“Beauty behind the madness”, il nuovo album di THE WEEKND. La recensione

 2650410_20150826142513_633521992

Il suo nome è Abel Tesfaye, in arte THE WEEKND  ed è considerato la nuova stella del panorama musicale mondiale. “Beauty behind the madness” è, invece, il titolo del secondo album dell’artista canadese,  è stato pubblicato lo 28 agosto ed ha debuttato direttamente al #1 della prestigiosa Billboard Artist 100. Nato in Ontario, di origini etiopi, l’artista ha debuttato nel 2010 dopo avere caricando su YouTube alcune sue tracce, inclusa una realizzata con il rapper Drake. Da promessa indie, THE WEEKND  è diventato una popstar globale senza creare malcontento tra gli ammiratori della prima ora. Alla base di questo percorso in sfolgorante ascesa c’è una grande determinazione  ma anche tanto buon fiuto.   Nel suo nuovo lavoro THE WEEKND  non si distacca dalle sue sinuose melodie adagiate su basi minimal e oscure, cadenzate  da impercettibili e seducenti scariche elettriche.  Raffinatamente esplicito, nei suoi testi THE WEEKND scava a piene mani tra le proprie esperienze personali, oppone registri e tematiche controverse affidandosi alla forza immaginifica del suo particolarissimo sound.

Il suo viaggio di riconciliazione con la bellezza dei sentimenti autentici inizia con “Real life”, in bilico tra flashback del passato e visioni di un futuro che alletta e spaventa al contempo.  Ritorno alle origini con “Losers”  in cui The WEEKND prende polemicamente  le distanze dal sistema scolastico, e con la grintosa energia di “Tell your friends”, prodotta da Kanye West. Il fulcro epicentrico del disco è la super hit “Can’t Feel My Face”, frutto della prestigiosa collaborazione con il gettonatissimo Max Martin. Una piccola miriade di sincopi su un giro basso da urlo caratterizza il pezzo che ha fruttato a THE WEEKND il clamoroso, e neanche troppo blasfemo, accostamento a Michael Jackson . Con la lussureggiante e lussuriosa “Earned It”, colonna sonora di “Cinquanta sfumature di grigio”, l’artista si è guadagnato ulteriore popolarità senza sporcare la sua essenza musicale. Intima e senza filtri  “Shameless”, impreziosita da un vibrante guitar solo. Poco apprezzato dagli addetti ai lavori l’insolito duetto di THE WEEKND con Ed Sheeran sulle note electro-blues di “Dark Times”, al contrario dell’ottimo connubio con Lana Del Rey nella tribolata trama di “Prisoner”.  La traccia di chiusura è “Angel”, brano che non toglie e non aggiunge nulla di particolare ad un album che, considerato nella sua totalità, apre un nuovo scenario all’interno del mondo mainstream perché porta con sé delle ruvide, scomode ed amabilissime tracce di vita reale.

Raffaella Sbrescia

 Acquista su iTunes

Tracklist

1.      Real Life

2.      Losers featuring Labrinth

3.      Tell Your Friends

4.      Often

5.      The Hills

6.      Acquainted

7.      Can’t Feel My Face

8.      Shameless

9.      Earned It (Fifty Shades of Grey)

10.  In The Night

11.  As You Are

12.  Dark Times featuring Ed Sheeran

13.  Prisoner featuring Lana Del Rey

14.  Angel

Video: Can’t feel my face

La Terza Guerra: Mimosa racconta le donne del nuovo millennio nel suo emozionante album d’esordio

CoverAlbum_TG72

Attrice, musicista e cantante, Mimosa  Campironi è un talento spinto da una fame insopportabile: fame di emozione, espressione, formazione, sperimentazione, conquista? Chi può dirlo. Dopo aver studiato pianoforte in Conservatorio, recitazione al Centro Sperimentale di Cinematografia, filosofia alla Sapienza, Mimosa debutta nel mondo musicale italiano con “La terza Guerra”, artisticamente prodotto da Leo Pari, in uscita il 25 settembre per Gas Vintage Records. Le undici tracce che compongono questo lavoro spiazzano, commuovono, provocano, smuovono i pensieri, i ricordi, l’anima. Se è vero che ogni canzone racconta un personaggio femminile sempre diverso, è altrettanto vero che il concetto di “fame” tanto caro a Mimosa ricorre ed emerge con prepotenza ed è indice di intimismo e di sensibilità emotiva. “Ora mi accorgo del mio corpo in evoluzione, dello spirito che si muove dentro di me e prende forza. Penso a quanta importanza ha nella mia vita l’amore in tutte le sue declinazioni e la lotta profonda di liberazione dell’ anima. Penso alle mie amiche che attraversano la crisi economica con me, alle ragazze della mia generazione. Penso all’energia con cui ci affanniamo a costruire qualcosa che nemmeno comprendiamo, con la sensazione che i risultati non li vedremo mai. Così ho scritto “La Terza Guerra” una performance e un disco che mette in scena tutte le storie che ho incontrato e vissuto in questi anni”, scrive Mimosa nella sua biografia, aprendo le porte del suo mondo che, in fondo, è anche un po’ il nostro. Donne che lottano con l’arma dell’amore (Terza Guerra), donne che amano troppo (Voglio Avvelenarmi un po’) o che sbagliano a scegliere l’uomo da amare (Il Ragazzo Sbagliato), donne che vengono uccise (Fakhita) o sfigurate (Non Ero io), donne che perdono un padre (Fame D’Aria) prendono vita tra strofe e ritornelli scanditi da arrangiamenti molto curati, impreziositi dalla costante ed elegante presenza del pianoforte.

11064599_10153293174665339_2103939787998238197_o

Indifferente alle tendenze contemporanee, Mimosa segue la sua linea musicale ed espressiva. Il messaggio è subito chiaro nella title track “La terza guerra”, definita dalla stessa cantautrice come “la canzone donna”: canto la ‘terza guerra’ come se fosse una donna che marcia verso il futuro , finalmente padrona di sè, armata di amore , voglia di cambiamento e coraggio. Più intimo e delicato il mood di “Arance”, brano ispirato al giardino segreto di Roma in cui Mimosa immagina un uomo che, prima di morire, sdraiato nel suo letto, prega la sua donna di vivere in modo assoluto e di non avere paura perché ogni dolore si dissolverà come acqua. “Ho tante cose da raccontarti ma ho la pancia annodata dalla fame”, canta Mimosa, in “Fame d’aria”, scritta per chi avrebbe voluto conoscere e non ha potuto, per chi ha salutato troppo presto. Bellissima la conclusione strumentale al piano, un magistrale tocco di classe. Ne “Gli Effetti”, il pianoforte è come impazzito, alterato come la realtà che viviamo, infestata da una polvere che aleggia nell’aria ed eccita tutti i valori. Dove è andata a finire la parola diritto? Dove è finita la parola domani? Dove è finito il coraggio di osare? Si chiede e ci chiede Mimosa mettendoci con le spalle al muro e di fronte ad un implacabile specchio riflesso. “Fakhita” è un brano coraggioso e controverso, è una preghiera, un ‘Ave Maria, ispirata alle storie delle tante ragazze trovate uccise, di cui spesso non si conosce l’identità. Fakhita è carne sacrificale sull’altare della gente perbene, madre dei ladri e dei poeti. Frenetico e dirompente è il mood di “Voglio avvelenarmi un po’”,  una canzone al monossido di carbonio  in cui l’amore quotidiano è capace di assuefare fino allo svenimento. Surreale e divertente il crash finale al piano. La canzone più cinematografica del disco è “Bambola” in cui clavicembalo, piano e toys raccontano la vita delle cosiddette ragazze ‘cosa’ svuotate di anima e di emozioni che, in verità, continuano ed esistere e a vivere di vita propria. L’aria che entra ed esce dai polmoni diventa essa stessa una cosa e si accumula con gli altri oggetti nella stanza, i sospiri si ammucchiano sotto le coperte  e gli occhi seminano speranze sul parquet di un appartamento al quinto piano.

01_MIMO_BN_300-

“Il ragazzo sbagliato” arriva al momento giusto per raccontare una canzone d’amore al contrario: “abbracciami senza motivo apparente”, canta Mimosa, trasmettendo delicata fragilità ma anche chiarezza di intenti. L’amore adolescenziale è, invece, il protagonista assoluto de “La palestra della scuola”, canzone che racconta il sentimento senza mezze misure. Spazio anche al tragico tema della violenza sulle donne con “Non ero io”: un uomo e una donna sono al centro del racconto. Lui chiede perdono, promette amore, ma le ha gettato addosso dell’acido di fronte a casa sua. Lei racconta pubblicamente quello che è successo, prova a farlo con lucidità, con il viso di un altra addosso e la freddezza di un dolore troppo grande. Il disco si chiude con “Denti”: pianoforte e voce scandiscono una dolce epigrafe conclusiva che apre le armonie del piano a coda sigillando con eterea grazia un esordio, quello di Mimosa, che sorprende, che convince e che, soprattutto, emoziona.

Raffaella Sbrescia

Video: Terza Guerra

Guardare Lontano: un album ottimista e ricco di suoni per i Ghost

ghost_e1421683425741

I loro testi racchiudono le tappe di un cammino, la meta la decidiamo noi, l’unico requisito richiesto è esser capaci di Guardare Lontano, esattamente come cita il titolo del loro terzo disco di inediti. Stiamo parlando dei Ghost, band romana  costituita dai fratelli Alex ed Enrico Magistri nel 1995 che, attraverso una riuscita fusione tra rock ed elettronica, riesce a veicolare importanti messaggi di speranza ed ottimismo. La scelta di un tempo infinito e di un aggettivo strettamente correlato, lascia subito trasparire l’esplicita intenzione possibilista dei Ghost che aprono la tracklist dell’album con L’era del litigio (la tua radio suona).  Un brano musicalmente ricco che analizza la realtà esortandoci a dare volume ai suoni della vita «é l’ora della vita, riprendila, non farti male» mentre il mix and match dei suoni racchiusi in Movimento animano parole pungenti e dirette. Intenso e magnetico il delicato pianoforte che accompagna la storia di Chiara: «Stasera Chiara non confonderti ti dedicherò la ragione e la poesia». Completamente diverso è il potente registro rock de La Diva, un brano viscerale, pensato per travolgere l’ascoltatore. 22 è la traccia più originale: declinazioni e significati legati ad uno stesso numero arricchiscono l’immaginario seguendo le fila di una storia folle e coinvolgente, sulle orme di un sensualissimo sax.

http-www.rockol.it-img-foto-upload-GHOST2015

Grandi dosi di elettronica accendono la linea melodica de  Il respiro di un’estate, il cui ritmo si muove tra nebbia e scorie di sogni d’amore. «Devi combattere per sopravvivere», cantano i Ghost in Un uomo solo servendosi di sound battente che non lascia spazio a fughe di pensiero. A smorzare i toni è Parla di te in cui ritorna il pianoforte a dirigere infinite strade strumentali, pronte ad alleviare il bruciore delle lacrime di un’anima solitaria. La vivacità di Meglio una brutta verità sdrammatizza un brano  che è, in sintesi, un elogio alla lealtà, un modus vivendi sempre più appannaggio di pochi. La traccia di chiusura del disco è Libero, un brano intimo, un inno alla vita in cui i Ghost mettono a nudo loro stessi ma anche tanti di noi. Scrivendo cose come «Le parole non dette mi rendono fragile» i Ghost recuperano la nostra umanità, cancellano il mito dell’infallibilità e riavvicinano la sensazione di armonica felicità che tanto spesso ci sfugge.

 Raffaella Sbrescia

Acquista su iTunes

  Tracklist:

L’era del litigio (la tua radio suona)
Movimento
Chiara
La diva
22
Il respiro di un’estate
Un uomo solo
Parla di te
Meglio una brutta verità…
Libero

 Video: Movimento

 

 

Appino: “Il palco è un non luogo, un punto di verità”

Andrea Appino ph Niko Giovanni Coniglio

Andrea Appino ph Niko Giovanni Coniglio

A distanza di due anni da “Il testamento”, Appino, leader dei Zen Circus, torna sulla scena musicale con un album completamente diverso dal precedente intitolato “Il grande raccordo Animale”.  Nel nuovo disco, il cantautore compie un viaggio senza meta tra testi intimi e solari, ballate risolute e beat taglienti. “Grande raccordo animale” (Picicca Dischi / La Tempesta / Sony Music), scritto quasi interamente nelle isole del Nord Africa, risente dell’influenza mediterranea, in un alternarsi tra metropoli e deserto, avvalendosi, tra l’altro, della produzione di Paolo Baldini (già con Africa Unite, TARM e tanti altri). In questa intervista Appino ci racconta questo suo nuovo lavoro senza trascurare delle interessanti osservazioni relative al proprio percorso artistico e alla scena musicale contemporanea.

Come nasce il “Grande raccordo animale”?

L’anno scorso ho avuto la voglia e la fortuna di viaggiare per piacere, cosa che non facevo da un bel po’, visti gli impegni con gli Zen e varie altre cose. Ho girato il mondo in 12 mesi  e l’album è nato in maniera molto leggera. Mi sono immaginato questa grande infrastruttura che collegava tutti i posti in cui ero stato, compresa Roma. In  fondo il Grande raccordo anulare circonda la città ma se non si esce, si gira in tondo per sempre…

Hai definito questo disco un carnevale di emozioni e persone, in che senso?

Rispetto a “Il Testamento”, che era un disco con un concept molto preciso, ovvero la famiglia italiana partendo dalla mia esperienza personale, questo è un disco libero, scritto in viaggio, quindi non ha un’argomentazione specifica se non il viaggio in sé. Ogni canzone ha una storia, c’è l’autocitazionismo classico anche degli Zen Circus e c’è l’amore, un tema che non avevo mai toccato. In verità tutto il disco è una cosa che non avevo mai fatto: le voci, la musica, i testi, è tutto diverso. Anche se sembra più leggero de “Il Testamento”, ho ancora più voglia di approfondirlo perché non c’è una linea guida generale.

Entrando nel dettaglio delle scelte stilistiche e degli arrangiamenti, come hai lavorato all’album?

Negli ultimi due anni, soprattutto l’ultimo, ho vissuto dei momenti personali molto forti, c’è stata la musica africana accanto a me, a tirarmi fuori un sorriso anche quando non avevo niente per cui sorridere. A questo aggiungerei anche tanto dub,  ho ascoltato pochissimo rock ed è forse anche naturale; sono 25 anni che suono e lavoro sul rock,  ho sentito l’esigenza di abbracciare la vita con un po’ più di solarità. Credo che i dischi vadano fatti non tanto per piacere al pubblico, quanto per portare avanti il proprio viaggio personale. La differenza sostanziale è che ho fatto sì che le cose andassero come dovevano andare senza  preoccuparmi del possibile riscontro.

Tu che vivi il pubblico sulla tua pelle come vivi l’uscita del disco?

Ho deciso di uscire d’estate perché è un disco dedicato al sole; una cosa per me poco convenzionale. Lo sto portando in giro con una band fatta di amici con un live molto bello che mescola sia “Il Testamento” che “Il grande raccordo animale” senza preferire l’uno all’altro; questo crea una scaletta continuativa veramente interessante. Mescolare le carte ci fa divertire da matti e questo si percepisce.

Grande raccordo animale_cover_b

Quali sono le differenze tra i tuoi progetti da solista e quelli con il gruppo, peso massimo della musica indipendente italiana?

Abbiamo un immaginario forte, veniamo dal punk e da una serie di ascolti nonchè da un tipo di etica che abbracceremo sempre. Siamo un po’ come dei personaggi dei cartoni animati che hanno sempre lo stesso vestito ma vivono avventure diverse. Raccontiamo cosa vuol dire vivere in questo paese oggi dai 16 ai 70 anni. Quando sono da solo tendo ovviamente a lasciarmi andare anche verso altri lidi. La cosa migliore che si può fare, sia nei confronti del pubblico, che di se stessi e fare quello che ci si sente. Quando sono negli Zen è come stare in una congrega di supereroi, una fortezza inespugnabile; sono con loro da quando avevo 16 anni, gli Zen sono famiglia.

Sei una delle penne più originali della scena musicale contemporanea, come ti inserisci all’interno di un contesto che dà sempre più spazio ai talent?

Non riesco ad immaginarmi come possa essere la vita di un musicista senza una storia fatta di scelte difficili, di gavetta, di passione e che non sia figlia di una scatoletta ridicola e finta come la televisione. Da qualche parte c’è del talento, della vera e pura voglia di fare, però mi fa pena che il suddetto talento debba essere giudicato da un mezzo così lontano dalla verità, quale è la televisione. Sono veramente pochi quelli che poi realmente escono con un bagaglio culturale tale da poter portare avanti un discorso musicale bello e interessante.

Andrea Appino ph Niko Giovanni Coniglio

Andrea Appino ph Niko Giovanni Coniglio

Un bellissimo elenco di date live affolla la tua estate… faresti il punto sulla situazione sulla musica indipendente italiana e, più in generale, sui Festival?

La musica indipendente ha cambiato molto le direttive generali attraverso i social mentre mentre prima era un vero e proprio porta e porta. Anche adesso è così ma c’è molta discrepanza tra le realtà più piccole e quelle più grandi, non c’è più una via di mezzo, se non c’è un gruppo noto,  non si va a vedere il concerto e questa è una cosa che mi dispiace molto pur facendo parte dei cosiddetti “big”. Ci sono tanti Festival che hanno deciso di puntare su nomi non conosciuti; un esempio su tutti e il MIAMI, che quest’anno ha completamente rinnovato la line up. L’anno scorso si festeggiava il decennale e c’eravamo veramente tutti, quest’anno, invece, si è scelto di cambiare. Quello che farei io è cercare di smuovere un po’ il pubblico verso altri ascolti, nel frattempo io continuo a suonare, mi sento a mio agio sul palco che, per me,  è un non luogo, un punto di verità.

C’è qualche contesto musicale in cui avresti voglia di esibirti ma non ci sei ancora riuscito, per esempio all’estero?

All’estero è sempre bello andare, anche se andiamo sempre per  un pubblico italiano. Non è detto che un giorno possa tornarmi la voglia di tornarci facendo qualcosa di non italiano, questo non lo so…In realtà non ho grandi aspettative, anche perché le aspettative di solito sono fatte per essere mancate quindi mi limito a fare quello che mi piace! Ci sono tante cose che vorrei fare ma non mi metto lì con l’ansia a pensarci su. Una cosa è sicura: i teatri non li sento miei, quell’esperienza lì non la voglio ancora fare perché da noi la gente viene soprattutto per ballare…

Hai mai pensato di mettere nero su bianco quello che hai vissuto fin’ora?

Lo farò sicuramente, è una cosa a cui io e gli Zen pensiamo spesso  ma che, allo stesso tempo, ci spaventa un po’… forse perché è qualcosa che attesta che sei un vecchio, quindi aspettiamo di esserlo davvero! (ride ndr)

Raffaella Sbrescia

Acquista su iTunes

La tracklist di “Grande raccordo animale”: “Ulisse”, “Rockstar”, “Grande raccordo animale”, “New York”, “La volpe e l’elefante”, “Linea guida generale”, “L’isola di Utopia”, “Nabuco Donosor”, “Buon anno (Il guastafeste)”, “Galassia”, “Tropico del Cancro”.

 Video: La volpe e l’elefante

Marco Ligabue sui palchi di tutta Italia con “Luci – Le uniche cose importanti”

Marco Ligabue live @ CIlento ph Anna Vilardi

Marco Ligabue live @ CIlento ph Anna Vilardi

Continua l’intensa estate musicale di Marco Ligabue che, dopo l’uscita del secondo album di inediti “Luci – Le Uniche Cose Importanti”, artisticamente prodotto da Corrado Rustici e composto da nove tracce inedite, il cui filo conduttore è l’ottimismo e l’entusiasmo, arriva sui palchi di tutta Italia con invidiabile grinta. Dopo aver conquistato una menzione speciale al Premio Lunezia 2015 “per la sua capacità di saper cantare, con un linguaggio diretto, temi importanti della vita e della società italiana”, Marco Ligabue ha intrapreso un inarrestabile percorso di crescita live, sostenuto dal proprio coraggio e dalla forza delle sue ballate pop-rock, in cui il cantautore dimostra di padroneggiare il senso delicato dei versi scritti di proprio pugno e le relative tematiche. Con questo album, realizzato in maniera più consapevole rispetto a “Mare dentro”, Marco Ligabue sta riscontrando davvero tanti consensi e i numerosi concerti che sta tenendo dimostrano una crescente sintonia anche con il pubblico, sempre molto attento e partecipe.

Marco Ligabue live @ CIlento ph Anna Vilardi

Marco Ligabue live @ CIlento ph Anna Vilardi

«Io mi indigno per delle cose con il sorriso sulle labbra. Non mi piace unirmi al coro del lamento che c’è fuori però voglio pensare che vi possa essere ancora un’Italia bella e far vedere le cose che funzionano», ha spiegato l’artista in una recente intervista, a proposito del messaggio contenuto in questo album, ulteriormente impreziosito da importanti collaborazioni con  Beppe Carletti, storico cofondatore dei Nomadi, Paolo Belli, Antonella Lo Coco, Lello Analfino e Othelloman. Con questi racconti di opportunità, Marco Ligabue celebra la bellezza e lancia un necessario input di rinascita, una scelta coraggiosa a cui seguirà sicuramente una entusiasmante risposta.

Raffaella Sbrescia

Photogallery concerto San Nicola a Mare -Montecorice  (Cilento)  - 21 agosto 2015 a cura di Anna Vilardi

Marco Ligabue live @ CIlento ph Anna Vilardi

Marco Ligabue live @ CIlento ph Anna Vilardi

 

Marco Ligabue live @ CIlento ph Anna Vilardi

Marco Ligabue live @ CIlento ph Anna Vilardi

 

Marco Ligabue live @ Cilento ph Anna Vilardi

Marco Ligabue live @ Cilento ph Anna Vilardi

 

Marco Ligabue live @ CIlento ph Anna Vilardi

Marco Ligabue live @ CIlento ph Anna Vilardi

 

Marco Ligabue live @ CIlento ph Anna Vilardi

Marco Ligabue live @ Cilento ph Anna Vilardi

 

Fantastico, il secondo album di Vincenzo Fasano. La recensione

11018631_791104107640172_1333578536771777838_n

Dieci canzoni intrise di pathos e di bellezza oscura impreziosiscono “Fantastico”, il secondo album del cantautore mantovano Vincenzo Fasano tra giochi di chiaro/scuro finalizzati alla esplicita rivendicazione di una felicità amara, disincantata, estrema. Dieci canzoni d’autore che, attraverso una certa varietà di argomenti e una buona costruzione dei testi, lasciano subito intuire un mood controverso ed impattante. “Ho la felicità e non ho paura ad usarla”, scrive Fasano in cima al booklet dell’album, veicolando subito un concetto forte e particolarmente esplicito. L’album si apre con il cantato/urlato de Il Presidente Dell’Universo che, con la sua energia, spiana la via al travolgente tormento  di Armami, smorzato a sua volta, dal delicato ed ironico incedere de La Mia Vita Al Contrario. Il fuoco passionale di A Pugni Chiusi rimarca una profonda sensibilità nell’arricchire un folk di per sé potente ed incalzante: anime che si presentano, si separano, si riconoscono, si mischiano, s’intrecciano all’interno del vortice della vita mentre “Ogni giorno è un punto di sutura per guarire dalla paura”, come canta Fasano in Devono morire tutti. Godendoci lo spazio, il nero e il silenzio di Con gli occhi socchiusi approdiamo alla disperata ricerca di una via d’uscita narrata nell’intima Barcellona. L’iconica malinconia di Titoli di coda ripercorre amori, amicizie, vizi, ozi, screzi, dazi  e magnifiche solitudini traghettandoci senza filtri nei meandri della sconfinata leggerezza poetica di Verso l’infinito e oltre<, un ascolto prezioso che prende le distanze da marchi ed etichette.

Raffaella Sbrescia

Acquista su iTunes

Tracklist:
01. Il Presidente Dell’Universo
02. Armami
03. La Mia Vita Al Contrario
04. Fantastico
05. A Pugni Chiusi
06. Devono Morire Tutti
07. Con Gli Socchiusi
08. Barcellona
09. Titoli Di coda
10. Verso L’Infinito E Oltre

Finalmente a casa, l’album in italiano degli AIM. La recensione

AIM_finalmente_a_casa-300x300

“Finalmente a casa” è il quarto lavoro in studio per gli AIM, la band di Marco Fiorello e dei gemelli Marco e Matteo Camisasca.  Dopo 3 album, 2 ep, oltre 300 concerti in 10 anni di carriera, su e giù per la penisola ma anche in giro per l’Europa, gli Aim realizzano un disco interamente in italiano, distanziandosi dalla direzione che il loro progetto aveva preso con  la scelta dell’inglese come  lingua d’adozione. Alla base di questa scelta c’è il tentativo e la necessità di raggiungere una nuova intimità con se stessi e con il proprio pubblico. Coprodotto dagli AIM stessi , insieme a Fabrizio Pollio (noto come voce e leader degli IO?DRAMA), “Finalmente a casa” è un disco energico, tenebroso e dionisiaco al contempo.  Registrato in presa diretta, l’intero lavoro è caratterizzato da un suono potente e onirico.

Ad inaugurare l’ascolto dell’album sono le chitarre della title track “Finalmente A Casa” in cui la frenesia e l’ inarrestabile evoluzione umana vengono raccontate tra malinconia e tormento.  Ogni momento è livido, cantano gli Aim, in “Non parli già da un po’”, brano arricchito da sostenuti ritornelli elettrici. Diretto ed accattivante il testo di “Voglio il mio tempo”, il cui ritmo incalzante raggiunge il massimo picco nel brano più bello e più stimolante del disco, stiamo parlando di “Nel Nuovo Giorno”. “Siamo sempre in piedi e sempre pronti a lottare/Per cosa?/Per chi?/Vittoria/ Con cosa?/Con chi?/Vittoria?/Quando avremo gli occhi come il primo giorno?”, si chiedono gli Aim, lanciando interrogativi che spiazzano e mettono a nudo i pensieri più reconditi, quelli che ci fanno più paura e che tendiamo a mettere da parte riempendo ogni attimo dei nostri giorni. Bellissime le immagini figurate che impreziosiscono un brano dalla linea melodica troppo basica quale è “Dormo in te”. Dice già molto nel titolo il brano successivo intitolato “Mi vuoi migliore”, con parole che si scrivono nel cuore. Si scende lenti in “Dove è ancora più profondo”, seguito dalla grezza genuinità de “La tregua”, il cui imperioso susseguirsi di chitarre chiude un disco da ascoltare tenendo i testi a portata di mano per godere appieno sia della forza semantica dei messaggi veicolati dagli Aim, sia della carica degli arrangiamenti incazzati, ma non troppo.

Raffaella Sbrescia

Acquista su iTunes

Video: Finalmente a casa

Tracklist:
01. Finalmente A Casa
02. Non Parli Già Da Un Po’
03. Voglio Il Mio Tempo
04. Nel Nuovo Giorno
05. Vittoria
06. Dormo In Te
07. Mi Vuoi Migliore
08. Dove E’ Ancora Più Profondo
09. La Tregua

 

Olio di cacao: la nuova tappa del percorso interculturale dei Tamanduà

254808_104375869655414_3540422_n

Il progetto Tamanduà nasce dallo slancio creativo del chitarrista Pino Arborea, che attraverso la sua parsimoniosa dote di stimato arrangiatore, ha rielaborato alcuni tra i più significativi brani della grande cultura musicale brasiliana creando dei tagli ad hoc per le tre voci femminili di Anna Maria Giglitto, Elena Guarducci e Maria Palmerini, che completano l’ensemble. Quattro temperamenti diversi che, grazie ai singoli timbri vocali, hanno trovato particolare ispirazione nei ritmi e nei flussi espressivi della tradizione brasiliana. Gli elaborati arrangiamenti musicali dei Tamanduà seguono armonie e delle trame melodiche che, pur innestandosi su grandi classici, mantengono una freschezza sempre vivida. Dopo l’esordio con “Alquimia”, “Olio di cacao” (prodotto dalla Drycastle)  rappresenta il nuovo frutto dell’esperienza stilistica acquisita dai Tamanduà negli ultimi anni. Esaltando il legame tra Italia e Brasile, l’album unisce metaforicamente due elementi simbolici: l’ olio d’oliva e il cacao. Il bouquet di brani proposti in questo lavoro celebra il connubio tra due mondi attraverso le versioni italiane, edite e inedite, di famosi brani brasiliani e di canzoni italiane caratterizzate da una forte connotazione “verdeoro”. L’alternarsi di momenti melodici e ritmici, pensato e cadenzato per esaltare la tendenza sperimentale delle singole possibilità timbrichedelle voci femminili esalta, con merito,  i concetti di incontro, fusione ed interculturalità.

Raffaella Sbrescia

Tracklist:

La voglia la pazzia (Se ela quisesse)

La pioggia di marzo (Aguas de março)

Cançao de nosso amor

Roma nun fa’ la stupida stasera

Tem mais samba

Allegria (Upa neguinho)

Inutil paisagm/Fotografia

Metti una sera a cena (Conmigo)

Nascere di nuovo ( Começar de novo)

Bola com bola

Ognuno qua, l’esordio cantautorale di Francesco Serra

Ognuno qua iTunes.okjpg

Francesco Serra  inizia la sua carriera ufficiale di cantautore Pop-Rock con “Ognuno qua”, l’album di inediti pubblicato lo scorso 3 luglio. Seguito dal produttore discografico Luca Venturi e dall’ etichetta On the Set, il progetto rappresenta l’esordio nazionale di Francesco, già attivo in ambito musicale nella veste di batterista turnista. Dotato di un buon timbro vocale,  Serra propone al pubblico brani semplici, dal testo immediatamente orecchiabile e con delle melodie ben strutturate nel rispetto della migliore tradizione musicale contemporanea.  Ad aprire la tracklist è il primo singolo estratto dall’album intitolato “Sei quella giusta”, un inno all’amore vero, autentico e definitivo, in netta controtendenza  rispetto all’attuale caducità dei rapporti interpersonali. Lavorando senza fretta, Serra si è dedicato alla scrittura dei testi lasciando ampio spazio al proprio istinto e allo stato d’animo del momento. Il risultato, principalmente incentrato sul tema dell’amore, racchiude una forte connotazione intimista di facile richiamo generalista.  Il brano che più degli altri si distanzia dalla tematica centrale è “Ognuno qua”, un’istantanea dei nostri disagi esistenziali raccontata con efficace essenzialità. Degna di menzione anche la versione gospel di “Questo pensiero d’amore”che, attraverso la pluralità delle voci del coro, si riveste di nuova enfasi semantica aprendo nuovi spiragli interpretativi rispetto al brano. A giudicare da questo discreto esordio cantautorale, ci auguriamo che Serra prosegua questo cammino con slancio ed una più incisiva carica sperimentale.

Acquista su iTunes

Raffaella Sbrescia

 

Video:

 

A Sud di nessun Nord: il disco “on the road” di Antonio Pignatiello

IMG_3087_b

Il viaggio e l’incontro fatto di terra e di mare. Questo è il fulcro di “A Sud di nessun Nord”, il nuovo album di Antonio Pignatiello registrato “on the road” in uno studio mobile lungo la penisola, che omaggia l’omonima opera di Henry Charles Bukowski. Traendo spunto e nutrimento dalla geografia, le dodici tracce che compongono l’album raccontano coincidenze ed emozioni, sentimenti e ricordi. Un anno di lavorazione per raccogliere parole, storie, canzoni e musiche fatte della stessa sostanza dei sogni ha legato Antonio Pignatiello al musicista Giuliano Valori (amico fraterno a cui il disco è dedicato). Realizzato grazie all’assistenza di Simone Fiaccavento, il lavoro è stato mixato da Taketo Gohara (produttore e ingegnere del suono di Vinicio Capossela) e vede la partecipazione di Marino Severini (Gang), Enza Pagliara, Giovanni Versari e di molti altri musicisti nazionali e internazionali. Un disco vivo, caldo, profondo e variegato che trova nella traccia d’apertura “Vecchi Conti” (dedicata a Paolo Conte)  un primo importante segnale di qualità e spessore. Attraverso un coinvolgente intrecciarsi di strumenti acustici e non, Pignatiello ci accompagna per mano nel suo intricato mondo fatto di influenze e riferimenti multipli tra latin, dell’alt-rock, del jazz, del folk. Il ritmo avvincente ed incalzante del “Canto del Rinchiuso” vive una controversa relazione con il testo attraverso  l’uso di chitarre elettriche e trombe mariachi che ritroviamo anche nel primo singolo estratto dall’album “Lontano da qui”.

Antonio Pignatiello

Antonio Pignatiello

Davvero suggestivo il “Cantico di Orfeo”, dal testo liberamente ispirato al mito di Orfeo, in cui è interessante individuare echi morriconiani e rimandi alla letteratura classica: “Maledirai il tuo canto pensando al suo passo, conoscerai la gioia e l’amore ma sceglierai la noia e l’orrore ma sceglierai la noia e il terrore”, canta Pignatiello, facendoci rivivere la tensione ed il pathos di una storia senza tempo. Con un testo tratto dagli stornelli della tradizione toscana, scoperti grazie al poeta e attore Carlo Monni, “Quando nascesti te”,  cantata in duetto con la brava Enza Pagliara, è uno dei brani più belli e più suggestivi del disco. Le due voci si sfiorano per poi intrecciarsi sulle note del ritornello: “L’amore è come l’edera dove s’attacca muore. Così questo mio cuore mi si è attaccato a te”. Decisamente diverso è il mood, sia testuale che strumentale, di “Giù al Belleville”, una canzone che funge anche da spartiacque all’interno del disco. Il cardine centrale del progetto è “Folle”, a metà strada tra canto e sussurro. “Bye Bye” è ispirato  alle magiche atmosfere anni ‘30 di New Orleans mentre “L’attesa”, dedicata ad Atahualpa, ci introduce ai richiami sudamericani di “Occhi Neri” con il suo piano latin. Un’altra pietra miliare del disco è il brano intitolato “Tra Giorno e Notte”, impreziosito da brevi e frequenti incursioni dialettali. Pignatiello chiude l’album con la melanconica e crepuscolare ballad “Non C’è Più”  ispirata al “Mestiere di vivere” e ai “Dialoghi con  Leuco” di Cesare Pavese. Con la sua impalcatura spessa e ben stratificata, “A Sud di nessun Nord” è un album colto, ricercato e stimolante da ascoltare più e più volte per comprenderne fino in fondo anche i significati e le sfaccettature più recondite.

Raffaella Sbrescia

Video

Previous Posts Next Posts