Oggi, venerdì 2 dicembre, esce “BACKPACK” (Sony Music Italy), un box i con tutti i 32 album ufficiali, di studio e dal vivo, di FRANCESCO DE GREGORI, rimasterizzati e riprodotti con le loro copertine originali. “Backpack” contiene anche un libro di 268 pagine che racconta la storia degli album con schede scritte da Enrico Deregibus e corredate da foto storiche ed inedite.
Questi tutti i dischi presenti in “Backpack”: “Theorius Campus” (1972), “Alice non lo sa” (1973), “Francesco De Gregori” (1974), “Rimmel” (1975), “Bufalo Bill” (1976), “De Gregori”(1978), “Banana Republic” (1979), “Viva l’Italia” (1979), “Titanic” (1982), “La donna cannone” (1983), “Scacchi e tarocchi” (1985), “Terra di nessuno” (1987), “Mira Mare” (1989),“Catcher in the sky” (1990), “Musica leggera” (1990), “Niente da capire” (1990), “Canzoni d’amore” (1992), “Il bandito e il campione” (1993), “Bootleg” (1994), “Prendere e lasciare” (1996), “La valigia dell’attore” (1997), “Amore nel pomeriggio” (2001), “Fuoco amico” (2002), “Il fischio del vapore” (2002), “Pezzi” (2005), “Calypsos” (2006), “Left & Right” (2007), “Per brevità chiamato artista” (2008), “Pubs and clubs live @ The Place” (2012), “Sulla strada” (2012), “Vivavoce” (2014), “De Gregori canta Bob Dylan – Amore e Furto” (2015).
FRANCESCO DE GREGORI ha da poco concluso il suo “AMORE E FURTO tour 2016”, durante il quale ha presentato live nelle principali città italiane l’ultimo disco “De Gregori canta Bob Dylan – Amore e Furto”.
Inoltre, De Gregori ha recentemente pubblicato “Passo d’uomo” (Laterza), conversazione con Antonio Gnoli, dove per la prima volta l’artista si racconta attraverso una serie di conversazioni tra pensieri, ricordi ed emozioni.
Perdita, amore, speranza, silenzio. Ecco i capisaldi di “Irrelevant Pieces” la prima tetralogia firmata da My Gravity Girls, il progetto discografico nato a giugno 2013 che riunisce le menti e gli strumenti di Claudio, Mattia, Pietro, Simone C, Simone G. Dopo aver ascoltato i primi due capitoli di quest’opera, è già possibile sbilanciarsi tracciando i tratti fondamentali che contraddistinguono questa nuova realtà musicale made in Italy (più precisamente Parma). L’estrema rarefazione che fa da caposaldo nel primo volume è la tangibile testimonianza di un radicato senso di alienazione e smarrimento che confluisce all’interno di una miscela sonora ectoplasmica dal fascino ipnotico. Quattro tracce intime prendono vita dai meandri più oscuri del subconscio poi i sussurri si materializzano in parole di canzoni folktroniche. Che sia una calda lacrima o un inaspettato sorriso, My Gravity Girls riescono a generare reazioni emotive. Tra tutte le tracce ascoltate segnaliamo la bellezza onirica di “Whispers” e l’ imponenza epica di “Desert Storm” che, nel chiudere il secondo di quelli che saranno quattro volumi in tutto, ci infonde la consapevolezza che si tratterà di qualcosa che ci resterà stampato nel cuore.
Raffaella Sbrescia
Credits:
All songs performed by My Gravity Girls
Produced by My Gravity Girls and Marco Canepa
Recorded at Drumcode studio and Home
Mixed by Marco Canepa
Mastered by Stefan Noltemeyer
Ed ecco che nel bel mezzo dell’autunno 2016 arriva un disco veramente fatto bene. Si parla di “Una piccola tregua” il nuovo lavoro discografico del cantautore Paolo Cattaneo. Dodici canzoni ed un’infinita scandiscono i tratti dell’ossatura di un album pensato, scritto e realizzato per ritagliarsi un posto nell’angolo più buio del nostro spirito. Guardarsi dentro è faticoso, è doloroso, è scomodo, è sconcertante. Cattaneo ci aiuta a farlo facendolo per primo. Attraverso un lavoro di scrittura condiviso all’occorrenza con nomi del calibro di Lele Battista, Ettore Giuradei, Giovanni Peli o Stefano Diana, Paolo Cattaneo sceglie di trattare tematiche fortemente evocative. A completare l’opera la produzione artistica di Matteo Cantaluppi che, grazie ad un elaborato uso dell’elettronica, regala ad ogni singola traccia del disco una veste onirica e raffinata. Il primo brano, nonché singolo estratto, è Trasparente. Ispirato da una poesia di Luciana Landolfi dedicata al poeta Giovanni Raboni, Cattaneo riflette sull’impossibilità di camminare per il mondo senza le tracce di chi abbiamo amato addosso e sulla potenza dell’amore. Un altro tema portante in questo disco è la concezione del tempo, inteso in tutte le sue possibili declinazioni, così come si evince ascoltando Due età un tempo, Il miracolo, Bandiera o Questa vita al volante. Colpisce, inoltre, la massiccia presenza di spiritualità tra autoanalisi e osservazione critica di gesti anche minimi. Bisognoso e meritevole di più ascolti, “Una piccola tregua” rappresenta davvero un imperdibile appuntamento con noi stessi.
Raffaella Sbrescia
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Crediti
Canzoni di Paolo Cattaneo
Testi di Giovanni Peli, Stefano Diana, Lele Battista, Ettore Giuradei e Paolo Cattaneo
Prodotto da Paolo Cattaneo
Produzione artistica: Matteo Cantaluppi e Paolo Cattaneo
Mixato da Matteo Cantaluppi @ Ritmo&Blu di Pozzolengo (Bs)
Masterizzato da Giovanni Versari @ LaMaestà di Tredozio (FC)
Art Work: Federico Castelli
Fotografie: Ilaria Magliocchetti Lombi
Ufficio Stampa: Morning Bell
Edizioni: Eclectic Music Group / Music Union
Lo abbiamo atteso a lungo ma ne è valsa la pena. Alessandro Mannarino è tornato con “Apriti cielo”, il brano che anticipa l’omonimo lavoro in uscita il prossimo 13 gennaio. Questo nuovo brano rispecchia in pieno la poetica del cantautore romano che, così come aveva fatto con “Al Monte”, continua a dare voce alla gente del popolo e lo fa scegliendo di musicare i versi di quelle che sono a tutti gli effetti delle poesie. La capacità narrativa, associata a degli arrangiamenti finemente curati e ricchi di influenze e richiami, rappresentano le qualità più importanti di Mannarino che, con la sua voce calda a avvolgente, regala nuovi plus al suo ammaliante storytelling. “Apriti cielo” affronta tematiche spigolose, affronta a pieno viso l’attualità senza avvalersi di frasi fatte o luoghi comuni. La scrittura di Mannarino è delicata ma efficace, attenta e concisa, popolare ma non populista. Le parole dell’artista trasudano amore, speranza, intelligenza. “Lasciateme passà che non ho tempo. Ho già dormito tanto, adesso ho un grande appuntamento. Il vento che passa, Il cielo che vola. È una vita sola”, canta Alessandro, rivelandoci la propria epifania personale in tutta la sua lucentezza.
Video: http://vevo.ly/rM0857
E allora via, ecco la preghiera laica: “Apriti cielo. Per chi non ha bandiera, Per chi non ha preghiera, Per chi cammina dondolando nella sera”; un monito, un grido, un richiamo ancestrale. E infine: “Apriti cielo e manda un po’ di sole su chi non c’ha un nome, su chi non ha regione. Apriti cielo e manda un po’ di sole su chi cammina solo tra milioni di persone.” Qui il discorso si fa ampio, quasi epico. Mannarino usa la penna e la voce trasformandoli negli strumenti, forse armi, di una battaglia epica contro mode e tendenze. Questa sua nuova canzone squarcia i teli eretti da una società qualunquista, mette nero su bianco le fragilità, non teme la paura e le debolezze bensì ci incute forza e consapevolezza e ci incoraggia a fare di più e meglio. Ottimo Mannarino, adesso aspettiamo il disco e le aspettative sono veramente molto alte.
Raffaella Sbrescia
mannarino_ph magliocchetti
“Apriti cielo” è anche il titolo del quarto album di MANNARINO, che uscirà il 13 gennaio prima della partenza dei live in programma da fine marzo sui palchi più importanti d’Italia. Sabato 25 marzo 2017 MANNARINO si esibirà live per la prima volta al PalaLottomatica di Roma con quella che si preannuncia come una grande festa, tra ritmi travolgenti e intense interpretazioni.
Il concerto del 25 marzo ha registrato in sole 4 settimane il sold out, permettendo l’apertura di una seconda data al Palalottomatica, in calendario il 26 marzo 2017.
Dopo il successo di “Corde 2015”, lo spettacolo itinerante con cui il cantautore ha chiuso la stagione live del suo album precedente, è il momento di un nuovo viaggio, quello di APRITI CIELO Tour che vedrà Mannarino esibirsi nelle principali città italiane: Pala Lottomatica di Roma (25 e 26 marzo), Estragon di Bologna (28 marzo), Nelson Mandela Forum di Firenze (31 marzo), Gran Teatro Geox di Padova (1 aprile), Fabrique di Milano (3 aprile), Teatro della Concordia di Torino (6 aprile), PalaSport Giovanni Paolo II di Pescara (8 aprile), Casa della Musica di Napoli (10 aprile).
“Best of soul” è il nuovo doppio album con cui Mario Biondi celebra i suoi 10 anni di carriera dal suo esordio discografico con “Handful of soul”. Un percorso musicale attraverso la sua carriera con 7 nuovi brani tra cui il singolo estratto “Do you feel like I feel”. L’idea alla base di questo progetto è quella di rendere omaggio, attraverso 22 brani, al genere musicale di cui l’artista catanese è unico rappresentante italiano nel mondo. Ecco cosa ci ha raccontato l’artista.
Intervista
Festeggi 10 anni di carriera discografica con un messaggio positivo?
Ho sempre fatto quello che desideravo con grande libertà. Qui c’è la rappresentazione delle cose che ho voluto fare nel corso degli anni. Sono molto felice di essere arrivato a questo punto della mia carriera.
Il singolo “Do you feel like I feel” è molto vitale…
Sì, si tratta di un brano molto solare scritto da Nicola Conte. La prima volta che l’ho sentito in un’altra versione ho subito pensato che fosse vincente. Mi sono ritrovato a cantarlo per una casualità.
Che ruolo hai avuto in questo album?
Ho fatto per lo più l’interprete tranne che nel caso di “Gratitude”, l’unico brano in cui ho investito sia come autore che compositore e produttore, l’ho scritto ad hoc per questa celebrazione. Si tratta di un brano di ringraziamento, un tributo al pubblico che mi ha seguito fino ad ora.
Perché un best con 7 inediti?
Abbiamo pensato a diverse possibilità poi il progetto è diventato un tutto uno.
Quali sono i momenti salienti di questo percorso?
L’inizio della mia carriera è stato particolare ed inaspettato. La conferma è arrivata con “If” il secondo album di inediti pubblicato nel 2009. Per quel progetto ho potuto godere del grande sostegno di Renato Zero poi la firma del contratto con Sony mi ha permesso una divulgazione ancora maggiore ed una grande spinta verso l’estero.
Quali differenze vive il soul tra l’Italia e l’estero?
Fare questo genere di musica per tanti anni è stata un po’ la mia croce. Spesso mi hanno suggerito di cambiare mestiere o genere. All’estero l’accoglienza è diversa, spesso ho contatto diretto con il pubblico e riesco a trarne sempre un grande beneficio. A volte ho un timore reverenziale verso quello che faccio ma è pur vero che lo faccio con il cuore, questa è la ragione per cui alla fine non ho timore nell’esprimere me stesso.
Cosa pensi del fatto che ti definiscono il Barry White italiano?
Non sono il succedaneo di nessuno. Non credo sia carino neanche nei suoi confronti, il confronto mi dà la carica ma non voglio essere la seconda scelta. Mi spiego meglio: questa cosa nel tempo si è trasformata in una specie di cavallo di troia. La verita è che sono un discepolo di Al Jarreau, lo reputo un maestro sia al punto di vista musicale che spirituale.
Video: Do you feel like I feel
Pensi di cantare in italiano?
Al momento stiamo seminando molto bene all’estero, non è il caso di interrompere questo flusso. L’ho fatto in veste di ospite e mi sono divertito a farlo.
Manterrai la tua verve ironica nel nuovo tour?
Sarà un tour celebrativo, dovrà rappresentare i punti salienti della mia carriera discografica ma rimarrà intatto il mio contatto con il pubblico, mi piace coltivare questa attitudine e rendermi simpatico agli occhi di chi mi segue.
Che rapporto hai con la tv?
Mi attrae, la guardo quando posso ma so per esperienza vissuta che si tratta di un mondo angusto che non ti dà molta possibilità di fare. Io, ad esempio, sto producendo dei ragazzi, entriamo in studio alle 9 e usciamo alle 21; questa è la vera attività di coaching: provare, riprovare, creare e disfare. In tv non potrei permettermi una cosa del genere, tutto deve essere già pronto ed efficace. Sarebbe bello creare un laboratorio televisivo in cui i musicisti suonano tutto il giorno.
Anche tu stai ancora studiando?
Sì, certo! Studio anche le cose degli artisti nostrani, scrivo continuamente e preparo tante cose. Chi mi conosce mi dice sempre: “Ma quanta roba hai lì? Quante visioni hai?”. Personalmente cerco di mettermi sempre in gioco.
Mario Biondi durante l’intervista
A proposito di artisti italiani… chi ti piace di più?
Zucchero mi ha sorpreso negli anni ’80 con “Oro incenso e birra”, Fabio Concato l’ha fatto con l’uso della bossanova, Eduardo De Crescenzo con la sua sopraffina vocalità soul, Riccardo Cocciante con la sua verve ma ci sono anche tanti altri artisti che stimo molto…
Hai un legame particolare con qualche città?
Sicuramente sono molto legato a Tokyo, lì ho tenuto una delle mie prime tournèe, il pubblico è sempre stato molto affettuoso con me. Ricordo con piacere il fatto che ovunque mi girassi c’era gente che cantava le mie canzoni a memoria.
E Catania?
Catania è la mia vita, ha segnato la mia crescita. Dalle mie parti vige il proverbio: “Cu nesci, arrinesci” ovvero “Chi esce, riesce”. Dalla Sicilia non ci si può semplicemente allontanare, se ne deve “uscire” eppure il mio primo contatto con la musica è stato qui con mio padre e poi ci sono i miei amici veri, quelli dell’adolescenza.
A proposito degli arrangiamenti del disco…come sono stati realizzati?
In questo caso sono stato più interprete che arrangiatore, conosco molto bene i musicisti che hanno suonato e poi c’è il contributo fondamentale del bravissimo Nicolò Fragile che ha curato tantissime produzioni importanti e che si occupato anche di questo mio progetto.
A questo proposito abbiamo interpellato direttamente Nicolò Fragile per un commento relativo a questo album.
Era tanto tempo che non provavo la gioia di fare un disco così bello con questo sound sempre verde. Mario si circonda di persone veramente capaci e che lavorano con grande entusiasmo, sa scegliere molto bene ed è bello lavorare così. Io e Mario ci siamo conosciuti nella nostra terra nativa e siamo subito diventati amicissimi, la nostra è una bella e duratura amicizia. Amiamo la stessa musica. Abbiamo cercato di realizzare un lavoro raffinato ma allo stesso tempo capace di essere fruibile dal grande pubblico. Il risultato è che non bisogna essere per forza un amante del jazz per ascoltare ed apprezzare questo disco. Gli arrangiamenti li ho scritti io in autonomia, sono un nottambulo, poi man mano ho cercato di attingere sensazioni dai musicisti stessi in modo da poterle aggregare e metterle sulla partitura, un lavoro non facile ovviamente. Per me è stato un grande onore essere stato scelto per curare questo lavoro e sono contentissimo perché era un po’ che non tornavo al mio genere per antonomasia. Ho cercato di mettere a frutto tutta la mia esperienza per fare questo disco con Mario Biondi e questa qui è solo la punta dell’iceberg.
Le produzioni di musica italiana sono di basso livello, la nostra musica si è disgregata, i direttori artistici delle major internazionali ritengono che non sappiamo fare musica italiana, questo perché noi facciamo una musica che non è internazionale, le basi non sono italiane, non c’è nessuna identità nostra, c’è solo un cantato in italiano, questo desta meno interesse nei confronti di chi deve acquistare un cd italiano. Quello che non si è fatto è stato portare avanti la nostra musica e farla evolvere come hanno fatto i sudamericani ad esempio. Ciò che fa la differenza, per concludere, è il suono. Questo disco tra 10 anni risulterà ancora attuale perché non ha una data di scadenza.
Raffaella Sbrescia
Questa la tracklist: CD1 - Do you feel like I feel, Chilly girl, You are my Queen, The mystery of man, I will never stop loving you, Stay With me, This is what you are, A Handful Of Soul, No Merci For Me, Rio De Janeiro Blues, Never Die. CD2 – Gratitude, Be Lonely, Shine on, What have you done to me, Deep Space, Come to me, Open up your eyes, Love is a temple, Another kind of love, All I want is you, Nightshift.
Nel circuito Ticket One e nei punti vendita autorizzati sono in prevendita i biglietti del “Best of soul tour” che vedrà Mario Biondi live sui palchi dei più prestigiosi teatri italiani da Marzo 2017. Seguirà poi un tour anche in Europa e in Asia.
“Out of the blue”, il nuovo nonché quinto album del pianista partenopeo Bruno Bavota, pubblicato dall’etichetta americana Sono Luminus, (distr. Ducale) è un fulmine a ciel sereno, una felice epifania. Quello che in altre circostanze è stato definito pop pianistico, rappresenta la dolce occasione di coccolare i sensi martoriati da input seriali. L’intensa delicatezza dei tasti bianchi e neri si sposa ad archi pieni e vorticosi come quelli del violoncellista Michael Nicolas (ICE and Brooklyn Rider) e del violinista J. Freivogel del Jasper String Quartet. Aulico e poetico, “Out of the Blue” riesce a contestualizzarsi con grazia ed armonia in un’epoca storica controversa. In un momento in cui la nostra risposta emotiva sembra quasi incapace di mostrarsi in tutta la sua pienezza, le melodie di Bavota riescono ad abbassare il muro di autodifesa, placano le paranoie e rimettono in moto la valvola del sogno. Sognare si sa, è ormai un lusso, qualcosa che pochi riescono ancora a permettersi, qualcosa in cui pochissimi credono.
Bruno Bavota ph Paola De Rosa
E allora ecco l’epifania: cuore in tumulto, sensi all’erta: su per le vette di “Mountains”, tra le ipnotiche onde di “Marea”, sommersi dai battiti percussionistici di “Heartbeat”, incuriositi dalle avventure senza meta di Mr. Rail (uno dei personaggi di Baricco). La delicatezza estemporanea di “Passengers” ha conquistato anche Apple per lo spot che celebra i 20 anni del design del marchio. Visionaria e vintage la poesia di “Lovers”, ispirata alla dolcissima immagine di due amanti che si incontrano e si riabbracciano alla stazione di un treno. Calde e rassicuranti le trame oniriche di “Beyond the Clouds” e “Warm Embrace”: le note si abbattono l’una dopo l’altra sulla testa, nel cuore, nelle orecchie come una pioggia di atomi pronti a rimettere in moto l’anima. Emozioni in contrasto pullulano tra le note dell’affascinante “Dusk in the East” mentre il mistero rimane celato in “Horizons”. Ispirata ai primi componimenti di Bavota, “Breath” si veste di una nuova identità. Il disco si chiude con “Snow”, un brano velato di dolce malinconia che profuma di consapevolezza: Bruno Bavota ha capito come restare impresso.
Raffaella Sbrescia
Video: Passengers
Credits
Piano, prepared piano, acoustic guitar and live electronics: Bruno Bavota
Cello: Michael Nicolas
Violin: J Freivogel
Strings Score: Bruno Bavota, Linda Russomanno
Producer: Dan Merceruio
Recording, Mixing and Mastering Engineer: Daniel Shores
Editing Engineers: Dan Merceruio, Daniel Shores
Piano Technician: John Veicht
Piano: Steinway Model D #590904 (New York)
Photography: Linda Russomanno
Artwork: Marzia Figliolia
Graphic Design: Caleb Nei, Linda Russomanno
Executive Producer: Collin J Rae
Recorded at Sono Luminus Studios, Boyce, Virginia – April 18-22, 2016
Esce oggi “MADE IN ITALY” (Zoo Aperto/Warner Music), l’atteso ventesimo disco, e undicesimo di inediti, della carriera di Luciano Ligabue. Frutto di una trance e di un flusso creativo inarrestabile, questo nuovo lavoro è un concept album concepito seguendo un humus artistico basato sulla frizione data da un contrasto specifico: un forte amore per l’Italia ed un altrettanto forte sentimento di ira contro le problematiche che ci attanagliano. Una sorta di amore “frustrato” in cui Riko, il protagonista della storia raccontata in questo disco, viene mandato all’avanscoperta da Ligabue che ne impersonifica i panni. Nel pieno di una crisi esistenziale Riko punta il dito con veemenza ma alla fine è dentro di sé che si compie il vero percorso evolutivo. Lui, che non ha fatto in tempo a decidere per sé, che si è sposato troppo presto, che si affida al venerdì sera per non scoppiare, raggiunge piena consapevolezza alla fine del disco mostrandoci un barlume di speranza. Le disavventure di Riko danno a Ligabue la libertà di giocare con nuovi generi, di parlare in modo più diretto e “sporco”, di affrontare tematiche scottanti. Libero più del solito ma anche responsabile più del solito, Ligabue offre una propria visione delle cose ma descrive bene anche la nostra guerra per la sopravvivenza quotidiana. Prodotto da Luciano Luisi, con musiche, testi e arrangiamenti di Luciano Ligabue, “MADE IN ITALY” è stato suonato da Luciano Luisi (tastiere, cori), Max Cottafavi (chitarre), Federico Poggipollini (chitarre elettriche, cori), Davide Pezzin (basso), Michael Urbano (batteria, percussioni), Massimo Greco (tromba e flicorno), Emiliano Vernizzi (sax tenore) e Corrado Terzi (sax baritono). A questo proposito occorre sottolineare il fatto che gli arrangiamenti del disco restituiscono quella stessa urgenza espressiva con cui nasce questo disco che, in sintesi, è una lettera d’amore al rock’n’roll.
Intervista
Da cosa nasce l’idea di un concept album?
Mentre facevo il giro del mondo con i miei concerti, nonostante l’euforia sentivo nostalgia dell’Italia e dei suoi difetti. Mi capitava spesso di fare il confronto tra le grandi metropoli e le nostre città, mi domandavo se ai tanti italiani che venivano ai miei concerti mancasse l’Italia e quanto e come. Fin dai tempi di “Buonanotte all’Italia” ho cercato di raccontare un rapporto sentimentale con questo paese, io non racconto la cronaca bensì i miei sentimenti nei riguardi di questo paese.
Come hai assemblato le canzoni?
Non avevo messo in preventivo che questo dovesse essere il mio prossimo album, le canzoni sono arrivate una dopo l’altra con estrema facilità. Quando ho pensato al disco avevo il punto a) Riko presenta la propria crisi esistenziale e il punto b) la presa di coscienza e la consapevolezza di Riko. In seguito sono state le canzoni a portarmi a spasso, in certi casi sono andato a scavare nei cassetti, un esempio di questo tipo è il brano “Dottoressa” che aveva un altro testo. Alcuni dei brani nuovi sono rimasti fuori, altri li ho scritti dopo, specialmente quelli di passaggio come possono esserlo “Apperò”, “Quasi uscito”, “Menomale”.
Ti sei chiesto come mai stavolta hai voluto parlare in prima persona?
Una sera abbiamo suonato in un famosissimo locale di Los Angeles, il “Whisky a Go Go”, lì dove avevano suonato tutti i più grandi, mi sono lasciato influenzare da questa magica atmosfera americana. Il giorno seguente ho prenotato lo studio dei Foo Fighters, lo stesso in cui c’è ancora il mixer con cui i Nirvana hanno registrato “Nevermind”, lì è stata registrata “Non ho che te”, un brano che affronta una frizione emotiva e che mi ha spinto a domandarmi perché stessi raccontando qualcosa in prima persona. Al mio ritorno a casa si sono spente le luci. Ecco, in quel momento di buio così forte e intenso per me, ho cercato di capire se questo Riko facesse parte della vita che avrei vissuto nel caso non avessi fatto questo mestiere oppure se si trattasse di un alter ego o di una parte di me.
Le canzoni sono caratterizzate da un linguaggio diretto. Perché?
Riko è molto più incazzato di me, ha molti meno privilegi e questo mi ha messo in una condizione di libertà maggiore rispetto al solito. In questo progetto ho la totale responsabilità di quanto fatto. Mi sono lasciato prendere la mano nel giocare con generi mai affrontati come reggae, ska, skwing, rithm’n’blues e ritmiche diverse.
Ligabue ph Toni Thorimbert e Jarno Iotti
Avete registrato i brani in presa diretta e senza partitura…come è andata?
Ho voluto trasmettere le canzoni ai miei musicisti con la stessa urgenza con cui erano nate. Ho incontrato Luisi mentre stava facendo i missaggi di Campovolo e siamo partiti subito per una nuova storia. Le parti di arrangiamento sono rimaste quelle, Luisi si è innamorato dei riff che avevo fatto per realizzare le demo. Il fatto è che io non sono un chitarrista, uso la chitarra per accompagnarmi, motivo per il quale i chitarristi hanno dovuto fare una sorta di lavoro in bella copia per rispettare quell’urgenza creativa iniziale.
Il nocciolo dell’album è privato anche per forza di cose si rivolge ad un pubblico. Qual è la Giungla di Riko e qual è la tua?
“G come giungla” racchiude davvero un’espressione di rabbia. Riko preferisce avere avuto una disillusione tanto forte ma averci potuto credere; insomma il prezzo della disillusione è un buon prezzo. Allo stesso tempo, però, Riko è anche il diminutivo di Riccardo, il mio secondo nome. Si sa come la penso, molte promesse fatte da quella politica sono state disattese, non ho né i strumenti né la voglia di capire le colpe, so solo che quella forbice tra primi e ultimi è sempre più larga, il sistema è sempre più radicato e questo per me è motivo di fallimento di una civiltà. In questo brano esprimo ovviamente anche un mio pensiero, da 35 anni frequento un gruppo di 20-25 amici, abbiamo affittato una casa in cui abbiamo ricreato la nostra idea di bar, spesso affrontiamo lunghe discussioni sui temi attuali, tra questi l’ingiustizia fiscale è un argomento molto sentito, le informazioni le ho raccolte di prima mano, guardando la loro vena sul collo ed il furore con cui si toccano certe tematiche calde.
Raccontaci di questa copertina.
Collaboro da diverso tempo con Paolo De Francesco, in genere gli chiedo tre cose: mai mettere la mia faccia in copertina (un vezzo che ho da sempre), poi scelgo un’immagine sola o tante immagini. In questo caso venivamo da “Mondovisione” in cui c’era un mondo accartocciato perciò abbiamo voluto mettere tante cose. A questo aggiungo un’altra elemento: vivo con l’illusione che ci sia ancora qualcuno che comprandosi un disco faccia qualcosa che facevo io quando compravo un vinile, ovvero andare aldilà delle canzoni e capire una storia interagendo anche con la parte grafica del lavoro.
Qual è il cambiamento necessario per sopravvivere a questo mondo?
Dobbiamo capire il nostro posto nel mondo, il motivo per cui non riusciamo ad incidere su un sistema tanto radicato. Il contributo di ciascuno di noi pare dalla consapevolezza verso se stessi.
Quanto spazio avrà il disco nel nuovo tour?
Sicuramente lo suoneremo tutto. Devo ancora capire se infliggere al pubblico queste canzoni in un blocco unico o se spezzettarle. La cosa più giusta sarebbe raccontare questa storia per intero però io voglio anche fare felice chi viene a sentirmi quindi mi riservo di capire cosa fare.
In questo disco fai una critica ai media…
Più che altro c’è una rilevazione: si è costretti ad un’informazione sempre più veloce ed urlata che fa il paio con quella dei politici. La colpa non va alla categoria, è la società che va così, i social impongono una velocità diversa, le notizie su internet devono avere un’efficacia diversa ma questo non fa bene né agli utenti né a chi fa questo lavoro; non riusciamo a metabolizzare le notizie perché si passa subito ad altro e non permettiamo alla nostra risposta emotiva di fare il lavoro che dovrebbe.
Quale Italia esce da questo ritratto?
In Italia piena di difetti ma amatissima da Riko che non ne vuole sapere di abbandonare le sue radici, non pensa mai neanche una volta di andarsene.
Video: Made in Italy
E Carnevale chi è?
Per il momento ha le sembianze di un espediente narrativo ma magari non è finita qui…
I riferimenti musicali di questi album?
“Quadrophenia” degli Who è l’album che ho ascoltato di più. Sono andato a sentirli a Milano recentemente e ne “La vita facile” c’è anche un omaggio a loro.
Qual è la morale che emerge da questo disco?
La prima rivoluzione da fare è con se stessi. L’odissea che compie Riko va esattamente in questa direzione. Il fatto che lui sia incazzato con il mondo esterno è giusto ma il percorso che compie è di tipo interiore. Riko non sa come fare per far sentire la sua voce e per fare in modo che uno come lui possa incidere al di fuori. Paradossalmente la sua partecipazione alla manifestazione e la conseguente manganellata innescano uno switch on che gli consente una nuova chance per la svolta personale.
Pensi che questo album possa mettere alla prova i tuoi fans?
Avendo sempre bisogno di confrontarmi con un strumento di consenso popolare non ho mai la garanzia che quello che scrivo possa piacere o che sia quello che i miei fan vogliono sentire. Se c’è una cosa che ho capito è di non capirci quasi niente con le canzoni. Non è una dichiarazione di falsa modestia, ogni volta non so come sarà la risposta del pubblico e, dato che stavolta il cambiamento sarà più grosso, sono un po’ più agitato perché questo progetto resterà. In ogni caso il verdetto lo darà il pubblico, come sempre.
Anche tu hai il tuo venerdì?
Sì, certo. Il mio è molto meno spericolato, quello è il posto in cui ancora rido grazie al rapporto molto forte che ho con i miei amici.
Il flusso creativo con cui è nato questo album testimonia freschezza ed energia…
Se penso al mio primo album, così grezzo e così pieno di identità, non posso pensare di avere quella stessa energia, qui c’è inevitabilmente l’esperienza di anni, non può esserci l’incoscienza, c’è per un impulso: ho lasciato che le cose fluissero.
Ligabue ph jarno-Iotti
Quello che emerge alla fine è “Un’altra realtà”?
Non rinuncio alla speranza. Certo che si vedrà un’altra realtà, sono i bambini a cantarlo. In questo momento la speranza è considerata un sentimento per sfigati ma io sono fatto così, preferisco passare per ingenuo ma questo è il messaggio che voglio trasmettere.
Ti sei già espresso in merito alla questione del Secondary Ticketing Market. Alla luce delle nuove indagini in corso, cosa vorresti aggiungere?
Quando stabiliamo il prezzo dei biglietti dei concerti teniamo in considerazione diverse cose. Il mio diktat è sempre lo stesso: mantenere un prezzo contenuto per il pubblico. Abbiamo sempre cercato di fare in modo di arginare questo fenomeno, chi lascia decuplicare i prezzi dei biglietti ci rema contro. Dal 2009 facciamo informazione sui tutti i nostri canali, abbiamo cercato di fare una black list. Adesso sarà importante capire cosa farà il governo per aiutarci ad estinguere questo cancro.
La tracklist dell’album:“La Vita Facile”; “Mi Chiamano Tutti Riko”; “È Venerdì, Non Mi Rompete I Coglioni”; “Vittime E Complici”; “Meno Male”; “G Come Giungla”; “Ho Fatto In Tempo Ad Avere Un Futuro”; “L’Occhio Del Ciclone”; “Quasi Uscito”; “Dottoressa”; “I Miei Quindici Minuti”; “Apperò”; “Made In Italy”; “Un’Altra Realtà”.
Dopo “Liga Rock Park” (oltre 130.000 presenze), e la pubblicazione del disco “MADE IN ITALY”,Ligabuenel 2017 sarà protagonista nei palasport di tutta Italia per presentare i brani contenuti nel nuovo album, oltre ai suoi grandi successi.
Con oltre 200.000 biglietti venduti, queste le date attualmente confermate del “MADE IN ITALY- PALASPORT 2017”: 3, 4, 6 e 7 febbraioal PalaLottomatica di Roma; 14, 15 e 17 febbraioal Pal’Art Hotel di Acireale (CT); 20 e 21 febbraio al Palasportdi Reggio Calabria; 23, 24 e 25 febbraio al PalaFloriodi Bari; 27 e 28 febbraioal PalaSele di Eboli; 3 e 4 marzoalPalaMaggiò di Caserta; 6 e 7 marzoal PalaEvangelisti di Perugia; 10 marzoal Modigliani Forum di Livorno; 13 e 14 marzoal Mediolanum Forum(Assago) di Milano; 17 marzoal PalaTrieste di Trieste; 20 marzoall’Adriatic Arena di Pesaro; 22 e 23 marzoal Nelson Mandela Forum di Firenze; 28 e 29 marzoal Pala Alpitour di Torino; 1 e 2 aprilealla Fieradi Brescia; 4 e 5 aprilealMediolanum Forum(Assago) di Milano;al7 e 8 aprileall’Unipol Arena di Bologna; 10 aprileal 105 Stadium di Rimini; 19 aprileal Palaonda di Bolzano; 21 e 22 aprile all’Arena Spettacoli Fiera di Padova; 24 aprile al Palaprometeo di Ancona.
Vista la grande richiesta da tutte le regioni di Italia gli organizzatori informano che prossimamente saranno inserite in calendario anche date anche in Liguria e Sardegna.
I biglietti del “MADE IN ITALY- PALASPORT 2017” sono disponibili in prevendita suwww.ticketone.ite nei punti vendita abituali.
LucianoLigabue tiene a battesimo le serate FoxLive che arricchiscono l’offerta dei canali Fox con i big della musica italiana. Il 23 novembre alle 21:00, in contemporanea su FOXe FoxLife (canale 112 e 114 di Sky), due eventi in prima visione assoluta con Luciano Ligabue protagonista. Il docufilm Made in Italy e il best of del Liga Rock Park di Monza, concerto evento del 2016. Il docufilm è il racconto per immagini della creazione del nuovo concept album dell’artista emiliano. La struttura del disco si riflette in quella del docufilm in un gioco coerente di rimandi, seguendo il percorso creativo di Ligabue, dall’ideazione alla registrazione con la band. Il documentario ha la stessa anima rock dell’album, accelera col ritmo di un assolo di chitarra per fermarsi poi a riflettere come in una ballata elettrica. Il docufilm è scritto da Emanuele Milasi e Alessia Rotondo, per la regia di Valentina Be.
A partire dalle ore 22.00 di mercoledì 23 novembre, in contemporanea con FoxLive, RTL 102.5 trasmetterà in radio il best of di “Liga Rock Park”, il doppio evento live il 24 e 25 settembre al Parco di Monza.
Dopo un lungo lavoro di gestazione, i Litfiba pubblicano “EUTÒPIA” (prodotto da TEG/Renzulli e distribuito da Sony Music Italy). Questo nuovo album si compone di 10 inediti nella versione CD ed offre due bonus track strumentali: “Tu non c’eri”, scritta da Piero Pelù, e “La danza di Minerva”, scritta da Ghigo Renzulli nella versione doppio vinile. Nel disco, registrato da Fabrizio Simoncioni in tre studi diversi dislocati tra Roma, Firenze e Prato, si spazia tra tanti generi musicali e svariate tematiche eppure il comune denominatore è sempre lo stesso: energia allo stato puro. Il titolo racchiude l’essenza di un manifesto, nonché lo spirito che innerva ogni singola traccia concepita nella classica formula chitarra e voce. Eutòpia è un luogo che non esiste ma che ci ostiniamo a sognare, un’isola felice dove approdano i sogni di chi lotta ad oltranza. “Se Eutòpia è un sogn oio voglio continuare, se Eutòpia è uno sbaglio, io voglio continuare a sbagliare, se Eutòpia è una lotta, io voglio continuare a lottare”, canta Piero Pelù nella title track lanciando un messaggio chiaro, lineare, diretto, senza filtro alcuno. Nell’Eutòpia dei Litfiba dunque tutto è possibile, l’unica regola è quella di avere il coraggio di portare avanti le proprie idee. Nel nuovo album c’è la rabbia, c’è l’amore, ci sono fantasie e meraviglie, urla e sussurri per un insieme testuale e sonoro intenso e stimolante in cui hanno suonato anche Luca Martelli (batteria), “Franky” Ciccio Li Causi (basso), Gianluca Venier (sintetizzatori), Antonio Aiazzi (pianoforte, mellotron), Fabrizio Simoncioni, Niccolò Fragile e Federico Sagona (tastiere).
L’ascolto si apre con “Dio del tuono” in cui veniamo correttamente definiti “figli dello spirito animale, nati con un urlo di dolore per cavalcare i mostri della mente”. Meglio maledetti che rincoglioniti, affermano i Litfiba, e non potremmo essere più d’accordo di così. La lettera ai potenti della terra è racchiusa ne “L’impossibile”, parole ed aggettivi sono l’artiglieria pesante di Pelù, accompagnato da un travolgente guitar solo nel finale con tanto di echi morriconiani a rendere più suggestivo il tutto. Dedicata a Lea Garofalo e alla figlia Denise, la canzone intitolata “Maria Coraggio” in cui ci si destreggia tra gente stronza, memoria corta e violenza assurda. “Siamo i mostri che avete creato”, accusa un ispiratissimo Piero Pelù in “Santi di Periferia”. Tra i brani più belli e più coinvolgenti c’è ‘In nome di Dio’, dedicata alle vittime dell’attentato terroristico al Bataclan. “Siamo carne da macello per un Dio che se ne fotte”, “la verità è dove non batte mai il sole”, “la verità è che siamo già nella terza guerra mondiale” con “il sangue nelle mani”. Veramente suggestiva la conclusione con voce e chitarre distorte: non siamo altro che “tumorati” di Dio. Immancabile un riferimento alla questione legata alla possibilità dell’installazione di un inceneritore nei pressi di Firenze e alla martoriatissima Terra dei fuochi in Campania nel brano “Intossicato”. Lucida descrizione dell’estraniamento individuale è “Straniero”: ci sentiamo in pericolo, in bilico, stranieri anche in casa e senza punti di riferimento. E poi c’è “Oltre” in cui i Litfiba propongono una svolta moderata ma decisa e costante: “Passo dopo passo rompo il ghiaccio”, “giorno dopo giorno è tuo il mondo”. Basta alle lamentele e all’autocommiserazione, è tempo di agire, di crederci, di riappropriarci della nostra essenza più autentica. Diamo ascolto ai Litfiba e facciamoci irradiare dalla loro dirompente energia.
Raffaella Sbrescia
Ascolta qui l’album:
I Litfiba saranno protagonisti di un instore tour nelle principali città italiane, durante il quale incontreranno i fan e presenteranno il nuovo, atteso disco. Queste le date: sabato 12 novembre, a La Feltrinelli (Stazione Porta Nuova) di TORINO (inizio ore 18.00), lunedì 14 novembre a La Feltrinelli (Piazza Piemonte)di MILANO (inizio ore 18.30), mercoledì 16 novembre a La Feltrinelli (via Appia Nuova, 427) di ROMA (inizio ore 18.00), giovedì 17 novembre a La Feltrinelli (via Melo, 119) di BARI (inizio ore 18.30), venerdì 18 novembre alla Mondadori Bookstore di PALERMO (c/o CC Forum Palermo, via Pecoraino – inizio ore 17.30), sabato 19 novembre al Media World di CATANIA (c/o CC Porte di Catania, via Gelso Bianco – ore 18.00) e mercoledì 23 novembre a La Feltrinelli di NAPOLI(ore 18.00 – Piazza dei Martiri).
Da marzo, i Litfiba torneranno live per 4 imperdibili date, durante le quali presenteranno i brani del nuovo disco con la loro carica di trascinante energia(date prodotte e organizzate da F&P Group): il29 MARZOalla Kioene Arena diPADOVA, il31 MARZOal Mediolanum Forum diMILANO, il5 APRILEal Palalottomatica diROMAe il7 APRILEal Mandela Forum diFIRENZE.
I biglietti sono disponibili in prevendita su www.ticketone.it e nei punti vendita autorizzati.
Domenica 13 novembre alle ore 21.15 i Litfiba saranno protagonisti dello “Speciale Eutòpia”, documentario in onda in esclusiva su Sky Arte HD (canali 120 e 400 di Sky), dove la band parlerà del nuovo disco. A seguire, alle ore 21.50, verrà trasmesso in prima visione anche “Live @ Carroponte”, concerto registrato nel luglio 2015 durante l’esibizione dei Litfiba al Carroponte di Sesto San Giovanni per il tour Tetralogia degli Elementi Live.
Esce oggi per Edel Italy, su CD, in digital download e su tutte le piattaforme streaming, “Da chi non te lo aspetti” il nuovo album di inediti di Francesco Tricarico. Il disco, prodotto da Iacopo Pinna e Lorenzo Vizzini, giunge a distanza di tre anni dall’ultimo lavoro “Invulnerabile”, un lasso di tempo in cui Francesco ha suonato in giro per l’Italia, è andato in scena a Milano e Roma con lo spettacolo teatrale “Solo per pistola” e ha proseguito il lavoro con i suoi quadri. Musica ed arte sono, per Tricarico, due mondi complementari. Il legame tra la sua musica e le sue opere è molto stretto, e rappresenta la ricerca di un posto nel mondo e di un mezzo per comunicare con gli altri. A marzo 2016, presso lo storico locale Jamaica di Milano, è stata realizzata una sua mostra dal titolo “Da chi non te lo aspetti” con l’ultima sua produzione, sia su tela che su carta. La mostra ha ispirato Francesco nella creazione del brano omonimo che dà il titolo al nuovo disco e che vede, come co-autore, Giancarlo Pedrazzini, direttore della galleria Fabbrica Eos che espone le opere di Tricarico nonchè location dell’intervista che abbiamo realizzato con l’artista.
Come nasce il legame tra i dipinti che hanno ispirato questo disco e l’album stesso?
In realtà è nato tutto contemporaneamente, non c’è un legame razionale. La mostra ha lo stesso titolo del disco e ha ispirato una canzone autentica. Si è creata una alchimia particolare e molto intensa.
Qual è la genesi dei temi delle tue canzoni e delle altre forme d’arte con cui ti esprimi?
Il comune denominatore è una ricerca di risposte. Forse nei quadri la cosa avviene in maniera più istintiva, nelle canzoni c’è la voglia di raccontare cercando di essere un minimo padrone di questo percorso non sempre semplice. La canzone, così come il quadro, mi aiuta a mettere le cose in ordine. Il mio obiettivo è cercare di dire le cose in modo semplice e scoprire se ci sono riuscito.
Potremmo definire la cosa usando l’espressione “leggerezza impegnata”?
Sicuramente la trovo corretta. In sostanza, chi ascolta le mie canzoni può coglierne gli aspetti più o meni leggeri, non pretendo che ci si debba per forza spingere fino in fondo. Offro più piani di lettura all’ascoltatore senza turbarlo.
In questo senso potrebbe venirci in mente il brano “Volo”; l’arrangiamento sposa in modo onirico i concetti di cui si parla nella canzone in oggetto…
Sì, l’arrangiamento di Lorenzo e di Iacopo si sono sposati alla scrittura del brano mio e di Michele Fazio. Un viaggio apparentemente onirico, rappresentato in modo etereo.
Francesco Tricarico
Secondo te, la fantasia può essere solo prerogativa dei più piccoli?
Personalmente ho una grande elasticità mentale e una grande fantasia. Tutte cose, queste ultime, che ho rischiato seriamente di perdere per poi ritrovarle per agganciarmi alla vita. Io penso che il gioco non debba essere relegato all’infanzia, la magia è adesso; ora e qui.
Il concetto di sogno ricorre nel brano “Brillerà”, uno dei più completi del disco un po’ per il duetto teatrale con Ale & Franz, un po’ per l’ironia che fa da sottotesto a tutto il brano. Sognare crea davvero dipendenza?
L’idea alla base della canzone è: il momento non è facile però attraverso il sogno puoi venirne fuori. Il sogno può permetterti di trovare delle vie di fuga, ti permette di cambiare la realtà. Il nostro obiettivo è mettere a fuoco la capacità di uscire dalle difficoltà o almeno provare a farlo.
Che sensazioni ti ha lasciato il duetto con Arisa nel brano “Una cantante di musica leggera?
Lei è la cantante di musica leggera che immaginavo, capace di dare leggerezza a temi più profondi, di farti vedere le cose declinate attraverso la sua voce, una grande interprete. C’è una grande affinità artistica con lei, per me è stato un bell’incontro, mi ha lasciato curiosità, entusiasmo e la voglia di fare altre cose insieme. Arisa si mette spesso in gioco e mi fa piacere che ci sia questa complicità.
Quale può essere una possibile interpretazione del brano “SOS Oliva”?
Si tratta di una richiesta d’aiuto, un sos cosmico mandato all’universo affinchè accadano delle cose. D’altronde il confronto con la verità pervade tutto il disco che, in sintesi, è un insieme di sperimentazioni fatto nel tentativo di fare chiarezza.
Francesco Tricarico
Che bilancio fai dell’esperienza legata a “Solo per pistola”?
Il bilancio è ottimo. Ho trasformato il concerto in uno spettacolo teatrale recitando e rappresentando le cose in modo più ampio rispetto alla forma canzone. Mi auguro che la cosa abbia un proseguimento, questa esperienza mi ha permesso di capire che potrei fare determinate cose. Più possibilità ho, più mi diverto, più mi sento sicuro. Spero che troverò altre idee da portare in scena, il teatro mi piace tantissimo, più ci sono dentro, più sono fuori dalla realtà.
Nel disco c’è una ricerca sonora piuttosto eterogenea, quali sono state le fonti di ispirazione?
Riguardo al disco c’è un po’ la ricerca dell’effetto sorpresa. Lorenzi Vizzini e Iacopo Pinna hanno lavorato affinchè l’ascoltatore potesse mantenere alto il livello dell’attenzione. Anche io mi ritrovo in questo modo “schizzoide” di ascoltare la musica, ascolto tantissime cose: da Bach a Lou Reed, da Dalla a Mozart; non è tanto la forma a colpirmi, bensì il modo, l’amore con cui si fanno le cose.
Come vivi la tua Milano?
Sono nato qui, mi piace, mi manca quando mi assento, mi piace passeggiare per i miei luoghi ( su tutti la Basilica di Sant’Ambrogio). Milano è una città finalmente viva, di nuovo effervescente, si sente nell’aria questa voglia di essere una fucina di idee.
Raffaella Sbrescia
Questa la tracklist del disco: “Sos Oliva”, “Paradiso”, “Una cantante di musica leggera feat. Arisa”, “La bolla”, “Un amore Nuovo”, “Il motivetto”, “Brillerà feat. Ale e Franz”, “Stagioni”, “Da chi non te lo aspetti”, “Ciao”, “Volo”.
STING è tornato al ROCK e lo dimostra con “57th & 9th”, il nuovo atteso album del cantautore inglese da oggi disponibile in tutto il mondo nei negozi tradizionali e in digitale (e già Top5 su iTunes Italia).
L’album riassume un’ampia gamma di stili musicali e di scrittura di STING dall’intensa “Road Warrior” allo stile figurativo di“Petrol Head” fino all’inno “50.000” passando per l’aspra “I Can’t Stop Thinking About You”, dove è la chitarra a segnare il passo. Nel disco anche la toccante “Inshallah”, brano dedicato alla crisi umanitaria dei rifugiati.
STINGe la sua band suoneranno tra gli altri anche questi nuovi brani durante lo show che si terrà domani in occasione della riapertura a Parigi del BATACLAN. Un evento molto atteso e denso di significati ad un anno dalla strage. Tutto il ricavato del concerto andrà a Life For Paris (www.lifeforparis.org) e 13 Novembre: Fraternité Verité (www.13onze15.org).
STING ha dichiarato: “In occasione della riapertura del BATACLAN abbiamo due importanti compiti da assolvere. Primo, ricordare e onorare quelli che hanno perso la vita nell’attacco di un anno fa, e secondo celebrare la vita e la musica che questo storico teatro rappresenta. Nel fare questo, speriamo di rispettare la memoria ma anche l’amore per la vita di quelli che sono caduti. Non dobbiamo mai dimenticarli”.
Sting ph Eric-ryan-anderson
STING sarà anche il primo ospite internazionale di Stasera Casa Mika, lo show evento di Rai2 in onda martedì 15 novembre in prima serata con protagonista assoluto Mika. STING raggiungerà Mika nella sua casa speciale, per un incontro in musica (e non solo) esclusivo e imperdibile.
L’album è stato registrato da Sting con gli storici collaboratori Dominic Miller (chitarra) e VinnieColaiuta (batteria) e contiene collaborazioni con il batterista Josh Freese (Nine Inch Nails, Guns n’ Roses), il chitarrista Lyle Workman e la band Tex Mex di San Antonio The Last Bandoleros.
Cavalcando l’ispirazione del momento, “57th & 9th” è nato in modo impulsivo, con sessioni chiuse in poche settimane: “È avvenuto tutto in modo molto veloce, molto spontaneo – racconta Sting– la mia idea è di cercare sempre di sorprendermi e sorprendere le persone con cui lavoro e, spero, gli ascoltatori”.
L’album, prodotto da Martin Kierszenbaum, prende il nome dall’angolo della strada di Manhattan che Sting percorre tutti i giorni mentre va in Studio a Hell’s Kitchen (dove il disco è stato registrato).
Sting ha osservato che se c’è un tema nei testi di “57th & 9th” ed è l’idea del viaggio e del movimento, concetti che appaiono con maggiore chiarezza nell’autobiografica “Heading South On The Great North Road” e in “Inshallah,”.
Questa la tracklist della versione standard: “I Can’t Stop Thinking About You”, “50,000”, “Down, Down, Down”, “One Fine Day”, “Pretty Young Soldier”, “Petrol Head”, “Heading South On The Great North Road”, “If You Can’t Love Me”, “Inshallah”, “The Empty Chair”.
La versione Deluxe contiene inoltre note scritte da STING e 3 bonus track: “I Can’t Stop Thinking About You (LA Version)”, “Inshallah (Berlin Sessions Version)”, “Next To You” con The Last Bandoleros (Live at Rockwood Music Hall).
È poi disponibile in versione tradizione Super Deluxe che contiene:
· 3 bonus tracks (I Can’t Stop Thinking About You (LA Version), Inshallah (Berlin Sessions Version) & Next To You with The Last Bandoleros (Live at Rockwood Music Hall))
· Note scritte da Sting
· DVD con una intervista esclusiva a Sting
· Live performance di Next To You with The Last Bandoleros (Live at Rockwood Music Hall)
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