Michele Bravi presenta “Anime di carta”: un disco consapevole e senza filtri. Intervista

cover Anime di Carta

cover Anime di Carta – Michele Bravi

Il 24 febbraio 2017 vedrà la luce “Anime di Carta”, il nuovo album di Michele Bravi, (distribuito da Universal Music), in cui il giovanissimo cantante umbro torna sia come autore sia come interprete. Il disco si compone di 13 tracce comprensive di un’intro e un interludio. Sei degli 11 brani portano anche la firma di Michele che, per questo disco, ha scelto di collaborare con celebri autori italiani tra i quali Federica Abbate, Giuseppe Anastasi, Cheope, Niccolò Contessa, Antonio Di Martino e Alessandro Raina. Realizzato con il supporto strategico della factory Show Reel, “Anime di carta” si presenta come un disco introspettivo che racconta la forza, la tenacia e la caparbietà dell’avere vent’anni. Michele Bravi e il produttore Francesco Catitti hanno lavorato per tre anni per dare vita a questa creatura musicale che rispecchia molti lati della personalità del cantante  le cui coordinate sonore puntano ad un sound internazionale attraverso un perfetto mix tra la tensione della musica elettronica e l’intimismo classico dell’ensemble d’archi. Ad incamerare le atmosfere di tutto il disco, un fragile intimismo ed una imponente drammaticità insieme a tappeti sonori decisamente ricercati che rappresentano il vero punto forte di tutto l’album.

 Intervista

Ciao Michele, che tipo di percorso artistico stai portando avanti?

Con questo disco compio un passo importante. Se sei mesi fa mi avessero chiesto se ero felice di quanto fatto fino a quel momento, avrei risposto di no. Fino a due settimane fa le cose non erano così nitide come oggi. Avevo bisogno di capire quale fosse il modo giusto in cui la musica potesse raccontarmi e credo di averlo trovato. Solo a dicembre ho finito di lavorare a queste nuove canzoni. Il mio è un percorso non solo lavorativo ma soprattutto umano. Oggi vivo un momento di serenità personale e non riscriverei niente della mia storia. Prima ero instabile, ora sono comunque fragile ma sono finalmente riuscito a togliere i filtri parlando della mia vita.

Qual è il fulcro di “Anime di carta”?

Quando si lavora con la creatività, la dimensione personale e quella lavorativa si incrociano. Mi è successo di perdere una persona a cui tenevo tanto e avevo bisogno di un modo per uscirne. Ecco perché questo disco rappresenta una seduta di analisi con me stesso. Volevo riflettere, volevo capire perché vivevo con difficoltà il mio rapportarmi agli altri; credo di non averlo capito nemmeno adesso ma almeno l’ho messo per iscritto.

Perché hai intitolato l’album in questo modo?

Siamo tutti anime di carta. La carta è un materiale accessibile, sempre a portata di mano. Se sei fatto di carta, come quella su cui scrivi, non puoi strappartela di dosso perché perderesti un pezzo di te stesso. Puoi diventare un origami, accartocciarti, rovinarti, prendere fuoco o semplicemente rimanere un foglio senza contenuto. Tempo fa ero molto più autoriferito, poi ho iniziato a condividere la vita con altri e ho capito che potevo scrivere i miei contenuti.

“Chiavi di casa” è una summa finale dei temi musicali e lirici del disco?

Beh, sì. Qui racconto di cosa significa trovare una persona che riesce a vedere cosa c’è scritto dall’altra parte del foglio, quello che non mostriamo agli altri.

Finalmente canti in italiano…

Canto in italiano perché avevo bisogno di dire le cose come stavano, senza troppi giri di parole. Dovevo liberarmi dalle sovrastrutture per cantare di quello che ho vissuto. Spero di intercettare anche le persone che non la pensano come me, voglio sentirmi meno solo e confrontarmi con il prossimo.Non sono vittima del mondo. Ho imparato a scindere le regole del mercato discografico dall’ambito musicale. Con questo album posso permettermi di gestire una possessività nei riguardi delle canzoni che prima non avevo. Ci ho messo tanto tempo a finirle perché prima dovevo finire di vivere certe cose. Mi si potrà dire di non aver capito cosa volevo dire ma non come avrei dovuto farlo.

A maggio sarai protagonista di due anteprime dell’Anime di Carta Tour, il 20 al Fabrique di Milano e il 21 al Viper Theatre di Firenze.

Il concerto sarà uno show completo, seguirò un filo conduttore con la rivisitazione del concetto di carta. Riserverò particolare attenzione ai suoni per ricreare la ricerca sonora che ho perseguito nella realizzazione dell’album e per vestire al meglio il mio timbro.

Come hai lavorato con gli autori?

Li ho chiamati personalmente e li ho frequentati tanto. Ero affascinato dalla loro capacità espressiva, ci siamo visti anche solo per un caffè, quello che è nato è solo una conseguenza dello stare insieme. C’è una grande partecipazione da parte di tutti gli autori, alcuni sono impensabili; su tutti cito Niccolò Contessa de I Cani, sono felice che abbia dialogato con il mio mondo.

Come è avvenuto l’incontro con Contessa?

Amo il disco de I Cani “Glamour”. Volevo incontrare Niccolò e mi sono fatto aiutare da un’amica in comune per organizzare l’incontro. Quando l’ho conosciuto non avevo ancora dimostrato niente di me, il fatto che mi abbia ascoltato e che abbiamo lavorato con me è molto significativo.

Com’è andata con “Il diario degli errori” e con l’autrice Federica Abbate?

Ci siamo incontrati a cena e abbiamo chiacchierato a lungo. In seguito ho iniziato a scriverle per risentirla e pian piano abbiamo iniziato a condividere le nostre cose. In quel periodo ho chiuso una storia d’amore infinita e mi capitava di parlare con Federica anche di cose personali. Un giorno lei si è presentata a casa mia e mi ha fatto sentire “Il diario degli errori” e, sebbene io non nasca come interprete perché ho bisogno di cantare quello che vivo, lei è stata capace di farmi capire qualcosa che io stesso non avevo capito. Il pezzo non è mai stato provinato, l’ho sentito così tanto a fuoco da capire che era perfetto così.

Video: Il diario degli errori

Qual è stato il tuo approccio al Festival di Sanremo e come vivi il fatto di essere stato il cantante più twittato nelle singole serate?

Sentivo di avere tra le mani un pezzo molto importante e sapevo che la canzone meritava di essere ascoltata da tante persone. Questo brano mi ha aiutato tanto per cui son felice se è piaciuto e che abbia avuto un buon riscontro. Sono contenuto se mi viene riconosciuto il merito di averlo interpretato bene ma io penso che abbia vinto il pezzo; la mia interpretazione è stata un plus. Sono arrivato su quel palco partendo da sotto zero e con quotazioni molto basse.

Come è avvenuta la composizione e la scelta dei brani?

La selezione è figlia di una rosa di 60 brani. Ho scelto i più completi. In genere compongo accompagnandomi al pianoforte anche se alcuni pezzi sono stati concepiti subito con un’impostazione di produzione elettronica con dei tappeti musicali creati ad hoc.

“Shiver” (Andreas Pfanennstill) e Bones (Patrick Jordan Patrikios) fanno da filo conduttore col disco precedente, “I Hate Music” (tutto in inglese)?

Anche quando è uscito il vecchio disco dicevo che mi stavo raccontando, in realtà stavo nascondendomi dietro qualcosa, ovvero in una lingua in cui non penso. Dire le cose in inglese non ha lo stesso peso. Questi brani sono stati messi apposta dopo il brano “Pausa” in cui racconto di una fase di limbo perenne. In questo album li ho inseriti per creare un file rouge e spiegare il meccanismo di protezione che avevo individuato nell’uso della lingua inglese.

Come mai non c’è un duetto con Chiara?

Io e lei siamo molto amici. Chiara ha un pianoforte in salotto e il nostro è un duetto infinito. Sono stato molto paranoico con questo disco, non volevo duettare con nessuno e lo stesso è accaduto a lei con il suo (Nessun posto è casa mia ndr). Quando stai scavando nella tua anima incasinata è difficile prendere qualcun altro per mano.

Raffaella Sbrescia

Tracklist e crediti

1. COME L’EQUILIBRIO [INTRO]

(M.Bravi, F.Catitti)

2. CAMBIA

(M.Bravi, M.De Simone, R.Scirè, F.Catitti)

3. DIAMANTI

(F.Abbate, A.Amati)

4. IL DIARIO DEGLI ERRORI

(Cheope, F.Abbate, G.Anastasi)

5. SOLO PER UN PO’

(D.Napoleone, L.Serpenti)

6. DUE SECONDI (CANCELLARE TUTTO)

(M.Bravi, L.Leoni, Cheope, F.Abbate)

7. ANDARE VIA

(M.Bravi, A.Raina, F.Catitti)

8. PAUSA

(M.Bravi, A.Raina, F.Catitti)

9. SHIVER

(A.Pfanennstill)

10. BONES

(P.J.Patrickios)

11. RESPIRO

(M.Bravi, N.Contessa, F.Catitti)

12. IL PUNTO IN CUI TI HO PERSO [INTERLUDIO]

(M.Bravi, F.Catitti)

13. CHIAVI DI CASA

(M.Bravi, A.Di Martino, F.Catitti)

EDIZIONI MUSICALI: COPYRIGHT CONTROL

“Noblesse Oblige”: in arrivo il nuovo album e il tour dei Decibel

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Partirà il 17 marzo dal Teatro del Viale di Castelleone (CR) il “NOBLESSE OBLIGE – In Tour”: 10 tappe in tutta Italia in cui i DECIBEL, pionieri italiani del punk, presenteranno dal vivo il loro album “NOBLESSE OBLIGE”.

“NOBLESSE OBLIGE” arriva a 40 anni dalla nascita dei DECIBEL, fondati tra i banchi di scuola del Liceo Berchet di Milano, nel pieno della diffusione del punk in tutto il mondo, da Enrico Ruggeri e gli amici Silvio Capeccia e Fulvio Muzio.

L’album, disponibile in tutti i negozi dal 10 marzo 2017 e già in preorder su Amazon in una Superfan Limited Edition*contiene 12 tracce inedite e 3 vecchi successi della band tra cui “Contessa” e una versione in inglese del brano “Vivo da Re”.

Primo estratto dall’album è “MY MY GENERATION”, il nuovo singolo in radio e in tutti gli store digitali da venerdì 24 febbraio. Un ritmo incalzante sottolinea quella che si candida ad essere la grande sorpresa del 2017: un brano fuori da ogni schema, il passato che diventa futuro, la generazione del rock che colpisce ancora. Tra suoni vintage e slogan cantati la canzone si conclude citando tutti i numi tutelari del punk. I Decibel ci sono mancati: finalmente ritornano a segnare la strada.

«“NOBLESSE OBLIGE” non nasce come operazione-nostalgia, è un album nuovo di zecca con un sound inimitabile, senza sequenze pre-registrate e senza i soliti suoni elettropop: sul palco Silvio Capeccia suona solo tastiere d’epoca, dal mellotron al minimoog fino al mitico organo Vox Continental – racconta Enrico Ruggeri - Il terzo protagonista sarà Fulvio Muzio, chitarrista innovativo oggi più di allora. Con noi sul palco anche la super band che ha collaborato all’album, Lorenzo Poli al basso, Massimiliano Agati alla batteria e Paolo Zanetti alla chitarra. Da Contessa alle nuove canzoni, ci sono tutti i presupposti per un evento storico».

Queste le prossime date confermate del tour, che vedrà salire sul palco la band nella sua formazione originale composta da ENRICO RUGGERI e i suoi ex compagni di liceoSILVIO CAPECCIA e FULVIO MUZIO: il 17 marzo a Castelleone – Cr (Teatro del Viale); il 18 marzo a Pomezia – Rm (Club Duepuntozero); il 25 marzo a Perugia(Teatro Morlacchi); il 28 marzo a Torino (Club Le Roi); il 29 marzo a Asti (Teatro Palco 19); l’8 aprile a Genova (Teatro della Tosse); il 10 aprile a Milano (Teatro della Luna);il 26 aprile a Bologna (Teatro Il Celebrazioni); il 18 maggio a Bergamo (Teatro Creberg); il 19 maggio a Nova Gorica (Casinò Perla).

*Il box, a tiratura limitata e numerata, contiene il nuovo album in vinile doppio (10”), il cd con extra track, il vinile 12”, 33 giri “Punk”, il vinile 12”, 33 giri “Vivo da re”, il vinile 45 giri del primo singolo “Indigestione Disco/Mano armata”, il poster del primo concerto, il poster dell’ultimo tour, un book fotografico di 48 pagine, una foto autografata dalla band, una T-shirt esclusiva e un DVD documentario.

 

Bianca Atzei: “Dopo Sanremo, ecco la nuova me”. Intervista

Bianca Atzei

Bianca Atzei

Bianca Atzei ha appena partecipato al 67esimo Festival di Sanremo con il brano intitolato “Ora esisti solo tu”, scritto per lei da Kekko Silvestre, cantante e leader dei Modà. Forte di un’ottima performance sul palco dell’Ariston, Bianca si ripropone in una veste rinnovata e più consapevole. Nonostante uno strenuo accanimento mediatico nei suoi riguardi, la giovane cantante ventinovenne è riuscita ad individuare le coordinate professionali e personali per proseguire la sua avventura con tenacia e determinazione.

Intervista

Cosa racconta il brano che Kekko Silvestre ha scritto per te?

Questa canzone racconta di me, dei miei sentimenti, dei miei stati d’animo. Per questi motivi non è facile da portare sul palco, mi espone completamente in un momento importante e felice della mia vita.

Cosa ti ha detto Silvestre dopo la tua esibizione?

Francesco mi ha chiamata, mi ha detto che ho cantato molto bene ed era contento della mia esibizione. D’altronde lui crede in me da 6 anni.

Cosa è cambiato tra il primo ed il secondo Sanremo?

Adesso sono più consapevole, mi sento una persona nuova, forse anche per quello che sta succedendo nella mia vita. “Tale e quale show” è stata una grande scuola che mi è servita anche per capire molto di me. Mi sono resa conto di dover prendere la vita con più leggerezza e ironia. Dal punto di vista professionale, invece, ci sono stati dei cambiamenti anche a livello vocale.

Cosa hai provato sul palco di Sanremo la prima sera?

Sentivo un fuoco dentro, qualcosa di simile ad un’esplosione, mi sono goduta ogni parola, per la prima volta per la nella mia sono stata veramente felice della mia esibizione.

Bianca Atzei

Bianca Atzei

Cosa vorresti trasmettere al pubblico?

Vorrei far capire quanto è forte la mia dedizione per il canto. Studio da tanto tempo, ho fatto molta gavetta prima di iniziare il percorso con Baraonda.

Pensi di essere stata troppo esposta dal punto di vista mediatico in questi mesi?

Beh, non usciva un mio singolo da prima di Tale e Quale show. Non arrivo da talent show, certo ho avuto esposizioni ma non così eccessive.

Come spieghi le tue tante collaborazioni con molti artisti italiani?

Questa cosa mi rende molto felice. Quello che posso dire è che se i colleghi scelgono di coinvolgermi nei loro progetti, evidentemente qualcosa do anche io.

Quale di queste ti ha segnato di più?

La collaborazione con la Bertè è stata veramente d’impatto, lei è una pantera con il cuore di un gattino.

Cosa farai adesso?

Lavorerò al disco che uscirà entro l’anno ma intanto mi godrò ogni singolo momento, ogni cosa ha il suo perché e io vado avanti per la mia strada passo dopo passo.

 Raffaella Sbrescia

Video: Ora esisti solo tu

Intervista a Elodie: Vi presento il mio primo album “Tutta colpa mia”

Elodie - Tutta colpa mia

Elodie – Tutta colpa mia

Esce oggi “TUTTA COLPA MIA”, il nuovo album di ELODIE prodotto da Luca Mattioni ed Emma, che contiene, tra gli altri, l’omonimo brano presentato in gara al 67° Festival di Sanremo. Suonato e registrato in presa diretta, l’album è stato costruito seguendo l’intenzione di unire elementi tipici degli anni ‘60 a elementi del new soul inglese. Per farlo sono stati utilizzati strumenti vintage, riverberi a molle e delay a nastro. Al centro del progetto la calda voce di Elodie e la intensa carica interpretativa che è riuscita a raccogliere le migliori firme del nuovo cantautorato italiano. Tante sono infatti le collaborazioni presenti all’interno dell’album, dal featuring con Zibba in “Amarsi basterà” (già autore del brano), agli importanti autori che hanno scritto per lei: Federica Abbate, Amara, Roberto Angelini, Jez Ashurst, Mark Bates, Giovanni Caccamo, Federica Camba, Mario Cianchi, Marco Ciappelli, Emma, Dario Faini, Jack Jaselli, Jonny Lattimer, Ermal Meta, Emma Rohan e molti altri. Le tredici tracce compongono la tracklist spaziano tra ballate acustiche ed energici up-tempo. Da un ascolto completo del disco emerge una grande personalità in divenire e la consapevolezza di un potenziale da sviluppare. Ecco cosa ci ha raccontato la protagonista del progetto.

Intervista

Prima di parlare di questo primo grande traguardo discografico, qual è il tuo bilancio relativo all’avventura sanremese?

Il brano, scritto da Emma, Pollex, Angiuli e Cianciola, ha un sapore retrò con un testo moderno, che racconta e analizza i sentimenti di una relazione difficile da chiudere definitivamente, dove la donna reagisce e non è vittima, anzi è proprio lei a prendere in mano la situazione. Sono molto felice del modo in cui l’ho portato sul palco del Teatro Ariston, per me è stata un’esperienza liberatoria. C’erano molte aspettative su di me ma mi sono divertita tantissimo. Lo rifarei di sicuro!

Come commenti il fatto che la tua performance sia stata apprezzata anche da molti scettici?

Si canta per chi ti ascolta. Sapere di essere apprezzati significa assumere la consapevolezza di essere in possesso di certi requisiti necessari. Spero di essere stata all’altezza del contesto.

Cosa pensi del fatto che alcuni abbiano associato la tua vocalità a quella di Emma?

La differenza sostanziale sta nel fatto che io sono pop-soul mentre lei è pop-rock. Quello che ci accomuna è il modo viscerale in cui raccontiamo le cose.

Come hai partecipato alla costruzione del disco e alla selezione dei brani?

Ho provinato tutto ma alla fine la scrematura si è fatta da sé. Ho la fortuna di avere degli autori importanti e spero che la mia interpretazione sia piaciuta anche a loro. Per quanto riguarda la scelta del brani, mi sono affidata all’istinto e ad un’unica linea guida: parlo di quello che so. Nel caso specifico parlo di sentiment. Sembro fragile ma in realtà sono una piccola guerriera, ho voglia di affrontare i miei limiti.

E il duetto con Zibba?

Sono molto felice di questa collaborazione. L’idea di cantare il brano insieme è nata in un secondo momento, siamo vocalmente molto simili e la cosa si è sviluppata in modo naturale.

Come vivi il fatto che ci siano tanti cantautori uomini tra i tuoi autori? Dai testi si evince che le protagoniste di queste storie siano tutte donne forti e con grande personalità…

Chi più degli uomini può apprezzare la personalità delle donne? A me fa piacere cercare di sopperire ad una mancanza di sensibilità sempre più diffusa. Parlando in generale, aggiungo che il mio obiettivo è mandare messaggi alle ragazze che hanno la sensazione di non sentirsi rispettate.

Ci parli del brano scritto e musicato da Roberto Angelini “La cosa che rimane”?

Il brano l’ho provinato su chitarra e me ne sono innamorata al primo ascolto. Il tappeto musicale che è nato dopo è quello più originale del disco, volevamo fare un tipo di pop diverso con delle sonorità moderne.

Elodie ph Marco Laconte

Elodie ph Marco Laconte

E poi c’è “La verità”, il brano che chiude il disco e che ti pone nella tua veste più intensa.

Ho fatto fatica a cantarlo perchè mi ha emozionato molto. Amara è una vera fuoriclasse, scrive benissimo ma è ance una bravissima cantante con un gran cervello. Una canzone così perfetta si canta con grande piacere ma anche con grande trasporto emotivo. Ho voluto metterla apposta per ultima perché si tratta di una riflessione tra i denti.

Come mai nessun brano in inglese?

Sto ancora provando le mie vesti, musicalmente sono una bambina. Ora come come ora voglio cantare nella mia lingua, il che, tra l’altro, è anche più difficile.

Che ruolo ha l’amore nella tua vita?

Beh, è l’unica cosa che mi spinge a svegliarmi la mattina. L’amore, in ogni caso, è sacrificio puro.

Cosa è cambiato in te da quando ti esibivi nei piccoli locali  anni fa?

Sono cresciuta tanto, sto cercando di migliorarmi ma di base sono sempre la stessa. Il mio approccio alla musica è sempre più appassionato, mi sento più sicura sul palco e lo vivo con più serenità rispetto a quando ho partecipato ad Amici.

Dopo aver aperto alcune date dell’Adesso Tour di Emma lo scorso settembre, il 26 aprile salirai sul palco dell’Alcatraz di Milano come assoluta protagonista del tuo primo live. Ci stai pensando?

Beh, certo! Non vedo l’ora! Tutto è ancora in via di definizione ma posso già dire che se non sarà impegnata, ci sarà Loredana Bertè. Sarà ovviamente un’anteprima in una città particolarmente ricettiva come Milano poi verranno altri live in estate e presto potrò dirvi di più.

Tanti dei migliori cantautori contemporanei hanno scritto per te. Se potessi scegliere qualche penna illustre della “vecchia scuola”?

Senza dubbio vorrei che Ivano Fossati scrivesse per me. Lui è uno dei pochissimi ad essere riuscito a parlare d’amore senza essere banale.

Curioso il video del brano sanremese “TUTTA COLPA MIA”, diretto da Gaetano Morbioli e prodotto da Run Multimedia…

Mi sono messa in gioco divertendomi molto. Ho lasciato campo libero e mi sono fatta guidare senza troppi preconcetti. Mi fa piacere che il risultato sia piaciuto.

Video: Tutta colpa mia

L’universo è nei dettagli?

Sono una grande osservatrice, guardo le persone soffermandomi sul modo in cui muovono gli occhi. Questo è il modo in cui capisco più cose, certo così ci vuole più tempo per conoscersi ma io sono molto paziente (ride ndr).

Alla fine dei conti, cosa rappresenta questo disco per te?

Questo è uno dei tanti piccoli sogni che sto realizzando. Sono felice e anche per questo ci metto tutta me stessa in quello che faccio.

 Quale pensi possa essere il prossimo singolo?

Questo discorso è prematuro ma, provando a restringere il campo, posso nominare “Fine”, “Semplice”, “Amarsi basterà” e “Verrà da sé”.

Hai mai provato a scrivere qualcosa di tuo?

Ho sempre pensato di non essere altezza, ogni tanto scrivo delle cose, descrivo soprattutto le mie frustrazioni raccogliendo tutto in un quaderno. Prima o poi proverò a fare qualcosa, vorrei anche cominciare a suonare, mi piace molto il pianoforte.

 Per chiudere, te la senti di dare un consiglio a chi vorrebbe intraprendere il percorso musicale?

Di consigli ne servono molti innanzitutto a me. Quello che posso dire è di cercare di superare la paura del fallimento e crederci fino in fondo, magari con il supporto di gente che ci voglia veramente bene.

Raffaella Sbrescia

Questa la tracklist dell’album “Tutta colpa mia: “Tutta colpa mia”, “Amarsi basterà” (feat. Zibba), “Fine”, “Semplice”, “Sono pazza di te”, “Verrà da sé”, “La mia strada verso il sole”, “La differenza”, “Giorni bellissimi”, “La gelosia”, “Una favola non è”, “La cosa che rimane”, “La verità”.

Elodie ph Marco Laconte

Elodie ph Marco Laconte

Da oggi, venerdì 17 febbraio, Elodie sarà impegnata in un instore tour in tutta Italia per presentare “Tutta colpa mia”. Queste le date: il 17 febbraio al Mondadori Megastore di Piazza Duomo a MILANO, il 18 febbraio al Mondadori Bookstore di VARESE e al Centro Commerciale 8 Gallery di TORINO, il 19 febbraio alla Galleria del Disco di FIRENZE e allo Sky Stone & Songs di LUCCA, il 20 febbraio alla Discoteca Laziale di ROMA, il 21 febbraio al Parco Commerciale Auchan Giugliano di GIUGLIANO (NA), il 22 febbraio a La Feltrinelli di POMIGLIANO D’ARCO (NA) e al Centro Commerciale Le Cotoniere di SALERNO, il 23 febbraio a La Feltrinelli di BARI, il 24 febbraio a La Feltrinelli di LECCE, il 25 febbraio al Centro Commerciale Auchan di PORTO SANT’ELPIDIO (FM), il 26 febbraio al Centro Commerciale Quasar Village di PERUGIA e al Centro Commerciale Cospea di TERNI, il 27 febbraio a La Feltrinelli di PESCARA, l’1 marzo al Mondadori Megastore di BOLOGNA, il 2 marzo al Mondadori Bookstore presso il Centro Commerciale Nave de Vero di VENEZIA, il 3 marzo al Centro Commerciale Ipercity di PADOVA, il 4 marzo al Mondadori Bookstore di SIRACUSA e al Centro Commerciale Sicilia di CATANIA, il 5 marzo a La Feltrinelli di MESSINA e a La Feltrinelli di PALERMO, il 6 marzo a La Feltrinelli di MONZA e al Mondadori Megastore presso il Centro Commerciale Freccia Rossa di BRESCIA, il 7 marzo al Mediaworld presso il Centro Commerciale Le Due Torri di STEZZANO (BG), l’8 marzo a La Feltrinelli di CAGLIARI, il 9 marzo al Mediaworld presso il Centro Commerciale Fiordaliso di ROZZANO (MI), il 10 marzo al Centro Commerciale Perseo di RIETI, l’11 marzo al Centro Commerciale Auchan Mesagne di MESAGNE (BR), il 14 marzo a La Feltrinelli di LATINA, il 15 marzo alla Mondadori del Centro Commerciale Vulcano Buono di NOLA (NA), il 16 marzo al Centro Commerciale Le Fontane di CATANZARO, il 17 marzo al Mediaworld presso il Centro Commerciale Metropolis di COSENZA e il 19 marzo al Centro Commerciale La Rotonda di MODENA.

 

Le luci della centrale elettrica: “Stelle Marine” è il primo singolo estratto da “Terra”

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“Stelle marine” è il titolo del primo singolo estratto da “Terra”, il nuovo album de Le luci della centrale elettrica in uscita il 3 marzo. Il cd e il vinile, che per la prima tiratura usciranno con il libro/diario di lavorazione sono già in pre-order al link https://goo.gl/Eydpfs iTunes ( https://goo.gl/BTcQcE).

“E’ una città vista dall’alto, una città moderna che prima o poi sarà una città antichissima. Dentro ci sono gli insulti e le preghiere, dei canti allegri e struggenti, gli interessi dell’Eni, il cielo dipinto di blu metallizzato, chi si salva camminando sulle acque del Mediterraneo, la sabbia del Sahara che a volte ritroviamo sul parabrezza della macchina dopo che ha piovuto. La 90 che è la circolare esterna, l’autobus che prendevo appena arrivato a Milano sette otto anni fa sentendomi molto solo e molto contento di essere lì. Più che un singolo un’apripista, la settimana prossima uscirà un’altra canzone e quella dopo un’altra ancora”.

STELLE MARINE – Testo

In questa notte di disordini e sentinelle / è andata via la luce e tutti hanno visto / per la prima volta le stelle / in questa terra di fuochi non piove da mesi / ovunque minacce e preghiere scritte in arabo in italiano in cirillico / con ideogrammi cinesi / in questa città moderna che un giorno sarà una città antichissima / scolorita da troppa pioggia e troppo sole / sarà bellissima / ho sentito la tua voce in una conchiglia / l’acqua si impara dalla sete / la terra dagli oceani attraversati / la pace dai racconti di battaglia / ho sentito la tua voce in una conchiglia / in questa notte alcuni superano i deserti / i mostri marini i loro destini / hanno i segni sui polsi dei sogni enormi e i documenti falsi / in questa terra di laghi di vulcani di corsie preferenziali / persone sorridenti e cieli sereni / sono sacri gli interessi dell’Eni / in questa città stupenda / dove si infrange l’onda migratoria / e il dormiveglia di chi passa tutta la notte sulla 90 / ho sentito la tua voce in una conchiglia / l’acqua si impara dalla sete / la terra dagli oceani attraversati / la pace dai racconti di battaglia / ho sentito la tua voce in una conchiglia / in questa notte buia / un razzo lanciato come una stella filante un canto struggente / arriva in centro trasportata dal vento la sabbia del deserto / in questa terra di confusissimi sogni / d’oro d’argento di cemento armato / il cielo è sempre più blu blu metallizzato / in questa città tutto è illuminato / e fuori dalla stazione danze tribali esplosioni cartoline / un bambino appena nato le sue mani sembrano stelle marine / ho sentito la tua voce in una conchiglia / l’acqua si impara dalla sete / la terra dagli oceani attraversati / la pace dai racconti di battaglia.

Lyric video:

Samuel: dopo il Festival di Sanremo arriva “Il codice della bellezza”. Intervista

Samuel

Samuel

Il 24 febbraio 2017 esce “Il codice della bellezza” (Sony Music), il primo progetto solista di Samuel, un album con dodici brani inediti, scritti tra Torino, Roma e Palermo e prodotto da Michele Canova Iorfida tra New York e Los Angeles. Dopo il grande successo dei singoli “La Risposta” e “Rabbia”, immediatamente in vetta alle classifiche dei brani più trasmessi in radio, Samuel ha presentato al Festival di Sanremo l’inedito “Vedrai”, estratto proprio dal disco in uscita. Annunciate anche le prime tre speciali anteprime live a Torino (Hiroshima Mon Amour – 11 maggio), Milano (Alcatraz – 18 maggio) e Roma (Postepay Sound Rock in Roma – 27 giugno).

Intervista 

Che sensazioni hai per questa finale sanremese?

Mi sto divertendo molto e la mia canzone piace quindi sono a posto. Non ho velleità di gara e non sono tra i favoriti quindi mi godo il momento.

Da dove nasce “Il codice della bellezza”?

Questo album si porta dietro la mia esperienza musicale degli ultimi anni e in particolare l’amore che ho per la musica elettronica e i sintetizzatori. Nel 2014 ho avuto un’infiammazione alla tiroide durante la tourneè estiva dei Subsonica. In quel periodo mi sentivo molto debole e mi sono reso conto del fatto che dentro di me c’erano delle cose che dovevano uscire fuori. Stando in un gruppo succede spesso di lasciare se stessi in disparte, ecco perché ho sentito l’esigenza di voler fare un disco mio.

Come funzionano gli equilibri di gruppo?

Nei Subsonica siamo tutti leader. Ogni tanto la nostra vitalità creativa necessita di un momento di stop, stavolta l’abbiamo fatto in modo più eclatante. Per quanto mi riguarda avevo necessità di confrontarmi con la responsabilità non condivisa quindi è venuta l’idea dell’album.

Che prospettive ci sono per i Subsonica? Vi state sentendo in questi giorni?

Abbiamo firmato con Sony per altri due album. Amiamo stare insieme ma quando stiamo in solitaria non sappiamo cosa fanno gli altri, in questo modo superiamo i momenti di confronto con noi stessi. In questi  giorni non ci siamo sentiti o scritti, magari parleremo del mio Festival quando scriveremo il nuovo album.

Video: “Il codice della bellezza” live @ Radio Italia

A cosa ti sei ispirato per la scelta di questo titolo?

Ho riflettuto sul fatto che la bellezza è l’arma che usiamo per farci amare. Questa visione è arrivata proprio mentre scrivevo le nuove canzoni. Il racconto dell’amore è il linguaggio di semplificazione che ho ricercato per fare un disco pop, volevo analizzare il tema nella sua quotidianità perché è facile parlare di un amore che esplode, molto più complicato è raccontarne la quotidianità.

Come è nata la collaborazione con Jovanotti?

Con Lorenzo  non ho organizzato nulla. Avendo lo stesso produttore, Jovanotti ha avuto modo di ascoltare le mie basi e gli sono piaciute. Successivamente mi ha scritto facendomi i complimenti, in lui ho visto un fratello maggiore con cui confrontarmi. Jova è abituato ad affrontare il mare della musica italiana da solo, ci siamo raccontati tante cose e, come spesso accade, quando due musicisti si incontrano a livello umano accade la magia creativa. Quando ho deciso di raggiungerlo a New York, ci siamo subito trovati in grande sintonia.

Cosa hai provato cantando per la prima volta le nuove canzoni dal vivo?

Le canzoni arrivano al pubblico soprattutto durante il live. Ecco perché amo aspettare la fine del tour per poter vedere il fiore sbocciare dopo aver seminato in lungo e in largo.

Raffaella Sbrescia

Video: Vedrai

Ermal Meta a Sanremo con “Vietato morire”, un grande successo che arriva da lontano: “Sono un operaio della musica”

Ermal Meta

Ermal Meta

Ermal Meta è tra i grandi favoriti del 67esimo Festival di Sanremo. Conosciuto sia come autore che cantautore, l’artista ha appena conquistato il premio per la migliore cover con “Amara terra mia” di Domenico Modugno con un’interpretazione di grande impatto emotivo. Il brano che porta in gara s’intitola, invece, “Vietato Morire” così come l’album in uscita oggi per Mescal Music, di cui segnaliamo il brano si chiusura “Voce del verbo”.  Il disco sarà in vendita insieme ad “Umano” che invece sarà in omaggio. Ecco cosa ci ha raccontato l’artista.

Intervista

Come ci si sente a portare se stessi e tutta la propria sensibilità sul palco?

Quando si sale sul palco si è nudi ma è ancora meglio quando ti togli completamente anche la pelle perché così puoi raccontare meglio una storia nei dettagli.

Qual è l’obiettivo di “Vietato morire”?

La cosa più importante per me è che la canzone diventi un messaggio perché nel momento in cui le parole rimangono nel campo del personale, esse si trasformano nell’esaltazione dell’io. Il messaggio, nello specifico, è imparare a capire quando è il momento di dire no. Disobbedire è importante e necessario.

 “Vietato morire” prende ispirazione da “Lettera a mio padre”?

Sì. “Lettera a mio padre” era più rivolta verso l’interno: serviva soprattutto a me. “Vietato morire”, invece, ha più a che fare con l’espansione di un messaggio: vorrei dire qualcosa e vorrei che venisse percepito non come “Ah, che vita di merda”, se fosse stato così non lo avrei raccontato. Come diceva De Andrè: io non scrivo canzoni per dirvi perché le ho scritte. La cosa più importante è vedere cosa diventa la canzone. Nessuno osserva mai cosa diventa il seme quando germoglia, la stessa cosa avviene con le storie.

Ermal Meta

Ermal Meta

La tua sensibilità riesce ad essere colta e interpretata, ovviamente in maniera diversa, da tanti colleghi anche molto diversi tra loro. Cos’è che secondo te attrae della tua scrittura?

Non so cosa attragga però posso dire cosa attrae me nel modo di fare le cose: a me attrae la verità, non amo gli artifizi, li rigetto in ogni contesto, anche in fase di scrittura. Mi danno fastidio perché la vita è altro e cerco di riportare questa cosa nei miei testi. Per me questo è fondamentale perché altrimenti non riuscirei a riconoscermi. Chi si guarderebbe in uno specchio distorto? Ecco, l’artifizio è questo: uno specchio distorto. Un’opera, seppur breve, seppur brutta, deve rispecchiare qualcosa di reale.

Qual è una delle domande che ti fai più spesso?

Ci sono un sacco di persone pronte a odiare chiunque ed è una cosa che mi sconvolge. Quello che mi sconvolge non è l’odio che uno è pronto a lanciare gratuitamente bensì il fatto che la cosa passi totalmente inosservata. Mi chiedo perchè in tv vediamo violenza totale a qualsiasi ora con descrizioni minuziose di qualsiasi delitto, c’è del feticismo nei confronti della radice. Se due persone si baciano nessuno si gira, se due si picchiano tutti si fermano a guardare e nessuno interviene. Perchè ignoriamo la bellezza e ci concentriamo sull’orribile? Perché questo accada non so spiegarmelo ma posso fare in modo di lasciarmi travolgere dalla domanda senza avere una risposta e cercare di scrivere delle cose.

Video: Vietato Morire:

Hai ricevuto la notizia della partecipazione al Festival di Sanremo mentre eri in studio?

Sì, stavo scrivendo un pezzo completamente inedito che non vedo l’ora di registrare.

Quanto è fisiologico il tuo legame con gli strumenti e con lo studio di registrazione?

In realtà sono in studio anche senza starci fisicamente, anche in questo momento sto raccogliendo materiale per scrivere ma non ce ne accorgiamo. Per me la vita è una grande scuola. Quasi tutte le canzoni di “Vietato morire” le ho scritte in giro per gli hotel, successivamente le ho ovviamente realizzate in studio.

Sei particolarmente ricettivo dunque…

Beh, cerco di tenere le antenne ben ritte…

A proposito di antenne, ti sei sintonizzato sulle frequenze di Elisa e di Luca Vicini (Vicio dei Subsonica)…

Con Vicio abbiamo scritto un pezzo e l’abbiamo arrangiato insieme con il suo contributo al basso. Il brano è dedicato ai musicisti e s’intitola “La vita migliore”. Il duetto con Elisa è pazzesco perché è lei ad esserlo e ad averlo reso tale.

Ermal Meta

Ermal Meta

Che collegamento c’è tra i pezzi di “Umano” e quelli di “Vietato morire”?

I pezzi sono collegati l’uno con l’altro dal punto di vista emotivo. Non c’è una connessione verticale ma orizzontale. Confrontando le rispettive tracklist si possono tracciare delle linee tra i pezzi… provate a cercare i nessi nei testi!

Come vivi la dimensione live?

Amo raccogliere passione e calore ricambiando con altrettanta passione. Mi sento un operaio della musica e mi piace sporcarmi le mani.

Tra i tuoi ascolti più recenti c’è anche l’ultimo album di Brunori Sas?

Sì, certo! Trovo che sia un album stupendo, mi ha colpito l’uso delle voci e dei cori, lo trovo molto interessante. Per il resto, sono anni che Dario dimostra di saper fare molto bene ciò che fa.

Raffaella Sbrescia

I saluti Ermal Meta:

Ascolta qui l’album:

Braschi a Sanremo con “Nel mare ci sono i coccodrilli” presenta l’album “Trasparente”

TRASPARENTE_cover

Braschi è tra le nuove proposte della 67esima edizione del Festival di Sanremo con il brano “NEL MARE CI SONO I COCCODRILLI”. L’abbiamo incontrato per conoscerlo e farci raccontare qualcosa in più in merito a “TRASPARENTE”, l’album di inediti che uscirà il 10 febbraio.

La storia del giovane cantautore si snoda tra Santarcangelo di Romagna, la sua città natale, e gli Stati Uniti, dove ha già registrato e portato in tour il suo primo EP, RICHMOND. Il suo secondo album, TRASPARENTE, è stato scritto di suo pugno e uscirà per iMean Music & Management, l’etichetta di Roberto Mancinelli nata tra Milano e New York che ha scelto di debuttare con Braschi proprio per il suo respiro internazionale, e sarà distribuito da Artist First.

Intervista

Cosa racchiude “Nel mare ci sono i coccodrilli”, cosa racconterà di te e cosa vorresti comunicasse al pubblico?

Quello che voglio comunicare con questa canzone è quanto mi consideri fortunato. Forse è banale ma sarà un momento di tre minuti per dire “Ok, va bene così”.

A cosa ti sei ispirato per le tematiche che hai scelto di trattare negli altri brani inediti?

Gli ambiti attorno a cui ruota il cantautorato sono di base sempre gli stessi: amore, morte, odio, Dio. Sta a chi scrive cercare un’angolatura originale e personale.

Perché il disco s’intitola “Trasparente”?

All’interno dell’omonimo brano c’è una frase che identifica questo disco “come se si potesse evidenziare la linea della vita con un evidenziatore giallo sulla mano”; ecco il mio disco si chiama “Trasparente” perché ho disegnato in modo intellegibile e chiaro il mio ultimo anno e mezzo. Questo è il senso del lavoro.

Braschi

Braschi

Come ti approcci alla scrittura? Nasce prima il testo o la musica?

Non c’è una regola, può nascere una frase su cui ricamare pensieri e musiche o, più semplicemente, un motivetto che entra nella testa. Essendo un emergente, comunque, non mi sentirei di dare una ricetta.

Hai presentato “Trasparente” alla Casa Italiana Zerrilli Marimò NYU, importante polo di socializzazione e interscambio culturale a cavallo tra Stati Uniti e Italia e a Brooklyn. Come è andata?

L’esperienza americana, esattamente come ogni volta, è stata positiva e formativa. Ho presentato il disco in due showcase, io e i miei musicisti abbiamo concentrato l’esibizione sul disco e sugli inediti con delle anticipazioni acustiche.

Poi è uscito finalmente il videoclip de “Nel mare ci sono i coccodrilli”, com’è strutturato?

Allo stesso modo del brano a cui è ispirato, il video cerca di analizzare le varie fasce sociali: il business man  di Wall Streeet, l’uomo che dorme in metro, quello che pranza nel ristorante sulla 5th Avenue, quello che prende un hot dog nel Bronx. La canzone parla dell’importanza del nascere da una parte o dall’altra e dell’indecifrabilità del destino.

Quali sono i tuoi ascolti e le tue influenze?

Senz’altro i cantautori in generale. Coloro che danno un valore alle canzoni e danno un peso al messaggio veicolato dalle parole: De Andrè, De Gregori, Dylan, Springsteen.

Solo vecchia scuola o anche contemporanei?

No, anche contemporanei! Faccio l’esempio di Ermal Meta. credo sia un ottimo cantautore.

E Brunori?

Ha fatto un grandissimo disco, c’è l’ho in loop in macchina. Mi piace molto e credo sia uno dei più grandi esempi di come scrivere canzoni nel 2016/2017 possa avere ancora una valenza sociale.

E i tuoi compagni di Sanremo Giovani?

Alcuni li conoscevo già, altri li ho conosciuti qui. Stimo Marianne Mirage con cui condivido la provenienza geografica.

Per quanto riguarda l’aspetto manageriale, senti la responsabilità di essere il primo artista di iMean Music & Management?

Siamo parti insieme e per questo mi considero privilegiato. Roberto Mancinelli, il mio manager, dopo tanti anni in Sony ha deciso di uscire fuori dalle strutture e delle dinamiche di una major discografica partendo con questa nuova realtà concepita tra Milano e New York. Ci siamo semplicemente trovati.

Che idee hai per il tour?

Sono in via di definizione nuove date e saranno tante. Con me ci saranno i musicisti che mi seguono da tanto tempo e che saranno anche sul palco dell’Ariston con me;  li ho voluti a tuti i costi perché sono quelli che hanno vissuto ogni singolo momento di questo mio percorso artistico.

 Video: “Nel mare ci sono i coccodrilli”

http://www.vevo.com/watch/IT2UR1700002

 

TRACK LIST

01. TRASPARENTE (F. Braschi)

02. TERRA DEL FUOCO (F. Braschi)

03. OCCHIALI A SPECCHIO (F. Braschi, M.Marches)

04. NEL MARE CI SONO I COCCODRILLI (F. Braschi / F. Braschi, M.Marches)

05. LA SEDIA CON LE ALI (F.Braschi-F.Braschi M.Marches)

06. OGNI CATTIVO GIORNO (F.Braschi)

07. ACQUA E NEVE (F.Braschi)

08. PER EFFE (F.Braschi)

09. NEL MARE CI SONO I COCCODRILLI (WITH ORCHESTRA) (F. Braschi / F. Braschi, M.Marches)

10. SANTA MONICA  (feat. Calexico, 2013) (F.Braschi)

L’ottavo Sanremo di Marco Masini con “Spostato di un secondo”. Intervista

Marco Masini

Marco Masini

 

Marco Masini torna in gara al 67esimo Festival di Sanremo per l’ottava volta con il brano intitolato “Spostato di un secondo”. Il brano dà anche il titolo al nuovo album di inediti dell’artista in uscita il 10 febbraio. Alla base di questo nuovo lavoro, che ha portato Masini a collaborare con un nutrito gruppo di amici e autori, c’è una ricerca spazio/temporale sincera e mirata. Se da un lato troviamo la necessità di allinearsi con il mondo in cui viviamo nel brano “Ma quale felicità”, dall’altra c’è la consapevolezza di non essere sincronizzati con il tempo che ci è stato assegnato “Nel tempo in cui sono tenuto a restare”. Ecco quindi il brano sanremese “Spostato di un secondo”, una sorta di sliding door esistenziale: se si potesse capire il nostro passato, misurando l’intensità della nostra corsa. Se si riuscisse a ignorare la fretta che condiziona le azioni forse arriveremmo un secondo prima negli stessi istanti e negli stessi posti, forse potremmo scegliere la cosa giusta da fare. Non solo rimpianti ma anche spunti: in “Invece di scriverti una canzone” fanno capolino nuove sensazioni, piccoli atti di coraggio alla ricerca della verità, esattamente come avviene in “Guardiamoci negli occhi”. Il momento più intenso dell’album è racchiuso nelle parole e nella musica di “Una lettera a chi sarò”: un bilancio esistenziale intenso e senza sconti, in pieno stile Masini.

Intervista

Da quali riflessioni prende vita questo disco?

Spostato di un secondo è la punta dell’iceberg di un progetto iniziato qualche anno fa. L’idea concettuale da cui nasce il disco è una riflessione utopistica che mi si è palesata all’alba dei 50 anni. Ho sviluppato questa idea immaginando una sorta di ritorno al passato per poter rimediare alle cose fatte in passato ragionando in maniera più lucida.

Uno degli aspetti più importanti di questo nuovo lavoro è un forte cambiamento inerente alla scelta dei suoni e degli arrangiamenti del disco.

I suoni di questo album sono figli dell’esperienza e richiamano gli anni ’80. Partendo dal presupposto che sono un tastierista e che sono sempre stato affascinato dall’uso dei sintetizzatori e dall’uso del moug, ho voluto unire quello che sono sempre stato con quello che sono diventato.

Come vivi questa nuova partecipazione al Festival di Sanremo?

Risalire sul palco dell’Ariston sarà l’occasione per raccontarmi e rimettermi in discussione. In sostanza il mio lavoro è sempre lo stesso anche se gli stimoli sono sempre nuovi. Per me Sanremo è uno sparo allo start, un modo per avere una consegna altrimenti non avrei mai finito di rimaneggiare e cambiare quello che stavo producendo.

E la sfida qual è?

Capire se il mio pensiero può incontrare anche quello dei giovani.

Se dovessi fare il punto sul tuo percorso artistico, quali sarebbero le tappe fondamentali?

Non sono mai stato un nostalgico o un vittimista. A parte un problema discografico, penso che tutto mi abbia dato un input nella vita. Il punto è cercare di non adagiarsi e non fossilizzarsi sulle cose.

Marco Masini ph Angelo Trani

Marco Masini ph Angelo Trani

 

Cos’ hai in mente per il tour?

Il tour sarà uguale al disco, renderò tutto omogeneo alle sonorità. In scaletta inserirò sei canzoni del nuovo album, ci saranno ovviamente i pezzi più importanti della mia carriera con dei medley che strizzeranno l’occhio ai miei fan più vicini. Ci saranno anche delle piccole chicche per ringraziare tutti quelli che non mi hanno mai abbandonato, nemmeno quando non riuscivo a scrivere. Creare e raccontarsi non è sempre facile.

Che rapporto hai con i tuoi musicisti?

Non mi sono mai sentito io l’artista e loro i musicisti. Masini è semplicemente il cantante della band, mi piace lo spirito di gruppo. Cesare Chiodo sarà il direttore musicale, gli arrangiamenti saranno in stile elettronico e sperimenterò un po’ con gli strumenti perché mi piace molto farlo.

Come mai hai scelto di cantare “Signor Tenente” di Giorgio Faletti come cover?

Questa è una delle rare canzoni che hanno avuto un grande successo tardivo ma non sono state più cantate; mi sembrava doveroso renderle giustizia. La serata delle cover è un’occasione speciale. Faletti è stato un caro amico con cui ho vissuto dei momenti di reale condivisione che mi hanno fatto capire la sua genialità. Il mio è un gesto di stima nei confronti di un uomo che ha saputo farci ridere e piangere e lo farò alla mia maniera.

In questo nuovo lavoro scegli di affrontare le avversità in modo saggio e propositivo…

Viviamo in un mondo che si tira la zappa sui piedi, affronto tematiche importanti con un’ammissione di difficoltà di allineamento in un mondo che mi vede agli antipodi. Ora però non serve la disperazione, serve la verità. La tendenza attuale è quella di nascondere lo sporco sotto i piedi, io invece cerco di affrontare una vita provocatrice, che ti eccita ma non te la dà.

Come hai lavorato alla realizzazione di questo album?

Ho compiuto un lungo percorso di ricerca insieme ad altri collaboratori. Diego Calvetti mi ha aiutato a trovare una forma da seguire ma ho lavorato anche con Zibba, Cecere, Carboni, Iammarino, Luca Vicini. Mi hanno dato uno stimolo per trovare un punto e una sintesi. Tutto questo per me è stato fonte di grande stimolo, io sono uno che fa stesure, sono della scuola di Bigazzi, gli altri invece vengono da un cantautorato di concetti; ecco perché il risultato che abbiamo raggiunto è così diverso.

Come procede la tua carriera da produttore?

Sto facendo dei lavori per la realizzazione di uno studio all’altezza insieme a Diego Calvetti e al suo collaboratore di fiducia Lapo Consortini. Entro la fine della primavera sarà tutto pronto e ho già un paio di cose che vorrei sperimentare con dei giovani ragazzi che vorrei coprodurre insieme agli stessi autori che mi hanno dato tanta forza attraverso un confronto continuo. La mia vita è la musica, mi piacerebbe fare in modo che quando avrò una certa età potrò fare andare avanti qualche giovane ragazzo di talento. Sarebbe quasi una soddisfazione paterna e mi riempirebbe l’anima in un modo incredibile.

Raffaella Sbrescia

Dal 14 febbraio Marco Masini sarà impegnato in un instore tour per presentare “Spostato di un secondo”, queste le date: il 14 febbraio a La Feltrinelli di Firenze, il 15 febbraio al Mondadori Megastore (via Marghera) di Milano, il 16 febbraio al Mondadori Megastore (C.C. Freccia Rossa) di Brescia, il 17 febbraio al Media World (C.C. Shopville Gran Reno) diCasalecchio di Reno (Bologna), il 18 febbraio alla Discoteca Laziale di Roma, il 20 febbraio al Mondadori Bookstore diNapoli, il 21 febbraio a La Feltrinelli di Catania, il 22 febbraio al Mondadori Megastore di Palermo, il 23 febbraio al Mondadori Bookstore di Padova, il 24 febbraio al Media World (C.C. Parco Commerciale Le Fornaci) di Beinasco (Torino), il 28 febbraio al Mondadori Bookstore di Genova, il 2 marzo al Media World (C.C. Pescara Nord) di Città Sant’Angelo (Pescara) e il 3 marzo a La Feltrinelli di Bari.

Il 30 aprile partirà il tour (prodotto e organizzato da ColorSound) con cui Marco Masini presenterà il nuovo disco. Queste le prime date: il 30 aprile al Teatro Verdi di Montecatini (PT), il 3 maggio al Teatro delle Muse di Ancona, il 5 maggio all’Auditorium Parco della Musica – Santa Cecilia di Roma, il 7 maggio al Linear Ciack di Milano, il 9 maggio al Teatro Massimo di Pescara, il 10 maggio all’Obihall di Firenze, il 13 maggio al Teatro Colosseo di Torino, il 14 maggio al Teatro Verdi di Pisa, il 16 maggio al Teatro Politeama Greco di Lecce, il 20 maggio al Palabanco di Brescia e il 27 maggio al Gran Teatro Geox di Padova.

 

Intervista a Diodato: “Cosa siamo diventati” è un caldo abbraccio a chi lo ascolterà

Diodato-Cosa-siamo-diventati

Diodato-Cosa-siamo-diventati

“Cosa siamo diventati” (Carosello Records) è il titolo del nuovo album di DIODATO, pubblicato a tre anni di distanza dal cd d’esordio “E forse sono pazzo”. Un disco di grande impatto emotivo, in cui l’artista ha scelto di esporsi in maniera intima e personale senza mai tralasciare una particolare attenzione alla costruzione di arrangiamenti ricchi e strutturati. Un caldo abbraccio fatto di parole forti e brani evocativi con cui Diodato si conferma cantautore esperto, sincero e di larghe vedute.

Intervista

Come è arrivata l’esigenza di esporti con un disco così sentito e introspettivo?

In questo lavoro c’è tanto di me perché per poter parlare di certe cose bisogna viverle. Dato che mi sono rifatto a cose che ho visto e vissuto negli ultimi anni, mi sembrava giusto lasciarle confluire in questo album in cui la parola chiave è emotività.

Quanto è doloroso mettersi così a nudo? Esporsi in modo così intimo rappresenta quasi un atto di coraggio da parte tua in un’epoca dove invece si tende a mascherarsi…

Non è stato semplice perché quando scrivi, tendi a tutelarti per evitare di mostrare troppo della tua intimità. In questo caso però desideravo essere sincero, volevo che le canzoni fossero uno specchio delle sensazioni che ho provato, non volevo cadere nelle trappole della scrittura né compiacermi troppo e quindi ho lavorato duramente. Naturalmente è stato un processo doloroso però sono molto contento di averlo fatto.

Che tipo di feedback stai ricevendo da parte del pubblico?

Mi sorprende vedere quanta gente mi stia scrivendo in questi giorni per dirmi non solo che ama l’album ma che lo sente vicino. Nel momento in cui scrivi cose molto personali non ti aspetti che possano ritrovarvisi anche delle persone praticamente sconosciute. Questa è la cosa che forse ha avvicinato anche me alla musica; anche io mi sento ispirato dalle canzoni che mi piacciono e le faccio mie perchè sento un legame con le parole del testo.

Un altro aspetto importante che salta subito all’occhio di questo lavoro è quello legato agli arrangiamenti particolarmente curati. Il suono è ricco, strutturato, ben costruito. Come ci hai lavorato, con chi e con quali strumenti?

Ci tengo molto a questo aspetto, lo curo da sempre nei miei lavori. Secondo me la musica è importante tanto quanto il testo. Lavoro da sempre con un gruppo di musicisti e amici che mi conoscono molto bene, che sanno dove voglio andare e che mi ci sanno portare. Si tratta di Daniele Fiaschi alla chitarra, Duilio Galioto al pianoforte e alle tastiere, Alessandro Pizzonia alla batteria. In alcuni brani c’è stato anche Fabio Rondanini batterista dei Calibro 35 e degli Afterhours poi abbiamo Danilo Bigioni al basso e gli archi dello Gnu Quartet, con cui avevo già lavorato nel disco “A ritrovar bellezza”. Il tutto è stato prodotto anche stavolta da Daniele “Il Mafio” Tortora con cui lavoro fin dal primo disco “E forse sono pazzo”. Curiamo molto gli arrangiamenti usando spesso strumenti vintage, organi di un certo tipo, cercando di ottenere un sound da band. Un tratto importate di questo disco è che l’abbiamo registrato con una serie di sessioni in cui suonavamo tutti insieme. Alcuni brani sono rimasti così come li abbiamo registrati con una take unica come “Paralisi” e “Cosa siamo diventati”. Ci tenevo ad imprimere quella tensione emotiva derivante dalle sensazioni provate mentre suonavamo dal vivo tutti insieme.

Decontestualizzando la titletrack “Cosa siamo diventati” dalla trama che racchiude la presa di coscienza della fine di un rapporto, ti chiedo: “Cosa siamo diventati noi oggi”?

Ovviamente quando ho scelto questo titolo volevo che avesse diversi significati. All’interno del brano racconto il vissuto di un rapporto  a due mentre usando la stessa domanda come titolo dell’album volevo rivolgere un quesito sia a chi mi conosce, sia a chi si avvicinerà a questo album e troverà le mie risposte nei brani. Non è possibile definire l’umanità contemporanea ma di sicuro viviamo un periodo molto complesso. In alcuni brani sfioro questi argomenti ma lo faccio sempre con il filtro della mia coscienza. Questo è un periodo particolare perché ci hanno fornito dei mezzi, come ad esempio i social network, che hanno raffreddato i rapporti umani. In questo senso volevo che questo album fosse in controtendenza, volevo che fosse un abbraccio caldo per chi lo ascolterà. Ci troviamo di fronte a quesiti importanti a cui dobbiamo dare risposte serie e impegnative, credo che anche gli artisti possano farlo con la propria musica senza dover per forza avere un tipo di scrittura politica, si può essere interessati al sociale anche parlando di noi stessi e delle sensazioni che proviamo in rapporto a certe tematiche.

Come spiegheresti questa tua capacità di rendere cinematograficamente i racconti che scrivi?

La mia è una scrittura per immagini. Quando scrivo una canzone mi piace vederla e mi piacerebbe la vedesse chi poi la ascolterà; la cosa deriva dal mio enorme amore per il cinema: mi sono appassionato, ho studiato e mi sono laureato in cinema. Anche musicalmente immagino la musica come una colonna sonora, tutti gli album che amo sono delle vere e proprie colonne sonore della mia vita e non mi dispiacerebbe se qualche mio album diventasse la colonna sonora della vita di qualcun altro o molto più semplicemente di un film vero e proprio. La scrittura comunque deve essere evocativa, sia dal punto di vista testuale che musicale.

Video: Mi si scioglie la bocca

Hai diversi rapporti di collaborazione e amicizia con tanti artisti della scena musicale italiana, come vivi questa cosa e che prospettive ti dà?

Mi piace tantissimo questa cosa. Nel nostro paese c’è un limite dovuto proprio al fatto che gli artisti spesso sono molto isolati tra loro, altre volte capita che ci siano delle invidie. Mi rendo conto che collaboriamo un po’ poco tra noi, ci sono poche collaborazioni interessanti. A me, per indole naturale, piace condividere il lavoro degli altri, mi piace conoscere gli artisti. Forse la cosa deriva da alcune cose che ho fatto nella mia vita. Già il fatto di essere il direttore artistico del 1 Maggio di Taranto, ad esempio, mi ha portato a interagire con tantissimi artisti che non conoscevo cercando di portare la loro proposta musicale all’interno di una manifestazione musicale importante. Anche quando ho fatto il Festival di Sanremo sono subito diventato amico di tutti i concorrenti perchè è giusto così; non mi piacciono le gare e le competizioni sterili in quella che alla fine è una guerra tra poveri. Vado ai concerti di tanti colleghi e loro vengono ai miei, dall’incontro tra anime artistiche diverse nascono tante cose belle. A me è successo: quando ho conosciuto Daniele Silvestri è cambiato anche il mio modo di pensare alla musica, grazie ad un’amicizia nata tra noi, stessa cosa con Manuel Agnelli che mi ha sorpreso dal punto di vista umano visto che artisticamente lo amavo già profondamente. Quando l’ho conosciuto sono rimato sorpreso non dalla sua evidente intelligenza ma dall’umiltà e dalla voglia di migliorarsi costantemente innalzando la propria personale asticella.

Come avete lavorato tu e Boosta nel brano “Quello che vuoi” incluso nel suo album solista “La stanza intelligente”?

Di solito entro nei progetti altrui quasi in punta di piedi perché sono fatto così, basti sentire anche i lavori fatti con Daniele Silvestri. A parte il brano con Manuel Agnelli  contenuto nel mio primo album, che era praticamente un duetto, negli altri mi piace cercare di portare una mia particolarità nel brano senza diventarne protagonista. Questo è quanto accaduto con Boosta: Davide mi ha scritto per chiedermi di collaborare in un brano contenuto nel suo album, conoscendo il suo valore artistico, ho ovviamente accettato. Successivamente mi ha mandato questo brano molto distante dal mio mondo musicale ed è stato proprio questo a stimolarmi, ho pensato che i due mondi potevano incontrarsi senza mischiarsi troppo quindi ho creato un tappeto di voci molto etereo che andasse a sposarsi ma anche a scontarsi con la sua vocalità.

Diodato ph Ilaria Magliocchetti Lombi

Diodato ph Ilaria Magliocchetti Lombi

Nel brano “La verità” c’è un tipo di sporcizia sonora di tipo aggressivo e sensuale al contempo. Prenderai spunto da questo brano per nuove idee?

Non amo limitarmi, adoro lasciar confluire la mia schizofrenia nella scrittura. Mi piacciono i brani con un forte impatto rock e che spingono ad una scrittura più cinica e fredda ma comunque passionale. Visto che la mia band è in grado di toccare certe corde, adoro spingermi oltre i limiti. Questo brano è nato durante alcuni concerti che abbiamo fatto tempo fa e quindi nasce con una propensione al live. A questo aggiungo che se si sceglie di essere sinceri bisogna accettare il fatto che siamo coabitati da più anime diverse tra loro. Mi piace che i miei lavori mi rappresentino in tutto e per tutto per cui preferisco non ripulirli troppo.

Raffaella Sbrescia

Questa la tracklist del disco: “Uomo fragile”, “Colpevoli”, “Paralisi”, “Fiori immaginari”, “Guai”, “Cosa siamo diventati”, “Mi si scioglie la bocca”, “La verità”, “Un po’ più facile”, “Di questa felicità”, “Per la prima volta”, “La luce di questa stanza”.

 

Le date del tour:

MERCOLEDÌ 8 FEBBRAIO – ROMA – MONK  (NUOVA LOCATION)

GIOVEDÌ 16 FEBBRAIO – FIRENZE – SPAZIO ALFIERI

VENERDÌ 24 FEBBRAIO – NAPOLI – LANIFICIO 25

SABATO 25 FEBBRAIO – PULSANO (TA) – VILLANOVA

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