L’Introverso riunisce all’interno del proprio nucleo vitale, composto dall’autore e cantante Nico Zagaria, Marco Battista (chitarre), Futre (basso) ed Elia Rocca (batteria), pochi elementi ma nitidi: un rock muscolare, dei testi taglienti, un frizzante piglio cantautorale ed uno sfondo complesso quale può essere la periferia sud di Milano. “Una primavera” è il secondo lavoro del giovane gruppo milanese ed è composto da 11 brani di indie pop-rock prodotti da Davide “Divi” Autelitano, cantante e bassista dei Ministri. Il disco, registrato al Noise Factory di Milano, racconta una Milano lontana dal cliché di città della moda e della finanza. Le storie de L’Introverso vengono dall’asfalto, sono fotogrammi di vita vera, sono scatti di luce tra banchi di nebbia , l’istantanea agrodolce della vita che pulsa lungo le arterie delle vene. Se il titolo del disco “Alla primavera” racchiude un doppio significato riferendosi sia alla stagione in cui tutto nasce e si colora, sia alla rivoluzione dal basso, brani come “Manie di grandezza”, la viscerale“Stomaco”,“Il finestrino”o“Ti odierai” trovano nella voce di Nico Zagaria la valvola espressiva ideale per lasciare che i messaggi piùù intensi attecchiscano con pregnanza nella mente degli ascoltatori. Ascoltando l’album si scoprono anche contaminazioni vicine ad altri generi nonché tematiche di ampio respiro finalizzate ad un approccio più riflessivo nei confronti della vita. Il rock de l’Introverso è fresco, offre dei contenuti e si presta bene all’ascolto; una piacevole sorpresa in un grigio pomeriggio d’autunno.
Zucchero “Sugar” Fornaciari ha riunito la stampa musicale italiana a Milano per presentare 10 concerti consecutivi all’Arena di Verona. I live si terranno il 16, 17, 18, 20, 21, 23, 24, 25, 27 e 28 settembre 2016 e saranno gli unici appuntamenti live di Zucchero in Italia per tutto il 2016 (per l’evento è già previsto uno speciale tv). Con 10 date consecutive all’Arena Zucchero migliora il suo stesso primato, dopo le sette date realizzate in occasione del tour di “Chocabeck”. I concerti saranno l’occasione per ascoltare per la prima volta dal vivo i brani del nuovo album di inediti che uscirà a maggio del 2016, a 6 anni di distanza dal precedente. «Il lavoro più difficile è quello di fare un cd a 60 anni senza seguire le mode né l’orientamento delle radio – ha spiegato Zucchero ai giornalisti – Fra pochi giorni volerò a New Orleans per registrare le canzoni del disco nuovo che avrà tre super produttori americani. Lavoro da un anno al cd e per adesso sono arrivato a 25 brani ma l’idea è di scendere a 17. Ho voglia di tornare alle radici di “Oro Incenso & Birra” e al blues che è rimasto l’unico genere, insieme al rap, dove gli artisti possono ancora esprimere concetti controcorrente. Se il mio carissimo amico Guccini dice che c’è un sacco di musica inutile in giro, io sottoscrivo le sue parole e aggiungo che la discografia ci sta facendo mangiare dei panini alla merda ai quali ci siamo ormai abituati – ha raccontato l’artista – Difficile pensare a quali bravi cantanti ci siano in questo momento. Mi è piaciuta molto la recente rivisitazione di De Gregori, il lavoro che ha fatto su Bob Dylan. Ho apprezzato qualcosa del penultimo album di Avicii, soprattutto la contaminazione tra il country e il moderno. Paolo Nutini non mi è dispiaciuto, ci siamo anche incontrati a Lucca. Ora aspetto l’album nuovo di Adele, mi ha preso molto il suo nuovo singolo».
«Quella dei 10 concerti all’Arena di Verona è una sfida che mi stimola a non dare niente per scontato. Sappiamo che non sarà facile riempire 10 date in uno stesso posto ma questa cosa mi fa venire la voglia di correre e vedere cosa succede. Ogni sera – ha continuato Zucchero – sarò affiancato sul palco da un ospite speciale per rendere ogni concerto inedito e irripetibile. In scaletta ci saranno i brani che hanno caratterizzato la mia carriera. Ovviamente darò molto spazio al nuovo album. Mi piacerebbe proporre anche canzoni che non suono da tempo e che i fan apprezzano sui social network». I nomi dei possibili ospiti sono ancora top secret ma, conoscendo la storia dell’artista, è facile immaginare la presenza di grandi ospiti, che saranno presumibilmente annunciati tra giugno e luglio. Durante la “dieci giorni” veronese nei pressi dell’Arena sarà allestita una mostra interamente dedicata all’artista con memorabilia, costumi e abiti. Il 26 settembre, invece, il palco dell’Arena di Verona sarà a disposizione di uno o più artisti, scelti tra coloro che stanno caratterizzando maggiormente la scena musicale delle giovani proposte, un tributo che Zucchero ha voluto fortemente per dare spazio alla nuova generazione di artisti italiani e internazionali. L’altro evento speciale sarà il TwitterArena durante il quale si esibiranno gli artisti emergenti che si sono maggiormente distinti sulla più nota piattaforma di comunicazione in real-time. Oltre a loro parteciperanno alla serata influencer e personaggi del mondo dello spettacolo, per una grande festa della musica e della rete. Infine i fan che acquisteranno il biglietto tramite il circuito TicketOne per una delle dieci date riceveranno automaticamente una ZuccheroCard che offrirà ai titolari sconti sui viaggi gli hotel, ristoranti e attrazioni turistiche.
Enya inizia un nuovo capitolo della sua carriera il prossimo 20 Novembre con la pubblicazione del nuovo album intitolato “Dark Sky Island”. Giunta dopo ben 7 anni di distanza dall’ultimo lavoro in studio dell’artista, la raccolta di inediti, presentata in anteprima da Warner Music presso la suggestiva struttura QC Terme Milano, si presenta come una sorta di esplorazione intergalattica incentrata sul concetto di viaggio. Ad unificare il progetto è anche la produzione, frutto del lavoro svolto dal gruppo creativo legato ad Enya costituito dal produttore Nicky Ryan e dalla paroliera Roma Ryan. Il consolidato trio ha iniziato a lavorare sul nuovo album nella primavera 2012, ispirato dal lavoro di Roma ad una serie di libri di poesie. Al centro delle visioni c’è l’atmosfera di Sark, una terra buia e sognante, una delle isole inglesi più misteriose, priva di elettricità e artificialità, una dark sky island, per l’appunto, che però riesce a fare della propria oscurità un punto di forza per accrescere il valore della luminosità degli astri presenti nel cielo. Dopo 75 milioni di album venduti, 4 Grammy Awards; 6 World Music Awards, un Ivor Novello, una nomination agli Oscar, una ai Golden Globe e 7 album da studio (oltre al greatest hits ‘Paint The Sky With Stars’) che hanno dominato le posizioni più alte delle classifiche in tutto il mondo, Enya si muove ancora sul territorio che le è più congeniale senza tuttavia perdere l’unicità che la contraddistingue. L’ascolto della sua musica rappresenta la garanzia di un’esperienza in grado di coinvolgere i sensi e l’intelletto. La forza ancestrale degli arrangiamenti pop sinfonici trova ulteriore arricchimento nello stratificato utilizzo dell’elettronica d’avanguardia. Il risultato è un irriproducibile insieme di melodie fluttuanti ed impattanti in cui spicca un inedito uso dei toni più bassi e più caldi della voce di Enya.
Enya
Il brano di apertura è ‘The Humming’, una composizione onirica che riflette sul ciclo dell’universo e sugli effetti del suo cambiamento. Migliaia di sogni irradiano le parole appassionate di “So I could find my way” mentre ombre crepuscolari ed ansiogeni sospiri popolano i ritmi scelti per “Even in the shadows”. Interrogativi senza risposta affollano le luminescenze semantiche di “The forge of the Angels”, traduzione inglese della lingua Loxian, l’idioma creato dalla compositrice Roma Ryan ed utilizzato in tre canzoni contenute nell’album “Amarantine” di Enya, pubblicato nel 2005. “Echoes in Rain” è il primo singolo estratto dall’album ed è anche il brano più felice del disco. Un’insolita ed irresistibile euforia pervade il testo il cui tema, legato ai viaggi avventurosi, viene celebrato, a ritmo di marcia. Sorprendente il richiamo a Can’t Help Falling in Love interpretata da Elvis Presley, contenuto in “I could never say goodbye”. Affascinante, visionaria e poetica la title track “Dark Sky Island”, ispirata all’isola di Sark. “Sancta Maria” unisce sintetizzatori e strumenti classici. Suggestivo il viaggio notturno compiuto in nave sfidando le onde del vento ed il latino in “Astra et luna”. Cicli di stagioni dal fascino senza tempo scandiscono le immagini di “The Loxian Gates” mentre gli echi ambiguamente fluidi di “Diamonds on the water” chiudono un ascolto destinato ad essere reiterato nel tempo.
Anastacia darà il via al suo “The Ultimate Collection Tour 2016” – 24 concerti in tutta Europa – con tre live italiani: il 3 aprile 2016 sarà al Gran Teatro Geox di Padova, il 4 si esibirà sul palco del LinearCiak di Milano mentre il 6 aprile sarà al Palasport di Bolzano. L’artista ritornerà nel nostro paese in estate con un double bill al Lucca Summer Festival condividendo il palco con i Simply Red (20 luglio Piazza Napoleone ).
In concerto Anastacia presenterà tutti i successi di una carriera lunga 15 anni. Successi raccolti nell’album “Ultimate collection”, uscito lo scorso 6 novembre e che contiene 15 anni di successi oltre a due brani inediti: “Army Of Me”, cover del brano di Christina Aguilera e “Take This Chance”. Il disco ripercorre la carriera dell’artista dal brano che l’ha portata alla ribalta, I’m Outta Love, ad altri pezzi altrettanto celebri, come Paid My Dues, Left Outside Alone e Sick And Tired, fino ad arrivare al duetto con Eros Ramazzotti sulle note di I Belong To You.
I biglietti per i concerti sono disponibili sul circuito TicketOne a partire da venerdì 20 novembre e in tutte le rivendite abituali da sabato 21 novembre.
Esce oggi in tutto il mondo “Purpose”il nuovo album di Justin Bieber. Dopo aver letteralmente sbancato gli EMA vincendo 5 statuette su 5 nomination ricevute: Best Male, Best Collaboration (con Skrillex e Diplo per “Where Are U Now”) Best Look, Worldwide Act: North America e Biggest Fans, la celebre pop star lancia il suo nuovo album in studio mostrandosi con una nuova veste sonora a cavallo fra EDM e R&B. I venti brani contenuti nella versione deluxe del disco sorprendono l’ascoltatore non solo per la varietà di suoni ma anche per la formula innovativa che non appesantisce mai l’ascolto. Per quanto riguarda i contenuti, Bieber non ci racconta nulla di nuovo lasciando aperti ampi spazi autobiografici. Una dopo l’altra le hit mondiali “What Do You Mean” (certificato Doppio Platino in Italia) e “Sorry” hanno dominato airplay radiofonici e visualizzazioni dei video, preparando il terreno all’uscita di questo album che contiene importanti collaborazioni con Ed Sheeran ed Halsey, oltre a quelle già annunciate con Skrillex e Blood. Si tratta della struggente ballata d’amore “Love Yourself”, scritta a quattro mani con l’amico Ed Sheeran e di “The Feeling”, realizzata in collaborazione con la nuova stella nascente canadese Halsey (“New Americana”).
Proseguendo l’ascolto del disco, ci risulta accattivante lo stampo urban che attraversa le note di “Company” e “Get used to it”. Le canzoni più belle sono l’irresistibile Children, l’emozionante The Feeling , Love Yourself, scritta da Ed Sheeran (il cui stile è veramente inconfondibile) e “Life is worth living”, brano particolarmente delicato ed emozionante. Il disco è una perfetta fotografia del pop conteporaneo ed è curato in ogni minimo dettaglio. Considerando il grande numero di vendite dei preorder, rimane da capire se Justin Bieber mostrerà questa nuova maturità anche durante i live del suo Purpose World Tour 2016 che, con ben 58 date nei palazzetti in Nord America, partirà il prossimo 9 marzo da Seattle per concludersi il 18 luglio al Madison Square Garden di New York.
1. Mark My Words
2. Show You
3. What Do You Mean?
4. Sorry
5. Love Yourself
6. Company
7. No Pressure Feat. Big Sean
8. No Sense feat. Travis Scott
9. The Feeling feat. Halsey
10. Life Is Worth Living
11. Where Are U Now feat. Diplo and Skrillex
12. Children
13. Purpose
14. Been You
15. Get Used to Me
16. We Are feat. Nas
17. Trust
18. All In it
19. What Do You Mean (Remix) Feat. Ariana Grande
I Baustelle presentano Roma Live! (Warner Music Italy) in uscita domani 13 novembre. Il primo album dal vivo della loro carriera arriva dopo quindi anni dal debutto con “Sussidiario illustrato della giovinezza” e a ridosso di un importante rinnovo contrattuale con la Warner. Il disco è stato registrato nel corso di tre concerti tenutisi tra il 2013 e il 2014 a Roma – alla Cavea dell’Auditorium Parco della Musica, all’ex-Mattatoio di Testaccio e all’Auditorium della Conciliazione. L’ulteriore peculiarità del lavoro sta nel fatto che il gruppo è accompagnato ogni volta da diverse formazioni: orchestra sinfonica, sezione fiati e quartetto d’archi. Nelle 14 tracce che compongono la tracklist spiccano i grandi classici del gruppo ma anche due cover inedite quali “Signora ricca di una certa età”, versione in italiano di Lady Of A Certain Age dei Divine Comedy, e “Col tempo” di Léo Ferré. «Questo lavoro è collegato alla tournée di “Fantasma”, un disco principalmente basato su orchestrazioni. Il tour per noi è stato importante e, proprio per questo abbiamo pensato di registrare tutto senza avere l’idea di farne un disco live. Riascoltando le registrazioni, ci siamo emozionato al punto da pensare che meritassero la pubblicazione. Per noi i live hanno più senso di un best of; in questo caso, invece, raccontiamo, un concerto immaginario nato unendo tre spettacoli, uno show inedito in cui l’unità è data dall’elemento geografico. Il risultato ci piace e pensiamo possa rappresentare una buona chiave di accesso al mondo dei Baustelle: chi non ci conosce potrebbe iniziare ascoltando questo album che contiene tante canzoni significative. Naturalmente si tratta anche di una sorta di regalo per il nostro pubblico dato che non avevamo mai realizzato un disco live», raccontano Francesco Bianconi e Rachele Bastreghi negli uffici della Warner Music di Milano presentando un disco che rappresenta in qualche modo anche una sorta di bilancio: «Certo, il bilancio è inevitabile ma il nostro è stato senza nostalgie. Ci piace il fatto che certe canzoni legate a un tipo di denuncia -anche sociale- di qualche anno fa, continuino a funzionare anche scollegate dal loro contesto storico. Alcuni brani mantengono universalità e atemporalità» – continua Bianconi. «Quando abbiamo selezionato i brani da inserire nell’album, abbiamo pensato che non avesse senso inserire troppe canzoni di “Fantasma”. La ragione è che molte canzoni erano uguali alle versioni dell’album in studio, per cui abbiamo privilegiato il resto della nostra discografia. Abbiamo tenuto conto anche dell’esecuzione e infine abbiamo dato spazio a ciò che ci ha emozionato di più riascoltandolo», aggiungono Francesco e Rachele.
«Nel disco ci sono due anime: una più luminosa e una più scura. Nella versione in vinile il primo disco è il giorno, fatto di canzoni più rock, il secondo è composto da ballad e brani sinfonici, più notturni» – continuano – «Abbiamo prestato particolare attenzione anche alla copertina, la cui grafica è stata curata dal collettivo Malleus. A me le copertine dei dischi live non piacciono, perché sono sempre “artista sul palco, pubblico in delirio”, il classico cliché. I Malleus sono stati bravi rendendo l’idea del concerto dal vivo disegnando due ragazze sedute su un prato, hanno evocato un ipotetico festival rock. Poi per noi le cover sono sempre molto importanti, fanno parte di un discorso a 360°. Fare un disco significa fare le canzoni ma curare anche i dettagli non strettamente musicali, come l’artwork», specifica Bianconi.
Baustelle
Reduce dall’esperienza solista con l’album “Marie”, Rachele Bastreghi ha inoltre dichiarato: «Ancora dobbiamo metterci a scrivere il nuovo disco ma, senza dubbio, c’è ancora più voglia di condividere con Francesco e Claudio cose nuove e di scoprire questa esperienza da solista cosa mi ha portato. Penso di essere stata fortunata a 19 anni ad incontrali, mi hanno sempre arricchito e mai impoverito. È un equilibrio che, per quanto strano, perché poi non ci vediamo tanto, è davvero forte». E a proposito del nuovo album in programma raccontano: «Dopo un disco come “Fantasma” non abbiamo voglia di farne un altro uguale. Per me “Fantasma” è il disco più bello che abbiamo fatto, ingombrante da tenere in casa. Si tratta di un album che mi è entrato dentro con delle cose che se considerate da un punto di vista di scrittore e compositore, non verranno mai cancellate», ha aggiunto Francesco. Particolarmente significativi i commenti relativi alle due cover inserite nel disco: «“Signora ricca di una certa età” da “Lady of a certain age” dei Divine Comedy è una canzone molto ben scritta così come lo è “Col tempo”. Questo tipo di canzoni pop si sente sempre meno, si va verso l’omologazione e canzoni così diventano sempre più rare». Particolare e tormentato invece il rapporto con “Charlie fa surf”: «La veste che questo ha brano ha nel disco non sarà definitiva. I ‘grandi classici’ il pubblico li chiede e hai la responsabilità di suonarli. A volte vorresti mettere altre canzoni in scaletta, quindi dare un vestito nuovo a brani noti è il giusto compromesso per continuare a suonarli anche quando non vorresti».
Lo sguardo e l’approccio cambiano rispetto al linguaggio, al contesto e al tipo di scrittura. Lo sa bene Bianconi, tra gli autori più richiesti della scena musicale italiana: «Certo, l’approccio cambia inevitabilmente perché si tratta di due linguaggi diversi. Le canzoni sono più ‘facili’ da scrivere perché hanno più regole, uniscono musica e appigli a cui aggrapparsi, nel nostro caso sono fatte per essere interpretate da un gruppo, ci sono più maschere a disposizione. Quando scrivi prosa, invece, sei solo e più nudo. Poi entrambe, se le vuoi fare bene, sono cose difficili da fare». Infine sull’eventuale esistenza di limiti e paletti aggiungono: «Abbiamo detto due volte no a Sanremo ma abbiamo fatto il Festivalbar, che poi ha chiuso definitivamente. I talent show sono l’unica cosa buona che c’è adesso in Italia (ride, ndr) e se qualche ragazzo proveniente da questi format ci chiedesse di collaborare, potrebbe sempre essere possibile che ne valga davvero la pena. Vedremo!».
Raffaella Sbrescia
I Baustelle incontreranno i loro fan in tre occasioni: Lunedì 16 novembre saranno a Firenze presso la Feltrinelli Red in Piazza Repubblica h.18.30; Martedì 17 novembre a Milano presso la Feltrinelli in Piazza Duomo h.18.30 e Mercoledì 18 novembre a Roma presso la Feltrinelli in Via Appia h.18.00.
“Storta va, deritta vene”. Un mantra, una filosofia di approccio alla vita, parole che Tullio De Piscopo usa per introdurre la copertina di “50. Musica senza padrone – 1965/2015”, la trilogia in cui è custodito il meglio di 50 anni di carriera del celebre batterista, cantautore e percussionista, tra i drummer italiani più noti e apprezzati anche a livello internazionale. Una chiave di violino, una chiave di basso, un piatto al centro, cuore pulsante di tutto il resto e le bacchette a dirigere il flusso dell’istinto sono i simboli scelti per sintetizzare una vita trascorsa suonando e portando la batteria dall’ultima fila del palco al centro della scena. Ognuna delle 56 tracce contenute nel triplo cd, racchiude l’anima di Tullio De Piscopo che, in qualità di spirito libero e ribelle si è sempre affidato all’ istinto per portare avanti la propria ricerca musicale. Ricordi, sentimenti, umorismo, emozioni affiorano nella tracklist di questo imponente progetto: «Sono molto contento del risultato che abbiamo raggiunto con questo lavoro. Si sente che c’è tanto lavoro dietro e altrettanto entusiasmo. Questo triplo cd è il naturale proseguimento del libro “Tempo”, un racconto in note in cui il mio obiettivo è quello di dimostrare che dai quartieri si può uscire – ha raccontato Tullio durante l’incontro con i giornalisti negli uffici della Warner Music a Milano. Volevo fare quello che avrebbe voluto fare mio fratello Romeo – ha continuato - La cosa più importante è non essermi perso per strada».
«Con Pino abbiamo fatto cose straordinarie, con lui c’era ritmo, musica, magia, groove. Abbiamo raggiunto il massimo feeling possibile. Quando ho riguardato le immagini del nostro ultimo concerto insieme al Forum di Assago, sono rimasto sconvolto di fronte a quella straordinaria magia. Avremmo dovuto fare tante altre cose insieme, Pino avrebbe dovuto scrivere qualcosa per questo mio progetto e anche una poesia da includere nel booklet. Purtroppo il destino non ci ha aiutato, a questo punto guardo avanti pensando ai giovani musicisti di oggi e di domani», ha confessato Tullio che, all’amico di sempre ha dedicato il brano inedito “Destino e speranza”, con l’appassionato featuring di James Senese: «Dopo la scomparsa di Pino, ho sentito un forte tormento dentro di me, ho fatto fatica a scrivere le parole per non dire qualcosa di banale. Il sax di Senese è un doloroso urlo», ha spiegato il Maestro.
Veramente intenso e speciale il secondo inedito contenuto nel disco, intitolato “Canto d’oriente”, con il featuring del rapper Rocco Hunt. L’aspetto più interessante è che attraverso il confronto tra due generazioni, due stili musicali, due voci emerge un solo messaggio d’amore che parla a tutti affrontando i temi dell’emergenza dei popoli in fuga da terre provate da guerre e genocidi. Un brano importante, non “depiscopiano”, un canto che racconta la fame d’amore e che si avvale di un arrangiamento ricco e stratificato.
Tullio De Piscopo
Il terzo inedito del disco è lo spassosissimo “Funky Virus” con il featuring di Randy Brecker e Ada Rovatti. Brano che Tullio De Piscopo ha anche simpaticamente intonato proprio durante la conferenza stampa, arricchita da una serie di racconti, anche drammatici, di fronte ai quali è stato difficile trattenere le lacrime di commozione: «Quando ero un ragazzino molti Lp li acquistavo alla Maddalena, i dischi arrivavano dalla Nato e me li consigliava un ragazzino, poi diventato grande critico del Mattino, si trattava di Gianni Cesarini. Nella casetta sgangherata di Porta Capuana, in cui vivevo con la mia famiglia,sognavo Max Roach e fantasticavo pensando a una casa a Via Orazio ma soprattutto a lei: la doccia. Il più grande tabù di quell’epoca», ha raccontato Tullio senza tralasciare i particolari. «Ho dato il là a tanti artisti con un sound diverso da quello che c’era all’epoca in Italia, ho suonato nei dischi di tanti artisti ma il groove di “Volta la carta” con Fabrizio De Andrè è quello che mi hanno invidiato di più in assoluto. Ai nostri tempi la cosa più importante era avere “orecchio”- ha continuato Tullio – Quando suonavamo i brani di qualcuno di importante, riuscivamo a riprodurre esattamente il suono senza troppa tecnica, oggi invece la tecnica è perfetta ma il suono è “na chiavica”. Quello che manca è il confronto tra gli stili, la nostra scuola erano i palchi e le interminabili serate nei night: si iniziava alle 21.30 per finire direttamente all’alba quando con l’abito scuro salivamo sul tram per tornare a casa. La mia fortuna più grande è stata conoscere la partitura, sapevo leggere la musica e, quando sono arrivato a Milano, anche se c’erano veramente tanti musicisti bravi, questo ha fatto la differenza – ha raccontato Tullio – Mio padre voleva che suonassi il contrabbasso, ogni giorno provavo le posizioni dello strumento con il manico della scopa di mia madre. Per “fortuna” non abbiamo mai avuto i soldi comprare lo strumento sennò oggi sarei nell’Orchestra del Teatro San Carlo (ride ndr). Ho sempre avuto l’idea di sentirmi libero, senza timbrare il cartellino e, con il tempo, sono riuscito a prendermi molte soddisfazioni, soprattutto con chi lasciava i musicisti senza cena dopo un concerto – ha continuato. Dopo la sconvolgente scomparsa di mio fratello, la prima volta che ho avuto paura è stata quando sono arrivato a Milano con mia moglie, a poche settimane dalla nascita della nostra primogenita. Ai tempi non si affittavano case ai meridionali, io volevo fare tutto da solo, non accettavo consigli e aiuti da nessuno ma, proprio quando stavo per gettare la spugna, un Maestro con cui lavoravo ai tempi, mi ha risolto il problema in soli cinque minuti. Ad oggi – ha concluso – dopo aver affrontato e miracolosamente superato un cancro al fegato, ho assaporato la gioia di vivere. La malattia mi ha fatto capire tante cose, soprattutto che chi ama davvero non ha mai paura».
Tullio De Piscopo
Il groove della batteria di De Piscopo ha davvero fatto la differenza e, se nei primi due album si possono assaporare i successi più famosi, nel terzo ci si può dedicare ai brani strumentali. Brani toccanti come “Toledo”, con i suoni inconfondibili della chitarra di Pino Daniele, del sax soprano di Wayne Shorter e del basso di Alphonso Johnson; la celebre “Libertango”, frutto della collaborazione con Astor Piazzolla; e ancora l’intenso duetto di “Caravan” con Billy Cobham, il sound di ‘Rio One’, con come Gerry Mulligan ed Enrico Intra, e tanti altri ancora. Infine “Assolo in Tour”, in cui la tecnica esecutiva e l’intensità espressiva di Tullio De Piscopo emergono in tutto il loro splendore.
Tullio presenterà il triplo cd con una serie di appuntamenti instore a la Feltrinelli: il 13 novembre a Milano (Piazza Piemonte, 2), il 16 novembre a Roma (Via Appia Nuova, 427), il 20 novembre a Napoli (P.zza Dei Martiri). Inoltre, da fine novembre tornerà live con “Tullio De Piscopo & Friends – Ritmo e Passione”. Sul palco con lui, anche Joe Amoruso e la Nuova Compagnia Di Canto Popolare, gruppo nato nel 1970 per diffondere gli autentici valori della tradizione del popolo campano. Un live unico, con l’energia che Tullio De Piscopo sprigiona in ogni sua performance e accende gli animi. Queste le prime date in calendario: 26 novembre Pietrasanta – LU (Teatro Comunale), 28 novembre Milano (Auditorium), in occasione del concerto meneghino si raccoglieranno fondi per la realizzazione di una seconda area di degenza all’interno dell’Ospedale dei Bambini “Vittore Buzzi” di Milano, in collaborazione con la Fondazione Rosangela d’Ambrosio Onlus; 4 dicembre Ascoli Piceno (Teatro Basso), 9 dicembre Napoli (Auditorium Rai), 11 dicembre Cosenza (Teatro Rendano), 16 dicembre Catania (Teatro Metropolitan), 17 dicembre Palermo (Teatro Golden), 19 dicembre Bari (Teatro Palazzo), 30 dicembre Roma (Teatro Quirino), 4 gennaio Sorrento (Teatro Armida).
“50. Musica senza padrone – 1965/2015” – TRACKLIST:
CD1: 1) DRUM DREAM, 2) NAVE ‘E GUERRA, 3) GAY CAVALIER, 4) IL NOSTRO CARO ANGELO, 5) TARANTELLA P’’O SCUGNIZZO, 6) L’ERA DEL CINGHIALE BIANCO, 7) GABBIE, 8) SEMPLICITÀ, 9) JASTAO’, 10) OULELE’ MAGIDI’, 11) BLACK STAR, 12) VOLTA LA CARTA, 13) STOP BAJON, 14) ANDAMENTO LENTO, 15) È ALLORA È ALLORA, 16) LIBERO, 17) RADIO AFRICA, 18) QUI GATTA CI COVA, 19) MEDLEY E FATTO ‘E SORDE!
CD 2: 1) DESTINO E SPERANZA, 2) CANTO D’ORIENTE, 3) FUNKY VIRUS, 4) SARÀ SARÀ CHISSÀ, 5) I’ SONO ‘E NOTTE, 6) NAMINA, 7) NUOCE GRAVEMENTE ALLA SALUTE, 8) MI VA DI CANTARE, 9) NAPOLI VOLA, 10) ZZACOTTURTAIC, 11) CONGA MILONGA, 12) BALLANDO BALLANDO, 13) COMME SI BELLA, 14) TUTTO LO STADIO, 15) BARZELLETTA, 16) PUMMAROLA BLUES, 17) A CUOPPO CUPO, 18) LA COMMEDIA DI…VINA, 19) MARONNA CHE RUMBA, 20) ANDAMENTO LENTO (RMX – 2015 VERSION)
CD 3: 1) TOLEDO, 2) GOSPEL CHOPS/PASSO DOPO PASSO, 3) SNAKIN’ THE GRASS, 4) HANG, 5) ANTI CALYPSO, 6) RIO ONE, 7) LIBERTANGO, 8) ASSOLO IN TOUR, 9) CARAVAN, 10) POLKA DOTS & MOONBEANS, 11) TIN TIN DEO, 12) TANGO PARA MI SUERTE, 13) OUR DELIGHT, 14) IT ALMOST SEEMS A HOLIDAY, 15) LESTER LEAPS IN, 16) UNA NOTTE SUL MONTE CALVO, 17) MOZARTIANA
Con “Scateniamoci”, l’album d’esordio prodotto da Music Force, il cantautore abruzzese Danilo Di Florio si propone all’interno della scena musicale italiana attraverso dieci brani inediti di ispirazione autobiografica. Il progetto rappresenta il culmine di un percorso artistico in salita compiuto principalmente da autodidatta. Proprio quest’ultimo aspetto si evince da un cantato imperfetto e acerbo, sotto tanti punti di vista. L’aspetto più interessante di questo esordiente è la scrittura. I testi contenuti in questo album sono spontanei, diretti e ben strutturati. Le tematiche sono attuali, raccontano il nostro tempo e lo fanno con un approccio squisitamente genuino. Si va dall’intimismo di “Volevo fare il cantautore” al dinamismo melodico della title track “Scateniamoci”: “Prendiamo esempio da ogni bambino, non condanniamoci se non condanna neanche Dio ma conciliamoci che tanto siamo tutti uguali e liberiamoci dai pregiudizi e da tutti i mali”, canta Danilo. Curioso il fatalismo di “Se ti va” storie di vita, malinconico e consapevole lo “stream of consciousness” che si libra tra i versi di “Così lontano”. Leggera e sbarazzina la trama de “I vestiti di Marlene” una ballata leggera e sussurrata. Propositiva nel testo ma monotona nella melodia “Se stai marciando”. “Canzone di Natale” è un brano che non aggiunge e non toglie nulla al progetto mentre i fotogrammi proposti ne “La casa di campagna” rimpinguano l’immaginario comune. La controversia enigmatica di “Strane visioni” lascia, infine, spazio alle venature jazz di “Woody Allen”, il brano che chiude il disco e che, rappresenta proprio l’eventuale punto di partenza per un nuovo eventuale progetto in cui Di Florio dovrà per forza di cose lavorare sull’interpretazione e sull’intonazione partendo da una buona base autorale.
“Certi sogni si fanno attraverso un filo d’odio” (Freak&Chic/Artist First) è l’ultimo capitolo della trilogia di Ep pubblicati da Romina Falconi e rappresenta l’album d’esordio della cantautrice. Scritto e curato dalla stessa Romina insieme ai produttori Filippo Fornaciari aka The Long Tomorrow e Stefano Maggiore presso il Manchine Studio di Milano e il Keen Studio di Bologna, il progetto racchiude venti storie autobiografiche e non, raccontate in musica. Il pop di Romina è vivo, sperimentale, sconveniente, diretto, vivo. Questo risultato è il frutto di una passione che non conosce ostacoli e che riconosce in ogni singolo traguardo la leva per andare ancora più avanti:« Ho una vita troppo stramba per soccombere alle regole. Non voglio tornare a casa con il dubbio di non essere stata me stessa fino in fondo. Per tanti anni ho provato ad incanalarmi in un percorso ma non ho voluto e potuto farlo- spiega Romina- Ho cominciato a cantare quando ero bambina, non avevamo soldi, facevo piano bar e mi sentivo un eroe. Per me il canto era un modo per esorcizzare un momento veramente duro. La musica mi ha salvato per tanti aspetti, ho fatto rinunce pesanti ma la mia scelta è sempre stata questa. Questo disco rappresenta una grandissima rivalsa e, solo chi vive sulla propria pelle ogni singolo sacrificio valido per il risultato finale, può capire cosa significa».
Attraverso una miscela pop elettronica, ricca di contaminazioni, la cantautrice ci offrelacrime, sorrisi, lunghi silenzi, urla, speranze, delusioni, luci, sogni e cicatrici: «Dato che i testi dell’album escono dagli schemi, anche gli arrangiamenti sono stati curati in una maniera particolare. Mi è piaciuta l’idea di provare a colorare tutte le canzoni in una maniera diversa, non mi sono preoccupata di sembrare esageratamente sperimentale», racconta la cantautrice. Nei 20 pezzi che compongono la tracklist abbiamo la possibilità di scoprire a apprezzare mille sfumature diverse di Romina Falconi che, nel corso degli anni, ha rimaneggiato spesso i testi di queste canzoni: «Ci sono canzoni come “Playboy” che hanno due mesi, poi altre come “Mantide” che hanno sette anni. Crescendo mi è capitato di non ritrovarmi più in certe cose per questo definisco questo album un piccolo diario», confessa Romina. Anche la parte grafica di questo progetto rispecchia fortemente la personalità dell’artista: «Le foto sono in contrasto con la grafica dei testi. Anche nella copertina l’immagine da pin up contrasta con la mannaia. Ecco, io sono così in tutto. Sono un boscaiolo intrappolato in un corpo da Betty Boop (ride ndr)».
La libertà e la sfrontatezza con cui Romina racconta la vera essenza delle donne è l’aspetto più intrigante del disco: «Le donne che lavorano nel mondo artistico tendono ad essere un po’ troppo impomatate, negli anni ’80 c’erano artiste che cantavano di tutto adesso è come se ci fosse una certa omologazione. Perché boicottare la cattiveria?», si chiede Romina. Spazio anche all’amore incondizionato per la musica in “Mi trovi qui” e all’affetto che non conosce confini in “Anima”: «Ho dedicato questa canzone a mia madre, la mia persona del cuore, la mia migliore amica. La chiamo anima da quando ero bambina, con lei parlo veramente di tutto, lei è la mia memoria nel senso che a volte temo che il tempo mi intontisca e mi confonda le idee. Questo pezzo doveva essere una ghost track, lo reputavo troppo intimo e poco condivisibile invece, quando l’ho fatto ascoltare al mio staff, il brano ha riscontrato veramente molto successo. Ogni persona riusciva a trovare un collegamento con la propria vicenda personale».
Romina Falconi
Intrigante e spassosa anche la title track “Un filo d’odio”: «La vera passione è alimentata anche dal disprezzo», commenta Romina. Nascosta alla fine, ma non per questo meno preziosa, la ghost track “La tempesta perfetta”, cantata a cappella: «Sto vivendo la fase dell’ “infragolamento” – racconta Romina- Mi piace una persona ma non so come andrà a finire. Ormai non esiste più il corteggiamento e, proprio per questo, canto l’auspicio che arrivi l’amore, quello che ti stravolge l’anima. Vivo le cose lentamente, non mi piace divorare tutto», spiega l’artista. Infine una piccola anticipazione relativa al tour: «Sono ufficialmente su piazza. Dopo la presentazione di Lucca, stiamo pensando bene a cosa fare, non sarà un live tradizionale, giocherò con i visuals, mi piacerebbe osare un po’. Di sicuro non vi lascerò a bocca asciutta!».
Questa la tracklist di “Certi sogni si fanno attraverso un filo d’odio”: Mantide, Anima, Il mio prossimo amore, Stupida pazza, Viva lei, Maniaca, Eyeliner feat. Immanuel Casto, Circe, Mi trovi qui, Lista nera, Sotto il cielo di Roma, Mister No, Se perdo un amico, Hai vinto tu, Playboy, Il segreto, Certi sogni si fanno, Attraverso, Un filo d’odio, La tempesta perfetta (ghost track).
La girld band dei record ovvero le Little Mix pubblicano “Get Weird”, terzo capitolo di un percorso costellato di successi senza fine. Nei negozi di tutto il mondo dallo scorso 6 novembre, l’album è caratterizzato da atmosfere dal sapore retrò brillantemente confezionate con una produzione ultramoderna. Perrie Edwards, Jesy Nelson, Leigh-Anne Pinnock e Jade Thirwall. sempre molto partecipi all’ interno dei propri dischi, hanno voluto ampliare le collaborazioni chiamando a rapporto una cerchia selezionata di nomi noti del pop mondiale. Si va da autori affermati come Ed Drewett (Olly Murs, One Direction) e Maegan Cottone (Britney Spears, Demi Lovato) ad artiste come Jess Glynne e Jessie J. Dopo aver venduto ben 7 milioni di dischi con DNA e Salute, le Little Mix descrivono Get Weird come “un inno all’originalità e alla voglia di mostrarsi per come si è davvero” e, in effetti, il loro essere “borderline”, o quantomeno “stravaganti”, traspare dalla costante libertà di azione con cui si muovono sui palchi di tutto il mondo. “Get Weird” è un disco colorato, spensierato, variegato. Ci sono richiami a Whitney Houston, Cyndi Lauper, Spice Girls, insomma al meglio della musica al femminile delle ultime generazioni.
Ogni brano racchiude un’esplosione di influenze e di sentimenti contrastanti: “Hair” e “Grown” si allontanano da chi non è in grado di apprezzare il valore di chi si ha di fronte, in “OMG” le Little Mix si prendono, invece, una personale rivincita contro il genere maschile più superficiale mentre “Weird People” e “Black Magic “sono brani uptempo sui quali è impossibile smettere di ballare. Intense e particolareggiate le interpretazioni di “The End” e “The Beginning”, quest’ultima presente nella versione deluxe. Delicatamente inaspettato il duetto con Jason Derulo sulle note di “Secret Love Song”, brano che insieme a “Love Me Like You” e “ Love Me or Leave Me”, rappresenta la parentesi più viva e più appassionata di tutto l’album. Da ascoltare, si spera anche dal vivo in Italia.
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