le Migliori: Mina e Adriano Celentano ritornano insieme con un irresistibile divertissement

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Icone generazionali, punti di riferimento per i cultori della musica italiana, Mina e Adriano Celentano tornano a lavorare insieme a 18 anni di distanza dal primo esperimento discografico comune e lo fanno con “le Migliori”, il nuovo album disponibile da domani 11 novembre (Sony Music Italy). Prodotto da Claudia Mori per CLAN CELENTANO e Massimiliano Pani per PDU,  l’album contiene 11 canzoni inedite e un’unica cover. In questo disco i due artisti ci insegnano che è ancora possibile fare qualcosa per il gusto di farla, senza prendersi troppo sul serio. L’idea da cui è scaturito questo progetto è molto semplice: due importanti artisti molto legati tra loro, con una storia artistica molto simile per certi versi, hanno voluto riunirsi per cantare divertendosi. Il disco rispecchia esattamente questo desiderio, il canto si è dimostrato ancora una volta un fertile terreno d’incontro per entrambi. Mina e Celentano sperimentano, scherzano, emozionano spaziando tra generi e tematiche, reinventandosi in modo sempre nuovo in ogni brano presente in tracklist. Il titolo dell’album nasce da un messaggio di buon compleanno che Adriano, dal suo blog, inviò a Mina l’anno scorso, firmandosi ‘le migliori’, con riferimento a Mina e a sé stesso; partendo da questo, Mauro Balletti ha realizzato la copertina, con ‘2 Mine’ e ‘2 Celentani’ ad una sfilata di moda dove la passerella è la strada. I due artisti si sono incontrati a Lugano, esattamente come era accaduto la volta precedente, si sono sentiti e scritti tutti i giorni. Di questo album esiste anche una versione deluxe comprensiva di 4 cartoline, un poster e un CD con quindici “parlatini” dei due artisti (si tratta di dialoghi “rubati” durante le registrazioni in sala d’incisione).

 Il 12 dicembre ci sarà uno speciale della Rai dedicato ai due artisti. L’idea di base sarà proporre un montaggio di diverse performance che parte dai primi incontri tra Mina e Celentano in bianco e nero fino a questo progetto. Lo show avrà la durata di un’ora, sarà parzialmente registrato e non vedrà la partecipazione dei due artisti. Ci saranno, bensì, quattro persone vestite come Mina e Celentano sulla cover del disco, che, chiacchierando di spalle, condurranno lo speciale. Altri due spettacoli prenderanno vita subito dopo Sanremo e saranno entrambi in diretta, ancora stretto riserbo vige in merito alla conduzione e al format. Il progetto si concluderà a Natale 2017 quando uscirà un cofanetto con il primo disco della collaborazione tra Mina e Celentano,  ”le migliori” e anche due inediti non ancora pubblicati.

Mina e Adriano Celentano

Mina e Adriano Celentano

Veniamo dunque al commento de “le migliori”: il primo brano è Amami Amami, il singolo in cui i due artisti si inseguono sulla musica di Idan Raichel (giovane e originale compositore israeliano autore dell’”Idan Raichel Project”) e sul testo di Riccardo Sinigallia. Intenso l’assolo finale di fisarmonica con la citazione finale di ‘Storia d’amore’ per restituire quella di “E poi” contenuta in “Acqua e sale”. La struggente melodia di E’ L’amore ci introduce al secondo brano, composto e scritto da Andrea Mingardi e Maurizio Tirelli in cui due amanti si rivelano capaci di perdersi ma incapaci di dimenticarsi. Con Se mi ami davvero, scritta da Gianmarco Marcello, aka come Mondo Marcio, il ritmo si fa trascinante. Ti lascio amore ci trascina dentro la fine di una storia senza farci sconti di  sorta. Ad un passo da te  raccoglie idealmente l’eredità di Acqua e sale. Un perfetto gioco di rimbalzi, ironie e richiami tra Mina e Adriano arriva fino alle note di Non mi ami, una storia in bilico cantata tra serio e faceto. Irresistibile il mood teatrale della spassosa Ma che ci faccio qui, scritta dal giovane e talentuoso Pietro Paletti. Imperdibili i due brani che Mina e Adriano interpretano da solisti. Ne Il bambino col fucile, scritta da Francesco Gabbani, Adriano non rinuncia a cantare fatti di attualità con la sua inconfondibile verve: “E l’anima trema mentre si accorge che il capo degli stupidi è già re”. Aldo Donati e Loriana Lana sono gli autori di Quando la smetterò, brano che Mina interpreta al meglio (riportandoci ai fasti di “Ancora Ancora Ancora” trasmettendo tutto il pathos di una struggente dichiarazione d’amore, accompagnata dal pianoforte di Danilo Rea. Le due voci tornano ad intrecciarsi nell’emozionante Come un diamante nascosto nella neve. Spiazzante il guizzo finale di questo divertissement post conteporaneo: una versione inedita, oseremmo definire techno, di Prisencolinensinainciusol realizzata dal dj/produttore italiano Benny Benassi e ricantata da Adriano insieme a Mina. L’atto finale di una riuscita festa in maschera.

Raffaella Sbrescia

Video: Amami Amami

Fiorella Mannoia: “Combattente” è l’album che prova a rispondere a molti interrogativi esistenziali. La recensione

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Fiorella Mannoia torna in scena con un nuovo album di inediti intitolato “Combattente”. Un titolo apparentemente “ingombrante” per un album che finalizza il concetto di “lotta” per l’affermazione di se stessi e della propria indipendenza intesa come rinascita. Sono molte le “firme” che hanno collaborato alla realizzazione dell’album, autori della nuova generazione, ma anche storici nomi della canzone d’autore: Ivano Fossati (in un brano in cui Fiorella è autrice del testo e Fossati delle musiche), Giuliano Sangiorgi, Federica Abbate, Cheope, Fabrizio Moro, Bungaro, Cesare Chiodo ma soprattutto la stessa Fiorella Mannoia sempre più sicura nella sua veste di autrice. Anticipato da “Perfetti Sconosciuti”, il brano scritto da Fiorella Mannoia con Cesare Chiodo e Bungaro e che le è valso (al suo debutto come autrice e interprete di una colonna sonora) il Nastro D’Argento 2016 per la “Migliore Canzone Originale” nell’omonimo film diretto da Paolo Genovese, l’album ha visto entrare in rotazione radiofonica anche la title track scritta da Federica Abbate e Cheope, il cui videoclip è la prima parte del progetto “Combattenti”, realizzato dalla regista Consuelo Catucci che ha raccontato “per immagini” alcuni brani dell’album.

Video: Combattente

Nei dieci brani che compongono la tracklist Fiorella compie un percorso preciso affermando la volontà di non farsi mai abbattere. Una risposta, quest’ultima, ad uno dei più grandi ed onerosi interrogativi che siamo soliti porci praticamente ogni giorno della nostra vita. Un combattente è ciascuno di noi che conduce la sua silenziosa battaglia resistendo alle difficoltà mentre tenta di superarle. Esemplificativa anche la copertina, iconica ed ironica al contempo, che raffigura Fiorella nella veste di un “generale di un esercito di pace”, un gioco per provare a rappresentare con leggerezza un lavoro di forte impatto emotivo.

“Chi non lotta per qualcosa ha già comunque perso”, canta Fiorella, interpretando con espressività e carisma parole cucite sulla sua pelle di indomita sostenitrice di tante giuste cause oltre che delle donne. Un modo il suo, di rispondere a quanti, ormai numerosissimi, si rivedono nelle sue parole taglienti e fiere, sprezzanti della paura e della possibile ritorsione. L’alchimia di suoni, concetti e parole fluttua all’interno di una visione efficace e definita. Fiorella sceglie la semplicità che va dritta al punto,  si mette al servizio di storie dal sapore universale e riesce a fare in modo che ognuno possa trovare la propria personalissima chiave di volta. “Nessuna conseguenza”, ad esempio, ha un potere illuminante, la tragica lucidità dei versi si sposa alla melodia, scrivendo la parola fine ad una vessazione psicologica distorta e potenzialmente distruttiva. Intense ed emozionanti le parole de “I pensieri di Zo”, scritta dall’eccellente Fabrizio Moro: “Beato chi sa che poi troverà”, canta Fiorella, chiudendo il cerchio degli interrogativi.

Fiorella Mannoia ph Luisa Carcavale

Fiorella Mannoia ph Luisa Carcavale

 

Tra i brani più forti, citiamo anche “L’abitudine che ho”: una sorta di manifesto, in cui la cantautrice racconta di non accontentarsi mai, di non vivere in prossimità di quello che vorrebbe; un invito a conoscersi, a capire le proprie esigenze, a rispondere in maniera attiva e propositiva agli input del nostro subconscio. In “Combattente”, la Mannoia approda anche in territori dance con “Siamo Ancora qui” e “L’Ultimo Babbo Natale” in modo comunque fruibile. Chiude il disco “La Terra da Lontano”, una sorta di “ritorno a casa”, impreziosito dal suggestivo contributo dell’orchestra. Se davvero “Le parole sono tutto quello che ci muove”, allora Fiorella Mannoia riesce a smuovere strati e strati di pensieri e riflessioni spesso volutamente segregati negli angoli dell’anima. Meglio così, ogni tanto è giusto mostrarci per quello che siamo senza filtri e senza maschere, fosse anche solo per un attimo e soltanto a noi stessi, sarebbe comunque un grande atto di coraggio.

Raffaella Sbrescia

 Ascolta qui l’album

Tracklist

1 – Combattente
2- Nessuna Conseguenza
3 – Siamo Ancora qui
4 – I Fiori di Zo
5- Anima di Neve
6 – I miei passi
7 – L’Abitudine che ho
8 – Ogni domenica con te
9 – Perfetti sconosciuti
10 – L’Ultimo Babbo Natale
11 – La Terra da lontano

A novembre Fiorella Mannoia incontrerà i fan, nelle principali librerie La Feltrinelli di tutta Italia, per presentare il nuovo album.

4 novembre – Roma (via Appia Nuova 427, ore 18.00)

7 novembre – Napoli (via Santa Caterina a Chiaia, 23 – Angolo Piazza Dei Martiri, ore 18.30)

8 novembre – Milano (Piazza Piemonte 2, ore 18:30)

9 novembre – Torino (Stazione Di Porta Nuova, ore 18:30)

10 novembre – Genova (via Ceccardi 16, ore 18.00)

11 novembre – Verona (via Quattro Spade 2, ore 18.00)

12 novembre – Firenze (Piazza Della Repubblica 26, ore 18.30)

15 novembre – Bari (via Melo 119, ore 18.30)

17 novembre – Catania (via Etnea 285, ore 18.00)

18 novembre – Palermo (via Camillo Benso Conte di Cavour 133, ore 18.00)

A dicembre, invece, partirà “COMBATTENTE IL TOUR” che vedrà Fiorella live sui palchi dei più prestigiosi teatri italiani. Biglietti in prevendita, nel circuito Ticket One e nei punti vendita autorizzati.

Queste le date:

1 dicembre – Bergamo (Teatro Creberg)

2 dicembre – Brescia (Teatro Pala Banco)

4 dicembre – Firenze (Teatro Verdi)

5 dicembre – Bologna (Teatro Europauditorium)

7 dicembre – Ancona (Teatro Delle Muse)

9 dicembre – Bari (Teatro Team)

10 dicembre – Cesena (Nuovo Teatro Carisport)

12 dicembre – Milano (Teatro Degli Arcimboldi)

15 dicembre – Padova (Gran Teatro Geox)

16 dicembre – Torino (Auditorium Del Lingotto)

19 dicembre – Assisi (Teatro Lyrick)

17 dicembre – Sanremo (Teatro Ariston)

20 dicembre – Livorno (Teatro Goldoni)

22 dicembre – Roma (Auditorium Parco Della Musica)

 

 

“Studio Sessions vol.1″: il grande ritorno dei Dirotta su Cuba. Intervista

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Lo scorso 23 settembre c’è stato il grande ritorno della formazione originale dei Dirotta Su Cuba. Con l’album intitolato “Studio Session Vol.1” la band toscana composta da Simona Bencini, Stefano De Donato e Rossano Gentili ha offerto al pubblico una versione rivisitata del primo storico album dei Dirotta Su Cuba insieme a 6 brani inediti, nel segno di quelle sonorità funky e groovy che l’hanno resa popolare nel corso degli anni. Arrangiamenti e tonalità, ispirati alle acclamate performances live della band, rendono il sound ancora più energico e coinvolgente. Accanto a grandi hit come “Gelosia” e “Liberi di liberi da” troviamo il primo trascinante singolo “Sei tutto quello che non ho” e il nuovo singolo “Immaginarmi senza te”; completa la tracklist il brano strumentale “Dancing machine”, raffinata rilettura del pezzo dei Jackson 5 del 1974. L’album, inoltre, è impreziosito dalla presenza di numerosi ospiti d’eccezione: Mario Biondi con la sua voce inconfondibile duetta con Simona in “Solo baci”; i Neri per caso firmano la nuova intro di “Gelosia”; Max Mbassadò arricchisce con il suo straordinario timbro rap “Sei tutto quello che non ho”;  la tromba di “Chiudo gli occhi” è di Fabrizio Bosso; Gegè Telesforo partecipa con un solo di voce a “Batti il tempo”; in “Dove sei” la chitarra solista è di Riccardo Onori, storico chitarrista dei DSC oggi alla corte di Jovanotti; il leader dei Ridillo Bengi duetta in “Noi siamo importanti”; Federico Malaman stupisce con un solo di basso in “Solo baci”.

Intervista a Simona Bencinni e Stefano De Donato

Come avete ritrovato questa alchimia così forte?

Abbiamo sempre attinto molto dall’energia dei nostri concerti, questo è stato anche il modo per ritrovarci dopo 10 anni di separazione, il territorio fertile in cui abbiamo ritrovare anche chi ci ha sempre seguito nel corso degli anni.

Come avete lavorato in studio?

Per una band che si era sciolta entrare in studio è stato complesso. Per prima cosa bisognava ritrovare il feeling dal punto di vista umano. Per quanto riguarda il live, invece, è stato tutto molto naturale. Lo spazio vuoto lasciato dai Dirotta su Cuba non l’ha mai riempito nessuno, appena ci siamo riuniti siamo tornati come se non fossimo mai andati via. Il live è sempre una grande palestra invece il disco richiede uno scontro di idee anche notevole, mesi di lavorazione e concentrazione alta. Una domanda che ci siamo posti subito, appena prima di iniziare la scrittura, è stata come dovessero essere i Dirotta Su Cuba oggi.

E gli arrangiamenti?

Sono figli di tutti i live che abbiamo fatto da quando ci siamo riuniti. Abbiamo scelto una versione dei brani più funky, più roots, più ruvida rispettando la nostra cifra stilistica.

Dai testi si evince una forte passione…

Stefano: Io e Simona ci confrontiamo su tutto, le racconto e le spiego il mio punto di vista, interagiamo molto. Quando compongo mi metto un po’ a nudo, generalmente in studio lavoro giocando in difesa. Quando faccio sentire le idee nuove a Simona sono sempre un po’ in imbarazzo, ci conosciamo da tanto eppure la prima cosa che scatta all’ascolto è il “vergognometro” (ride ndr). Quando mi pongo il problema di scrivere so che canterà lei, a questo bisogna aggiungere che ci confrontiamo con basi che non hanno niente a che fare con la musica italiana. Spesso abbiamo buttato via canzoni perché ci scontriamo con la tradizione melodica italiana e perché tutto il castello sonoro dei nostri brani  si incentra su un impianto diverso. Siamo conosciuti come quelli leggerezza e del disimpegno ma se separassimo il testo dalla musica scopriremmo delle tematiche ben poco leggere.  Noi cerchiamo il bilanciamento tra quello che diciamo e quello che suoniamo.

Dirotta Su Cuba ph Angelo Trani

Dirotta Su Cuba ph Angelo Trani

Come avete costruito l’impianto sonoro di questo disco?

La nostra missione più importante è stata fermare l’energia che mettiamo quando suoniamo dal vivo. Ogni volta che riprendiamo in mano i nostri brani, essi acquisiscono una nuova veste. Un esempio su tutti è il celeberrimo “Gelosia”.

Questa grande festa ha coinvolto tanti amici e colleghi…

Sì, sono stati tutti molto entusiasti e disponibili con noi. La loro grande bellezza è la stessa energia creativa dei bambini!

Ascolta qui l’album

Tra questi c’è anche Riccardo Onori

Riccardo era bravissimo già da ragazzino. Con lui abbiamo condiviso due anni bellissimi (’96-’97), è venuto a Sanremo con noi ed è sempre stato riconoscente, oltre ad essere una bellissima persona. Per noi è stato naturale coinvolgerlo in questo album. Tra l’altro ci siamo sentiti come dei piccoli eroi della musica fiorentina, sai quanti ne abbiamo visti sparire di musicisti negli anni?!?

Come mai il brano “Ragione e sentimento” si distanzia così tanto dagli altri?

Si tratta del primo brano che abbiamo scritto quando ci siamo riuniti. Parliamo dunque del 2011. Ci siamo chiesti come dovevamo essere dopo 20 anni. Abbiamo fatto degli esperimenti, cercavamo una strada che ci consentisse di mantenere intatta la ricetta con degli elementi di innovazione, ci siamo immaginati di lavorare con un dj e, in effetti, il brano ha una veste più elettronica. Il testo rispecchia la nostra scelta di tornare insieme, ci è servito per mettere a fuoco una serie di cose.

E il remix di “Sei tutto quello che non ho”?

Tutti i nostri singoli hanno dei remix, la nostra musica si presta bene, ci sono ingredienti dance, siamo figli degli anni ‘80 inoltre Stefano ha approfondito le sue conoscenze, realizza remix, lavora con dei dj e a noi piace molto.

Raffaella Sbrescia

 Video: Immaginarmi senza te

We All Love Burt Bacharach: in arrivo il tributo dedicato al grande compositore statunitense

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Esce domani, venerdì 4 novembre, We All Love Burt Bacharach, una raccolta dei più noti brani del compositore statunitense Burt Bacharach (sotto etichetta PLAY in collaborazione con Oracle Records Ltd).

Burt Bacharach, nato a Kansas City nel 1928, è un compositore di grande successo nonchè vincitore di numerosi premi. Nel 1967 Bacharach ha composto la colonna sonora del noto film Casino Royale, con The Look of Love, cantata da Dusty Springfield. Ha scalato le classifiche americane e britanniche posizionandosi con oltre 50 brani nella top40 dei due paesi.

Il disco, già disponibile in preorder, è un tributo al successo di questo grande artista e contiene 13 tracce di cui 8 cantatate e 5 strumentali. Una miscela di jazz, swing e funk per creare un album raffinato e innovativo.

We All Love Burt Bacharach è stato concepito e prodotto da Giampaolo Pasquile e Michele Garruti per l’etichetta italiana PLAY fondata dallo stesso Giampaolo.

“Non vergognarti mai di scrivere una musica che la gente ricorderà facilmente”. E’ una delle massime sostenute da Burt Bacharach, un concetto che nella sua semplicità racchiude tutto il suo genio. Ciò ha  fatto si che melodie pop siano diventate anche colonne sonore di molti filmEssendo sin da bambino un amante del pop, – dichiara Giampaolo - e in particolare di Bacharach, sognavo l’idea di riproporre la sua musica in una chiave “jazzata” come ancora non avevo sentito ma che era sempre stata nella mia mente!”

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Un album dal respiro geneticamente internazionale che coinvolge grandi artisti del mondo del jazz e non solo, a partire da Massimo Colombo noto pianista jazz italiano, che ha curato gli arrangiamenti di We All Love Burt Bacharach, mentre è lo stesso Giampaolo Pasquile ad averne realizzato il missaggio e il mastering. Al disco ha partecipato Bob Mintzer sassofonista e clarinettista, leader degli Yellowjackets ed ex membro della leggendaria Buddy Rich Big Band che vanta collaborazioni molto prestigiose tra cui Jaco Pastorius Bill Cobham, Peter Erskine celebre batterista degli incredibili Weather Report, di Diana Krall, Joni Mitchell e tanti altri. Alla tromba c’è Michael Stever, considerato il nuovo “white cat”della tromba jazz, ha collaborato con Al Jarreau, Dave Brubeck, Ramsey Lewis, Steve Miller. Al contrabbasso Darek Olesziekiewicz, conosciuto con lo pseudonimo di Oles che ha collaborato, tra gli altri,  con Pat Metheny.

La voce invece è di Kathleen Grace, raffinata folksinger della west coast.

La scelta di una voce folk anziché jazz è stata proprio dettata dall’esigenza di realizzare un disco in cui il jazz è solo uno degli elementi stilistici.

 Il disco, realizzato a Los Angeles, ricrea un ambiente jazz, contaminato da sonorità che spaziano dal latin allo swing, dal funky al cool jazz, al be-bop fino ad arrivare alla ballad. Un mix particolare e raffinato che non lascia spazio a compromessi sulla qualità, rendendolo accessibile non solo agli amanti del jazz ma al grande pubblico.

Jack Savoretti presenta “Sleep no More”: un album introspettivo, consapevole e sensuale

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Jack Savoretti riporta in scena il suo inconfondibile cantautorato con un nuovo album di inediti intitolato “Sleep No More” (Bmg Rights Management/Warner). Nato sulla fortunata scia di “Written in Scars”, questo album rappresenta l’occasione per apprezzare ancora il graffio e la carica sensuale della bellissima voce di Savoretti senza tralasciare l’importanza di tematiche introspettive e profonde. Muovendosi in bilico tra passione e consapevolezza, Savoretti racconta dei più comuni conflitti generazionali spaziando tra generi, influenze e richiami d’oltroceano. Il fulcro è un piccolo bilancio esistenziale, il riferimento è il cantautorato italiano, quello da antologia: Battisti, De Andrè, Tenco; l’obiettivo è mettere un punto fermo ad una carriera pronta a spiccare definitivamente il volo.

Jack Savoretti ritornerà dal vivo in Italia a inizio 2017: venerdì 24 febbraio al Fabrique di Milano e domenica 26 febbraio al Teatro Carlo Felice di Genova.

Intervista

“Sleep no More” inizia da dove finisce “Written in Scars”. Con quale stato d’animo e con quali prospettive hai lavorato a questo disco?

Si tratta di una lettera di ringraziamento. L’album segue un tema preciso, parte da “When we were lovers”, un brano malinconico che ti fa pensare a chi eri tempo addietro. Quando ho scritto questa canzone avevo una certa tristezza addosso, guardavo il passato con rimpianto poi ho aperto gli occhi e mi sono reso conto che ciò che stavo vivendo in quel momento era tante volte meglio di quello che avevo fatto in precedenza. Il concept album di questo disco è racchiuso in una presa di coscienza. Il fulcro del lavoro è il raggiungimento di un incrocio esistenziale, il famoso bivio tra passione e responsabilità; un dilemma, un conflitto, una croce e delizia di tanti miei coetanei. Il mio obiettivo è perseguire la via di mezzo per raggiungere un equilibrio tra le due cose.

Raccontaci della nascita e della lavorazione di questo disco…

“When we were lovers” era l’ultima canzone che avevo scritto per l’album precedente ma non c’entrava niente con “Written in scars”. Per questo motivo l’ho tenuta da parte. All’inizio del 2016 il ciclo di promozione del precedente album era concluso, avevo sei mesi per scrivere questo disco, poi l’album ha ripreso inaspettatamente a vendere, portandomi per la prima volta nella top 10 britannica. Io e la mia band siamo tornati on the road ma a quel punto mi restavano solo tre mesi per finire l’album. Avrei potuto fare le cose con più calma, ma mi sono detto: finalmente c’è chi mi ascolta, facciamogli vedere quel che sappiamo fare. Siamo entrati in studio con un’energia completamente diversa ed il risultato si sente. Spesso in questo ambiente si spendono soldi per fare qualcosa che è stato già fatto, noi siamo riusciti a fare esattamente quello che volevamo.

Cosa è cambiato dal punto di vista musicale?

Questo è un disco più romantico e introspettivo del precedente, “‘Written in scars’ mi ha portato in serie A. Per rimanerci e per sognare qualcosa in più dovevo ingaggiare due o tre nuovi giocatori. Gente come Cam Blackwood e Mark Ralph mi ha portato ad un livello sonoro più sofisticato e ha dato spessore alle mie composizioni Gli altri produttori e in alcuni casi co-autori del disco sono Samuel Dixon (Adele), Matty Benbrook (Paolo Nutini), Steve Robson & Ross Hamilton (James Bay, John Newman, James Morrison)

Video: When we were Lovers

In questo lavoro abbini il gusto vintage ad un pop moderno…

Odio i generi e le etichette. “Any other way” richiama gli anni ’60, “Start living in the moment” gioca sulle chitarre messe al contrario, “Lullaby loving” mette in evidenza il mio legame con la musica mediterranea. Abbiamo usato strumenti molto più tradizionali. Mi sono ispirato ad artisti come Lucio Battisti e Paul Simon che nei loro dischi ti fanno scendere e salire attraverso una certa varietà di suoni, stili e generi.

Come lavori alla costruzione dei brani?

La prima cosa che faccio in studio è mettere giù il groove, in questo album combino la vecchia scuola con una serie di elementi contemporanei. La musica istintiva è quella che mi piace per davvero, adoro catturare il momento dell’ispirazione.

Che aspettative hai in questo momento?

Non mi aspetto nulla in realtà. In questo mestiere se hai troppe aspettative non vai lontano. In Italia non è mai stato facile per nessuno affermarsi. Mi sono intestardito a voler instaurare un legame con la musica italiana perché sono cresciuto ascoltandola. Nei miei primi 3 album ero convinto di essere nato in California, mi ero dimenticato delle mie radici italiane poi appena le ho riattivate, ho voluto fare un album italiano in lingua inglese. Sono molto legato al cantautorato di Battisti, De Andrè, Tenco, non ci sono cantautori inglesi che fanno così in ambito mainstream, la cosa mi diverte e mi rende più genuinamente autentico.

Quanto suonerai in Italia?

In questi ultimi anni io e il mio staff ci abbiamo messo passione e sudore. Abbiamo girato osterie e pizzerie fino ad arrivare al Blue Note. Con il lancio globale del disco non potrò dedicare all’Italia lo stesso tempo di prima, per questo spero mi diate delle buone ragioni per tornare più spesso nel vostro paese (ride ndr).

Come sarà il nuovo live?

Ho suonato a Leeds l’altra sera ed ero terrorizzato come non lo ero da un bel po’. In scaletta ci sarà l’intero album perché ne sono molto fiero. L’insieme del concerto sarà molto più simile ad uno show con l’obiettivo di distogliere il pubblico dalla propria realtà per un’ora e mezza circa. Finora il mio era un concerto rilassato, ora sarà più surreale con la musica al centro di tutto.

 Raffaella Sbrescia

 Ascolta qui l’album:

“Oronero”: Giorgia racconta il disco della consapevolezza. Intervista

Giorgia

Giorgia

Giorgia torna in scena con “Oronero” (Microphonica/Sony Music Italy), il suo decimo album di inediti. Forte di un consolidato ed inossidabile sodalizio artistico con il produttore Michele Canova, già insieme a lei nei precedenti due album, “Dietro le apparenze” (2011) e “Senza paura” (2013), la cantante rinverdisce la sua veste di autrice firmando ben 10 dei 15 brani che compongono la tracklist di un progetto intimo e ragionato. I punti chiave di “Oronero” sono una spiccata sensibilità ed una carismatica carica interpretativa. Doti che, da sempre, rappresentano gli assi nella manica di Giorgia che, in questa specifica occasione, decide di raccontarsi senza filtri attraverso una scrittura matura, consapevole e carica di contenuto.

Intervista

 “Oronero” è un album lungo, denso e vario. Ci racconti come nasce questo progetto?

Non mi sono posta regole o limitazioni, avevo intenzione di realizzare 11 al massimo 13 canzoni. L’idea di “Oronero” è nata due anni fa, mi sono concessa del tempo perché dovevo e volevo fare le cose con la giusta e dovuta calma. Nell’album ho voluto raccontare i giorni che stavo vivendo, mi sentivo alla ricerca di qualcosa. Ho anche chiesto canzoni ad artisti amici ma molti di loro erano impegnati su più fronti e a me non piace molto stare lì a chiedere le cose. Poi piano piano le canzoni sono arrivate, ho lavorato con orari precisi, quasi da operaia, mi sono imposta di scrivere tra un impegno di famiglia e l’altro. Questo modo di lavorare è stato assolutamente nuovo per me però devo dire che ha dato i suoi frutti.

Hai lavorato ancora con Michele Canova. Quali sono i punti fermi del vostro sodalizio artistico?

Io e Michele Canova abbiamo lavorato con un’ottima intesa. Ci siamo confrontati molto e su ogni cosa ci siamo trovati d’accordo; una perfetta comunione di intenti. Per questo album il mio obiettivo era quello di realizzare un disco più elettronico con delle ritmiche precise e uso di synth da coniugare al tocco umano di musicisti come Tim Pierce e Alex Alessandroni. Non abbiamo seguito le mode del momento, abbiamo voluto sperimentare, ci siamo concessi delle libertà spostandoci un po’ fuori dai soliti canoni.

Come pensi che queste scelte influenzeranno la costruzione del nuovo live?

La varietà mi servirà molto dal vivo quando dovrò assemblare la scaletta e dovrò mettere insieme i tasselli. Mi piacerebbe creare dinamiche diverse all’interno del concerto, di sicuro dovrò trovar un equilibrio tra vecchie e nuove canzoni. Vorrei accontentare tutti i miei fan, da quelli storici a quelli che mi hanno scoperto soltanto adesso.

Cosa significa per te la parola “cambiamento”?

Credo che per cambiare il mondo (sì credo ancora, forse più di prima) si debba partire dalla propria anima, è necessario lavorare sull’ autocoscienza. Il vero ostacolo a questo pare essere il poco tempo che ognuno ha per sé tra vita quotidiana e stimoli di tutt’altro tipo. A livello personale, il grande cambiamento che ho vissuto è stato liberarmi del bisogno d’approvazione altrui, mi sono proposta con grande naturalezza in questo disco mentre in passato ho avuto il pudore di dire le mie cose.

“Oronero” è il primo singolo estratto da questo album. Che significato dai a questa parola?

Il petrolio è il simbolo di questo tempo: una ricchezza naturale può diventare puro veleno. Portando questo discorso dal generale al particolare, ci si può riferire ad un discorso più propriamente individuale.

 “Posso farcela” e “Non fa niente” sono le uniche due canzoni in cui firmi tutto…

Quando scrivo canzoni mie, tendo sempre a pensare che non saranno mai dei singoli, le vivo come un modo per fissare un momento, non riesco mai a guardarne la parte commerciale o commerciabile.

Giorgia ph-eolo-perfido

Giorgia ph-eolo-perfido

Che rapporto hai con le tue colleghe cantanti?

Gli uomini si alleano, la donna tende a spaventarsi quando incontra altre donne forti perché già deve lottare per avere il suo spazio. Secoli di cultura ci hanno insegnato che più ci tengono separate meno potere ci danno. Io sono cresciuta in una famiglia che esalta le donne, mi confronto spesso con le mie colleghe, sono in contatto con loro e ne sono molto felice.

Come mai non ci sono duetti?

L’ho già fatto con Gianna Nannini, Elisa, Laura Pausini, Alicia Keys. Non è stata una scelta precisa, è semplicemente andata così. In ogni caso avendoci messo la faccia è stato meglio. Una collaborazione a cui tenevo molto è che è andata a buon fine è stata quella con Pacifico.

Come ti vedresti all’estero?

Avrei dovuto lavorarci vent’anni fa ma avevo delle paranoie. C’è stata una fase in cui non me la sentivo, un’altra in cui ero pronta ma un ex presidente BMG non credeva assolutamente nel mio ruolo all’estero. In questi giorni mi stanno arrivando complimenti e segnalazioni, Canova non fa altro che invitarmi a Los Angeles, dice che i suoi musicisti vorrebbero suonare con me. Ecco, più che vendere i miei dischi lì, mi piacerebbe avere degli scambi con quei musicisti e realizzare delle jam sessions indimenticabili.

“Vanità” è uno dei pezzi più interessanti del disco. Uno stream of consciousness con un arrangiamento molto particolare…

Inizialmente il brano si chiamava “Symphony” ed aveva un’altra identità. “Vanità” è stata la prima parola che ho individuato, ci sono tornata dopo un po’.

E “Regina di notte”?

Una canzone apparentemente da cubo dalla concettualità elegante.

Giorgia ph-eolo-perfido

Giorgia ph-eolo-perfido

Il ruolo di Emanuel Lo è stato molto importante nella scrittura di questo disco…

Sa comporre benissimo e a volte neanche lui si rende bene conto di quanto sia capace. Il nostro rapporto artistico-musicale è molto equilibrato, ognuno conserva il proprio spazio, ci confrontiamo spesso ma a me piace lavorare anche da sola, ho bisogno di fare le mie cose.

Riprenderai qualcosa che hai lasciato da parte in questo progetto?

Le canzoni devono essere sedimentate ma in genere non riprendo mai le cose dal cassetto, le canzoni hanno il loro tempo, i dischi vengono accolti bene solo quando le cose sono fatte nel loro tempo.

Cosa è per te ribellione?

Un tempo la trasgressione era andare contro le regole, adesso la vera ribellione è recuperare il bene e crederci fino in fondo.

Raffaella Sbrescia

Questa la tracklist di “Oronero”: “Oronero”, “Danza”, “Scelgo ancora te”, “Credo”, “Per non pensarti”, “Vanità”, “Posso farcela”, “Come acrobati”, “Mutevole”, “Tolto e dato”, “Amore quanto basta”, “Sempre si cambia”, “Grande maestro”, “Regina di notte”, “Non fa niente”.

Video: Oronero

Il 19 marzo 2017 partirà il nuovo attesissimo tour di GIORGIA, ORONERO TOUR, farà la sua prova generale il 19 marzo a Mantova, e toccherà 17 città su e giù per la penisola. I biglietti per tutte le date saranno disponibili dalle 10:00 di lunedì 31 ottobre su livenation.it e ticketone.it. Gli iscritti a My Live Nation potranno accedere a una prevendita dedicata, dalle 10:00 del 29 ottobre alle 9:00 del 31 ottobre.

Questo il calendario ufficiale del 2017:

19 marzo – MANTOVA – PalaBam

22 marzo – BOLOGNA – Unipol Arena

24 marzo – MILANO – Mediolanum Forum

28 marzo – GENOVA – 105 Stadium

30 marzo – NAPOLI – PalaPartenope

1° aprile – ROMA – PalaLottomatica

6 aprile – ACIREALE (CT) – Pal’Art Hotel Acireale

8 aprile – BARI – PalaFlorio

9 aprile – EBOLI (SA) – PalaSele

12 aprile – PERUGIA – PalaEvangelisti

13 aprile – FIRENZE – Mandela Forum

15 aprile – RIMINI – 105 Stadium

18 aprile – ANCONA – PalaPromoteo Estra

20 aprile – VERONA – AGMS Forum

22 aprile – PADOVA – Kioene Arena

23 aprile – CONEGLIANO (TV) – Zoppas Arena

26 aprile – TORINO – Pala Alpitour

Per info: LIVE NATION ITALIA www.livenation.it – info@livenation.it – 02 53006501

 

Emis Killa: “In Terza Stagione rimetto i piedi nel fango per mostrarvi chi sono veramente”. Intervista

Emis Killa - Terza Stagione

Emis Killa – Terza Stagione

Emis Killa torna in pista con “TERZA STAGIONE” (Carosello Records), il nuovo atteso album di inediti che riporta il rapper alle sue origini e che ci restituisce la sua essenza più autentica. L’album vede la partecipazione di diversi artisti della scena rap e non solo come Neffa, Maruego, Fabri Fibra, Jake La Furia, Coez e Giso e Jamil e tocca diversi temi: dall’abuso di alcool all’amore ossessivo, passando per la distanza sociale tra città e periferia. Puro rap senza censure per un giovane artista rimasto fedele a se stesso e ai propri valori.

Intervista

Ciao Emis, raccontaci subito come mai questo disco si chiama “Terza Stagione”

Il disco stava per chiamarsi Emis Killa 3, quasi come se si trattasse di una saga. Un altro ipotetico titolo era “Cult” ma, subito dopo l’uscita del singolo, l’idea sembrava ormai già desueta. Alla fine ho optato per “Terza Stagione”: tanti episodi rendono l’idea di una serie tutta da svelare.

E la scelta di questa copertina?

La scelta del rosa è stata casuale e non strategica. Come accennavo poco fa, all’inizio questo disco era stato concepito intorno al tema del cult, tante foto dentro il booklet testimoniano questo fatto. Nel momento in cui abbiamo cambiato il titolo, ho voluto optare per una cover molto d’impatto, un contrasto interessante che fa porre domande a chi lo osserva.

Finalmente ritroviamo sonorità più “cattive”…

A differenza de “L’erba cattiva” e “Mercurio”, in cui ho lavorato solo con Big Fish, questa volta ci sono stati diversi contributi di altri produttori. Questo ha fatto sì che il disco risultasse più vario e meno omogeneo, quasi come se si trattasse di una sorta di compilation con tante sonorità diverse. Le basi sono state scelte senza un criterio particolare, mi sono affidato molto all’ istinto. Sangirolami è stato molto bravo ad aggiustare le cose in corsa insieme a Big Fish, sono comunque soddisfatto del risultato. Non ho cercato di impacchettare un suono, ho cercato di fare tutto quello che mi piace, ci sono tracce che virano verso la trap, altre che riprendono il mondo di “Mercurio” ma in ogni caso mi astengo dallo sperimentare cose che non mi competono. Nel disco precedente avevo concentrato l’attenzione sui testi e le metriche stavolta mi sono dedicato molto di più ai suoni, soprattutto pensando ai live.

Come è nato il brano “3 messaggi in segreteria”?

Quando scrivo mi lascio trasportare, quando ascolto la base mi vengono in mente delle cose. “ 3 Messaggi in segreteria” all’inizio era solo un brano d’amore non era un brano di denuncia al femminicidio. Quando ho scritto la seconda frase mi sono reso conto della forza delle parole e con la terza strofa ha preso la direzione precisa. Il succo della questione è che per denunciare un fatto non devo mettermi a dire “il femminicidio è sbagliato”, l’affermazione risulterebbe banale e scontata; a volte fa più effetto scrivere una canzone con uno storytelling intenso e toccante, come ad esempio fece Eminem con “Stan”. Mi ritengo uno specchio della società in cui vivo per cui è giusto che io scriva ciò che vedo; sarebbe ipocrita fare solo fare canzoni autobiografiche, è il caso che io prenda ispirazione anche da storie che non sono le mie. Dare lo strattone è più utile che usare le buone maniere, questa modalità è utile soprattutto per le giovani generazioni, trovo giusto che qualcuno li metta al corrente delle cose, anche sbattendogliele in faccia.

Emis Killa ph Mattia Zoppellaro

Emis Killa ph Mattia Zoppellaro

La tua vita è cambiata, ma sei comunque quello che eri prima. Quali aspetti di questo tuo nuovo mondo non ti soddisfano?

Mi sento la stessa persona anche se la mia vita è cambiata soprattutto dal punto di vista materiale. Ovviamente sono contento di questo, non mi piacciono quelli che si lamentano, l’agiatezza mi fa sentire realizzato, fa parte di un sogno che avevo da ragazzino e che è andato ben oltre le mie aspettative. Inevitabilmente ci sono cose che non metti in conto a partire dalle responsabilità: ogni cosa che dici o che fai viene amplificata, questo ti obbliga ad essere buono e genuino anche quando avresti il diritto di non esserlo; è difficile mantenere l’autocontrollo ed essere pronto a passare dalla parte del torto anche quando hai ragione. Un’altra cosa che non mi piace sono le scadenze, imporsi di fare delle cose è l’esatto opposto dell’arte, spesso i numeri arrivano insieme alla costanza, forse per questo i geni del marketing prevalgono. In ogni caso non mi sento cambiato io come persona, vado in piazza, vado al bar, mi piace avere la vita di prima, non sono un sofisticato, non sono diventato la versione pulita di Emiliano, tanti lo fanno, questo non è il mio caso.

Nel brano “Vestiti sporchi” canti di una società in cui si sono persi i valori

Questa canzone è figlia di una necessità. Sono diventato molto più intollerante alle cose mentre prima mi scivolavano addosso. Sono spesso a contatto coi giovani per diversi motivi e mi sono ritrovato a chiedermi perché non hanno più rispetto delle cose e non hanno valori. Quando ero ragazzino non mi permettevo di rispondere male ad un adulto, mi sentivo un pirla solo con una risposta, il web ha avvicinato tutti, le generazioni sono diverse ma si rendono delle differenze. Avere la lingua lunga prima aveva delle conseguenze, oggi invece sono sempre di più quelli che si parano il culo avvalendosi del concetto di libertà di pensiero. In verità sei libero di far vedere quanto sei stupido a tutti. A prescindere da questi ragionamenti, i ragazzi sono demotivati, non hanno più la voglia di andarsi a cercare le cose e di andarsele a prendere con le loro mani. Mi chiedo spesso a cosa porterà tutto questo… Credo che questo sia il periodo storico peggiore per l’intelligenza umana, abbiamo evoluto tutto ma non stiamo inventando niente.

Cosa pensi che il pubblico sottovaluti del rap?

Più che sottovalutare il rap, il pubblico sottovaluta se stesso. Al pubblico piace il rap ma ha paura di dirlo. In questo il pubblico dei giovani è più sincero, non ha barriere e non gli importa di cosa gli dicono gli altri, va contro tutto e tutti. Il rap per ora è in una bolla e fa fatica ad uscirne, se vai ad un concerto rap ci sono tanti giovani mentre i genitori si vergognano. Il rap è un genere musicale che per certi versi è superiore dal punto di vista comunicativo, ha preso un po’ il posto di quello che facevano i cantautori. Oggi ci sono molti più interpreti, il cui successo dipende dalla macchina che li guida. Nel rap, invece, sei un autodidatta, le persone che ti ascoltano, possono arrivare a conoscerti sul serio.

Video: Parigi ft. Neffa

Cosa pensi della “trap”?

Ho fatto anche io un paio di cose trap nel mio disco, ho voluto dimostrare che sono al passo coi tempi e che riesco a fare le cose per bene, possibilmente anche meglio. Ai giovani piace tantissimo, sono tutti sotto con la trap.

Nel disco ci sono tante collaborazioni, c’è qualcuno con cui non sei riuscito a collaborare?

Ho provato a collaborare con delle cantanti donna ma non c’è stato mai modo di farlo. Per questa ragione un brano molto bello è rimasto fuori dal disco. Ho provato a contattare diverse colleghe ma una mi ha detto di no, un’altra non poteva perché stava uscendo con un disco, un’altra ancora non era in linea con il rap; insomma se la sono menata un po’ tutte e la cosa mi ha fatto riflettere. In alcuni casi ci avrebbero potuto guadagnare, anzi sarebbe stato un favore reciproco. Questa cosa mi ha fatto un po’ arrabbiare.

Cosa pensi delle critiche per il brano “Su di lei”?

So che si tratta di un pezzo molto forte ma chi mi ascolta e mi conosce sa che si tratta di un brano scritto in chiave ironica. Il pezzo in questione era già stato fatto su un’altra base ed un altro tape, si chiamava “Sexy Line” e aveva già sconvolto tante mamme dei miei fan. Sinceramente non mi piace mostrarmi come teen idol, non voglio che la gente mi confonda con Benji & Fede o con Violetta; io sono un’altra cosa, faccio il rap. Ho voluto dare una strigliata ai genitori, spingerli ad informarsi sulla mia musica. Questo strattone comunque è il frutto di una scelta precisa, a 17 anni dicevo le peggio cose con le gare di free style, forse la tv mi ha ripulito un po’ troppo, ho voluto rimettere i piedi nel fango per essere più onesto e far vedere chi sono veramente senza prendere in giro la gente.

 Raffaella Sbrescia

Questa la tracklist del disco “Terza Stagione”: “Dal basso”, “Non era vero”, “Prima che sia lunedì”, “Italian Dream”, “Quello di prima”, “Parigi feat. Neffa”, “Uno come me”, “Non è facile feat. Jake La Furia”, “Jack”, “All’alba delle 6:00 feat. Coez”, “Sopravvissuto feat. Fabri Fibra”, “Su di lei”, “CULT”, “3 Messaggi in segreteria”, “Buonanotte feat. Maruego”, “Vecchia maniera feat. Giso e Jamil”, “Vestiti sporchi”.

In questi giorni, Emis Killa sta girando l’Italia per incontrare i suoi fan e presentare il disco “Terza Stagione”, queste le prossime date dell’instore tour:

27 ottobre BOLOGNA (ore 15.00) @ La Feltrinelli (Piazza di Porta Ravegnana, 1)

28 ottobre SAVIGNANO SUL RUBICONE – Forlì Cesena (ore 17.00) @ Mediaworld c/o Romagna Shopping Valley (Piazza Colombo, 3)

29 ottobre LIVORNO (ore 15.00) @ Euronics c/o Parco Commerciale Levante (Via Gelati, 10)

30 ottobre CAGLIARI (ore 14.00) @ La Feltrinelli Point (Via Paoli, 19)

31 ottobre SONA – Verona (ore 14.00) @ Comet c/o La Grande Mela Shoppingland (Via Trentino, 1)

31 ottobre BASSANO DEL GRAPPA – Vicenza (ore 18.00) @ Mediaworld c/o Il Grifone Shopping Center (Via Capitelvecchio, 88)

Ascolta qui l’album:

A marzo, Emis Killa tornerà live per presentare i brani del nuovo disco con due date di anteprima speciali: il 20 marzo all’Alcatraz di Milano e il 27 marzo all’Atlantico di Roma. I biglietti sono disponibili su TicketOne e in tutti i circuiti di vendita autorizzati. Radio Italia è partner ufficiale del “Terza Stagione Tour”.

I concerti sono una produzione Massimo Levantini per Live Nation Italia (per info e prevendite: www.livenation.it - info@livenation.it, 02/53006501).

Boosta: “La Stanza Intelligente” è il disco che avevo voglia di fare. Intervista

Boosta ph Francesco Prandoni

Boosta ph Francesco Prandoni

Abbiamo imparato a conoscere Davide Dileo aka Boosta nei panni di musicista, compositore, tastierista e fondatore dei Subsonica, ma anche scrittore, DJ e produttore discografico. Lo ritroviamo oggi nei panni di cantautore per “La Stanza Intelligente”, il disco di inediti, in uscita per Sony Music, il 28 ottobre. Questo progetto, pensato per un ascolto reiterato nel tempo, rappresenta una passeggiata fuori dall’astronave madre in cui Boosta si mette a nudo rivelando la sua attitudine alla riflessione, la voglia di mettersi continuamente in gioco, lo sconfinato amore per la musica, la piacevolezza di osare raccontando quelle che sono le fragilità, le scompostezze e i disordini interiori di ciascuno di noi. Ad accompagnarlo in questo viaggio emotivo, un nutrito gruppo di amici: Malika Ayane, Nek, Luca Carboni, Raf, Giuliano Palma, Cosmo, Briga, Marco Mengoni, Enrico Ruggeri e Diodato. “La Stanza intelligente” è, in definitiva, il frutto di una sensibilità non convenzionale.

Intervista

Davide, partiamo da una constatazione: “Non c’è un colore con cui non ti sia sporcato le mani”…

Io faccio quello che posso, sono eccezionalmente imperfetto e mi godo quello che ho, racconto e vivo quello che sono e penso che i “se” servano veramente a poco. La parte più difficile, a 40 anni, è accettarsi per quello che si vale.

Hai più volte definito “La Stanza Intelligente” come un disco onesto, cosa intendi dire?

 Penso che tutte le persone abbiano delle zone d’ombra e delle zone che sono più facili da esporre al sole, io ho cercato di raccontare il più possibile l’umanità. Non ci sono sentimenti speciali o situazioni particolari nel racconto se non che ogni racconto è particolare. La vita di ognuno si basa su una sorta di calendario emotivo e questo disco è venuto fuori con grandissima sincerità sotto questo punto di vista. Ho avuto la fortuna ed il privilegio di fare il disco che avevo voglia di fare. Questa cosa mi ha quasi eccitato, non è così scontato trovarsi ancora entusiasti dopo 20 anni di carriera musicale.

Come hai scelto questo titolo così suggestivo?

Il titolo del disco è mutuato è un libro di Weinberger David, pubblicato da Codice. Il concetto alla base della mia scelta è quello di potersi chiudere in un posto al riparo da un mondo arrogante ed invasivo; un modo per ritagliarsi uno spazio, una stanza, per l’appunto, in cui mettere se stessi.

Sei passato dalla tastiera alla voce. Come è cambiato Davide e come è cambiato Boosta?

Sono sempre stato un curioso e ho avuto il privilegio di vivere con la mia passione che mi ha consentito di togliermi diverse soddisfazioni. A 40 anni era doveroso fare un test per verificare a che punto fossi arrivato. Cantare per me non è facile e ho approfittato di questa pausa fisiologica dei Subsonica per ritagliarmi lo spazio ed il tempo di fare una cosa esattamente come volevo io. All’interno di un gruppo con cinque personalità molto forti non è possibile sviluppare molto della propria individualità, ovviamente alcune cose vengono privilegiate rispetto ad altre ed è giusto così.

Come descriveresti questo artwork così particolare?

Ho cercato di fare un disco come si faceva una volta cercando inserirvi qualcosa da ascoltare ma anche da guardare. Insieme ad una mia amica architetto, che ora si occupa di serigrafia, ho costruito questa tavola anatomica che racconta la trasformazione dell’uomo durante un particolare momento di fatica e pesantezza. Il risultato è un lavoro da ascoltare in poltrona, mi piacerebbe trovare così tutti i dischi del mondo, vorrei sempre leggerne la storia, sapere come, dove e da chi è stato registrato etc.

Come hai lavorato alla scrittura dei brani?

“La stanza intelligente” è il primo pezzo che ho scritto, il brano ha rappresentato uno spartiacque quando ho deciso di mettere da parte l’elettronica, una vera e propria stella polare che ha guidato la scrittura del disco. Tutti i brani sono nati durante il periodo di scrittura tranne “La conversazione di noi due” che non ha mai trovato spazio da nessuna parte. Ho voluto lavorarci con Ruggeri, discreto portatore sano di aneddoti e amico fraterno.L’unica cosa che non volevo fare in questo album era usare l’elettronica; sequencer e sintetizzatori ci sono in due o tre punti al massimo. Ho voluto suonare approfittando del fatto che, pur facendolo male, suono un po’ tutti gli strumenti. Il mio è stato un gioco, mi sono messo nel mio piccolo studio e ho fatto l’artigiano; non ho fatto calcoli particolari, ho una visione lucida di quello che sono e non mi ha sorpreso il risultato che ho raggiunto.

Boosta durante la presentazione de "La stanza intelligente"

Boosta durante la presentazione de “La stanza intelligente”

Come ti sei trovato a lavorare con tanti colleghi?

Così come quando dai una festa e decidi di invitare chi vuoi, così ho voluto fare in questo disco. Sono stato fortunato perché ho avuto l’opportunità di chiamare tanti amici e tutti sono stati assolutamente disponibili a cantare le mie canzoni. Ho fatto anche un po’ da produttore, ho cercato voci che mi piacessero, voci magari lontane dal mio mondo. Per me è stato un bellissimo gioco e valeva la pena farlo con le persone con cui mi diverto.

Un aspetto particolare di questo album è il cantato: ogni ospite si è prestato ad un modo di cantare preciso e anticonvenzionale…

Certo, avendole scritte io, le canzoni hanno inevitabilmente preso un taglio diverso da quello che ci si potrebbe aspettare dai cantanti. Il lavoro di produzione dell’opera consiste proprio in questo; lo stesso avviene quando sei uno scrittore o un pittore, dipende dall’armonia che hai in testa, dal quadro che dipingi, dal testo che racconti…

Video: “1993″ Acoustic version

“Noi” è il pezzo più semplice del disco?

Sì, l’ho scritto su un giro di do. Non ho mai scritto una canzone così semplice e la voce di Malika rappresenta il vero surplus ultra.

La veste sonora in acustico dei nuovi brani con i Gnu Quartet ha portato un valore aggiunto alle canzoni, pensi di portarla in giro, magari nel nuovo tour?

Vediamo come mi sento. Proprio perché non è un disco facile da portare live ci ho pensato in tutti i modi: farlo solo piano e voce, o con una band, nei teatri, nei locali, con un quartetto d’archi, con un’orchestra, coi fiati… Non so bene come strutturerò il da farsi. Sicuramente manterrò la struttura narrativa dell’album: sarà qualcosa simile ad un recital, o a uno storytelling. Comunque qualcosa di unico.

Hai definito il brano con Cosmo un viaggio intergenerazionale. Come è venuto fuori questo abbinamento con lui?

Cosmo mi piace da matti, trovo davvero che sia il cantautore 2.0 italiano. A differenza di altri che hanno preso il linguaggio del cantautore italiano e l’hanno fatto loro, lui ha fatto un passo in più, magari peggiore ma comunque un passo diverso. “Mezzo uomo” è nato proprio dalla prima frase del pezzo: “Un cane vecchio fa vecchi guai”, da lì in poi è venuto il resto.

E Mengoni?

Conosco Marco da tanti anni, gli voglio bene e mi considero un suo fratello maggiore. Sono veramente felice che abbia cantato in questo disco, sono felice di aver scritto un bel pezzo e di averglielo fatto cantare perché quella roba lì la può cantare bene solo uno come lui.

Un risultato particolare è quello del brano insieme a Briga…

Questa è la cosa bella, il nostro è un meraviglioso gioco, è bellissimo decontestualizzare, cambiare le carte in tavola, sorprendere. Quel pezzo lì aveva un bella potenza nel ritornello, lui ha una voce pazzesca, è stato bello vederlo cimentarsi con un tale entusiasmo!

Boosta ph Francesco Prandoni

Boosta ph Francesco Prandoni

Cos’altro bolle nel tuo personalissimo pentolone?

Questo avrebbe dovuto essere un disco doppio ma tante persone mi hanno sconsigliato. Ho dovuto togliere una decina di pezzi dalla tracklist. Per ora l’idea è quella di lavorare alla colonna sonora di “1993”. Presto uscirà un nuovo libro e nel frattempo vorrei finalmente conseguire il brevetto di pilota di linea. Cerco di godermi quello che ho, non so quanto durerà, mi auguro  di avere a lungo qualcosa da raccontare ma se le circostanze della vita dovessero costringermi a continuare… beh, vi chiedo scusa in anticipo (ride ndr).

Il Boostalk è un modo per aprirti senza filtri con le persone che ti seguono?

Noi artisti non vogliamo che ci vengano rotte le scatole nella vita in generale ma ci piace che la gente sappia un po’ di noi. Funziona un po’ come quando esci, vai in un posto e hai voglia di chiacchierare, anche io ho voglia di chiacchierare, mi diverto e quando ne ho voglia lo faccio molto volentieri.

Cos’è per te il volo?

Il volo è la mia disciplina, le mie arti marziali senza la parte della mazzate. Il volo mi rimette a posto, è il mio manutentore.

 Raffaella Sbrescia

La Stanza Intelligente – tracklist:

1. 1993

2. Mezzo uomo (feat. Cosmo)

3. Sulla strada (feat. Nek)

4. La stanza intelligente

5. Santa Kaos (feat. Giuliano Palma)

6. Come la neve (feat. Luca Carboni)

7. Ad altezza uomo (feat. Briga)

8. Noi (feat. Malika Ayane)

9. Il mio compleanno (feat. Raf)

10. La conversazione di noi due (feat. Enrico Ruggeri)

11. All’altare (feat. Marco Mengoni)

12. Quello che vuoi (feat. Diodato)

13. Tutto bene

“Lotto Infinito”: Enzo Avitabile presenta uno dei suoi album più ispirati. Intervista

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Enzo Avitabile festeggia i 35 anni di attività artistica con un nuovo album di inediti intitolato “Lotto Infinito” (Sony Music Italy). Il disco, tra i più ispirati dell’artista, si compone di 14 brani con la partecipazione di alcune tra le voci più rappresentative del panorama italiano e internazionale: GIORGIA, FRANCESCO DE GREGORI, MANNARINO, RENATO ZERO, CAPAREZZA, ANGELA E MARIANNA FONTANA, DABY TOURÈ, PIPPO DELBONO, PAOLO FRESU, GIOVANNA MARINI, HINDI ZAHRA e LELLO ARENA. Giunto a 4 anni di distanza da “Black Tarantella”, “Lotto infinito” raccoglie sonorità provenienti da tutto il mondo spaziando tra World music, canzone napoletana, jazz fusion e soul e dando spazio a tematiche calde come disoccupazione, immigrazione, solidarietà e speranza. Muovendosi tra polarità contrapposte, Enzo Avitabile dà voce alle terre dimenticate, parte dalla periferia nord di Napoli per parlare delle periferie del mondo. Il grande merito di questo artista è aver dato voce agli ultimi, a quelli che nonostante l’oppressione di una continua lotta per la vita non rinunciano alla speranza di un domani che possa essere migliore.

Intervista

“Lotto Infinito” è uno dei dischi più ispirati della sua carriera?

Lo spero. Queste canzoni nascono dalla realtà che viviamo ogni giorno.

Il titolo è ispirato ad uno striscione esposto su uno dei balconi di “Lotto Zero” a Ponticelli in provincia di Napoli. Da un piccolo frammento circoscritto ad una realtà precisa, si finisce a parlare di una realtà molto più ampia…

Ogni volta che passo davanti a questo striscione mi fa un effetto davvero fortissimo. Si tratta di un frammento di realtà che abbraccia tante altre realtà simili, una goccia in un oceano. Ho voluto raccontare la periferia della mia città, quella che non si vede, quella di cui non si parla, per raccontare le periferie di tutto il mondo e le relative speranze di persone che lottano per arrivare alla fine del mese con orgoglio e dignità.

Toccante il brano in cui cita tutte le località martoriate della Campania riportando all’attenzione tematiche e luoghi ripiombati nell’oblio mediatico.

Certo, non ho voluto lasciare da parte nessuna di queste terre. Non ho dimenticato niente e nessuno

In questo album ci sono collaborazioni con alcune delle più grandi voci della musica italiana. Partiamo da quella con Renato Zero per “Bianca” in omaggio a Bianca d’Aponte, brano in cui il cantautore canta con lei in napoletano…

Renato mi ha fatto un regalo nel cantare questo pezzo in napoletano ma in realtà questo è un dono che ha fatto alla mia città. Il concetto era inglobare Napoli e l’identità italiana perseguendo una prospettiva di fratellanza.

Enzo Avitabile Ph Matteo-Basile

Enzo Avitabile Ph Matteo-Basile

Molto intenso il duetto con Giorgia in “De Profundis”

 In effetti stiamo riscontrando un grande consenso da parte di chi l’ascoltato, ci abbiamo messo tutta l’emozione possibile.

Originale la collaborazione con Caparezza in “Amm’ ‘a amm’ ‘a””

 Insieme a Caparezza ho cantato la voglia di cambiamento, l’esigenza di andare avanti.

 Il brano di chiusura è l’emozionante “Addo’ so nato io” recitato da un intenso Lello Arena…

Questa è una poesia di speranza; la speranza di vincere e sopportare il disastro economico che il paese sta affrontando, il degrado che siamo costretti a vivere, le condizioni di arretratezza socio-culturale e di degrado spirituale. Proprio gli ultimi, proprio quelli che non vengono considerati, sono quelli che sperano con tutte le proprie forze, che sognano e che combattono per il cambiamento e la riscossa.

E con Francesco De Gregori in “Attraverso l’acqua”?

Insieme cantiamo di questi uomini raccolti dall’acqua mentre cercano una terra promessa esattamente come fa ciascuno di noi, migranti sulla terra. Sembra facile osservare da lontano quelli che provano ad arrivare e a spostarsi attraverso il mare, dovremmo indagare i fondamenti della nostra coscienza, solo così possiamo capire cosa possiamo fare, innanzitutto per gli altri ma anche per noi stessi.

Il mantra di “Jastemma d’amore” a questo proposito si presta assolutamente bene a questo intento…

Certamente: “ ‘mparat a te vulè bene overamente si over vuò  bbene all’ate”.

Raffaella Sbrescia

Tracklist:

Il lato A della versione in vinile contiene i brani “NAPOLI NORD”, “DE PROFUNDIS” con Giorgia, “QUANDO LA FELICITÀ NON LA VEDI, CERCALA DENTRO”, “ATTRAVERSO L’ACQUA” con Francesco De Gregori, “SAN GHETTO MARTIRE” con Mannarino, “BIANCA” con Renato Zero e “AMM’’A AMM’’A” con Caparezza; nel lato B sono presenti “ABBI PIETÀ DI NOI” con Angela e Marianna Fontana,“COMM’ ’A ‘NA” con Daby Touré, “JASTEMMA D’AMMORE” con Pippo Delbono, “NISCIUNO SAPE” con Elena Ledda e Paolo Fresu, “LOTTO INFINITO” con Giovanna Marini, “VERITÀ SARÀ” con Hindi Zahra e “ADDÒ SO’ NATO IO” con voce recitante di Lello Arena.

Ascolta qui l’album:

“Uppercut”: la rivincita dei Gemelli DiVersi. Intervista

Gemelli Diversi

Gemelli Diversi

I Gemelli DiVersi tornano sulle scene a tre anni e mezzo dall’ultima release ufficiale (”Tutto da capo – Bmg Ricordi 2012), con un nuovo album intitolato “Uppercut” (Believe Digital). Più di 18 anni di carriera, quasi 1 milione di copie vendute e svariati riconoscimenti hanno spinto Thema e Strano a tornare in studio per un nuovo lavoro incentrato su tematiche di ispirazione autobiografica. Un album intriso di messaggi di speranza, che invita a non arrendersi e che, grazie al contributo di Luca Mattioni alla produzione artistica, si presenta con una formula sonora a metà strada tra le sonorità storiche della band ed un pop di chiara ispirazione americana. Un sound trasversale quello dei Gemelli DiVersi, così come del resto il pubblico che ha partecipato ai live italiani ed europei degli ultimi 3 anni, concerti nei quali i Gemelli si sono avvicinati ulteriormente anche alle nuove generazioni. Ancora oggi infatti ai concerti dei Gemelli Diversi assiste un pubblico di fans storici che li accompagna sin dal 98, uniti a nuovi ascoltatori che hanno imparato a conoscere la band.

Intervista a Strano

“Uppercut” è il titolo del vostro nuovo album. Una metafora della vita ma anche del vostro percorso?

Certo, questo titolo rispecchia quello che ci successo negli ultimi tre anni. La vita ha deciso di darci un bel pugno, un bel montante dal basso verso l’alto per cercare di buttarci per terra e metterci ko. Da uomini navigati e musicisti appassionati non ci siamo arresi, ci siamo rialzati, abbiamo barcollato un po’ ma poi siamo tornati a combattere. Nella vita bisogna continuare ad andare avanti, essere sempre motivati; la nostra più motivazione è continuare a fare la nostra musica e vedere la gente che canta da sotto il palco.

E in senso più ampio?

Chiaramente questa metafora vale per tutti quelli che ascolteranno il disco, la vita ti può veramente buttare per terra. Viviamo tempi difficili, in cui tutto è difficile ma bisogna sempre combattere e usare tutte le forze necessarie per riuscire a superare le disavventure che la vita ci pone davanti.

Video: La fiamma

Questo è anche il concetto alla base del singolo “La fiamma”?

Quella piccola fiammella che brucia sotto la cenere devi cercare di tenerla viva giorno per giorno.

Quali sono le tematiche che attraversano questo lavoro?

Il nostro disco racchiude un messaggio di speranza, si tratta di un disco positivo, magari nascosto sotto canzoni un po’ malinconiche, ma attraversato da un fondo di positività.

“La cosa che mi fa più ridere è che non ridiamo più” è la frase più impattante de “La fiamma”?

Sì, le cose sembrano finite ma non sono finite. Se ti sembra finita magari non lo è, così come è successo a noi: sembrava finita per i Gemelli Diversi ma in realtà la dipartita di qualcuno non segna la fine, bensì un nuovo inizio.

Dal punto di vista artistico, qual è la stata la molla che vi ha fatto tornare in studio?

Sono stati i concerti a farci capire che dovevamo tornare in studio per un nuovo disco. Subito dopo il momento di sbandamento abbiamo subito ricevuto un’offerta di lavoro per un Live Tour che io e Thema abbiamo accettato subito. Il gruppo in realtà non si è mai sciolto, abbiamo perso degli elementi che hanno voluto intraprendere un percorso diverso ma abbiamo continuato a fare musica. Noi continuavamo ad essere la band del ’98, ci hanno quindi proposto dei live, abbiamo accettato e abbiamo cominciato a girare. In questi tre anni abbiamo visto che c’era tanta gente che cantava le nostre canzoni e che aveva voglia di ascoltarci, per rispetto loro dovevamo continuare a fare la musica dei Gemelli Diversi che in 18 anni hanno segnato la vita di tante persone.

Gemelli Diversi

Gemelli Diversi

A proposito di carte da giocare, molto particolare la ballata “Via Melzi d’Eril”, un piccolo gioiellino

Una persona molto vicina a me l’ha definita “Una carezza alla città di Milano”. Per me che sono nato e cresciuto a Milano, è stato bello innamorarmi di questa via vicina al Castello, all’Arco, contornata dagli alberi che in autunno perdono le foglie. Girando in moto mi sono immaginato in questa via, il cui nome si adatta bene al titolo di una canzone, e ci ho visto l’incontro con la persona giusta.  Sono tornato a casa in questo stato un po’ malinconico ed introspettivo, mi sono messo al pianoforte e ho composto la musica, poi abbiamo scritto il testo e l’arrangiamento di quella che è la ballad per eccellenza del disco.

Doveroso un cenno ai suoni di questo disco di evidente ispirazione esterofila

Ci siamo affidati alla produzione musicale di Luca Mattioni, un bravissimo producer che ha lavorato tanti anni in Inghilterra. Questo sound british in alcuni brani si riconosce, ci sono anche dei chiari rimandi agli anni ’80 e, dato che siamo figli degli anni ’80, abbiamo impostato la produzione anche su quelle sonorità. In realtà da anni spaziamo, ci piace sperimentare e questo album ci è servito anche per farlo ancora di più, dato che si tratta di un album di ripartenza.

Raffaella Sbrescia

Le prime date dell’instore Tour

26/10 Discoteca Spaziale di Roma

27/10 Mondadori – Via Marghera, Milano

Ascolta qui l’album:

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