Intervista a Diodato: “Cosa siamo diventati” è un caldo abbraccio a chi lo ascolterà

Diodato-Cosa-siamo-diventati

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“Cosa siamo diventati” (Carosello Records) è il titolo del nuovo album di DIODATO, pubblicato a tre anni di distanza dal cd d’esordio “E forse sono pazzo”. Un disco di grande impatto emotivo, in cui l’artista ha scelto di esporsi in maniera intima e personale senza mai tralasciare una particolare attenzione alla costruzione di arrangiamenti ricchi e strutturati. Un caldo abbraccio fatto di parole forti e brani evocativi con cui Diodato si conferma cantautore esperto, sincero e di larghe vedute.

Intervista

Come è arrivata l’esigenza di esporti con un disco così sentito e introspettivo?

In questo lavoro c’è tanto di me perché per poter parlare di certe cose bisogna viverle. Dato che mi sono rifatto a cose che ho visto e vissuto negli ultimi anni, mi sembrava giusto lasciarle confluire in questo album in cui la parola chiave è emotività.

Quanto è doloroso mettersi così a nudo? Esporsi in modo così intimo rappresenta quasi un atto di coraggio da parte tua in un’epoca dove invece si tende a mascherarsi…

Non è stato semplice perché quando scrivi, tendi a tutelarti per evitare di mostrare troppo della tua intimità. In questo caso però desideravo essere sincero, volevo che le canzoni fossero uno specchio delle sensazioni che ho provato, non volevo cadere nelle trappole della scrittura né compiacermi troppo e quindi ho lavorato duramente. Naturalmente è stato un processo doloroso però sono molto contento di averlo fatto.

Che tipo di feedback stai ricevendo da parte del pubblico?

Mi sorprende vedere quanta gente mi stia scrivendo in questi giorni per dirmi non solo che ama l’album ma che lo sente vicino. Nel momento in cui scrivi cose molto personali non ti aspetti che possano ritrovarvisi anche delle persone praticamente sconosciute. Questa è la cosa che forse ha avvicinato anche me alla musica; anche io mi sento ispirato dalle canzoni che mi piacciono e le faccio mie perchè sento un legame con le parole del testo.

Un altro aspetto importante che salta subito all’occhio di questo lavoro è quello legato agli arrangiamenti particolarmente curati. Il suono è ricco, strutturato, ben costruito. Come ci hai lavorato, con chi e con quali strumenti?

Ci tengo molto a questo aspetto, lo curo da sempre nei miei lavori. Secondo me la musica è importante tanto quanto il testo. Lavoro da sempre con un gruppo di musicisti e amici che mi conoscono molto bene, che sanno dove voglio andare e che mi ci sanno portare. Si tratta di Daniele Fiaschi alla chitarra, Duilio Galioto al pianoforte e alle tastiere, Alessandro Pizzonia alla batteria. In alcuni brani c’è stato anche Fabio Rondanini batterista dei Calibro 35 e degli Afterhours poi abbiamo Danilo Bigioni al basso e gli archi dello Gnu Quartet, con cui avevo già lavorato nel disco “A ritrovar bellezza”. Il tutto è stato prodotto anche stavolta da Daniele “Il Mafio” Tortora con cui lavoro fin dal primo disco “E forse sono pazzo”. Curiamo molto gli arrangiamenti usando spesso strumenti vintage, organi di un certo tipo, cercando di ottenere un sound da band. Un tratto importate di questo disco è che l’abbiamo registrato con una serie di sessioni in cui suonavamo tutti insieme. Alcuni brani sono rimasti così come li abbiamo registrati con una take unica come “Paralisi” e “Cosa siamo diventati”. Ci tenevo ad imprimere quella tensione emotiva derivante dalle sensazioni provate mentre suonavamo dal vivo tutti insieme.

Decontestualizzando la titletrack “Cosa siamo diventati” dalla trama che racchiude la presa di coscienza della fine di un rapporto, ti chiedo: “Cosa siamo diventati noi oggi”?

Ovviamente quando ho scelto questo titolo volevo che avesse diversi significati. All’interno del brano racconto il vissuto di un rapporto  a due mentre usando la stessa domanda come titolo dell’album volevo rivolgere un quesito sia a chi mi conosce, sia a chi si avvicinerà a questo album e troverà le mie risposte nei brani. Non è possibile definire l’umanità contemporanea ma di sicuro viviamo un periodo molto complesso. In alcuni brani sfioro questi argomenti ma lo faccio sempre con il filtro della mia coscienza. Questo è un periodo particolare perché ci hanno fornito dei mezzi, come ad esempio i social network, che hanno raffreddato i rapporti umani. In questo senso volevo che questo album fosse in controtendenza, volevo che fosse un abbraccio caldo per chi lo ascolterà. Ci troviamo di fronte a quesiti importanti a cui dobbiamo dare risposte serie e impegnative, credo che anche gli artisti possano farlo con la propria musica senza dover per forza avere un tipo di scrittura politica, si può essere interessati al sociale anche parlando di noi stessi e delle sensazioni che proviamo in rapporto a certe tematiche.

Come spiegheresti questa tua capacità di rendere cinematograficamente i racconti che scrivi?

La mia è una scrittura per immagini. Quando scrivo una canzone mi piace vederla e mi piacerebbe la vedesse chi poi la ascolterà; la cosa deriva dal mio enorme amore per il cinema: mi sono appassionato, ho studiato e mi sono laureato in cinema. Anche musicalmente immagino la musica come una colonna sonora, tutti gli album che amo sono delle vere e proprie colonne sonore della mia vita e non mi dispiacerebbe se qualche mio album diventasse la colonna sonora della vita di qualcun altro o molto più semplicemente di un film vero e proprio. La scrittura comunque deve essere evocativa, sia dal punto di vista testuale che musicale.

Video: Mi si scioglie la bocca

Hai diversi rapporti di collaborazione e amicizia con tanti artisti della scena musicale italiana, come vivi questa cosa e che prospettive ti dà?

Mi piace tantissimo questa cosa. Nel nostro paese c’è un limite dovuto proprio al fatto che gli artisti spesso sono molto isolati tra loro, altre volte capita che ci siano delle invidie. Mi rendo conto che collaboriamo un po’ poco tra noi, ci sono poche collaborazioni interessanti. A me, per indole naturale, piace condividere il lavoro degli altri, mi piace conoscere gli artisti. Forse la cosa deriva da alcune cose che ho fatto nella mia vita. Già il fatto di essere il direttore artistico del 1 Maggio di Taranto, ad esempio, mi ha portato a interagire con tantissimi artisti che non conoscevo cercando di portare la loro proposta musicale all’interno di una manifestazione musicale importante. Anche quando ho fatto il Festival di Sanremo sono subito diventato amico di tutti i concorrenti perchè è giusto così; non mi piacciono le gare e le competizioni sterili in quella che alla fine è una guerra tra poveri. Vado ai concerti di tanti colleghi e loro vengono ai miei, dall’incontro tra anime artistiche diverse nascono tante cose belle. A me è successo: quando ho conosciuto Daniele Silvestri è cambiato anche il mio modo di pensare alla musica, grazie ad un’amicizia nata tra noi, stessa cosa con Manuel Agnelli che mi ha sorpreso dal punto di vista umano visto che artisticamente lo amavo già profondamente. Quando l’ho conosciuto sono rimato sorpreso non dalla sua evidente intelligenza ma dall’umiltà e dalla voglia di migliorarsi costantemente innalzando la propria personale asticella.

Come avete lavorato tu e Boosta nel brano “Quello che vuoi” incluso nel suo album solista “La stanza intelligente”?

Di solito entro nei progetti altrui quasi in punta di piedi perché sono fatto così, basti sentire anche i lavori fatti con Daniele Silvestri. A parte il brano con Manuel Agnelli  contenuto nel mio primo album, che era praticamente un duetto, negli altri mi piace cercare di portare una mia particolarità nel brano senza diventarne protagonista. Questo è quanto accaduto con Boosta: Davide mi ha scritto per chiedermi di collaborare in un brano contenuto nel suo album, conoscendo il suo valore artistico, ho ovviamente accettato. Successivamente mi ha mandato questo brano molto distante dal mio mondo musicale ed è stato proprio questo a stimolarmi, ho pensato che i due mondi potevano incontrarsi senza mischiarsi troppo quindi ho creato un tappeto di voci molto etereo che andasse a sposarsi ma anche a scontarsi con la sua vocalità.

Diodato ph Ilaria Magliocchetti Lombi

Diodato ph Ilaria Magliocchetti Lombi

Nel brano “La verità” c’è un tipo di sporcizia sonora di tipo aggressivo e sensuale al contempo. Prenderai spunto da questo brano per nuove idee?

Non amo limitarmi, adoro lasciar confluire la mia schizofrenia nella scrittura. Mi piacciono i brani con un forte impatto rock e che spingono ad una scrittura più cinica e fredda ma comunque passionale. Visto che la mia band è in grado di toccare certe corde, adoro spingermi oltre i limiti. Questo brano è nato durante alcuni concerti che abbiamo fatto tempo fa e quindi nasce con una propensione al live. A questo aggiungo che se si sceglie di essere sinceri bisogna accettare il fatto che siamo coabitati da più anime diverse tra loro. Mi piace che i miei lavori mi rappresentino in tutto e per tutto per cui preferisco non ripulirli troppo.

Raffaella Sbrescia

Questa la tracklist del disco: “Uomo fragile”, “Colpevoli”, “Paralisi”, “Fiori immaginari”, “Guai”, “Cosa siamo diventati”, “Mi si scioglie la bocca”, “La verità”, “Un po’ più facile”, “Di questa felicità”, “Per la prima volta”, “La luce di questa stanza”.

 

Le date del tour:

MERCOLEDÌ 8 FEBBRAIO – ROMA – MONK  (NUOVA LOCATION)

GIOVEDÌ 16 FEBBRAIO – FIRENZE – SPAZIO ALFIERI

VENERDÌ 24 FEBBRAIO – NAPOLI – LANIFICIO 25

SABATO 25 FEBBRAIO – PULSANO (TA) – VILLANOVA

L’Arcipelago: la recensione del nuovo album di Giorgio Barbarotta

Giorgio Barbarotta- L'Arcipelago

Giorgio Barbarotta- L’Arcipelago

“L’arcipelago” è il nuovo album di inediti del cantautore trevigiano Giorgio Barbarotta. Facendosi largo tra 12 canzoni, l’artista traccia una mappa esistenziale con diverse rotte da seguire. Avvalendosi della partecipazione di Angelo Michieletto alle chitarre e tastiere, co-produttore, Stefano Andreatta al basso e flauto traverso, Nicola Accio Ghedin alla batteria e Andrea De Marchi del Virtual Studio come ingegnere del suono al mixer e post produzione, Barbarotta spazia dal pop, al folk, al rock senza mai perdere la bussola dell’emotività. Il disco si apre con ‘In un mondo migliore’: nel brano l’immagine più evocativa è quella del farsi largo a spallate tenendosi saldi al timone per continuare a credere in un mondo migliore. L’entusiasmo, figlio di un nuovo amore, zampilla dal testo de “Nelle tue mani”: ”Tutto scorre, si sa/ e i giorni fuggono via come meteore impazzite. Resta pure, ti va? Senza un prima né un dopo goditi questo gioco tra le lenzuola e il cielo”. L’ascolto prosegue con un fotogramma quantomai fedele al nostro vivere quotidiano: “Navigare a vista tra la chiglia ed il fondale profondo quanto basta da potersi accontentare di un’oncia di felicità”.

Video: Nelle tue mani

“Scava la tua piccola trincea ma non dimenticare il delirio che sta fuori”, canta Barbarotta ne “I Capricci del destino” mentre “L’ultima notte dell’anno” si destreggia tra linee e bilanci senza mai distogliere lo sguardo dai rimorsi e dai rimpianti. L’ode alla “chimica del corpo” è una pimpante marcetta pop mentre il testo de “Le anime restano in bilico” riportano l’immaginario in un mood più intimista e malinconico. “Il mio mecenate” è il brano più debole del disco, fuori rotta e fuori contesto. Molto meglio “In mezzo ci sei tu”, ispirato ai mali e alle paure che ci attanagliano. Vividi e incendiari gli aggettivi usati per “Quaranta gradi celsius”: La fronte cola sulla gola, la testa bolle trai pensieri, la suola ustiona sotto i piedi”. La traccia migliore del disco è “Quei piccolissimi gesti”: “E intanto tu tieni attaccati i tuoi pezzi mentre la vita si prende gioco di noi. Quante maschere da buttare, quanti dubbi da affrontare di cui non abbiam tenuto conto mai”; Giorgio Barbarotta costruisce il suo arcipelago di poesie mantenendo sempre vivo il focus su un tipo di emotività mai scontata. A conferma di quanto appena scritto c’è l’ultimo brano che chiude il disco, intitolato “Cinica è la sera”: “Si possa meditare su ciò che siamo stati e adesso diventati che cosa chi lo sa”; un punto interrogativo scomodo ma fondamentale in un disco che dimostra di avere qualcosa di utile da dire.

Raffaella Sbrescia

Non me ne frega niente: il primo singolo del nuovo album di Levante è già un successo

Levante ph Alan Chies

Levante ph Alan Chies

In Italia è l’era del nuovo pop. Una delle più valide esponenti femminili di questa corrente musicale è Claudia Lagona, in arte Levante. Forte dei consensi ottenuti dal precedente disco “Abbi cura di te”, la cantautrice torna in scena annunciando un nuovo album di inediti intitolato “Nel caos di stanze stupefacenti”, in uscita il prossimo 7 aprile per Carosello Records. “Non so perché caddi in quel buco nero. L’orizzonte degli eventi dove tutto ciò che va non ritorna. Mi sentii così, per mesi e mesi. Aggrappata alle sole mura di una stanza, la mia stanza. Non seppi aprire la porta, non seppi mai arrivare alla maniglia che mi avrebbe salvata. Non serviva una mano, serviva una maniglia per aprire un varco dentro quel caos e fuggire. Fuggire da me. Non ci fu serratura, non ci furono chiavi, non ci furono finestre… ci fu solo la musica NEL CAOS DI STANZE STUPEFACENTI”. Con queste parole l’artista ha presentato il titolo di questo nuovo lavoro anticipato da un primo interessante singolo intitolato “Non me ne frega niente” balzato subito al numero uno delle tendenze di YouTube e tra i trend topic di Twitter. Grazie al videoclip diretto dal collettivo fiorentino The Factory,  registrato a casaBASE, la residenza d’artista di BASE Milano e ideato dalla stessa Levante, il brano si riveste di ulteriori interessanti sfaccettature: da un lato le atmosfere distopiche di Black Mirror, dall’altro una clinica di cura del futuro in cui pazienti soffrono di disturbi compulsivi da cellulare. Questo è il perturbante scenario che fa da sfondo ad una marcia pop, figlia della vena creativa di Levante e Dario Faini nonché della produzione di Antonio Filippelli che guarda alle produzioni del Nord Europa e alle grandi voci della scena internazionale come Lykke Li e Florence Welch. Andando ad analizzare il testo nello specifico, scopriamo una precisa istantanea delle principali isterie da “social network” dei nostri giorni.

Levante

Levante

Disincanto, disillusione e trasparenza fanno capolino in un racconto fedelmente ispirato alle avvilenti dinamiche del web: “Sogno la pace nel mondo ma a casa sono a brava a far la guerra. La storia è sempre quella, noi siamo tutti uguali ma il colore della pelle conta. Se parte la rivolta combatto con lo scudo dello schermo, le armi da tastiera il giorno sto in trincea lancio opinioni fino a sera. Non me ne frega niente se mentre rimango indifferente il mondo crolla e non mi prende, non me ne frega niente se mentre la gente grida aiuto io prego non capiti a me”, scrive e canta Levante, mettendo in evidenza le più la parte più meschina, codarda e superficiale di un modo di fare sempre più diffuso e sempre più degradante in modo intelligente e di classe. Un ottimo presupposto in attesa di scoprire cosa ci riserverà il resto dell’album.

 Raffaella Sbrescia

A maggio Levante sarà live nelle principali città italiane con la sua nuova tournée “Nel caos tour 2017” organizzata da OTRlive. La data di Milano prevista per l’11 maggio all’Alcatraz è spostata per ragioni organizzative a martedì 16 maggio. Si parte il 4 maggio dall’Atlantico di Roma e si prosegue il 5 maggio a Perugia all’Afterlife Live Club, il 6 all’Estragon Club di Bologna, il 12 al New Age Club di Roncade (TV), il 13 maggio al Teatro della Concordia di Venaria Reale (TO) e si concluderà il 16 maggio all’Alcatraz di Milano (NUOVA DATA). Prevendite disponibili su Ticketone: http://bit.ly/nelcaosLEVANTE

 Video: Non me ne frega niente

Ritratti di Sanremo: “Con te” è il brano di Sergio Sylvestre di cui uscirà l’album omonimo il 10 febbraio.

Sergio Sylvestre ph Julian Hargreaves

Sergio Sylvestre ph Julian Hargreaves

Abbiamo conosciuto Sergio Sylvestre nella veste di vincitore di Amici 15. Lo ritroveremo  in gara al prossimo Festival di Sanremo 2017 con il brano “Con Te”, una ballad che racconta di una storia d’amore finita tra dubbi e insicurezze e come ogni relazione si lascia alle spalle interrogativi a cui è difficile dare una risposta. Il brano porta la firma della cantautrice Giorgia (testo) e dello stesso Sergio con Stefano Maiuolo (musica) e anticipa il primo album di inediti dal titolo “Sergio Sylvestre”, in uscita il 10 febbraio. Dopo la pubblicazione del primo Ep “Big Boy” (disco d’oro) per questo gigante buono dalla voce calda e potente è arrivato il momento di fare sul serio.

Intervista

Finalmente pubblichi il tuo primo disco. Cosa troveremo al suo interno?

In questo album ho messo tutta la mia anima, ho lavorato tanto a queste canzoni e ho certezza di aver dato tutto. Ho voluto spaziare tra brani uptempo e struggenti ballate.

Come hai lavorato insieme al team degli autori che hanno partecipato al disco? Ci sono anche tanti nomi nordeuropei…

Abbiamo fatto una ricerca di repertorio lavorando senza fretta. Sono venuti fuori dei nomi dalla Scandinavia, ci abbiamo chiacchierato e abbiamo visto che si trattava di una proposta interessante. Il nostro obiettivo era  cercare e creare nuove sfumature del pop per creare un punto di incontro tra Stati Uniti ed Europa. Ovviamente hanno partecipato anche alcuni tra i migliori autori italiani in circolazione e ne sono molto fiero.

Quali sono le tue sensazioni pre-Sanremo?

Sto vivendo un periodo davvero particolare, tutto quello che volevo succedesse mi sta capitando nello stesso momento. Sono fiero di me stesso ma devo imparare a gestire l’ansia e l’emotività. Faccio fatica ad espormi, mi sento messo a nudo.

Cosa pensi del palco dell’Ariston?

Le prove sono andate bene. Dietro le quinte però ci sono però troppe cose, devo cercare di restare calmo e concentrato senza andare in agitazione.

Com’è nato il brano che porti al Festival?

Il brano è nato a Los Angeles mentre lavoravo con il mio amico Stefano Maiuolo. In un secondo momento l’ho portato a Giorgia, non riuscivo ad immaginare che le sarebbe piaciuto invece non solo ha voluto darmi una mano, ha messo proprio tutta se stessa in questo pezzo.

Sergio Sylvestre durante l'ascolto del disco nello studio di registrazione

Sergio Sylvestre durante l’ascolto del disco nello studio di registrazione

Come è avvenuta la scelta della cover “Vorrei la pelle nera”?

Mentre eravamo su Youtube a cercare un pezzo, abbiamo trovato questo e ci siamo fatti due risate. Ho sempre seguito i Soul System e li trovo fantastici. Volevo condividere il palco con loro e son sicuro che vi faremo divertire!

Ti è mai capitato di seguire il Festival in precedenza?

Di solito lo guardo con i miei amici. Avevo 17 anni quando sono arrivato in Italia e mi è sempre piaciuto. Mi dispiace che in America non ci sia una manifestazione simile, mi sento fortunato a prendervi parte. I miei amici mi guarderanno e sarà emozionante pensare di essere dall’altra parte dello schermo! Spero di lasciare il segno!

Quali sono le canzoni che ti sono rimaste nel cuore?

Ce ne sono tante…su tutte: “Sulla porta” di Federico Salvatore, “Spalle al muro” di Mariella Nava, “Il terzo fuochista” di Tosca.

Come vivi il fatto che molti ti additeranno come un ex talent?

Provo a non pensarci. Voglio solo fare del mio meglio e fare in modo che la gente mi conosca per quello che sono. Chiaramente sono molto grato a Maria De Filippi ma non penso che la sua presenza possa mettermi in evidenza, nessuno può davvero aiutarmi se non soltanto me stesso.

Ci pensi alla vittoria?

Non sto pensando molto alla gara, farò il massimo sperando di fare un’ottima figura.

Come mai hai preferito “Con te” invece di “Come il sole ad ottobre”?

Il primo brano dà più energia, il secondo è veramente devastante. L’ho scelto perché l’ho visto nascere da zero e ci tengo veramente tanto.

Cosa senti quando canti in italiano?

Mi sento un’altra persona, sento di mettere in mostra un altro lato di me. Faccio fatica a cantare in italiano non per la lingua in sé quanto per il fatto che le parole mi strappano il cuore. In inglese ne servono quattro per rendere un’idea mentre in italiano ne basta una per stenderti.

Cosa pensi di quello che sta succedendo in America con Trump?

Tutto questo mi fa così male che preferisco non guardare. Mi vergogno davvero molto di quello che sta facendo.

Come ti è sembrato collaborare con J-AX e Fedez nel brano “L’Italia per me”, contenuto nel loro album “Comunisti col Rolex”?

L’Italia mi ha dato una nuova vita, ha abbracciato il mio cuore ed è uno dei paesi più belli che abbia mai visto. Mi sono molto divertito a lavorare con J-AX e Fedez, sono simpaticissimi!

La tracklist del dell'album "Sergio Sylvestre"

La tracklist del dell’album “Sergio Sylvestre”

E l’esperienza con Disney per il film “Oceania”?

In quell’occasione ho cantato il mio primo brano in italiano. Avevo tantissima ansia, mi vergognavo. Pian piano mi sono sentito più a mio agio ed è stata un’esperienza veramente stimolante, penso che ogni cantante vorrebbe farla.

Cos’è per te l’Honesty”?

Non sono un personaggio figo, sono un ragazzo normale, vorrei soltanto che la gente mi conosca, mi ascolti e magari mi apprezzi per quello che sono.

Dopo Sanremo, sarà finalmente l’ora del tour. Le prime due date saranno il 30 marzo all’Orion di Roma e il giorno successivo, il 31 marzo, ai Magazzini Generali di Milano.

Non vedo l’ora! Ce l’ho in mente da un pezzo! Ho scelto di posticipare le prime date proprio per dedicarmi solo alla lavorazione del disco, non volevo fare le cose in fretta.

Raffaella Sbrescia

Braschi presenta “Trasparente” a New York prima di volare sul palco di Sanremo

TRASPARENTE cover

Braschi, Nuova Proposta della 67esima edizione del Festival di Sanremo con il brano NEL MARE CI SONO I COCCODRILLIè volato a New York per girare il videoclip e per presentare in anteprima il suo nuovo disco TRASPARENTEche uscirà il 10 febbraio.  Questa sera, canterà per la prima volta live i brani contenuti nel nuovo album, alla Casa Italiana Zerrilli Marimò NYU, importante polo di socializzazione e interscambio culturale a cavallo tra Stati Uniti e Italia e domani replicherà a Brooklyn.

La storia del giovane cantautore si snoda tra Santarcangelo di Romagna, la sua città natale, e gli Stati Uniti, dove ha già registrato e portato in tour il suo primo EP, RICHMOND. Il suo secondo album, TRASPARENTE, uscirà il 10 febbraio per iMean Music & Management, l’etichetta di Roberto Mancinelli nata tra Milano e New York che ha scelto di debuttare con Braschi proprio per il suo respiro internazionale, e sarà distribuito da Artist First.

Braschi

Braschi

Il disco, registrato in Italia ma ricco di sonorità internazionali, si apre con il brano TRASPARENTE,title track dell’album - “Ho scelto questo titolo perché rispecchia la strada che sta percorrendo la mia vita, in questi ultimi tempi c’è meno nebbia ed è più chiara e trasparente” - racconta Braschi, che ha scritto di suo pugno i testi e la musica di questo progetto, in cui ha racchiuso, senza riserve, tutto il suo mondo.

Nel primo singolo, Braschi canta di sé, di un ragazzo che nasce a Rimini e che si definisce “fortunato in mezzo alla vita che passa”. NEL MARE CI SONO I COCCODRILLI si colloca musicalmente tra la canzone d’autore, il rock e il pop, nel tentativo di dare una chiave di lettura contemporanea e attraente al cantautorato.

Il disco scorre come un unico racconto al centro del quale ci sono i sentimenti e la rinascita e si compone di otto brani e due bonus track. La versione orchestrata del brano NEL MARE CI SONO I COCCODRILLI che ascolteremo sul palco dell’Ariston e SANTA MONICAche nasce nel 2013 dall’importante collaborazione con i Calexico che si sono scoperti fan di Braschi dopo averne ascoltato i provini attraverso il produttore JD Foster.

Leggera: a scuola di eleganza con Magoni e Spinetti per Musica Nuda

 Cover_Leggera

Sempre più rodato e prolifico il duo Musica Nuda composto da Petra Magoni e Ferruccio Spinetti. Lo scorso 27 gennaio è uscito infatti “Leggera” (Warner Music), un album composto da 12 brani interamente scritti e cantati in italiano. Il filo conduttore di questo nuovo lavoro è la delicatezza con cui vengono raccontati sentimenti intimi, pensieri dolorosi, riflessioni scomode. Grazia, eleganza e leggerezza avvolgono testi votati all’emozione. Il disco si apre con “Come si canta una domanda” una poesia di Peppe Servillo musicata da Ferruccio Spinetti e magistralmente interpretata dall’istrionica Petra Magoni: “Con gli occhi chiusi bacerai una bugia sulla mia bocca lascerai”, canta Petra, dando voce ai tormenti controversi di chi si barcamena tra promesse d’amore, incertezze e disillusione. Il fascino carnale del tango irradia le parole di “Condizione imprescindibile”: i nervi e la muscolatura del contrabbasso costruiscono una tensione erotica che matura in un crescendo irresistibile e travolgente. Un amore di tipo melanconico e struggente permea il testo di “Dimane”: “il tempo che è passato non torna ma quello per cercarti c’è”, scrive Spinetti, tra interrogativi senza risposta, sospiri e riflessioni che ci restituiscono tutto il sapore agrodolce di un sentimento irrisolto. La titletrack (in collaborazione con Kaballa e Tony Canto) recita: “ogni parola è rumore dove ogni anima è sola” e poi, ancora, “Rinuncio all’odio e all’amore sentimenti la cui vacuità sembra aumentare col tempo”: deduzioni profonde che affrontano in modo leggero, per l’appunto, un modo di intendere il mondo sempre più frettoloso e superficiale.

Spinetti_Magoni_PH_Massimo_Zannoni

Spinetti_Magoni_PH_Massimo_Zannoni

Tutt’altro registro per “Lunedì”, firmata da Frankie Hi-NRG Mc, in cui ritmo, immaginazione e desiderio s’intrecciano in modo ironico e sottile fasciando una velata richiesta di protezione. Indaffarati passanti si affacciano tra gli scaffali e le storie silenziose di “Feltrinelli” scritta da Francesco Cusumano. “Canto, me ne vanto, mi diverto”, canta Petra Magoni in “Canzone senza pretese”, l’inedito di Lelio Luttazzi e Zeppieri già uscito in una compilation per Musica Jazz che qui si arricchisce del contributo vocale di Frida Bollani Magoni. L’ascolto prosegue con “Ti darò”: la dichiarazione d’amore per eccellenza frutto dell’incontro delle penne di Petra Magoni e Luigi Salerno. L’isterismo bisbetico di “Zitto zitto” ci offre la possibilità di godere appieno della versatilità vocale ed interpretativa dell’inimitabile Petra Magoni mentre “Luce” passa, filtra, attraversa volti, pensieri, immagini riportando la mente ai ritmi di Bahia. Fausto Mesolella ancora in veste di autore per le musiche di “Tu sei tutto per me” col testo di Alessio Bonomo: “se dico amore c’è l’eco di te”; non c’è altro da aggiungere o forse sì. Il disco si chiude con  un bell’ omaggio alla canzone d’autore italiana con la cover di “Ti Ruberò” di Bruno Lauzi, brano registrato due anni fa: “ti ruberò a tutti quelli che non sanno sognare”: un intento, una missione, un compito non facile quello che Petra Magoni e Ferruccio Spinetti intendono portare avanti con questo nuovo capitolo del progetto Musica Nuda che, a giudicare  dalla minuziosa cura con cui è stato realizzato, rappresenterà un nuovo importante esempio di eccellenza Made in Italy.

Raffaella Sbrescia

TRACKLIST

01 Come si canta una domanda (Servillo-Spinetti). Chitarra, F. Spinetti

02 Condizione imprescindibile (Kaballa-Canto)

03 Dimane (Spinetti)

04 Leggera (Kaballa – Canto). Chitarra, Tony Canto

05 Lunedì (Spinetti – Di Gesu)

06 Feltrinelli (Cusumano). Ospite F. Mesolella al Dobro

07 Canzone senza pretese (Luttazzi-Zeppieri). Ospite Frida Bollani Magoni

08 Ti darò (Salerno). Ospite Luigi Salerno

09 Zitto zitto (Kaballa-Parigi)

10 Luce (Salerno-Spinetti). Chitarra F. Spinetti

11 Tu sei tutto per me (Mesolella-Bonomo). Ospite F. Mesolella alla chitarra

12 Ti ruberò (Lauzi)

Ascolta qui l’album:

“LEGGERA” TOUR

03/03     Botticino (Bs) – Teatro Centrolucia

04/03     Mira (Ve) – Teatro Villa dei Leoni

05/03     Torino – Cap10100

10/03     Rimini – Teatro degli Atti

11/03     Milano – Blue Note (Doppio spettacolo ore 21,00 e 23,30)

16/03     Napoli – Teatro Politeama

21/03     Cusset (Francia) – Theatre de Cusset

07/04     Poggibonsi (Si) – Teatro Politeama

08/04     Vittoria (Rg) – Teatro Vittoria Colonna

12/04     Matera – Auditorium Gervasio

18/04     Roma – Auditorium Parco della Musica – Sala Petrassi

22/04     Fano (PU) – Teatro della Fortuna

27/04     Denver (Colorado, Usa) – Newman Center For The Perfoming Arts

28/04     Detroit (Michigan, Usa) – Detroit Institute Of Arts

30/04     Toledo (Ohio, Usa) – Toledo Museum Of Art

 

 

 

 

Bestiario Musicale: un viaggio notturno tra gli animali della Maremma insieme a Lucio Corsi

Bestiario Musicale - cover

Bestiario Musicale – cover

Con il sopraggiungere del crepuscolo, ecco affacciarsi le dolci, semplici e curiose note di “Bestiario musicale”, il secondo album del giovane cantautore Lucio Corsi. Il disco, comprensivo di 8 brani e alcuni racconti musicati, è un concept ideato, scritto, arrangiato da Corsi durante un periodo di ritiro nella sua nativa Maremma. Al centro dei contenuti proposti ci sono gli animali, certo, ma non animali qualsiasi bensì quelli che sono soliti ricorrere nell’immaginario, nell’epica e nel quotidiano di alcune territorialità specifiche. Dopo aver annotato le caratteristiche e le leggende che si portano dietro ognuno dei protagonisti prescelti, Lucio Corsi ha dato loro vita parlandone traslando le loro vicende in modo metaforico. Arrangiate con pianoforte, contrabbasso, spinetta e percussioni, queste canzoni notturne vivono dei rumori e delle atmosfere del bosco, si nutrono di sogno e ingenuità, ispirano visione e distensione.

Lavorando con la massima libertà creativa e compositiva, Lucio Corsi ci accompagna per mano tra le sue visioni. Il brano più suggestivo è “L’upupa”. Il re degli uccelli si fa portavoce del messaggio chiave del disco: I nostri poteri ancestrali saranno schiacciati dal ribaltamento dei valori e dalla mutazione dell’uomo. Ma non tutto è perduto, a darle man forte c’è “La civetta”: il gatto nero del cielo, donna di piuma, la sirena del bosco. I cori delle cicale, i grilli sintetizzatori, i balzi delle lepri, le spine delle istrici, i musi dei cinghiali color asfalto e le lucertole, vecchi serpenti trasformati in drago, uniranno le loro forze per sconfiggere cinismo e disillusione. Ad impreziosire questo lavoro fuori dal coro è la bella copertina dipinta da Nicoletta Rabiti, madre di Lucio Corsi.

Raffaella Sbrescia

Ascolta qui l’album:

 

 

 

Ed Sheeran: il tour mondiale partirà il 17 marzo da Torino

Ed Sheeran

Ed Sheeran

Ed Sheeran ha annunciato una serie di date in tutto il mondo (Europa, Regno Unito e Irlanda, Messico e America Centrale e del Sud). Il tour partirà proprio dall’Italia, con un concerto al Pala Alpitour di Torino il prossimo 17 marzo, e continuerà fino a giugno. Farà inoltre tappa alla O2 di Londra per due serate consecutive (1 e 2 maggio), un grande ritorno live nella capitale inglese dopo l’incredibile successo al Wembley Stadium nel 2015.
I biglietti saranno in vendita dalle 11:00 di giovedì 2 febbraio 2017 su ticketone.it. Per info livenation.it.
Il terzo album di Ed Sheeran ÷ (divide) verrà pubblicato il 3 marzo su etichetta Asylum/Atlantic Records (disponibile per pre-order).
 
 
DATE DEL TOUR

Marzo                                                    
17 – TORINO – Pala Alpitour
19 – ZURIGO (Sveizzera) – Hallenstadion
20 – MONACO (Germania) –  Olympiahalle
22 – MANHEIM (Germania) – SAP-Arena
23 – COLONIA (Germania) –  Lanxess Arena
26 – AMBURGO (Germania) – Barclaycard Arena
27 – BERLINO (Germania) – Mercedes Benz Arena
30 – STOCCOLMA (Svezia) –  Ericsson Globen
Aprile
1 – HERNING (Danimarca) –  Jyske Bank Boxen
3 – AMSTERDAM (Olanda) – Ziggo Dome
4 – AMSTERDAM (Olanda) – Ziggo Dome
5 – ANVERSA (Belgio) – Sportpaleis
6 – PARIGI (Francia) –  Accor Hotels Arena
8 – MADRID (Spagna) – WiZink Center
9 – BARCELLONA (Spagna) – Palau San Jordi
12 – DUBLINO (Irlanda) – 3 Arena
13 – DUBLINO (Irlanda) – 3 Arena
16 – GLASGOW (Scozia) – The SSE Hydro
17 – GLASGOW (Scozia) – The SSE Hydro
19 – NEWCASTLE (UK) – Metro Radio Arena
20 – NEWCASTLE (UK) – Metro Radio Arena
22 – MANCHESTER (UK) – Arena
23 – MANCHESTER (UK) – Arena
25 – NOTTINGHAM (UK) – Motorpoint Arena
26 – NOTTINGHAM (UK) – Motorpoint Arena
28 – BIRMINGHAM (UK) –  Barclaycard Arena
29 – BIRMINGHAM (UK) –  Barclaycard Arena
Maggio       
1 – LONDRA (UK) –  The O2
2 – LONDRA (UK) –  The O2
13 – LIMA (Perù) – Estadio Nacional
15 – SANTIAGO (Cile) – Movistar Arena
20 – BUENOS AIRES (Argentina) – Estadio Unico De La Plata
23 – CURITIBA (Brasile) –  Pedreira Paulo Leminsky
25 – RIO DE JANEIRO (Brasile) –  Rio Arena
28 – SAN PAOLO (Brasile) – Allianz Parque
30 – BELO HORIZONTE (Brasile) – Esplanada Do Mineirao
 
Giugno
2 – BOGOTA (Colombia) – Parque Simon Bolivar
4 – SAN JUAN (Puerto Rico) –  Coliseo De Puerto Rico
6 – SAN JOSE (Costa Rica) – Parque Viva Amphitheater
10 – CITTÀ DEL MESSICO (Messico) – Palacio De Los Deportes
12 – GUADALAJARA (Messico) – Arena VFG
14 – MONTERREY (Messico) –  Auditorio Citibanamex

“À la vie, à la mort”: il pop di classe proposto da Nicolas Michaux

Nicolas Michaux - cover album

Nicolas Michaux – cover album

C’è pop e pop. Quello proposto dal cantautore belga Nicolas Michaux nell’ album d’esordio intitolato “À la vie, à la mort”, in uscita domani 27 Gennaio 2017 su etichetta Tôt ou Tard, rappresenta un brillante  e raffinato excursus del pop, inteso nel senso più ampio del termine. Grazie alla sua esperienza di globe trotter, Nicolas Michaux, insieme a Julien Rauïs -sound engineer e co-produttore dell’album, è riuscito ad incanalare nei 10 brani che compongono questa raccolta tutte le influenze che ha incamerato nel corso degli anni. Veleggiando tra melodie dal taglio originale e particolareggiato, Nicolas cesella parole francesi e inglesi con arrangiamenti delicati e sorprendentemente fascinosi. La peculiarità di questo giovane artista è lo stile ricco di richiami ma non riconducibile a nessun altro. La chiave della bellezza di questo lavoro sta nell’ approccio artigianale nella creazione dei brani, nella sana voglia di sperimentare senza allontanarsi da coordinate semplici e coinvolgenti.

Video: À la vie, à la mort

Minimale e intimista, la scrittura di Nicolas Michaux racconta di viaggi, di incontri fatti principalmente durante il suo lungo soggiorno in Danimarca, suonando nella band Eté 67. Il fil rouge che lega tutti i brani del disco è la ricerca - di speranza, di dignità, di delicatezza. Valori, questi ultimi, sempre più rari e agognati dalle anime più sensibili. Ad incarnare queste deduzioni sono alcune canzoni in particolare: l’apripista “Noveau Départ”, la sognante titletrack “À la vie, à la mort”, la scanzonata “Croire En Ma Chance” e l’attualissima “Les Iles Désertes”. Per un’esperienza ancora più ricca e stimolante, in rete ci sono i tanti originalissimi videoclip in cui Nicolas Michaux mette in evidenza tanti lati della sua poliedrica personalità.

 Raffaella Sbrescia

Ecco le date del suo tour italiano:

giovedì 26 gennaio: POMOPERO, Breganze (VI)

sabato 28 gennaio: MISHIMA, Terni

giovedì 2 febbraio: OFF, Lamezia Terme (CZ)

venerdì 3 febbraio: PUNTO G, Siracusa

sabato 4 febbraio: ZOOTV, Brucoli (SR)

domenica 5 febbraio: LA CARTIERA, Catania

martedì 7 febbraio: AL KENISA, Enna

mercoledì 8 febbraio: BOLAZZI, Palermo

giovedì 9 febbraio: CAFÈ LIBRAIRIE, Cosenza

venerdì 10 febbraio: BEBOP, Taranto

sabato 11 febbraio: MR ROLLY’S, Vitulazio (CE)

domenica 12 febbraio: BUATT, Eboli (SA)

martedì 14 febbraio: NA COSETTA, Roma

mercoledì 15 febbraio: EX CINEMA AURORA, Livorno

giovedì 16 febbraio: BOTTEGA ROOTS, Colle Val d’Elsa (SI)

venerdì 17 febbraio: TBA, Viareggio

sabato 18 febbraio: ARCI CHINASKI, Sermide (MN)

 

‘o Treno che va: la recensione del nuovo album dei Foja

'O treno che va - Foja

‘O treno che va – Foja

“’O treno che va” (Full Heads – distr. Audioglobe) è il titolo del terzo capitolo dell’avventura discografica dei Foja. Dario Sansone (autore e voce), Ennio Frongillo (chitarra), Gianni Schiattarella (batteria) e Giuliano Falcone (basso) tornano in scena con un album intelligente, di cuore e di sostanza. A cavallo tra la canzone classica napoletana e le melodie italiane, il sound della band arde, scuote e tiene viva l’anima scugnizza dei nostri padri. Ogni canzone è un tassello, una pennellata di colore, l’attimo prima di una nuova entusiasmante ripartenza. Attraverso la sapiente e cesellata fusione tra modernità e tradizione, i Foja lavorano sull’istinto e sulla poeticità alternando profondità e leggerezza. Gli strumenti principali della band sono il dialetto napoletano, inteso come marchio identitario ed una collezione di pregevoli arrangiamenti scanditi da travolgenti mandolini e sensuali riff blues immersi in spruzzi di folk. Il risultato? Una cascata di emozioni semplici e dirette al cuore. L’album si apre con “Cagnasse tutto”: “Chiuderei gli occhi per non vedere tutto questo sporco e sentire il cuore che batte nel petto”; il manifesto del desiderio di svolta attraverso un viaggio destinato a segnare un punto di non ritorno. Il percorso continua con i picchi anarchici di “Gennaro è fetente”: blues e folk si incrociano nel brano che vanta la partecipazione di Edoardo Bennato e della sua inconfondibile armonica a bocca. “Chin’ e pensieri” racchiude, invece, un invito a non piangersi addosso. Più elaborata la struttura strumentale della romantica ballad “Nunn’è cosa”. «’O treno che va» è la title track che ci trascina via dalle paranoie e che ci spinge a cercare quello che non sappiamo e che non conosciamo. Un input accorato e arricchito da suggestivi innesti strumentali. Molto pittoresca la trama di “Buongiorno Sofia” in cui l’amata Napoli viene metaforicamente trasfigurata tra pensieri rotti e una vita che non ci basta. Sottilmente impegnata è “Aria ‘e mare”, arricchita dalla partecipazione dal sapore country di Ghigo Renzulli (Litfiba): tra mandole e mandolini i Foja ci raccontano di come si giochi senza vergogna con la vita della gente. Dolce e melanconica la trama di “A chi appartieni”, introspettiva e carica di emozioni contrastanti è “Famme partì”: il corposo sax di Daniele Sepe fa la differenza tra disillusione e insofferenza. Belli i frame cinematografici di “Dummeneca”: profumi e squarci di cielo sono il contesto in cui ricordi semplici e di grande impatto emotivo spingono l’ascoltatore a fare i conti con le cose veramente importanti. Come magici alchimisti i Foja innestano sonorità mediterranee e latine in “Tutt’e due”. Pensieri indesiderati e sorrisi mancati fanno capolino in “Nina e ‘o cielo”. A chiudere i battenti sono, infine, la ballata country-rock “Statte cu’ mme e la dolcissima “Duorme”: un augurio all’insegna del sogno e della bellezza, quella autentica, da preservare a qualunque costo.

 Raffaella Sbrescia

 Video: Cagnasse tutto

Foja - ‘ O treno che va - TOUR NAZIONALE 2017

Sab 11 Febbraio - Policoro (MT) - Absolute Cafè

Dom 19 Febbraio - ROMA - Quirinetta

Sab 25 Febbraio - Lamezia Terme - Vinyl

Gio 2 Marzo - Coreno Ausonio (FR) - Freedom

Sab 4 Marzo - BOLOGNA - Arterìa

Ven 10 Marzo - PESCARA - Scumm

Sab 11 Marzo - San Salvo (CH) - Beat Cafè

Gio 16 Marzo - MILANO - Serraglio

Ven 17 Marzo - TORINO - Officine Corsare

Sab 18 Marzo - Fabrica di Roma (VT) - Vintage

Ven 24 Marzo - NAPOLI - Casa della Musica

Date in aggiornamento sul sito www.arealive.it

Ascolta qui l’album:

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