“Catacatassc”, il fascino agreste de La Bestia Carenne

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“Catacatassc” è il titolo dell’esordio in full-length del gruppo campano La Bestia Carenne. Lucciole, questa la traduzione del titolo, di campagna, di provincia, lucciole che illuminano la polvere di note ispirate da scenari e storie lontane. Piccoli insetti che spianano la via dell’emotività grazie al loro fascino girovago, selvaggio e agreste. Il Folk proposto da La Bestia Carenne, permeato da insolite ed imprevedibili sfaccettature, ora più declinate verso il rock, ora verso il world, senza mai rinunciare alla fervida bellezza neorealista di personaggi umili, mette in rilievo visioni, suggestioni, emozioni autentiche e veraci. Dal country americano al Manouche dei Balcani, Giuseppe Di Taranto, Antonello Orlando, Paolo Montella e Giuseppe Pisano ci accompagnano per mano tra i sogni sognati di “Billy il mezzo marinaio”, tra i giorni di vetro de “Le cose che desideri”, nel dramma bucolico di “Transkei”. Nei dodici brani di “Catacatassc” sono tanti i personaggi, le storie e i linguaggi musicali che si incontrano e che si scontrano lungo le impervie vie di un saliscendi emotivo studiato con cura fin nei minimi dettagli. Particolarmente interessante la ballata blueseggiante intitolata “Cadillac”, meritevole di menzione “Jeanne”, che inizia proprio come una ballata jazzata e notturna per poi virare verso orizzonti lontani. Registrato in una masseria di Sant’Agata dei Goti, “Catacatassc’” non segna soltanto il debutto discografico de La Bestia Carenne, ne delimita, bensì,  i cardini a cui fare riferimento per provare a lasciare il segno.

Raffaella Sbrescia

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Tommaso Starace quartet live : jazz per immagini al Blue Note di Milano

Tommaso Starace quartet live @ Blue Note Ph Christian Candela

Tommaso Starace quartet live @ Blue Note Ph Christian Candela

Metti un martedì sera al Blue Note di Milano con il jazz per immagini del sassofonista Tommaso Starace. Accompagnato da Michele Di Toro al pianoforte, Attilio Zanchi al contrabbasso e Tommy Bradascio alla batteria, l’artista ormai londinese d’adozione, ha presentato al pubblico italiano “Italian Short Stories – Tommaso Starace Quartet plays the photos of Gianni Berengo Gardin”, un originalissimo lavoro strumentale che verrà presto pubblicato dalla nota casa discografica Universal.  Ispirato dal suo grande amore per la fotografia in bianco e nero, l’artista ha dedicato il disco ed il concerto al grande fotografo della Magnum Elliott Erwitt, il Cartier Bresson italiano, Berengo Gardin, conosciuto per aver scattato foto iconiche in Italia dagli anni 40 fino ad ora. Attraverso  14 immagini, scelte direttamente dal vasto portfolio di Berengo, Starace ha coinvolto il pubblico all’interno di un percorso audio-visico elegante e raffinato.  Frammenti di vite, di storie, di ricordi accompagnati da originali composizioni del quartetto per un’atmosfera unica e completamente avulsa dal contesto circostante. Foto scattate a Palermo, Milano, Venezia, Genova, Siena, Firenze in grado di raccogliere idee, spunti, stimoli, pezzi di vita, di gioia, di amore, di dolore. Sullo sfondo  brani dalle forti linee melodiche, caratterizzate da brillanti improvvisazioni : “”Echo’s Naples”, “Recollection”, Motion in stilness” raccontano l’Italia da Nord a Sud con scioglievole delicatezza; gioci armonici ed intersezioni musicali danno voce ad emozioni altrimenti impossibili da raccontare.  Non mancano richiami a Debussy e Ravel in “Ravel’s walls” e “The Bubble vender”. Romanticismo e melodramma attraversano, invece, le note di “Let the magic begin”, vorticosa la ballad intitolata “Olivetti’s touch”. Fluida e scalmanata la composizione senza accordi, iconicamente intitolatta “Jamme!”. Immaginifica la bellezza di “Nothing must change” ispirata alle fresche onde del mare di Genova.  Irriverente la giocosa “The amused Gispy Girl”. Un viaggio sonoro  all’insegna della contaminazione e dell’interazione interculturale per sentirsi cittadini del mondo.

Raffaella Sbrescia

“Il bello d’esser brutti”, il grande ritorno di J-Ax. La recensione dell’album

COVER IL BELLO D'ESSER BRUTTI

Pubblicato lo scorso 27 gennaio per la sua stessa Newtopia, “Il bello d’ esser brutti” è il nuovo album di Alessandro Aleotti, in arte J-Ax, il primo senza Franco Godi, il primo da produttore di se stesso. Un lavoro importante che, attraverso ben 20 tracce, racconta il passato, il presente ed il futuro di un artista longevo e credibile anche dopo più 20 anni dai suoi esordi. All’interno di questo percorso, Ax si mette spesso a nudo, raccontando verità scomode, denunciando l’innaturale uniformità sociale, sottolineando la forza della diversità rimanendo sempre assolutamente se stesso. A tre anni dall’ultimo disco di inediti, Ax ritrova la massima creatività, “Il bello d’ esser brutti” si muove liberamente all’interno di un humus di note: rap, rock, reggae, punk, pop, soul e indie addentrandosi in quasi 25 anni di musica, anni pieni di esperienze e cambiamenti. Tante sono anche le collaborazioni presenti nell’album: Fedez, Club Dogo, Emiliano Valverde – Valerio Jovine, Nina Zilli, Il Cile, Neffa, Weedo, Thg, Beat freaks, Roofio, Max Pezzali, Steve Luchi ed Enrico Silvestrin. Con le sue irriverenti metriche J-Ax si rimette in gioco mantenendo un’elevata qualità di scrittura, esplorando ed approfondendo il cosiddetto “rap&roll”, ovvero quell’unione dei due stili che gli permette di cantare sui beat e rappare sulle chitarre. L’album si apre con “Intro”, una sorta di esame finale, il brano che Ax ha scritto per ultimo e che racchiude alcune delle vicende più intime e più sofferte dei suoi ultimi anni. A seguire una serie di testi ben strutturati, crudi, diretti, immediati, a tratti tragicomici, spesso scomodi, sicuramente autentici.

Foto dal set video "Il bello d'esser brutti" ph Luis Condrò

Foto dal set video “Il bello d’esser brutti” ph Luis Condrò

Dei venti brani in tracklist segnaliamo “Ribelle e basta”, a metà strada tra rap e rock, “Sopra la media”,  un interessante viaggio a ritroso nella vita milanese di periferia dove J-Ax è cresciuto, “Sono di moda”, in cui l’artista sottolinea, compiaciuto, il suo essere tornato repentinamente alla ribalta. Particolarmente incisiva anche “Hai rotto il catso”, incentrata sull’attualità politica. Notevole il duetto con Emiliano Valverde sulle note di “Tutto o niente”, pungente e veritiera la title track “Il bello d’esser brutti”, un manifesto contro le ipocrisie legate all’esteriorità.  Beffarda ed adrenalinica “Old skull”, in collaborazione con i masters of ego trippin’ Club Dogo. Meritevole di attenzione e plauso “Nati così”: siamo gente incattivita in cattività, canta Ax, accelerando e rallentando a proprio piacimento senza avvertire, senza chiedere il permesso, senza limiti, né paletti. Molto bella anche la trama di “Un altro viaggio”, in compagnia di Valerio Iovine, spassosa e delirante “The Pub Song” con Weedo. Chiude il disco l’autobiografico stream of consciousness de “L’uomo col cappello”. Ax dichiara di avere “I numeri del pop, il  pubblico del rock, l’ego del rapper, l’erba del raggae” ed ha ragione, con “Il bello d’esser brutti”, Alessandro ha raggiunto nuovamente  ma soprattutto meritatamente  le vette delle classifiche ed un travolgente successo mediatico.

Raffaella Sbrescia

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Video: “Intro”

La tracklist dell’album

 

1. INTRO

2. RIBELLE E BASTA

3. LA TANGENZIALE

4. SOPRA LA MEDIA

5. UNO DI QUEI GIORNI FEAT. NINA ZILLI

6. SONO DI MODA

7. CARAMELLE FEAT. NEFFA

8. HAI ROTTO IL CATSO

9. MISS E MR. HYDE

10. SANTORO E PEYOTE

11. ROCK CITY

12. TUTTO O NIENTE FEAT. EMILIANO VALVERDE

13. IL BELLO D’ESSER BRUTTI (TITLE TRACK)

14. OLD SKULL FEAT. CLUB DOGO

15. MARIA SALVADOR FEAT. IL CILE

16. BIMBIMINKIA4LIFE FEAT. FEDEZ

17. NATI COSI’

18. UN ALTRO VIAGGIO FEAT. VALERIO JOVINE

19. THE PUB SONG FEAT. WEEDO

20. L’UOMO COL CAPPELLO

 

Malika Ayane: “Naif? Un disco dedicato al presente e a Sanremo vado per divertirmi”

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Elegante, raffinata, solare ed accattivante, Malika Ayane ha accolto la stampa musicale italiana a Milano in occasione della presentazione di “Naif”, il suo quarto album di inediti targato Sugar.  Un disco leggero eppure ricchissimo di sfumature sia dal punto di vista strumentale che testuale. Un album incentrato sul valore del tempo eppure profondamente innamorato del presente, precisamente dell’hic et nunc, del qui ed ora. Lo stile e l’unicità della voce di Malika elevano la caratura del progetto scritto e registrato tra Milano, Parigi e Berlino, a stretto contatto con autori internazionali come Shridhar Solanki e Simon Wilcox. Presenti in “Naif” anche alcuni tra i nomi più gettonati del momento come Giovanni Caccamo, tra gli autori della traccia sanremese “Adesso e qui”, Matteo Buzzanca, Bungaro, Chiodo e soprattutto Pacifico con cui Malika ha lavorato in maniera simbiotica all’intero disco che, come ha raccontato la stessa cantautrice italo-marocchina, è stato prodotto da artisti internazionali: «Frequento assiduamente Berlino da ormai due anni ed è lì che ho incontrato Axel Reinemer & Stefan Leisering, componenti del collettivo Jazzanova. Insieme a loro ho voluto creare un disco che fosse molto individuale e che dal punto di vista musicale potesse miscelare pop e jazz, classicità ed elettronica».  In effetti “Naif” è un lavoro davvero molto variegato: si va dalla spensieratezza di “Senza fare sul serio” al  peculiare mood di “Blu”, alla enigmatica malinconia di “Ansia da felicità”, all’ironia di “Cose che ho capito di me”, destinata a sfatare gran parte del luoghi comuni più diffusi.  Finemente contagiosa l’allegria ritmica di “Chiedimi se”, strategicamente scelta per chiudere il disco che si propone come uno dei progetti più interessanti all’interno del contesto sanremese.

L’intervista:

Malika, Sanremo è alle porte…come ti senti?

Respiro una bella atmosfera, il clima è molto rilassato rispetto alle altre volte. La mia canzone “Adesso e qui” è un brano che parla del “presente nostalgico”, un presente effimero, pronto a svanire nel momento stesso in cui si vive. Dal Festival mi aspetto di divertirmi tanto, lo stress mi avvolge soltanto un paio di settimane prima  poi si diventa consapevoli di fare parte del più grande pettegolezzo della tv italiana.

Come è nato il brano?

La melodia è arrivata da Giovanni Caccamo, ultimo arrivato in casa Sugar. Non ci sono altre ballads nel disco per cui ho lavorato molto con Pacifico per inserire il brano nel mio progetto. Il testo nasce da quello di “Non detto”, uno dei miei preferiti ed è venuto fuori mentre cercavamo di immedesimarci nelle vite di ipotetici amanti.

Cosa indosserai durante la kermesse?

Sto facendo le ultime valutazioni  di sicuro vestirò in maniera essenziale, con abiti minimal. Uno dei nomi che posso anticiparvi è Albino, un designer indipendente che adoro.

Come è avvenuta la scelta della cover sanremese “Vivere” di Vasco Rossi?

L’ho scelta perché mi sono accorta che si tratta di un “no” generazionale. Si tratta di una grande sfida per me in qualità di interprete…tecnicamente si passa da un tono molto basso ad uno molto alto ed è qualcosa di molto difficile da fare.

Cosa verrà dopo il Festival?

Dopo Sanremo ci sarà un disco che mi ha reso felice, voglio parlare  con chi mi segue, voglio fare concerti, fare viaggi alla ricerca di idee.

Come sarà strutturato il tour?

Sarà diviso in tre fasi: una dedicata alla perversione dell’ascolto (principalmente delle percussioni), una riservata ai club ed una prettamente teatrale (puramente estetica) di cui non potrei assolutamente fare a meno.

Ecco la tracklist:

1. Lentissimo
2. Senza fare sul serio
3. Tempesta
4. Blu
5. Ansia di felicità (Sonntag living)
6. Cose che ho capito di me (?)
7. Adesso e qui (nostalgico presente)
8. Dimentica domani
9. Non detto
10. Chiedimi se

Dear Jack: “Al Festival di Sanremo meneremo un bel pò, intanto vi presentiamo Domani è un altro film (seconda parte)”

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Tra i favoriti nella categoria big al 65 Festival di Sanremo i Dear Jack, reduci dal grande successo ottenuto grazie alla loro partecipazione alla scorsa edizione di Amici di Maria De Filippi, hanno presentato a Milano il nuovo album – “Domani è un altro film (seconda parte)” che conterrà 17 brani ed uscirà nei negozi il prossimo 12 febbraio. Un appuntamento importante durante il quale la band ha guidato gli addetti ai lavori all’ascolto di 11 dei 17 brani presenti nel nuovo lavoro prodotto da Suraci, registrato in Toscana e missato a Milano. Brani scritti da autori importanti, romantiche ballads contraddistinte da tematiche attuali e da una ritmica dinamica. Chitarre distorte, elettronica, synth e sessions di batteria colorano il sound dei Dear Jack che, attraverso la voce di Alessio Bernabei, si candidano a nuovi beniamini dello scenario pop-rock italiano.

Il primo brano ad essere presentato è l’inedito sanremese “Il mondo esplode tranne noi”: «Il mondo esplode, riferendoci al mondo esterno a noi, creando un caos e un disordine che solo noi giovani possiamo cambiare. Il brano può, però, riferirsi anche al mondo più personale ed intimo di ognuno di noi. L’unico punto in comune tra questi due mondi è l’amore che, sotto ogni sua forma, si presenta come la forza più grande che esista. Musicalmente questo brano ci rispecchia molto, ha un sound molto internazionale, le tipiche chitarre in stile Dear Jack e una melodia che colpisce da subito». L’amore è il tema centrale anche di “Io che amo solo te” dell’indimenticabile Sergio Endrigo, la cover che il gruppo porterà a Sanremo: «Abbiamo dedicato molto tempo alla scelta di questo brano. Abbiamo una grande stima nei confronti di Sergio Endrigo, un autore controverso, demodé, di gran classe. Il testo di questo brano è bellissimo, se fosse uscito oggi, sarebbe stato attualissimo. Anche la figlia di Endrigo, Claudia, ci ha chiamati ed è stata molto felice del fatto che portassimo questo omaggio al padre. Quest’anno, tra l’altro, corre il decimo anniversario dalla morte del cantautore e siamo stati invitati alla festa che sua figlia ha organizzato per l’occasione. Il pezzo è molto lento per cui noi abbiamo tentato di dare una sferzata netta, si tratta di un modo diverso di intendere il rock. Con questi presupposti possiamo dire che i Dear Jack sul palco dell’Ariston quest’anno menano un bel po’».

Dear Jack

Dear Jack

Tra i brani di punta dell’album c’è anche “Eterna”, scritto da Kekko Silvestre dei Modà e che Alessio avrebbe portato a Sanremo se si fosse trovato lo scorso anno con l’obbligo di portare due inediti. Tra un commento e l’altro dei brani contenuti nell’album i Dear Jack lasciano trasparire autentica emozione mentre l’amore è il tema centrale di tutto il lavoro, segno che il romanticismo ed il rock possono sicuramente convivere in maniera prolifica. Se il primo album aveva venduto circa 150mila copie, qui le aspettative sono inevitabilmente più alte: «Questo disco racchiude la sintesi di quello che ci è successo, ci siamo presi tutto il tempo per lavorarci su e questo si sente soprattutto nel suono, spiegano i ragazzi. Per supportare l’uscita dell’album gireremo l’Italia in lungo e in largo con circa 30 instore per incontrare i fan e firmare le copie, terremo qualche concerto estivo poi,  in autunno, arriverà finalmente il vero tour…magari, chissà,  si realizzerà ancheil nostro sogno di suonare nei teatri».

Raffaella Sbrescia

Irit Dekel & Eldad Zitrin Band ammaliano il Blue Note di Milano con “Last of Songs”

Irit Dekel & Eldad Zitrin

Irit Dekel & Eldad Zitrin

Da Israele con classe. Il talentuoso duo composto da Irit Dekel & Eldad Zitrin ammalia il pubblico del Blue Note di Milano. Accompagnati da Adi Hartzvi al contrabbasso ed Elad Cohen Bonen alla batteria, la coppia di artisti si è esibita nello storico club meneghino lo scorso 4 febbraio divertendo, coinvolgendo, emozionando gli spettatori con un collage strumentale a metà strada tra jazz, pop e folk. Il carisma e la poliedricità del tastierista e fisarmonicista Eldad Zitrin si fonde e si amalgama con l’irriverente personalità di Irit Dekel, la cui dolcissima e limpida vocalità racchiude il vero surplus ultra di questa riuscitissima miscela musicale.  Sul palco del Blue Note il duo ha presentato “Last of Songs”, un album composto da dodici cover di brani anni degli anni ’30, ’40 e ’50, scelti ad uno ad uno dai due stessi artisti e cesellati secondo il proprio gusto e la propria pluriennale esperienza artistica. La cura per il dettaglio traspare in ogni singolo elemento: dagli arrangiamenti, alle variazioni, alle interpretazioni per un risultato piacevole ed avvolgente. Al centro della scaletta un variegato repertorio, dedicato all’eterno tema dell’amore, che getta un ponte ideale fra la struggente poesia di Billie Holiday, l’elettronica dei francesi Air e la cultura neorealistica italiana, un mix elegante, raffinato, di grande qualità strumentale ed artistica. Non rimane che scoprire quante orecchie “addormentate” saranno risvegliate da queste suadenti melodie agro-dolci.

Raffaella Sbrescia

La scaletta del concerto:

No more blues

You don’t know what love is

Liber tango

Get happy

Your my thrill

The rose

More than you know

Bye bye love

Skylark

Good morning heartache

Willow weep for me

Guess who I saw today

Bis

More than you know

Video: “No more blues”

“Che giorno è”, Marco Masini tra Festival di Sanremo e “Cronologia”

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Marco Masini è pronto a tornare a Sanremo ben 25 anni dopo il suo esordio al Festival. Il cantautore fiorentino sarà in gara con l’intenso e bellissimo brano “Che giorno è”, scritto a sei mani con Federica Camba e Daniele Coro. Durante la serata di giovedì 12 febbraio, dedicata alle cover, sul palco dell’Ariston Marco Masini interpreterà il brano “Sarà per te”, scritta dall’amico Francesco Nuti. In occasione della partecipazione al Festival, proprio il 12 febbraio uscirà il triplo album antologico intitolato “Cronologia” (Sony Music) che conterrà non solo il meglio della discografia di Marco Masini ma anche ben 5 brani inediti. Abbiamo incontrato l’artista per fare il punto sul suo rinnovato stato di grazia artistica.

Partendo dal brano sanremese salta subito all’occhio un forte e chiaro messaggio di speranza e positività ”Vivere e cadere, vivere e rialzarsi, vivere ricominciare come la prima volta”“Che giorno è” per te, Marco?

La maturità acquisita in questi 25 anni mi fa tornare con un obiettivo ben preciso ovvero quello di ritrovare una strada importante. In questi anni è cambiato il mondo, la società, il modo di scrivere, di chiamare le persone. Negli anni ’90 ero il portavoce di una generazione che si era un po’ persa, oggi canto l’esigenza di vivere. Questo è l’urlo di Marco Masini, sento che Masini debba ancora urlare ma con un altro spirito, un’altra energia. Arrivo sul palco di Sanremo con uno stato d’animo molto sereno, sento che questo nuovo brano mantiene una coerenza con colui che ero e colui che sono adesso.

Com’è nato il sodalizio con Federica Camba e Daniele Coro?

Sono due autori molto bravi che ho iniziato ad apprezzare dalle prime cose che avevano scritto per Alessandra Amoroso. Credo sia necessario confrontarsi con il nuovo, reggere l’urto ti consente di esserci ancora. Ero curioso di scoprire cosa sarei riuscito a fare cooperando e coesistendo con delle penne fresche, è stato un momento di confronto, mi sono messo in discussione anche per capire che tipo di contributo avrei potuto dare alla musica di domani.

Cosa ti manca degli anni ’90?

Nella musica ciò che manca sono i produttori che ti prendono per un orecchio e che ti insegnano a lavorare. Più in generale, mi manca il mistero, non si va più alla ricerca delle cose da scoprire, si vuole comunicare sempre tutto e subito.

Marco Masini Ph Daniele Barraco

Marco Masini Ph Daniele Barraco

Come è avvenuta la scelta di “Sarà per te”?

Sono da sempre un grande fan di Francesco Nuti e ho voluto approfittare della possibilità di poter essere lui per almeno tre minuti.

Come pensi che verrà accolta la tua canzone sanremese?

Le cose vanno ascoltate con grande attenzione. Alla luce di questo presupposto è chiaro che l’interpretazione altrui diventa decisiva. Da parte mia c’è la massima tranquillità, staremo a vedere cosa diranno gli altri.

In “Cronologia” hai incluso anche “Cosa rimane” (A Marco), un bel regalo per i tuoi fan…

Questo brano è arrivato in un periodo di grande difficoltà. Ho un fanclub che esiste dal 1990, che ha visto un forte ricambio generazionale e che non è mai morto. L’incisione di questa canzone rappresenta un regalo doveroso e molto sentito.

Hai voglia di lavorare con le nuove generazioni?

Certo! Ho intenzione di aprire un centro che possa realmente aiutare chi desidera entrare nel mondo della musica in maniera seria ed intelligente. Ci saranno corsi di apprendimento  finalizzati alla stesura di una canzone con un gruppo di lavoro poco numeroso e molto efficiente. Sto ancora decidendo se farlo a Firenze o a Milano…

Cosa pensi dei talent show?

Il talent è al tempo stesso una buona idea ed una incredibile scorciatoia. Ai miei tempi chi veniva fuori durava negli anni perché aveva alla base almeno 16 anni di gavetta. Io, per esempio, ho iniziato dai night club ed ero davvero convinto di cosa avrei voluto fare della mia vita, oggi i ragazzi che escono da una vetrina mediatica così importante diventano subito schizzinosi circa il dove e come esibirsi.

Come mai hai scelto di pubblicare “Cronologia” e non un album con soli inediti?

Ho fatto questa scelta insieme a Sony Music. In questo lavoro c’è il rimorchio di una vita, ci sono momenti di grande difficoltà, grandi successi e grandi errori. Ripropongo le mie canzoni con un’attenzione diversa, voglio capire, rivalutarmi nel bene e nel male. Si passa dall’intimismo, all’acustica, alle parentesi unplugged a quelle piano e voce.

Marco Masini Ph Daniele Barraco

Marco Masini Ph Daniele Barraco

Quale sarà il tuo approccio all’Instore tour?

Si tratta principalmente di un modo per riavvicinare le persone al negozio di dischi e riporre attenzione al supporto fisico. Ho sposato appieno il progetto soprattutto per questo motivo.

Raffaella Sbrescia

“CRONOLOGIA” verrà presentato da Marco ai suoi fan durante un Instore Tour, queste le tappe: 19 febbraio a Milano (ore 18.00 – Mondadori Megastore, via Marghera 28); 20 febbraio a Torino (ore 17.30 – MediaWorld/Centro Commerciale 8 Gallery, via Nizza 262); 21 febbraio a Firenze (ore 17.30 – MediaWorld/Centro Commerciale Ponte a Greve, Viuzzo delle Case Nuove 9); 23 febbraio a Roma (ore 18.00 – laFeltrinelli, via Appia Nuova 427).

Intervista a Miguel Bosè: “Amo” è un immenso viaggio che parte dalla mia insaziabile curiosità”

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Con il nuovo album di inediti, intitolato “Amo”  Miguel Bosé  completa il proprio prisma artistisco. Anticipato in radio dal singolo “Encanto/L’Incanto” , questo  è  il primo lavoro di inediti dopo “Cardio” del 2010. Si tratta di un album positivo, colorato, un’opera omnia comprensiva del Bosè pensiero. Una dichiarazione di principi, un affresco dei colori dell’anima, la difesa dell’amore per la conoscenza e l’informazione, un input alla vita. Un disco fatto in casa in cui l’artista riscopre il proprio passato, racconta il proprio presente, lascia aperte le porte del proprio futuro.

Miguel, ci racconti il processo di lavorazione e di scrittura che ha accompagnato questo album?

Ho scritto queste canzoni mentre ero a casa, il processo di scrittura è durato due anni e mezzo, un periodo molto lungo durante il quale ho tenuto insieme molte cose in contemporanea. Ho pututo godermi la famiglia, l’orto, gli animali, staccarmi da Bosè ed entrare in Miguel. Quando sono entrato in studio, invece, era già tutto molto definito. Mi sono accupato personalmente del missaggio di questo lavoro, questa è una fase davvero delicata nella lavorazione di un disco e ho voluto accertarmi che lo spirito delle canzoni fosse rispettato.

A proposito del binomio Miguel -  Bosè che tipo di equilibrio hanno trovato le tue due anime?


Miguel è molto importante per Bosé perché è quello che gli dà la terra, lo sa trattenere, gli dice adesso ti fermi, vai a letto, ti riposi. E’ un uomo low profile, un cittadino molto normale. Forse la sua presenza serve per  compensare l’uragano Bosé che non ha regole, non ha frontiere a cui piace andare sempre avanti.

Parliamo dei contenuti di “Amo”. Cosa racchiude questo tuo nuovo lavoro discografico?

Il tema centrale è la conoscenza, già dalla copertina si capisce tutto. “Amo” è la canzone matrice, qui c’è il mio mondo, la mia infanzia, i miei interessi: dalla biologia all’aritmetica, dall’architettura alla fisica e la letteratura.  Si tratta di un immenso viaggio immenso che prende spunto dalla mia insaziabile curiosità. Amo le cose che so e che non so, quelle che intuisco, quelle in cui credo, che arriveranno… Amo la capacità di sapermi meravigliare, affascinare, esplorare, scoprire. Questo è il vero punto d’intersezione tra Miguel e Bosé, si tratta di due persone unite da un’avida sete di conoscenza.

Miguel Bosè

Miguel Bosè

Come interpreti il cambiamento dell’industria discografica?

Oggi si parte da quello che c’è, non si cercano più gli artisti, si cercano le canzoni. Il mio pubblico è composto da quattro generazioni, di cui almeno due non hanno e non avranno mai un cd fisico. Quello che mi preme sottolineare è che l’artista è come un seme: ci vuole terra, cura, calore, stagioni, tempo. Quello che ora comanda è l’immediatezza.  In merito a questo discorso io sono poco traumatizzabile, non mi spaventa il corso del tempo, ho vissuto il massimo del massimo, ho fatto parte dei fulgidi anni ’80, i cosiddetti anni d’oro. Nonostante questi presupposti, è sicuro che la richiesta di nuova musica ci sarà sempre e sarà sempre più forte.

Come vivi oggi il tuo rapporto con l’Italia?

Ho una teoria: l’Italia è un paese fedele alle formule; io ho tradito una formula ritenuta vincente per una mia necessità artistica con “Bandido”, la gente non ha capito chi ero, non mi ha più riconosciuto, ha avuto la sensazione che fossi fuggito via. Nei paesi di lingua spagnola, invece, è accaduto esattamente il contrario: l’ascolto è, di norma, più instabile, ai latini piace il gioco, l’avventura, il continuo rinnovamento. Questo spunto ha fatto germogliare la mia carriera di autore, per cui, se non fosse successo, oggi non sarei qui.

Miguel Bosè

Miguel Bosè

Come ti ha cambiato l’esperienza della paternità?
Si tratta di un passo che ho fatto molto tardi anche perché la mia professione mi richiedeva tutte le energie del mondo. E poi io sono sempre stato famoso per essere selvaggio. Il giorno in cui sono diventato papà si è aperto un giardino di emozioni unico, che non somiglia a nient’altro. Adesso so cos’è l’amore vero, fatto di sacrificio. Papà Miguel lo sta vivendo tutti i giorni ed è una grande scuola. Nel frattempo Bosè ha capito bene il senso delle cose poco a poco, le ha incorporate e le ha portate avanti senza nessun tipo di ostentazione.

Parlando di Amici, i Dear Jack vanno a Sanremo… Li hai sentiti? Hai dato loro qualche consiglio?
Questi  ragazzi hanno un carisma straordinario  e gusto nel comporre.  La voce ed il timbro di Alessio, che insieme a Greta, sento spesso, fanno realmente la differenza. Al Festival di Sanremo più della vittoria, conta la canzone e ai Dear Jack Sanremo non potrà fare altro che bene! So che quest’anno ci saranno anche Moreno ed Emma, seppur in vesti diverse,  mi sa che manco solo io!

Raffaella Sbrescia

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Video: Libre ya de amores

Rachele Bastreghi è una chanteuse rock in “Marie”. La recensione dell’ep

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Rachele Bastreghi è una delle voci più ammalianti dello scenario pop-rock italiano e “Marie” è il titolo del suo primo Ep da solista. Lei, che all’interno dei Baustelle è riuscita a ritagliarsi un ruolo sempre più importante nel corso di 15 lunghi anni di carriera, ha scelto di compiere un nuovo importante passo nel suo articolato percorso artistico. L’occasione per lavorare a questo progetto, pubblicato lo scorso 27 gennaio, le è stato offerto dall’inclusione della canzone “Mon petit ami du passé” all’interno della fortunata fiction RAI “Questo nostro amore 70”, in cui la stessa Rachele vestiva i panni di uno dei personaggi della fiction, la chanteuse rock Marie. Motivata dall’idea di proseguire la collaborazione con il produttore artistico Giovanni Ferrario per costruire un piccolo progetto intorno a quella canzone, Rachele ha dato vita ad un lavoro ispirato ai frenetici, creativi, intensi, affascinanti anni ’70.

“Marie” è composto da sette brani,  quattro inediti (tra cui i due singoli “Mon petit ami du passé” e “Il Ritorno” e “Senza essere”, scritta insieme a Claudio Brasini dei Baustelle), due cover (“Cominciava così” dell’Equipe 84 e “All’inferno insieme a te”, brano tratto dal repertorio di Patty Pravo e a sua volta cover di una vecchia canzone francese, “Detachez-moi les bras”, qui impreziosita anche dal bellissimo cameo di Mauro Pagani al flauto)  e la versione strumentale di “Folle tempesta”. La forte espressività e la carismatica personalità di Rachele ben si sposano la fresca immediatezza di “Marie”, un racconto di un rapporto a due costellato di tormenti, pensieri e desideri soffocati. Sonorità cupe e antiche cesellano le parole che, ad una ad una, rivelano i risvolti di un’anima in perenne subbuglio.

Rachele Bastreghi

Rachele Bastreghi

Si parte da “Senza essere”, un brano in cui la voce aulica, potente, penetrante, drammatica di Rachele s’insinua tra gli archi e i gesti di un futuro amoroso inimmaginabile. Imperiosa, rabbiosa e impertinente “Folle tempesta” attraversa tutte le evoluzioni del cuore: la calma apparente, il flusso inarrestabile ed incandescente della passione, il ritmo altalenante del rischio, l’agonia dell’incertezza, l’apnea della consapevolezza della fine imminente. Ed ecco “All’inferno insieme a te”, un brano dall’eloquente titolo che, forte di una storia già immaginifica, si riveste di nuova bellezza grazie alla voce di Rachele e allo straordinario contributo strumentale di Pagani. Assolutamente ipnotica “Mon Petit Ami Du Passė”, semplice e coinvolgente la maturità sentimentale narrata ne “Il ritorno”. Spettacolari e travolgenti i vocalizzi di Rachele in “Cominciava così”. L’ep si chiude con la versione strumentale di “Folle tempesta”, un messaggio chiaro e trasparente finalizzato all’evidenziazione di una meticolosa cura per ogni singola nota ed il risultato lo conferma.

Raffaella Sbrescia

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Video: “Il ritorno”

“Parole in circolo”, Marco Mengoni è il guerriero dell’amore

Cover Parole in circolo

Parole da ascoltare, metabolizzare, lasciar fluire nel cuore, nella testa, nell’anima. Con “Parole in circolo” (Sony Music) Marco Mengoni individua un nuovo percorso per farsi strada all’interno di un contesto socio-culturale davvero poco facile da affrontare. Il primo capitolo di quella che l’artista ha definito una vera e propria playlist racchiude 10 tracce fitte di soppesate riflessioni sul sentire umano. Mengoni ci racconta l’amore attraverso la voce, il suo tesoro più prezioso. Plasmabile come poche altre al mondo, la vocalità del cantautore si mostra in una rinnovata e godibilissima veste, che ben si sposa con una serie di inedite e originali sonorità, scelte ad hoc dal produttore Michele Canova. Marco Mengoni prende per mano l’ascoltatore e lo pone di fronte ad un ascolto melodicamente semplice eppure testualmente impegnativo.

Marco Mengoni Ph Stylaz

Marco Mengoni Ph Stylaz

Il brano che apre “Parole in circolo” è “Guerriero”, un testo di grande impatto, arricchito da una struttura elettronica e da numerose sequenze, un singolo innovativo, pronto a rispondere alla forte esigenza di rassicurazioni di cui tutti sentiamo sempre più necessità. Piccolo grande capolavoro del disco è “Esseri umani”, un testo importante, diretto, crudo, fortemente attuale: “Oggi la gente ti giudica per quale immagine hai. Vede soltanto le maschere non sa nemmeno chi sei,  devi mostrarti invincibile collezionare trofei ma quando piangi in silenzio scopri davvero chi sei”, canta Marco, lasciando l’anima nuda e poi, ancora, “Credo negli esseri umani, credo negli esseri umani, credo negli esseri umani che hanno coraggio coraggio di essere umani”: un attestato di stima nei confronti dell’uomo, un esempio di ammirevole assertività, un baluardo di ottimismo, un’iniezione di fiducia. La parola coraggio, ripetuta a più riprese, testimonia, con viva prepotenza, la malsana tendenza ad annullare la nostra emotività in nome dell’algida apparenza e, se un giovane cantautore di 26 anni ci pone di fronte a questa scomoda realtà, c’è da credere che non tutto è perduto nel mondo della musica italiana.

Marco Mengoni Ph Stylaz

Marco Mengoni Ph Stylaz

“Ma che splendore che sei nella tua fragilità e ti ricordo che non siamo soli a combattere questa realtà” ci dice Marco Mengoni che, attraverso una manciata di piccole ballads, riporta in primo piano i sentimenti più autentici e più veri. Molto scenografici anche i fotogrammi proposti in “Invincibile”: la nebbia, il temporale, il vento, il freddo, le finestre illuminate ci mostrano attimo dopo attimo i flashback che, non di rado, attraversano gli occhi ed il cuore di ciascuno di noi. Il deciso stacco ritmico di “Io ti aspetto”, rappresenta una rottura melodica importante, eppure piacevolissima, nel frattempo, intanto, “parole da consumare” scandiscono l’evoluzione di un dicotomico rapporto a due. “L’amore è sordo se ha paura o se è pieno di sé”, canta Marco nella dolce “La neve prima che cada” che, insieme a “Come un attimo fa” racchiude l’essenza più malinconica del disco. Il secondo momento movimentato dell’ album è offerto da “Ed è per questo”: una definitiva dichiarazione d’amore assoluto, una speranza nuova.

Marco Mengoni Ph Stylaz

Marco Mengoni Ph Stylaz

Giochi di parole, esigenze e riflessioni intimiste animano le note di “Se sei come sei” mentre la favola onirica di “Se fossi te”, scritta da Luca Carboni, lascia spazio alla struggente scioglievolezza di “Mai e per sempre”: “E mancano sempre le giuste parole però ci sarebbe parecchio da dire. Se vivi la vita in punta di piedi, d’accordo, non corri, però quasi voli”, una chiave di lettura delicatissima, un modo per infonderci coraggio per credere, sperare, sognare, lottare nonostante tutto e nonostante tutti. Non ci rimane che attendere, dunque, le novità prospettate con l’annuncio di un secondo lavoro in uscita nel corso del 2015 e gli attesissimi concerti nei palazzetti durante i quali Mengoni rivisiterà, stravolgerà, rivoluzionerà ogni traccia proposta al pubblico nel nome di uno sperimentalismo vocale e sonoro in grado di conquistare e sorprendere un pubblico sempre più vasto ed eterogeneo.

Raffaella Sbrescia

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Video: “Guerriero”

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