Alessandro Mannarino in concerto a Napoli: il live report di un esperienza totalizzante

Alessandro Mannarino @Al Monte tour Ph Luigi Maffettone

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“Al Monte tour”, la nuova avventura live del cantautore romano Alessandro Mannarino, giunge alla conclusione del percorso estivo con il concerto tenutosi lo scorso 13 settembre all’Arenile Reload di Bagnoli. Un viaggio musicale, della durata di due ore e mezza circa, in cui l’artista ha accompagnato per mano il pubblico tra i sentieri di uno speciale percorso fatto di sogni, parole e note. Con una imponente scenografia ed uno spettacolo curato in ogni singolo dettaglio, Mannarino ha spaziato all’interno della propria discografia estasiando gli spettatori, grazie ad una speciale e travolgente formula musicale. I brani proposti da Alessandro Mannarino si compongono di storie oniriche, spesso tragicomiche, fortemente al limite. Musiche di confine, intimamente contaminate, ispirate dalle sonorità della musica popolare italiana, acquisiscono forti tinte etniche con evidenti richiami alla musica balcanica e gitana.

Alessandro Mannarino @Al Monte tour Ph Luigi Maffettone

Alessandro Mannarino @Al Monte tour Ph Luigi Maffettone

Suddiviso in diverse fasi, il concerto di Mannarino racconta storie di storie attraverso un passaggio dall’inferno al paradiso, a metà strada tra sacro e profano. Ironico e sornione, il cantautore sfrutta a 360 gradi la propria padronanza del palco, circondandosi non solo di eccelsi musicisti ma anche di splendide voci, quella eterea e angelica di Simona Sciacca, in particolare. Sullo sfondo una serie di personaggi allegorici, pronti a suggestionare il pubblico, proiettandolo nei più meandri dell’anima umana.

Alessandro Mannarino @Al Monte tour Ph Luigi Maffettone

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Suoni lontani e rimi ancestrali animano le note de “L’impero”,  suggestivi gli interrogativi posti nel finale della surreale “Deija”, intimo e rabbioso il testo de “Le cose perdute”, travolgente l’arrangiamento di “Gente”, verace e godibile la versione swing di “Marylou”. La voce di Mannarino, maschia, virile, graffiata, virulenta, si riveste di incontenibile fascino e carica sensuale. Non solo cantastorie, dunque, ma anche primo interprete di vicende e poesie musicate con estro e creatività. “Osso di seppia”, “Malamor”, “Gli animali” racchiudono i momenti più spettacolari della prima fase del concerto. Sopra e sotto il palco nessuno è fermo, un brivido lungo la schiena, l’emozione che illumina lo sguardo, la secchezza nella gola che non permette di cantare, la meraviglia di fronte all’energia generata dalla musica rinnovano ancora una volta il miracolo della condivisione della musica dal vivo. Alessandro è emozionato, sorpreso, colpito da tanta energia e, raccogliendo sorrisi e consensi, vira il timone della sua nave verso un  nuovo approdo, forse meno suggestivo ma altrettanto intimo e delicato.

Alessandro Mannarino @Al Monte tour Ph Luigi Maffettone

Alessandro Mannarino @Al Monte tour Ph Luigi Maffettone

Decisamente insolito e sorprendente il mood elettronico scelto per “Quando l’amore se ne va”: diavoli  e mostri popolano un girone infernale marchiato a fuoco da lascivia e lussuria. “Statte zitta”, “Signorina”, “Maddalena”, “La strega e il diamante”, “Merlo Rosso” e la celeberrima “Me so ‘mbriacato” rappresentano la preziosa suite di brani scelti per raccontare la funzione salvifica della donna angelicata, così come insegnatoci dal Dolce Stil Novo di Dante e Petrarca.

Alessandro Mannarino @Al Monte tour Ph Luigi Maffettone

Alessandro Mannarino @Al Monte tour Ph Luigi Maffettone

Il repertorio di Alessandro Mannarino lascia spesso trasparire citazionismi colti, figure retoriche, sottili metafore che tra sfondi onirici, spesso surreali, quasi circensi, ci mostrano pregi e limiti del genere umano. “Tevere Grand Hotel”, “Serenata lacrimosa”, “Scetate vagliò” destano il pubblico dal torpore contemplativo, il parterre è una bolgia di braccia e sguardi umani, sul palco si suona, si canta e si balla proprio come se si trattasse di un baccanale. Intensa la dedica di Mannarino a Davide Bifolco, tragicamente scomparso pochi giorni a Napoli, con “Scendi giù”, seguita da “Le stelle” e da una magistrale interpretazione di “Al Monte”, la title track dell’ultimo album di inediti del cantautore è un vero e proprio capolavoro, sia dal punto di vista musicale che testuale, sono infinite le suggestioni che è in grado di regalare e, a giudicare dall’evidente stato ipnotico del pubblico, c’è da pensare che si tratti di un dato oggettivo.

Alessandro Mannarino @Al Monte tour Ph Luigi Maffettone

Alessandro Mannarino @Al Monte tour Ph Luigi Maffettone

L’ultima parte del concerto è naturalmente dedicata ai bis: l’irrinunciabile fascino popolare di “Bar della Rabbia” e l’emozionante carica energetica di “Vivere” lasciano trasparire tutta la capacità comunicativa ed empatica di Alessandro Mannarino che, scavando a fondo dentro se stesso è riuscito a mettere a nudo molti lati scomodi e non dell’animo umano, senza, tuttavia, rinunciare ad una sana indulgenza: “Posso dirti una cosa da bambino??? Esci di casa! Sorrdi!! Respira forte!!! Sei vivo!!!…cretino…”, parole, queste ultime, che non richiedono ulteriore commento se non estatica approvazione.

Raffaella Sbrescia

Fotogallery a cura di: Luigi Maffettone

Alessandro Mannarino @Al Monte tour Ph Luigi Maffettone

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“Stanza 223″, la recensione del nuovo album dei Titoli di Coda

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I Titoli di coda sono Marco D’Anna (cantautore, autore, chitarra), Irene Scarpato (voce, autrice) e Alberto Santaniello (autore, chitarra); un trio di artisti partenopei che, nel corso di quattro anni, hanno lavorato parallelamente in studio e all’interno dello scenario musicale nazionale,  affermandosi come una interessante realtà cantautorale in grado di proporre testi ricercati e melodie ispirate al mondo del cinema. “Stanza 223” rappresenta, dunque, il loro approdo all’universo discografico su etichetta Full Heads, con distribuzione a cura di Audioglobe. Il disco, composto da 11 tracce eterogenee e complesse, racchiude e mescola atmosfere e armonie della musica moderna passando con disinvoltura dal jazz alla fusion senza trascurare una certa dose di elettronica, avvalendosi del contributo di numerosi musicisti campani e non.

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Il fascino imprevedibile del fato permea il testo di “Hotel Roma”, la traccia d’apertura di “Stanza 223”, seguita da “Se poi cadesse il mondo”, un brano intimo e delicato, irradiato dalla leggerezza di un’atmosfera sonora tipica di un pomeriggio autunnale trascorso sulle rive della Senna. L’eleganza jazz de “L’equilibrio” emerge attraverso parole forti, che lasciano trasparire una profonda sensibilità: “Sono in equilibrio su un oceano di vita o poco più e galleggio stabile in attesa di cadere nel profondo blu” e poi, ancora, “In questo mondo liquido si ha ancora l’esigenza di cacciarsi in mezzo ai guai”, canta Irene Scarpato con la sua voce leggera e sottile. Suadente è il rimo del tango in “Via da me”, un brano appassionato incentrato sul tema dell’amore combattuto.

titoli di coda

La voce di Marco D’Anna anima le parole di “Mediterraneo”: intense note blues intarsiano “pochi metri di pensiero” mentre la versione jazz di “Non è Francesca” di Lucio Battisti precede la bellissima ballad intitolata “L’odore della pioggia”, un riuscito esercizio testuale, una originale texture di parole,perfetta per descrivere l’essenza di un legame sbagliato. Appassionata e significativa è la trama di “Veramente”, in assoluto il brano più interessante dell’album: “Provo a darmi un’occasione buona per vivere una vita tutta intera, qualcosa che non assomigli necessariamente al lamento costante che compiace la gente”, canta Irene, mentre archi e pianoforte danno vita al dolore amoroso di “Vernice fresca”. Luoghi, ricordi, parole e ostacoli affollano le note di “Se ci fosse l’amore” mentre il brio folk de “La felicità” chiude “Stanza 223” all’insegna della speranza e della positività.

Raffaella Sbrescia

Acquista Stanza 223 su iTunes

 Video: “Se poi cadesse il mondo”

The Kooks, la recensione di “Listen”

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 “Listen” è il quarto album dei The Kooks. Il gruppo britannico composto da Luke Pritchard (voce e chitarra), Hugh Harris (chitarra),  Pete Denton (basso) e Alexis Nunez (batteria) ha rivoluzionato il proprio suono attraverso una fusione di sonorità vicine al funk, al soul, al gospel. Il risultato è una miscela musicale curiosa ma convincente. Scritto e co-prodotto da Luke Pritchard e il giovane artista hip hop Inflo, “Listen” rappresenta un progetto decisamente innovativo per la band di Brighton. L’album si apre con “Around town”: batterie e percussioni s’innescano in un’atmosfera tipica da club in cerca di connessione tantrica con il genere umano, bella anche la linea di basso in perfetta sintonia con l’ oscuro utilizzo dell’elettronica in dissolvenza. Fresco ed accattivante il ritmo di “Forgive & Forget”, arricchito dal caldo fascino delle percussioni e dalla battuta di basso nel finale. “Westside” racconta una storia d’amore ai tempi del nuovo millennio, un connubio tra anime perse eppure desiderose di buttarsi a capofitto in una nuova avventura familiare. Sullo sfondo una serie di accordi e di sonorità legate al synth-pop anni ’70. Decisamente differente il registro di “See me now”, una tenera ed intensa ballad, piano e voce, in cui Luke Prichard si rivolge al padre prematuramente scomparso: “If you could see me now, if you could see my smile, see a little boy oh, would you be proud?”, canta l’ormai adulto Luke, mentre un coro gospel accresce e sviluppa la linea melodica del bel brano.

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Notevoli le aperture strumentali contenute in “It was London”: chitarre, basso e batterie si fondono in un vortice selvaggio e più incline alle atmosfere underground tipicamente britanniche. L’intro a cappella di “Bad Habit” si sviluppa lungo gli irresistibili giri di batteria e le chitarre distorte proposte nelle strofe successive del brano, dedicato alla ricerca di qualcuno da amare con una forza emotiva quasi perturbante. Straniante lo scivolone che The Kooks compiono in “Down”, il brano più banale presente nella track-list dell’album. Lontani echi beatlesiani riecheggiano in “Dreams”, caratterizzata da un più ampio uso dell’elettronica, ancora più presente in “Are we electric”, uno dei testi più significativi del disco: “Are we really moving, are we really here? Are we just electric or something enginereed? Are we a simulation, do we really feel?Are you searching for the answers?”, cantano Luke e compagni, ponendoci repentinamente di fronte ad una serie di interrogativi seri ed inquietanti. Inaspettati sono i ritmi latineggianti presenti in “Sunrise”, un mix sonoro inedito per The Kooks che, grazie alla travolgente carica delle percussioni, non dispiace affatto. La versione standard di “Listen” si conclude con “Sweet emotion”, una canzone appassionata, incentrata su una vera e propria fissa per una femme fatale, scandita da un suadente giro di batteria e da sensuali incursioni al pianoforte. Nella versione deluxe si aggiungono i brani, rispettivamente intitolati “Murderer”, “Icons”, “Keep Your Head Up”, “Backstabber” e il video ufficiale di “Down” a completamento di un progetto che avrà molto da offrire al pubblico, soprattutto dal vivo.

Raffaella Sbrescia

Acquista “Listen” su iTunes

Video: “Around town”

Classifica FIMI: Ensi, Maroon 5 e Coldplay sul podio della top ten

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Ensi debutta in cima alla classifica FIMI/GFK degli album più venduti della settimana in Italia con “Rock Steady”. Al secondo posto ci sono i Maroon 5 con “V” mentre i Coldplay slittano al terzo posto con “Ghost Stories”. In quarta posizione ritroviamo i Moda con “Gioia non è mai abbastanza”, seguiti in quinta posizione da Francesco Renga con “Tempo Reale”. Biagio Antonacci è sesto con “L’Amore comporta” mentre Ligabue è settimo con il multiplatino “Mondovisione”. Retrocedono in ottava posizione i Dear Jack con “Domani è un altro film” mentre a chiudere la top ten sono due new entries; si tratta di “Scusate per il sangue” di Lowlow & Mostro e “In Cile Veritas”, il nuovo album di Lorenzo Cilembrini.

“Schubert for two”: l’eleganza del duo Schiavo-Marchegiani tra note senza tempo

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“Schubert for two” è un nuovo progetto discografico che segna l’esordio in Decca di due eminenti pianisti come Marco Schiavo e Sergio Marchegiani, riconosciuti come fiore all’occhiello della nuova generazione made in Italy. L’album raccoglie il meglio del repertorio schubertiano per pianoforte a quattro mani e si impone all’interno del panorama cameristico italiano con grazia ed eleganza. Si va dalle prime acerbe composizioni dell’Allegro moderato e dell’Andante D 968, alle atmosfere conviviali, destinate alla danza, dei quattro Länder D 814, passando per il candore della Deutscher Tanz D 618 e la vivace energia delle Variazioni sopra un tema originale in si bemolle maggiore in cui riecheggiano suggestioni beethoveniane, evidenti nelle 8 Variazioni sopra un Lied francese, dedicate anch’esse al compositore tedesco. Chiude il disco la Fantasia in Fa minore op. 103, considerata dalla critica l’opera più riuscita mai concepita per pianoforte a quattro mani.

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In duo stabile dal 2006, Sergio Marchegiani e Marco Schiavo si sono perfezionati con grandi didatti del calibro di Ilonka Deckers Küszler, Alexander Lonquich, Bruno Canino, Franco Scala, Aldo Ciccolini e Sergei Dorenski. La grande amicizia che li unisce ha limato la naturale intesa che caratterizza il loro suono e i grandi successi, riscontrati nel corso delle loro ultime esibizioni, hanno trasformato questa sintonia in una valida esperienza professionale che li sta portando sui più importanti palchi di tutto il mondo. In “Schubert for Two” la loro interpretazione è viva e vibrante di energia. I brani scelti lasciano emergere la  profeticità emotiva e semantica dei contenuti strumentali ideati da Schubert che, ispirato dalla forte vitalità dell’epoca, mise a punto una serie di partiture particolarmente brillanti ed estrose. Piccole perle di cui oggi possiamo godere, seppur in modo completamente diverso, lasciandoci ispirare dalla purezza estetica di sensazioni senza tempo.

 Raffaella Sbrescia

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TOUR  2014 (date in aggiornamento)

26 OTTOBRE 2014

Tampa (USA)

Steinway Piano Series – Barness Recital Hall

 

23 NOVEMBRE 2014

Iglesias (CI)

Festival Internazionale di Musica da Camera

24 NOVEMBRE 2014

Brindisi

Brindisi Classica - Salone  di rappresentanza della Provincia

 

7 DICEMBRE 2014

Mendrisio (Svizzera)

Musica nel Mendrisiotto

 

30 DICEMBRE 2014

Praga (Repubblica Ceca)

Smetana Hall

 

 

 

Lezioni di rock: alla scoperta dei Pink Floyd

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Nell’ambito di Torino Milano – Festival Internazionale della Musica si è tenuto lo scorso 8 settembre il primo incontro del ciclo “Lezioni di rock” a cura di Ernesto Assante e Gino Castaldo. Pensato in occasione della grande mostra “The Pink Floyd Exhibition -  Their Mortal Remains”, che celebra i quarant’anni dall’uscita del celebre album “The Dark side of the Moon”, l’incontro ha rappresentato una preziosa occasione per approfondire e conoscere nel dettaglio l’epopea straordinaria di una delle band che, tra psichedelia, genio e sregolatezza, ha cambiato la storia del rock. In una affollatissima aula dell’Università degli Studi di Milano di Via Del Perdono, il giornalista di Repubblica Gino Castaldo ha accompagnato il pubblico lungo le tappe salienti della folgorante carriera dei Pink Floyd. Partendo dalla fine di questa pazzesca storia, il critico musicale è risalito alle origini di un gruppo che, pur venendo da Cambridge e senza appartenere alla categoria dei working class heroes,  è riuscito a lasciare il segno in maniera indelebile segnando una svolta epocale non solo in ambito musicale ma anche socioculturale. Dapprima ispirati dal genio visionario dell’angelo caduto Syd Barrett, i Pink Floyd intrapresero il proprio cammino proponendosi come una realtà sperimentale senza rendersi conto del notevole apporto che furono in grado di portare all’interno dello scenario musicale mondiale.

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Attraverso una serie di rari reperti storici, video inediti e preziosi aneddoti, frutto di alcune interviste realizzate dallo stesso Castaldo, il pubblico ha avuto la possibilità di conoscere le esatte dinamiche interne al gruppo: dall’abuso di LSD di Barrett alla sua esplosione psicotica fino alla definitiva estromissione dal gruppo. Gli anni e gli album di passaggio, la deresponsabilizzazione dal carico visionario portato dall’ex leader, il progressivo ingrandimento delle scenografie sul palco. Lontanissimi dal culto legato alla visibilità di massa, i Pink Floyd lasciavano confluire le proprie energie nella ricerca del suono, nelle sfumature degli accordi, nella voglia di impiantare i germi di nuovi discorsi  e nuove possibilità strumentali. Passando dalla colonna sonora di “More” a “Meddle”, al leggendario “The Dark Side of the Moon” a “The Wall”, i Pink Floyd hanno affrontato l’esistenza a 360 gradi: il tempo, il denaro, la follia, l’amore, la morte. Bellissimi i focus su “The Great Gig in the Sky”, “Wish you were here”, “Shine on you crazy diamond”, vere e proprie pietre miliari che, inevitabilmente, ci pongono di fronte ad una serie di punti interrogativi che, proprio come piccoli pungoli, ci spingono a reagire alle difficoltà della vita senza rinunciare ad un indispensabile tocco di follia.

Raffaella Sbrescia

“Songs of Innocence”: la recensione del nuovo atteso album degli U2

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Gli U2 tornano, a sorpresa, con “Songs Of Innocence”, un album contenente 11 brani, presentato lo scorso 9 settembre in contemporanea con i nuovi iPhone ed iWatch. Grazie ad uno multimilionario accordo tra la stessa Apple e gli U2, il nuovo album della band è stato reso immediatamente disponibile nella libreria musicale di tutti gli utenti di iTunes Store Music e sarà a disposizione degli utenti in maniera completamente gratuita fino al 13 ottobre, giorno in cui il disco uscirà in edizione tradizionale su etichetta Island Records. Un’efficace e sbalorditiva operazione di marketing che ha significato un notevole ritorno di immagine per il gruppo anche se non sono mancate numerose critiche. A far luce sui dettagli dell’accordo è stato lo stesso Bono in una lettera scritta di suo pugno: «L’album è gratis per tutti gli iscritti di U2.com e per chiunque abbia iTunes, grazie ad Apple. Per celebrare il decimo anniversario dell’iPod brandizzato U2, hanno deciso di fare questo regalo a tutti i loro utenti. Gratis per voi, ma qualcuno ha pagato. Perché se nessuno pagasse nulla per questo lavoro, non saremmo sicuri che la musica “free” sarebbe realmente “free”. Normalmente l’arte ha un costo. È una questione che ha grosse implicazioni, non per gli U2, ma per i futuri musicisti e la loro musica… tutte le canzoni che devono essere scritte dai talenti del futuro… che hanno bisogno di una vita per poterle scrivere».

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“Songs of Innocence”, ad ogni modo, rappresenta il lavoro discografico più personale degli U2 sia per quanto riguarda le tematiche scelte, sia per gli evidenti riferimenti alle prime influenze musicali della band spaziando dal rock e punk-rock anni ’70 alla prima elettronica e musica ambient anni ’80. Registrato a Dublino, Londra, New York e Los Angeles con i produttori Danger Mouse, Paul Epworth, Ryan Tedder, Declan Gaffney e Flood, “Songs of Innocence” avrà anche una versione deluxe contenente una sessione acustica di brani selezionati dall’album più quattro canzoni inedite: “Lucifer’s Hands”, “The Crystal Ballroom”, “The Troubles” (Alternative version), “Sleep Like A Baby Tonight” (Alternative Perspective Mix by Tchad Blake).  Il disco appartiene, inoltre, ad un progetto musicale più ampio, intitolato “Songs of Experience”: «Stiamo lavorando con Apple su del buon materiale da sviluppare in un paio di anni, novità che trasformeranno il modo di ascoltare e di vedere la musica. Vi terremo aggiornati. Se Songs of Innocence vi piace restate con noi per Songs of Experience. Dovrebbe essere pronto abbastanza presto..», ha spiegato Bono.

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Entrando nello specifico di “Songs of Innocence” è importante sottolineare che ogni singola traccia si ispira ad un episodio importante per il percorso umano ed artistico degli U2. Il primo brano contenuto nell’album è The Miracle (of Joey Ramone), un testo che affonda le proprie radici nei lontani anni ’70, in cui la ricerca stilistica di Bono è scandita dalle potenti chitarre di Edge, al centro di una melodia energica e convincente. “Abbiamo un linguaggio per comunicare, la religione per amare e per odiare, la musica per ampliare le nostre pene e dare loro un nome”, canta Bono, definendoci pellegrini del nostro cammino e gettandoci al centro di un turbinìo di sentimenti senza età. “Every Breaking wave” è una ballad mistica che, attraverso un linguaggio figurato, riesce a rendere fedelmente l’idea di anime perse lungo un cammino difficile e tortuoso. Inaspettato è, invece, il tributo ai Beach Boys in “California (There is No End to Love), un brano che racchiude i ricordi e le impressioni relative al primo viaggio del gruppo in California nei primi anni ’80. Dolcissima, tenera ed intensa è “Song for Someone”, una romantica dedica di Bono a sua moglie Ali: “If there is a light you can’t always see and there is a world we can’t always be. If there is a dark that we shouldn’t doubt and there is a light don’t let it go out”, canta Bono, in un crescendo di suoni e di emozioni che, come dardi infuocati, colpiscono al centro del cuore. Sulla stessa linea d’onda è “Iris (Hold Me Close)”, un brano dedicato a Iris Hewson, madre di Bono, morta quando il cantante aveva soltanto 14 anni. Una perdita grave che l’artista rivive e racconta con gli occhi di un cinquantenne, che ha imparato a vivere nel ricordo di una figura indispensabile per qualunque uomo. Il cambio di ritmo e di registro avviene con “Volcano” e soprattutto con “Raised by Wolves”, la traccia più oscura del disco, ispirata ad un grave episodio di cronaca avvenuto a Dublino durante l’adolescenza di Bono. “The worst things in the world are justified by belief”, canta l’artista, decretando l’ennesima grande verità che si nasconde dietro ai peggiori atti di violenza e terrore al mondo.  I ricordi riaffiorano vividi anche in “Cedarwood Road”, un brano potente, irradiato dall’energia di una chitarra imperante e da infiniti giri di batteria. Sarcastico e pungente è, invece, il testo di “Sleep Like a Baby Tonight”, un brano contenente una serie di sottili e dolorose frecciatine indirizzate al politico di turno. Ispirato al concerto dei Clash del 1977, il testo di “This Is Where You Can Reach Me” racchiude la propria anima semantica in parole come “Complete surrender/The only weapon we know”. In attesa di conoscere le tracce che andranno a completare la versione deluxe di “Songs of innocence”, “The Troubles” è il brano che chiude il disco e vede in Lykke Li l’unica ospite dell’album. Con un messaggio incentrato sull’autostima e sulla capacità di far fronte ai propri problemi in maniera attiva e propositiva, “The Troubles” ci mette con le spalle al muro ponendoci di fronte alla nostra più intima essenza. In definitiva “Songs of innocence” è un album basato su suggestioni, impressioni, ricordi, emozioni che, pur rifacendosi a precisi episodi del passato, rilancia la band nel presente riportandola più vicino ai cuori dei comuni mortali che, in certe atmosfere cosparse di paure e di incertezze, hanno imparato a barcamenarsi in cerca di piccoli barlumi di serenità.

Raffaella Sbrescia

Scarica “Songs of Innocence” su iTunes

Venerdì d’Autore: Ghita Casadei conquista il pubblico di Napoli

Ghita Casadei @Caffè Letterario Intra Moenia Ph Errico Sarmientos

Ghita Casadei @Caffè Letterario Intra Moenia Ph Errico Sarmientos

Protagonista del Venerdì d’Autore, tenutosi lo scorso 5 settembre al Caffè Letterario Intra Moenia di Piazza Bellini a Napoli, la cantautrice  e musicista romana Ghita Casadei. Dotata di una voce limpida, potente, sofisticata, l’artista ha presentato al pubblico partenopeo il suo album d’esordio, completamente autoprodotto, intitolato “Per quello che sono”. Forte di un percorso artistico iniziato quando aveva soltanto 6 anni, Ghita si è avvicinata alla musica dapprima frequentando l’Accademia Filarmonica Romana per poi virare verso un sentiero musicale cantautorale vicino alla tradizione del primo novecento. Artista versatile e appassionata Ghita partecipa da tempo a numerosi progetti teatrali e musicali che le permettono di essere al centro di numerosi progetti. L’artista è, infatti, vicepresidente e docente di canto moderno presso l’Accademia Romana per la produzione delle arti, collabora dal 2009 con la compagnia dell’Albero di Minerva e fornisce un frequente apporto musicale alle iniziative intraprese dall’Emporio delle Arti. 

Ghita Casadei @Caffè Letterario Intra Moenia Ph Errico Sarmientos

Ghita Casadei @Caffè Letterario Intra Moenia Ph Errico Sarmientos

Laureata in Storia, scienze e tecniche della musica e dello spettacolo, Ghita Casadei è l’emblema della determinazione ed è la prova che, se si è in possesso di tanta buona volontà, si può riuscire a mettere insieme un puzzle personale di tutto rispetto. Durante l’incontro, moderato dalla giornalista musicale Raffaella Sbrescia, la cantautrice si è messa a nudo, raccontandosi a 360 gradi, evidenziando, tra l’altro, la sua continua voglia di mettersi in discussione per imparare e limare alcuni aspetti della propria professionalità. Anche all’interno di “Per quello che sono” sono racchiusi numerosi momenti legati alla sfera più intima della personalità di Ghita ed è interessante notare come attraverso un uso accurato ed approfondito della lingua italiana, l’artista sia riuscita a raccontarsi in maniera sensibile e delicata al contempo. Composto interamente sull’Isola di Procida, uno dei luoghi più amati dalla stessa Ghita, “Per quello che sono” è un album dalla struttura ciclica, caratterizzato da una serie di ritorni e con un occhio di riguardo rivolto al passato.

Ghita Casadei @Caffè Letterario Intra Moenia Ph Errico Sarmientos

Ghita Casadei @Caffè Letterario Intra Moenia Ph Errico Sarmientos

Tra i brani proposti al pubblico di Piazza Bellini citiamo “Mio bel fior”, l’immaginifico “Mani di sabbia”, il fascino sornione de “Il girotondo delle tre”, la cover di “Come Pioveva”, brano del 1918 cantato da Armando Gill Aka Michele Testa, un artista appartenente a quella corrente artistica a cui Ghita si sente particolarmente vicina, sia per quanto riguarda la sua cifra stilistica sia per il discorso relativo ai contenuti. Scritto in un momento di rabbia “La ballata dell’amore” è un brano cantato letteralmente con il cuore in mano. Anche “Nascondersi” è una canzone particolarmente delicata, scandita da pensieri intimi e riflessioni profonde. Drammatica ed appassionata l’interpretazione della bellissima  titletrack “Per quello che sono”. Eseguiti in accordatura aperta “Ascoltando l’alba” e “Non c’è niente di male”, sono due brani non inclusi in “Per quello che sono” ma che rappresentano, a pieno titolo, un momento importante del percorso artistico dell’artista. L’altra cover presente in scaletta è stata “Lo stornello dell’estate”, un falso storico, frutto del genio compositivo del maestro Morricone, che Ghita ha riletto pensando alla inimitabile forza espressiva di indimenticabili interpreti come Gabriella Ferri e Mia Martini. Altro che “Passatista”, Ghita Casadei rappresenta la viva testimonianza di un percorso fitto di esperienze importanti e altamente formative.  Con la sua voce sublime e con la sua istrionica personalità, Ghita Casadei è un artista eccellente di cui sentiremo parlare molto a lungo.

Fotogallery a cura di: Errico Sarmientos

Ghita Casadei @Caffè Letterario Intra Moenia Ph Errico Sarmientos

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“Chronos”: le emozioni strumentali di Andrea Carri

CHRONOS

“Time flies, time flies away… But what is time? Time flies… But something can make us eternal… after a harvest, another one comes”, queste le parole che il pianista e compositore italiano, classe 1990, Andrea Carri ha scelto per introdurre il suo quarto lavoro discografico intitolato “Chronos”, che vedrà la luce il prossimo 15 settembre su etichetta Psychonavigation Records. Il progetto, finanziato con una campagna di raccolta fondi su Music Raiser, riesce ad essere subito di forte impatto grazie alla bellissima ed immaginifica cover realizzata da Anna Maria Pia Pettolino: clessidre sospese nel tempo si alternano ad una grossa sveglia,  da cui i numeri sfuggono perdendosi in uno spazio sospeso. Spazio in cui uomini in penombra assistono rapiti al magico fenomeno mentre altri ancora s’incamminano lungo un sentiero fatto di tasti di pianoforte, al cui traguardo troveranno Andrea, pronto a condurli per mano nel suo mondo fatto di note, fin da quando aveva soltanto 6 anni.

Andrea Carri

Andrea Carri

Ben 11 sono i germogli di vita generati da “Chronos”, un album strumentale adatto ad una mistica contemplazione del nostro vivere e ad una disinvolta apertura rivolta al futuro. L’album è scandito da tre fasi: passato, presente e futuro; in ogni intervallo temporale Andrea Carri inserisce brani intimisti e personali, caratterizzati da una maggiore apertura strumentale e da un moderato utilizzo dell’elettronica. Ad inaugurare “Chronos”  è “Past”: piccoli rintocchi e synth in sequenza aprono uno scenario tipico da colonna sonora di un film. “Oggetti dimenticati” è la traccia immediatamente successiva: nel brano le note si rincorrono delicatamente tra loro, scavando e scovando affetti, pensieri assopiti, desideri archiviati dalla routine. Leggiadra e lieve è “La via delle 7 torri”, una composizione enigmatica e ricca di sfumature, perfetta per introdurre gli infiniti spazi proposti da “Present”, il brano composto e arrangiato da Andrea Carri insieme a Frank Perry (lap steel, soundscapes, visions). Synths metallici e sinistri disegnano ineludibili confini di un paesaggio grigio e perturbante. Decisamente diverso il sound de “Le parole che non ti ho mai detto”, uno dei brani più sperimentali di Andrea Carri. L’apertura sentimentale dell’album continua anche in “Points of view”, una composizione attraversata da un mood malinconico e contraddittorio, quasi a voler rispecchiare le bizze di un animo tormentato.  I synth ed il pad di Francesco Mantovani arricchiscono le note di “Future” con un ticchettìo metallico. Il tempo scorre e, man mano che ci si avvicina al finale del disco, il sound si fa sempre più mieloso e rassicurante, come avviene in “Foglio Bianco” ed in “Music is eternity”, in cui è il violoncello di Emanuele Milani a sancire una prolifica fusione di intenti. Un ritmo ciclicamente ossessivo attraversa il nucleo centrale di “Dopo un raccolto ne viene un altro”, il brano conclusivo di “Chronos”, in cui Carri, Milani Carla Chiussi e Roberto Porpora lasciano confluire la summa dei suoni proposti fino ad un attimo prima. La funzione della composizione è quella di sigillare con cura uno scrigno di emozioni che, seppur contrastanti, riescono a rendere in maniera incisiva ed efficace la più intima essenza del nostro fragile animo.

Raffaella Sbrescia

“Di Domenica”: il nuovo singolo dei Subsonica. La recensione

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Avevamo lasciato i Subsonica sulle energetiche e dinamiche note di “Lazzaro”, il primo singolo estratto dal nuovo album di inediti del gruppo torinese, intitolato “Una nave in una foresta”. Li ritroviamo oggi, 5 settembre, con “Di Domenica”, un brano apparentemente distante dai contenuti solitamente proposti dai Subsonica e con un testo destrutturato, essenziale, quasi minimalista eppure incredibilmente efficace. Prima di addentrarci nello specifico di questo nuovo singolo, per capirne l’ampia valenza immaginifica è importante parlare del bellissimo lyric video realizzato dal visionario Donato “miklyeyes” Sansone: piccoli tratti di matite e carboncini creano impercettibili intrecci visivi e metaforici. L’artista compie, infatti, un percorso a ritroso partendo da un’immagine definita per scoprirne l’intima essenza. Piccole figure geometriche si rilevano portatrici di vita, di speranza, di sogni creando una piccola magia in stop motion.

Ad accompagnare il testo della canzone è, invece, un arrangiamento soffice, vellutatamente delicato, una carezza per l’anima in cui ogni strumento svolge un ruolo preciso anche se le piccole e periodiche distorsioni di chitarra regalano un’aura peculiare ad un sound fortemente caratterizzato dall’uso dell’elettronica, come tra l’altro, è tipico dei Subsonica. Il brano, come è facile intuire, già a partire dal titolo, sceglie la domenica come giorno speciale, un momento unico, forse irripetibile, propizio per esorcizzare la paura, l’incertezza, la confusione, la sensazione di rimorso, la frustrazione del peccato. “Nel vuoto del letto dolce di una domenica, sono cambiamenti solo se spaventano, sono sentimenti. Anche se domani sarò un rimorso forse puoi abbandonarti di domenica. Sono cambiamenti solo se spaventano, sono sentimenti tutti i giuramenti oggi che è domenica sono adolescenti”, canta Samuel, con voce calda, sensuale e dolce al contempo. Un mood quasi melenso che forse molti fan dei Subsonica non ameranno ma che, col tempo, impareranno ad apprezzare come già è accaduto con altri brani pubblicati in passato. Un manto ritmico ovattato e coinvolgente, da ascoltare e riascoltare, lecca le ferite, rassicura il cuore incerto, ammorbidisce gli spigoli dei pensieri e delle costanti preoccupazioni che ci attanagliano l’anima.

Molto efficace il messaggio lanciato dal monito scandito a poco più di metà canzone: “Capovolgi il tuo destino, sarò sempre qua, sarò sempre qua/capovolgi il tuo cuscino, di domenica, di domenica”: una dichiarazione d’affetto incondizionato, una spinta a tuffarsi nel futuro, un incoraggiamento a credere in se stessi e nelle proprie capacità. I Subsonica ci regalano ancora una volta un brano ottimista e fiducioso che ci catapulta, più curiosi che mai, verso il full lenght “Una nave in una foresta” in uscita il prossimo 23 settembre, in pre-order da oggi su iTunes e nei principali stores digitali. Disponibili anche altri due brani, sempre tratti dall’imminente album: si tratta della title track “Una nave in una foresta” e de “I cerchi degli alberi”.

Raffaella Sbrescia

Acquista “Una nave in una foresta” su iTunes

Video: “Di Domenica”

In attesa di scoprire le altre tappe di questo nuovo percorso, ecco le date del tour autunnale dei Subsonica:

31-ott-14 – JESOLO – PALA ARREX
01-nov-14 – PESARO – ADRIATIC ARENA
07-nov-14 – NAPOLI – PALAPARTENOPE

08-nov-14 – BARI – PALAFLORIO
13-nov-14 – TORINO – PALAOLIMPICO
15-nov-14 – VERONA – PALAOLIMPICO
21-nov-14 – ROMA – PALALOTTOMATICA
27-nov-14 – BOLOGNA – UNIPOL ARENA

28-nov-14 – FIRENZE – MANDELA FORUM
29-nov-14 – GENOVA – 105 STADIUM
01-dic-14 – MILANO – MEDIOLANUM FORUM

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