra Raffaele

Perché hai definito i brani “ 13 transizioni emotive in movimento”?

Perché nulla esiste se non è permeato da emozioni e le canzoni ne sono piene, e come valigie, ti seguono fedelmente.

Sei laureata in Tecniche di Neurofisiopatologia… un titolo di studio importante e che ti sarà costato tanti sacrifici…cosa ti ha spinto a lasciare il posto di lavoro e in che modo senti di poter sfruttare le competenze acquisite nel campo medico all’interno del contesto artistico?

Ho lasciato il lavoro in ospedale, nel momento in cui ho iniziato a scrivere canzoni e ho capito che potevo diventare “artigiana” di quello che facevo con la musica. La neurologia mi accompagna in questo lavoro, a tratti sognante, poetico, ma molto cerebrale.

Hai avuto un ruolo da protagonista in alcune delle manifestazioni più prestigiose all’interno del cantautorato italiano: Premio Bindi, Premio Bianca d’Aponte, Mei, Musicultura, Premio Fabrizio De Andrè, Premio Ninfa d’Argento… come ti sei sentita in questi contesti e cosa credi abbia colpito di te gli addetti ai lavori?

Mi sono sentita come una “bambina” il primo giorno di scuola. Ho tenuto gli occhi ben aperti per guardare, le orecchie per ascoltare e imparare il più possibile da chi c’era ai premi, dai presenter illustri, ai colleghi, insomma tutta gente che ha fatto della musica la propria esistenza. Oltre ad essere stato un momento di confronto, é stato anche un momento d’orgoglio personale. Mi sono messa in gioco da subito con quello che scrivevo e sono stata premiata per questo.

Sei ideatrice del Buzz Tour, un tour virtuale acustico… ci racconti questa esperienza?

Scelgo location poco convenzionali, riprendo dei video mentre canto delle canzoni e poi condivido in rete il tutto come se fosse la tappa di un tour. La musica arriva alla gente nei posti più impensabili. Importante è condividere, naturalmente, e fare buzz, cioè diventare uno sciame che diffonde musica.

Quali sono i tuoi prossimi progetti e impegni live?

In estate sarò impegnata in alcuni Festival e farò tappe della valigia, da nord a sud. E poi parteciperò a degli eventi molto importanti e prestigiosi che vi racconterò presto, naturalmente attraverso i miei canali.

 Raffaella Sbrescia

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Video: “Adesso posso dirti (Fottiti)”

“Ultraviolence”, nel nuovo album Lana Del Rey apre spazi quiescenti

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“Ultraviolence” è titolo del nuovo album di Lana del Rey. Il disco verrà pubblicato il 17 giugno su etichetta  Interscope/Polydor UK, a due anni di distanza da “Born to die”,  e sarà composto da 11 brani nella versione standard, a cui si aggiungeranno altre tre bonus tracks nella versione deluxe.  Per il suo ritorno Lana Del Rey ha fatto le cose in grande, “Ultraviolence” sarà, infatti, disponibile in edizione standard, deluxe sia in digitale che tradizionale, oltre a una versione in vinile e un box da collezione. Il titolo del disco fa riferimento al romanzo di Anthony Burgess “Arancia Meccanica” e rispecchia l’intenzione spiazzante ed inquietante con cui la Del Rey ha scelto di restare fedele a se stessa usando storie e contenuti decisamente controversi.

Lana Del Rey

Lana Del Rey

Donne deboli e terribili si interfacciano a contesti tragici e ai margini della società, la sua voce eterea e malinconica trova, attraverso la produzione di Dan Auerbach dei Black Keys, uno spunto di vitalità nell’equilibrato utilizzo di chitarre psichedeliche  e acustiche. Il disco si apre con “Cruel World”: un incubo, della durata di 6 minuti e una manciata di secondi, narrato con voce angelica e attraversato da rimandi e sonorità tipicamente anni ’70. La title track “Ultraviolence” narra l’attesa senza speranza di una donna masochista e priva di rispetto per se stessa. Un lamento, simile ad un richiamo d’amore, destinato a rimanere inascoltato. “Shades of cool” è il brano che, più di altri, mette in evidenza le evoluzioni vocali di Lana; bel vibrato e notevoli picchi lirici precedono “Brooklyn Baby”, la canzone candidata a diventare colonna sonora di adolescenti innamorati ed incompresi. “West Coast” è il singolo dark scelto per anticipare questo nuovo disco che racchiude dubbi, rimpianti e impulsi autodistruttivi, così come avviene in “Pretty when you cry”: “I wait for you babe, that’s all I do/You don’t come through babe, you never do,” canta Lana, presentandoci il suo mondo iconograficamente complesso e controverso, a tratti contorto.

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Lana Del Rey

Il suo cantato in slow-motion ci costringe a concentrare tutti i nostri sensi per carpirne fino in fondo il senso. A coadiuvare questi presupposti, c’è la scelta di allontanarsi dai beat elettronici a vantaggio di una linea melodica più autentica e verace. Le storie cantate da Lana come “Sad girl”, “Money Power glory”, “The other woman”, la cover del brano di Nina Simone, rimandano l’immaginario alle trame di vecchi film e, pur toccando temi scomodi, da cui spesso preferiamo tenerci a debita distanza, Lana Del Rey apre le porte di spazi tendenzialmente quiescenti.

Raffaella Sbrescia

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Video “West Coast”

#PRONTOACORRERESPAIN: Marco Mengoni alla conquista della Spagna

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Non si esaurisce l’ondata di grande successo che ha investito “#PRONTOACORRERE”, l’album ormai  multi platino di Marco Mengoni. Pubblicato lo scorso 10 giugno, l’ep “#PRONTOACORRERESPAIN”, contenente alcuni brani estratti dall’album e tradotti completamente in spagnolo come “Incomparable” (L’Essenziale), “No me detendré” (Pronto a correre) e “Nunca se irá” (Non passerai), senza dimenticare il particolare arrangiamento in versione acustica, e inedito, di “Nunca se irá” (Non passerai). Gli adattamenti dei tre brani sono di David Santisteban, un musicista madrileno che ha egregiamente riletto l’essenza di testi già di per sé dotati di una potente carica espressiva. Primo su iTunes Italia, l’ep sta ricevendo un ottimo riscontro anche all’interno del mercato iberico ed è per questo che abbiamo ritenuto opportuno approfondire le sfumature semantiche e strumentali  di questo lavoro attraverso il quale Marco offrirà nuovi spunti di apprezzamento della sua particolare e versatile vocalità.

Marco Mengoni Ph Giovanni De Sandre

Marco Mengoni Ph Giovanni De Sandre

Si parte da “Incomparable”, la versione spagnola de “L’Essenziale”. Il brano, vincitore dell’edizione 2013 del Festival di Sanremo, è una delle canzoni più apprezzate dal pubblico di Marco Mengoni. Eletto a più riprese come inno di condivisione durante l’”Essenziale tour”, questo testo si arricchisce con nuovi sostantivi e aggettivi volti ad esprimere un comune desiderio di speranza, una collettiva esigenza di salvezza spirituale: “Así se apaga el sol y la ùltima esperanza de los hombres /nos quedará un abril para desdibujar las estaciones/ No quiero un alma de papel nì venerar la estupidez.  Aunque el mundo cae en pedazos/ yo mantengo un sueño a salvo nuevo y frágil que solo pertenece a ti. Aunque el mundo se deshace y el milagro es màs difícil/ hoy nos sentimos màs frágiles regresando a nuestro ayer, siempre fuiste para mi incomparable”, canta Marco, mentre il secondo brano è “No me detendrè”, la versione spagnola della title track di “#PRONTOACORRERE”: energico, incalzante e positivo, questo brano conserva, intatto, un contagioso spirito di rivalsa, fedelmente trasmesso anche dall’immutato arrangiamento pensato per una stabile permanenza in contesto internazionale: “Gracias por haberme roto el alma ya sé hacerme libre” e poi, ancora, “Contigo era una estatua de sal, y ahora tu adiós va recordándome  que sobreviviré”, un messaggio netto e deciso, che non ammette repliche. Tutt’altro registro, invece, in “Nunca se irá”:  “Me siento presa fácil, un absurdo mártir, solo ante el temor. Tuvimos la manera y una vida entera, eramos tú y yo/ Y subo una montaña de fe, porque ahí estabas tú.Hoy me siento como el alma de un pez, entre la multitud. Mi corazón ya no se rinde, ante tu huella que resiste/Porque sé que es imposible borrar. Nunca se irá… Nunca te irás”: essere in due davanti alle paure della vita è una grande fortuna che può repentinamente trasformarsi in una fonte di spaesamento, afflizione e dolore, nel momento in cui questo legame si spezza.

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Che sia frutto di amore, amicizia o fratellanza umana, la condivisione rappresenta un’importante risorsa su cui poter fare affidamento. Tra la versione con l’arrangiamento già utilizzato in “#PRONTOACORRERE” e quella in  chiave acustica, quest’ultima possiede un indiscutibile fascino dettato dal piano di Gianluca Ballarin e dal doppio colpo sulla gran cassa della chitarra acustica di Peter Cornacchia, nonché, ovviamente, dalla carica espressiva della voce di Marco che, ancora una volta, ha saputo scegliere il vestito più bello per una canzone davvero molto amata dal pubblico che potrà incontrare il proprio beniamino su Twitter. Proprio così, il prossimo 16 giugno, dagli uffici di Twitter a Madrid, Marco Mengoni sarà protagonista di un incontro “virtuale”, voluto da lui stesso, per festeggiare insieme ai suoi fedelissimi fan l’uscita dell’album in Spagna. Dalle ore 19 il cantautore sarà disponibile per l’iniziativa #askmarcomengoni, durante la quale Mengoni risponderà  tutte le domande che “l’Esercito” vorrà fargli.

Raffaella Sbrescia

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Video: “La Valle dei re”

Intervista ai Lain: una band tra rock e volontariato

Lain

Lain

I Lain sono un gruppo pop-rock casertano, nato nel 2008. Alessandro Ronca (Voce), Massimo Vagliviello (chitarra), Alfonso D’Agostino (Chitarra), Luigi Papale (Batteria), Eugenio Fiorillo (Basso) s’ispirano alle realtà pop-rock statunitensi raccontando i sentimenti del nostro oggi.
Tra le loro esperienze, oltre ad avere suonato live i loro brani inediti in occasione di concerti ed esibizioni in locali e piazze italiane, hanno registrato tre singoli negli studi di RTL 102.5 , in collaborazione con l’arrangiatore italiano Enrico “Kikko” Palmosi e l’etichetta discografica Rosso Al Tramonto. Lo scorso gennaio il gruppo ha anche collaborato con l’associazione internazionale TIME4LIFE realizzando uno spot di sensibilizzazione e l’inno ufficiale, dimostrando una profonda sensibilità anche su argomenti delicati e importanti. Abbiamo raggiunto Alessandro Ronca al telefono per farci raccontare il recente singolo “Occhi chiusi” e per farci anticipare le prossime novità del gruppo.

Quando e come è cominciato il percorso dei Lain e quali sono state le tappe chiave del vostro percorso?

Siamo tutti musicisti da molto tempo, ci siamo incontrati nel 2008 e abbiamo portato  avanti questo progetto fino a trasformarlo in qualcosa di professionale contattando un po’ di addetti ai lavori. La prima persona disponibile è stata Enrico “Kikko” Palmosi, arrangiatore e coautore di Francesco Silvestre per alcuni brani, tra cui quello di Emma Marrone che ha vinto Sanremo, intitolato “Non è l’inferno”… A quel punto siamo usciti con il primo singolo “Aria”, nel settembre del 2012, e da lì poi abbiamo continuato il nostro percorso cominciando a girare l’Italia con i concerti.

Ci fate un parallelo tra “Aria” e “Occhi chiusi”? Cosa intende comunicare al pubblico quest’ultima canzone, in particolare?

“Aria” racconta il senso della musica per noi musicisti. Il brano dice “sei aria e io senza di te non sarò mai niente di grande”, ci riferiamo alla musica, intesa come aria, qualcosa di cui non possiamo fare a meno. Per quanto riguarda “Occhi chiusi”, si tratta di una canzone che racconta cosa accade quando una storia d’amore finisce con i relativi strascichi conseguenti alla chiusura. Noi, in particolare, raccontiamo la rabbia e la sofferenza di chi è rimasto ancora indietro.

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Qual è la vostra cifra stilistica e quali sono i vostri punti di riferimento?

Il progetto nasce con l’idea di portare in Italia il pop-rock americano degli ultimi anni, mi riferisco ai Nickelback, ai Paramore a delle band relativamente giovani che propongono un rock molto vicino al pubblico. In Italia sentivamo un po’ la mancanza di questo tipo di rock e abbiamo intrapreso questo percorso creativo.

Coltivate altre passioni e progetti paralleli?

Certo, io stesso sono reduce da un viaggio in Siria dove ho portato degli aiuti umanitari. Credo che questa esperienza così forte potrà influenzare in qualche modo la nostra musica. Nei mesi scorsi abbiamo scritto l’inno internazionale di Time4life. Ci siamo interessati alla causa della Siria, di cui non si parla molto in tv: ci sono 10 milioni di bambini sfollati, profughi che vivono in condizioni che vanno al di sotto della sopravvivenza. Anche per questo sono stato invitato dalla Presidentessa dell’Associazione. Il mio intento è quello di portare una testimonianza tangibile ai nostri amici, ai nostri fan e raccogliere un po’ di sostegno a favore dell’Associazione. Per il resto abbiamo anche  un altro lavoro perché non riusciamo a vivere solo di questo progetto e tutto il tempo che ci rimane lo dedichiamo alla musica.

Lain

Lain

Qual è il vostro approccio alla creazione di nuovi contenuti e come sta procedendo la lavorazione del vostro nuovo lavoro? In che direzione state andando?

La nostra direzione va dritta verso il rock, senza trascurare la progressiva integrazione di elementi elettronici, pad e sintetizzatori che faranno da contrappunto alla chitarra distorta, al basso e alla batteria. Dal un punto di vista testuale cerchiamo di scrivere quello che sentiamo, i testi sono prevalentemente scritti da me Alfonso D’Agostino e non ci poniamo limiti durante la scrittura.

Che tipo di concerto è il vostro?

Dopo aver fatto uno spettacolo di tipo più teatrale, in cui c’era anche un attore che recitava dei monologhi tra un brano e l’altro, ora stiamo portando avanti uno spettacolo più leggero in cui si susseguono canzoni dei Lain e qualche cover a cui siamo particolarmente affezionati.

Lain

Lain

Dove e quando potremo ascoltarvi dal vivo?

Veniteci a salutare il 14 giugno a Castellarano, in provincia di Reggio Emilia, dove apriremo il concerto di Francesco Sàrcina, poi vi segnaleremo i nostri nuovi appuntamenti sul nostro sito www.lainrock.it

Raffaella Sbrescia

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Video: “Occhi chiusi”

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